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Autore: piperina    19/12/2014    2 recensioni
Mal di testa. Un terribile mal di testa fu il primo di una lunga serie di sintomi post-sbronza che riportò Hermione Granger alla realtà. Subito dopo arrivò il fastidio agli occhi: chi cavolo aveva acceso la luce?
Hermione era rimasta immobile a osservare ogni sua mossa in silenzio: era ancora sotto shock, non sapeva cosa fosse davvero successo, come fosse finita lì né che reazione aspettarsi da lui.
Non le capitava certo tutti i giorni di ubriacarsi in modo indegno e svegliarsi nuda in un letto con Lucius Malfoy.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Lucius&Hermione - Wild Rose'
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– Quel che accadde alla festa di laurea di Draco Malfoy –

Parte 2

 

 

 

 

 

La vita di Hermione Granger era tornata alla normalità. Al lavoro tutto proseguiva tranquillo, usciva regolarmente con i suoi amici, sentiva i suoi genitori e non era più tornata a Malfoy Manor.

Era passato un mese da quando aveva pranzato lì con Lucius e anche se continuava a pensare a quello che era successo, era riuscita a tenersi lontana da quella casa e da lui.

Draco l’aveva invitata un paio di volte con il solito gruppo di debosciati, ma lei aveva declinato l’invito. Era sicura che prima o poi il ragazzo si sarebbe insospettito, perché all’improvviso lei non voleva più mettere piede al Manor? Aveva messo da parte quel pensiero e si era concentrata il più possibile sul lavoro.

Di giorno riusciva a dedicarsi a tutte le sue cose, ma di notte, sola a casa sua, la mente era libera da ogni restrizione e continuava a riportarla a quella notte e soprattutto a quel giorno: il giorno in cui Lucius Malfoy aveva implicitamente ammesso di volerla, in cui lei gli aveva quasi detto la stessa cosa, in cui era scappata come una codarda senza affrontare davvero il problema.

Non che ci fosse molto di cui parlare, in realtà: avevano trascorso una notte insieme, avrebbero volentieri ripetuto l’esperienza, ma non sarebbe successo. Perché? I motivi erano chiari e lei se li ripeteva ogni sera prima di andare a letto.

Era Lucius Malfoy. Aveva il doppio della sua età. Era il padre di Draco.

«Buonanotte a me.»

Hermione si infilò sotto le coperte dopo essersi detta quelle cose davanti allo specchio. Grattastinchi si raggomitolò ai piedi del letto ed entrambi si addormentarono poco dopo. Ovviamente i sogni di Hermione furono invasi, come ogni notte, dalla presenza di Lucius Malfoy.

Sognò le sue mani, i suoi baci, sognò quello che si erano detti nel suo studio. Nei sogni, ma solo lì, Hermione non scappava; gli diceva che sì, lo voleva, e si concedeva di nuovo a lui. Ogni mattina si svegliava già nervosa e più frustrata del giorno precedente.

Anche quel giorno si pose la stessa domanda: sarebbe mai riuscita a dimenticare quella storia e andare oltre? Trovare qualcuno, magari un ragazzo della sua età o che non fosse imparentato con uno dei suoi amici?

«Sono un caso disperato…» scosse la testa e si preparò per uscire alla ricerca di un libro di consultazione che le serviva per il caso a cui stava lavorando.

Era un libro su leggi magiche molto vecchie e nessuna delle librerie che aveva visitato nell’ultima settimana ne era fornita. Non aveva idea di dove cercarlo, ma ne aveva assolutamente bisogno.

La risposta arrivò quel pomeriggio quando incontrò Draco, Harry e Pansy per un tè. La moretta ogni volta che la vedeva non perdeva occasione di stamparle un bacio sulle labbra e darle una pacca sul sedere.

Mai a scuola avrebbe immaginato che Pansy Parkinson avesse un carattere simile, ma le piaceva: era divertente, sfacciata eppure sempre elegante. Non sapeva quale fosse il suo trucco, ma era perfetta e le piaceva.

«Allora, hai trovato quel libro?» chiese Harry, sedendosi accanto a lei nel giardino di una delle sale da tè per ricconi che frequentavano insieme ai Serpeverde.

