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Autore: Umiko    14/12/2014    13 recensioni
"Lotus Hotel, il paradiso al giusto prezzo".
Nico sviene davanti al Lotus Hotel e viene ospitato dal suo gestore, Percy.
Ma sarà davvero un paradiso?
***QUESTA FANFICTION E' UNA TRADUZIONE. TUTTI I DIRITTI VANNO ALL'AUTRICE ORIGINALE. LINK ALL'INTERNO.***
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dopo questa lunga (ed imbarazzante) attesa, posso finalmente dire di aver finito di tradurre il primo capitolo della famosissima e bellissima fanfiction di XTheSonofHadesX (qui link del suo profilo: X), Children of Loss (che potete trovare qui: X), della quale mi sono stati concessi i diritti per poterla riportare su EFP in italiano (ancora grazie al gentilissimo scrittore! c:).
In tanti mi avete chiesto di tradurla e ho cercato di farlo il più velocemente possibile, anche se come al solito ho perso comunque del tempo a causa di vari impegni di scuola e, oltretutto, di una gita scolastica di quattro giorni - da cui sono tornata giusto ieri - durante la quale, purtroppo, non ho potuto dedicarmi alla traduzione (lo so, vi ho fatto aspettare troppo, mi dispiace T_T).
Ma l'importante è che adesso sono qui, giusto?
*sorride speranzosa*
*palle di fieno che rotolano*
Emh, già, okay. Forse è meglio che vi lasci alla fanfiction...
Ancora grazie a tutte le persone che hanno recensito la mia precedente traduzione! Spero di potervi ripagare della gentilezza con questo nuovo lavoro. E buona lettura a tutti! Ci sentiremo presto per il nuovo capitolo. c:

*















Tre mesi. Era questo il tempo che Nico aveva passato in mezzo alla strada, dopo essere stato cacciato dalla sua famiglia. Suo padre non avrebbe mai tollerato che un "frocio" vivesse sotto il suo tetto. L'uomo non era mai stato affettuoso, in ogni caso. I lividi ormai sbiaditi ne erano la prova. Lo stomaco di Nico brontolò per quella che sembrava la centesima volta nell'ultima ora. Non mangiava niente da almeno una settimana. Il suo corpo stava tremando per la mancanza di sonno, desideroso solo di collassare dovunque capitasse. Passava la maggior parte delle notti in vicoli bui, piangendo e nascondendosi ogni volta che sentiva un rumore nelle vicinanze.
Avrebbe preferito fare il miserabile e mentire alla sua famiglia piuttosto che restare là fuori da solo. Gli altri senzatetto non erano per nulla amichevoli. Non poteva avvicinarsi a loro per chiedere del cibo, o un riparo. Cercava di tenersi il più lontano possibile, almeno per evitare di essere trascinato per i vestiti che aveva addosso.
Ormai le strade di L.A. erano la sua casa. Come poteva sopravvivere in un posto del genere? Ganghe, stupratori, spacciatori di droga... le possibilità di essere ucciso erano infinite. Ai suoi genitori importava davvero così poco da non farsi alcun problema ad abbandonarlo in un luogo così? Nico sentì nuovamente le lacrime salire agli occhi. Perché stava combattendo l'inevitabile? Se si fosse semplicemente rannicchiato fino alla morte, sarebbe finito tutto. Era molto probabile che ci fosse del vetro rotto in qualche cassonetto.
Nicò sbatté violentemente contro qualcuno. Nel debole stato in cui si trovava, finì per cadere a terra, atterrando in un mucchio di sacchetti di rifiuti. L'uomo con cui si era scontrato borbottò, si spazzolò la maglietta e riprese a camminare. Le lacrime iniziarono a scivolare sulle guance di Nico mentre giaceva tra la spazzatura. Perché proprio a lui? Cos'aveva fatto per meritare tutto ciò? Era un bravo ragazzo. Prendeva buoni voti a scuola. Aveva smesso di andarci solo dopo essere stato cacciato di casa. Che senso avrebbe avuto tornarci? Nico non era il tipo che si cacciava nei guai. Sua sorella, Bianca, lo prendeva spesso in giro per la sua innocenza. Non aveva nemmeno mai fatto sesso, ed aveva quasi diciassette anni. Perché il destino riteneva necessario che lui soffrisse in quel modo?
