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Autore: The_Grace_of_Undomiel    17/12/2014    2 recensioni
Sam è un ragazzo di sedici anni mezzo, che si è appena trasferito in una nuova città.
A causa del suo carattere un po' timido ed insicuro, il giovane non si era mai sentito accettato dai precedenti compagni di classe ed era spesso deriso o emarginato. In conseguenza a ciò, Sam vede nel trasferimento un'opportunità per incominciare una vita migliore della precedente ed è molto ansioso, oltre che timoroso, di iniziare la nuova scuola. Purtroppo però, le cose si mettono subito molto male per il ragazzo, diventando sin dal primo giorno il bersaglio dei più temuti bulli di tutto l'istituto, I Dark, e da quel momento in poi, la vita per lui diventa il suo incubo personale.
Ma col passare del tempo, imparerà che a volte non bisogna soffermarsi solo sulle apparenze e le che le cose, a volte, possono prendere una piega del tutto inaspettata...
Dal testo: "I Dark si stavano avvicinando sempre di più, ormai solo pochi metri li separavano da Sam e Daniel. Avanzavano uno vicino all’altro, formando una sorta di muraglia, tenendo al di fuori tutto quello che c’era dietro di loro"
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Travis lo afferrò con forza  per il bavero della maglietta, sollevandolo di qualche centimetro da terra. Sam ebbe così modo di incontrare da vicino il suo sguardo, intriso di cattiveria e sete di vendetta. Pareva sprizzare fuoco e fiamme. Niente sarebbe riuscito a placare quella furia omicida.
-E’ da un bel po’ di tempo che cerchi di sfuggirmi, ma adesso è arrivata la resa dei conti- disse il Dark con un sorriso sbilenco -Sei in trappola, caro il mio Nuovo-
-Aspetta...non...non essere precipitoso. Non credi che sia il caso parlarne prima, da persone civili? Eh?- tentò Sam, iniziando a far vagare lo sguardo intorno a sé alla disperata ricerca di aiuto, o di un possibile rifugio.
Travis, senza perdere quello strano sorriso, scosse la testa. Poi serrò ancora di più la presa sul colletto della sua vittima e lo strattonò con rabbia.
-Ti ricordo che sono un Dark, insignificante pidocchio, con me non si scende a compromessi. Si paga subito- sibilò, i suoi occhi si ridussero ad una fessura.
-E...un piccolo sconto?-
Travis serrò la mascella e con un grugnito lo scaraventerò per terra, poi gli si avvicinò e lo guardò dell’alto in basso.
-Ora cerca di afferrare bene il concetto, patetico buffone. Oggi ci andrò giù così pesante che quando questa storia sarà finita non si noterà più alcuna differenza tra la tua faccia e del pongo sotto un rullo compressore. Afferrato?-
Per tutta risposta Sam deglutì. Si era fatto male alle mani solo cadendo, non voleva pensare a cosa avrebbe provato tra meno di  qualche secondo.
Come previsto, il pugno arrivò violento. Lo colpì vicino al sopracciglio sinistro con una forza mostruosa. Il ragazzo finì nuovamente scartabellato a terra e per un attimo non vide più nulla;  percepì però qualcosa di caldo e viscoso scivolargli lungo il viso. La vista gli ritornò qualche secondo dopo. Le immagini erano ancora leggermente sfocate, ma era già un progresso.
Fece per rimettersi in piedi, ma un calcio lo fece crollare carponi. Boccheggiò. Eppure era certo che non fosse stato Travis a sferrarlo, ma qualcuno alle proprie spalle.
-Non ci si comporta così, volevi davvero lasciare tutto il divertimento per te?- domandò Kay sprezzante.
-Un comportamento da vero egoista, non c’è che dire...- la voce di Oliver si aggiunse.
-Anche noi è un secolo che aspettiamo questo momento- Hazel si accodò.
Tony concluse -Vogliamo vedetta tanto quanto te-
-Voi non arrivavate, per cui ho pensato di aprire io le danze- rispose Travis con una scrollata di spalle -Ma non preoccupatevi, ce n’è per tutti-
Kay, con le mani in tasca, fece un giretto intorno a Sam, ora rimessosi in piedi. Il Dark continuò a gironzolare con aria supponente, per poi tirargli una gomitata a tradimento nello stomaco. Il giovane si piegò i due e Hazel ne approfittò per colpirlo con rapidità.
