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Autore: JustAHeartBeat    15/12/2014    4 recensioni
Si ritrovò a sfiorare con uno sguardo curioso i lineamenti tondi, lattei, e gli occhi liquidi d’un argento limpido, ma allo stesso tempo inespressivi, si ritrovò a carezzare la linea imbronciata delle labbra sottili, ed al contempo visibilmente morbide, si ritrovò a perdere un battito del cuoricino nell’osservare la fossetta che in quel momento era comparsa al disopra del suo sopracciglio sinistro, inarcato, e si scoprì desiderosa di scoprire se un paio simili sarebbero comparse ai lati della bocca, se le avesse sorriso, si ritrovò ad osservare i capelli tanto biondi da sembrare bianchi, tirati indietro da qualcosa che sarebbe potuto assomigliare al gel babbano, pensando come sarebbero stati scompigliati . Ma come sarebbe tanta bellezza potuta essere nemica? Cos’era Scorpius Malfoy? Il giorno, forse? O la notte? Proprio non lo sapeva, ma Rose non era stupida, e sapeva che il giorno e la notte sono soltanto due facce della stessa medaglia, e Malfoy, era sicuramente entrambe.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Qualche Lentiggine Di Troppo'
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Buonasera a tutti!
Scusate il ritardo, davvero, so che è stato veramente un ritardo esagerato e che mai prima d’ora ne avevo fatti di così terribili, è inutile che vi dica che sotto Natale i compiti in classe e le materie da studiare sono talmente tanti che si fa fatica persino a trovare un momento libero, penso che già lo sappiate, quindi vi propongo non solo questo capitoletto più lungo del previsto, ma anche una piccola sorpresina come regalino per Natale, della quale vi parlerò giù.
Eccoci qui con il settimo capitolo, capitolo di pop-corn, hot dog, e tutte le schifezzuole adatte ad una partita! Okay, la smetto di rompervi la vita e vado al sodo. Mi sono accorta di aver fatto un errore qualche capitolo fa, citando solo due cacciatori invece di tre, ho provveduto subito a correggere, mi scuso davvero, non ci avevo fatto caso. Nel caso vi scocci andare a rivedere il nostro terzo cacciatore Grifondoro è Nicolas Thomas, figlio di Dean J.
Ad ogni modo, un grazie enorme a chi a messo la storia tra le preferite (giuro, un giorno vi citerò tutti), e uno gigaenorme(?) a: InsurgentRose, Fancy_dream99 (alla quale va un particolare bacio, ed un abbraccione gigaenorme per la dolcezza smisurata), Elena, Priscilla, jellen e Chiara per avere recensito lo scorso capitolo. Vi amo, davvero, non ci sono parole per descrivere la felicità che provo nel leggere le vostre recensione, non posso davvero descrivere la gioia che mi fate provare. Grazie.
Okay, ci ‘vediamo’ giù!
Cieuu
Chapter VII
The Winner Takes It All.

I don't wanna talk
About things we've gone through
Though it's hurting me
Now it's history
I've played all my cards
And that's what you've done too
Nothing more to say
No more ace to play
The winner takes it all
  
        
                 -Abba,
                                       The Winner Takes It All

 

“Bene, prima di tutto, facciamo un bell’appello per vedere chi siamo e chi manca, poi passiamo al ripasso dello schema di gioco, cosa che non sarebbe necessaria se qualcuno non avesse pensato bene di rompere il naso ad un Serpeverde e poi passare tutto l’orario di allenamento a reggergli il moccolo” iniziò James, incenerendo con lo sguardo una Rose seduta (in un improponibile posizione molle e scomposta) su una panca posta orizzontalmente, avente il suo lato più lungo attaccato al muro, dove la ragazza poggiava la schiena. Questa scoccò la lingua sul palato, improvvisamente colta dalla maliziosa luce di ricordi piacevolissimi. Che poi, non erano affatto piacevoli, ma le facevano comunque piacere. Viva la coerenza. La rossa non fece caso alla dura severità nella voce del cugino, si sentiva forte, come se niente potesse guastare quel buono umore che conservava da quando aveva lasciato Malfoy nel corridoio con un’espressione davvero senza prezzo. Dio, sembrava che lo avesse appena colpito con uno schiaffo. E non aveva neppure notato il suo evidente imbarazzo, malamente accantonato a favore delle conseguenze della situazione. Avrebbe voluto sotterrarsi, Rose, mentre pronunciava quelle parole, mentre si avvicinava ancora di più alle sue labbra, mentre provava ad ignorare quell’odore di muschio bianco, mentre tentava di resistere alla voglia di assaggiare quella menta. Ma ne era valsa la pena, Merlino se ne era valsa la pena. Avrebbe dovuto farsi insegnare da Roxanne ad essere spontanea senza diventare un pomodoro maturo, avrebbe preso anche lezioni se fosse servito ad assistere ancora una volta ad una scena simile.