«No,» scosse la testa, «e non so dove altro cercare. Ho chiesto anche alla McGranitt, ma a Hogwarts non hanno libri simili.»

«Quale libro?»

Hermione guardò Draco in silenzio per un istante: il senso di colpa non era ancora sparito. «Quello del 1783 sui rapporti con altre nazioni riguardo questioni familiari. Sto analizzando un caso di eredità dove sono coinvolte due famiglie piuttosto numerose che negli anni si sono sparse in tutto il mondo» spiegò, mentre vedeva arrivare la loro ordinazione. «Ogni membro delle due famiglie vuole un pezzo dell’eredità del poveraccio che ha tirato le cuoia pochi mesi fa, ma siccome ogni paese ha le proprie leggi non si riesce a venire a capo del problema.»

«Certo, comprendo. Bisogna dividere l’eredità in base al grado di parentela, ma visto che non sono rimasti tutti in Inghilterra ci sono troppe interferenze.»

«Esatto» annuì. «Ho consultato tutti i libri che trattano l’argomento, ma non riesco a trovare quello del 1783 e penso che sia proprio lì la risposta che cerco.»

Draco parve pensieroso per un paio di minuti durante i quali sorseggiò il suo tè, poi gli brillarono gli occhi e sorrise alla ragazza. «Ce l’ho io quel libro.»

«Cosa…?»

Hermione aveva un brutto presentimento.

«Mi è venuto in mente solo ora. Ricordo che era servito al mio trisnonno, ci ha messo molto a trovarlo, gli è costato un sacco di galeoni ed è rimasto tra i possedimenti della mia famiglia.»

Harry lanciò un’occhiata strana all’amica e la vide impallidire.

«Ah… e… posso consultarlo?»

«Certo. Vieni al Manor quando preferisci, anche stasera se ti va. Domattina parto per qualche giorno, ma puoi chiedere a mio padre.»

Proprio quello che voleva evitare. Hermione inspirò lentamente e si sforzò di sorridere. «Ti ringrazio, Draco. Penso che verrò stasera, non voglio disturbare… so che tuo padre è sempre molto impegnato.»

Il ragazzo scosse la testa e sorrise. «Nessun problema, passa tutto il tempo nella Biblioteca, sarà felice di aiutarti.»

Ovviamente.

 

 

***

 

 

«Sei sicura?»

Harry aveva seguito Hermione a casa sua per assicurarsi che l’amica stesse bene. Appena entrati nell’appartamento fu chiaro il suo stato d’animo: la vide lanciare contro il muro tutti i cuscini del divano, gettare a caso la borsa e le scarpe e poco ci mancava che iniziasse a strapparsi i capelli.

«Certo che sono sicura, sono sicura di non poter rifiutare. Ho rifiutato tutti gli inviti di Draco per più di un mese, si insospettirà se non metto più piede a casa sua, sempre che già non sospetti qualcosa.»

«Dubito che sappia cos’è successo tra te e suo padre.»

La ragazza emise un ringhio frustrato ed Harry si sentì in pena per lei. Era stato un periodo difficile e nonostante tutti i suoi sforzi sembrava che fossero passati solo pochi giorni dal fattaccio. Si era chiesto cosa potesse fare per lei – oltre a Obliviarla per mettere fine alle sue sofferenze – ma in realtà gli unici che potevano fare qualcosa erano lei e Malfoy.

«Diamine, cosa mi metto?»

Forse l’Oblivion non era poi una cattiva idea.

 

 

***

 

 

Trovarsi di nuovo a Malfoy Manor fu uno shock per Hermione. Draco la stava aspettando nel salone accanto al camino. Di Lucius non c’era traccia. Meglio così.

«Grazie ancora per il favore» sorrise al ragazzo mentre lo seguiva in Biblioteca.

«Figurati, so cosa vuol dire lavorare senza materiale.»

Draco aprì la porta della biblioteca e la trovò già occupata. «Padre.»

Lucius sedeva su una delle poltrone nell’area centrale dell’enorme salone. C’erano poche candele accese che rendevano l’atmosfera calda e familiare. Sulle gambe incrociate teneva un libro piuttosto grande. «Draco. Signorina Granger.»