Presto anche i rimanenti del gruppo si unirono al pestaggio, non lasciando nemmeno il tempo a Sam di tirare il fiato tra un calcio e l’altro. Cercava di difendersi come poteva, principalmente schivando qualche colpo. Aveva rinunciato in partenza all’idea di fuggire. Non sarebbe servito a nulla, lo avrebbero raggiunto subito e anche se così non fosse stato il giorno dopo si sarebbe ritrovato nella stessa situazione.
-Che palle, questo insetto non da molta soddisfazione...- commentò Hazel con una smorfia.
-Già, è troppo facile malmenarlo, così non è divertente-
Oliver sputò -Con Lipton era stato più esaltante. Quel pezzente, aveva addirittura cercato di contrattaccare!-
-Non ha rilevanza- ghignò Travis, preparando la prossima percossa da infliggere alla sua vittima -L’importante è ridurlo a pezzi-
All’ennesima botta, Sam cominciò a diventare insensibile al dolore. Lo avevano colpito ovunque, forse l’unica parte non lesionata erano il labbro e il mento, visto che si limitavano a colpirlo nel corpo. La cosa che più lo preoccupava era la ferita alla tempia, che per tutto il tempo non aveva smesso di sanguinare. Bruciava da morire, ma doveva tener duro. Prima o poi si sarebbero stufati e lo avrebbero lasciato lì, o almeno, era quello che ardentemente sperava.
Da tempo aveva smesso di ascoltare gli insulti che gli rivolgevano o i loro commenti, finché una frase pronunciata da Tony non attirò la sua attenzione.
-Ma quando arriva Kyda?-
Hazel tirò fuori il cellulare dalla tasca dei jeans e guardò l’ora -Non ne ho idea. Le ho mandato un messaggio poco fa, ma non mi ha risposto-
-Capo, tu ne sai qualcosa?- s’informò Oliver.
Travis digrignò denti ed emise un sospiro seccato.
-Non lo so, non so di recente cosa le passi per la testa. So solo che mi ha rotto i coglioni. Quella puttana...-
-Che cosa hai detto?-
I Dark riportarono la loro attenzione su di Sam e, con sommo stupore, videro che si era rialzato e che si reggeva perfettamente in piedi.
-Ripetilo, se ne hai il coraggio- sibilò nuovamente, con rabbia e disprezzo. Non appena aveva sentito quella parola,  era sopraggiunta una forza ed una volontà d’animo sconosciuta, animata dall’odio. 
Travis sorrise strafottente. Aveva trovato pane per i suoi denti.
-Certo che lo ripeto, e molto volentieri anche: ho detto puttana. Put- ta- na. O troia, se preferisci. Ma anche sgualdrina è perfetto. A te la scelta, sono adatti tutti e tre-
-Stai zitto, non ti permetto di parlare di lei così!-
-Ah, non me lo permetti? E con quale presunzione, essere?-
Sam ringhiò. Frattanto gli altri Dark erano ammutoliti e guardavano lo scena senza nemmeno sognarsi di intervenire. Molto probabilmente erano confusi e non capivano che razza di piega avessero preso le cose.
Travis si avvicinò a Sam e con un sorriso storto stampato in volto  riprese a parlare –E’ inutile che ti scaldi tanto, non saranno di certo le tue ridicole minacce ad impedirmi di chiamarla come mi pare e piace. Credi che difenderla ti renderà più interessante ai suoi occhi?-
Il ragazzo sussultò, colto in fallo.
-Ti ho capito da tempo, sai? Ho capito cosa ti frulla in testa- sussurrò con cattiveria -Ma sappi che lei è solo mia. Mia e basta, e che, se voglio, posso ribaltare e ricominciare daccapo. Esattamente come ho fatto qualche sera fa...-
Bastò quell’ultima  frase perché tutte le emozioni di Sam esplodessero in colpo solo. Non gli interessava ciò che sarebbe successo dopo. Ora voleva solo distruggerlo.
Scattò in avanti, pronto a colpirlo in piena faccia e  cancellargli così quel ghigno bastardo dal volto, ma non riuscì mai a centrare il suo bersaglio, poiché Kay si intromise all’ultimo, parandosi di fronte a Travis. L’intruso venne colpito al suo posto e cadde a terra con un sonoro tonfo. Ancora stordito per la botta, si passò una mano sul labbro sanguinante con un gesto stizzito, poi alzò lo sguardo sbigottito su Sam.
