Serie TV > Glee
Segui la storia  |       
Autore: Ari_92    15/12/2014    9 recensioni
Blaine e Kurt; un aspirante scrittore che ha perso l’ispirazione e un futuro studente della NYADA con un sorriso abbastanza convincente da mascherare i brutti ricordi. Le loro strade si incrociano per caso e finiscono per intrecciarsi a mezz’aria in un equilibrio precario. È una caduta a farli incontrare; sono le pagine di un quaderno a raccontarli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez, Wesley Montgomery | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Buon lunedì sera, guys :)
Sono reduce dal mio primo esame universitario, e questo significa che FINALMENTE avrò nuovamente il tempo di dedicarmi alle risposte delle recensioni, alla scrittura, agli ottomila libri che ho comprato e mille altre cose ♥ Potete fellare la mia gioia? Sono sicura che potete u.u
Senza ulteriori indugi vi lascio al capitolo diciotto, non prima di raccomandarvi una buona dose di insulina che possa accompagnarvi nella lettura ♥
 
 
 
 

 
 
 
 
Capitolo XVIII
 
 
«E quindi saresti tu il famoso Blaine Anderson?» Blaine rimane interdetto.
Non è certo se la sua sorpresa derivi più da quel “famoso” affiancato al suo nome o dal fatto che a porgli quella domanda è una ragazza che se avesse incontrato per strada si sarebbe assicurato prontamente di evitare. Non saprebbe nemmeno da dove cominciare ad elencare ciò che di lei lo mette in ansia: il vestitino striminzito, il rossetto scuro, le extention, il fatto che l’ultima volta che gli si era prospettata la possibilità di incontrare degli sconosciuti aveva finto di essere da sua nonna-
«Uhm. Direi di sì.» Il sorriso della ragazza – Santana, l’amica di Kurt che ha insistito tanto per conoscerlo – si allarga a dismisura mentre si volta prontamente alla sua sinistra.
«Con questo qui c’è da divertirsi, Kurt.» Blaine può sentirlo emettere uno sbuffo divertito, mentre svolta in una stradina poco trafficata. È in quella macchina da sì e no cinque minuti e si sta già pentendo di aver detto di sì alla proposta di Kurt di andare a quella stupida festa. Non ha nemmeno capito perché gli ha chiesto di andarci visto e considerato che a) sa quanto lui odia le feste, b) se proprio doveva incontrare Santana poteva farlo benissimo in un altro momento e c) mancano otto giorni alla sua partenza per New York. Blaine avrebbe preferito mille volte rimanere in casa a parlare con Kurt, o magari a baciarlo. Non ha la minima voglia di andare in un posto dove dovrà dividerlo con Santana e con tutta quella gente e il fatto che lui abbia insistito così tanto in merito lo ha decisamente colto alla sprovvista.
 
«Quindi, Blaine, tu scrivi poesie?» Santana è ancora girata verso i sedili posteriori e lo fissa come lui fissava la vecchia macchina da scrivere dei suoi sogni di quando era un bambino.
«Ehm, no. Scrivo racconti.» Santana inarca le sopracciglia.
«Davvero? Perché quella che hai mandato a Kurt l’altro giorno sembrava proprio una poesia. Com’è che diceva?»
«Santana!» Esclama Kurt, con la voce di un’ottava più alta del normale. «Blaine, mi ha strappato il telefono di mano! Non gliel’ho fatta leggere di proposito.»
Blaine si sposta più indietro sul sedile, nella speranza che l’intensità del buio riesca a camuffare il colore delle sue guance.
«Ehi, non te la prendere. A Kurt ha fatto tanto piacere. Avresti dovuto vedere che faccia da idiota che aveva- »
«Okay, possiamo cambiare argomento?» Propone Kurt e Blaine può accorgersi che è nervoso dal fatto che sta accelerando. Santana alza le spalle e torna a fissarlo.
«Come siete suscettibili. Bene, da quant’è che state insieme esattamente?»
Blaine si congela sul posto e spalanca gli occhi. Non ha la minima intenzione di dire qualcosa prima che sia Kurt a farlo, così si limita a starsene in silenzio e a sperimentare nuove tonalità di rosso per la sua pelle.
 
