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Autore: bebe    08/11/2008    3 recensioni
A tutte le bambine piace la storia di Cenerentola, a me per prima. Adoravo farmela leggere da mia madre quando ero piccola…è la favola perfetta: la ragazza sfortunata, vittima dei soprusi della vita e delle sorelle, che viene ricompensata dal fato con l’incontro del principe, che se ne innamora e la porta con sé nel suo castello...Ed è andato tutto bene finché non ho scoperto cosa succede davvero quando il portone del castello si chiude.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie a chi ha letto ed in particolare a chi ha recensito!!Buona lettura!

Quella sera erano passate a trovare Evie le sue sorelle: Elizabeth, la più grande, aveva 38 anni, Emma, la ‘piccola’ di casa, ne 28. Erano così simili eppure così diverse.
Beth era una specie di donna bionica, almeno Evie l’aveva sempre vista così. A scuola era la più atletica e la più secchiona: arrivava prima in ogni manifestazione sportiva cui partecipava ed aveva anche ottimi voti. Era una dentista, moglie felice da 12 anni di un agente di commercio, mamma di 2 bambini. Forte, volitiva, sempre ottimista, aveva sempre le idee chiare su tutto.
Emma, invece, era estroversa, spigliata, non aveva peli sulla lingua e, nonostante fosse la più giovane, era molto disincantata nei confronti della vita in generale e dell’amore. Non era mai stata con un ragazzo più di 4 mesi, diceva che dopo un po’ le veniva l’orticaria e si sentiva soffocare. Era l’addetta stampa di un’importante azienda inglese, adorava stare in mezzo alla gente ed organizzare eventi.
Siccome i bambini erano con Orlando e si sarebbero fermati a dormire da lui, le tre sorelle ne approfittarono per mangiarsi una bella pizza, vedere un dvd e sgranocchiare pop- corn. Ma il meglio arrivò dopo il film.
“Allora? Novità?”- le chiese subito Emma.
“No…direi di no…tutto tranquillo…”- rispose.
“Quando ti decidi a scrivere qualcosa?”- aggiunse Beth – “…non puoi sprecare così il tuo talento…dammi retta…”-
“Potresti scrivere una specie di memoriale….una sorta di manuale di sopravvivenza per chi sta o è stato con una star…”- rilanciò giuliva Emma.
“Si, come no?”- commentò Evie.
“Dovresti farlo davvero…lo dovresti sputtanare…”- consigliò la piccola di casa, sul piede di guerra.
“Emma…è sempre il padre dei miei figli…”- le ricordò.
Rimase un attimo in silenzio e scrutò Beth. Da quando Orlando se n’era andato non le aveva ancora detto cosa ne pensasse, non si era sbilanciata ed Evie sapeva che ciò non era dovuto ad una mancanza di opinione. Un’opinione ce l’aveva di certo, ma credeva si trattenesse per non farla rimanere male.
“E tu? Non dici niente?”- la pungolò.
“Cosa dovrei dirti?”-
“Per esempio quello che pensi….”-
“Va bene…ma non credo ti piacerà molto…ho sempre pensato che fosse solo un egocentrico, un bambino viziato…sembrava sempre che tutto per lui fosse un gioco…ti ha sposata, è vero…ma cos’altro ha fatto per te? Niente…ti sei sempre occupata tu di tutto…smaniava per diventare padre e tu l’ hai accontentato…ma appena si è stancato è tornato a lavorare, a girare per il mondo come meglio credeva…tu l’ hai sostituito, hai fatto da madre e padre ai bambini…gli sei stata accanto, lo hai sempre incoraggiato…e lui dov’era? Ha lasciato che abbandonassi il tuo lavoro, solo perché gli faceva comodo….Questo matrimonio l’ hai tenuto in piedi praticamente da sola…sono sicura che starai meglio senza di lui…ti meriti di meglio…”- concluse sorseggiando del prosecco.
La guardò incredula e divertita allo stesso tempo.