Tirando su col naso, Nico si alzò dalla pila di immondizia. Inciampò, quasi finendo contro un lampione. Si guardò nei dintorni. Era evidente che si trovasse nella parte "aristocratica" della città. Forse avrebbe avuto un po' di fortuna beccando qualche avanzo nel retro di un ristorante. Le persone ricche sprecavano il cibo, giusto? Nico sperò davvero che lo facessero.
Ricacciando indietro le lacrime, Nico continuò a seguire il marciapiede. Quella parte della città non gli era molto familiare, perciò non era molto sicuro di dove andare a cercare del cibo. Dubitava di poter trovare il direttore o un impiegato del ristorante disposti a regalargli un pasto gratuito. Non in quella città. Mentre attraversava la strada, un taxi svoltò di netto l'angolo; Nico si allontanò, ma quando la macchina passò venne comunque schizzato da una pozzanghera. Scrollò la testa, tentando di asciugare l'acqua torbida dai capelli. Non che servisse a peggiorare il suo aspetto. Era già interamente ricoperto di sporcizia. Non faceva un bagno da giorni. L'unica possibilità che aveva era quella di trovare una fonte d'acqua a caso e sciaquarsi semplicemente. Quanto gli mancava la sua doccia calda. Singhiozzò e continuò a camminare per la strada affollata.
Quando raggiunse il centro del ricco distretto, notò l'enorme costruzione di un albergo. Doveva avere più o meno settanta o ottanta piani. Girovagò intorno all'edificio luminoso, curiosando in una delle finestre. La stanza che stava guardando era un ristorante, anche molto carino. Non meno di cinque stelle, sicuramente. Le persone mangiavano aragosta e bistecca mentre conversavano tra di loro. A Nico venne l'acquolina in bocca. Si sforzò di guardare da un'altra parte, sapendo di non poterle avere. Spostò lo sguardo sull'insegna dell'albergo. "Lotus Hotel".
Le sue gambe urlarono dal dolore quando riprovò a camminare. Il suo corpo era troppo stanco. Buttati a terra e muori, pensò ancora. Sarebbe stato molto più facile, e i suoi genitori non avrebbero di certo sentito la sua mancanza. Nessuno l'avrebbe fatto. Collassò contro le mura dell'albergo, scivolando lentamente fino a cadere seduto. Avvicinò le ginocchia al petto e ricominciò a piangere. Seppellì la testa tra le ginocchia in modo che le persone non lo vedessero. Poi sentì una porta spalancarsi, anche se non alzò la testa. Sbirciando da sotto le braccia, studiò la persona che era uscita fuori, osservandola solo dalle ginocchia in giù.
- No, va tutto bene. - Era un ragazzo. - Sì, ha lasciato il pacchetto un paio di ore fa. Te lo spedisco, se vuoi. - Il ragazzo sospirò. - No, non in quel senso. - Un'altra pausa. - No. Ha cercato di toccarle il sedere mentre stava sul palco. Non c'è stata nessuna trattativa con me. - Si zittì nuovamente. - Sì, io... l'ho già informato delle scorte instabili della sua azienda.
Nico si rimproverò di aver scelto proprio quell'angolo per crollare. Non voleva che qualcuno lo vedesse in quello stato. I pedoni di passaggio erano una cosa; una persona così vicina ne era un'altra. Tuttavia, c'era qualcosa nella voce del ragazzo che attirava Nico. Voleva alzare la testa e osservare chi stesse parlando, ma non voleva rischiare il contatto visivo. Avrebbe preferito che lo sconosciuto lo ignorasse semplicemente e tornasse dentro.
Nico capì che avrebbe dovuto andarsene. Cercare di passare inosservato. Quando si mosse per alzarsi, però, la sua testa prese a girare e cadde nuovamente sul pavimento. Le sue guance stavano ormai pulsando, ma non gli importava. Voleva solo restarsene lì. I suoi occhi si fecero pesanti e lasciò che si chiudessero.
