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Autore: Oneipo_    16/12/2014    1 recensioni
Lo sapevi che in Giappone, quando si riparano le ceramiche rotte, non si nasconde il danno ma lo si sottolinea, riempiendo d'oro le linee di frattura? Perché credono che quando una cosa ha subìto un danno e ha una storia, diventi più bella.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(2)

 

Did you miss me 
while you were looking at yourself out there?


 



È martedì sera, sono le nove e ventidue minuti e fuori piove. Le gocce cadono sull'ampia vetrata della sala picchiettando rumorosamente e i lampi illuminano la stanza buia a intervalli regolari, seguiti dal frastuono tipico e dai muri che un po' tremano. La tempesta è iniziata due ore fa e ancora non è terminata, ma Liam è abituato al clima ballerino di Londra e non si stupisce più degli eventi atmosferici. Se ne sta sdraiato sul divano in pelle marrone un po' logoro, con i piedi scalzi su un bracciolo e i jeans stretti che gli danno fastidio, ma che non ha voglia di togliere perché in quella casa fa sempre troppo freddo. Rigira tra le mani il suo telefono quasi scarico, lo sblocca, osserva lo sfondo, entra sul suo profilo facebook, scorre senza prestare davvero attenzione a ciò che la gente scrive, controlla whatsapp e poi chiude le applicazioni sbuffando. 
Louis lo sta osservando seduto sul pavimento del loro appartamento. Un pacco di patatine buttato in terra e due birre bevute tutte di un sorso, il posacenere pieno e un paio di scarpe al lato della stanza. Prepara uno spinello con cura, le mani affusolate ad arrotolare la cartina e una sigaretta, da cui ha ricavato il tabacco, sopra le gambe fine. Ha una tuta blu e una felpa verde e non parla perché non ha nulla di interessante da dire. 
«La chiamo», sussurra Liam, più a se stesso che all'amico. Louis alza gli occhi al cielo e si accende la canna, tira fino a riempire i polmoni, trattiene il fumo e lo sputa fuori quasi con rabbia, come a prendersela con se stesso perché non può prendersela con il mondo. 
«Questa è la terza volta che lo dici, amico.» 
«Lo faccio sul serio.» 
Liam si alza e cammina scalzo per il pavimento, pesta delle briciole di pane e "toccava a te pulire oggi», poi guarda il cellulare e cerca il nome che gli interessa sulla rubrica. 
«Come hai detto che si chiama - lo interrompe Louis - la rossa?» 
«Shannon.» 
«Ah» dice solo e accende la tv su un canale di musica, canticchiando la canzone che sta passando in quel momento. 
Liam tossisce, si porta il telefono all'orecchio, poi scuote la testa e riaggancia. 
«Magari la chiamo domani», dice e torna a sedersi. Louis ridacchia e gli passa lo spinello, «sei un uomo senza palle», lo rimprovera e cambia canale svogliatamente. 
«Mi stai davvero facendo la morale? Tu? - risponde l'altro a tono - come va con Harry?», e non vorrebbe ricordarglielo, ma quando Louis rinfaccia agli altri le proprie debolezze, Liam non riesce proprio a sopportarlo. 
Louis fa spallucce e lo ignora, non ha voglia di discuterne, quindi restano in silenzio e si godono la spensieratezza dell'effetto dell'erba nelle loro vene. 

 

 

Delilah dice sempre che vorrebbe rifarsi le tette. Sta mettendo da parte i soldi sin dai quindici anni, in un salvadanaio che apre troppo spesso e che non ha mai visto più di un centinaio di sterline. Lo dice quando si specchia in bagno dopo essersi fatta la doccia, o quando indossa un vestito scollato e «se avessi le tette mi starebbe meglio!», si lamenta. 
Lo sta dicendo anche in quel momento, mentre indossa un reggiseno con il push up e cerca di fare il meno rumore possibile, per non svegliare l'uomo addormentato nel letto accanto. 
Vorrebbe ricordare il suo nome, o come si sono incontrati, ma ricorda solo quanto si sia divertita quella notte e del tatuaggio tribale che lui ha su una spalla. Si sistema il vestito corto, merlettato sulla schiena, e non indossa i tacchi perché ha una vescica in un piede e non vuole peggiorare la situazione. Che giorno è, oggi? chiede a se stessa, poi esce dalla stanza e mangia un pezzo di ciambellone in cucina. 
Scende le scale di corsa e non si guarda indietro. Quando lui si sveglierà, non la troverà lì, e magari non si ricorderà neanche dei suoi occhi o il colore dei suoi capelli. A Delilah va bene così, è sempre andata bene così. 
Il cellulare vibra nella tasca del suo cappotto, «dove cazzo sei?» chiede la voce meccanizzata di Ella e Delilah sale nella sua vecchia macchina mettendo in moto. 
«Al 23 di Kensington», afferma con ovvietà e Ella fa un verso di disappunto dall'altra parte della cornetta. 
«Che troia - la prende in giro - ti sei fermata più del solito stavolta.» 
«Ho perso la cognizione del tempo...birretta?», propone. E Ella annuisce e riaggancia, mentre Delilah sfreccia verso casa intonando una canzone di Nicki Minaj. 

