– Quel che accadde alla festa di
laurea di Draco Malfoy –
Parte 2
La vita di Hermione
Granger era tornata alla normalità. Al lavoro tutto proseguiva tranquillo,
usciva regolarmente con i suoi amici, sentiva i suoi genitori e non era più
tornata a Malfoy Manor.
Era passato un mese da
quando aveva pranzato lì con Lucius e anche se continuava a pensare a quello
che era successo, era riuscita a tenersi lontana da quella casa e da lui.
Draco l’aveva invitata
un paio di volte con il solito gruppo di debosciati, ma lei aveva declinato
l’invito. Era sicura che prima o poi il ragazzo si sarebbe insospettito, perché
all’improvviso lei non voleva più mettere piede al Manor? Aveva messo da parte
quel pensiero e si era concentrata il più possibile sul lavoro.
Di giorno riusciva a
dedicarsi a tutte le sue cose, ma di notte, sola a casa sua, la mente era
libera da ogni restrizione e continuava a riportarla a quella notte e
soprattutto a quel giorno: il giorno in cui Lucius Malfoy aveva implicitamente
ammesso di volerla, in cui lei gli
aveva quasi detto la stessa cosa, in cui era scappata come una codarda senza
affrontare davvero il problema.
Non che ci fosse molto
di cui parlare, in realtà: avevano trascorso una notte insieme, avrebbero
volentieri ripetuto l’esperienza, ma non sarebbe successo. Perché? I motivi
erano chiari e lei se li ripeteva ogni sera prima di andare a letto.
Era Lucius Malfoy.
Aveva il doppio della sua età. Era il padre di Draco.
«Buonanotte a me.»
Hermione si infilò
sotto le coperte dopo essersi detta quelle cose davanti allo specchio.
Grattastinchi si raggomitolò ai piedi del letto ed entrambi si addormentarono
poco dopo. Ovviamente i sogni di Hermione furono invasi, come ogni notte, dalla
presenza di Lucius Malfoy.
Sognò le sue mani, i
suoi baci, sognò quello che si erano detti nel suo studio. Nei sogni, ma solo
lì, Hermione non scappava; gli diceva che sì, lo voleva, e si concedeva di
nuovo a lui. Ogni mattina si svegliava già nervosa e più frustrata del giorno
precedente.
Anche quel giorno si
pose la stessa domanda: sarebbe mai riuscita a dimenticare quella storia e
andare oltre? Trovare qualcuno, magari un ragazzo della sua età o che non fosse
imparentato con uno dei suoi amici?
«Sono un caso
disperato…» scosse la testa e si preparò per uscire alla ricerca di un libro di
consultazione che le serviva per il caso a cui stava lavorando.
Era un libro su leggi
magiche molto vecchie e nessuna delle librerie che aveva visitato nell’ultima
settimana ne era fornita. Non aveva idea di dove cercarlo, ma ne aveva
assolutamente bisogno.
La risposta arrivò quel
pomeriggio quando incontrò Draco, Harry e Pansy per un tè. La moretta ogni
volta che la vedeva non perdeva occasione di stamparle un bacio sulle labbra e
darle una pacca sul sedere.
Mai a scuola avrebbe
immaginato che Pansy Parkinson avesse un carattere simile, ma le piaceva: era
divertente, sfacciata eppure sempre elegante. Non sapeva quale fosse il suo
trucco, ma era perfetta e le piaceva.
«Allora, hai trovato quel
libro?» chiese Harry, sedendosi accanto a lei nel giardino di una delle sale da
tè per ricconi che frequentavano
insieme ai Serpeverde.
«No,» scosse la testa, «e
non so dove altro cercare. Ho chiesto anche alla McGranitt, ma a Hogwarts non
hanno libri simili.»
«Quale libro?»
Hermione guardò Draco
in silenzio per un istante: il senso di colpa non era ancora sparito. «Quello
del 1783 sui rapporti con altre nazioni riguardo questioni familiari. Sto
analizzando un caso di eredità dove sono coinvolte due famiglie piuttosto
numerose che negli anni si sono sparse in tutto il mondo» spiegò, mentre vedeva
arrivare la loro ordinazione. «Ogni membro delle due famiglie vuole un pezzo
dell’eredità del poveraccio che ha tirato le cuoia pochi mesi fa, ma siccome
ogni paese ha le proprie leggi non si riesce a venire a capo del problema.»