Nico gemette e sbattè le palpebre quando una strana figura si sporse verso di lui. Una mano calda gli spostò la frangia dal viso. - Stai bene? - sentì chiedere alla voce di poco prima.
La porta si aprì nuovamente e Nico scorse una figura più piccola uscire e rivolgersi allo sconosciuto precedente. - Percy, Luke ti stava cercando. Che stai facendo qua fuori?
- Parlo con il capo. - Nico sentì delle mani che lo afferravano. - Puoi tenermi la porta aperta, Leo?
La piccola figura si rialzò e si allontanò dalla porta. Un paio di forti braccia si avvolsero intorno a Nico e lo tirarono verso il petto dello sconosciuto, che doveva chiamarsi Percy. - Certo, capo, ma che vuoi fare con lui?
Nico gemette di nuovo, dando rapidamente un'occhiata a questo Percy. Il suo viso era rilassato, quindi Nico non potè realmente distinguere delle particolari caratteristiche, tranne i capelli neri. - Me ne prendo cura. Sembra che abbia bisogno di cibo e di un posto per dormire.
- Ma...
- Niente ma. Non reagire come se qui fosse una cosa insolita.
Nico riuscì a scorgere la figura di Leo. Era più o meno alto quanto Nico. Doveva avere origini ispaniche. I suoi occhi scrutavano Percy. Quest'ultimo si fece strada nell'albergo e Nico fu costretto a chiudere gli occhi a causa della luce brillante sopra di lui. Nico sentì il ding dell'ascensore che si apriva e capì che vi erano entrati. Inconsciamente si avvicinò di più al petto caldo contro il quale veniva premuto. Nico sbatté le palpebre per un momento. Erano effettivamente in un ascensore. Leo lo guardò, rivolgendogli un sorriso amichevole. - Ha ripreso coscienza.
Nico spostò lo sguardo al suo soccorritore. Percy lo fissò a sua volta. Gli occhi di Nico cominciarono a chiudersi di nuovo. L'ultima cosa che vide furono due calorosi occhi verdi puntati nei suoi.




Nico sbatté le palpebre un paio di volte, permettendo ai suoi occhi di abituarsi alla stanza luminosa. Si trovava in una specie di stravagante suite. Il suo naso catturò immediatamente il profumo di qualcosa di cucinato. Osservò la poltrona su cui giaceva. Tutto di quel posto era più bello di qualunque cosa la sua famiglia avesse a casa. Sentì un rumore di piatti contro una superficie. Fuori di sé dalla curiosità, Nico scese dal divano e si trascinò attraverso la porta, barcollando verso l'odore del cibo. Si ritrovò nella cucina. Alcune pagnotte di pane erano state sistemate su un piccolo piattino. Sul fornello c'era una pentola piena di qualcosa, molto probabilmente zuppa. Davanti al frigo, aperto, c'era il ragazzo alto che lo aveva salvato dalla strada.
Era girato dall'altra parte e scavava nel frigo alla ricerca di qualcosa. Poi si tirò indietro, con una bottiglia d'acqua in mano. Si voltò e, immediatamente, notò Nico sull'entrata. - Sei sveglio - disse il ragazzo, posando la bottiglia sul bancone, accanto al pane. Scrutò Nico con curiosità mentre il ragazzino se ne stava lì, a fissare il mucchietto di pane. - E' per te.
Gli occhi di Nico saettarono sul ragazzo alto davanti a lui.
- C-che? - gracchiò Nico, la voce irritata dal poco utilizzo.
Il ragazzo dai capelli neri si voltò e spostò la pentola dal fornello, versando il suo contenuto in una scodella. Prese la scodella e la sistemò accanto al pane e all'acqua. - Mangia. - Indicò il cibo davanti a lui. Nico voleva rifiutare, ma il suo stomaco protestò. Il ragazzo gli sorrise comprensivamente e indicò di nuovo le pietanze. In silenzio, Nico si trascinò su uno sgabello e avvicinò il cibo con le mani. Prese prima un pezzo di pane, facendolo scivolare in bocca. Mentre scendeva giù per la gola, Nico gemette. L'altro ragazzo lo guardò in silenzio con interesse mentre masticava. - Allora... come ti chiami?
