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Autore: Eliatheas    07/11/2008    6 recensioni
Poi, mentre il piccolo Weasley si divertiva a strappare con calma serafica le pagine di Storia di Hogwarts – il libro preferito della sorella – la mentre di Ted, che, dall’interessato stava scivolando nell’annoiato, si riscosse dal suo torpore e si rese conto delle urla che provenivano dal piano di sopra.
Scavalcò in fretta il bambino [...] e corse su per le scale, sperando che Dominique stesse piangendo per qualche stupidaggine per cui piangono le adolescenti e che non si fosse fatta niente di male, altrimenti Fleur lo avrebbe ucciso, Victoire lo avrebbe ucciso, Bill lo avrebbe ucciso e Louis lo avrebbe strappato con la stessa tenacia con cui stata strappando i libri al piano di sotto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un’incredibile giornata ~
Non tutto il male viene per nuocere

Ted Remus Lupin era, come amava definirlo Victoire, un amico di famiglia per i Weasley – Delacour. In realtà, era il ragazzo della figlia maggiore da almeno sei mesi, ma lei, certa che, se suo padre fosse venuto a saperlo, avrebbe scuoiato vivo il suo ragazzo, gli aveva dato il delizioso, tenero titolo di “amico di famiglia”, seguito tanto da diritti, che da doveri.
Con il titolo di amico di famiglia, Ted aveva guadagnato l’abbonamento annuale al divano dei Weasley – Delacour,  l’amicizia di Bill e la sua consorte e l’affetto incondizionato del piccolo Louis, oltre al qualcosa in più da parte della figlia di mezzo, Dominique. Qualcosa in più che suscitava la particolare attenzione di Ted.
In cambio di tutto questo, però, c’era un piccolo obbligo: fare da tata tuttofare a Louis, l’ultimogenito terribile e scatenato la cui principale attività era di dare fastidio a Dominique. Dominique, che era una ragazza di tredici anni e si reputava troppo matura per una tata, non si arrabbiava, ma si limitava a incenerire il fratello con uno dei suoi sguardi assassini e il piccolo Louis restava raggelato al suo posto, come se qualcuno gli avesse lanciato un Pietrificus Totalus.
Fino a quel momento – le undici di mattina di un Lunedì 6 Agosto 2017 – era andato tutto bene.
Louis aveva recuperato dalla camera della sorella tutti i suoi libri preferiti con un ghigno minaccioso e ora si stava divertendo a strappare le pagine una ad una. Ted lo guardava interessato, con la bacchetta pronta in mano per riparare – una volta che Louis avesse finito – tutti i libri di Dominique. La ragazzina, stranamente, non si era fatta sentire e non aveva neanche fulminato il fratellino come era solita fare, ma era da qualche parte della casa, silenziosa come solo Dominique poteva essere. Le poche volte in cui Ted l’aveva vista così silenziosa, aveva notato che non si sentiva neanche il rumore del respiro e l’aveva creduta morta. In realtà, la ragazza aveva un respiro impercettibile ed era molto capace di scomparire totalmente dal mondo.
Poi, mentre il piccolo Weasley si divertiva a strappare con calma serafica le pagine di Storia di Hogwarts – il libro preferito della sorella – la mentre di Ted, che, dall’interessato stava scivolando nell’annoiato, si riscosse dal suo torpore e si rese conto delle urla che provenivano dal piano di sopra.
Scavalcò in fretta il bambino – urtando un vaso dalla strana forma che si frantumò in miliardi di schegge, riparato prontamente con la bacchetta prima che il piccolo potesse decidere di strappare se stesso con i cocci – e corse su per le scale, sperando che Dominique stesse piangendo per qualche stupidaggine per cui piangono le adolescenti e che non si fosse fatta niente di male, altrimenti Fleur lo avrebbe ucciso, Victoire lo avrebbe ucciso, Bill lo avrebbe ucciso e Louis lo avrebbe strappato con la stessa tenacia con cui stata strappando i libri al piano di sotto.
“Dominique? Tutto bene?” chiese, con l’affanno, gironzolando per il piano in cerca della ragazza. “Dominique? Che succede?”
“Ted!” la voce della ragazzina – solitamente fredda, glaciale – era disperata, implorante. “Ted, vieni in bagno! Sto morendo!”
Sta morendo? Cosa cavolo le sarà successo? Si sarà tagliata con la carta igienica? Si sarà squartata con il rubinetto? Si sarà tranciata un piede con la doccia?
Ma quando Ted aprì la porta del bagno, la preoccupazione svanì improvvisamente, lasciando spazio all’imbarazzo.
Non era successo niente di tutto quello.
Era semplicemente arrivato il momento che tutte le ragazze attendono, ma che, una volta arrivato, vorrebbero non tornasse più.
Dominique era diventata donna.
E senza neanche avvisare.

