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Autore: itsonlyme    15/12/2014    2 recensioni
Se ti ritrovi a correre a perdifiato in un tunnel, di cui non vedi neanche uno spiraglio di luce ad indicarti l'uscita, ma poi trovi una scorciatoia che ti conduce ad un posto nuovo, cosa fai?
Dal primo capitolo:
Mossi l’aria che ci circondava. Il suo profumo mi entrò nelle narici, forte e dolce contemporaneamente.
Lui, sentendo la mia presenza, si girò a guardarmi per due secondi.
In quei due secondi mi rivolse un accenno di sorriso che mi fece perdere un battito, mancare la terra da sotto i piedi, poi tornò alla lettura, senza nemmeno darmi il tempo di ricambiare.
[ziam/side pairing larry]
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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And I thought of us
Back to the time,
You were lying next to me
I looked across and fell in love
So I took your hand
Back through Londons streets I knew
Everything led back to you
So can you see the stars?



 

LIAM
 
 
 
Morfeo mi aveva stretto fra le sue braccia non molto dopo da quando erano arrivati i miei migliori amici.
Avevano cercato di tranquillizzarmi in ogni modo possibile, e , a quanto pare, avevano avuto successo, perché ero crollato, anche se con le lacrime secche sulle gote.
Avevo dormito un sonno agitato, come quasi ogni notte, ma non avevo visto niente. Era tutto buio. Una lotta a luci spente, confusione.
Mi svegliai di soprassalto, la fine di uno dei miei incubi. Quando tornai a respirare regolarmente mi guardai in torno, la mia stanza era poco illuminata; ero coperto fino al collo ed ero sudato. Harry e Louis erano spariti. Mi voltai per guardare l’ora sulla sveglia che segnava le 6:37.
Presi il mio cellulare dal comodino in legno laccato nero alla mia sinistra e scoprii d’avere un messaggio ricevuto, era Zayn.
Il mio cuore accelerò vistosamente.
Lo aprii senza esitare un attimo in più.
-Scusami tanto.-
Senza conoscere la vera ragione delle sue scuse, provai un forte dolore all’altezza del petto, quasi come se il cuore mi si fosse lacerato. Sentivo di sapere la verità, quasi come una previsione. Un avviso.
Mi alzai di corsa e schizzai verso la porta del bagno, chiudendomi dentro a chiave.
Respiravo a fatica; avevo urgente bisogno di parlare con lui, di sentire la sua voce, nonostante la causa del mio dolore fosse lui stesso.
Lo chiamai, non curandomi dell’ora.
Quattro squilli, e la sua voce dolce e strascicata arrivò alle mie orecchie, preoccupata.
«Liam, hey»
«Zayn, tu.. stai bene?» domandai con voce tremolante.
«Si, per adesso. Tra qualche ora vedrò mio padre.» spiegò.
«E quel messaggio?» domandai ansioso.
Sospirò. «Mi stavo scusando per tutto. Per il passato e anche per il futuro.»
«Perché pensi che ci sia necessità di scusarti per il futuro? Cosa hai intenzione di fare, Zayn?» chiesi, ancora, incalzando.
«Ti ho già spiegato che no..»
«Non lo sai, si, ho capito» lo interruppi, «Non preoccuparti adesso. Pensa ad ascoltare tuo padre e poi passa subito da me, ti prego, ho bisogno di te. Ho bisogno del mio ragazzo.» mi accorsi di aver ripetuto involontariamente le stesse parole da li usate nell’sms del giorno prima solo quando me lo fece notare.
«Voglio baciarti.» aggiunse.
Sospirai affranto. «Anche io,» dissi, «vorrei che tu fossi qui, ora e sempre. Così da poter farlo quando mi va e non quando abbiamo un po’ di tempo».
«Liam, è meglio che chiudiamo prima che faccia qualche scelta sbagliata.» ridacchiò, sollevandomi l’umore.
Quando mi salutò il mio cuore sprofondò, però, di nuovo in un mare d’ansia. Ci affogò dentro, dopo poco, annaspando in cerca d’aria; in cerca di una mano ad afferrarlo.
 