«È giù per questa via, giusto?» Chiede Kurt, con voce incerta.
«Hummel, lo sai benissimo che è qui. Perché nessuno mi risponde?»
«Siamo arrivati, Santana.» Kurt sembra spazientito. Non che Blaine si aspettasse che dicesse che stanno insieme perché beh, perché non stanno insieme; però non avrebbe nemmeno obiettato se Kurt lo avesse deciso a sua insaputa.
«Ma io volevo chiacchierare con Blaine un altro po’.» Blaine si augura che la sua palesissima faccia da preferirei-evitare non sia poi così palese.
«Non avevi detto che ci sarebbe stata anche Brittany?» Santana ci pensa su per qualche secondo, giusto il tempo che Kurt parcheggi la macchina.
«Okay. Vorrà dire che mi terrò le domande per il viaggio di ritorno.» Esclama, spalancando lo sportello e avviandosi di gran carriera verso una villetta seminascosta dagli alberi. Blaine si limita ad aprire svogliatamente la portiera e ad aspettare goffamente affianco all’auto, o almeno è quello che fa finché Kurt non compare davanti a lui. Indossa un paio di jeans grigio chiaro così stretti da fargli affiorare alla mente le sue poche conoscenze sulla circolazione sanguigna e di conseguenza il fatto che quella di Kurt deve essere praticamente inesistente. Poi ha una camicia blu che si intravede appena da sotto la giacca; i capelli sono perfettamente pettinati verso l’alto e i suoi occhi sembrano due squarci di cielo sereno ed è talmente bello che gli toglie il fiato.
 
«Ehi.» Gli dice, con un sorrisetto. Blaine rimane ammutolito, mentre Kurt si avvicina lentamente. «Hai perso la lingua, Blaine Anderson?» Si sforza di tornare a respirare.
«Sto solo... Hai presente quando  guardi qualcuno e all’improvviso non sai più cosa dire perché hai paura che qualunque cosa uscirà dalla tua bocca sarà quella che spezzerà l’incantesimo che fa sì che quella persona così incredibile sia tua?»
Le labbra di Kurt si tendono nel tipo di sorriso che a Blaine piace pensare rivolga solo a lui. Si avvicina di un altro passo e gli stringe delicatamente le mani sui fianchi, facendolo rabbrividire. Kurt ha sempre le mani ghiacciate ma il suo brivido non è dovuto a questo.
«E perciò sarei tuo?» Gli chiede, continuando a sorridere. Blaine non fa nemmeno in tempo ad andare nel panico o a decidere quale sia la cosa migliore da dire, perché Kurt gli sta già dando un bacio a fior di labbra e lui non può far altro che chiudere gli occhi e tenerlo stretto per i bordi della giacca.
«Scusa se ti saluto solo adesso. Non volevo metterti in imbarazzo con Santana.» Blaine scuote la testa con noncuranza e gli avvolge le braccia attorno al collo, si appoggia a lui e chiude gli occhi. Kurt lo stringe delicatamente a sé, nel parcheggio semideserto poco distante dalla villetta in cui si tiene quella stupida festa. Starebbe così per tutta la sera, non farebbe altro e al diavolo la musica, l’alcol e le persone.
«Come fai ad essere sempre così caldo?» Gli sussurra Kurt. Blaine sorride.
«Saranno stati tutti quegli anni passati a non uscire di casa. Avrò assorbito il calore.» Kurt lo stringe un’ultima volta e poi scioglie il loro abbraccio. Una sua risatina fa in tempo a solleticargli la pelle.
«Vogliamo andare?»
«Non proprio. Le feste sono una specie di grande concentrato di tutte le cose che odio.» Ammette, cosa che fa sorridere Kurt.
«Questa ti piacerà.»
 
