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Autore: Chloe R Pendragon    16/12/2014    2 recensioni
Quando un uomo è costretto a combattere per sopravvivere, non può sperare di rimanere la stessa persona di un tempo; guardate cosa è diventato Decio, uomo un tempo libero che lotta per sopravvivere...
Prima classificata a pari merito con Emily Kingston al quarto turno del contest "Tutti i generi più uno" indetto da aturiel sul forum di EFP.
Genere: Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Morituri te salutant

Morituri te salutant.

 

Decio fissava con trepidazione il cancello davanti a sé, stringendo spasmodicamente la mano destra attorno all’elsa della sua spada corta; ogni fibra del suo imponente corpo bramava il momento in cui avrebbe varcato quella sinistra soglia, mostrando la sua furia omicida al pubblico in delirio.

Un angolo della bocca si sollevò, disegnando un amaro ghigno sul suo volto, mentre ricordava il giorno in cui era stato venduto come schiavo a Timario: erano i tempi in cui credeva che i gladiatori fossero infime creature, bestie immonde che meritavano di morire come cani e che nulla avevano in comune con un uomo virtuoso come lui. Il suo primo combattimento però aveva dimostrato quanto in realtà si fosse sbagliato, poiché dopo un’iniziale titubanza si era avventato sui nemici con una foga animalesca senza eguali, affondando la sua lama nelle carni avversarie e uccidendo impietoso chiunque gli si parasse davanti.

Col passare del tempo, aveva appreso l’arte dell’intrattenimento così bene da essere divenuto una celebrità dell’arena; durante ogni scontro non perdeva occasione per mettersi in mostra, calpestando coloro che cadevano al suolo fino a lasciarli completamente tramortiti o spezzando gli arti scoperti dei rivali a colpi di scudo. Quei brutali duelli avevano temprato una vera e propria macchina assassina, capace di compiere le più macabre nefandezze pur di godere dell’appoggio del popolo; il suono delle acclamazioni lo eccitava più di ogni altra cosa al mondo, spingendolo a eccedere con la violenza e a inventare nuovi stratagemmi per stupire il pubblico.

Il gladiatore scosse la testa ripensando a quanto fosse cambiato, facendo oscillare la cresta che sovrastava l’elmo. Tutto quel che rimaneva del buon contadino che aveva lottato per la sua terra era la rabbia e la frustrazione per aver perduto ogni cosa a causa della sua debolezza: per quanto avesse cercato di opporsi, era stato sconfitto nonché sbeffeggiato dai soldati imperiali per la sua scarsa forza.

Il peso del disonore gravava ancora sulla sua anima afflitta ed era proprio questo a tenerlo in vita: sapeva di non potersi vendicare, tuttavia avrebbe lasciato che quella collera lo dominasse e lo spronasse a massacrare gli avversari, ripagando quella forza distruttiva col sangue nemico e con le lodi degli spettatori. Un improvviso rumore metallico lo riscosse dai suoi pensieri, accendendo i suoi occhi nocciola e facendo vibrare i suoi muscoli: il cancello si stava aprendo, era giunta l’ora di una nuova carneficina...




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