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Autore: Lost In Donbass    18/12/2014    1 recensioni
California, 1987.
Questa è l'America della perdizione, della musica, delle libertà negate. E' il tempo di un'epoca giunta al limite, dove non c'è più niente da dire. E' l'America delle urla, delle speranze, dei cuori infranti.
Nella periferia di un'insulsa cittadina si muovono otto ragazzi, otto anime perdute e lasciate a loro stesse. Charlie se ne vuole andare ma gli manca il coraggio di voltare le spalle. Jimmie Sue spera, crede in qualcosa che la possa salvare ma a cui non sa dare un nome. Jake è al limite, soffoca tutto nel fumo, dimentica grazie all'alcol, non ne vuole più sapere. Jasper ha finito di sperare, di pregare, di credere; ha dimenticato cosa vuol dire piangere, cosa vuol dire vivere.
Tirano avanti come possono. Sono le creature di una periferia assassina e di una società fraudolenta e fallace. Sono dei bastardi senza gloria e senza onore.
E questa è la loro storia.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO SECONDO : SOME CALL IT SLUMS SOME CALL IT NICE
Si consiglia l'ascolto di "Welcome to Paradise" dei Green Day durante la lettura del capitolo. Poi fate come vi pare.
Già che ci sono vi dico che determinate spiegazioni che mi sono state chieste verrano svelate in seguito.
Sperando che vi piaccia, buona lettura. :)

Il ragazzo lo prese per il polso e lo trascinò più velocemente verso un anfratto sotto il terribile Suicide Ghost Old Bridge. Charlie sospirò rumorosamente. Enormi colonne di cemento si innalzavano, ricoperte di graffiti. C’era gente per terra e roba che cercò di non guardare per non fuggire a gambe levate. Nonostante fosse un luogo molto fatiscente e piuttosto inquietante, non si può dire lo spaventasse. Forse perché c’era tanta gente … sentì le occhiate di quegli estranei fissi sopra di lui. Erano tutti adolescenti, dai visi tristi. O perlomeno allegri ma velati da una certa malinconia, patina indelebile che da sempre caratterizzava quella cittadina. Abbassò lo sguardo e cercò di non guardare nessuno negli occhi. Era talmente impegnato a raccomandare la propria anima a qualcuno lassù in Cielo (non si sa mai cosa sarebbe potuto succedere) che sentì chiara e forte la voce arrochita dal fumo di Jake che diceva:
-Ragazzi, ho l’onore di presentarvi un mio nuovo amico.
Ehi, come nuovo amico? Loro non erano amici! Si erano conosciuti giusto un’ora prima! Charlie alzò lo sguardo spaventato su di lui
– Vi presento Charles Matthew Bailey, ma potete chiamarlo Charlie.
Un mormorio serpeggiò tra il gruppo che si affollava attorno a una poltrona malridotta. Quando Charlie alzò gli occhi su di loro, rivelando le guance tinte di rosso, vide un colorato gruppetto di ragazzi che lo guardava con curiosità.
-Ehm ... – cercò con lo sguardo l’aiuto di Jake ma trovò solamente un ghigno divertito.
-Piacere, io sono Jimmie Sue Mellencamp.
Una ragazza dai capelli rossicci semi tinti di viola si fece avanti con un sorriso. Charlie la guardò con una certa ansia farsi avanti e le strinse velocemente la mano. La osservò rapidamente. Unghie rovinate, jeans di pessima marca, capelli decisamente belli anche se tinti, occhi grandi e azzurri, lentiggini (troppe). Aveva un sorriso contagioso. Un attimo dopo che le ebbe stretto la mano, la ragazza saltò al collo di Jake strillando qualcosa di incomprensibile.
-Ciao bro, io mi chiamo Jeremy Austin.
Un altro tipo si avvicinò. Questo a Charlie piacque ancora meno ma gli strinse comunque con titubanza la mano. Aveva una specie di cresta/ciuffo di capelli castani unticci e impiastricciati di gel, una giacca di pelle che aveva visto giorni migliori, e un pessimo odore di alcool. Una catena penzolava dalla giacca, strisciando sul pavimento con un fastidioso scricchiolio.