 
*
 
 
Blaine impiega cinque minuti buoni ad unire ognuno degli ovvi, palesi puntini che Kurt ha disseminato per lui negli ultimi giorni: il suo imprescindibile desiderio di andare a quella festa, proprio quella, tra tutti gli stupidissimi party che si era perso ultimamente; quel sorriso, la punta di imbarazzo. Tutto si spiega lì, nella villetta gremita di persone della quale Blaine ha un vago e annebbiato ricordo risalente a diverse settimane prima, più precisamente a una sera d’ottobre che ha cambiato completamente la sua vita.
I segni della realizzazione si fanno pian piano strada sul suo viso e Kurt, al suo fianco, gli punta addosso gli occhi più pieni di speranza che Blaine abbia mai visto. Piega la testa e avvicina la bocca al suo orecchio per farsi sentire sopra alla musica.
«Lo so che non ti piacciono le feste: non dobbiamo neanche restare. Volevo solo tornare qui insieme a te.» Blaine sente a malapena la fine della frase, perché è costretto a mettere alla prova la sua agilità nello schivare un tizio che è appena caduto per terra di fianco a loro e si è anche rovesciato addosso tutto il contenuto del suo bicchiere.
«Beh, romantico.» Dice, adocchiando il ragazzo steso a terra. Kurt sembra accigliato.
«Vuoi che ce ne andiamo?» Blaine scuote la testa, e poi dice l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettato di dire in questa vita.
Beh, forse non proprio l’ultima, ma ci si avvicina di molto.
«Vuoi ballare?» Kurt spalanca i suoi bellissimi occhi. È buffo come gli basti concentrarsi su quelli per dimenticarsi completamente di tutto ciò che hanno intorno, compreso il tizio sdraiato per terra.
 
«Ballare? Con te?» Blaine annuisce e lo prende per mano – in realtà impiega un po’ ad individuarla a causa delle luci a intermittenza. Vede un suo sorriso formarsi a scatti, luce e ombra. Kurt si avvicina di nuovo a lui e lo precede nel sistemargli gli occhiali, spingendoli appena più in alto con la punta dell’indice.
«Okay, ma non qui.» Gli dice e inizia a trascinarlo tra la folla, fin dove la musica è meno forte e anche oltre, in un giardino incredibilmente freddo, con un grosso albero e una piscina vuota. Ci sono solo loro per adesso: è troppo presto e fa troppo freddo per gli ubriachi. La musica è ovattata, l’aria gli punge la pelle e Kurt si è appena voltato a guardarlo ed è così bello che Blaine vorrebbe solo poter congelare il tempo in questo esatto momento, con loro due che si guardano senza dire niente.
«Siamo di nuovo qui.» Gli dice Kurt. Blaine annuisce e lancia una rapida occhiata all’albero al quale Kurt era appoggiato quasi tre mesi fa, con un bicchiere in mano e lo sguardo perso tra le stelle.
«Siamo di nuovo qui.» Risponde.
 
 
*
 
 
Due minuti dopo sono seduti sul bordo della piscina vuota che ha segnato il loro primo incontro, con i piedi a penzoloni contro le piastrelle azzurre. Kurt gli aveva chiesto dieci minuti per parlare e Blaine gli aveva detto di sì, a patto che dopo avrebbero ballato per davvero. E adesso sono qui e Kurt ha talmente tante cose da dire che è terrorizzato di non riuscire a dirne nemmeno una.
«Kurt?» Lo ringrazia mentalmente di aver parlato per primo. Si volta a guardarlo anche troppo in fretta.
«Sì?»
«Stai per partire.» Gli dice. Kurt non riesce a capire se si tratti di un’accusa, di una domanda o di una constatazione. Però sa che deve essere chiaro su questo punto.
«Ti avevo detto che non avrei rinunciato a New York- »
«Non ti sto chiedendo di rinunciare a New York. Non lo farei mai.» Si affretta a dire e sì, Kurt sa che non lo farebbe mai, perché lui è Blaine e fa sempre la cosa giusta. Non lo bacia da ubriaco, non si approfitta delle sue debolezze, non ostacola i suoi progetti. Eppure Kurt vorrebbe che glielo chiedesse. Vorrebbe che lo prendesse per un braccio e lo implorasse di non andarsene, o di portarlo con lui. Lo porterebbe con lui, lo porterebbe senza pensarci due volte.
«So che non lo faresti.» Blaine esita un attimo e quando parla lo fa con un filo di voce.
«Ho solo bisogno di sapere se...»
«Se?» Blaine si sta tormentando le mani in grembo, gli occhi fissi sul fondo della piscina. Indossa un paio di jeans scuri e una giacca nera e ha palesemente tentato di sistemarsi i capelli. È uno di quei momenti in cui Kurt deve trattenersi per non urlare al mondo che quel ragazzo così bello e pieno di talento è suo, perché non può farlo. Non può, nonostante sia la verità e nonostante sia vero anche il contrario. Kurt sa che è così, sa che tra dieci giorni prenderà il suo aereo ma il suo cuore rimarrà proprio lì, nel posto che tanto ha odiato solo perché in quel posto c’è Blaine.
 