“Però…! Questo sì che è parlar chiaro…mi meraviglio di quanto tu sia riuscita a resistere, tenendoti tutto per te…!”- la prese bonariamente in giro.
“Lo sai che ho ragione…si è messo in ridicolo….deve essere stata una specie di crisi di mezza età in anticipo…va in giro con una che potrebbe essere sua figlia…”- aggiunse.
“Quanti anni ha di preciso?”- domandò Emma incuriosita.
“21”- le risposero quasi in coro le altre due.
“Appunto…e lui quanti? 42 no? Lo vedi? Potrebbe essere sua figlia…”- rimarcò convinta Beth.
“Ma Evie può riprenderselo quando vuole…questa è solo una cosa passeggera….”- intervenne Emma.
“Tu dici?”- le domandò Evie ridacchiando, per niente convinta.
“Ma certo! Tornerà da te strisciando…i giornali stanno facendo il conto alla rovescia…sono tutti dalla tua parte…”- le spiegò.
“Non avevo dubbi…le mogli tradite hanno ancora il loro fascino…”- commentò.
“E comunque se vuoi saperlo nelle ultime foto non sembravano così affiatati…anzi, sembrava avessero appena litigato….Tornerà da te, è solo questione di tempo”- precisò.
“Scusa ma non eri tu quella che sosteneva che l’amore è eterno finché dura…che morto un Papa se ne fa un altro…?”- le fece notare divertita.
“Che c’entra? Tu ed Orlando siete un’altra cosa…lui ti adora…per questo tornerà…”-
“Ed a quel punto tu lo manderai a spasso voglio sperare…”- suggerì decisa Beth.
“No che non lo farà…lo ama….”- le rispose l’altra convinta.
“Oh grazie…è bello che parliate di me come se non fossi qui…”- osservò.
“Lo faresti davvero? Lo riprenderesti a casa?”- le chiese Elizabeth quasi scandalizzata.
“Non lo so…non ho detto niente io…a dire il vero non credo sia possibile…non tornerà…”-
“Ma se tornasse?”- le chiese ancora Emma.
“Non lo so…”- ammise.
“Lo ami ancora?”- continuò nel suo terzo grado.
“Ma non lo so…basta con tutte queste domande..”-
“Perché non provi a riconquistarlo?”- aggiunse.
“Cosa? Lui l’ ha lasciata per una squinzia qualsiasi, ha piantato in asso la sua famiglia ed ora lei dovrebbe addirittura riconquistarlo?”- sbottò Beth.
“Grazie Beth, un po’ meno livore la prossima volta eh?”- osservò guardandola – “Ragazze non so cosa farei…e non ci voglio nemmeno pensare…però una cosa è certa…non voglio riconquistare proprio nessuno…se mai volesse tornare a casa allora sarebbe lui a dover riconquistare me…”- precisò decisa.
“Brava sorella, così si parla!”- esclamò Beth.
“Mi conosce…stiamo insieme da 12 anni…se è bastato un momento di confusione o una ragazza fresca e disponibile a mandare tutto all’aria, allora forse il nostro matrimonio non era la roccia che credevo, ma solo una bolla di sapone…”- commentò drasticamente Evie.
“Eddai…se ti dicesse che ha sbagliato…che è stata una sbandata, un’avventura senza importanza non lo perdoneresti?”- rilanciò Emma.
“Ti ho detto che non lo so…non ci ho pensato e non voglio nemmeno farlo…Orlando non è il tipo che torna indietro…se siamo arrivati a questo punto è perché la sua scelta l’ ha già fatta…”- le rispose seccamente.
“E per una volta tanto ti ha fatto un favore, fidati di me…”- osservò Beth sarcastica – “Il mare è pieno di pesci…tu sei bella, brillante, intelligente…non ti ci vorrà molto a trovare un sostituto molto più in gamba di lui…”-
“Quanto sei acida…dici così perché non ti è mai andato a genio…con me è sempre stato carino…”- la rimproverò la piccola di casa.