«Signore» salutò lei, improvvisamente con la gola secca. Notò subito il cambiamento nel modo di rivolgersi a lei, per nome in privato, per cognome in pubblico. Decise di ignorare la fastidiosa fitta allo stomaco: era giusto così, le cose dovevano tornare com’erano prima, era stata lei stessa a dirglielo.

«Non volevamo disturbare. Hermione ha bisogno di un libro che dovrebbe essere qui, sembra che non esistano altre copie disponibili» spiegò Draco addentrandosi nella penombra.

«Nessun disturbo» rispose il padre chiudendo il libro e posandolo sul piccolo tavolo accanto alla poltrona. «Forse posso essere d’aiuto.»

Hermione stava per dirgli di no, che poteva fare da sola o al limite chiede a Draco, ma il ragazzo la precedette accettando l’offerta. Accidenti a lui. Lo ascoltò mentre spiegava al padre che libro fosse e di quale edizione, dicendo anche qualcosa sul caso a cui lei stava lavorando.

«La sezione di Legge è da questa parte.» Lucius si mosse verso l’ala Est di quella che Hermione ormai considerava la sorella della biblioteca di Adam – questa però era più grande e magica in tutti i sensi, perché più libri entravano più le pareti si adattavano, allargando ancora di più lo spazio disponibile e aggiungendo nuovi scaffali.

Un pop interruppe i loro passi e un elfo si avvicinò al giovane Malfoy. «Signorino, è arrivata questa» disse, alzando le braccia e porgendo al ragazzo una busta. «Urgente.»

Draco lesse le poche parole che vi erano scritte e arricciò le labbra in una smorfia annoiata. «Hanno anticipato il viaggio.»

Hermione pensò di morire lì sul posto. Lucius si voltò per guardare il figlio che riponeva il biglietto nella busta. «Tutto bene?»

«Sì, ma devo partire ora. La riunione è stata anticipata al mattino presto. Non farò in tempo ad andare, sistemarmi in camera e preparare il necessario per il meeting.» Si infilò la missiva in tasca con un gesto stizzito e guardò la ragazza. «Scusa, Granger, mi farò perdonare la prossima volta.»

«Non importa, è un meeting importante, capisco perfettamente. Posso tornare un’altra volta per il libro, non voglio disturbare ancora.»

«Figurati se è un disturbo, abbiamo studiato qui per anni, cosa vuoi che sia una sera?»

Le ultime parole famose, parte seconda.

 

 

***

 

 

Draco aveva salutato ed era sparito. Hermione era rimasta sola nell’ombrosa, gigantesca biblioteca con Lucius Malfoy. Nonostante l’enorme spazio si sentiva soffocare e la sola presenza dell’uomo a pochi metri da lei era intossicante.

«Spero non ti dispiaccia restare in mia compagnia, Hermione.»

«Nessun dispiacere.» Eccolo, di nuovo, il suo nome di battesimo. Doveva prenderlo come un segnale? «Ma come ho detto prima non è mia intenzione dare fastidio. Draco conosce il caso a cui sto lavorando, posso aspettare lui per quel libro.»

«Hai con te i documenti?» Che domanda strana.

Annuì con un cenno del capo. Lui non rispose, invece le voltò le spalle e continuò quello che era stato interrotto dall’arrivo dell’elfo. Hermione lo seguì e osservò meravigliata l’innata eleganza con cui mosse la bacchetta; pochi secondi dopo un libro gigante volò dall’alto di uno scaffale fino alle sue mani.

«Questo è il libro, prenditi tutto il tempo necessario per consultarlo» disse porgendoglielo. «Se dovessi avere bisogno di qualcosa non esitare a chiedere.»

«Grazie» si limitò a rispondere afferrando il libro ed evitando lo sguardo dell’uomo. Trovarsi da sola con lui era ciò che aveva evitato a fatica per più di un mese, eppure era successo di nuovo.

«Qualunque cosa, Hermione.» Oh, cavolo. «A proposito, hai cenato?»