“Ma James, siamo sei e tutti davanti a te, che saresti il settimo, a che serve l’appello?” chiese Fred, gli occhi al cielo e tono lamentoso, portando una mani nei crespi capelli ramato scuro. Sapeva quanto il cugino tenesse al ruolo di capitano ed alla serietà, ma quelle cazzate inutili non le poteva proprio sopportare, davvero.
James lo ignorò completamente, afferrando dal pavimento gelido di pietra uno spesso blocchetto di fogli ingialliti di pergamena, tenuti uniti da una molletta per capelli spaventosamente simile a quelle usate da Dominique. Il ragazzo ci poggiò lo sguardo, distogliendolo un secondo dopo, come bruciato. “Siete tutti quanti grandi e vaccinati, non starò qui a spiegarvi come funziona un appello”, iniziò, secco, acido e terribilmente serio, gli occhi al blocco, una vena pulsante sul collo, prova del fatto che stesse disperatamente cercando di non fissare quella mollettina azzurra, ricoperta di paillettes argentate e perline varie, ma di non darlo a vedere, in quanto sarebbe risultato leggermente strano. Si schiarì la voce, poi, mantenendo un tono fermo e portando un indice latteo a tracciare le lettere d’inchiostro, disse:“McGrown, Peter” Peter, seduto dall’altra parte della piccola stanzetta umida, alzò il braccio destro, mormorando un “Presente” contrariato. Di certo le pazzie del suo capitano non gli stavano molto simpatiche. ‘Beh, spero che dopo aver fatto l’appello per sette persone che conosci perfettamente, ti sentirai realizzato’ sbuffò in un pensiero, che decise di non condividere, ma che lasciò trasparire da una nuvoletta di condensa decisamente più grande del normale. Amava il Quidditch,gli stava simpatico il Professor Paciock, era un tipo in gamba, ma non si capacitava di come avesse potuto dare il comando di una squadra ad un idiota come Potter, davvero, era incomprensibile. Se lui fosse stato capitano di certo non avrebbe perso tempo prezioso con uno stupido appello! Che poi, era sempre stato strano, ma quella volta aveva proprio superato se stesso. ‘Bah, stupido Potter’.
Il pollice del moro si spostò di una riga, poi d’un’altra, seguendo col polpastrello il contorno dei caratteri neri, scritti in un leggero corsivo serpeggiante. “Potter, Lily.” Fu il nome che borbottò, voce incolore, occhi al vuoto. Lily alzò il braccio e gli occhi al soffitto allo stesso tempo, facendo appello a tutta la pazienza in corpo nel tentativo di non schiantare il fratello maggiore. Era già stata una giornata decisamente no, se poi ci si metteva anche James.. “James, ascoltami.” iniziò, tra i denti, facendo suonare quelle due parole come un sibilo sinistro “O meglio, più che ascoltarmi dovresti illuminarmi su un quesito, che sono sicura stia rimbombando nelle menti di tutti i presenti..” si guardò attorno per cercare segni di assenso, che ottenne da parte di tutti, di Fred in particolare, dato che aveva preso ad annuire come se avesse una molla al posto del collo, tutti tranne.. “..facciamo tutti tranne che Rose, che ha l’espressione di chi si è fumato il cervello assieme ad una discreta quantità di Cespuglio farfallino[1]” Rose, al commento acido della cugina, tornò alla realtà, il volto ad assumere lo stesso colore dei capelli “Io non fu..” provò, ma venne malamente bloccata dal cugino, che stava iniziando a perdere la già precaria calma. “Si, Potter, potresti continuare? Non abbiamo tutto il giorno!”sbottò, accompagnando le parole con i gesti. “Cos’hai oggi? Non hai fatto l’appello neppure al primo allenamento!” Fu l’immediata risposta. James deglutì, incupendosi.