“Lo credo bene! Tu ti fai conquistare con tre moine…”- rispose per le rime l’altra.
“Ok, time out ragazze…io me ne tiro fuori…vado a prendere altri pop- corn…”-

Quando le ragazze se ne furono andate, Evie non riuscì a fare a meno di ripensare a quello che si erano appena dette. Finora era stata così attenta a proteggere i bambini e ad assicurarsi che non risentissero troppo della separazione, che non si era soffermata a leggersi dentro. Non sapeva se stava bene o male…aveva accettato la cosa e, dopo il trauma iniziale, si era limitata a prendere atto del cambiamento, senza farsi troppe domande, probabilmente in un meccanismo inconscio di autodifesa. Era come se, per la prima volta, si rendesse davvero conto che era da sola in quella grande casa, sola nella loro camera da letto, sola nel loro lettone…e, anche se si sarebbe fatta tagliare un braccio pur di non ammetterlo, non poteva negare che le mancasse. Le mancava la sua vicinanza, la consapevolezza di poter fare affidamento su di lui; le mancavano il suo sorriso, il suo profumo, le sue mani, il modo in cui le posava sui suoi fianchi prima di entrare insieme in una stanza e la loro intimità. Non pensava solo al sesso, o almeno non solo a quello. Si riferiva ai momenti intimi che si condividono con la persona che si ama, come ad esempio le chiacchiere prima di addormentarsi, i discorsi sui bambini, sulla loro educazione, la condivisione delle loro speranze per il loro futuro, la colazione insieme appena svegli a letto, prima di subire l’attacco dei bambini nel lettone, gli sguardi complici di intesa. Le pesava doverne fare a meno e, soprattutto, le pesava pensare che ora lui avrebbe condiviso tutto questo con un’altra.
Aveva sempre pensato che quando una storia finiva la colpa non stesse da una parte sola e che la percentuale di responsabilità andasse spartita all’interno della coppia. Ovviamente il suo caso non faceva eccezione, solo avrebbe voluto sapere in cosa avesse sbagliato. Più ci pensava, più non riusciva a trovare errori grossolani, mancanze clamorose o distrazioni da parte sua. Eppure dovevano esserci…forse non gli era stata abbastanza vicina o per lo meno non nella maniera che lui sperava; ammetteva di averlo un po’ trascurato dopo l’arrivo dei bambini, specialmente dopo la nascita di Amy, anche perché era reduce da una gravidanza passata quasi interamente a letto, ma era certa di aver rimediato in seguito. Più semplicemente poteva essere che l’amore che lui sentiva per lei, così come era nato, fosse sfiorito e lo avesse spinto verso altri lidi. Doveva essere così, per quanto fosse difficile da accettare. Il problema era che lei lo amava ancora. Sapeva bene che non doveva ed in effetti provava una gran rabbia nel vederlo, era ancora così arrabbiata e ferita che gli avrebbe volentieri rovinato quel suo bel faccino a furia di ceffoni, ma non poteva né voleva permettersi di darlo a vedere. Continuava stupidamente ad affidarsi al suo orgoglio e si sforzava di mostrarsi sempre al meglio. Oddio, ormai non era più nemmeno uno sforzo, oramai le veniva naturale. Non voleva che lui potesse pensare che l’aveva distrutta o che lei stesse ancora male e spesso lo negava anche a se stessa.
Comunque sia, a prescindere da quello che poteva provare o pensare lei, il dato di fatto era che era finita, che presto si sarebbero trovati a firmare le carte per il divorzio ed il loro matrimonio sarebbe rimasto lontano ricordo. Nonostante ciò sarebbero rimasti legati per sempre, volenti o nolenti, perché avevano due figli. Evie sperava solo che la loro separazione non li danneggiasse a lungo andare; poteva sopportare di aver fallito come moglie, ma non avrebbe mai accettato mai un fallimento come madre. Alex ed Amy erano in assoluto le persone più preziose e care che aveva, avrebbe fatto qualsiasi cosa per loro.