«Sì, signore.»

In realtà si era limitata a spiluccare qualcosa con Harry mentre si preparava, tra un’imprecazione e l’altra. Era sicura che entro un paio d’ore il suo stomaco avrebbe reclamato del cibo, ma per ora preferiva non pensarci. In caso avrebbe chiesto a un elfo, assicurandosi di non disturbare il padrone.

«Buon lavoro.»

Lucius la lasciò sola e quando sentì la porta chiudersi Hermione emise un lungo sospiro di sollievo. Credeva di essere più brava a fingere che certe cose non fossero mai accadute… non aveva avuto problemi a frequentare Pansy e Blaise dopo i loro piccoli incontri, eppure con lui era diverso. Forse perché non si erano solo baciati, forse per la differenza di età, forse perché, cazzo, era Lucius Malfoy.

Scosse la testa e decise di mettersi al lavoro, sedendosi sul divanetto più vicino e prendendo i fogli dalla borsa.

Era così immersa in quella ricerca da non accorgersi del tempo che passava finché non sentì un orologio, da qualche parte nella biblioteca, suonare dodici volte.

«È già mezzanotte? Non ci credo!»

Frustrata, ma soddisfatta per il lavoro svolto, Hermione e raccolse le proprie cose, decisa a tornare a casa. Aveva però bisogno di quel libro, che era davvero immenso e pieno di nozioni che non era ancora riuscita a leggere. La sua sete di conoscenza – oltre all’oggettivo bisogno di avere pieno accesso al libro per velocizzare i tempi – le diede la spinta di coraggio necessaria per cercare il padrone di casa e chiedergli di tenere il libro per qualche giorno.

Una parte di lei gridava di fermarsi prima di fare un’altra sciocchezza, ma forse la cosa migliore era continuare a comportarsi come sempre anche se si fosse trovata da sola con lui; doveva solo essere se stessa, mostrarsi naturale ai suoi occhi. Non poteva essere così difficile, no?

«Trinky?» L’elfo apparve subito accanto a lei. «Il padrone è sveglio?»

«Sì, signorina.»

«So che è tardi, ma posso vederlo?»

«Sì, signorina» fu la risposta e prima che la ragazza potesse dire altro, l’elfo afferrò la mano di Hermione e si materializzò con lei dal padrone, direttamente nella sua camera da letto.

Lucius era in piedi accanto a letto e si stava preparando per la notte quando il pop di una materializzazione risuonò tra le pareti. Si voltò di scatto e rimase a bocca aperta nel vedere Trinky ed Hermione. La ragazza era rossa in viso e rigida come una statua. Cosa ci faceva lì a quell’ora?

«Trinky… ti spiacerebbe spiegarmi?» chiese, spostando lo sguardo sulla piccola creatura.

«Signorina ha chiesto se padrone è sveglio. Ha detto se può vederlo e io portato signorina da padrone. Sbagliato?»

Il tremolio del labbro mentre parlava svegliò Hermione dal suo torpore e prese subito parola per calmarla. «No, non hai sbagliato, è colpa mia.»

L’elfa guardò la ragazza e poi il suo padrone, che sospirò con aria stanca. «Ha ragione, non hai sbagliato. Puoi andare, ma non punirti.»

«Trinky è più attenta in futuro, promesso. Trinky non punisce» con quelle parole la creatura sparì, lasciando dietro di sé una situazione davvero imbarazzante.

«Avevi bisogno di qualcosa?»

Hermione si chiese perché cavolo Lucius non si preoccupasse di riabbottonarsi la camicia, o coprirsi in qualche modo: era difficile non mangiarselo con gli occhi se stava a pochi metri da lei con indosso solo i pantaloni e la camicia del tutto aperta.

«È per il libro… se potessi prenderlo in prestito per qualche giorno… sì, ecco, sarebbe comodo…» spiegò tra balbettamenti e mormorii vari, guardando ogni cosa tranne lui, il che non era ugualmente facile, dato che quella era la stanza dove avevano consumato il fattaccio.

«Ti crea problemi consultarlo qui?»

«No!» Risposta troppo veloce, è sospettosa. «No, ma non voglio disturbare e se potessi tenerlo con me finirei più in fretta il lavoro.»