- Ash Cohen - un tipo occhialuto con i capelli neri e una cicatrice che gli attraversava il lato destro del viso gli fece un cenno di saluto. Rimase seduto in un angolo giocherellando distrattamente con un paio di dadi da gioco. A Charlie non parve molto interessato dalla sua presenza.
-Boleslawa Orlev, piacere di conoscerti.
Charlie sgranò gli occhi di fronte alla ragazza albina che gli sorrideva. A lui le persone affette da albinismo facevano un po’paura, dopo che un coniglio albino lo aveva azzannato.
-Frizzy Davis, per servirti- un tipo alto e atletico gli strinse la mano con forza inaudita.
-Ti diamo il benvenuto qui, Charlie. Molto piacere, Jasper McKenzie.
Una figura alta e magra uscì dall’oscurità e Charlie rischiò l’infarto secco sul posto. 
Era un ragazzo vestito di nero, dai foltissimi capelli neri sparati da tutte le parti, i tratti affilati e gli occhi di un’inquietante color viola pesantemente truccati. Charlie boccheggiò, di fronte a quegli occhi tempestosi appesantiti dal nero pece del trucco; non aveva mai visto un paio di occhi viola in effetti. E non ne aveva mai visto di così profondi.
-Pi … piacere mio … - balbettò stringendo la mano affusolata del tipo. Aveva le unghie esageratamente lunghe e smaltate di nero. Alzò lo sguardo per guardarlo in faccia. Quel ragazzo lo affascinava esageratamente nonostante lo avesse conosciuto da circa due minuti e avesse la faccia da poco di buono. Sembrava esercitare una sorta di attrazione magnetica su tutti loro lì attorno. Charlie aveva chiaramente sentito il vocio degli altri affievolirsi fino a sparire quando quel ragazzo aveva parlato.
-Siamo i Gentiluomini del Ventesimo Secolo, benvenuto!- quello che gli pareva chiamarsi Frizzy esplose in una risata tonante.
Charlie si voltò e vide Jake che gli sorrideva rassicurante. I Gentiluomini del Ventesimo Secolo? Ma che razza di nome era?! Oddio, ma dove diavolo si era cacciato?
-Se ve lo dico non ci crederete mai! Charlie non è mai appartenuto a nessuna banda!- rise Jake, dandogli una pacca sulla spalla.
-Stai scherzando?! E come hai vissuto fino ad ora?- Ash strabuzzò gli occhi e si tolse gli occhiali cominciando a pulirseli freneticamente sulla maglietta.
-Io … - il ragazzino stava per dire che era vissuto e avrebbe vissuto benissimo senza farsi coinvolgere in strani aggregati di gente con nomi idioti. Poi, siccome gli sembrava scortese da dire, optò per un –Non ne ho mai avuto l’occasione.
-Beh, eccotela l’occasione. Puoi stare con noi se ti va- rispose Jeremy, stappando una bottiglietta e rovesciandosene il contenuto in bocca.
-Si, così pareggiamo i conti. Prima eravamo in otto, ma uno di noi se ne è andato e siamo rimasti in sette- Jimmie Sue fece un sogghigno strano.
Uno di loro se ne era andato? Charlie cercò di non pensare al perché quel ragazzo, o ragazza che fosse, se ne fosse andato/a. Magari si è semplicemente trasferito … no, troppo semplice. Avrebbe chiesto delucidazioni a Jake, dopo. Anche se non era molto sicuro di volerlo sapere.
-Allora, vuoi entrare a far parte della banda?- lo incalzò Boleslawa fissandolo con i suoi spaventosi occhi rossi; a renderla ancora più inquietante erano i suoi capelli candidi, lunghi e talmente lisci da sembrare seta. Le ricadevano sulle spalle scheletriche, avvolte in un vestitino bluastro. Era decisamente troppo magra, constatò Charlie. Talmente diafana da sembrare un fantasma.
-Chiedo venia, ma … - Charlie raccolse quel poco coraggio che gli restava per ribattere. – Io non … non conosco le regole! Se non conosco le regole non posso decidere!