«Certo, comprendo.
Bisogna dividere l’eredità in base al grado di parentela, ma visto che non sono
rimasti tutti in Inghilterra ci sono troppe interferenze.»
«Esatto» annuì. «Ho
consultato tutti i libri che trattano l’argomento, ma non riesco a trovare
quello del 1783 e penso che sia proprio lì la risposta che cerco.»
Draco parve pensieroso
per un paio di minuti durante i quali sorseggiò il suo tè, poi gli brillarono
gli occhi e sorrise alla ragazza. «Ce l’ho io quel libro.»
«Cosa…?»
Hermione aveva un
brutto presentimento.
«Mi è venuto in mente
solo ora. Ricordo che era servito al mio trisnonno, ci ha messo molto a
trovarlo, gli è costato un sacco di galeoni ed è rimasto tra i possedimenti
della mia famiglia.»
Harry lanciò
un’occhiata strana all’amica e la vide impallidire.
«Ah… e… posso
consultarlo?»
«Certo. Vieni al Manor
quando preferisci, anche stasera se ti va. Domattina parto per qualche giorno,
ma puoi chiedere a mio padre.»
Proprio quello che
voleva evitare. Hermione inspirò lentamente e si sforzò di sorridere. «Ti
ringrazio, Draco. Penso che verrò stasera, non voglio disturbare… so che tuo
padre è sempre molto impegnato.»
Il ragazzo scosse la
testa e sorrise. «Nessun problema, passa tutto il tempo nella Biblioteca, sarà
felice di aiutarti.»
Ovviamente.
***
«Sei sicura?»
Harry aveva seguito
Hermione a casa sua per assicurarsi che l’amica stesse bene. Appena entrati
nell’appartamento fu chiaro il suo stato d’animo: la vide lanciare contro il
muro tutti i cuscini del divano, gettare a caso la borsa e le scarpe e poco ci
mancava che iniziasse a strapparsi i capelli.
«Certo che sono sicura,
sono sicura di non poter rifiutare. Ho rifiutato tutti gli inviti di Draco per
più di un mese, si insospettirà se non metto più piede a casa sua, sempre che
già non sospetti qualcosa.»
«Dubito che sappia
cos’è successo tra te e suo padre.»
La ragazza emise un
ringhio frustrato ed Harry si sentì in pena per lei. Era stato un periodo
difficile e nonostante tutti i suoi sforzi sembrava che fossero passati solo
pochi giorni dal fattaccio. Si era
chiesto cosa potesse fare per lei – oltre a Obliviarla per mettere fine alle
sue sofferenze – ma in realtà gli unici che potevano fare qualcosa erano lei e
Malfoy.
«Diamine, cosa mi
metto?»
Forse l’Oblivion non
era poi una cattiva idea.
***
Trovarsi di nuovo a
Malfoy Manor fu uno shock per Hermione. Draco la stava aspettando nel salone
accanto al camino. Di Lucius non c’era traccia. Meglio così.
«Grazie ancora per il
favore» sorrise al ragazzo mentre lo seguiva in Biblioteca.
«Figurati, so cosa vuol
dire lavorare senza materiale.»
Draco aprì la porta
della biblioteca e la trovò già occupata. «Padre.»
Lucius sedeva su una
delle poltrone nell’area centrale dell’enorme salone. C’erano poche candele
accese che rendevano l’atmosfera calda e familiare. Sulle gambe incrociate
teneva un libro piuttosto grande. «Draco. Signorina Granger.»
«Signore» salutò lei,
improvvisamente con la gola secca. Notò subito il cambiamento nel modo di
rivolgersi a lei, per nome in privato, per cognome in pubblico. Decise di
ignorare la fastidiosa fitta allo stomaco: era giusto così, le cose dovevano
tornare com’erano prima, era stata lei stessa a dirglielo.