La mattina dopo Evie si era svegliata di buon umore, grazie al buongiorno coccoloso di Amy, che si era catapultata nel lettone alle 7.30 precise. Se l’era spupazzata per bene, con bacini e coccole. Poi, dopo un altro po’ di ozio sotto le coperte, erano scese in cucina a preparare la colazione, in attesa che anche Alex le raggiungesse.
Si era accorta però quasi subito che Amy era stranamente silenziosa, proprio lei che in genere era una chiacchierina sin dopo la sveglia. Le  sembrava quasi pensierosa, preoccupata.
“Che c’è cucciola? Non ti senti bene?”- le domandò preoccupata.
“No mami…sto bene…”-
“Sicura? Non è che hai la febbre…?”- le toccò la fronte ma non scottava.
“E dai, dillo a mamma…che ti succede? Hai litigato con qualche bambino al parco?”- insistette.
Lei la guardò con un’aria a metà tra lo spaesato e l’incuriosito e le disse con disarmante semplicità:
“Mami…ieri sera da papà….ero già a letto, ma mi scappava la pipì…così sono andata in bagno…e ho visto papà e la sua amica sotto la doccia che si toccavano…”-
“Oh…”- riuscì solo a dire, trattenendo la serie di improperi diretti ad Orlando che vagavano nella sua mente – “… e loro ti hanno vista?”-
“Sì…non subito però…”-
“Ti hanno detto qualcosa?”-
“Papà mi ha detto di uscire…poi è tornato da me con l’accappatoio e mi ha riportata a letto…e poi ha detto solo che si stavano lavando…ma a me non sembrava mica…”-
Nonostante il suo primo istinto fosse quello di attaccarsi al telefono per insultare il suo quasi ex marito, mise da parte la rabbia ed il nervoso che sentiva già alla bocca dello stomaco, per cercare di mettere una pezza all’ennesima colossale leggerezza di Orlando.
“Bè, vedi tesoro…quando due persone si vogliono bene e vivono nella stessa casa, può succedere che…che facciano la doccia insieme…”-
“Come papà e Neela?”-
“Si…esattamente così…per questo li hai visti lavarsi e scambiarsi qualche coccola…capito?”-
“Sì mami…”-
“Ora promettimi che busserai sempre prima di entrare in bagno in casa di altri, ok?”-
“Va bene…”-
“Brava cucciola…ora finisci la colazione…”-
Dopo questo imprevisto, Evie andò a svegliare anche Alex, quindi accompagnò entrambi i bimbi a scuola ed andò, come sempre, a fare la spesa, in lavanderia ed a sbrigare alcune commissioni che rimandava da troppo tempo.
Ma per tutto il tempo non riuscì a togliersi dalla testa quello che aveva combinato Orlando. Avrebbe voluto parlargli, perché non poteva far passare in sordina una cosa del genere, ma sapeva anche che prima si sarebbe dovuta calmare o avrebbe finito per dirgli cose che non pensava passando inevitabilmente dalla parte del torto. Quindi si sforzò di pensare ad altro e, rientrata a casa, chiamò la domestica e le disse di prendersi una giornata libera. Pensare alle faccende di casa e riordinare di sicuro l’avrebbe tenuta impegnata.
Nel pomeriggio, dopo aver dato una mano ad Alex coi compiti, si mise a preparare una torta con Amy, sempre con l’unico obiettivo di tenersi rilassata ed occupata e ci era quasi riuscita, quando ecco, col suo proverbiale tempismo, arrivare Orlando: jeans sdruciti, felpa nera con cappuccio, occhiali da sole, cappellino in testa e faccia da schiaffi.
Lasciò che salutasse i bambini e che ci giocasse per una buona mezz’ora, mentre lei se ne stava a distanza di sicurezza in cucina.
Quindi, infornata la torta, chiese ad Alex di restare in salotto con Amy ed invitò Orlando a seguirla in studio.