 
 
Passai probabilmente una buona mezz’ora chiuso in bagno, a fissare il pavimento lucido.
Il bussare insistente mi distrasse, e «Liam!» mi chiamò Louis.
«Sono vivo.» mormorai.
«Pensavo ti stesse scappando e fossi corso in bagno per non farla addosso, ma dopo mezz’ora inizio a preoccuparmi che tu sia caduto nella tazza».
Eccolo, Louis, l’unico che sapeva farmi ridere, far distendere le mie labbra in un sorriso anche quando avrei voluto davvero sparire. Sparire e non tornare.
Mi alzai da terra, aprii la porta con un gesto veloce e gli gettai le braccia al collo. «Ti ho mai detto di volerti bene?» chiesi io, affettuosamente.
Una volta che ci fummo separati dall’abbraccio, «Ti ho mai detto che puzzi?» ribatté lui, con un sorriso furbo sulle labbra. Non potei fare a meno che ridacchiare, anche se con gli occhi gonfi di pianto era un po’ buffo.
Prima che potessi chiudermi di nuovo in bagno per fare una doccia, lo sentii dire a bassa voce un “ti voglio bene”, che mi scaldò un po’ il cuore.
 
 
 
 
Trascorsi forse un’ora sotto la doccia. Non avevo di meglio da fare che pensare a ciò che sarebbe presto accaduto.
Poteva un incontro rovinare tutto?
Poteva un incontro distruggere qualcosa di seminato e coltivato con cura, per giorni interi?
Mi rifiutai di piangere ancora, non sarebbe servito ad altro che a peggiorare la condizione dei miei occhi.
Ancora in accappatoio e a piedi nudi, aprii la porta del bagno, trovando Louis ed Harry a farsi gli occhi dolci sul mio divano.
Finsi di non notarlo, sorrisi dentro me però. Non mi andava di parlare di questioni sentimentali di qualcun altro se la mia relazione era in bilico, sul filo di un rasoio, pronta a cadere e sgretolarsi.
«Avete fame?» domandai.
«Certo che ne abbiamo e dovresti mangiare anche tu; cucino qualcosa?» rispose prontamente il riccio, scattando in piedi. Mi avvicinai con passo cadenzato a lui, e poggiandogli le mani sulle spalle lo spinsi di nuovo sul divano. «Harry, non sono un malato terminale, posso ancora ragionare e quindi anche cucinare qualcosa per colazione.» ribattei.
Louis ridacchiò, «Effettivamente lo stai trattando come un idiota.» mi difese.
«Tu stai zitto.»
 
 
Trascorsi l’intero pomeriggio con loro due.
Dietro i pochi sorrisi che riuscivano a strapparmi c’era una lacrima salata, e paura.
Mentre loro mi parlavano, io non facevo altro che pensare che in quello stesso momento il mio ragazzo stava discutendo con un importante pezzo mancante della sua vita. Un pezzo che poteva riavere indietro.
Io non conoscevo il signor Malik, non sapevo cosa sarebbe stato disposto a chiedere al figlio pur di riaverlo indietro. Non sapevo se sarebbe stato disposto a scendere a patti con lui, se gli avrebbe chiesto di tornare nella vita uno dell’altro dimenticando tutto e ricominciando da zero, o se gli avrebbe dato un ultimatum imponendogli di tagliare ogni legame con me.
Tutta la mia vita nelle mani di un uomo che neanche conoscevo.
Non c’era niente che mi distraeva dal pensare al peggio. Avevo voglia di Zayn fra le mie braccia, fra le mie gambe, tutto intorno a me, e non potevo averlo.
Non avevamo ancora condiviso il momento intimo e profondo dell’amore vero e proprio, e perdermelo sarebbe stato, forse, ancora più straziante.
Sentirmi completamente suo e lui mio, era ciò che più desideravo. Bruciavo di desiderio, ma in quel momento il desiderio era tutt’altro che solo bisogno carnale, avevo solo bisogno della sua presenza, delle sue mani e del suo respiro regolare accanto a me, della sua presenza viva.
 
