Grazie a chi ha letto ed in particolare a chi ha recensito!!Buona lettura!
Quella sera erano passate a trovare Evie le sue sorelle: Elizabeth, la
più grande, aveva 38 anni, Emma, la
‘piccola’ di casa, ne 28. Erano così
simili eppure così diverse.
Beth era una specie di donna bionica, almeno Evie l’aveva
sempre vista così. A scuola era la più atletica e
la più secchiona: arrivava prima in ogni manifestazione
sportiva cui partecipava ed aveva anche ottimi voti. Era una dentista,
moglie felice da 12 anni di un agente di commercio, mamma di 2 bambini.
Forte, volitiva, sempre ottimista, aveva sempre le idee chiare su tutto.
Emma, invece, era estroversa, spigliata, non aveva peli sulla lingua e,
nonostante fosse la più giovane, era molto disincantata nei
confronti della vita in generale e dell’amore. Non era mai
stata con un ragazzo più di 4 mesi, diceva che dopo un
po’ le veniva l’orticaria e si sentiva soffocare.
Era l’addetta stampa di un’importante azienda
inglese, adorava stare in mezzo alla gente ed organizzare eventi.
Siccome i bambini erano con Orlando e si sarebbero fermati a dormire da
lui, le tre sorelle ne approfittarono per mangiarsi una bella pizza,
vedere un dvd e sgranocchiare pop- corn. Ma il meglio arrivò
dopo il film.
“Allora? Novità?”- le chiese subito Emma.
“No…direi di no…tutto
tranquillo…”- rispose.
“Quando ti decidi a scrivere qualcosa?”- aggiunse
Beth – “…non puoi sprecare
così il tuo talento…dammi
retta…”-
“Potresti scrivere una specie di memoriale….una
sorta di manuale di sopravvivenza per chi sta o è stato con
una star…”- rilanciò giuliva Emma.
“Si, come no?”- commentò Evie.
“Dovresti farlo davvero…lo dovresti
sputtanare…”- consigliò la piccola di
casa, sul piede di guerra.
“Emma…è sempre il padre dei miei
figli…”- le ricordò.
Rimase un attimo in silenzio e scrutò Beth. Da quando
Orlando se n’era andato non le aveva ancora detto cosa ne
pensasse, non si era sbilanciata ed Evie sapeva che ciò non
era dovuto ad una mancanza di opinione. Un’opinione ce
l’aveva di certo, ma credeva si trattenesse per non farla
rimanere male.
“E tu? Non dici niente?”- la pungolò.
“Cosa dovrei dirti?”-
“Per esempio quello che pensi….”-
“Va bene…ma non credo ti piacerà
molto…ho sempre pensato che fosse solo un egocentrico, un
bambino viziato…sembrava sempre che tutto per lui fosse un
gioco…ti ha sposata, è vero…ma
cos’altro ha fatto per te? Niente…ti sei sempre
occupata tu di tutto…smaniava per diventare padre e tu
l’ hai accontentato…ma appena si è
stancato è tornato a lavorare, a girare per il mondo come
meglio credeva…tu l’ hai sostituito, hai fatto da
madre e padre ai bambini…gli sei stata accanto, lo hai
sempre incoraggiato…e lui dov’era? Ha lasciato che
abbandonassi il tuo lavoro, solo perché gli faceva
comodo….Questo matrimonio l’ hai tenuto in piedi
praticamente da sola…sono sicura che starai meglio senza di
lui…ti meriti di meglio…”- concluse
sorseggiando del prosecco.
La guardò incredula e divertita allo stesso tempo.
“Però…! Questo sì che
è parlar chiaro…mi meraviglio di quanto tu sia
riuscita a resistere, tenendoti tutto per te…!”-
la prese bonariamente in giro.
“Lo sai che ho ragione…si è messo in
ridicolo….deve essere stata una specie di crisi di mezza
età in anticipo…va in giro con una che potrebbe
essere sua figlia…”- aggiunse.
“Quanti anni ha di preciso?”- domandò
Emma incuriosita.