Diamine, si capiva lontano un chilometro che Charlie era prossimo a un arresto cardiaco. Doveva imporsi di calmarsi.
-Giusto, che maleducati che siamo stati- ridacchiò Jeremy, alitando una risata.
Jasper gli fece segno di tacere e cominciò a parlare. Aveva una voce strana, non era roca ma neanche acuta, era piuttosto … Charlie non riuscì a definirla ma sapeva che quella voce lo incantava fin troppo. Non andava bene.
-Se tu decidessi, come ci auguriamo, di prendere parte in questa banda, sappi che dovrai firmare un contratto …
-Contratto? Firmare? Con il sangue?- la sua intelligente uscita provocò uno scoppio di ilarità tra i Gentiluomini.
-Non essere stupido.
Charlie si sentì molto male ad essere subito rimproverato da quell’ autoritaria figura. – Firmerai con del normalissimo inchiostro. Quando avrai posto la tua firma, però, non potrai più tirarti indietro. Sarai oramai dei nostri e non potrai più andartene se non per motivi particolari. La cosa in assoluto più aborrita dai Gentiluomini del Ventesimo Secolo è il tradimento. Qualora qualcuno del gruppo tradisse in alcun modo i propri compagni verrà radiato a vita con … - Jasper si fermò un attimo per trovare le parole adatte. – Con una giusta condanna. Consideriamo molto l’onore e il senso di appartenenza a una banda. È per questo che valutiamo il tradimento come il peccato massimo. Se deciderai di seguire la nostra causa, sappi che … entrerai in inimicizia con i Bones Hole Club che immagino tu conosca per lo meno di fama. Tieni presente che …
-Ma c’è una prova di ingresso?- interruppe Charlie. Voleva essere sicuro di non fregarsi da solo, dando il proprio consenso e trovarsi poi a dover fare cose strane per provare il suo valore.
-No Charlie, niente di tutto ciò. Come tutte le bande abbiamo un codice d’onore, che consiste anche nel considerare la banda una seconda famiglia e quindi prevede il sentirsi a proprio agio nel parlare con gli altri componenti. In tutte le bande sono richieste prove di ingresso, mentre nella nostra, come ti ho detto, no; noi però richiediamo una determinata abilità nel fare qualcosa. Qualsiasi cosa, ma per essere dei nostri devi brillare in un settore. Per esempio Jake è uno scassinatore nato.
Charlie si voltò indispettito verso il ragazzo che gli sorrise e gli strizzò l’occhio. Ehi, ma non gli aveva detto che sapeva scassinare!
-E’ per questo che noi Gentiluomini siamo così pochi- intervenne Jeremy.
-Di solito la gente con una vera dote è rara- asserì Ash.
-Siamo un po’ l’elite della cittadina, non so se mi spiego- Boleslawa sogghignò.
-Quindi, hai una dote particolare?- tagliò corto Frizzy.
Charlie rimase un secondo spiazzato. Per entrare a far parte di una banda bisognava eccellere in qualcosa?! Questo sì che era strano … sinceramente si sarebbe stupito di meno se gli avessero ordinato di picchiare qualcuno. In quel caso avrebbe ringraziato e se ne sarebbe andato senza voltarsi indietro ma in questo caso … non sapeva perché ma lo intrigava molto. Anche se lui non eccelleva in niente. A parte i videogiochi … si, il gameboy non aveva segreti per lui. Decise di farsi avanti. Tanto non aveva nulla da perdere, e semmai si sarebbe tirato indietro prima di firmare.
-Beh, io sono piuttosto bravo nei videogiochi … ho finito 1992 in tre ore.
Di quello ne andava abbastanza fiero perché 1992 era difficile. Molto difficile.
-E come hai fatto? Grande!
Il ragazzino lesse negli occhi di Jimmie Sue vera ammirazione.
-E ci hai mai giocato a Pang Flash? E a Phoenix? E ci scommetto che non sei riuscito a superare il quinto livello di Mug Smashers! -  Frizzy rise di gusto. Charlie tossicchiò. Perché quelli non facevano altro che ridere? Cosa c’era da ridere? Forse perché non sapevano fare altro … scacciò quei pensieri e si concentrò per non sfigurare troppo di fronte a quei tipi.