«Io... Lo so che sei stato insieme a Tom per tre anni e che lo hai amato tanto. Credi di poterti innamorare così di nuovo? Credi- Credi che potrebbe succedere a New York, magari con un ragazzo della NYADA?» Kurt lo fissa a lungo e aspetta che Blaine si decida a incontrare il suo sguardo prima di rispondere.
«Tom c’era quando non avevo nessun altro, Blaine, e avevo sedici anni. Ciò che ci ha legati è stato quell’incidente, e più passava il tempo più capivamo che non c’era altro a tenerci insieme. Provavo qualcosa di fortissimo, te l’ho detto, ma poi ero talmente impegnato a fare di tutto per non perdere la persona che mi era stata vicino nei miei momenti peggiori da non accorgermi che la mia vita era diventata un lunghissimo momento peggiore.» Blaine continua a guardarlo da sotto quelle sue ciglia lunghissime e lui non riesce a smettere di parlare, anche se probabilmente dovrebbe.
«E per rispondere alla tua domanda no, non credo che potrebbe succedere a New York, a Los Angeles o in capo al mondo.» Gli dice, e omette la parte in cui può succedere solo lì e solo adesso.
Lui può anche aver aiutato Blaine con mille punti della loro lista in quelle settimane, ma l’amore – quello vero, quello che gli ha permesso di riprendere in mano la sua vita – è stato Blaine a insegnarglielo. Blaine quello solitario, Blaine con più dita in una mano che contatti in rubrica. Blaine gli ha dato la lezione più importante di tutte.
«E tu? Una volta mi hai detto di esserti innamorato; sai, la sera della tenda mentre giocavamo a obbligo o verità. Pensi di poterti innamorare di nuovo?»
Blaine lo guarda per un lungo momento e prende un respiro profondo. Una nuvoletta bianca si forma davanti alle sue labbra e sparisce nel buio della notte.
 
«Kurt.» Fa per dire qualcosa, ma Blaine piega appena la testa da una parte e continua. «Ti amo.»
È un colpo al cuore. È come se stesse cadendo lui nella piscina, stavolta, con la sola differenza che non c’è il fondo e continua ad andare giù, giù, giù. Una montagna russa infinita, un incidente d’auto, un palloncino che scoppia. Kurt vorrebbe parlare ma Blaine non gliene dà il tempo.
«Non devi rispondermi. Non avrei nemmeno dovuto dirtelo. Però... lo so che non ci conosciamo da così tanto, ma ogni giorno che passo senza dirtelo è come se contasse per mille. È solo...» Fa una piccola pausa, rivolgendogli un sorriso timido. «Non volevo che arrivassi a New York senza sapere che a centinaia di chilometri di distanza c’è un tizio davanti a un computer che scrive una delle tante storie che gli hai ispirato ed è innamorato di te.»
Per un attimo Kurt pensa che potrebbe restare. Potrebbe mandare all’aria tutto quanto e restare semplicemente lì. Si ferma giusto un istante prima di proporglielo, perché non può fare una cosa del genere. Così si limita a guardarlo, poi sorride.
«Ti amo, Blaine Anderson.» Dice. Poi scuote leggermente la testa e si corregge. «Anzi, no. Le parole sono importanti, giusto? Riformulo.» Si fa un po’ più vicino a lui, senza perdere i suoi occhi nemmeno per un attimo.
 