“21”- le risposero quasi in coro le altre due.
“Appunto…e lui quanti? 42 no? Lo vedi? Potrebbe
essere sua figlia…”- rimarcò convinta
Beth.
“Ma Evie può riprenderselo quando
vuole…questa è solo una cosa
passeggera….”- intervenne Emma.
“Tu dici?”- le domandò Evie
ridacchiando, per niente convinta.
“Ma certo! Tornerà da te strisciando…i
giornali stanno facendo il conto alla rovescia…sono tutti
dalla tua parte…”- le spiegò.
“Non avevo dubbi…le mogli tradite hanno ancora il
loro fascino…”- commentò.
“E comunque se vuoi saperlo nelle ultime foto non sembravano
così affiatati…anzi, sembrava avessero appena
litigato….Tornerà da te, è solo
questione di tempo”- precisò.
“Scusa ma non eri tu quella che sosteneva che
l’amore è eterno finché
dura…che morto un Papa se ne fa un
altro…?”- le fece notare divertita.
“Che c’entra? Tu ed Orlando siete
un’altra cosa…lui ti adora…per questo
tornerà…”-
“Ed a quel punto tu lo manderai a spasso voglio
sperare…”- suggerì decisa Beth.
“No che non lo farà…lo
ama….”- le rispose l’altra convinta.
“Oh grazie…è bello che parliate di me
come se non fossi qui…”- osservò.
“Lo faresti davvero? Lo riprenderesti a casa?”- le
chiese Elizabeth quasi scandalizzata.
“Non lo so…non ho detto niente io…a
dire il vero non credo sia possibile…non
tornerà…”-
“Ma se tornasse?”- le chiese ancora Emma.
“Non lo so…”- ammise.
“Lo ami ancora?”- continuò nel suo terzo
grado.
“Ma non lo so…basta con tutte queste
domande..”-
“Perché non provi a riconquistarlo?”-
aggiunse.
“Cosa? Lui l’ ha lasciata per una squinzia
qualsiasi, ha piantato in asso la sua famiglia ed ora lei dovrebbe
addirittura riconquistarlo?”- sbottò Beth.
“Grazie Beth, un po’ meno livore la prossima volta
eh?”- osservò guardandola –
“Ragazze non so cosa farei…e non ci voglio nemmeno
pensare…però una cosa è
certa…non voglio riconquistare proprio nessuno…se
mai volesse tornare a casa allora sarebbe lui a dover riconquistare
me…”- precisò decisa.
“Brava sorella, così si parla!”-
esclamò Beth.
“Mi conosce…stiamo insieme da 12
anni…se è bastato un momento di confusione o una
ragazza fresca e disponibile a mandare tutto all’aria, allora
forse il nostro matrimonio non era la roccia che credevo, ma solo una
bolla di sapone…”- commentò
drasticamente Evie.
“Eddai…se ti dicesse che ha
sbagliato…che è stata una sbandata,
un’avventura senza importanza non lo
perdoneresti?”- rilanciò Emma.
“Ti ho detto che non lo so…non ci ho pensato e non
voglio nemmeno farlo…Orlando non è il tipo che
torna indietro…se siamo arrivati a questo punto è
perché la sua scelta l’ ha già
fatta…”- le rispose seccamente.
“E per una volta tanto ti ha fatto un favore, fidati di
me…”- osservò Beth sarcastica
– “Il mare è pieno di
pesci…tu sei bella, brillante, intelligente…non
ti ci vorrà molto a trovare un sostituto molto
più in gamba di lui…”-
“Quanto sei acida…dici così
perché non ti è mai andato a genio…con
me è sempre stato carino…”- la
rimproverò la piccola di casa.
“Lo credo bene! Tu ti fai conquistare con tre
moine…”- rispose per le rime l’altra.