Nico alzò lo sguardo mentre deglutiva una cucchiaiata di zuppa. - Nico. - Bevve un sorso d'acqua, allontanando gli occhi dallo sguardo fisso dell'altro. Le occhiate di Percy erano penetranti, e il modo in cui i suoi occhi lo scrutavano lo facevano sentire a disagio.
- Gr-grazie di tutto.
Il ragazzo sventolò una mano. - Non preoccuparti. Non è un evento insolito da queste parti. - Nico riprese a masticare del pane. - Sono Percy, comunque.
- G-grazie, Percy. Toglierò il disturbo una volta finito di mangiare.
Percy lo guardò curioso. - Perchè?
Che intendeva con "perché"? - Perché n-non voglio essere un peso.
Percy gli sorrise, il mento appoggiato sul palmo della mano. - Sei il benvenuto, qui. Non mi sentirei a posto se ti buttassi nuovamente in mezzo alla strada. - I suoi occhi studiarono Nico dall'alto al basso. - Che tipo di lavoro ti piacerebbe? Avresti un posto dove poter vivere liberamente.
Nico quasi si strozzò con il cibo. Quel ragazzo appena conosciuto voleva davvero offrirgli un lavoro e un posto in cui vivere? - M-ma io... mi hai appena incontrato.
Percy fece spallucce. - Come ti ho già detto, non è un evento insolito da queste parti. La maggior parte delle persone che lavorano qui vengono da dove vieni tu. Ora, quanti anni hai, Nico?
- Sedici.
Percy annuì. Farfugliò qualcosa sottovoce. - Beh, penso di poterti sistemare al bar. Ti piacerebbe fare il barista?
Nico spalancò gli occhi. Annuì con la testa avidamente. - Certo! Va benissimo. Farò qualunque cosa!
Un losco sorrisetto si fece strada sul viso di Percy e Nico lo notò mordersi il labbro inferiore per un breve secondo. - Ne sono sicuro - disse Percy, facendo l'occhiolino. - Ora, finisci di mangiare e ti farò dare una sistemata. Per stanotte puoi restare qui; domani mattina ti troverò un posto in cui stare.
Nico annuì. Riprese a sorseggiare la sua zuppa mentre Percy usciva dalla stanza. Lo sentì camminare in un'altra stanza. Quando ebbe finito, andò alla ricerca del ragazzo più alto. Lo trovò intento ad appoggiare dei vestiti sul lavello di un bagno molto grande. Il centrotavola della stanza era un'enorme vasca da bagno quadrata in stile Jacuzzi con due soffioni e un'immensa varietà di quadranti che uscivano dai lati. Percy guardò Nico da sopra la spalla e gli fece un cenno per permettergli di entrare. Nico si strofinò il braccio mentre avanzava, chiaramente a disagio. Non aveva avuto nessuna particolare interazione sociale da quando era stato cacciato di casa, e adesso gli sembrava strano.
Entrò nel bagno e si fermò davanti a Percy. Notò solo ora quanto realmente fosse alto il ragazzo. Doveva essere sul metro e novanta. Nico arrivava a mala pena alle sue spalle. Sorrise a Nico dall'alto prima di sfilargli la maglietta dalla testa. Nico si fece rosso non appena la sua maglietta fu gettata a terra. Squittì quando sentì le mani di Percy sul bottone dei suoi pantaloni. Tentò di scacciare la mano, ma Percy fece lo stesso con la sua. - Rilassati. Non ho mica intenzione di violentarti. Il tuo corpo è già esausto, però. Probabilmente non ti sentirai a tuo agio, ma devo restare qui per essere sicuro che ti ripulisca. Non voglio che tu svenga mentre sei nella vasca. - Nico deglutì mentre sollevava lo sguardo verso gli occhi di Percy.
Infine Percy gli sfilò i pantaloni, alzando entrambe le gambe di Nico e gettando i jeans accanto alla sua maglietta. Quando si mosse verso i boxer, Nico se li afferrò istintivamente. Percy si fece sfuggire una risata. - P-posso farlo da solo.