 

 

«E se li tingo? Non so, rosa?» 
Aline passa una mano tra i suoi capelli corti e si muove di fronte allo specchio per osservare il suo fisico snello, stretto in una canottiera corta e in un paio di calzoncini rossi. 
Harry Styles sbarra gli occhi e si tira su guardandola con aria scioccata. «Scherzi», dice un po' spaventato, e lei ride e si butta sul letto accanto a lui, togliendogli dalle mani il libro di Marquez che il ragazzo sta solo fingendo di leggere. 
«Se tu li tingi, io mi faccio la cresta e vado in giro in mutande», aggiunge poi lui e poggia la testa sul cuscino. Sono un po' stretti nel letto di Aline, ma i loro corpi si incastrano perfettamente e a loro piace sentirsi vicini. 
«Non provocarmi.» 
«Non avresti il coraggio neanche di cambiare acconciatura.» 
Si conoscono come se vivessero l'uno nella testa dell'altra, lei che non ama i cambiamenti, lui che cambierebbe ogni cosa della sua vita. 

 

Aline ricorda perfettamente il giorno in cui si sono incontrati, quando c'era la neve per le vie e lei sedeva fuori all'ufficio di suo padre. Harry le aveva sorriso e le si era messo accanto, con i capelli ricci che gli contornavano il viso e due occhi verdi e sinceri. Avevano dodici anni e i genitori colleghi di lavoro, solo che suo padre era uno stronzo e quello di Harry aveva sempre una parola gentile per tutti. Lui giocava con i videogames e dondolava i piedi contro il muro chiaro, senza accorgersi che lo stava sporcando un po'. Lei aveva un vestitino che odiava, le calze bianche e un paio di stivaletti neri, i capelli le arrivavano quasi alle ginocchia e il naso all'insù era sempre lo stesso.  
«Dovremmo essere amici», aveva detto lui con naturalezza. E Aline non capiva bene l'inglese, perché si era appena trasferita, ma la parola amici la conosceva e per questo aveva annuito. 

 

Mentre se ne stanno in silenzio a guardare un video su youtube, Aline pensa che senza Harry non sarebbe la stessa. Che lui è il suo passato, il suo presente e il suo futuro, è l'appoggio di cui ha bisogno e il confidente che tutti vorrebbero avere.  
La notifica di un messaggio li distrae dal video demenziale. 
"Sono da te in mezz'ora", dice Louis Tomlinson, e Aline si irrigidisce. Harry non apre l'sms e si volta a guardarla. 
Gli occhi spenti di lui fanno male ad Aline, così come le fa male sapere che qualcuno lo fa soffrire, che non lo apprezza come fa lei e non lo ama come Harry meriterebbe di essere amato. 
«Avevi detto che avresti messo un punto a questa storia», gli ricorda. 
Il riccio chiude gli occhi e fa un respiro profondo. Lo aveva detto, , ma era stato prima che Louis si presentasse a casa sua con del kebab appena comprato e un sorriso innocente sulle labbra. E anche prima che facessero l'amore sul divano del suo appartamento, e poi nel letto, e anche nella doccia. 
«Scusa», la implora, ma Aline si è già alzata e non lo sta più ascoltando. 
«Aline, scusami - ripete lui - se solo tu...» 
«Se solo io cosa, Harry? - esplode lei e il ragazzo si siede sul letto, un mano tra i capelli e lo sguardo che evita accuratamente quello dell'amica - se solo io ti ascoltassi? Se solo io ti capissi? Se solo sapessi darti i giusti consigli?» 
Lui sta scuotendo la testa e gli viene quasi da piangere, Aline alza le braccia al cielo e sistema la sua scrivania impulsivamente, per distrarsi, per calmarsi. 
«Sai cosa ti dico? - riprende poi - è la tua vita! La tua cazzo di vita! E la prossima volta che sarai ubriaco perso per colpa sua e ti presenterai alla mia porta alle quattro di mattina, non sperare che io ti apra!», urla e vorrebbe tirargli il portapenne che ha in mano, l'orologio fermo o la sua sacchetta dei trucchi. 
Harry indossa le scarpe e non apre bocca, afferra la giacca e si sistema il beanie verde in testa. "Hai ragione - dice poi in tono arrendevole - è la mia cazzo di vita, e scelgo di continuare a vedere Louis così come tu scegli di non volermi più alla tua porta.» 
È ferito, e arrabbiato, e deluso, perché Aline è la sua migliore amica e lo sta sgridando così come sgrida le sue allieve quando confondono la prima con la quinta posizione, o come sgrida Ella quando cicca dentro la sua tazza di green tea che non ha ancora finito di bere. 
Aline lo guarda aprire la porta della sua stanza e "vorrei solo-" accenna, ma non continua. Vorrei solo che tu non soffrissi più, vorrebbe dirgli, ma Harry lo sa e dirlo ancora sarebbe come mandare a ripetizione la stessa scena di sempre. 
«Cosa succede qui? Oh, ciao Harry», saluta Delilah sulla soglia della porta aperta, e alza un sopracciglio quando lui la evita con la testa bassa. 
«Voi due dovreste prendervi una bella sbronza», aggiunge lanciando un'occhiata ad Aline, e sparisce per il corridoio stretto, lasciandola lì con la voglia di piangere. 