“Ok, time out ragazze…io me ne tiro
fuori…vado a prendere altri pop-
corn…”-
Quando le ragazze se ne furono andate, Evie non riuscì a
fare a meno di ripensare a quello che si erano appena dette. Finora era
stata così attenta a proteggere i bambini e ad assicurarsi
che non risentissero troppo della separazione, che non si era
soffermata a leggersi dentro. Non sapeva se stava bene o
male…aveva accettato la cosa e, dopo il trauma iniziale, si
era limitata a prendere atto del cambiamento, senza farsi troppe
domande, probabilmente in un meccanismo inconscio di autodifesa. Era
come se, per la prima volta, si rendesse davvero conto che era da sola
in quella grande casa, sola nella loro camera da letto, sola nel loro
lettone…e, anche se si sarebbe fatta tagliare un braccio pur
di non ammetterlo, non poteva negare che le mancasse. Le mancava la sua
vicinanza, la consapevolezza di poter fare affidamento su di lui; le
mancavano il suo sorriso, il suo profumo, le sue mani, il modo in cui
le posava sui suoi fianchi prima di entrare insieme in una stanza e la
loro intimità. Non pensava solo al sesso, o almeno non solo
a quello. Si riferiva ai momenti intimi che si condividono con la
persona che si ama, come ad esempio le chiacchiere prima di
addormentarsi, i discorsi sui bambini, sulla loro educazione, la
condivisione delle loro speranze per il loro futuro, la colazione
insieme appena svegli a letto, prima di subire l’attacco dei
bambini nel lettone, gli sguardi complici di intesa. Le pesava doverne
fare a meno e, soprattutto, le pesava pensare che ora lui avrebbe
condiviso tutto questo con un’altra.
Aveva sempre pensato che quando una storia finiva la colpa non stesse
da una parte sola e che la percentuale di responsabilità
andasse spartita all’interno della coppia. Ovviamente il suo
caso non faceva eccezione, solo avrebbe voluto sapere in cosa avesse
sbagliato. Più ci pensava, più non riusciva a
trovare errori grossolani, mancanze clamorose o distrazioni da parte
sua. Eppure dovevano esserci…forse non gli era stata
abbastanza vicina o per lo meno non nella maniera che lui sperava;
ammetteva di averlo un po’ trascurato dopo l’arrivo
dei bambini, specialmente dopo la nascita di Amy, anche
perché era reduce da una gravidanza passata quasi
interamente a letto, ma era certa di aver rimediato in seguito.
Più semplicemente poteva essere che l’amore che
lui sentiva per lei, così come era nato, fosse sfiorito e lo
avesse spinto verso altri lidi. Doveva essere così, per
quanto fosse difficile da accettare. Il problema era che lei lo amava
ancora. Sapeva bene che non doveva ed in effetti provava una gran
rabbia nel vederlo, era ancora così arrabbiata e ferita che
gli avrebbe volentieri rovinato quel suo bel faccino a furia di
ceffoni, ma non poteva né voleva permettersi di darlo a
vedere. Continuava stupidamente ad affidarsi al suo orgoglio e si
sforzava di mostrarsi sempre al meglio. Oddio, ormai non era
più nemmeno uno sforzo, oramai le veniva naturale. Non
voleva che lui potesse pensare che l’aveva distrutta o che
lei stesse ancora male e spesso lo negava anche a se stessa.
Comunque sia, a prescindere da quello che poteva provare o pensare lei,
il dato di fatto era che era finita, che presto si sarebbero trovati a
firmare le carte per il divorzio ed il loro matrimonio sarebbe rimasto
lontano ricordo. Nonostante ciò sarebbero rimasti legati per
sempre, volenti o nolenti, perché avevano due figli. Evie
sperava solo che la loro separazione non li danneggiasse a lungo
andare; poteva sopportare di aver fallito come moglie, ma non avrebbe
mai accettato mai un fallimento come madre. Alex ed Amy erano in
assoluto le persone più preziose e care che aveva, avrebbe
fatto qualsiasi cosa per loro.