-Un’ora e cinque minuti per Pang Flash, tre giorni e mezzo per Phoenix e cinque ore discontinue per Mug Smashers.
Charlie sorrise entusiasta. Per la prima volta si sentiva considerato per quello che era : “ il signore dei videogiochi” .
-Diamine, ma sei un genio. Se volessi entrare con noi, sei il benvenuto. La dote ce l’hai eccome!- esclamò Jake.
-Dai Charlie, firma! Che ti costa!- rise Jeremy.
Charlie si sentiva gasato da impazzire. Era un momento splendido! Gli stavano facendo dei complimenti! Lo stavano convincendo a entrare in una banda! Ecco appunto. Banda. Non andava bene per la sua morale, doveva tenersene lontano. Ma la tentazione era forte; la tentazione di poter essere uno degli eletti dei Gentiluomini faceva pressione su di lui e sulla sua morale.
-Facciamo così. Siccome non vogliamo obbligare nessuno, tu firmi ma noi lo teniamo in conto come periodo di prova. Se vedi che il nostro modo di fare non ti è congeniale sarai libero di andartene senza onta e senza danno. Se ti trovi a tuo agio invece puoi firmare sul serio e sarai a tutti gli effetti membro del gruppo. Ci stai?
Jasper gli sorrise. Un sorriso da mozzare il fiato … pensò Charlie incantato. Ma no, che stava pensando?! Eppure una vocina dentro di lui gli diceva che forse si sarebbe sentito realizzato, che per la prima volta avrebbe saputo cosa voleva dire avere 15 anni. Gli diceva di lanciarsi, di non farsi attanagliare da stupide e futili paure. La vocina incominciò a urlare sempre più forte nel cuore di Charlie. Ora pareva un tornado furibondo. Lo invadeva. E il ragazzo decise di acconsentire.
-Beh se è così … - sussurrò – Se è così, accetto!
Una scarica di adrenalina gli percorse la spina dorsale mentre sentiva i ragazzi annuire e commentare con cenni d’assenso. Jasper gli sorrise e gli allungò un foglio (unto da macellaio, non poté fare a meno di notare Charlie) e una penna. Il ragazzo scorse velocemente il codice d’onore che vi era scritto sopra, come quello che gli avevano enunciato poco prima. Sotto, le sette firme più una che però era illeggibile siccome era stata paciugata con uno scarabocchio. Forse era quella del membro che si era ritirato. Charlie indugiò ancora un secondo prima che la penna calasse sul foglio e lasciasse il segno indelebile che portava il suo nome a chiare e grandi lettere. Dopotutto gli avevano assicurato che era un periodo di prova e che avrebbe sempre potuto ritirarsi anche se ciò gli sembrava un po’da pavidi. Scacciò quel fastidioso pensiero e sospirando consegnò il foglio a Jasper che annunciò con una certa gioia nella voce, una gioia forse pari a quella di un bambino che ha visto la sua prima partita di baseball ma che non vuole darlo troppo a vedere:
-Ebbene, Charlie Bailey ora sei un membro cadetto dei Gentiluomini del Ventesimo Secolo. Con questa tua firma hai accettato di sottoporti alle nostre leggi e di abbracciare i nostri ideali. Con questa firma ti sei impegnato a entrare in quella che sarà la tua seconda famiglia. Con questa firma sei iniziato alla vita di banda, pronto a convivere in pace con i tuoi compagni. Non possiamo altro che darti il benvenuto e augurarci che tu porrai poi la tua firma assoluta sul Patto d’Onore.
Jasper gli posò un mano sulla spalla. Charlie tremò al contatto. Si perse per un secondo negli occhi del capo. Avevano qualcosa di indefinito dentro, qualcosa di strano, di … venne distratto dall’applauso generale degli altri. Si voltò e vide oltre le pesanti colonne di cemento il sole tramontare. Si rese conto che anche il sole a contatto con quel posto perdeva metà del suo colore.
  
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