«Ti amo, Blaine.» Lui apre la bocca, poi la richiude; solleva un braccio, gli appoggia il palmo della mano sulla guancia e lo bacia. Kurt sente la pelle riscaldarsi sotto le sue dita e le labbra che riprendono vita contro le proprie. Quando si separano Kurt gli rimane vicino e Blaine lo stringe in un abbraccio scomodo. Tutti i loro abbracci migliori sono scomodi.
«Volevo solo che non arrivassi all’ultimo capitolo del tuo libro senza sapere che a centinaia di chilometri di distanza c’è un tizio a cui hai cambiato la vita e che è innamorato di te.» Blaine lo stringe più forte e Kurt chiude gli occhi, perché vuole imprimersi nella mente ogni singola cosa così com’è. Il freddo pungente, quelle braccia strette attorno a lui, il fatto che Blaine lo ama. Non importa come andranno le cose tra di loro, se passerà o meno il secondo provino per la NYADA o se domani il mondo finirà. Finché potrà ripensare a questo momento non c’è niente che può andare veramente male.
«Kurt?»
«Mm?»
«Avevi ragione sulla lista. Sono quasi a metà della storia con Mona.»
«Te lo avevo detto che avrebbe funzionato.» Blaine annuisce e infila le braccia tra la sua giacca e la camicia, stringendolo così. Kurt glielo lascia fare, anche perché Blaine è più caldo della sua giacca. «Ricordati la mia dedica e le copie autografate.»
«Kurt? Posso dire una cosa?»
«Puoi.» Blaine esita solo un attimo.
«Sono contento che vai a New York, perché so che è il tuo sogno. Però da una parte vorrei tanto, tanto che restassi. Non te lo chiederei mai e non te lo lascerei nemmeno fare, però vorrei che restassi.»
 
Kurt vorrebbe dirgli che può andare con lui, che possono trasformare il suo appartamento da due con Rachel in un appartamento da tre. Che è disposto a dormire sul divano se il posto è troppo piccolo, che può insegnargli a cucinare, che possono fare la spesa e camminare per Central Park e rendere la loro lista infinita. Poi si sente un gran cretino, perché si conoscono da poco più di due mesi e non sa neanche perché la sua testa stia galoppando così. Ha solo paura che siano ancora troppo fragili per la distanza: hanno appena imparato come incastrare due vite così diverse insieme, non sono ancora pronti a separarsi. Vorrebbe dirgli tutte queste cose, vorrebbe dirgli che lo ama e che ha paura di perderlo e che non è come con Tom: non vuole proteggere il suo passato, vuole proteggere il suo presente. Niente di tutto questo riesce a farsi strada fuori dalla sua bocca, così si limita a spostarsi goffamente nel loro abbraccio, a cercare le labbra di Blaine e a baciarle di nuovo.
 
 
*
 
 
Alla fine Santana torna a casa con Brittany, cosa che permette a Kurt di dargli un passaggio senza il bonus di un’ulteriore bombardamento di domande imbarazzanti. Fanno il loro ingresso in giardino verso l’una di notte e Blaine sta davvero cercando di trattenersi dal lasciarsi andare in un sorriso compiaciuto per via dal fatto che a quanto pare Kurt non ha la minima intenzione di lasciarlo andare. Ha le braccia avvolte delicatamente attorno alle sue spalle e la testa appoggiata alla sua e Blaine non vuole spezzare questo incantesimo perché non è un lato di lui che Kurt lascia trapelare di frequente. Anche dopo che la sua maschera di sfacciata sicurezza era caduta, si era sempre guardato bene dal mostrarsi in cerca di protezione, o di conforto. Blaine lo sa che è tutto per colpa di quella dannatissima cicatrice e adesso non ha la minima intenzione di lasciarlo andare perché vuole che sappia che va bene affidarsi a qualcuno, ogni tanto, e che non vuol dire che è debole, vuole solo dire che è umano. Vuole solo che sappia che non è innamorato di un supereroe, è innamorato di lui. Lo stringe dolcemente e lascia che sia Kurt a sciogliere l’abbraccio, alla fine.
 