Non lo sapeva, o meglio, sperava di non saperlo. Diamine, perché sua sorella non poteva solamente starlo a sentire per una volta? Una sola, fottutissima, volta! La verità era che semplicemente non poteva accettare la verità. Si era promesso di farla finita, si era promesso di non guardare più quegli occhi se non qualora fosse stato indispensabile, si era promesso di tenere fede alle sue promesse, di lasciarla andare, così come quando aveva lasciato che quell’esile polso scivolasse via dalle proprie mani, così avrebbe dovuto lasciarla andare, così avrebbe dovuto accettare che si facesse una vita propria. Si era promesso di non cercare più quelle labbra, che erano state il suo ossigeno ed il suo nutrimento, quella pelle, che aveva imparato a conoscere come le sue tasche, quei capelli di seta, che un tempo gli avevano fatto da cuscino. Si era promesso di incatenare il proprio cuore, di rilegarlo in una scatola, od in quattro mura, per far battere più forte quello di lei, si era promesso troppe cose, ed ora aveva paura che uscendo da quella stanza avrebbe cercato tra i centinaia di occhi i suoi, ci si sarebbe perso nuovamente, e poi.. poi i suoi propositi sarebbero andati in fumo, ma ancora di più, aveva paura di non incontrarli, ponendo una fine decisiva a ciò che lo aveva tenuto in vita per tutto quel tempo, allontanando da sé la persona più importante della sua vita. Perdere tempo. Era quello il suo scopo. Perdere tempo. Basta.
“Sono nervoso, è la prima partita dell’anno, per Rose la prima in assoluto, ed i Serpeverde sono forti e non hanno novizi, vi sto dando il tempo di calmarvi e prepararvi psicologicamente” rispose invece, tono neutro, incolore, quasi facesse un favore al mondo nel rispondere alla domanda della sorella.
Rose spalancò gli occhi incredula e balzò in piedi, facendo sbattere con un gran tonfo la panca contro il muro. “Mi vuoi dire che stai sbattendo pugni contro l’armadietto da stamattina perché pensi che io sia una schiappa?” gli chiese perplessa. Ma con chi credeva di parlare? Con una principiante? Giocava a Quidditch dall’età di tre anni, e l’unico motivo per il quale si era segnata alle selezioni soltanto quell’anno era che gli anni precedenti aveva preferito rimanere sullo studio senza sconcentrarsi. Non poteva dire sul serio, insomma, avevano passato l’infanzia a giocare assieme, ed ora tutta quella preoccupazione le pareva assurda. No, non la stava raccontando giusta. Ma quella mollettina...
“Dimostrami il contrario e non dubiterò!” esclamò il cugino, prendendo la palla al balzo per allontanare la discussione dalla ‘questione stranezza mattutina’. Rose ridusse gli occhi a fessure. “Sarà fatto, Capitan Potter” borbottò contrariata, poi, tornò a perdersi nei suoi pensieri, a provare l’effettivo breve scambio di battute soltanto l’ombra di un’espressione lievemente imbronciata. Ma Rose non era arrabbiata, forse solo un po’ delusa da suo cugino, James sapeva quanto fosse importante per lei il Quidditch e quanto impegno ci mettesse, ma nel suo cervello non c’era spazio per l’astio o per la preoccupazione quel giorno, decisamente non ce n’era. Doveva vincere la partita e qualcosa dentro di lei, come una vocina interiore che le diceva che avrebbe dato del suo meglio a tutti i costi. Non tanto per James, quanto per..quanto per … La ragazza arrossì. Okay, era probabile che lo facesse per battere Malfoy e tenere fede alla parola data quella mattina, ma non ne poteva essere sicura al cento per cento, ed ad ogni modo, un in quel momento giurò a se stessa che quell’ipotesi, molto probabilmente errata, sarebbe rimasta soltant0 sua anche dentro alla tomba.
Aspettarono sulle panche di legno, morse da generazioni e generazioni di tarli, che la voce amplificata di un’anziana Madama Bumb, annunciasse l’imminente entrata delle squadre in campo, poi, afferrati i manici di scopa, si riunirono attorno a James.
Il capitano le sorrise mesto. In fondo, il ragazzo sapeva di aver sbagliato a mettere in mezzo la cugina, che davvero non c’entrava nulla col suo nervosismo, anzi, era una delle maggiori risorse della squadra, e doveva ammetterlo, non era affatto una novellina in ambito di manici di scopa, ma sapeva che l’avrebbe perdonato. Ma davvero non poteva spiegare il perché di quei comportamenti, dai, come avrebbe potuto dir loro “Sono nervoso perché amo la persona sbagliata. Ah, a proposito, è anche la cugina di gran parte di voi, me incluso”, non sarebbe stata un’uscita felice, e dubitava seriamente che lo avrebbero capito. Stentava a capirsi da solo, figuriamoci.
La ragazza gli sorrise, diciamo che tra soli, lune, mollettine ed armadietti vari una sua impressione personale se l’era fatta, ma evitò accuratamente di commentare, ripromettendosi di parlarne un giorno con James.