“A volte io davvero mi chiedo se ci sei o ci fai…”- gli disse non appena chiusa la porta alle sue spalle.
Lui le fece  un sorrisino tirato e si grattò la testa.
“Immagino che Amy ti abbia detto…”-
“Immagini bene…si può sapere cosa ti passa per la testa?”- riprese.
“Evie, per favore…calmati e fammi spiegare…so che sei arrabbiata ma…”-
“Arrabbiata? No caro mio…sono furiosa e….e allibita…mi chiedo come puoi essere così superficiale anche rispetto ai tuoi figli…”-
“Adesso sei ingiusta…”- le fece notare con aria seria – “…erano le undici passate…l’avevo appena controllata, stava dormendo…non potevo certo immaginare che si sarebbe svegliata di colpo…”- si  giustificò.
“Oh santa pazienza Orlando! E’ una bambina di 4 anni…certo che si sveglia all’improvviso…ma ovviamente tu non puoi saperlo, dato che negli ultimi anni sei stato più  in giro per il mondo che a casa….”-
“Stiamo parlando delle mie mancanze come marito o di quello che è successo ieri? Sono un po’ confuso…”- ribatté lesto.
“Stiamo parlando di te…vogliamo partire dal fatto che ti porti la tua amichetta a casa quando stai coi ragazzi o dal fatto che non ti sei nemmeno premurato di darle una spiegazione?”- gli disse seccamente.
“Neela non è la mia amichetta…vive con me…e questo lo sai…per quanto riguarda Amy pensavo che fosse giusto che ne parlasse con te…tu sei più adatta a spiegarle certe cose…”-
“Ma davvero? Chissà perché ma non mi stupisce…comunque hai sbagliato…avresti dovuto parlarle subito…”-
“Ho fatto quel che ho potuto, ok? È stato imbarazzante…non sapevo cosa fare…”- tentenna appena.
“Oh poverino…è stato imbarazzante…e per lei credi sia stato piacevole vedere suo padre sotto la doccia con un’altra donna?”- precisò tagliente.
“Cristo Evie…so che ho sbagliato, possiamo evitare di farne un dramma?”- sbottò lui.
“Tipico…”- osservò caustica sorridendo nervosamente.
“Tipico cosa?”- le domandò stranito.
“Il tuo atteggiamento…tu fai la cazzata e poi te ne lavi le mani e minimizzi…”-
“E tu usi questo incidente come pretesto…”- rilanciò lui avvicinandosi a lei con aria di sfida.
“Scusa?”-
“Amy non c’entra…ti dà fastidio che fossi con Neela…”- aggiunse.
“Certo che hai davvero una gran faccia tosta!”- sbottò lei decisa – “Per chi mi hai presa? Per una ragazzina piccosa? Con che coraggio ti permetti di mettere in dubbio il mio buon senso di madre? Il fatto che tu ragioni ancora come un bambino dell’asilo non significa che tutto il resto del mondo faccia esattamente come te!”- concluse seccamente.
Orlando non ci mise molto a risponderle.
“Hai ragione tu…come al solito ovviamente…”- disse con tono volutamente sarcastico – “…ma come ho potuto pensare che tu potessi anche solo lontanamente essere gelosa di Neela? Proprio tu, che sei così perfetta, sempre così controllata…”-
“Smettila di fare il buffone”- lo riprese.
“Altrimenti cosa fai? Mi sculacci?”- rilanciò spavaldo, fronteggiandola.
Ad Evie scappò un sorrisino tirato. Tuttavia, non si lasciò scomporre dal suo atteggiamento e guardandolo negli occhi le scappò detto:
“Quando fai così mi chiedo perché ci siamo sposati…”-
Lui accusò il colpo, ma si sarebbe fatto tagliare una mano pur di non mostrarlo.