«Non volevamo
disturbare. Hermione ha bisogno di un libro che dovrebbe essere qui, sembra che
non esistano altre copie disponibili» spiegò Draco addentrandosi nella
penombra.
«Nessun disturbo»
rispose il padre chiudendo il libro e posandolo sul piccolo tavolo accanto alla
poltrona. «Forse posso essere d’aiuto.»
Hermione stava per
dirgli di no, che poteva fare da sola o al limite chiede a Draco, ma il ragazzo
la precedette accettando l’offerta. Accidenti a lui. Lo ascoltò mentre spiegava
al padre che libro fosse e di quale edizione, dicendo anche qualcosa sul caso a
cui lei stava lavorando.
«La sezione di Legge è
da questa parte.» Lucius si mosse verso l’ala Est di quella che Hermione ormai
considerava la sorella della biblioteca di Adam – questa però era più grande e
magica in tutti i sensi, perché più libri entravano più le pareti si adattavano,
allargando ancora di più lo spazio disponibile e aggiungendo nuovi scaffali.
Un pop interruppe i loro passi e un elfo si avvicinò al giovane
Malfoy. «Signorino, è arrivata questa» disse, alzando le braccia e porgendo al
ragazzo una busta. «Urgente.»
Draco lesse le poche
parole che vi erano scritte e arricciò le labbra in una smorfia annoiata. «Hanno
anticipato il viaggio.»
Hermione pensò di
morire lì sul posto. Lucius si voltò per guardare il figlio che riponeva il biglietto
nella busta. «Tutto bene?»
«Sì, ma devo partire ora. La riunione è stata anticipata al
mattino presto. Non farò in tempo ad andare, sistemarmi in camera e preparare
il necessario per il meeting.» Si infilò la missiva in tasca con un gesto
stizzito e guardò la ragazza. «Scusa, Granger, mi farò perdonare la prossima
volta.»
«Non importa, è un
meeting importante, capisco perfettamente. Posso tornare un’altra volta per il
libro, non voglio disturbare ancora.»
«Figurati se è un
disturbo, abbiamo studiato qui per anni,
cosa vuoi che sia una sera?»
Le
ultime parole famose, parte seconda.
***
Draco aveva salutato ed
era sparito. Hermione era rimasta sola nell’ombrosa, gigantesca biblioteca con
Lucius Malfoy. Nonostante l’enorme spazio si sentiva soffocare e la sola
presenza dell’uomo a pochi metri da lei era intossicante.
«Spero non ti
dispiaccia restare in mia compagnia, Hermione.»
«Nessun dispiacere.»
Eccolo, di nuovo, il suo nome di battesimo. Doveva prenderlo come un segnale? «Ma
come ho detto prima non è mia intenzione dare fastidio. Draco conosce il caso a
cui sto lavorando, posso aspettare lui per quel libro.»
«Hai con te i
documenti?» Che domanda strana.
Annuì con un cenno del
capo. Lui non rispose, invece le voltò le spalle e continuò quello che era
stato interrotto dall’arrivo dell’elfo. Hermione lo seguì e osservò meravigliata
l’innata eleganza con cui mosse la bacchetta; pochi secondi dopo un libro
gigante volò dall’alto di uno scaffale fino alle sue mani.
«Questo è il libro,
prenditi tutto il tempo necessario per consultarlo» disse porgendoglielo. «Se
dovessi avere bisogno di qualcosa non esitare a chiedere.»
«Grazie» si limitò a
rispondere afferrando il libro ed evitando lo sguardo dell’uomo. Trovarsi da
sola con lui era ciò che aveva evitato a fatica per più di un mese, eppure era
successo di nuovo.
«Qualunque cosa, Hermione.»
Oh, cavolo. «A proposito, hai cenato?»
«Sì, signore.»
In realtà si era
limitata a spiluccare qualcosa con Harry mentre si preparava, tra
un’imprecazione e l’altra. Era sicura che entro un paio d’ore il suo stomaco
avrebbe reclamato del cibo, ma per ora preferiva non pensarci. In caso avrebbe
chiesto a un elfo, assicurandosi di non disturbare il padrone.
«Buon lavoro.»
Lucius la lasciò sola e
quando sentì la porta chiudersi Hermione emise un lungo sospiro di sollievo.