-Quel bastardo! È più forte di quanto sembri- inveì.
Travis grugnì rabbiosamente, ma invece di attaccare Sam, come quest’ultimo si era aspettato, scaricò tutta la sua ira direttamente su Kay, sferrandogli una pedata.
-Idiota! Si può sapere perché ti sei intromesso? La cosa non ti riguardava!- tuonò.
L’altro si raggomitolò su se stesso mugolando.
-Quante a te...- Travis si voltò verso Sam -Cosa credevi di fare? Volevi colpirmi? Adesso ti sistem...- si interruppe quando vide il pugno del ragazzo arrivargli a un centimetro dal viso.
Sam stava già gioendo intimamente, ma il Dark gli fermò la mano a mezz’aria, stringendogliela in una morsa di ferro.
L’energumeno sospirò teatralmente affranto -Mossa decisamente sbagliata- disse, poi  prese a storcergli lentamente il braccio, con la forza necessaria a farlo soffrire, ma non da fratturaglielo. Sam soffocò un urlo di dolore.
Gli altri assistettero divertiti, finché Oliver non indicò qualcosa poco lontano.
-Ehy guardate, non è Kyda quella?-
A quelle parole Travis interruppe per un attimo la dolorosa tortura, con grande sollievo di Sam, e si voltò verso la direzione mostratagli da Oliver. Quella che stava avanzando verso di loro era proprio Kyda. Camminava con passo spedito, la visiera del cappello da baseball calata sugli occhi e il capo chino. In breve li raggiunse.
-Finalmente!- esultò Hazel -Credevamo che ti fossi persa! Guarda, abbiamo il Nuovo in pugno!-
Ma la ragazza lo ignorò e gli sfrecciò davanti con indifferenza. Sempre senza guardare in volto nessuno arrivò ad un passo da Travis, che non aveva fatto altro che fissarla con ostilità e rancore. Sam invece la guardava come se non fosse stata reale, come se si fosse trattato di una visione, un miraggio.
-Era ora. Si può sapere perché ci hai messo così tanto?- sibilò il Dark una volta che la giovane gli fu di fronte. La risposta arrivò immediata: un pugno lo colpì in pieno viso con un rumore sordo, tra lo sbigottimento dei Dark e di Sam. Travis barcollò all’indietro, lasciando finalmente la sua presa sul ragazzo, che si affrettò ad allontanarsi.
L’altro si portò una mano al naso, che sanguinava copiosamente, e sbraitò incredulo -Ma cosa cazzo fai? Sei impazzita!?-
La ragazza non si scompose minimamente -Mi rincresce, ma credo che siamo arrivati al capolinea-
-Cosa?-
-I giochi sono conclusi, Travis. Considera rotta la nostra alleanza. È finita-
Ci fu un attimo di silenzio esterrefatto, interrotto dalla voce smarrita di Tony.
-Kyda, ma...Che stai dicendo?-
-Sto dicendo che lascio il gruppo. Da adesso in poi non sono più una Dark- e con sicurezza si affiancò a Sam. Il ragazzo le lanciò uno sguardo meravigliato. Stava davvero succedendo tutto quello? Ancora non riusciva a crederci. Un attimo prima lo stavano massacrando, mentre ora si trovava vicino a Kyda, ancora in piedi, a fronteggiare i Dark. E in quel momento, con lei al suo fianco, si sentì sicuro, determinato come non mai. Finalmente Kyda, in modo ufficiale, era dalla sua parte.
A sorpresa Travis scoppiò a ridere, una risata amara e sprezzante.
-Noto con dispiacere quanto tu sia ingrata e irriconoscente nei nostri confronti. Tuttavia ti informo che non sta a te decidere. Non puoi uscire da questo gruppo come se niente fosse, non senza la mia approvazione. E si da il caso che tu non ce l’abbia-
-Ho deciso di non collaborare più con voi, perciò stai certo che sarà così. Con o senza la tua approvazione- rispose la ragazza, un lampo di sfida attraversò le sue iridi blu.