“Bene, ora ripassiamo lo schema di gioco. Weasley in porta, i Serpeverde tirano sempre destra, sinistra, destra, centro, anticipali; ricordati che Nott e Malfoy giocano di squadra, ed il terzo cacciatore se la cava coi passaggi, sta sempre dietro ad afferrare i tiri non parati per fare doppio punteggio, fai attenzione e se vedi che non puoi parare il tiro girati per parare l’altro”. Rose annuì con un sorriso. ‘Malfoy farà pure un ottimo gioco con chi gli pare, ma io..io sono una Weasley’ ghignò, pregustandosi l’espressione del ragazzo quando gli avrebbe sbattuto sul naso i risultati della partita. “Voi due, voglio Albus fuori gioco prima dei dieci minuti dall’inizio della partita. Cioè, non fatelo fuori, ma magari mirate a mutilargli un arto” disse con un occhiolino, ai gemelli, che scoppiarono a ridere all’unisono, scambiandosi un’occhiata malefica. Oh, eccolo lì James! “McGrow, Potter, Thomas, voglio vedere i punti aumentare alla stessa rapidità con la quale zia Muriel perde i denti. Lily, fai in modo tale che Thomas e McGrow afferrino la metafora.” Finì, buttando il blocchetto di fogli a terra ed afferrando a sua volta una vecchia Firebolt poggiata malamente al muro di pietra, rovinata dal tempo e dall’uso. Rose ricordava bene quanto fosse stata litigata da Albus e James un tempo, e ricordava altrettanto bene il quasi esaurimento nervoso di sua zia Ginny, ed i capelli dritti del coniuge ai continui litigi dei figli. Quanto a Lily, lei si accontentava tranquillamente della sua Nimbus 2000 regalatale da John al suo compleanno, ed anche se non era una Firebolt, od una Nimbus 2002, la teneva con se neppure fosse un gioiello prezioso d’inestimabile valore. Rose si era chiesta molte volte il perché, ma non era mai riuscita a dare una spiegazione.
“Squadre in campo” Richiamò Madama Bumb, nel suo solito mantello blu notte, una sciarpa grigia attorcigliata attorno al collo, la mano destra stretta sulla sua fedele Scopalinda[2], la sinistra sulla bacchetta, puntata alla propria gola per amplificare la voce, un piccolo fischietto argenteo a brillare sul petto come fosse un ciondolo.
I Grifondoro si avvicinarono alla porta della spogliatoio che dava al campo, fremiti al cuore per l’emozione. Rose sentiva che sarebbe svenuta da un momento all’altro. Il cuore le si era stretto in una morsa mozzafiato e le batteva in petto a mille, lo stomaco le si stava contorcendo, dandole quella sensazione di capogiro, di distacco dalla terra, quasi come se stesse fluttuando. E per un attimo, brividi sulla pelle, capì come dovesse sentirsi Nick-Quasi-Senza-Testa. “Tranquilla, andrai alla grande.” Le bisbigliò Roxanne, poggiando il mento sulla sua spalla. “Ovvio, Rosie Posie, mal che vada farai un casino assurdo, ci farai perdere la partita e sarai lo zimbello di Malfoy a vita” aggiunse Fred, sorridendo sornione, le affusolate dita di un chiaro caffellatte ad accarezzare con nonchalance la propria scopa. “Ti odio” borbottò in risposta la ragazza, chiudendo gli occhi nel disperato tentativo di non schiantare suo cugino. Aveva sempre pensato che zio George avesse dovuto imparare a giocare a scopa tanto tempo prima.
“Ed ecco in campo la squadra Serpeverde!” iniziò, intanto, Andrew Jordan, il commentatore ufficiale delle partite sin dal suo primo anno ad Hogwarts. Non era stata una sorpresa per nessuno dei cugini Potter-Weasley vedere il loro amico d’infanzia come commentatore, e neppure per il padre, che a suo tempo aveva commentato la notizia con un ‘Meglio del test del DNA dei babbani”, tutto sorridente. Effettivamente era maledettamente in gamba come commentatore, anche se il vizio di lasciarsi sfuggire qualche parolina in più era proprio di famiglia. “Ed entrano i cacciatori, un applauso caloroso a Belby, Malfoy, Nott, Bletchley , Worrington,e Brooks nella speranza che si sciolgano.” esclamò applaudendo al microfono, accompagnato dalle risate dei compagni di casa ed ad’un’occhiataccia da parte della professoressa McGranitt, che però non riuscì a nascondere un sorrisino da sotto lo scialle di lana. “Ed ultimo, ma non meno importante, il cercatore Potter! Un applauso al capitano ed alla bellissima messa in piega mattutina!” risate sparse si unirono al fitto chiacchiericcio che coronava il campo ovale,mentre gli scrosci degli applausi (provenienti in primo luogo dalla tribuna verde-argento) riempivano le orecchie dei giocatori in sella alle scope.