Credeva di essere più brava a fingere che certe cose non fossero mai accadute…
non aveva avuto problemi a frequentare Pansy e Blaise dopo i loro piccoli
incontri, eppure con lui era diverso.
Forse perché non si erano solo baciati, forse per la differenza di età, forse
perché, cazzo, era Lucius Malfoy.
Scosse la testa e
decise di mettersi al lavoro, sedendosi sul divanetto più vicino e prendendo i
fogli dalla borsa.
Era così immersa in
quella ricerca da non accorgersi del tempo che passava finché non sentì un
orologio, da qualche parte nella biblioteca, suonare dodici volte.
«È già mezzanotte? Non
ci credo!»
Frustrata, ma
soddisfatta per il lavoro svolto, Hermione e raccolse le proprie cose, decisa a
tornare a casa. Aveva però bisogno di quel libro, che era davvero immenso e
pieno di nozioni che non era ancora riuscita a leggere. La sua sete di
conoscenza – oltre all’oggettivo bisogno di avere pieno accesso al libro per
velocizzare i tempi – le diede la spinta di coraggio necessaria per cercare il
padrone di casa e chiedergli di tenere il libro per qualche giorno.
Una parte di lei gridava
di fermarsi prima di fare un’altra sciocchezza, ma forse la cosa migliore era
continuare a comportarsi come sempre anche se si fosse trovata da sola con lui;
doveva solo essere se stessa, mostrarsi naturale ai suoi occhi. Non poteva
essere così difficile, no?
«Trinky?» L’elfo
apparve subito accanto a lei. «Il padrone è sveglio?»
«Sì, signorina.»
«So che è tardi, ma
posso vederlo?»
«Sì, signorina» fu la
risposta e prima che la ragazza potesse dire altro, l’elfo afferrò la mano di
Hermione e si materializzò con lei dal padrone, direttamente nella sua camera
da letto.
Lucius era in piedi
accanto a letto e si stava preparando per la notte quando il pop di una materializzazione risuonò tra
le pareti. Si voltò di scatto e rimase a bocca aperta nel vedere Trinky ed
Hermione. La ragazza era rossa in viso e rigida come una statua. Cosa ci faceva
lì a quell’ora?
«Trinky… ti spiacerebbe
spiegarmi?» chiese, spostando lo sguardo sulla piccola creatura.
«Signorina ha chiesto
se padrone è sveglio. Ha detto se può vederlo e io portato signorina da
padrone. Sbagliato?»
Il tremolio del labbro
mentre parlava svegliò Hermione dal suo torpore e prese subito parola per
calmarla. «No, non hai sbagliato, è colpa mia.»
L’elfa
guardò la ragazza e poi il suo padrone, che sospirò con aria stanca. «Ha
ragione, non hai sbagliato. Puoi andare, ma non punirti.»
«Trinky è più attenta
in futuro, promesso. Trinky non punisce» con quelle parole la creatura sparì,
lasciando dietro di sé una situazione davvero imbarazzante.
«Avevi bisogno di
qualcosa?»
Hermione si chiese
perché cavolo Lucius non si preoccupasse di riabbottonarsi la camicia, o
coprirsi in qualche modo: era difficile non mangiarselo con gli occhi se stava
a pochi metri da lei con indosso solo i pantaloni e la camicia del tutto
aperta.
«È per il libro… se
potessi prenderlo in prestito per qualche giorno… sì, ecco, sarebbe comodo…»
spiegò tra balbettamenti e mormorii vari, guardando ogni cosa tranne lui, il
che non era ugualmente facile, dato che quella era la stanza dove avevano
consumato il fattaccio.
«Ti crea problemi
consultarlo qui?»
«No!» Risposta troppo veloce, è sospettosa. «No,
ma non voglio disturbare e se potessi tenerlo con me finirei più in fretta il
lavoro.»
«Comprendo.»
Lucius la fissò a lungo
e lei sentì l’aria lasciarle i polmoni di colpo. Era stato un mese massacrante,
quel giorno per la prima volta era tornata a Malfoy Manor, non era pronta a…
quello. Loro due soli in una stanza, e non una qualunque. Il destino ce l’aveva
con lei, ne era sicura.