La mattina dopo Evie si era svegliata di buon umore, grazie al
buongiorno coccoloso di Amy, che si era catapultata nel lettone alle
7.30 precise. Se l’era spupazzata per bene, con bacini e
coccole. Poi, dopo un altro po’ di ozio sotto le coperte,
erano scese in cucina a preparare la colazione, in attesa che anche
Alex le raggiungesse.
Si era accorta però quasi subito che Amy era stranamente
silenziosa, proprio lei che in genere era una chiacchierina sin dopo la
sveglia. Le sembrava quasi pensierosa, preoccupata.
“Che c’è cucciola? Non ti senti
bene?”- le domandò preoccupata.
“No mami…sto bene…”-
“Sicura? Non è che hai la
febbre…?”- le toccò la fronte ma non
scottava.
“E dai, dillo a mamma…che ti succede? Hai litigato
con qualche bambino al parco?”- insistette.
Lei la guardò con un’aria a metà tra lo
spaesato e l’incuriosito e le disse con disarmante
semplicità:
“Mami…ieri sera da papà….ero
già a letto, ma mi scappava la
pipì…così sono andata in
bagno…e ho visto papà e la sua amica sotto la
doccia che si toccavano…”-
“Oh…”- riuscì solo a dire,
trattenendo la serie di improperi diretti ad Orlando che vagavano nella
sua mente – “… e loro ti hanno
vista?”-
“Sì…non subito
però…”-
“Ti hanno detto qualcosa?”-
“Papà mi ha detto di uscire…poi
è tornato da me con l’accappatoio e mi ha
riportata a letto…e poi ha detto solo che si stavano
lavando…ma a me non sembrava mica…”-
Nonostante il suo primo istinto fosse quello di attaccarsi al telefono
per insultare il suo quasi ex marito, mise da parte la rabbia ed il
nervoso che sentiva già alla bocca dello stomaco, per
cercare di mettere una pezza all’ennesima colossale
leggerezza di Orlando.
“Bè, vedi tesoro…quando due persone si
vogliono bene e vivono nella stessa casa, può succedere
che…che facciano la doccia insieme…”-
“Come papà e Neela?”-
“Si…esattamente così…per
questo li hai visti lavarsi e scambiarsi qualche
coccola…capito?”-
“Sì mami…”-
“Ora promettimi che busserai sempre prima di entrare in bagno
in casa di altri, ok?”-
“Va bene…”-
“Brava cucciola…ora finisci la
colazione…”-
Dopo questo imprevisto, Evie andò a svegliare anche Alex,
quindi accompagnò entrambi i bimbi a scuola ed
andò, come sempre, a fare la spesa, in lavanderia ed a
sbrigare alcune commissioni che rimandava da troppo tempo.
Ma per tutto il tempo non riuscì a togliersi dalla testa
quello che aveva combinato Orlando. Avrebbe voluto parlargli,
perché non poteva far passare in sordina una cosa del
genere, ma sapeva anche che prima si sarebbe dovuta calmare o avrebbe
finito per dirgli cose che non pensava passando inevitabilmente dalla
parte del torto. Quindi si sforzò di pensare ad altro e,
rientrata a casa, chiamò la domestica e le disse di
prendersi una giornata libera. Pensare alle faccende di casa e
riordinare di sicuro l’avrebbe tenuta impegnata.
Nel pomeriggio, dopo aver dato una mano ad Alex coi compiti, si mise a
preparare una torta con Amy, sempre con l’unico obiettivo di
tenersi rilassata ed occupata e ci era quasi riuscita, quando ecco, col
suo proverbiale tempismo, arrivare Orlando: jeans sdruciti, felpa nera
con cappuccio, occhiali da sole, cappellino in testa e faccia da
schiaffi.
Lasciò che salutasse i bambini e che ci giocasse per una
buona mezz’ora, mentre lei se ne stava a distanza di
sicurezza in cucina.
Quindi, infornata la torta, chiese ad Alex di restare in salotto con
Amy ed invitò Orlando a seguirla in studio.
“A volte io davvero mi chiedo se ci sei o ci
fai…”- gli disse non appena chiusa la porta alle
sue spalle.