«Comprendo.»

Lucius la fissò a lungo e lei sentì l’aria lasciarle i polmoni di colpo. Era stato un mese massacrante, quel giorno per la prima volta era tornata a Malfoy Manor, non era pronta a… quello. Loro due soli in una stanza, e non una qualunque. Il destino ce l’aveva con lei, ne era sicura.

«Dovrei andare. Scusa per averti disturbato, Lucius, Trinky ha frainteso le mie parole» cercò di spiegare, parlando per riempire il vuoto tra loro; lui comunque non le aveva ancora dato una risposta e anche questo contribuiva a renderla nervosa.

«Qualcosa ti disturba?» Fece qualche passo verso di lei.

«No, niente.»

«Sei sicura? Vista l’ora forse non è il caso che torni a casa da sola,» cavolata, c’era la Metropolvere, «posso farti preparare una stanza per la notte.»

«Cosa? No!» esclamò lei, alzando finalmente il capo e trovandosi l’uomo dei suoi sogni e delle sue notti tormentate a meno di un metro di distanza. Il primo istinto fu quello di allungare un braccio e toccarlo, il secondo fu quello di scappare e non tornare mai più.

«Hermione…»

«Posso prendere il libro in prestito o no?»

Sembrava esausta, glielo si leggeva in faccia. «Non credere che per me sia facile.»

«…cosa?»

Per la prima volta, Lucius Malfoy sembrò a disagio. «È stato un mese difficile. So che hai evitato casa mia per evitare me. Nonostante tutto ero d’accordo con quello che hai detto l’ultima volta che ci siamo visti.»

«Quindi?» Sii decisa, Hermione. Decisa!

«Quindi…» un sospiro, le spalle stanche, «so cosa è giusto fare, ma non sono sicuro di volerlo fare.»

Hermione alzò lo sguardo sul suo e vi lesse insicurezza mista a desiderio. In quel periodo si era concentrata su se stessa e sul disagio che provava a causa di quella situazione – e del suo malsano desiderio – ma non si era mai chiesta davvero se la cosa fosse problematica anche per lui.

Decise di essere del tutto onesta: la verità li avrebbe tolti da quell’impasse, ne era certa. «Neanche io. Quello che voglio fare non corrisponde a ciò che è giusto e penso cose a cui non dovrei pensare.»

Una luce si accese negli occhi di Lucius anche se il suo corpo si irrigidì. Era difficile trovarsi su quella linea, in bilico tra la ragione e l’istinto. «Cosa stai cercando di dirmi? Sii sincera e chiara, Hermione, o prenderò io una decisione per entrambi.»

Lei fece un passo indietro e la mano dell’uomo scattò rapida sul suo polso, trattenendola vicino a lui. «Io… io, ecco… non riesco a smettere di pensare a quello che è successo, anche se è solo un ricordo avuto tramite una pozione. Vorrei comportarmi come sempre e fingere che non sia successo niente, ma più ci provo meno ci riesco e il peggio è che vorrei… farlo… di nuovo. Lucida, possibilmente.»

Lucius lasciò la presa sul suo polso e fissò a lungo la ragazza. Si sorprese nel sentirle dire che provava esattamente ciò che provava lui. Non era giusto, non era normale, era tutto un “non” e la cosa iniziava a stancarlo. Si doveva prendere una decisione e doveva essere quella sera, o la situazione sarebbe solo peggiorata.

«Hermione… c’è una cosa che voglio fare.»

«Cosa?» sembrava allarmata.

«Fidati di me. È solo un attimo…»

Fece un altro passo e i loro corpi quasi si toccarono. Lucius alzò lentamente una mano e le accarezzò il viso con una delicatezza che sembrava non appartenere al suo personaggio. Hermione chiuse gli occhi e si beò di quel contatto. Il suo cuore correva come un pazzo, ma era rilassata. Si fidava di lui e aveva la sensazione che quella notte sarebbe stata decisiva.

Poi, con gesti ancora più lenti e cauti, l’uomo si chinò su di lei fino a sfiorarle le labbra con le proprie. La baciò piano, con delicatezza, mostrandole un lato di lui che emergeva raramente.

