Un’incredibile
giornata ~
Non tutto il male viene per nuocere
Ted
Remus Lupin era, come amava definirlo Victoire, un
amico di famiglia per i Weasley – Delacour. In
realtà, era il ragazzo della
figlia maggiore da almeno sei mesi, ma lei, certa che, se suo padre
fosse
venuto a saperlo, avrebbe scuoiato vivo il suo ragazzo, gli aveva dato
il
delizioso, tenero titolo di “amico di famiglia”,
seguito tanto da diritti, che
da doveri.
Con il titolo di amico di famiglia, Ted aveva guadagnato
l’abbonamento annuale
al divano dei Weasley – Delacour,
l’amicizia di Bill e la sua consorte e
l’affetto incondizionato del
piccolo Louis, oltre al qualcosa in
più
da parte della figlia di mezzo, Dominique. Qualcosa
in più che suscitava la particolare attenzione di
Ted.
In cambio di tutto questo, però, c’era un piccolo
obbligo: fare da tata
tuttofare a Louis, l’ultimogenito terribile e scatenato la
cui principale
attività era di dare fastidio a Dominique. Dominique, che
era una ragazza di
tredici anni e si reputava troppo matura per una tata, non si
arrabbiava, ma si
limitava a incenerire il fratello con uno dei suoi sguardi assassini e
il
piccolo Louis restava raggelato al suo posto, come se qualcuno gli
avesse
lanciato un Pietrificus Totalus.
Fino a quel momento – le undici di mattina di un
Lunedì 6 Agosto 2017 – era
andato tutto bene.
Louis aveva recuperato dalla camera della sorella tutti i suoi libri
preferiti
con un ghigno minaccioso e ora si stava divertendo a strappare le
pagine una ad
una. Ted lo guardava interessato, con la bacchetta pronta in mano per
riparare
– una volta che Louis avesse finito – tutti i libri
di Dominique. La ragazzina,
stranamente, non si era fatta sentire e non aveva neanche fulminato il
fratellino come era solita fare, ma era da qualche parte della casa,
silenziosa
come solo Dominique poteva essere. Le poche volte in cui Ted
l’aveva vista così
silenziosa, aveva notato che non si sentiva neanche il rumore del
respiro e
l’aveva creduta morta. In realtà, la ragazza aveva
un respiro impercettibile ed
era molto capace di scomparire totalmente dal mondo.
Poi, mentre il piccolo Weasley si divertiva a strappare con calma
serafica le
pagine di Storia di Hogwarts – il libro preferito della
sorella – la mentre di
Ted, che, dall’interessato stava scivolando
nell’annoiato, si riscosse dal suo
torpore e si rese conto delle urla che provenivano dal piano di sopra.
Scavalcò in fretta il bambino – urtando un vaso
dalla strana forma che si
frantumò in miliardi di schegge, riparato prontamente con la
bacchetta prima
che il piccolo potesse decidere di strappare se stesso con i cocci
– e corse su
per le scale, sperando che Dominique stesse piangendo per qualche
stupidaggine
per cui piangono le adolescenti e che non si fosse fatta niente di
male,
altrimenti Fleur lo avrebbe ucciso, Victoire lo avrebbe ucciso, Bill lo
avrebbe
ucciso e Louis lo avrebbe strappato con la stessa tenacia con cui stata
strappando
i libri al piano di sotto.
“Dominique? Tutto bene?” chiese, con
l’affanno, gironzolando per il piano in
cerca della ragazza. “Dominique? Che succede?”
“Ted!” la voce della ragazzina –
solitamente fredda, glaciale – era disperata,
implorante. “Ted, vieni in bagno! Sto morendo!”
Sta morendo? Cosa cavolo le sarà
successo? Si sarà tagliata con la carta igienica? Si
sarà squartata con il
rubinetto? Si sarà tranciata un piede con la doccia?
Ma quando Ted aprì la porta del bagno, la
preoccupazione svanì improvvisamente,
lasciando spazio all’imbarazzo.
Non era successo niente di tutto quello.
Era semplicemente arrivato il momento che tutte le ragazze attendono,
ma che,
una volta arrivato, vorrebbero non tornasse più.
Dominique era diventata donna.