«Dovrei andare. Scusa
per averti disturbato, Lucius, Trinky ha frainteso le mie parole» cercò di
spiegare, parlando per riempire il vuoto tra loro; lui comunque non le aveva
ancora dato una risposta e anche questo contribuiva a renderla nervosa.
«Qualcosa ti disturba?»
Fece qualche passo verso di lei.
«No, niente.»
«Sei sicura? Vista l’ora
forse non è il caso che torni a casa da sola,» cavolata, c’era la Metropolvere,
«posso farti preparare una stanza per la notte.»
«Cosa? No!» esclamò
lei, alzando finalmente il capo e trovandosi l’uomo dei suoi sogni e delle sue
notti tormentate a meno di un metro di distanza. Il primo istinto fu quello di
allungare un braccio e toccarlo, il secondo fu quello di scappare e non tornare
mai più.
«Hermione…»
«Posso prendere il
libro in prestito o no?»
Sembrava esausta,
glielo si leggeva in faccia. «Non credere che per me sia facile.»
«…cosa?»
Per la prima volta,
Lucius Malfoy sembrò a disagio. «È stato un mese difficile. So che hai evitato
casa mia per evitare me. Nonostante tutto ero d’accordo con quello che hai
detto l’ultima volta che ci siamo visti.»
«Quindi?» Sii decisa, Hermione. Decisa!
«Quindi…» un sospiro,
le spalle stanche, «so cosa è giusto fare, ma non sono sicuro di volerlo fare.»
Hermione alzò lo
sguardo sul suo e vi lesse insicurezza mista a desiderio. In quel periodo si
era concentrata su se stessa e sul disagio che provava a causa di quella
situazione – e del suo malsano desiderio – ma non si era mai chiesta davvero se
la cosa fosse problematica anche per lui.
Decise di essere del
tutto onesta: la verità li avrebbe tolti da quell’impasse, ne era certa. «Neanche
io. Quello che voglio fare non corrisponde a ciò che è giusto e penso cose a
cui non dovrei pensare.»
Una luce si accese
negli occhi di Lucius anche se il suo corpo si irrigidì. Era difficile trovarsi
su quella linea, in bilico tra la ragione e l’istinto. «Cosa stai cercando di
dirmi? Sii sincera e chiara, Hermione, o prenderò io una decisione per
entrambi.»
Lei fece un passo
indietro e la mano dell’uomo scattò rapida sul suo polso, trattenendola vicino
a lui. «Io… io, ecco… non riesco a smettere di pensare a quello che è successo,
anche se è solo un ricordo avuto tramite una pozione. Vorrei comportarmi come
sempre e fingere che non sia successo niente, ma più ci provo meno ci riesco e
il peggio è che vorrei… farlo… di nuovo. Lucida, possibilmente.»
Lucius lasciò la presa
sul suo polso e fissò a lungo la ragazza. Si sorprese nel sentirle dire che
provava esattamente ciò che provava lui. Non era giusto, non era normale, era
tutto un “non” e la cosa iniziava a stancarlo. Si doveva prendere una decisione
e doveva essere quella sera, o la situazione sarebbe solo peggiorata.
«Hermione… c’è una cosa
che voglio fare.»
«Cosa?» sembrava
allarmata.
«Fidati di me. È solo
un attimo…»
Fece un altro passo e i
loro corpi quasi si toccarono. Lucius alzò lentamente una mano e le accarezzò
il viso con una delicatezza che sembrava non appartenere al suo personaggio.
Hermione chiuse gli occhi e si beò di quel contatto. Il suo cuore correva come
un pazzo, ma era rilassata. Si fidava di lui e aveva la sensazione che quella
notte sarebbe stata decisiva.
Poi, con gesti ancora
più lenti e cauti, l’uomo si chinò su di lei fino a sfiorarle le labbra con le
proprie. La baciò piano, con delicatezza, mostrandole un lato di lui che
emergeva raramente.