“Siamo in due allora…accanto a te mi sono sempre sentito inadeguato…qualsiasi cosa facessi non era mai abbastanza, non importava quanto successo avessi fuori, in casa non ero mai alla tua altezza…”-
“Non sai nemmeno quello che dici…sei assurdo…”- ribatté.
“Lo vedi? Tu non sbagli mai, sei perfetta…faresti impallidire anche un santo…io invece sono solo un uomo e se mi sono innamorato di un’altra è perché mi ero stancato di avere a che fare con una maestrina…”- la punzecchiò volutamente ed in maniera forse più cattiva di quanto avrebbe voluto.
“Quindi me lo sono anche meritata…”- osservò stupita ed al contempo ferita dalle sue parole – “…questa è buona…ma d’altra parte cosa posso aspettarmi? Sarebbe un evento se una volta, una sola nella tua vita ti prendessi la responsabilità di quello che fai”-
“Eh già…è molto più comodo dare tutta la colpa a me piuttosto che pensare a dove puoi aver sbagliato tu…tanto tu non sbagli mai”-
“Piantala con questa storia…se tu hai o avevi dei complessi di inferiorità nei miei confronti non è un problema mio, ma soltanto tuo…”- gli fece notare duramente.
“Io non ho proprio nessun complesso…”-
“Da come ti comporti sembrerebbe il contrario…tu non hai le palle per stare con una donna che abbia un minimo di personalità e di carattere…tu vuoi qualcuna che viva della tua luce riflessa per sentirti sicuro ed avere il controllo della situazione…”-
“Adesso fai anche la psicanalista?”- la stuzzicò lui.
“Oh, non ci vuole una laurea per capirlo…sei molto meno complicato di quello che pensi….comunque non è questo il punto e non sono più nemmeno affari miei per fortuna…Tu puoi fare quello che vuoi con chi vuoi quando vuoi…ma quando con te ci sono i miei figli pretendo che ti comporti in maniera impeccabile…tu sei il loro padre ed hai il diritto di vederli, ma lei non c’entra nulla e non voglio che li frequenti, né tantomeno si faccia beccare con te sotto la doccia…”- riprese per niente intimorita dal suo atteggiamento.
“E’ stato un incidente…non era in programma che passasse da me…quando ho i bambini lei torna sempre nel suo appartamento…”-
“Non mi importa niente di quello che fate né dei vostri accordi…mi interessa solo che i bambini siano sereni e tranquilli…un altro incidente del genere e te li faccio vedere solo qui a casa…sono stata chiara?”- lo avvisò.
“Chiarissima…Ora, col tuo permesso, vorrei tornare dai miei figli…”- disse pungente, quindi si voltò per uscire.
“Un’ultima cosa…”- aggiunse.
Lui si voltò verso di lei con un’espressione indecifrabile.
“La settimana prossima andrò da un avvocato…a questo punto è meglio mettere tutto nero su bianco e divorziare…non c’è motivo per aspettare ancora…”-
Lo vide incupirsi.
“Hai intenzione di usare quest’episodio in sede di divorzio?”- le chiese allarmato.
“No…pensi che sia così meschina? Però non deve ripetersi più…”- precisò.
“Non succederà di nuovo…hai la mia parola…”- la rassicurò lui.
Quindi rimasero entrambi in silenzio, come se non sapessero cosa dirsi. Ma la verità era ben diversa…
“Mi dispiace…io non volevo…”- riprese lui – “…so che adesso magari non mi crederai o più probabilmente non te ne farai niente, ma non volevo che le cose andassero così…però è successo…”- le spiegò incerto.
“Non ha senso parlarne…come ti ho già detto mi interessa solo il bene dei bambini…”- rispose lei, ostentando un distacco che era solo apparente.
“Certo…lo so…anch’io voglio solo il loro bene…forse come marito non sono stato granché, ma i ragazzi sono tutto per me…”- osservò accorato.
“Si, lo so…ora torna da loro…hanno bisogno di te…”- lo esortò lei.
Annuì e tornò dai bambini.




  
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