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Autore: __HoranSmile__    16/12/2014    1 recensioni
*Dal testo*
Lo guardai bene. Dio mio. Era dannatamente perfetto. Una cascata di ricci castani scuro gli scendeva giù, quasi sulle spalle, gli occhi erano di un verde smeraldo in cui ebbi la sensazione di annegare, le sue labbra erano carnose e perfettamente rosee, aveva le spalle larghe, una camicia a righe verticali aperta fino sotto lo sterno da dove trasparivano una moltitudine di tatuaggi, le sue braccia erano muscolose e il braccio destro aveva molti tatuaggi, alle dita portava degli anelli che rendevano il tutto ancora più sexi, le sue gambe erano lunghe e magre, coperte da un paio di jeans attillati neri e ai piedi portava un paio di stivaletti del medesimo colore. Per non parlare del profumo che aveva, riuscivo a sentirlo anche se era abbastanza lontano da me, era un miscuglio di menta e nicotina. Non avevo mai visto niente di più perfetto.
Genere: Romantico, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so cosa mi attraesse di lui, forse il suo comportamento, i suoi occhi, le sue mani, il suo corpo, il suo carattere, la sua dolcezza che veniva fuori massimo cinque secondi al giorno, il suo modo di proteggermi da me stessa.
Trovavo rifugio in Tumbrl e in lui, solo che lui non sapeva tutto, sapeva che ero un po’ depressa, niente di più.
“Hope, mi devi dire qualcosa?”
Sorrisi ingenuamente verso di lui.
“No, perché?”
“Così.”
Quel ragazzo mi leggeva nel pensiero. Ogni qualvolta che ero sul punto di esplodere e dirgli dei tagli mi chiedeva se c’era qualcosa che volevo dirgli, e, ogni santa volta mi tiravo indietro. Non avevo il coraggio di dirglielo, avevo paura di essere giudicata da lui per questo, ma, qualcosa mi diceva che lui già sapeva tutto. Aveva la strana fissazione di fissarmi le braccia.
“Andiamo al mare?”
Lo guardai con una faccia strana.
“Harry, è gennaio e la prima spiaggia è a 2 ore di macchina da qua.”
Mi guardò e fece gli occhi dolci. Non potevo rifiutare. E, poi era sabato e i miei erano al loro weekend di relax. Potevo fare ciò che mi pareva.
“Okay, andiamo.”
Prese le chiavi della macchina e guardò l’ora.
“Sono le 10.00 per mezzogiorno dovremmo essere la.”
Andai in camera mia e presi due coperte abbastanza grosse. Una per sederci e una per scaldarci.
Appena scesi uscimmo. In macchina il viaggio fu silenzioso, nessuno dei due aveva voglia di parlare. Ce ne rimanevamo lì, con i nostri pensieri a fissare il vuoto. Non sapevo cosa dire, anzi, lo sapevo ma non era il momento giusto.
Appena arrivammo nel parcheggio della spiaggia scendemmo dall’auto. Ancora in silenzio. Presi le coperte e mi diressi verso la sabbia. Dio. Era tutto così fottutamente perfetto.
Harry stese la prima coperta e una volta seduti di mettemmo addosso la seconda. Faceva freddo ma con lui si stava decisamente bene.
Chiacchierammo un po’. Spaziando sui discorsi. Come sempre. Aveva sempre un tono duro, ma, lo sentivo più vicino.
“Sai, credo che tutti noi siamo un po’ di infinito.”
Mi guardò stranito, forse non capiva il mio discorso. Portò alla bocca la sigaretta e fece un tiro. Dopo aver sputato il fumo e averci pensato un po’ su mi guardò.
“Niente è infinito. Nemmeno i numeri. Prima o poi finiscono anche quelli, noi non siamo un po’ di infinito, noi siamo semplicemente un po’ di tutto quello che finirà. Io finirò, tu finirai. Questo mare finisce, il cielo sopra di noi finisce, le stelle finiscono, tutto finisce, Hope. Non ci possiamo fare nulla.”
Lo guardai corrucciata sapendo che un po’ aveva ragione. Cominciai a fissare l’orizzonte pensando alle sue parole, quando, improvvisamente sentii le sue lunghe dita intrecciarsi con le mie.
“Forse solo una cosa è infinita.”
Lo affermò con durezza ma sentivo che era una durezza forzata.
“Cosa?”
“L’amore. Non che sia una cosa che mi piaccia poi tanto, ma, io vedo nello sguardo di chi è innamorato l’infinito.”
Questo suo parlare d’amore mi fece pizzicare gli occhi. Ma perché stavo piangendo solo per una frase?
“Hope, non piangere per quello che dico.”
Slacciai le nostre mani e mi buttai sul suo petto. Non stavo piangendo solo per quello che aveva detto, ma, anche per altre milioni di cose che, senza dirgliele stavo impazzendo. Avevo bisogno che lui sapesse. Inizialmente non mi strinse, ma quando sentì che stavo piangendo mi strinse a se.