 
ZAYN
 
L’appuntamento era al parco a dieci minuti da casa mia. Non riuscivo ad alzarmi dalla sedia, sentivo il cuore tamburellarmi nel petto. Un dolore quasi costante.
Le mura di casa mia sembravano restringersi, volermi soffocare; così, mi alzai, respirando a fondo e a lungo.
Mi passai una mano fra i capelli decisamente scombinati, e afferrando la giacca di pelle uscii fuori all’aria aperta. Iniziai ad incamminarmi verso il giardinetto.
Strisciavo i piedi sull’asfalto, le gambe pesavano, come la testa. Mille pensieri la affollavano: andavo ad affrontare un grande cambiamento per me, per la mia vita; quello definitivo.
Mi chiedevo come sarebbe andata, cosa mi avrebbe chiesto mio padre, come si sarebbe comportato con me. ma non avevo alcuna risposta, solo il tempo me lo avrebbe rivelato.
Arrivai qualche minuti in anticipo sul luogo dell’appuntamento ma lui era già lì.
E quando lo vidi il fiato mi si mozzò in gola, mi bloccai, i piedi fissi sul terreno fresco dopo la pioggia, l’aria fredda a sferzarmi il viso, a scombinarmi i capelli.
Alzò il viso e mi rivolse uno sguardo serio, duro. Non era per niente come mi aspettavo.
Certo non mi aspettavo abbracci di riconciliazione, ma almeno un sorriso, quello forse lo pretendevo.
Qualche passo, ed eccomi davanti al tassello mancante della mia vita. Mi somigliava molto.
Si alzò in piedi quando fui a due metri da lui e mi salutò porgendomi la mano. Esitai a stringergliela, ma lo feci. E in quella stretta rividi me stesso, uno Zayn quattordicenne, la sera della festa. Fu come uno schiaffo in pieno viso. Era la sera in cui tutto era iniziato, o finito.
Tutte le mie sofferenze, racchiuse in una stretta di mano, la stessa che mi aveva percosso, mi aveva procurato dolore.
«Ciao, Zayn.»
«Ciao» dissi, freddo più del ghiaccio.
«Come stai?» domandò. Non lo conoscevo, non più, non avevo idea di ciò che stesse pensando in quel momento.
«Non mi lamento per niente.»
«Raccontami un po’ come va la tua vita per ora. Che fai? Lavori? Studi?» chiese ancora. Abbassai il capo.
«Sediamoci» dissi, indicando la panchina dietro lui. Annuì impercettibilmente.
«In questo momento lavoro come commesso in una libreria ma ho intenzione di iniziare a riprendere gli studi.» iniziai. Avevo deciso che sin da subito avrebbe saputo di Liam.
«Il mio ragazzo mi ha detto che nella sua scuola ci sono anche corsi di disegno, e vorrei partecipare.»
Quando sentì quelle parole, la sua espressione mutò.
«Il tuo…?», «Ragazzo, sì.» conclusi la frase per lui. «Le cose non sono cambiate, vedo.» osservò, «Me ne sono andato per essere me stesso, non per essere ciò che non sono per piacere al mio stesso genitore, alla mia famiglia.» sputai, tutto d’un fiato. Come si fanno le cose che si devono affrontare con coraggio.
Un minuto di silenzio seguì la mia frase. «Perché mi hai cercato?» domandai, «Perché pensavi che le cose sarebbero state come volevi tu?» incalzai.
«Ti ho cercato perché ti rivoglio indietro. Sono malato, Zayn» disse piano,  «E avevo voglia di passare un po’ di tempo con mio figlio, il mio unico figlio maschio.» decretò.
Farsi investire da un carro armato sarebbe stato meno doloroso di sentirsi dire una cosa come questa.
Non era poi una brutta idea.
Liam, dove sei?
«Sei.. malato?» domandai, con la voce rotta. «Si, ho un linfoma, non si sa se è curabile ma è grave.» rispose, cauto.
«Tornerai da me?»
«Mi accetterai così come sono?» replicai. Forse era cattivo chiederlo in quel momento, ma almeno avrei sofferto a metà. Liam avrebbe lenito le mie ferite, come faceva da mesi ormai, e avrei pianto con un solo occhio se lo avessi avuto al mio fianco.
«Zayn..» iniziò. Quello era un pessimo inizio. «Mi sei mancato molto, figliolo» continuò. «Ma? C’è un ma, lo so» dissi. «Non cambierò idea» disse, freddamente.
«Quindi mi vuoi con te, ma non per come sono davvero? Dovrò lasciare Liam. Mi stai chiedendo questo, no?»
«Non..»
«Si invece. Stai domandando a tuo figlio di vivere ancora col pensiero di essere un errore, di essere diverso, di vivere nella sofferenza, solo per puro egoismo!» dissi, interrompendolo. Boccheggiò. «Il mio uomo è coraggioso. Fino a due anni fa veniva picchiato a sangue dai bulli perché è come me, perché siamo così, come ci vedi tu. Ti farebbe schifo tuo figlio se lo vedessi baciare un ragazzo?» incalzai, esplodendo. Tutto il dolore si stava sprigionando, lo sentivo nelle vene, la parte cattiva di me stava emergendo, la parte che pochi conoscevano.
Boccheggiò ancora, lo stavo sorprendendo. Ero cambiato. Le sue punizioni avevano fatto effetto, ma non quello che sperava lui.
«Zayn..»
«Zayn, Zayn, Zayn! Dimmi la verità. Solo un si o un no» dissi.
«Credo di si» una risposta che speravo di non sentire. «Torna da me» mi implorò. «Torna a casa da me, mamma e le tue sorelle» aggiunse. «Ma se non ho neanche più idea di come siano fatte le mie sorelle!» urlai.
I pochi passanti e presenti al parco si voltarono, ero stato un po’ brusco ma non potevo farne a meno.
«Manchi a tutti»
«Manco a tutti? Come puoi solo pensare di inventarti una cosa simile? Se fossi mancato a tutti mi avreste cercato prima» sospirai rumorosamente. La testa implorava tregua. I ricordi, prima impolverati, erano tornati tutti a galla e sentivo gli schiaffi e i colpi di cintura ancora bruciare rosso vivo sulla pelle.
«Torna.»
«Devo pensarci.» dichiarai. «Ti richiamo io» disse. Mi alzai in piedi, scalciando i sassolini sotto i miei piedi. «Zayn, voglio che torni. Lascia quel ragazzo, è uno come tanti, la famiglia è ciò che conta di più. La famiglia ti fa felice, non il tuo fidanzato» disse. Sentivo il suo sguardo addosso, non lo guardavo.
Dopo quella sua frase, «Ciao» fu l’unica cosa che riuscii a dire. E mi allontanai velocemente, senza nemmeno pensare di aspettare una sua risposta, senza un sorriso, senza un abbraccio. Senza niente.
 