Rose sorrise guardando complice al cugino maggiore. Ahi, Ahi. Drew stava sfondando una porta aperta, e non sapeva contro chi si era messo. Insomma, quale persona sana di mente direbbe qualcosa ai capelli di Albus Severus Potter?
“In sella ragazzi, manteniamo l’ordine d’entrata dei Serpeverde: McGrow, Potter, Thomas entrate primi; battitori a seguire; Rose, tu sei prima di me.” Sussurrò James alla squadra, che, in rapidi movimenti agitati, si sistemò a formare una relativamente lunga fila indiana. Rose sentiva il cuore esplodere in petto. “E’ solo una partita, solo e soltanto una partita come un’altra. Andrai alla grande.” le sussurrò il ragazzo, chinandosi in avanti per soffiarle le parole all’orecchio. “No, è la mia prima partita. E se dovessi sbagliare tutto?” rispose la ragazza, chiudendo gli occhi, come se il guardare la porticina di fronte a lei fosse troppo. Aveva preso a tremare spasmodicamente, il corpo avvolto nell’uniforme scarlatta scosso da mille e mille tremiti, le labbra rosse cosparse di minuscoli taglietti dal vago sapore ferroso dovuti all’improvvisa concentrazione d’un’emozione che l’avrebbe dovuta assalire poco alla volta. Che l’aveva colta alla sprovvista. “Non sbaglierai. Mi hai stracciato la scorsa estate. Cosa vuoi che siano in confronto a me queste quattro serpi.” Fu la risposta, bisbigliata sopra la sua spalla, che fece increspare la bocca della ragazza in una pallida imitazione di sorriso. Non fece neppure in tempo a mormorare un “Molto modesto, eh”, che la voce grave dell’insegnante di volo si liberò nell’aria, richiamando in campo i ragazzi rosso-oro e trafiggendo il cuore di Rose come l’ennesima lama di preoccupazione.
“Ci siamo” disse McGrow, fieramente, scalciando ed entrando in campo, l’aria tra i capelli ed un sorrisone stampato in faccia. ‘I punti ad aumentare alla rapidità della caduta dei denti di zia Muriel. Sarà fatto. Chiunque essa sia, ben chiaro.’ “Ed ecco anche i Grifondoro!” aveva iniziato, intanto, Andrew alla bacchetta tesa della preside, che per l’occasione fungeva da microfono. Rose deglutì rumorosamente mentre, davanti a lei, Roxanne spariva dietro l’uscio. “Ed un applauso a: McGrow, Potter, Thomas, Weasley 1, Weasley 2, e Weasley 3” Andrew, dal posto in tribuna, si era alzato in piedi ed aveva iniziato ad urlare il nome dei giocatori come se fossero stati cantanti famosi ad un concerto, con grande disappunto della McGranitt, che lo ripescò per la manica e lo rimise seduto borbottando un “tale ed uguale al padre” contrariato.
Rose chiuse gli occhi e li riapri, traendo un profondo respiro, poi scalciò il terreno e superò la porta, librandosi in aria sino a raggiungere la cugina, senza accorgersi che, dietro di lei, qualcuno si era chinato a terra, risollevandosi con un sorriso mesto, in mano una molletta luccicante.
‘Chi me lo ha fatto fare’. La folla scarlatta applaudiva ed urlava il nome della nuova arrivata, che sentiva, a discapito dei precedenti pensieri, che non sarebbe sopravvissuta alle seguenti due ore.
Il cielo s’era scurito. La spessa coltre di nubi, fino a poche ore prima bianca come il manto nevoso ch’attecchisce al suolo, aveva preso a ruggire sommessamente, colorandosi d’argento fuso. Argento fuso. Rose sorrise. Alla fine se la sarebbe cavata, aveva una silenziosa scommessa da vincere, dopo tutto. Si strinse al manico della Nimbus,tastando quel legno vecchio che l’aveva accompagnata per anni in mille marachelle e divertimenti, quasi a cercare conforto. Posso farcela.