E senza neanche avvisare.
“Ok,
Nicky” sospirò Ted, cercando qualcosa da guardare
in quel bagno che non fosse Dominique. Si interessò
particolarmente al soffitto
e, da quel momento, non distolse più gli occhi da
lì. “Non stai morendo”
“Ted, io sto morendo” ripeté lei, con
una voce straziata. “Sanguino”
Un sospiro.
Silenzio.
Imbarazzo.
Le guance di Ted erano di un gradevole rosso acceso, tanto che si
confondevano
ai capelli, improvvisamente diventati color pomodoro.
“Dominique, non stai morendo. E’ normale”
disse infine, diventando di un colore
ancora più rosso. La ragazzina inarcò un
sopracciglio, ma la sua aria era
sempre totalmente disperata.
“Normale? E’ normale che uno sanguini? E’
normale che...”
“Nicky, hai mai sentito parlare di sviluppo?”
Ted era arrivato al limite di sopportazione. Non poteva più
proseguire,
l’imbarazzo gli aveva tolto il dono della parola.
“Ah” Dominique si calmò, i suoi
singhiozzi terminarono e guardò il ragazzo con
aria preoccupata. “Tu dici che...”
“Sì...”
“Ah” ripeté lei. “E...e
ora?”
E ora? Cosa fa un gentleman in una
situazione del genere?
Scappa.
Non essere sciocco, Ted. Non puoi lasciare Dominique in queste
condizioni,
disperata e ignara. E neanche Louis. Quel poveretto, prima o poi,
terminerà i
libri.
Che si fa? Che si fa in una situazione così?
“Dove sono mamma e Victoire?” chiese Ted,
infine.
“Non sai dov’è la tua
ragazza?” chiese Dominique, che, anche nelle situazioni
estreme non perdeva la sua caratteristica personale: sarcasmo misto ad
acidità.
“No, a dir la verità...eh?”
Ted era sicuro di non aver detto nulla a quella ragazzina cinica a cui
faceva
da tata.
“Sorpreso? Non avevi idea del mio intelletto sopraffino,
della mia capacità di
Leggimens...”
“Come lo hai scoperto?”
Dominique alzò le spalle, divertita.
“Non rivelo le mie fonti” tagliò corto,
tornando seria. “Mamma e Victoire sono
a Diagon Alley. Che si fa?”
Che si fa? E io che ne so?
“Chiamiamo zia Ginny?” propose lei
Ted si voltò verso la ragazzina, stupito, scordandosi le
condizioni in cui
versava.
Ted arrossì, Dominique si coprì alla meglio le
gambe con la vestaglia da notte
e lo fulminò con i suoi occhi gelidi, poi il ragazzo
tornò a guardare il
soffitto.
“Zia Ginny?”
“Non sono partiti per le vacanze, quest’anno. Albus
ha la febbre”
Ted guardò a lungo il soffitto – improvvisamente
così interessante da non
potervi distogliere lo sguardo – poi annuì e,
senza dare un solo sguardo alla
ragazzina seduta sul gabinetto, uscì dal bagno.
Lily
Potter stava seduta sul divano del salotto con
aria imbronciata. Quell’anno – grazie ad una pronta
influenza di quel
deficiente di suo fratello Albus – non sarebbero andati in
vacanza. E dire che
avevano prenotato un tour organizzato fra i castelli della Francia a
cui la
piccola Lily teneva particolarmente, ma visto
l’imbecillità di suo fratello –
dal nome impronunciabile – avevano dovuto rimandare tutto per
la fine di
Agosto.
Stava appunto rimuginando sul fatto se dovesse tenere il broncio fino
alla
partenza o meno, quando un rumore improvviso la fece sobbalzare.
“Lily?”
La piccola Potter si drizzò sul divano e si
guardò intorno con scarsi
risultati. Nessuno. Se l’era immaginato?
“Lily, il camino”
La bambina si voltò verso il camino, dove vide il viso di
Ted fluttuare tra
fiamme verdi e fece l’unica cosa che una bambina di nove anni
potesse fare:
urlò.
“Lily, calmati” La voce di Ted era divertita. Lily
si fermò per riprendere
fiato.