Percy ritirò le mani, alzandole in difensiva. - Bene, ma resterò comunque a guardare per controllare che tu ti dia una sistemata.
Nico annuì in consenso. Percy oltrepassò Nico e si fermò davanti alla porta. Consapevolmente, Nico si sfilò i boxer, la sensazione dello sguardo di Percy fisso su di lui. Quando si mosse per aprire il getto, Percy lo bloccò. Regolò l'acqua alla temperatura che gli sembrò più appropriata e tornò di nuovo indietro. Nico calò lentamente una gamba nell'acqua, indietreggiando un po' al contatto con il calore.
Quando ebbe infilato anche il resto del corpo, lasciò andare un lungo sospiro. Poteva già vedere la sporcizia scivolare via da lui e insudiciare l'acqua. Un panno fu abbassato davanti al suo viso. - Grazie - farfugliò Nico, afferrando il panno dalle mani di Percy. Ci fu un lungo silenzio mentre Nico cominciava a strofinarsi. - Perché lo stai facendo? Non mi conosci nemmeno.
Percy aveva un'espressione illeggibile sul viso mentre fissava gli occhi di Nico. - Non devo per forza conoscerti per sapere cos'hai passato. - Dopodiché, tra i due scese nuovamente il silenzio. Quando Nico posò il panno, Percy fece un passo in avanti per pulire la vasca. Gli occhi di Nico si spalancarono quando il ragazzo si sfilò la maglietta.
- C-c-cosa stai facendo?
Percy si chinò e aiutò Nico ad alzarsi. Allungò la mano ed accese il soffione della doccia. Nico si ritrasse quando l'acqua colpì la sua pelle. Odiava essere così esposto davanti a qualcuno che aveva appena conosciuto, ma almeno Percy era abbastanza rispettoso da distogliere lo sguardo dalla parte inferiore del suo corpo. - Devi lavarti i capelli e finire di togliere lo sporco dalla pelle. - Percy passò a Nico uno shampoo.
Per tutto il tempo in cui si strofinò i capelli, Percy tenne una mano incallita sulla sua schiena. Quando ebbe finito, Percy inclinò la testa di Nico in avanti per sciacquargli via lo shampoo. Dopodiché chiuse l'acqua e si allontanò, passando a Nico un lungo asciugamano. Nico vi sospirò all'interno mentre lo pigiava sulla faccia. Sentì Percy ridacchiare. Si portò l'asciugamano sui capelli e li asciugò come meglio poteva. Infine avvolse rapidamente l'asciugamano attorno alla vita, felice di essere finalmente coperto di nuovo. - Grazie ancora - disse Nico educatamente.
Percy gli rivolse un sorriso asimmetrico. - Ti ho lasciato dei vestiti, qui. In mattinata potrai prendere alcuni dei miei. Leo si occuperà di certe cose per tenerti qui per un po' di giorni, fino a che non sarai capace di mantenerti da solo.
- Grazie - replicò Nico, spazzolando via i capelli scuri dalla faccia. Percy annuì, si voltò e uscì fuori dal bagno. Nico sospirò di sollievo. Percy lo metteva a disagio. Era uno sconosciuto, certo, ma i suoi occhi erano così seducenti. Nico non pensava neanche che Percy ci stesse provando, semplicemente irradiava sex appeal. Era decisamente il ragazzo più attraente su cui Nico avesse mai posato gli occhi.
Nico prese i vestiti che Percy aveva disposto sul lavello. Una maglietta blu scuro, un paio di boxer blu e dei pantaloncini neri. Nico si sfilò l'asciugamano dalla vita. Afferrò il paio di boxer e aveva appena finito di infilarli quando Percy tornò. Sorrise a Nico prima di chinarsi e raccogliere i suoi vecchi vestiti. - Questi posso lavarteli. Se vuoi tenerli, intendo - disse guardandolo.
Nico scrollò le spalle. - Credo di sì. Almeno non ti darò fastidio per i vestiti.
Percy spostò nuovamente lo sguardo su di essi. - Beh, sono parecchio rovinati. Preferisco che tu tenga i miei. Vado a buttarli. - Nico annuì e Percy se ne andò di nuovo, i vestiti nella mano. Nico infilò il resto degli indumenti e uscì per ritrovarlo. Si sentiva un cucciolo perso.