Hermione si sentì infuocare e sciogliere a quel contatto, era così delicato che sarebbe scoppiata a piangere dall’emozione. La notte trascorsa con Lucius la ricordava, ma solo nella mente grazie a una pozione: il suo corpo non ricordava come fossero il tocco delle sue mani o i baci sulla sua pelle. Conosceva solo quel poco che avevano condiviso un mese prima quando lei aveva detto che non sarebbe più tornata lì.

Era una sensazione nuova, ma familiare. Dolce ed eccitante al tempo stesso.

Con la stessa lentezza Lucius fece un passo indietro; lei aprì subito gli occhi e lui vi trovò la sua anima: lo voleva e non gli stava nascondendo nulla. Un brivido di anticipazione gli corse lungo la schiena. Si passò la lingua sulle labbra e decise che meritavano un’occasione: di cosa non lo sapeva, ma di certo non l’avrebbe lasciata andare a casa.

«Resta qui stanotte» disse quasi senza pensare. «Con me.»

Hermione sgranò gli occhi, incapace di articolare una sola parola. Le stava dicendo che…?

«Sì.»

Parlò quasi senza rendersene conto, ma non se ne pentì.

«Il resto si vedrà domani.»

Con quelle parole, Lucius la baciò di nuovo.

 

 

***

 

 

C’era qualcosa sopra di lei. Un peso. Hermione aprì gli occhi e per la seconda volta in poco tempo non riconobbe l’ambiente: dove cavolo era finita? Si stropicciò gli occhi con le mani, sbadigliò sonoramente e si voltò alla sua sinistra.

Lucius Malfoy stava dormendo accanto a lei, il viso a pochi centimetri sullo stesso cuscino e il peso che avvertiva era il braccio dell’uomo buttato sui suoi fianchi.

Oops, I did it again.

A differenza della volta scorsa, però, Hermione sorrise, beandosi nella consapevolezza di aver trascorso quella notte con lui completamente lucida e si prese un po’ di tempo per osservarlo dormire, rivivendo nella mente ogni istante di tutte le bellissime cose che avevano fatto. Bellissime, eccitanti, Hermione aveva la gola arsa per quanto aveva vocalmente espresso il proprio piacere; ogni muscolo del corpo era indolenzito dall’eccesivo utilizzo e intorpidito per il pesante riposo.

Lucius non si era risparmiato niente, le aveva fatto di tutto, ogni cosa gli passasse per la mente la metteva in pratica. Anche lei aveva deciso di dare tutta se stessa, come se quella fosse la prima volta e l’ultima, come se non ci fosse un’altra occasione simile.

Forse era così, forse no. Non lo sapeva. Avevano deciso di parlarne al risveglio, ma nessuno dei due aveva la minima idea di cosa fare.

Alla fine, quindi, cosa c’era tra loro? Una lunga conoscenza e un altrettanto lunga – nonché complicata – storia; rispetto, affetto, passioni comuni e lunghe chiacchierate. A tutto quello ora si era aggiunta un’importante parte fisica: avrebbero dovuto rinunciarvi o accettarla e lasciarsi andare?

La notte appena finita era stata splendida, Hermione sentì di non voler chiudere quella porta, anche se non sapeva dove l’avrebbe portata, che strada avrebbe percorso una volta attraversata, dove sarebbe andata con quell’uomo. Era più che consapevole che la loro relazione, di qualunque natura fosse, avrebbe incontrato molti ostacoli, eppure… la voleva. La voleva davvero.

Perché negare qualcosa per paura che non finisca bene? Perché chiudere la porta in faccia a una possibilità? Si stava ancora facendo queste domande quando vide Lucius aprire gli occhi.

«Buongiorno» gli sussurrò, sorridendo nel vederlo così assonnato.

«’Giorno…» rispose, stirandosi sotto le coperte e guardando la ragazza accanto a lui. «Dormito bene?»

«Molto. Questo letto è comodissimo.»

«Mh.»