Lui le fece un sorrisino tirato e si grattò la
testa.
“Immagino che Amy ti abbia detto…”-
“Immagini bene…si può sapere cosa ti
passa per la testa?”- riprese.
“Evie, per favore…calmati e fammi
spiegare…so che sei arrabbiata ma…”-
“Arrabbiata? No caro mio…sono furiosa
e….e allibita…mi chiedo come puoi essere
così superficiale anche rispetto ai tuoi
figli…”-
“Adesso sei ingiusta…”- le fece notare
con aria seria – “…erano le undici
passate…l’avevo appena controllata, stava
dormendo…non potevo certo immaginare che si sarebbe
svegliata di colpo…”- si
giustificò.
“Oh santa pazienza Orlando! E’ una bambina di 4
anni…certo che si sveglia
all’improvviso…ma ovviamente tu non puoi saperlo,
dato che negli ultimi anni sei stato più in giro
per il mondo che a casa….”-
“Stiamo parlando delle mie mancanze come marito o di quello
che è successo ieri? Sono un po’
confuso…”- ribatté lesto.
“Stiamo parlando di te…vogliamo partire dal fatto
che ti porti la tua amichetta a casa quando stai coi ragazzi o dal
fatto che non ti sei nemmeno premurato di darle una
spiegazione?”- gli disse seccamente.
“Neela non è la mia amichetta…vive con
me…e questo lo sai…per quanto riguarda Amy
pensavo che fosse giusto che ne parlasse con te…tu sei
più adatta a spiegarle certe cose…”-
“Ma davvero? Chissà perché ma non mi
stupisce…comunque hai sbagliato…avresti dovuto
parlarle subito…”-
“Ho fatto quel che ho potuto, ok? È stato
imbarazzante…non sapevo cosa fare…”-
tentenna appena.
“Oh poverino…è stato
imbarazzante…e per lei credi sia stato piacevole vedere suo
padre sotto la doccia con un’altra donna?”-
precisò tagliente.
“Cristo Evie…so che ho sbagliato, possiamo evitare
di farne un dramma?”- sbottò lui.
“Tipico…”- osservò caustica sorridendo
nervosamente.
“Tipico cosa?”- le domandò stranito.
“Il tuo atteggiamento…tu fai la cazzata e poi te
ne lavi le mani e minimizzi…”-
“E tu usi questo incidente come
pretesto…”- rilanciò lui avvicinandosi
a lei con aria di sfida.
“Scusa?”-
“Amy non c’entra…ti dà
fastidio che fossi con Neela…”- aggiunse.
“Certo che hai davvero una gran faccia tosta!”-
sbottò lei decisa – “Per chi mi hai
presa? Per una ragazzina piccosa? Con che coraggio ti permetti di
mettere in dubbio il mio buon senso di madre? Il fatto che tu ragioni
ancora come un bambino dell’asilo non significa che tutto il
resto del mondo faccia esattamente come te!”- concluse
seccamente.
Orlando non ci mise molto a risponderle.
“Hai ragione tu…come al solito
ovviamente…”- disse con tono volutamente
sarcastico – “…ma come ho potuto pensare
che tu potessi anche solo lontanamente essere gelosa di Neela? Proprio
tu, che sei così perfetta, sempre così
controllata…”-
“Smettila di fare il buffone”- lo riprese.
“Altrimenti cosa fai? Mi sculacci?”-
rilanciò spavaldo, fronteggiandola.
Ad Evie scappò un sorrisino tirato. Tuttavia, non si
lasciò scomporre dal suo atteggiamento e guardandolo negli
occhi le scappò detto:
“Quando fai così mi chiedo perché ci
siamo sposati…”-
Lui accusò il colpo, ma si sarebbe fatto tagliare una mano
pur di non mostrarlo.
“Siamo in due allora…accanto a te mi sono sempre
sentito inadeguato…qualsiasi cosa facessi non era mai
abbastanza, non importava quanto successo avessi fuori, in casa non ero
mai alla tua altezza…”-
“Non sai nemmeno quello che dici…sei
assurdo…”- ribatté.