“Ok, Nicky” sospirò Ted, cercando qualcosa da guardare in quel bagno che non fosse Dominique. Si interessò particolarmente al soffitto e, da quel momento, non distolse più gli occhi da lì. “Non stai morendo”
“Ted, io sto morendo” ripeté lei, con una voce straziata. “Sanguino”
Un sospiro.
Silenzio.
Imbarazzo.
Le guance di Ted erano di un gradevole rosso acceso, tanto che si confondevano ai capelli, improvvisamente diventati color pomodoro.
“Dominique, non stai morendo. E’ normale” disse infine, diventando di un colore ancora più rosso. La ragazzina inarcò un sopracciglio, ma la sua aria era sempre totalmente disperata.
“Normale? E’ normale che uno sanguini? E’ normale che...”
“Nicky, hai mai sentito parlare di sviluppo?”
Ted era arrivato al limite di sopportazione. Non poteva più proseguire, l’imbarazzo gli aveva tolto il dono della parola.
“Ah” Dominique si calmò, i suoi singhiozzi terminarono e guardò il ragazzo con aria preoccupata. “Tu dici che...”
“Sì...”
“Ah” ripeté lei. “E...e ora?”
E ora? Cosa fa un gentleman in una situazione del genere?
Scappa.
Non essere sciocco, Ted. Non puoi lasciare Dominique in queste condizioni, disperata e ignara. E neanche Louis. Quel poveretto, prima o poi, terminerà i libri.
Che si fa? Che si fa in una situazione così?
“Dove sono mamma e Victoire?” chiese Ted, infine.
“Non sai dov’è la tua ragazza?” chiese Dominique, che, anche nelle situazioni estreme non perdeva la sua caratteristica personale: sarcasmo misto ad acidità.
“No, a dir la verità...eh?”
Ted era sicuro di non aver detto nulla a quella ragazzina cinica a cui faceva da tata.
“Sorpreso? Non avevi idea del mio intelletto sopraffino, della mia capacità di Leggimens...”
“Come lo hai scoperto?”
Dominique alzò le spalle, divertita.
“Non rivelo le mie fonti” tagliò corto, tornando seria. “Mamma e Victoire sono a Diagon Alley. Che si fa?”
Che si fa? E io che ne so?
“Chiamiamo zia Ginny?” propose lei
Ted si voltò verso la ragazzina, stupito, scordandosi le condizioni in cui versava.
Ted arrossì, Dominique si coprì alla meglio le gambe con la vestaglia da notte e lo fulminò con i suoi occhi gelidi, poi il ragazzo tornò a guardare il soffitto.
“Zia Ginny?”
“Non sono partiti per le vacanze, quest’anno. Albus ha la febbre”
Ted guardò a lungo il soffitto – improvvisamente così interessante da non potervi distogliere lo sguardo – poi annuì e, senza dare un solo sguardo alla ragazzina seduta sul gabinetto, uscì dal bagno.