Hermione si voltò completamente verso di lui, fissandolo con il sorriso sulle labbra. La sera precedente aveva previsto degli strani sensi di colpa, invece non ne aveva e, a dire il vero, non trovava neanche motivo per cui averne. Sensi di colpa nei confronti di chi? O di cosa?

«Ti diverte guardarmi?» Ora la voce era meno assonnata e il tono divertito.

«Sì. La cosa ti disturba?»

«Dovrebbe?»

«Spero di no.»

Un mezzo sorriso. Eccolo, un sorriso che non fosse il solito ghigno o la smorfia da riccone altezzoso. «Cosa vuoi fare oggi?»

Hermione ci pensò su per un po’. Cosa voleva fare? Restare con lui, continuare la ricerca, tornare a casa, correre a raccontare a Harry quello che era successo? Chiuse gli occhi e sospirò, affondando di più la testa nel morbido cuscino. Quel letto era troppo comodo e la compagnia troppo piacevole per aver voglia di alzarsi.

«Quello che abbiamo fatto stanotte, magari» rispose ridacchiando.

Lo sguardo di Lucius si fece subito molto serio, tanto che Hermione ebbe il dubbio di aver detto qualcosa di strano. Cambiò idea quando lui mosse un braccio e iniziò ad accarezzarle la spalla nuda con la punta delle dita. Era un tocco delicato, leggero, qualcosa che non ci si sarebbe aspettato da lui.

«Allora credo che dovremmo dire a Draco cosa sta succedendo tra noi due.»

Oh, quello era inaspettato. Decisamente inaspettato. «Siamo già a questo punto?» chiese, quasi con un filo di voce. Lei era più che d’accordo a proseguire ciò che avevano iniziato, ma fino a quel momento non era sicura di cosa volesse lui.

«Non ho intenzione di nascondermi, Hermione. Non c’è niente di male nel voler trascorrere del tempo con qualcuno e conoscerlo meglio, o sbaglio?» Eccolo, il ghigno. Le era quasi mancato.

«No, non c’è niente di male…» ripeté lei in un soffio, con il cuore in gola e un enorme peso che le si era appena sollevato dalle spalle.

 

 

***

 

 

Draco tornò al Manor un paio di giorni dopo soddisfatto del proprio operato, ma molto stanco. Aveva una gran voglia di buttare le borse da qualche parte, strapparsi i vestiti di dosso e mettersi in ammollo nella vasca da bagno per un giorno intero.

Girò mezza villa alla ricerca di suo padre per dirgli che era tornato e raccontargli le notizie di lavoro. Non trovandolo da nessuna parte decise di provare nel suo studio: la porta era lievemente aperta, bastò spingerla appena per entrare.

Non c’era nessuno alla scrivania, né alle poltrone davanti al camino. Stava per andarsene quando si voltò verso il divano e per poco non svenne lì sul posto: suo padre stava dormendo – cosa che faceva spesso nel suo studio dopo aver lavorato parecchio – ma non da solo. Era abbracciato a una donna.

Hermione Granger.

Lui la stringeva per la vita in modo quasi possessivo, lei era accoccolata con la schiena contro il suo petto e in viso aveva l’espressione più serena che Draco le avesse mai visto. Cosa diavolo stava succedendo? Suo padre e la Granger? Da quando? Come?

Stordito da quella visione, il ragazzo decise di lasciare lo studio e rimandare il confronto familiare a un altro momento. Lo attendevano un bagno caldo e una lunga serie di riflessioni su ciò che aveva appena visto.

Vide suo padre a cena e, sorprendentemente, con lui c’era anche Hermione. Erano in sala da pranzo seduti vicini, con un libro in mezzo ai loro piatti e discutevano animatamente di quello che stavano leggendo.

«Buonasera.» Draco palesò la sua presenza sedendosi davanti ai due piccioncini, che erano così assorti nel dibattito da non essersi neanche accorti che era entrato. «Disturbo?»

Lucius alzò il capo e stirò un sorriso per il figlio, mentre Hermione iniziava ad arrossire. «Bentornato. Non disturbi affatto.»

«Sembravate molto presi. Cosa state leggendo?»