“Ti fa bene piangere, piangi su di me che assaporerò ogni tua lacrima come fosse la prima.”
Era estremamente dolce in quel momento.
Iniziarono i singhiozzi. Il pianto si fece più forte, lo sentivo in difficoltà ma, mai si mosse fino alla fine del pianto.
Quando mi spostai dal suo petto ne sentivo già la mancanza.
“Scusami, so che non ami queste cose, a dire la verità mi ero ripromessa mille volte di non piangere mai davanti a te.”
“Lo so.”
Ci guardammo negli occhi e mi persi completamente. Erano così ipnotici. La rabbia che gli avevo visto il primo giorno era diminuita. Ne ero sicura.
“Harry, posso chiederti una cosa, fa niente se non vuoi rispondere.”
Annuì leggermente, poi fece un sorrisino che mi mandò nel pallone li per li, ma ripresi in mano la situazione quasi subito.
“Perché nei tuoi occhi c’è rabbia?”
Guardò davanti a se e prese un bel respiro. Non sembrava convinto se rispondere o no, ma lottò con se stesso e provò a essere il più calmo possibile.
“Avevo 7 anni quando mio padre ci ha abbandonato, voleva libertà e se la accaparrò senza dire una parola. Semplicemente non tornò a casa dal lavoro. L’ho aspettato alla finestra per mesi interi. Ma non tornava mai. Poi, quando avevo 12 anni e avevo staccato il naso dalla finestra si ripresentò improvvisamente a casa, scusandosi con mia madre per essere scappato. Disse che aveva capito in quegli anni che non poteva vivere senza di noi. Le cose andarono bene per poco. Nella vita che ha fatto per cinque anni prima di tornare c’era l’alcool, la droga, il gioco d’azzardo e la violenza. Certe abitudini è difficile perderle. Cominciò a picchiare mia madre, avevo solo 12 anni, non sapevo come difenderla. Un anno dopo, cominciò con me e mia sorella, lei meno non ne so il motivo, prendeva solo qualche schiaffo mentre io mi prendevo calci, pugni, cinghiate per nulla. A 13 anni non sai che ti sta succedendo, cioè inizi a capirlo ma pensi che te lo meriti. Quando picchiava mia madre facevo qualcosa per farmi picchiare a me, era il mio unico modo per difenderla. Non avevo altre armi. A 15 anni, decisi che quella situazione doveva finire. Iniziai con la palestra. Ma, non bastava, era comunque più forte di me. Così, disperato lasciai casa mia. Mi infilai in molti guai, fin che non mi misero in un istituto. Lì conobbi la droga. Per due anni mi drogai. Poi smisi, non volevo diventare come lui. Staccai da tutto e da tutti. Dopo mesi di richieste al giudice mi concessero il ritorno a casa. Trovai ciò che non avrei mai voluto trovare. La casa era in uno stato pessimo. Non riconobbi mia madre quando la vidi. Aveva il viso troppo gonfio dalle sue botte. Decisi che quella storia doveva finire. Avevo 17 anni e per la prima volta usai la violenza contro mio padre. Lo portai in camera mia e iniziai a suonarlo, con tutta la forza e la rabbia che avevo in corpo. E, ne avevo accumulata tanta in due anni di istituto. Lo massacrai e poi presi mia madre e mia sorella per portarle via. Ce ne andammo per sempre. Da quel giorno non l’ho più visto. Mia madre ora sta bene e mia sorella pure, quasi non ci pensano nemmeno più, ma, io, io ci penso ogni santo giorno. È una tortura. La rabbia cresce sempre di più dentro di me. E, per questo motivo sono stato bocciato due volte. Se qualcuno mi fa arrabbiare, anche per una sciocchezza ci parto di testa. Nei miei occhi c’è tanta rabbia perché non l’ho ammazzato. Se lo ammazzassi, nei miei occhi troveresti la serenità.”
Quelle parole mi lasciarono atterrita. Volevo piangere ma non mi sembrava il caso. Lo guardai in faccia e lo vidi tutto rosso. Stava lottando contro le lacrime. Parlarne doveva ucciderlo. Mi buttai tra le sue braccia e lo strinsi forte. Quanto più potevo. Ci mise un nano secondo ad attaccarsi alle mie labbra. Niente al mondo avrebbe potuto dividerci in quel momento se non noi stessi. Ma, nessuno dei due ci stava facendo il minimo pensiero. Eravamo una piccola parte d’infinito.
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Angolo mio.
Okay, 4 capitolo. Posso dire una cosa? Mi sta abbastanza soddisfacendo questa storia, è da un po’ che l’ho in mente, ma, non avevo mai avuto il coraggio di prendere un pc e metterla per iscritto. Non sapevo cosa ne sarebbe venuto fuori. E invece eccomi qua. Spero che vi piaccia. <3
 
  
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