Travis digrignò i denti -Tu, sei solo una maledetta sgualdrina!- tuonò, una rabbia furiosa si era impossessata di lui -Guardati, guarda come sei diventata. Prima ti rispettavo, eri una persona così forte, così insensibile, disprezzavi tutto e tutti. Eri una vera Dark, la mia vice. Adesso cosa sei? Una stupida e debole ragazza, che crede di avere ancora dei valori, che pensa di essere qualcosa di più che una semplice bastarda aguzzina. Ti sei rammollita, e, peggio ancora, sei passata dalla parte di insetti insignificanti, quando dovresti schiacciarli. Ma non te la farò passare liscia, sappilo- fece un cenno con il capo e Hazel, alle spalle di Kyda, le si avventò contro. Ella, colta alla sprovvista, sarebbe stata colpita in pieno, se Sam non avesse avuto la prontezza di intervenire: si parò di fronte alla ragazza, intercettando il colpo del Dark, che finì a terra. Anche Kay non perse tempo e fece per vendicarsi di Sam, ma questa volta fu Kyda a fermarlo.
Travis, al culmine dell’ira, corse verso la ragazza, ma venne scaraventato a terra. Sam gli si era lanciato addosso. Prese a colpirlo a casaccio, procurando ben pochi danni al Dark, ma provando una soddisfazione immensa. Finalmente poteva vendicarsi di tutti i soprusi, di tutte la bastardate, del modo in cui  quel mostro aveva trattato Daniel, di come avesse usato Kyda.
Avrebbe continuato ancora per un po’, ma qualcuno lo tirò su per il colletto della maglia.
-Ora basta, eroe. Raccatta le tue cose e filiamo via da qui!- lo riscosse la ragazza. Sam afferrò il sacchetto della cartolibreria, finito poco lontano per la colluttazione, e se la diedero a gambe.
-Ci raggiungeranno!- le urlò voltandosi indietro e notando che Travis stava già mobilitando gli altri ad inseguirli.
-No se ce acceleri!-
-Non ce la faccio, sono a pezzi!-
Kyda lo afferrò per il polso e aumentò l’andatura -Ancora uno sforzo-
Sam annuì e corse ancora più veloce. Dovevano solo arrivare in Via Arrow e poi sarebbero stati al sicuro.

-Non risponde nessuno...-
-Devono essere usciti tutti. Mia madre è ancora al lavoro, Holly è da un’amichetta e Amber è in giro col fidanzato-
-Hai le chiavi con te?-
-Sì, dovrei avercele in tasca...No, non le trovo-
Uno sbuffo riecheggiò per il vialetto.
-Ah eccole. Le ho trovate-
-Fantastico, ora apri la porta. Dio, la tua tempia...Non fa che sanguinare-
-Lo so, fa un male cane. Accidenti!- si udì un rumore metallico.
-Lascia, le raccolgo io-
Kyda infilò le chiavi nella toppa e con un energico scatto aprì la porta. Per un attimo il buio li avvolse, poi Sam accese la luce nel corridoio. Alla vista della propria casa si sentì ritemprare il cuore, nemmeno vi avesse fatto ritorno dopo un lungo viaggio. Eppure, gli pareva proprio di essere stato via una vita intera.
 La ragazza si tolse la giacca di pelle e il cappello e li appese all’attaccapanni.
-Vuoi una mano?- chiese, notando Sam in difficoltà a fare la stessa cosa con il proprio giubbotto. 
Il ragazzo declinò l’offerta, aveva ancora una dignità da difendere. Fu però costretto ad accettare l’aiuto di Kyda per arrivare fino in cucina. Si sedette con fatica su una sedia.
-Per prima cosa bisogna fermare il sangue alla tempia. Hai dei cerotti e del ghiaccio?- domandò Kyda concreta.
-Sì, i cerotti sono nel bagno di sopra; il ghiaccio è nel freezer-
-Okay, torno subito-
Sam sospirò, passandosi una mano sul braccio. Gli doleva da impazzire. Un sorriso amaro apparve sul suo viso, constatando quanto quella situazione fosse simile a quella di giorni fa, solo che ad essere su una sedia e ferita vi era Kyda, mentre ora lui. Ironia della sorte, pensò.
Un rumore di passi attirò la sua attenzione.
-Ho trovato anche del cotone e dell’alcol. L’acqua ossigenata è finita- lo informò la giovane, con l’occorrente in mano -Tieni, intanto mettiti questo mentre io preparo tutto- gli porse un batuffolo di cotone imbevuto.