«È sempre quel famoso libro che Hermione è venuta a consultare qualche giorno fa» spiegò l’uomo. «Stiamo valutando le opzioni per chiudere il caso nel modo più conveniente per tutti.»

«Non pensavo che fosse così complicato» commentò Draco guardando la ragazza.

«È una famiglia piuttosto problematica» rispose lei, annuendo e ritrovando il contegno perso.

Draco sorrise e scosse la testa. Non poteva crederci. La Granger e suo padre. Decise di tirare fuori l’argomento per chiarire subito la situazione e capire esattamente cosa stesse succedendo in casa sua.

«Vi ho visti dormire abbracciati nello studio» disse, spostando lo sguardo tra lui e lei. «Qualcuno può spiegarmi, per favore?»

Hermione guardò Lucius, i due si fissarono in silenzio per qualche istante, poi fu lui a prendere parola. In fin dei conti si trattava di suo figlio, spettava a lui rispondere alle sue domande.

«Abbiamo deciso di frequentarci.»

Silenzio. Draco alzò un sopracciglio con fare scettico e soppresse una risata. «Da quando?»

«Diciamo che è successo qualcosa durante la tua festa di laurea…» Lucius non sapeva se fosse il caso di dire nello specifico cosa fosse accaduto quella famosa notte, ma i suoi pensieri vennero interrotti dal figlio.

«Ecco dov’eri finita!» esclamò Draco guardando Hermione. «Nessuno ti aveva più vista, pensavamo tutti che fossi tornata a casa prima. Eri con lui

«Ehm… sì. Ma ero ubriaca. Eravamo ubriachi, per la precisione, non ricordiamo molto» si affrettò a spiegare lei, un po’ in imbarazzo. «Ci siamo confrontati pochi giorni fa e… ecco, sì, è come ha detto Lucius, ci stiamo frequentando.»

Ci fu un lungo silenzio dopo quelle parole, durante il quale venne servita la cena per tutti e tre. Hermione chiuse il libro e lo spinse di lato e iniziò a mangiare con lentezza senza dire un’altra parola.

Harry l’aveva presa abbastanza bene tutto sommato, le aveva promesso di non mettersi in mezzo e di lasciarle fare come voleva, qualunque risultato quella storia avesse avuto. Certo, era strano pensare a loro due come a una coppia, ma Harry si era dimostrato comprensivo – nonostante avesse messo in chiaro che, se Lucius l’avesse fatta soffrire, gliel’avrebbe fatta pagare cara. Draco avrebbe fatto altrettanto o si sarebbe arrabbiato?

«Quindi…» disse il ragazzo dopo altri lunghissimi minuti di silenzio, «state insieme, in pratica. Siete una coppia.»

«Sì. Cosa ne pensi?» chiese Lucius, un po’ nervoso a dire il vero. Quella situazione era letteralmente caduta dal cielo.

«È un po’ strano, non lo nego, ma… non so, penso che starò a vedere quello che succede. Sarà interessante.»

Hermione ebbe il dubbio che Draco li stesse prendendo in giro, ma quando lui le mostrò un sorriso sincero quasi si commosse. «Grazie» gli sorrise di rimando.

Guardò Lucius, che aveva una nuova luce negli occhi, e si sentì stupida per tutti i problemi che si era fatta nel mese precedente. Si era chiesta se fosse giusto, legale, morale, se fosse appropriato avere una relazione con un uomo molto più grande di lei – sebbene nel mondo dei maghi la differenza d’età avesse un peso differente rispetto a quello babbano – se non fosse strano frequentare il padre di un suo amico.

Avevano avuto un passato difficile, ma negli anni le persone cambiano, maturano, imparano dagli errori e dalle esperienze. Hermione si sentiva diversa e aveva avvertito lo stesso cambiamento in Lucius, una svolta positiva e luminosa in una vita vissuta al servizio dell’oscurità.

Era come se fossero usciti da una cappa nera che li opprimeva e ora, finalmente, tutti loro potevano essere se stessi.

«Sarà molto interessante, ci puoi scommettere» disse Hermione, con un gran sorriso sulle labbra e il cuore pieno di speranze per il futuro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fine

 

 

 

   
 
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