Scorpius ghignò. Merlino e Morgana, se era divertente vederla così nervosa. Non era mica roba da tutti i giorni poter vedere Carota che si mordeva le labbra neppure si stesse giocando la casa. Vedere Carota che si mordeva le labbra. Che si mordeva le labbra. Le labbra. Scosse la testa in diniego nei confronti di qualcosa anche a lui sconosciuto. Tornò all’osservazione dell’avversaria. La ragazza aveva sciolto la treccia a spiga di grano che le ordinava i capelli quand’era in infermeria, e li aveva sistemati in una crocchia bassa, dalla quale uscivano disordinate ciocche infuocate, coprendole l’occhio destro. Per un attimo Scorpius ebbe l’impulso di avvicinarsi per scostarglieli. Cioè, lo avrebbe fatto per lei, ovvio: non le davano fastidio? Il volto illuminato da un tenue spiraglio di luce filtrante attraverso le nuvole, sul nasino, che s’era leggermente imporporato a causa del gelo, le mille efelidi chiare erano ancora più visibili, rendendola in qualche modo indifesa e terribilmente dolce, e la sua tensione era palpabile, eppure il capo era alto, e gli occhi..gli occhi brillavano. Quell’azzurro di cielo splendeva, era cristallino, limpido, quasi come ripicca alla giornata buia. Scorpius sorrise d’istinto.
Madama Bumb tirò fuori dal baule di pelle di drago la Pluffa(Rose ghignò malefica, ed i suoi occhi saettarono alla figura snella di Malfoy, troppo occupato ad osservare i bolidi). “Voglio un gioco pulito, espulsione al primo che fa fallo.” Li avvisò. “Bolidi liberi, boccino in campo, Pluffa fuori, madama Bumb si prepara..3,2,1..” il suono metallico del fischietto rimbombò per tutto il campo mentre la palla cremisi veniva tirata in alto, ad un destinatario ignoto.
Rose sfrecciò davanti alle porte, l’adrenalina nel sangue, nelle vene, in ogni più piccola parte di lei, mentre la pelle ghiacciava più per l’emozione che per l’effettivo freddo. L’aria le sferzava i capelli, liberandone sempre di più dalla pettinatura, malgrado lo stretto caschetto. Destra, sinistra, destra, centro. Si posizionò davanti alla porta centrale, attendendo il colpo.
“McGrow in possesso palla, sfreccia come un bolide, ed eccolo, affiancato da Nott, passaggio a Potter, Potter smarca Malfoy che la segue laterale” Rose seguì i guizzi delle uniformi, riconoscendo quella verde di Scoprius dietro a quella rossa che doveva essere della cugina. Strinse la scopa. “Potter fila, ancora in possesso palla. L’affianca Thomas, non ci sono passaggi. Potter supera Malfoy, sfreccia in porta, Brooks si prepara. Tiro. NO! Nott afferra la palla.” Lily aveva tirato ad una velocità ammirabile ma Hilary aveva parato il colpo senza che neppure Brooks se ne accorgesse, ed ora, Pluffa sotto il braccio, si avvicinava verso sinistra. Destra, sinistra, destra, centro. Rose sorrise, arpionandosi al legno. Scorpius ghignò, c’era cascata, si stava sporgendo verso sinistra. Grande Hilary. La seguì, volandole al fianco destro, pronto a ricevere il passaggio. Belby s’appostò dietro Rose. “E Nott si avvicina all’area di rigore, non passa, viene accostata da Potter; Potter tenta di interrompere il possesso palla dell’avversaria. Nulla. Vai Lily!” McGrow, con una piccola picchiata si appostò sotto i giocatori, in attesa che la palla venisse parata. Destra, sinistra, destra, centro. Rose aveva afferrato il gioco degli avversari, ma non si mosse. Rimase immobile davanti all’anello centrale. Destra, sinistra, destra, centro. Dieci metri. Lily si avvicinò ancora di più a Hilary. “Rox, allontana Malfoy!” urlò alla cugina che, mazza da battitrice in mano colpì un bolide con tanta forza da fargli invertire istantaneamente direzione neppure fosse una pallina da pingpong, dando un pugno la Pluffa –ben attenta a non prendere la cacciatrice verde-argento- che tuttavia, sotto la salda presa della giocatrice, rimase immobile. Rose sbiancò. No, se non avesse tirato Malfoy a destra lei non l’avrebbe parata. Se il bolide avesse preso Malfoy poi.. “NO!” strillò, salendo con tono qualche ottava più in alto del previsto, mentre il bolide mancava di un soffio l’orecchio sinistro del ragazzo, prendendolo tanto alla sprovvista da fargli perdere momentaneamente l’equilibrio. Scorpius guardò la rossa pallida, trarre un sospiro profondo. Merda, aveva rischiato brutto. La imitò, non potendo però nascondere un sorriso soddisfatto. Alla fine, a Carota sarebbe dispiaciuto il non averlo tra le scatole per un po’. Buono a sapersi.