Sam la ringraziò e prese a tamponarsi la ferita. Osservò Kyda di sottecchi, mentre questa era intenta a cercare del ghiaccio. Indossava un semplicissimo maglioncino nero scollato a V e un paio di jeans scuri. La treccia le ricadeva come al solito sulla spalla sinistra. Il ragazzo si accorse che non era truccata.
-Kyda...- iniziò.
-Ci sono quasi- rispose la ragazza.
-No, non è quello. Io... vorrei farti una domanda-
Lei tacque un secondo.
-Dì pure- acconsentì infine.
-Prima Travis...Ha detto che sei stata un ingrata nei loro confronti. Perché? Cosa voleva dire?-
Kyda sospirò e avvolse il ghiaccio rinvenuto in un panno.
-Fin da bambina non sono mai stata molto socievole. Me ne stavo spesso sulle mie, mi trovavo bene in solitudine. Non mi interessava essere circondata da amici, anzi, a dire la verità, non mi piaceva avere persone intorno. Mi irritavano. Parlavo con pochissimi miei compagni di scuola, solo con mio fratello mi trovavo bene, con lui ero me stessa, mi capiva al volo. Tutti gli altri erano solo ombre nella mia piccola vita, cartonati. Anche alle medie ero così e la stessa cosa vale per il Liceo, ma devi sapere che io prima non andavo in questa scuola...-
-Ah no?- interloquì Sam sorpreso.
-No...-Kyda prese le forbici per aprire il pacchetto di cerotti –Andavo in una scuola all’estrema periferia di Roxvuld. Cambiai quando...quando...- si interruppe un attimo -Quando Jonsi morì. Non riuscivo a sopportare le occhiate di pietà che compagni e insegnati continuavano a rivolgermi, mi facevano sentire compatita, commiserata. Così mi trasferii nella nostra scuola, dove nessuno sapeva di me e di quello che era successo. O almeno non lo davano a vedere, ma dubito che qualcuno sappia. Comunque sia, ero completamente sola. Non conoscevo nessuno e non mi interessava farlo. Ero diventata ancora più chiusa in me stessa, ostile. Fulminavo con lo sguardo chiunque provasse ad avvicinarmisi. Inoltre credo che anche il mio abbigliamento e il mio trucco tenesse lontana la gente- sorrise sarcastica -Credo sia per questo motivo che Travis e gli altri mi abbiano trovata, come dire, interessante. Rispecchiavo perfettamente i canoni del loro gruppo. Si presentarono come “i Dark, il gruppo più temibile di tutta la scuola”. Travis mi chiese subito se volessi diventare un membro. All’inizio rifiutai, non mi interessava minimante, e cercai di farglielo capire. Ma più mi dimostravo fredda e apatica più loro mi riproponevano l’offerta, dicevano che sarei stata perfetta come elemento femminile della banda. Mi raccontarono i loro modi di agire, quale fosse il loro stile e a quel punto la cosa mi intrigò non poco. Dopotutto non avevo niente da perdere. Così accettai. Ricordo che la mia prima missione fu quella di manomettere l’impianto elettrico dell’istituto; una sorta di rito di passaggio. Fu una cosa piuttosto facile, e divenni una Dark. In breve fui eletta la vice di Travis, al posto di Kay. Credo che non mi abbia mai perdonata per questo-
Si fermò un attimo, persa nei suoi ricordi, e aggiunse -Ecco perché oggi Travis mi ha dato dell’ingrata, perché loro sono stati gli unici ad essersi avvicinati a me, l’unico gruppo che abbia mai avuto. Ma non penso di essere un’ingrata. In fondo io non ho chiesto nulla, loro sono venuti da me...-
Sam annuì pensieroso, ora molte cose avevano assunto un significato -Ma allora perché oggi tu...- esclamò all’improvviso.
-Frena, frena- lo interruppe Kyda e, presa una sedia e sedutasi di fronte al ragazzo, disse-Adesso se permetti ti faccio io una domanda: che cosa è successo esattamente oggi?-
Sam la guardò per un attimo stranito, sorpreso dell’interesse della ragazza, poi iniziò a raccontarle in poche parole ciò che era accaduto. Lei intanto aveva preso a tastargli delicatamente il braccio che Travis aveva storto. Il ragazzo le narrò nello specifico ogni cosa fino a quando non arrivò al momento in cui il Dark aveva preso ad insultarla. Al solo ricordo digrignò i denti e percepì di nuovo il sangue ribollirgli nelle vene.