 
 
Quella era stata la peggiore discussione della mia vita.
Era in ballo il mio tutto.
Entrai in casa sbattendo la porta, e tirai le chiavi di casa contro il muro. Mi sentivo in una barca, dentro una tempesta, solo. Avrei voluto correre da Liam e stringerlo forte, ma non potevo. Non potevo, perché stavo davvero valutando l’idea di metterlo da parte per tornare dalla mia famiglia inconsciamente.
Lui momentaneamente era la parte migliore di me. Aveva cominciato a migliorare le mie giornate sin da quel giorno in cui si era seduto su quella panchina scricchiolante accanto a me, e accanto a me c’era ancora. E lui era ciò che mi rendeva felice.
Ma se non fosse durata? Se lui si fosse stancato di me? L’idea di perderlo era lacerante, ma era qualcosa di possibile, anche se io ero perdutamente innamorato di lui.
Me n’ero reso conto giorni prima, quando, mentre cucinava per entrambi, mi chiedeva cosa preferivo. E avevo fissato lo sguardo nel suo, gli occhi luminosi.
In quel momento avevo riflettuto a quanto quell’uomo potesse essere importante per me. Liam era coraggioso, e forte. Forte e bello. Lui era l’uomo che ogni donna desidera, e anche se io non lo ero, lo amavo e desideravo comunque, e desideravo donargli più amore di quanto qualsiasi donna sarebbe stata disposta a dargli.
Mi tuffai sul divano, esausto. Avevo bisogno di dormire, ma non ci sarei riuscito senza sentirlo.
Mi alzai, per poi stendermi sul letto col cellulare fra le mani. Digitai velocemente sullo schermo.
-Ciao Lee.-
La risposta fu immediata. Lo immaginai a dondolarsi sull’amaca nel giardino di casa sua, a stringere il cellulare fra le mani, aspettando un mio messaggio.
Sì, lo amavo decisamente.
-Ciao..-
-Non chiedermi com’è andata-
-Ti chiamo.-
Due secondi dopo, senza neanche darmi il tempo di replicare, la sua foto e il suo nome comparvero sul mio schermo.
Risposi non prima dei due squilli. «Hey» mi salutò. Io risposi sospirando.
«Non ti chiederò nulla.» disse.
«Grazie.» risposi semplicemente. «Però parlami lo stesso, leggimi qualcosa, adoro la tua voce».
Iniziò a leggere dal terzo rigo di pagina 47 di un libro a me sconosciuto.
Il suono così dolce della sua voce, mi cullò fino a quando il sonno non mi raccolse con se, rendendomi più vulnerabile possibile.
 