“Scorp, vuoi un caffè, nel frattempo?!” gli ringhiò Hilary, arrabbiata, rompendo la formazione per guadagnare metri.
Rose sorrise. Vivo. Due orecchie. Che culo.
“Woow! Malfoy è ancora vivo, e non c’ è alcun bisogno di utilizzare protesi, fortuna inaudita!”stava esclamando, nel frattempo Drew, riflesso dei pensieri della ragazza. ‘Vivo e vegeto. Una Pluffa mi è bastata Weasley.’ Fu il pensiero del ragazzo, che aveva ripreso la postazione, protendendo verso sinistra mentre la compagna si allontanava nell’altra direzione. “AIUTATE ROSE!” urlò James, che visto il bolide sfrecciare si era distratto dal suo compito e guardava inorridito la scena, sospeso a mezz’aria, gambe a dondolare nel vuoto. Doveva allenarsi di più, lo sapeva. Thomas fece per mettersi tra i due avversari quando la compagna gli intimò di levarsi da mezzo, in un educato abbaio canino.
Poi successe. Hilary urlò un via lasciando che la palla sferzasse il vento, dritta nelle mani lattee di Scorpius, che con un ghigno, ed un pugno di adeguata potenza, fendette l’aria. Dritto in porta. Destra, sinistra, destra, centro. Il ghigno fu di Rose che non esitò neppure un attimo a gettarsi di lato acchiappando con entrambe le mani la palla scarlatta, per poi tirarla in aria e tra le braccia di Nicolas che le borbottò un “Grande!” entusiasta.
“PARATA!” urlò Jordan, che dalla voce tremante aveva perso almeno tre chili buoni soltanto di sudore nella tensione del momento, perdendo di vista gli altri giocatori.
Intanto, metri più in alto, James sorrideva. “Destra, sinistra, destra, centro” sussurrò tra sé e sé a mezza bocca, gli occhi accessi in orgoglio. ‘E brava la mia Rose .’ Poi, come colto dalla consapevolezza del suo effettivo compito, prese ad ispezionare attentamente il campo.
Ci furono altre tre parate ‘destra, sinistra, destra, centro’; 30 punti conquistati dai Grifondoro; troppi, davvero, troppi sorrisi da parte di uno Scorpius che avrebbe dovuto piangere, dato la situazione della partita; troppi ‘Mh, niente male Lenticchia’ quando avrebbe dovuto maledirla; troppe risate nel vederla sbuffare nel tentativo di scostare una ciocca ribelle da davanti il viso. E troppe volte aveva dovuto fermare la scopa che, automaticamente si stava dirigendo verso di lei ad aiutarla nel suo tentativo. Erano passati 20 minuti.
Il gioco procedette monotono per un’ora buona, tra punti e parate. I Serpeverde conquistarono 50 punti, sempre rimanendo ben distanti dalla squadra avversaria che ne aveva ben 320. Cos’aveva da ridere Malfoy? Lo faceva ridere? Si stava prendendo gioco di lei? Ma Rose non aveva sudato magliette su magliette per vedere il sorriso sornione di quella sottospecie di porcellana con la parrucca. Non di certo. Parò altri quattro tiri, guardando esigente i cacciatori scarlatti. “Potter in possesso palla, Nott l’affianca, Potter tira in alto, ma cos..” Lily aveva tirato la palla in alto. Non ad un compagno. Non alla porta. In alto. Rose scoppiò a ridere di gusto quando, inaspettatamente, Nicolas l’afferrò, facendola entrare in porta. Da piccole giocavano a fare questi passaggi improbabili, aveva passato gran parte delle sue estati a tirarsi zucche nell’orto fangoso della Tana con sua cugina, ma vedere un passaggio così andare a buon fine era..il suo sogno. Davvero. “Ed è punto!” urlò il commentatore, che ormai, persi ogni più piccolo barlume di imparzialità, aveva preso a ballare sulla sedia un qualcosa di molto simile alla salsa.