-Che genere di insulti, precisamente?- chiese invece Kyda serafica.
Sam la guardò sinceramente perplesso -Perché di interessa saperlo?-
La giovane scrollò le spalle con noncuranza e lo invitò a rispondere.
-Beh, ecco...Ha detto che...che- farfugliò Sam seriamente in difficoltà. Non gli sorrideva molto l’idea di doverle riportare le parole specifiche.
-Che sono una sgualdrina?- completò per lui la ragazza.
L’altro annuì e per tutta risposta Kyda fece una breve risata di scherno, lasciandolo di sasso.
-Lo immaginavo- sogghignò –Deve bruciargli ancora il fatto che all’ultimo abbia respinto le sue focose avance...-
-Sul serio!? Eppure Travis ha sostenuto che...-
-Travis ha detto una balla colossale, credimi. Tsk, me lo immagino proprio a vantarsi con gli altri della sua grande e recente conquista!-
Sam sentì sciogliere come d’incanto quel peso che negli ultimi giorni non aveva fatto altro che attanagliarli il cuore.  Kyda non aveva assecondato le pretese di Travis e, grazie a Dio, non le era accaduto nulla di male. La preoccupazione si era dissipata, ma ciò non si poteva dire per il suo sentirsi ancora un debole e un vigliacco; non avrebbe mai dovuto lasciarla andare da sola con quel mostro, sarebbe potuto succederle qualcosa di terribile e questo solo per aiutarlo. Che razza di codardo. Emise un appena udibile ringhio a causa della frustrazione, ma, notando Kyda che aveva preso a guardarlo accigliata, si affrettò ad abbozzare un sorriso.
-Comunque sia...Non mi ha ancora finito di spiegare come sono andate le cose. Che è accaduto dopo?- riprese a parlare la ragazza, tuttavia senza smettere di osservarlo con cipiglio.
-Dopo? Ah sì, dopo hanno ricominciato a malmenarmi e allora a quel punto ho provato ad attaccare Travis-
-Che cosa!?- la giovane aumentò la presa sul suo braccio malandato, con un espressione di puro sconcerto sul viso. Sam mugugnò qualcosa per il dolore, ma lei non accennò a volerlo lasciar andare.
-Ma sei completamente uscito fuori di senno? Ora si spiega perché ti abbia ridotto così. Cercando di colpirlo lo hai fatto solo imbestialire di più. In casi del genere è impossibile ribellarsi contro di lui, si peggiora solo la situazione! Mi spieghi cosa diamine ti sia passato per la testa in quel momento?-
-Non lo so...-  bofonchiò Sam, spostando lo sguardo per evitare le penetranti iridi blu di lei. In realtà sapeva benissimo il motivo, aveva fatto il folle tentativo di attaccare Travis dopo che questi aveva iniziato ad insultarla e a denigrarla. In quel momento non ci aveva più visto.
-Non è una risposta-
-Ma è la verità- ribatté il ragazzo seccamente.
-Non mentire, non sono una stupida- disse a sua volta Kyda duramente –Mi stai forse dicendo che ad un certo punto ti è venuta in mente l’idea di dare una “lezione” a Travis quando solo fino a qualche giorno fa tentavi in ogni modo di sfuggirgli?-
Sam sorvolò sulle taglienti quanto veritiere parole di lei -Si può sapere perché ti importa tanto, all’improvviso?-
-Perché voglio capire come mai tu ti sia fatto ridurre in questo stato, visto che sono io quella che ti sta curando!-
Il giovane sospirò con nervosismo, messo alle strette, ma alla fine fu costretto a cedere -Dannazione...te l’ho detto, nemmeno io so di preciso cosa mi abbia preso! Quel maledetto ha preso ad insultarti ed io non ci ho più visto, non sono riuscito a trattenermi! Volevo fargliela pagare per tutte le menzogne che aveva detto su di te. Ma non è questo il punto, il punto è che non potevo restare lì come uno stupido ad ascoltare, volevo solo ucciderlo. Spaccargli la bocca per impedirgli di aggiungere anche solo una parola. È vero, mi sono quasi fatto ammazzare, ma non mi importa. La verità è che se fosse necessario, lo rifarei-
Aveva buttato fuori tutto di getto, con foga, quasi con rabbia. Kyda era ammutolita e lo guardava stupefatta, le pupille dilatate fisse su di lui e le labbra appena schiuse. Sam voltò bruscamente il capo, resosi conto solo adesso di tutto quello che aveva detto. Non gli serviva vedere, gli bastava immaginare in quale espressione si fosse tramutato il viso di lei, scettica e dubbiosa. Il suo era stato un comportamento avventato ed era sicuro che Kyda glielo avrebbe fatto notare.