Finì quasi per sbattergli contro mentre camminava nel corridoio per tornare in cucina. Percy gli sorrise dall'alto, facendolo arrossire. Maledetto lui e il suo sex appeal. Poi gli tese dell'acqua. Nico la prese e farfugliò un ringraziamento. Il sorriso di Percy si allargò di fronte alla sua timidezza.
Si spostò in sala da pranzo, con Nico che lo seguiva a ruota. Si sedette sul divano, indicando a Nico di fare lo stesso. Quando il ragazzo si lasciò cadere accanto a lui, Percy accese la TV. Era più grande di tutte le TV a casa dei genitori di Nico messe insieme. Un cinquanta pollici, come minimo. Silenziosamente, Percy cambiò canale in cerca di qualcosa da guardare. - Dovresti lavorare sulla timidezza - disse, tenendo fermi gli occhi sulla TV. - Avrai a che fare con tantissime persone, su al bar.
- D'accordo - bofonchiò Nico. - Di cosa ti occupi qui?
Percy mormorò tra sé e sé. - Io... gestico le cose, più o meno. Dirigo tutto ciò che riguarda quest'albergo, così come le altre filiali.
- E quante sono?
Percy rise. - Beh, sono in tutto il mondo, ma io mi occupo di quelle qui nel Nord America. - Nico restò a bocca aperta. Era stato ospitato dal proprietario di quel posto? - Ho trovato la maggior parte dei dipendenti come ho trovato te.
- Li hai davvero presi dalla strada? E se ti avessero derubato?
Percy lo guardò divertito, cercando di nascondere un sorriso. - Stai per derubarmi? - Nico scosse la testa, e Percy scoppiò a ridere. - Stavo scherzando. No, non mi preoccupo di quello. Il mio capo... lei ha una specie di metodo per assicurarsi che tutti sappiano come comportarsi. E' simpatica, però. La adorerai. E' lei che ha dato inizio alla catena alberghiera. E' l'unica persona a cui sono tenuto a rispondere, quindi è forte. Fa qualche visita, di volta in volta, ma la sua struttura principale è in Germania. - Nico annuì, cercando di trattenere uno sbadiglio. Percy sorrise e gli picchiettò la gamba. - Ti lascio riposare - disse, spegnendo la TV.
Uscì dalla stanza e tornò subito dopo con una coperta e un cuscino. Li offrì a Nico e andò in cucina per spegnere le luci. - Grazie ancora, Percy. Significa molto per me.
Percy gli rivolse un sorriso triste. - Non ringraziarmi ancora, marmocchio. - Con ciò spense la luce e se ne andò in camera da letto. Nico restò fermo nel buio per un po'. Cosa intendeva con "ancora"? Tuttavia, non ebbe molto tempo per rifletterci. I suoi occhi si appesantirono e Nico cadde rapidamente in un sonno profondo.




Nico fu svegliato (e spaventato) dal suono di una porta che si chiudeva. Si mise seduto e si strofinò gli occhi. Si stiracchiò, facendo scrocchiare le ossa, e allungò le gambe oltre il bordo del divano. Poi sentì un forte clangore proveniente dalla cucina e decise di andare a controllare. Il ragazzo basso della sera prima era ai fornelli, e capovolgeva delle frittelle. - Buongiorno - gli disse allegramente.
- Buongiorno - balbettò in ritorno Nico. Si trascinò sullo sgabello su cui si era seduto la sera prima e osservò il ragazzo cucinare. - Tu sei Leo, giusto?
Sul viso del ragazzo balenò un sorriso luminoso. - Già, sono io. Percy mi ha detto di prepararti qualcosa per colazione.
- E' lui che ha chiuso la porta? - chiese Nico, indicando il portone d'ingresso. Leo annuì. Appoggiò la padella con le frittelle sul fornello, poi tirò fuori un'altra padella con dentro del bacon. Le svuotò in un piatto, che fece scivolare verso Nico.