 
 
LIAM
 
 
Pagina 49.
Sentivo il suo respiro regolare, sapevo che dormiva, avrei dovuto chiudere ma non ci riuscivo.
Quando lo avevo chiamato mi aveva risposto con un sospiro pesante, non era niente di buono.
Il mio cuore non era pronto per la botta, non ero decisamente pronto ad un addio.
Terminai la chiamata circa trenta minuti dopo. E rimasi sveglio per i successivi quaranta, ripensando al “ti amo” che gli avevo sussurrato quando avevo chiuso; poi crollai anche io.
 
 
ZAYN
 
Il mio umore il giorno successivo riprendeva i colori del cielo: grigio.
Senza fare colazione, mi ero spostato dal letto al divano. La casa era fredda, io ero freddo. Tutto era freddo senza Liam. E io stavo pensando di lasciarlo.
Mi presi la testa fra le mani, cercando di riordinare tutti i pensieri, di separarli.
La famiglia: tassello fondamentale nella vita di un essere vivente.
 
Non avevo ricordi felici della mia famiglia, se non quelli fino al mio quattordicesimo compleanno. Ne erano passati altri otto, e non ricordavo neanche più cosa significasse trascorrere una ricorrenza con i parenti, coi regali, le tavole imbandite per cento anche se si era la metà, la musica in sottofondo alle mille chiacchiere. Non ricordavo neanche più le espressioni sul viso di mia sorella Doniya quando le rubavo un regalo e lo scartavo per lei, o quando andavo a svegliare Waliyha saltando sul suo letto ripetutamente, ma la cosa peggiore era che neppure ricordavo il colore degli occhi della piccola Safaa.
Avevo rinunciato alla mia famiglia da ormai cinque anni. E dire che non ne sentivo la mancanza, era una grossa bugia. Della mia famiglia mi mancava tutto, tutto prima della festa.
Mi chiedevo che cosa sarebbe successo se le cose quella sera non fossero andate in quel modo. Mio padre lo avrebbe saputo? Se glielo avessi confessato, come avrebbe reagito? E mia madre?
La mamma, l’ancora di ogni figlio. Tranne che la mia. Trisha, una donna bella, e forte, ma poco determinata. La ricordavo come la donna sempre sorridente che dopo aver scoperto della mia omosessualità aveva iniziato a rivolgermi sguardi pieni di dolore. Lei sapeva che avrebbe perso un figlio, ma sapeva anche che non avrebbe fatto niente, sottomessa alle decisioni del marito.
Ma in assenza della famiglia, avevo avuto gli amici. Niall, in particolare, un bellissimo biondo finto e irlandese che era la mia ricarica di ogni mattina e ogni mio sorriso da anni.
E poi era arrivato Liam, a sconvolgere la mia vita.
Scombinai ulteriormente i miei capelli. Non avevo più voglia di pensare. Ero stanco anche di stressare la mia mente con la solita nenia.
Stavo delirando.
Perché era sempre tutto difficile?
 