 

 
L'appartamento di Harry è grande e ben arredato. Ha cinque stanze - una cucina, un bagno, due camere da letto e una sala da pranzo - e i mobili bianchi e new age, scelti con cura da lui stesso e acquistati dalla carta di credito del suo patrigno. Nella sala da pranzo c'è un divano in tessuto grigio chiaro, una televisione al plasma, le mattonelle lucide e un'alta lampada ad illuminare il tutto. 
Harry odia quella stanza, così come odia la cucina ordinata, il bagno splendente e la camera con il letto singolo dove era abituato a dormire da bambino. 
Harry odia un po' tutta la casa, tranne la camera da letto dei suoi genitori, quella dove le lenzuola sono sempre sfatte, con il grande specchio sull'armadio e le fotografie della sua famiglia sopra al comodino. Quella dove lui e Louis fanno l'amore, e dove restano giornate intere a coccolarsi, o a parlare. 
Harry odia il fatto che quella casa sia sempre così poco vissuta, che da quando sua madre si è risposata passa gran parte del suo tempo a Los Angeles - Tom deve lavorare, tesoro. Torneremo il prima possibile, fai il bravo - e che il suo patrigno pensi che i soldi risolvano tutti i problemi del mondo, per questo gli invia settecento sterline al mese e non si preoccupa di aggiungere extra se richiesti. 
Louis sa che Harry dei soldi non se ne fa nulla, che ha talmente tanto denaro messo da parte da poter viaggiare per un anno intero senza fermarsi. Sa anche che continua a chiedere un aumento della paghetta a Tom per dispetto, per vedere fino a dove si spingerebbe, e un po' anche per divertimento. Sa che, se glielo avessero chiesto, Harry avrebbe scambiato tutti i soldi del mondo per un momento in più con la sua famiglia. 
Stanno distrattamente guardando un quiz televisivo quel pomeriggio, l'uno nelle braccia dell'altro, le coperte a coprirli entrambi. Harry sta fumando una sigaretta e il fumo arriva dritto negli occhi di Louis, che li stringe un po' lacrimanti, ma non gli dice nulla. Harry risponde alla domanda del concorrente e si muove un po' tra le sue braccia, cicca nel posacenere e si concentra sul gioco corrucciando la fronte. 
«Per me è sicurezza» propone quindi Louis come parola del gioco finale e l'altro si volta a guardarlo dopo aver realizzato che effettivamente la parola combacia con tutte le altre elencate dal conduttore. 
«Merda - esclama spegnendo la sigaretta - le indovini sempre tutte, dovresti partecipare.» 
Louis ride e cambia canale quando viene annunciata la parola corretta del quiz - sicurezza, ovviamente - e tutto si conclude. 
«Nah, non sono fatto per queste cose». 
«Ah, tu non sei fatto per un sacco di cose, Tomlinson», lo prende in giro Harry e gli lascia un bacio sulle labbra fine. L'odore di tabacco del suo respiro gli inebria la mente ed è meglio di qualsiasi cosa Louis abbia mai respirato. Sorride sulle sue labbra e non lo lascia fuggire, quando questi fa per tornare a guardare la televisione. Uno, due , tre, quattro baci. 
«Ci sono anche un sacco di cose per cui sono fatto», risponde dopo un po'. 
«Tipo?», ad Harry della televisione non importa più, perché ora si muove tra le gambe di Louis per girarsi e ritrovarsi a stringergli il bacino con le ginocchia, le mani sul petto di lui e le fronti che si sfiorano. 
«Ad esempio - spiega Louis - sono fatto per indossare i pantaloni con il risvoltino, che potrebbero essere orrendi addosso a qualcuno che non ha le caviglie perfette come le mie.» 
Harry ridacchia e gli morde il lobo dell'orecchio sinistro, «ok» concorda. 
«Sono anche fatto per raccontare le storie divertenti, e non dire di no - Harry alza le mani e fa una faccia innocente - che tanto lo so che ti faccio ridere pure se tu non vorresti farlo.» 
E allora Louis gli lascia un altro bacio sulle labbra e gli accarezza una guancia. 
«E sono fatto per preparare gli spinelli, e non intendo fatto fatto, che se aspetto te con in mano una cartina e un filtro finisco per fumarmi le piante puzzolenti che ha messo tua madre in terrazzo. Senza neanche prepararmi nulla! Accartoccio la foglia e fine.» 
«Ma dai! - Harry si lamenta e lo guarda quasi offeso - che vuol dire sono fatto per preparare gli spinelli! - scimmiotta imitandolo - E poi non sono così male, io!» 
Louis è davvero divertito dalla reazione di Harry e approfitta del momento per farlo finire con la schiena sul materasso e sdraiarsi sopra di lui, accarezzargli la pelle non coperta dalla maglietta bianca e lasciargli una scia di baci intorno al collo. 
«E comunque - continua, Harry ha già smesso di lamentarsi da un po' - sono anche fatto per le tue labbra, e i tuoi baci, le tue mani, le tue braccia, e il tuo corpo.» 
«Presuntuoso.» 
Louis gli toglie la maglietta e sfiora i tatuaggi sul suo petto, vorrebbe imprimere ogni dettaglio di quei disegni nella sua mente, così da poterli riprodurre ancora e ancora e ancora. 
«E insieme siamo fatti per questa stanza - dice infine regalando ad Harry un altro bacio - e questo letto - un altro bacio - e queste lenzuola - un bacio ancora - e ora basta parlare che a me piacerebbe fare altro - si spoglia - 
e scommetto anche a te.» 

