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Autore: Fiamma Erin Gaunt    16/12/2014    1 recensioni
Italia, 1655. La peste infuria in tutti i regni centrali. Una bambina sporca, scheletrica e malata viene trovata da Klaus e portata via.
New Orleans, 2013. Arianne Bellin giunge in città distruggendo i fragili equilibri che Klaus ed Elijah credevano di aver trovato.
*****
- Pensavo fossi morta, ho visto la casa bruciare. –
- L’idea era quella di farlo credere a tutti, non sarei qui se non fossi stata altrettanto convincente. –
- Non ti ho vista per tre secoli e mezzo e ripiombi qui come se nulla fosse. –
- Non intendo scusarmi per aver cercato di restare in vita, Elijah. –
*****
- E così la pecorella smarrita è tornata all’ovile. –
- Non mettertici anche tu, Niklaus, ho fatto ciò che era necessario. –
- E chi ti dice che tu sia ancora la benvenuta? –
Inarcò un sopracciglio, - Hai tenuto il quadro. –
Arianne/Elijah/Klaus
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Mikael, Nuovo, personaggio, Rebekah, Mikaelson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap 4

 

 

Italia, 1663

 

 

 

 

 

Arianne osservava la folla danzante sotto di lei. Si sporse leggermente dal parapetto, ammirando come le luci della sala colpissero gli abiti sfavillanti delle dame rendendole simili a spiriti aggraziati e luccicanti.

Quella particolare festa a casa Mikaelson era stata celebrata in suo onore; ufficialmente per il suo diciannovesimo compleanno, in realtà perché aveva finalmente raggiunto l’età fissata per la sua trasformazione.

Tuttavia, guardando Niklaus profondersi in un lungo inchino e un lento baciamano davanti alla figura snella e sfacciata della contessa d’Ambrose, l’entusiasmo per i festeggiamenti svanì rapidamente.

Ne avrebbe parlato con Rebekah, se l’amica fosse stata a portata d’orecchio, ma in quel momento era impegnata in un ballo con uno dei piacenti figli minori del duca e non le sembrava proprio il caso di disturbarla per una sciocchezza come quella.

- Non vi divertite, signorina Mikaelson? Eppure ero abbastanza certo che i festeggiamenti fossero in vostro onore. –

La voce carezzevole, dalla cui intonazione priva di accento si capiva che il suo interlocutore fosse un madrelingua, la spinse a voltarsi. Davanti a lei c’era un giovane dalla carnagione tipicamente mediterranea, gli zigomi alti e la mascella volitiva, ma la cosa che più la colpì furono gli occhi. Erano scuri come tizzoni ardenti e sembravano bruciare come solo l’oscurità dell’inferno avrebbe potuto fare.

- Non credo di conoscervi. –

- Le mie scuse. Lorenzo di Riva, ma voi potete semplicemente chiamarmi Renz. –

Accompagnò quelle parole con un inchino e un baciamano che nulla avevano a che invidiare con quelli che Niklaus stava elargendo al piano di sotto.

- Fareste danzare una signorina sola e molto annoiata, Renz? –

Un sorriso sghembo si dipinse sui tratti dell’italiano.

- Le belle signorine e i balli sono la mia specialità. –

Le porse il braccio con fare cavalleresco, scortandola lungo le scale e poi fino al centro della pista. La fece volteggiare brevemente, attirandola a sé e cingendole la vita in modo poco più plateale di quanto l’etichetta considerasse appropriato, ma in quel momento non le importava.

Non quando Niklaus si atteggiava a Dongiovanni con qualsiasi signorina disponibile gli capitasse a tiro ed Elijah si manteneva impassibile e distaccato mentre discuteva di affari con alcuni importanti invitati.

Renz era un abile ballerino e la conduceva con la sicurezza e la fermezza di chi aveva compiuto quelle stesse mosse tante di quelle volte da averle mandate a memoria. Era anche un conversatore brillante, come ebbe modo di scoprire quando dopo il quarto giro di danza si offrì di andarle a prendere una coppa di vino e presero a parlare d’attualità. E, cosa ancora più importante, pareva aver compreso alla perfezione la situazione in cui si trovava.

- Immagino sappiate di essere l’oggetto delle occhiate sempre più insistenti dei vostri fratelli adottivi … di entrambi – precisò, ammiccando con l’aria di chi la sapeva lunga.

Bevve un lungo sorso di vino, lasciando che il fresco nettare le scorresse lungo la gola e le desse il tempo di ideare una replica adatta.

- Sono molto protettivi, devo ammetterlo. –

Renz rise, scuotendo la testa. – Protettivi? È una scelta curiosa per intendere che entrambi desiderano un posto nel vostro cuore. E, credetemi, quello non ha nulla a che vedere con il tipico amore fraterno. So capire al volo quando un uomo desidera una donna … o quando due fratelli desiderano la stessa. –

Si stavano addentrando in un terreno insidioso e ciò le imponeva di essere altrettanto diretta e sfrontata.

- E come suggerireste di procedere a una signorina che si venisse a trovare in una situazione di questo tipo? –

Il sorriso sghembo tornò a fare capolino e Arianne ebbe modo di appurare che quella doveva essere la sua espressione da impenitente seduttore.