Hermione si sentì
infuocare e sciogliere a quel contatto, era così delicato che sarebbe scoppiata
a piangere dall’emozione. La notte trascorsa con Lucius la ricordava, ma solo
nella mente grazie a una pozione: il suo corpo non ricordava come fossero il
tocco delle sue mani o i baci sulla sua pelle. Conosceva solo quel poco che
avevano condiviso un mese prima quando lei aveva detto che non sarebbe più
tornata lì.
Era una sensazione
nuova, ma familiare. Dolce ed eccitante al tempo stesso.
Con la stessa lentezza
Lucius fece un passo indietro; lei aprì subito gli occhi e lui vi trovò la sua
anima: lo voleva e non gli stava nascondendo nulla. Un brivido di anticipazione
gli corse lungo la schiena. Si passò la lingua sulle labbra e decise che
meritavano un’occasione: di cosa non
lo sapeva, ma di certo non l’avrebbe lasciata andare a casa.
«Resta qui stanotte»
disse quasi senza pensare. «Con me.»
Hermione sgranò gli
occhi, incapace di articolare una sola parola. Le stava dicendo che…?
«Sì.»
Parlò quasi senza
rendersene conto, ma non se ne pentì.
«Il resto si vedrà
domani.»
Con quelle parole,
Lucius la baciò di nuovo.
***
C’era qualcosa sopra di
lei. Un peso. Hermione aprì gli occhi e per la seconda volta in poco tempo non
riconobbe l’ambiente: dove cavolo era finita? Si stropicciò gli occhi con le
mani, sbadigliò sonoramente e si voltò alla sua sinistra.
Lucius Malfoy stava
dormendo accanto a lei, il viso a pochi centimetri sullo stesso cuscino e il
peso che avvertiva era il braccio dell’uomo buttato sui suoi fianchi.
Oops, I did it again.
A differenza della
volta scorsa, però, Hermione sorrise, beandosi nella consapevolezza di aver
trascorso quella notte con lui completamente lucida e si prese un po’ di tempo
per osservarlo dormire, rivivendo nella mente ogni istante di tutte le
bellissime cose che avevano fatto. Bellissime, eccitanti, Hermione aveva la
gola arsa per quanto aveva vocalmente espresso il proprio piacere; ogni muscolo
del corpo era indolenzito dall’eccesivo utilizzo e intorpidito per il pesante
riposo.
Lucius non si era
risparmiato niente, le aveva fatto di tutto, ogni cosa gli passasse per la
mente la metteva in pratica. Anche lei aveva deciso di dare tutta se stessa,
come se quella fosse la prima volta e l’ultima, come se non ci fosse un’altra
occasione simile.
Forse era così, forse
no. Non lo sapeva. Avevano deciso di parlarne al risveglio, ma nessuno dei due
aveva la minima idea di cosa fare.
Alla fine, quindi, cosa
c’era tra loro? Una lunga conoscenza e un altrettanto lunga – nonché complicata
– storia; rispetto, affetto, passioni comuni e lunghe chiacchierate. A tutto
quello ora si era aggiunta un’importante parte fisica: avrebbero dovuto
rinunciarvi o accettarla e lasciarsi andare?
La notte appena finita
era stata splendida, Hermione sentì di non voler chiudere quella porta, anche
se non sapeva dove l’avrebbe portata, che strada avrebbe percorso una volta
attraversata, dove sarebbe andata con quell’uomo. Era più che consapevole che
la loro relazione, di qualunque natura fosse, avrebbe incontrato molti ostacoli,
eppure… la voleva. La voleva davvero.
Perché negare qualcosa
per paura che non finisca bene? Perché chiudere la porta in faccia a una
possibilità? Si stava ancora facendo queste domande quando vide Lucius aprire
gli occhi.
«Buongiorno» gli
sussurrò, sorridendo nel vederlo così assonnato.
«’Giorno…» rispose,
stirandosi sotto le coperte e guardando la ragazza accanto a lui. «Dormito
bene?»
«Molto. Questo letto è
comodissimo.»
«Mh.»
Hermione si voltò
completamente verso di lui, fissandolo con il sorriso sulle labbra. La sera
precedente aveva previsto degli strani sensi di colpa, invece non ne aveva e, a
dire il vero, non trovava neanche motivo per cui averne. Sensi di colpa nei
confronti di chi? O di cosa?