- Percy mi ha raccomandato di dirti di mangiarle piano, a meno che tu non voglia vomitare. Il tuo stomaco ci metterà un po' di tempo a riabituarsi a mangiare. - Nico annuì. Ne staccò un piccolo pezzetto e lo mise in bocca.
- Quindi... tu cosa fai qui?
- Sono il segretario di Percy. Mi occupo delle commissioni e rispondo ad alcune chiamate per lui. Mi dedico alle e-mail per l'albergo. Fondamentalmente, rendo il suo lavoro il più facile possibile. Ti presenterò il tuo nuovo capo dopo che avrai mangiato e ti sarai preparato. Percy ha detto che ti ha lasciato un cambio di vestiti in bagno.
Leo riprese la padella delle frittelle, le capovolse un'altra volta e la svuotò nel piatto di Nico. Passò dello sciroppo a Nico nel caso volesse aggiungerlo. - Il mio capo? - chiese Nico, la bocca piena di bacon. - Non è Percy il mio capo?
- Beh, sì e no. Lui è il capo di tutti da queste parti, ma ha degli aiutanti che si occupano di alcune parti dell'albergo. Tu lavorerai con Chirone, il barista. E' molto simpatico. Vedrai che ti piacerà. - Nico annuì.
- Quindi, Percy lo fa spesso? Salvare le persone dalla strada, intendo.
Leo fece un cenno affermativo. - Sì, la maggior parte dei ragazzi di qui. Che sono anche la maggior parte delle persone con cui lavorerai.
- Perché lo fa? - domandò Nico, tagliando un pezzettino di frittella.
Leo armeggiò con la spatola. - N-non so se posso parlarne. E' una lunga storia.
- Oh. - Leo pulì la cucina mentre Nico finiva di mangiare. Prese il piatto di Nico quando ebbe finito, e Nico si alzò in piedi per andare a fare una doccia. Sicuramente ci sarebbe stato un cambio di vestiti sul lavello una volta arrivato.
Si lavò il più velocemente che potè senza impegnarsi troppo. Quando uscì dalla doccia, guardò sé stesso nello specchio. In quei tre mesi per la strada, il suo corpo aveva sofferto. Le costole si erano fatte visibili e c'erano dei cerchi neri intorno ai suoi occhi. Sembrava così debole. Si vestì in modo da non essere più costretto a guardarsi.
I vestiti erano ovviamente troppo larghi per lui. Senza ombra di dubbio, la maglietta era una di quelle di Percy, perché era solo leggermente più grande di lui. I pantaloni, però, minacciavano di cadere dai suoi fianchi. Tornò nel salotto e trovò Leo sul divano a guardare la TV. - Ho bisogno di una cintura - dichiarò Nico. Leo lo osservò e saltò giù dal divano.
- Penso di poter trovartene una. Aspetta qui. - Scomparì in fondo al corridoio, nella camera da letto di Percy. Nico era curioso di vedere com'era, dato il look stravagante del resto del posto. Leo riemerse qualche istante dopo con una cintura nera. - Ecco qua. - Nico prese la cintura, infilandola negli anelli dei pantaloni. - Ti ho preso anche qualcosa dalla mia stanza. - Leo si avvicinò alla porta e prese un paio di scarpe sul pavimento. - Ho pensato che le scarpe di Percy non ti sarebbero entrate, quindi ti ho preso un paio delle mie.
- Grazie - disse Nico con un sorriso. - Sono tutti così gentili, qui?
Leo si strofinò la parte posteriore della testa. - Tutti tranne i fratelli Castellan. Li incontrerai, alla fine. Per ora, cerca di seguire me e Chirone. Anche Apollo è simpatico, se riesci a trovarlo.
- E Percy, invece?
- Probabilmente non riuscirai a vederlo spesso. - Leo lanciò un'occhiata a Nico. - Non... hai una cotta per lui, vero?
Nico sentì le guance infuocarsi. - N-no! Mi ha solo salvato, niente di più.
Leo gli rivolse un sorriso sfacciato. - Se lo dici tu. Ti avrei solo raccomandato di stare attento, se ti fosse piaciuto. - Leo si schiarì la gola. - In ogni caso, dovrei portarti giù da Chirone. Devo liberarmi per poter fare qualche spesa per te. - Nico annuì e i due si fecero strada fuori dalla suite. Camminarono per il corridoio verso gli ascensori. Leo premette il pulsante una volta arrivato. - Se hai bisogno di Percy, o di me, mentre sto lavorando, ci troverai qui. Percy vive e lavora su questo piano.