- Suggerirei alla signorina di baciare l’aitante sconosciuto con cui sta ballando e di non fare altro che rimanere ferma e attendere le reazioni dei due contendenti. –

Questa volta venne il suo turno di ridere.

- Siete un cattivo ragazzo, dunque, Renz? –

- Oh, mia cara Arianne, credetemi quando vi dico che faccio tutto il possibile per esserlo. –

E sì, guardando quelle iridi torbide non c’era alcun dubbio che quanto detto rispondesse alla verità. Così decise di dargli ascolto e semplicemente lo fece … si alzò in punta di piedi quanto bastava per posare le labbra sulle sue e lasciò che fosse il giovane uomo a condurre il gioco.

Renz rispose al bacio con moderato trasporto, come se non fosse poi così deciso ad approfittare di una signorina indifesa ed evidentemente divisa tra due uomini.

Durò poco comunque perché l’arrivo di Nik fu come una tempesta di fuoco che si abbattè su di loro. Arianne non poteva vederlo dal momento che gli volgeva le spalle, ma le sembrava di riuscire a percepire perfettamente le iridi cerule che li fissavano lampeggianti d’ira.

- Temo che per la mia sorellina sia giunto il momento di prendersi un po’ di pausa da tutta questa attività danzante – soffiò l’Originale, utilizzando il tono pacato e privo d’inflessioni che preannunciava la collera più pura.  

- Oh, ma io volevo danzare ancora un po’ – provò a ribattere, sforzandosi di celare il sorrisetto compiaciuto.

- Magari più tardi. –

Arianne annuì, rivolgendosi al suo accompagnatore con un sorriso civettuolo: - Non sparirete, vero, Renz? –

- E privarmi di un simile piacere? Mi ritroverete qui ad attendervi, Arianne. –

Le depositò un bacio sul dorso della mano e, con un ultimo sguardo ammiccante, si diresse nuovamente verso il bancone su cui era stato allestito il rinfresco.

Klaus la prese per mano, trascinandola con sé lungo la rampa di scale e fino alla biblioteca. Poi, giunti a destinazione, la lasciò andare e permise a tutta la sua furia di farsi strada attraverso l’azzurro cielo dei suoi occhi. Probabilmente l’avrebbe incenerita con il solo ausilio dello sguardo, se solo ne fosse stato in grado.

- Cos’era quello? –

- Quello cosa? – replicò, fingendosi del tutto innocente.

- Il bacio con quell’italiano che, tra parentesi, ha una pessima reputazione. –

 - Ah, quello – disse, fingendo di aver capito solo in quel momento a cosa si stesse riferendo, - Bè, ho semplicemente deciso di divertirmi un po’. Non sei l’unico a cui è concesso farlo, sai? –

Niklaus la prese per i polsi, spingendola a ridosso della biblioteca e facendola scontrare con l’angolo di un tomo particolarmente consistente di letteratura inglese. Trattenne il gemito che le era salito alle labbra, consapevole che in quel momento l’Originale non era in sé.

- Non prenderti gioco di me, mai – sibilò, a un soffio dalle sue labbra, - Ci siamo capiti, sweetheart? –

Annuì, non fidandosi della sua stessa voce.

Apparentemente soddisfatto, la lasciò andare e mise una maggiore distanza tra di loro.

- E tu farai altrettanto con me – disse, ritrovando finalmente la voce e il coraggio.

- Temo che dovrai essere un po’ più specifica di così, piccolo tesoro. –

- Lo sai. Non sono una bambola, non puoi semplicemente venire e andartene come se nulla fosse e aspettarti che io resti qui ad attendere il tuo ritorno. –

- Tu sei mia – fu la replica, mentre l’Originale le si avvicinava nuovamente, - Non di Elijah né di nessun altro e, sicuro come l’inferno, non di quel damerino discinto di Lorenzo di Riva. –

- Non sono un oggetto, Nik. Io non appartengo proprio a nessuno – replicò, pronta a dimenarsi in preda alla collera come una gatta selvatica.

Niklaus si limitò ad annullare la distanza che li separava e a reclamare le sue labbra con decisione, come se volesse cancellare ogni minima traccia del passaggio di Renz su di lei. Poi, quando la sentì fremere nella sua stretta e ricambiare il bacio, sorrise soddisfatto a fior di labbra: - Tu sei mia, sweetheart, non illuderti del contrario. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

Okay, sono a dir poco scandalosa. Non aggiorno questa storia da tipo i tempi della preistoria e se volete mandarmi al diavolo ci sta tutto, non ho proprio nulla da obiettare. Oggi stavo scorrendo tra l’enorme elenco di mie long non terminate e mi è capitata questa. Devo dire che quando l’ho iniziata ero conquistata dall’idea e l’ispirazione rileggendo i capitoli pubblicati è tornata a folgorarmi, quindi ho deciso di riprendere con i nuovi capitoli. Spero che ci sia ancora qualcuno che abbia voglia di leggerla e di seguirla, io da parte mia mi impegnerò a continuarla e ad aggiornare in modo molto più celere. Fatemi sapere che ne pensate. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

 

  
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