«Buonanotte, Blaine Anderson.» Gli dice, e Blaine si ritrova le sue labbra fresche sulla guancia e poi sulla bocca e vorrebbe goderselo, davvero, vorrebbe godersi le attenzioni di quel ragazzo meraviglioso ma non riesce a smettere di pensare a New York e al fatto che ha sbagliato tutto e che non doveva dirgli che lo ama. Quando se lo era lasciato scappare Kurt aveva replicato che anche lui lo amava, ma in che altro modo avrebbe potuto rispondere? Blaine costringe la sua stupida testa a stare in silenzio e risponde al bacio di Kurt, poi si separano.
«Ehi. Va tutto bene?» Blaine annuisce in fretta. Lui non sembra particolarmente convinto, ma annuisce a sua volta.
«Okay. A domani.» Gli rivolge un piccolo sorriso. «Ti amo.»
Ed è tutto quello che ha sempre voluto sentirsi dire da Kurt, eppure è come una pugnalata al petto e non sa nemmeno il motivo. Forse perché ha troppa paura di perderlo, o perché teme che non lo ami per davvero o per tutte e due le cose.
«Ti amo.» Risponde, e nel dirlo non prova il sollievo che pensava avrebbe provato. Odia la sua stupida insicurezza, ma non può fare niente per evitare che gli si annidi alla bocca dello stomaco e lo chiuda. Kurt gli rivolge un altro sorriso e se ne va.
Blaine entra in casa e trova un biglietto di sua madre che gli ricorda di dare alla porta tre mandate; lo fa e sale al piano di sopra, un gradino alla volta. Si siede sul letto e si sistema il quaderno sulle ginocchia, sta per aprirlo quando il cellulare prende improvvisamente vita nella tasca dei suoi pantaloni. Inizialmente pensa a un messaggio, ma poi vibra troppo a lungo. Blaine legge il nome sul display e risponde immediatamente.
«Kurt?» C’è una breve pausa dall’altra parte ma può sentirlo respirare in fretta, come se avesse appena fatto una corsa.
 
«Perché sei triste?» Blaine rimane interdetto per un momento.
«Cosa?»
«Ti ho visto, due minuti fa. Sei triste e voglio che mi dici perché prima che la mia stupida testa cominci a propormi teorie altrettanto stupide. Ho fatto qualcosa di sbagliato? Sapevo che non volevi andare a quella festa, è solo- ho chiesto a Santana di tenere gli occhi aperti e di dirmi quando ce ne sarebbe stata un’altra nel posto dove ci siamo incontrati per la prima volta perché pensavo che ti avrebbe fatto piacere- »
«Mi ha fatto piacere, Kurt.» Risponde sinceramente, perché il suo cuore ha fatto una capriola quando si sono seduti insieme sul bordo di quella piscina. Questo gli fa pensare a quello che Kurt ha fatto per lui, a quanto si è esposto e a quanto ha rischiato e non è giusto, non è assolutamente giusto che lui si comporti da idiota proprio ora. Prende coraggio e parla.
«È che non voglio perderti.» C’è una piccola pausa durante la quale lo stomaco di Blaine si contrae di nuovo.
«Perdermi? È questo il problema?» Ingoia il suo groppo alla gola.
«E che... Hai detto che mi ami, e io...»
«E tu?»
«Non lo so.» Kurt rimane in silenzio per un attimo.
 