«Ti diverte guardarmi?»
Ora la voce era meno assonnata e il tono divertito.
«Sì. La cosa ti
disturba?»
«Dovrebbe?»
«Spero di no.»
Un mezzo sorriso.
Eccolo, un sorriso che non fosse il solito ghigno o la smorfia da riccone
altezzoso. «Cosa vuoi fare oggi?»
Hermione ci pensò su
per un po’. Cosa voleva fare? Restare con lui, continuare la ricerca, tornare a
casa, correre a raccontare a Harry quello che era successo? Chiuse gli occhi e
sospirò, affondando di più la testa nel morbido cuscino. Quel letto era troppo
comodo e la compagnia troppo piacevole per aver voglia di alzarsi.
«Quello che abbiamo
fatto stanotte, magari» rispose ridacchiando.
Lo sguardo di Lucius si
fece subito molto serio, tanto che Hermione ebbe il dubbio di aver detto
qualcosa di strano. Cambiò idea quando lui mosse un braccio e iniziò ad
accarezzarle la spalla nuda con la punta delle dita. Era un tocco delicato,
leggero, qualcosa che non ci si sarebbe aspettato da lui.
«Allora credo che
dovremmo dire a Draco cosa sta succedendo tra noi due.»
Oh, quello era
inaspettato. Decisamente inaspettato. «Siamo già a questo punto?» chiese, quasi
con un filo di voce. Lei era più che d’accordo a proseguire ciò che avevano
iniziato, ma fino a quel momento non era sicura di cosa volesse lui.
«Non ho intenzione di
nascondermi, Hermione. Non c’è niente di male nel voler trascorrere del tempo
con qualcuno e conoscerlo meglio, o sbaglio?» Eccolo, il ghigno. Le era quasi
mancato.
«No, non c’è niente di
male…» ripeté lei in un soffio, con il cuore in gola e un enorme peso che le si
era appena sollevato dalle spalle.
***
Draco tornò al Manor un
paio di giorni dopo soddisfatto del proprio operato, ma molto stanco. Aveva una
gran voglia di buttare le borse da qualche parte, strapparsi i vestiti di dosso
e mettersi in ammollo nella vasca da bagno per un giorno intero.
Girò mezza villa alla
ricerca di suo padre per dirgli che era tornato e raccontargli le notizie di
lavoro. Non trovandolo da nessuna parte decise di provare nel suo studio: la
porta era lievemente aperta, bastò spingerla appena per entrare.
Non c’era nessuno alla
scrivania, né alle poltrone davanti al camino. Stava per andarsene quando si
voltò verso il divano e per poco non svenne lì sul posto: suo padre stava
dormendo – cosa che faceva spesso nel suo studio dopo aver lavorato parecchio –
ma non da solo. Era abbracciato a una donna.
Hermione Granger.
Lui la stringeva per la
vita in modo quasi possessivo, lei era accoccolata con la schiena contro il suo
petto e in viso aveva l’espressione più serena che Draco le avesse mai visto.
Cosa diavolo stava succedendo? Suo padre e la Granger? Da quando? Come?
Stordito da quella
visione, il ragazzo decise di lasciare lo studio e rimandare il confronto
familiare a un altro momento. Lo attendevano un bagno caldo e una lunga serie
di riflessioni su ciò che aveva appena visto.
Vide suo padre a cena
e, sorprendentemente, con lui c’era anche Hermione. Erano in sala da pranzo
seduti vicini, con un libro in mezzo ai loro piatti e discutevano animatamente
di quello che stavano leggendo.
«Buonasera.» Draco
palesò la sua presenza sedendosi davanti ai due piccioncini, che erano così assorti nel dibattito da non essersi
neanche accorti che era entrato. «Disturbo?»
Lucius alzò il capo e
stirò un sorriso per il figlio, mentre Hermione iniziava ad arrossire. «Bentornato.
Non disturbi affatto.»
«Sembravate molto
presi. Cosa state leggendo?»
«È sempre quel famoso
libro che Hermione è venuta a consultare qualche giorno fa» spiegò l’uomo. «Stiamo
valutando le opzioni per chiudere il caso nel modo più conveniente per tutti.»
