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Autore: Canneella    15/12/2014    1 recensioni
Daniele frequenta il Liceo Classico da quattro anni e gli fa schifo.
A dire la verità, a fargli schifo è un po' tutto.
Nulla lo interessa, tutto ció che lo circonda lo annoia, e lui è spento come un diciottenne non dovrebbe essere.
Alessandra invece ha due anni di meno ed è entusiasta ogni cosa, da un fiorellino sull'asfalto al sorriso di un anziano, disegna tutte le cose belle che vede ed è felice, sempre, anche se non succede niente.
Si vedono ogni giorno ma non si salutano, lei gli sorride soltanto con quel fare gentile e lui ricambia, le dedica l'unico lampo di colore di una giornata grigia, e lei non lo sa.
(Storia in revisione, ma si può leggere tranquillamente)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Alessandra

L'acqua gelida mi avvolge e il mio cervello si svuota.
Siamo io, lei e il tempo.
Uno, due, tre, quattro, respira.
Non sento niente, non mi importa di niente, non esiste più niente che non sia il bordo della vasca che sto per raggiungere.
"Buono, Ale!
Addirittura meglio dell'altra volta!" urla soddisfatta Giorgia, la mia allenatrice, controllando il cronometro. 
Sorrido, sono soddisfatta, i miei tempi sono sempre migliori e io amo nuotare.
Amo sentire lo spostamento dell'acqua sulla pelle, amo sentire i muscoli doloranti, amo la boccata d'aria dopo bracciate in apnea, amo sentire freddo quando esco, amo buttarmi sul letto a casa con la sensazione di essere stata brava, di essermelo meritato.
Solitamente dopo l'allenamento mi trattengo ancora un po', faccio una ventina di vasche lente per pensare, riflettere, smorzare l'adrenalina che mi farebbe continuare allo sfinimento.
Alla terza vasca di "riposo" a rana mi torna in mente lo sguardo di Daniele, quello che mi ha tenuto incollato addosso per tutto il percorso dell'autobus mentre disegnavo.
Nei suoi occhi c'è sempre un velo triste, come se fosse spento, come se avesse ottant'anni e fosse già stanco di tutto, come se nulla lo emozionasse mai veramente.
Oggi peró era particolarmente attento, mi deconcentrava, sembrava che stesse cercando di trovare le parole adatte per dire qualcosa e non ci riuscisse, e io speravo che lo facesse e non l'ha fatto e quasi non avrei voluto scendere per dargli ancora un pochino di tempo.
Esco dall'acqua, mi faccio una doccia veloce, mi rivesto e vado via senza neanche asciugarmi i capelli, tanto siamo a inizio Ottobre e posso ancora permettermi di non farlo e fingere che sia estate.
Le sei di sera sono un'ora meravigliosa in questa stagione, il sole tramonta o l'ha appena fatto e c'è una bellissima luce.
Mi siedo sul muretto di Corso Italia, davanti a me solo un'infinita, agitata distesa blu di mare.
Sono questi i momenti in cui mi sento più in pace, più tranquilla, più viva.
Chiudo gli occhi, elimino i discorsi della gente che passa e resto sola, sola col mare, sola coi miei pensieri.

Daniele

Sara dorme accanto a me col sorriso sulle labbra e il rossetto sbavato.
Nulla la preoccupa in questo momento, appena si sveglierà tutti i problemi le ricadranno addosso, ma non adesso.
Adesso è libera.
La guardo con un misto di compassione e tristezza.
Ha vent'anni, un lavoro che non le piace, un fidanzato che non ama e una vita del cazzo.
Non abbiamo mai parlato chissá quanto, a dire il vero. 
Ci conosciamo da un annetto, è la sorella di un mio amico, ci vediamo quando ci va, facciamo sesso e poi torniamo a ignorarci come al solito.
Il suo ragazzo non sa niente, e a me non importerebbe in ogni caso, il problema è di Sara e non mio. 
Non provo un briciolo di affetto per lei e lei non ne prova per me, non abbiamo mai fatto un vero discorso, non siamo mai usciti insieme, non l'ho mai portata al cinema, non le ho mai offerto un gelato, non credo di averla mai abbracciata.
Ogni tanto mi chiedo come debba essere amare qualcuno.
Non penso di averlo mai fatto in vita mia, e alla fine è l'unica cosa per la quale io provi un briciolo di interesse, per il semplice fatto che nessuno te lo puó spiegare e lo devi scoprire da solo.
Sveglio Sara, mia madre torna tra venti minuti e lei se ne deve andare.
Si riveste, sistema il rossetto ed esce, non la saluto e lei non saluta me, mi dice solo "ci vediamo", come sempre.
  
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