 

 



Ce l'ho fatta ad aggiornare, grazie al cielo. Avevo detto che lo avrei fatto oggi e poi il mio wifi non ha funzionato fino a questo momento.
Comunque, parliamo di questo capitolo! Spero vi sia piaciuto, è anche un po' più lungo di tutti gli altri, visto che entriamo nel vivo della storia. Ed è anche abbastanza incentrato su Harry e Louis perché nel prossimo (che ho già scritto, WOW) loro non ci saranno ed ecco vi sento già piangere.
Anyway, iniziamo a parlare dei vari personaggi:
Liam/Louis che dire, sapevate già che erano coinquilini, ma qui si vede anche un livello superiore del loro rapporto. Liam sa di Harry (e quindi che Lou è gay) e conosce le debolezze di Louis, quindi non è difficile capire quanto in realtà siano amici. L'ho immaginato come un timidone, che in realtà è quello che penso sia anche nella realtà, un po' impacciato con le ragazze e le relazioni in generale, e infatti non è ancora riuscito a richiamare Shannon MA...MA...vedrete!
Delilah è in realtà un personaggio un po' marginale, ma dato che è sempre presente nella storia mi sembrava giusto raccontare qualcosa di lei, e lo rifarò anche più in la'. Diciamo che è un po' il tramite tra le varie coppie, ecco. Ed è una persona molto più insicura di quanto pensiate.
Aline/Harry TADAAAAN il primo vero collegamento tra tutto questo casino di persone che vi ho presentato sono loro! Quei due sono migliori amici e quindi Harry conosce tutte le ragazze e viceversa. Aline tiene davvero molto ad Harry e qui ho cercato di dimostrarvelo, ed è per questo che si arrabbia così tanto con lui, non vuole che soffra.
Harry/Louis quanto sono belli? Allora, questa parte non era prevista in questo capitolo, ma ho deciso di inserirla perché avevo paura di avervi dato l'idea sbagliata su Lou, che sì è una persona estremamente difficile e che ha fatto (e farà?! MH) star male Harry, ma non è uno di quei classici stronzi che usa il corpo del piccoletto solo per del sesso ANZI. Lou ci tiene ad Harry, e quando sono loro due, in quella stanzetta, sono tanto aw. Ecco, spero che questo sia chiaro, il problema tra di loro non è di certo che Louis non vuole bene ad Harry.

Ora vi lascio, ma prima grazie a chi ha recensito, a chi ha messo la storia tra le seguite/preferite/ricordate, a chi legge in silenzio.
Se vi va, ditemi che ne pensate e cosa vi piacerebbe succeda :)
Sotto una gif della mia piccola Delilah e di quel marpione (LOL) di Harry.
Un abbraccio, 
Oneipo.



  
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