Lily Potter stava seduta sul divano del salotto con aria imbronciata. Quell’anno – grazie ad una pronta influenza di quel deficiente di suo fratello Albus – non sarebbero andati in vacanza. E dire che avevano prenotato un tour organizzato fra i castelli della Francia a cui la piccola Lily teneva particolarmente, ma visto l’imbecillità di suo fratello – dal nome impronunciabile – avevano dovuto rimandare tutto per la fine di Agosto.
Stava appunto rimuginando sul fatto se dovesse tenere il broncio fino alla partenza o meno, quando un rumore improvviso la fece sobbalzare.
“Lily?”
La piccola Potter si drizzò sul divano e si guardò intorno con scarsi risultati. Nessuno. Se l’era immaginato?
“Lily, il camino”
La bambina si voltò verso il camino, dove vide il viso di Ted fluttuare tra fiamme verdi e fece l’unica cosa che una bambina di nove anni potesse fare: urlò.
“Lily, calmati” La voce di Ted era divertita. Lily si fermò per riprendere fiato.
“Cosa c’è?” chiese, con il fiatone, portandosi indietro una lunga ciocca di capelli rossi.
“Be’, ti volevo chiedere ti chiamarmi tua madre, ma credo che stia già arrivando”
La ragazzina ridacchiò, divertita, mentre Ginny Weasley in Potter accorreva spaventata in salotto.
“Lily, cosa succe...Ted!” si portò una mano al cuore e guardò stupita il viso che fluttuava graziosamente nel suo cammino.
“Ciao, zia! Abbiamo bisogno di te a Villa Conchiglia...Louis, sta’ fermo! No, non puoi distruggere i libri di mamma. No, lei ti uccide veramente!”
“Proprio di me?” chiese risentita la donna, storcendo il naso e mandando via la figlia per sedersi sul divano.
“Sai, Dominique si fida di te”
“Dominique? Cosa le è successo?”
“Ehm...hai presente quando una ragazza cresce? Sai, ha tredici anni...e...”
“Ho capito” Ginny Weasley ridacchiò. “Arrivo”

“E’ tutto a posto” disse Ginny Weasley in Potter, scendendo al primo piano di Villa Conchiglia, dove Ted attendeva il suo arrivo, guardando il piccolo Louis giocare distrattamente con le scope giocattolo che gli aveva regalato suo padre per l’undicesimo compleanno. “Le ho spiegato tutto e...”
“Non voglio saperlo!”
La donna ridacchiò, divertita e scompigliò affettuosamente i capelli azzurri del ragazzo, prima di Smaterializzarsi.
Ted sospirò, con aria esasperata, mentre Louis si divertiva a sfrecciare per il salotto. Il ragazzo era così spossato che non riusciva neanche a fermarlo.
“Louis. A terra” ordinò una voce glaciale dalle scale. Dominique Weasley raggiunse in fretta il salotto e fulminò il fratellino con lo sguardo. Louis la fissò a lungo: di certo aveva un aspetto spossato, i boccoli biondi le ricadevano disordinati lungo la schiena e indossava i jeans, una maglietta bianca e – legata in vita – una giacca nera. Poi il ragazzino decise che – nonostante quell’aspetto stanco – quella ragazza restava sua sorella Dominique, quella capace di ucciderlo con lo sguardo e che doveva comunque obbedirle, così smise di sfrecciare per il salotto e si sedette a terra con aria imbronciata.
“Ehm...tutto bene, Dominique?” chiese Ted, imbarazzato, mentre la ragazzina si sedeva accanto a lui con aria glaciale.
“Sì” affermò, con voce fredda come al solito. Incrociò le braccia sotto al seno e fece un’espressione imbronciata. “Ted?”
“Uhm?” Si voltò nella sua direzione, mentre Dominique storceva il naso.
“E’ davvero così che vanno le cose? Anche io sono nata così?”
Cavolo, ma la parte imbarazzante ancora non è finita?
“Sì”
“Okay” La ragazzina annuì, con aria disgustata. “Ted?”
“Uhm?”
“Non ti azzardare ad avvicinarti. Zia Ginny ha detto che ammazzerà chiunque non resterà ad una dovuta distanza di sicurezza.”
“E quanto sarebbe questa dovuta distanza di sicurezza?”
“Uhm...dieci metri?”


“Allora, come è andata?”
Come è andata? E me lo chiedi anche, Victoire?
Ted pensò a Louis che rompeva i libri di Dominique, a Dominique che...va be’, Dominique e il suo piccolo problema e a zia Ginny che già iniziava a minacciare i ragazzi che Dominique frequentava.
“Be’...bene” ammise, sinceramente, con un sorrisetto che gli spuntava dalle labbra.
Perché, in fondo, non tutto il male viene per nuocere.
E, Ted lo sapeva, non c’era nessun metodo migliore per far passare la cotta che Dominique aveva nei suoi confronti che soccorrerla in una situazione imbarazzante.

Angolo Autrice

Stupida. Lo so, troppo stupida.
Però mi piace pensare a Ted come tata tuttofare.  :) 
Spero vi piaccia.

   
 
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