-Ma...perché?- Kyda parlò quasi in un sussurro, confusa. Nessun tono di rimprovero accompagnava quelle parole, solo stupore -Perché farti ridurre in questo stato solo per difendermi? Non ha alcun senso...- pareva proprio non riuscire a capacitarsene.
Sam abbozzò un sorriso mesto -Sì che lo ha, o almeno lo ha per me. Ci sono cose che detesto più di altre, ed una di queste è sentir chiamare una persona in un modo che non merita, perché in realtà questa persona è tutto il contrario. E cioè una persona forte, audace, una persona che ha dovuto affrontare mille ostacoli ma che nonostante tutto è riuscita ad andare avanti sempre e a testa alta, una persona che ha aiutato un ragazzo schivo ed emarginato a tirare fuori se stesso, a non temere gli altri; una persona che esteriormente appare fredda e apatica, e forse un po’ menefreghista, ma che in realtà farebbe qualsiasi cosa per aiutare qualcuno in difficoltà. Una persona concreta, schietta e diretta. Una persona che con poche e semplici frasi riesce a farti riflettere. Una persona limpida, una persona buona. Una persona piena di valori...-
Il ragazzo tacque, consapevole di aver detto tutto quello che c’era da dire, tutto quello che voleva dire. Rimase immobile, in attesa che lei parlasse, che dicesse qualcosa. Ma tutto questo non avvenne. Accadde però qualcos’altro, qualcosa che Sam non si sarebbe mai aspettato
Lievi come una farfalla le labbra di Kyda si posarono appena sotto la sua tempia, soffermandosivi  calde e delicate, per un breve istante, esprimendo con quel gesto più di mille parole. A quel tocco il cuore di Sam sobbalzò di colpo nel petto e prese a battere come impazzito. La ragazza fece per allontanarsi, ma lui d’istinto glielo impedì; le posò una mano vicino al viso, avvicinandola nuovamente a sé. Per la seconda volta Sam rivide gli occhi cobalto di lei, ma quel giorno non li trovò spenti e opachi, bensì luminosi, vivi.  Le accarezzò piano una guancia e Kyda lo lasciò fare, schiudendo appena le labbra quando lui gliele sfiorò lievemente con il pollice, senza smettere un istante di guardarlo. Inclinò la testa di lato quando il dito del ragazzo le scivolò fino al collo e infine socchiuse le palpebre. Sam capì di non poter resistere oltre. La trasse a sé in un abbraccio e la baciò, senza pensare, senza preoccuparsi di quello che sarebbe accaduto dopo. Kyda rimase per un breve istante immobile, forse a causa della sorpresa, poi ricambiò.  E quelli che all’inizio furono lievi e timidi baci si trasformarono presto in uno schiudersi e rincorrersi di labbra. Il ragazzo scese a baciarle il collo, facendola sospirare di piacere ad ogni bacio, mentre il ricordo di Travis veniva archiviato e spazzato via, cancellato per sempre.
Se quello era un sogno, Sam sperava che durasse il più a lungo possibile. La baciò sul collo, sulle spalle e infine di nuovo sulle labbra, sentendo il cuore di Kyda che per lungo tempo era stato freddo e atrofico, palpitare veloce contro il suo petto.   Era finalmente sua. Nessuno gliel’avrebbe portata via, niente l’avrebbe più fatta soffrire. L’amava, forse l’aveva sempre amata, e ora anche Kyda, ne aveva la certezza, amava lui.

 


*Note dell'Autrice*
 Salve! Meno male, sono riusciuta a pubblicare! Lo so, è passato ben un mese dall'ultimo aggiornamento, e mi scuso... Ma ciance alle bande! Che ne pensate di questo capitolo? Fatemi sapere :)
Ormai la storia è praticamente giunta al termine, ci sarà ancora un capitolo (quello finale) e poi ancora un possibile EXTRA, dopodiché... basta. O.O
Comunque, a presto!


The_Grace_of_Undomiel




  
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