L'ascensore suonò e si aprì. Entrarono e Leo infilò la sua chiave magnetica nella fessura sotto la lunga lista di pulsanti prima di premere quello che portava al piano sopra di loro, il sessantanovesimo. Uscirono dall'ascensore, entrando nel bar. Il bancone occupava l'intera lunghezza della parete di fondo. Alle sue spalle c'erano degli scaffali contenenti tutti i tipi di alcolici esistenti. Dei costosi tavoli di legno erano posizionati per tutta la stanza, con delle sedie capovolte su di essi. Nei due angoli non occupati dal bancone c'erano delle aree relax con lo stesso tipo di divani presenti nel salotto di Percy. Un paio di quadri erano appesi lungo le pareti come decorazione. Cinque televisori erano stati posizionati sul muro, tre sulle pareti circostanti e due dietro il bancone.
Un uomo alto con la barbetta se ne stava in piedi dietro al bancone, intento a lavare un bicchiere. Alzò lo sguardo e sorrise calorosamente in direzione di Leo e Nico, quando si avvicinarono. - Immagino che tu sia il mio nuovo incarico? - domandò l'uomo.
- Già. E' tutto tuo, Chirone. - Leo tirò fuori il cellulare per controllare l'orario. - Beh, adesso devo andare. - Picchiettò la spalla di Nico e si diresse nuovamente verso l'ascensore. - Occupati di lui, Chirone.
Chirone ridacchiò e spostò di nuovo lo sguardo su Nico. L'uomo aveva un viso cordiale. Gli occhi erano castani e profondi; ricordavano a Nico il calore del fuoco. I capelli mori erano ben curati. Era molto alto, più alto di Percy. Probabilmente sul metro e novantacinque. Se non avesse avuto quell'aria gentile, Nico si sarebbe intimidito nel fissarlo. Aveva anche una piccola barba trasandata. Nel complesso, Nico lo avrebbe descritto come una specie di figura paterna. Quell'uomo gli piaceva già più del suo vero padre, e il tizio non gli aveva nemmeno ancora parlato direttamente.
- Bene, allora. Che dici, ci mettiamo a lavoro? - disse Chirone, posando di nuovo il bicchiere sul bancone. - Presto arriveranno anche gli altri, pronti per lavorare. Devo spiegarti come funziona qui prima che cominci tutto. - Appoggiò le mani sul bancone e sorrise a Nico. - Quindi. Da queste parti sarai molto indaffarato durante la nottata. Lavorerai nelle ore tarde della mattina, perciò preparati a svegliarti non prima delle tre o delle quattro. - Nico si lasciò sfuggire un gemito. - Benvenuto alla vita notturna, ragazzo. - Chirone fece una risatina.
- Che tipo di persone devo aspettarmi? Questo posto sembra adatto a gente dispendiosa.
- Infatti lo è. Ma questo sta a significare che ti ritroverai con un ottimo stipendio. Come clienti, aspettati ogni tipo di uomo e di donna. Uomini d'affari, politici, attori, musicisti... fai un esempio ed è molto probabile che sia compreso nella lista. Ora, come ho già detto, non lavorerai da solo. Siamo molto affaccendati di notte, quindi ci saranno un paio di persone in giro con te. Loro, uh, cambiano di serata in serata, seguendo il programma che ricevono da Percy. - Chirone batté le mani una volta. - Ebbene, mettiamoci al lavoro. Ho bisogno che tu sistemi quelle sedie laggiù. Cominceremo a vedere clienti all'ora di pranzo, quindi sbrigati. - Nico annuì velocemente e si diresse verso il suo lavoro.











*Questi personaggi non mi appartengono né appartengono a XTheSonofHadesX, ma sono proprietà di Rick Riordan e di chi ne detiene i diritti, quindi questa fanfiction è stata scritta e tradotta senza alcun scopo di lucro.
  
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