Nel pomeriggio andai a lavoro, provai a distrarmi ma fra un consiglio, un libro e uno scaffale da sistemare –purtroppo- avevo trovato il tempo per pensare. Avevo anche sfogliato alcuni libri che parlavano di famiglia. Della differenza dell’amore della famiglia e l’amore fra amanti.
A conclusione di giornata, senza neanche aver sentito Liam per tutto il giorno, avevo preso la mia decisione.
Avevo bisogno di parlare con lui.
 
 
Mi accorsi giusto da appena sveglio, che la casella di messaggi e chiamate del mio cellulare era incasinata. Liam mi cercava da ore ormai. Ero un grande codardo.
Gli mandai un messaggio.
-Vengo a casa tua per le quattro.-
E non ricevetti alcuna risposta.
 
 
LIAM
 
Fissavo le lancette dell’orologio da ore.
Louis ed Harry continuavano a tempestarmi di chiamate, che rifiutavo senza pensarci due volte. Non avevo voglia di sentire nessuno. Nemmeno i miei migliori amici.
Mancavano tre minuti alle quattro. E sapevo che Zayn sarebbe stato puntuale, come sempre.
Avevo una brutta sensazione addosso. E avevo freddo. Ogni cosa attorno a me era congelata, compreso il mio cuore.
16:oo sull’orologio.
 Sospirai profondamente, senza riuscire a recuperare ossigeno. L’ansia mi stava divorando con tutti i vestiti.
L’ansia è cattiva, ti corrode l’anima.
Quindici minuti dopo ero ancora lì, senza Zayn.
Mi decisi a staccare gli occhi da quell’apparecchio malefico solo quando non ne potevo più. Mi alzai e con violenza aprii la porta. Trovando Zayn, seduto su uno dei gradini dell’ingresso, a tremare.
«Che diavolo stai facendo lì?» chiesi.
«Non avevo il coraggio di suonare il campanello» disse guardandomi un attimo e abbassando di nuovo lo sguardo sui suoi anfibi neri. «Sono uno stronzo e codardo.» Lo ignorai.
«Entra» un ordine.
Si alzò, e tremante entrò in casa superandomi, sfiorandomi il braccio.
«Preparo una tazza di tè, okay?»
Ero freddo, si. Lui lo era.
Avevo paura.
L’uomo che mi stava salvando stava per farmi affondare di nuovo. Ricominciando da zero la salita, ogni volta peggiore.
«Vengo con te» asserì. Mi spaventò il tono di voce che usò. Ero un fascio di nervi, di sentimenti ma nonostante fossi così pieno di tutte quelle cose continuavo a sentirmi vuoto, perché si, ero irrimediabilmente innamorato, e non potevo urlarlo al mondo; al mio mondo: Zayn.
«Liam, devo parlare ora. Subito» disse, entrando subito dopo di me nella stanza.
Un brivido mi percosse la schiena. Era un inizio o una fine, quella tortura?
«Ti ascolto» dissi, vacillando «Ma aspetta» aggiunsi, «Se hai intenzione di spezzarmi il cuore fallo, per favore. Fallo senza pietà, in modo che possa smettere di amarti e soffrire meno» dissi tutto d’un fiato, perché a corto di fiato, di coraggio, di voglia di stare lì vicino ma lontano un oceano da lui.
Una preghiera.
La sua espressione mutò, non volevo ferirlo. Serrò i denti, era un fascio d’ansia anche lui. I suoi occhi erano velati da tristezza, e forza. I miei solo da lacrime pronte a rigarmi le guance. Così, quando lui iniziò a parlare, mi voltai per mette l’acqua a bollire.
«Sono arrivato al parco in anticipo, sperando avere ancora tempo per stare da solo, ma non ne ho avuto affatto, perché lui era già lì. Era seduto su una panchina, come quella dove ci siamo conosciuti io e te, Liam. Vecchia, con pezzi mancanti.» iniziò. A quelle parole il mio cuore sussultò.
Sospirò. «Abbiamo iniziato a parlare immediatamente, mi ha chiesto circa la mia vita e non gli ho mentito, gli ho subito detto di te. Che ci sei, vivo e forte in me.» continuò. Annuii. «Ha iniziato a dirmi che mancavo a tutti e che mi rivolevano a casa, e niente in quel momento avrebbe potuto convincermi» deglutì a vuoto, «se non fosse stato che mi ha detto che è malato».