“Lo vedi? Tu non sbagli mai, sei perfetta…faresti
impallidire anche un santo…io invece sono solo un uomo e se
mi sono innamorato di un’altra è perché
mi ero stancato di avere a che fare con una
maestrina…”- la punzecchiò volutamente
ed in maniera forse più cattiva di quanto avrebbe voluto.
“Quindi me lo sono anche meritata…”-
osservò stupita ed al contempo ferita dalle sue parole
– “…questa è
buona…ma d’altra parte cosa posso aspettarmi?
Sarebbe un evento se una volta, una sola nella tua vita ti prendessi la
responsabilità di quello che fai”-
“Eh già…è molto
più comodo dare tutta la colpa a me piuttosto che pensare a
dove puoi aver sbagliato tu…tanto tu non sbagli
mai”-
“Piantala con questa storia…se tu hai o avevi dei
complessi di inferiorità nei miei confronti non è
un problema mio, ma soltanto tuo…”- gli fece
notare duramente.
“Io non ho proprio nessun complesso…”-
“Da come ti comporti sembrerebbe il contrario…tu
non hai le palle per stare con una donna che abbia un minimo di
personalità e di carattere…tu vuoi qualcuna che
viva della tua luce riflessa per sentirti sicuro ed avere il controllo
della situazione…”-
“Adesso fai anche la psicanalista?”- la
stuzzicò lui.
“Oh, non ci vuole una laurea per capirlo…sei molto
meno complicato di quello che pensi….comunque non
è questo il punto e non sono più nemmeno affari
miei per fortuna…Tu puoi fare quello che vuoi con chi vuoi
quando vuoi…ma quando con te ci sono i miei figli pretendo
che ti comporti in maniera impeccabile…tu sei il loro padre
ed hai il diritto di vederli, ma lei non c’entra nulla e non
voglio che li frequenti, né tantomeno si faccia beccare con
te sotto la doccia…”- riprese per niente
intimorita dal suo atteggiamento.
“E’ stato un incidente…non era in
programma che passasse da me…quando ho i bambini lei torna
sempre nel suo appartamento…”-
“Non mi importa niente di quello che fate né dei
vostri accordi…mi interessa solo che i bambini siano sereni
e tranquilli…un altro incidente del genere e te li faccio
vedere solo qui a casa…sono stata chiara?”- lo
avvisò.
“Chiarissima…Ora, col tuo permesso, vorrei tornare
dai miei figli…”- disse pungente, quindi si
voltò per uscire.
“Un’ultima cosa…”- aggiunse.
Lui si voltò verso di lei con un’espressione
indecifrabile.
“La settimana prossima andrò da un
avvocato…a questo punto è meglio mettere tutto
nero su bianco e divorziare…non c’è
motivo per aspettare ancora…”-
Lo vide incupirsi.
“Hai intenzione di usare quest’episodio in sede di
divorzio?”- le chiese allarmato.
“No…pensi che sia così meschina?
Però non deve ripetersi
più…”- precisò.
“Non succederà di nuovo…hai la mia
parola…”- la rassicurò lui.
Quindi rimasero entrambi in silenzio, come se non sapessero cosa dirsi.
Ma la verità era ben diversa…
“Mi dispiace…io non volevo…”-
riprese lui – “…so che adesso magari non
mi crederai o più probabilmente non te ne farai niente, ma
non volevo che le cose andassero
così…però è
successo…”- le spiegò incerto.
“Non ha senso parlarne…come ti ho già
detto mi interessa solo il bene dei bambini…”-
rispose lei, ostentando un distacco che era solo apparente.
“Certo…lo so…anch’io voglio
solo il loro bene…forse come marito non sono stato
granché, ma i ragazzi sono tutto per
me…”- osservò accorato.
“Si, lo so…ora torna da loro…hanno
bisogno di te…”- lo esortò lei.
Annuì e tornò dai bambini.