«Non pensavo che fosse
così complicato» commentò Draco guardando la ragazza.
«È una famiglia
piuttosto problematica» rispose lei, annuendo e ritrovando il contegno perso.
Draco sorrise e scosse
la testa. Non poteva crederci. La Granger e suo padre. Decise di tirare fuori
l’argomento per chiarire subito la situazione e capire esattamente cosa stesse
succedendo in casa sua.
«Vi ho visti dormire
abbracciati nello studio» disse, spostando lo sguardo tra lui e lei. «Qualcuno
può spiegarmi, per favore?»
Hermione guardò Lucius,
i due si fissarono in silenzio per qualche istante, poi fu lui a prendere
parola. In fin dei conti si trattava di suo figlio, spettava a lui rispondere
alle sue domande.
«Abbiamo deciso di
frequentarci.»
Silenzio. Draco alzò un
sopracciglio con fare scettico e soppresse una risata. «Da quando?»
«Diciamo che è successo
qualcosa durante la tua festa di laurea…» Lucius non sapeva se fosse il caso di
dire nello specifico cosa fosse accaduto quella famosa notte, ma i suoi
pensieri vennero interrotti dal figlio.
«Ecco dov’eri finita!»
esclamò Draco guardando Hermione. «Nessuno ti aveva più vista, pensavamo tutti
che fossi tornata a casa prima. Eri con lui?»
«Ehm… sì. Ma ero
ubriaca. Eravamo ubriachi, per la
precisione, non ricordiamo molto» si affrettò a spiegare lei, un po’ in
imbarazzo. «Ci siamo confrontati
pochi giorni fa e… ecco, sì, è come ha detto Lucius, ci stiamo frequentando.»
Ci fu un lungo silenzio
dopo quelle parole, durante il quale venne servita la cena per tutti e tre.
Hermione chiuse il libro e lo spinse di lato e iniziò a mangiare con lentezza
senza dire un’altra parola.
Harry l’aveva presa
abbastanza bene tutto sommato, le aveva promesso di non mettersi in mezzo e di
lasciarle fare come voleva, qualunque risultato quella storia avesse avuto.
Certo, era strano pensare a loro due come a una coppia, ma Harry si era
dimostrato comprensivo – nonostante avesse messo in chiaro che, se Lucius l’avesse
fatta soffrire, gliel’avrebbe fatta pagare cara. Draco avrebbe fatto
altrettanto o si sarebbe arrabbiato?
«Quindi…» disse il
ragazzo dopo altri lunghissimi minuti di silenzio, «state insieme, in pratica.
Siete una coppia.»
«Sì. Cosa ne pensi?»
chiese Lucius, un po’ nervoso a dire il vero. Quella situazione era
letteralmente caduta dal cielo.
«È un po’ strano, non
lo nego, ma… non so, penso che starò a vedere quello che succede. Sarà
interessante.»
Hermione ebbe il dubbio
che Draco li stesse prendendo in giro, ma quando lui le mostrò un sorriso
sincero quasi si commosse. «Grazie» gli sorrise di rimando.
Guardò Lucius, che
aveva una nuova luce negli occhi, e si sentì stupida per tutti i problemi che
si era fatta nel mese precedente. Si era chiesta se fosse giusto, legale,
morale, se fosse appropriato avere una relazione con un uomo molto più grande
di lei – sebbene nel mondo dei maghi la differenza d’età avesse un peso
differente rispetto a quello babbano – se non fosse strano frequentare il padre
di un suo amico.
Avevano avuto un passato
difficile, ma negli anni le persone cambiano, maturano, imparano dagli errori e
dalle esperienze. Hermione si sentiva diversa e aveva avvertito lo stesso
cambiamento in Lucius, una svolta positiva e luminosa in una vita vissuta al
servizio dell’oscurità.
Era come se fossero
usciti da una cappa nera che li opprimeva e ora, finalmente, tutti loro
potevano essere se stessi.
«Sarà molto
interessante, ci puoi scommettere» disse Hermione, con un gran sorriso sulle
labbra e il cuore pieno di speranze per il futuro.
Fine