«Ti ricordi quando mi hai detto di quante poche possibilità ci fossero che finissimo nel mio letto al buio a parlare? Beh, avevi ragione. Erano pochissime, e anche io ho paura di perderti.»
Blaine non può replicare, perché Kurt continua a parlare. Perché Kurt fa sempre così, lo stordisce di parole. Sia le sue che quelle che gli fa scoppiare in testa. «Vuoi che non ti dica più che ti amo?»
«No, non è questo.»
«E allora qual è il problema?»
Blaine non sa cosa rispondere. Cosa dovrebbe dire? Non può dirgli che non ci crede, perché non è nemmeno la verità. Forse ha solo paura di illudersi, o più probabilmente è solo molto stupido.
«È che- »
«Ti amo, Blaine. Capito?» È un’altra pugnalata, ma stavolta è un dolore buono.
Blaine si rende conto di essere ridicolo, perché probabilmente è ridicolo sentire il cuore accelerare solo perché Kurt gli sta dicendo quelle cose per telefono e probabilmente il suo è un modo infantile di essere innamorato, ma d’altro canto è anche la prima volta che lo è.
«Sì.» Sussurra.
«Non era un “sì” convincente. Ti ho detto che ti amo, hai capito?»
«Sì.» Dice più forte. Sta piangendo. Si sente il coglione più grande del mondo eppure non riesce a smettere. Non vuole nemmeno, a dire il vero; non ci sta neanche provando.
«Okay.» Sente il sorriso nella voce di Kurt, perché evidentemente sa distinguere un pianto di tristezza da uno che invece è tutto il contrario. Blaine tira su col naso.
 
«Puoi... Puoi dirlo ancora?» Kurt ride.
«Ti amo.» Blaine si sente così stupidamente felice che non riesce nemmeno a darsi dell’idiota con efficacia. Kurt continua. «Ti amo, ti amo e non voglio perderti.»
«Nemmeno io.» Lo sente di nuovo sorridere. Non sa come riesce ad accorgersene, lo sa e basta.
«Adesso mi lasci andare a casa, Blaine Anderson?» Blaine ride tra le sue stupidissime lacrime. Vorrebbe dirgli di non tornare a casa e di raggiungerlo in camera, ma sa che non è il caso.
«Sì. Scusami per essere- così.» Insicuro, terrorizzato, stupido. C’è un’ampia varietà di scelta.
«Stai parlando con uno che ha passato tre anni ad andare in piscina con una maglietta addosso per una cicatrice, chi pensi che abbia il cervello più incasinato?» Blaine stringe il telefono più forte, come se Kurt potesse effettivamente accorgersene.
«Ti amo. E amo anche il tuo cervello incasinato, e tutto il resto di te.» Kurt gli dice che lo sa, e che anche lui ama il suo cervello incasinato e Blaine trova straordinario come tutte le loro debolezze e i loro punti di forza riescano a trovare il modo di finire incastrati insieme e permettano loro di amarsi. Ci mettono un po’ a salutarsi, con la promessa di vedersi per pranzo il giorno dopo. Appena la chiamata è terminata, Blaine si allunga a prendere la biro appoggiata sul suo comodino.

 
Lui mi amava. Poi c’ero io con le mie insicurezze, c’eravamo noi due che diventavamo adulti tutto in una volta sola e non volevamo cambiare troppo, non ora che finalmente ci incastravamo insieme. Non volevamo più smussare gli angoli, volevamo fonderci e basta. C’era una città grandissima, una scuola nuova; c’era quello che stavo scrivendo, c’erano un paio di cuori malandati. Però lui mi amava, e io amavo lui, e tutto il resto si poteva aggiustare.
 
 
 
 

 
 
 
 
...Ma tipo che il prossimo è il penultimo capitolo e io soffro perché non voglio che finisca :)))?
A parte questo... niente. Dopo tutta la fluffosità che Blaine ha dimostrato a Kurt nello scorso capitolo mi sembrava doveroso invertire un po’ i ruoli, no? NO?  Okay, si vede che ho sonno. Le cose degenerano sempre quando ho sonno. Prima di ritirarmi nelle mie venerande stanze (?) come sempre ci tengo a ringraziare chi legge, segue e commenta questa storia: per me significa molto più di quanto immaginiate. Grazie di cuore. E grazie anche a mia moglie, che è il Brad della mia pianola ♥
 
Come sempre, trovate lo spoilerino infrasettimanale qui: https://www.facebook.com/pages/Ari_92-EFP/409314062440527?ref=hl
E se volete chiedermi il colore delle piastrelle del mio bagno potete farlo qui: http://ask.fm/Nonzy9
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Ari_92