“Cosa c’è?” chiese, con il
fiatone, portandosi indietro una lunga ciocca di
capelli rossi.
“Be’, ti volevo chiedere ti chiamarmi tua madre, ma
credo che stia già arrivando”
La ragazzina ridacchiò, divertita, mentre Ginny Weasley in
Potter accorreva
spaventata in salotto.
“Lily, cosa succe...Ted!” si portò una
mano al cuore e guardò stupita il viso
che fluttuava graziosamente nel suo cammino.
“Ciao, zia! Abbiamo bisogno di te a Villa Conchiglia...Louis,
sta’ fermo! No,
non puoi distruggere i libri di mamma. No, lei ti uccide
veramente!”
“Proprio di me?” chiese risentita la donna,
storcendo il naso e mandando via la
figlia per sedersi sul divano.
“Sai, Dominique si fida di te”
“Dominique? Cosa le è successo?”
“Ehm...hai presente quando una ragazza cresce? Sai, ha
tredici anni...e...”
“Ho capito” Ginny Weasley ridacchiò.
“Arrivo”
“E’
tutto a posto” disse Ginny Weasley in Potter,
scendendo al primo piano di Villa Conchiglia, dove Ted attendeva il suo
arrivo,
guardando il piccolo Louis giocare distrattamente con le scope
giocattolo che
gli aveva regalato suo padre per l’undicesimo compleanno.
“Le ho spiegato tutto
e...”
“Non voglio saperlo!”
La donna ridacchiò, divertita e scompigliò
affettuosamente i capelli azzurri
del ragazzo, prima di Smaterializzarsi.
Ted sospirò, con aria esasperata, mentre Louis si divertiva
a sfrecciare per il
salotto. Il ragazzo era così spossato che non riusciva
neanche a fermarlo.
“Louis. A terra” ordinò una voce
glaciale dalle scale. Dominique Weasley
raggiunse in fretta il salotto e fulminò il fratellino con
lo sguardo. Louis la
fissò a lungo: di certo aveva un aspetto spossato, i boccoli
biondi le
ricadevano disordinati lungo la schiena e indossava i jeans, una
maglietta bianca
e – legata in vita – una giacca nera. Poi il
ragazzino decise che – nonostante quell’aspetto
stanco – quella ragazza restava sua sorella Dominique, quella
capace di
ucciderlo con lo sguardo e che doveva comunque obbedirle,
così smise di
sfrecciare per il salotto e si sedette a terra con aria imbronciata.
“Ehm...tutto bene, Dominique?” chiese Ted,
imbarazzato, mentre la ragazzina si
sedeva accanto a lui con aria glaciale.
“Sì” affermò, con voce fredda
come al solito. Incrociò le braccia sotto al seno
e fece un’espressione imbronciata. “Ted?”
“Uhm?” Si voltò nella sua direzione,
mentre Dominique storceva il naso.
“E’ davvero così che vanno le cose?
Anche io sono nata così?”
Cavolo, ma la parte imbarazzante ancora
non è finita?
“Sì”
“Okay” La ragazzina annuì, con aria
disgustata. “Ted?”
“Uhm?”
“Non ti azzardare ad avvicinarti. Zia Ginny ha detto che
ammazzerà chiunque non
resterà ad una dovuta distanza di sicurezza.”
“E quanto sarebbe questa dovuta distanza di
sicurezza?”
“Uhm...dieci metri?”
“Allora,
come è andata?”
Come è andata? E me lo chiedi
anche,
Victoire?
Ted pensò a Louis che rompeva i libri di Dominique, a
Dominique che...va be’,
Dominique e il suo piccolo problema e a zia Ginny che già
iniziava a minacciare
i ragazzi che Dominique frequentava.
“Be’...bene” ammise, sinceramente, con un
sorrisetto che gli spuntava dalle
labbra.
Perché, in fondo, non tutto il male viene per nuocere.
E, Ted lo sapeva, non c’era nessun metodo migliore per far
passare la cotta che
Dominique aveva nei suoi confronti che soccorrerla in una situazione
imbarazzante.
Angolo Autrice
Stupida.
Lo so, troppo stupida.
Però mi piace pensare a Ted come tata tuttofare.
:)
Spero vi piaccia.