Quelle parole furono come un calcio nello stomaco, uno di quelli che non molti anni prima avevo ricevuto da quei ragazzi. Non ebbi neanche la forza di annuire: mi doleva il cuore.
«Mi mancava il fiato, non sapevo che dirgli, Liam, te lo giuro. Mi ha pregato di tornare da loro, dicendomi di lasciarti, per sempre. E io mi odio per tanti motivi. Non so se farei di nuovo le stesse scelte se avessi la possibilità di tornare indietro, ma tu sei la cosa migliore che mi sia mai capitata, e sono felice di averti conosciuto e di essere entrato nella tua vita, come tu lo hai fatto con la mia.» gesticolava, per evitare di torturarsi le dita. la sua voce aveva un tono di disperazione e non mi dava nessuna speranza.
«Ma torni da loro» conclusi io, piano. La voce rotta dal singhiozzo.
Abbassò la testa.
E a quel puntò non sentii più niente, neanche il mio cuore che andava in mille pezzi. Perché forse era già spezzato. Le mani mi tremavano. Stringevo la tazza con una mano, per tenerla saldamente, come per tenere insieme i pezzi di me stesso, temendo di crollare insieme a lei.
La testa sembrava vorticare furiosamente, mentre stavo fermo, a fissare la testa calata di Zayn. Mi impedii di piangere, ancora. Anche se lo avrei fatto fino a farmi gonfiare ed arrossare gli occhi, a farmi arrossare la gola e ad esaurire le lacrime.
 Sin dall’inizio mi ero ripromesso di essere forte per entrambi.
E fra l’altro gli credevo. Credevo al fatto che aveva pensato a lungo alla sua decisione, ma, con una malattia di mezzo, non si hanno seconde scelte. La famiglia è la famiglia. E provai a capirlo, con tutta l’anima, e probabilmente ci riuscii ma il sentimento mi scoppiava nel cuore e io dovevo dirglielo.
«Io ti amo» dissi, dando voce ai miei pensieri, a ciò per cui –ormai- vivevo. E la tazza scivolò via dalle sue mani, rompendosi, in tanti cocci blu, e spargendo il rimanente del della sua bevanda marrone, ormai fredda, per terra. «Sì, fanculo. Sono innamorato di te, Zayn».
E, continuando ad osservare i suoi capelli corvini, e non i suoi occhi, piansi del dolore più acuto mai provato. Sarei corso comunque da lui per abbracciarlo, se non fosse stato che forse, per la prima volta, i miei mostri erano venuti a farmi visita anche durante il giorno.







La canzone è "All of the stars" del meraviglioso Ed Sheeran. Il titolo naturalmente è ispirato proprio alla canzone.








 

Ciao a tutti!
Inizio col dire che ho pochissimo tempo perché devo andare assolutamente a dormire.
Questo capitolo è stato un parto. Provvederò presto a correggere eventuali errori che se mi faceste notare.. non sarebbe male.
Poi, un favore, potreste recensire? Avrei bisogno davvero di un parere, mi sento sconsolata hahah.
Che dire, in questo capitolo troviamo i pov di Zayn e ovviamente di Liam. I due ragazzi sono disperati e innamorati e Zayn fa la sua scelta. Nonostante quella, (Liam che dovrebbe essere incazzato o boh) il cucciolino gli confessa che è innamorato di lui, che reagisce in modo strano.
Spero davvero stavolta di poter scrivere durante le vacanze di Natale e pubblicare prima. Il quinto anno mi sta dissanguando.
Ultima cosa: mercoledì è il mio compleanno, sarò maggiorenne... *finge di essere felice*
Ora sparisco.
Dedico questo capitolo alla mia piccola Cri, che lo ha tanto aspettato.
Infine, ringrazio tutti i lettori, siete tutti belli. 
Adios, 

Chiara.

  
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