Albus fluttuava a mezz’aria. Era stanco. Era dall’inizio della partita che si sentiva spossato, nonostante ricordasse benissimo di non aver fatto granché, anche se non precisamente cosa. Effettivamente quel giorno si sentiva davvero strano, o più che altro si era sentito strano. Ricordava quasi nulla della mattinata, ma una cosa che ricordava benissimo era lo stato di totale intorpidimento. Ah, ed anche lo schiaffo terribile che Marie Canon gli aveva assestato senza un apparente motivazione -fatta eccezione per il ‘bastardo ipocrita’ che aveva ululato uscendo dalla porta dello spogliatoio- ed il ghigno di Hilary come conseguenza diretta. Si appuntò mentalmente di chiederle il motivo dello schiaffo della ragazza e del ghignetto, era sicuro che sapesse qualcosa.
Sbatté le palpebre, stancamente. Poi lo vide, e proprio mentre Jordan annunciava il 330 punto dei Grifondoro, aggiungendo un qualcosa di molto simile al ‘Brooks datti all’ippica’ che non fu esattamente accettato dalla preside. Un piccolo oggettino dorato volava alla distanza di massimo quattro metri da lui, febbrile, irrequieto. Sorrise. “Bingo” borbottò, lanciandosi all’inseguimento.
“Ma ecco Potter, non lei, l’altro Potter, no..Ecco Albus all’inseguimento di qualcosa! E’..mi sembra..per i bermuda leopardati di Merlino! Albus ha trovato il boccino!” urlò Andrew zompando sulla sedia e strappando via dalle mani della preside la bacchetta, senza neppure accorgersi di nulla, troppo preso dalla partita.
Albus schivò il bolide lanciatogli da Bletchley, lanciandosi in uno slalom a spirale tra i giocatori e le palle, mano protesa quando …”Ed ecco l’altro Potter! Affianca il fratello come se non ci fosse un domani, allunga la mano, NO! Il boccino cambia direzione distraendo i nostri cercatori che, malgrado il cambio repentino di direzione, non lo perdono di vista!” Albus accelerò, steso sul manico di scopa, aggrappato a questo con un braccio. L’altro allungato in avanti. Tre metri. James lo imitò, fiancheggiandolo, braccio teso leggermente più lungo di quello del fratello. Il boccino rallentò leggermente. Due metri. Ancora. Un metro. Poi, improvvisamente, cambiò ancora direzione, e, con una leggera picchiata iniziò a volare a meno di mezzo metro da terra, seguito dai Potter.
Poi, Albus cadde. La folla trattenne il fiato. James allungò la mano quasi sperasse di riuscirlo ad afferrare in tempo; Rose portò entrambe le mani a coprirsi la bocca, gli occhi fuori dalle orbite; A Scorpius si fermò il cuore per un attimo; Ma soltanto Hilary, Pluffa in mano, gambe penzoloni, cacciò un urlo.
Il silenzio avvolse il campo e le tribune fino a quando, acciaccato e dolorante il ragazzo si alzò da terra, l’ombra di un ammaccato sorriso sulle labbra, il palmo chiuso attorno ad una pallina rotonda dalle ali accartocciate, borbottando ad un James esterrefatto :”Sono più bravo io, mi dispiace”.
La partita era finita. I Serpeverde avevano preso il boccino. I Grifondoro avevano vinto con 10 punti di vantaggio.
Tra le urla e gli applausi, Hilary si asciugò con stizza una lacrima di sollievo, mentre uno sguardo azzurro ed uno argenteo s’incatenavano complici. Scorpius aveva perso la sfida.




[1] Pianta solamente citata nel Calice di Fuoco.

[2] Questa scopa fu ideata dai fratelli Bod, Bill e Barnady Ollerrton, che fondarono la Scopalinda, una delle prime fabbriche di scope. Questa scopa fu subito accettata e venne utilizzata da molti giocatori di Quidditch. [Fonte: Wikipedia]



ED ECCOMI QUI!
Vi sono mancata?? (*Il nulla più assoluto*) Aww ragazzi, mi fate commuovere così, mi siete mancati anche voi!
Scherzi a parte, davvero ho odiato la scuola ed ogni momento rubato alla scrittura e mi rendo conto che per i miei standard è stato un ritardo terrificante, lo so, perdonatemi. Vi scongiuro di non abbandonarmi da sola in quest’avventura perché senza le vostre opinioni non saprei proprio cosa fare!
Pooi, stavo pensando ad un regalo di Natale sufficiente a farmi adeguatamente perdonare … Che ne dite se scrivessi per i giorni 24, 25, 26, una piccola raccolta di Missing Moments tutta natalizia sui Natali passati di Rosie e Scorpius? Vi piace l’idea? Aspetto una vostra risposta e poi mi metto a lavoro!
A Lunedì, (giuro solennemente che cercherò di evitare ritardi)
Bacionissimi(?)
JustAHeartBeat
   
 
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