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Autore: Harlequeen    19/12/2014    1 recensioni
John Murphy, ovvero Richard Harmon! Fan-fiction nata un po' per caso in un momento di euforia. Chi non è mai stato, almeno una volta nella vita, in fissa con qualcuno?!? E se questo 'qualcuno' fosse un attore del telefilm "The 100"?
Questa è la 'breve' storia di una ragazza che ha la possibilità di incontrare il suo idolo e cerca di non lasciarsi sfuggire l'occasione.
E se poi dovesse succedere anche altro.. ben venga!
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Murphy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando la mattina accesi il cellulare, svegliai Giorgia con un urlo (io e lei dormivamo nella stessa stanza). Si spaventò, accese la lampada sul suo comodino e spalancò gli occhi guardandomi come se fossi impazzita.
-Che c’è? Un ladro? Un assassino?
-Richard è diventato mio follower su Twitter!
-Ah! Davvero? Che bello! Quindi non stiamo per morire? Meglio così…
E ricrollò a letto, ancora addormentata. Io invece non lo ero più. Anzi! Ormai ero più sveglia e attiva che mai, ero in ottima forma e il mio cuore pompava a meraviglia, anche più del necessario, le mie guance erano in fiamme e la mia gola funzionava così bene che mi scappò un altro grido.
-E’ arrivato l’assassino?
Giorgia si era nuovamente alzata, ora era seduta sul letto con i capelli tutti scompigliati. Io, però, non risposi alla sua domanda e così lei si preoccupò davvero e riaccese la luce.
-Giu, che succede? Stai bene?
-Mi ha… mi ha… Gio, mi ha scritto un mp!
-Cosa? Davvero?!?
Ora anche lei si era svegliata del tutto, si alzò dal suo letto e venne nel mio, sedendosi a gambe incrociate di fronte a me.
-Forza! Leggi!
-Oh, ce la posso fare, sì… – presi un bel respiro e poi cominciai a leggere ad alta voce – “Ciao Julia (Julia con la J, che patatone che è Richard!) mi ha fatto molto piacere conoscerti, sono contento che una ragazza italiana come te sia fan di “The 100”. Mi è anche spiaciuto dover andare via in quel modo, sarei rimasto a chiacchierare ancora un po’ molto volentieri. Anzi, quanto rimarrai qui in America? Ci saranno altre occasioni per fare due chiacchiere? xoxo”.
Quando finii rimanemmo tutte e due in silenzio a pensare a quello che avevo appena letto. Dopo qualche secondo, non appena il nostro cervello immagazzinò tutto quanto, ci mettemmo ad urlare all’impazzata e, lo ammetto, anche a saltare sul letto dalla gioia!
-Quindi ha scritto davvero quello che penso? Intendeva proprio quello?
-Siii! Siii! Praticamente ti ha chiesto se potete vedervi ancora!!
-Omioddio omioddio OMIODDIO!
-Ora che gli rispondi?
-AH! Non lo so, non lo so!
-Senti, facciamo così: lui ti ha scritto questa notte probabilmente, quindi se lo fai aspettare ancora mezz’oretta non credo cambi nulla… Andiamo giù, facciamo colazione e nel frattempo pensiamo a cosa puoi rispondergli! Si sa che con la pancia piena si ragiona meglio. Che dici?
-Sì, ok. Hai ragione tu! Questa è una cosa che va ponderata, ma…
-Ma?
-Omioddio mi ha scritto Richard Harmon!!! E vuole vedermi ancora!!!
Giorgia si mise a ridere di gusto. Ero pazza. Pazza di lui. E si capiva benissimo dopo questa scenata solo per un suo messaggio!
-Ma sai qual è la cosa che mi fa più ridere?
Mi disse lei.
-Quale?
-Che appena hai letto “xoxo” io ho pensato a Gossip Girl….
-… … Anche io! Ahahah
E scoppiamo nuovamente a ridere tutte e due. Due sceme proprio.
Quando tornammo in camera nostra dopo aver fatto colazione, con le idee più chiare, riuscii a rispondere a Richard senza fare cazzate, o almeno così sembrò a noi due. Il piano di Giorgia aveva funzionato, meglio rispondere ad un ragazzo dopo colazione piuttosto che appena sveglie e con la mente non ancora lucida e ben funzionante.
E quello che gli scrissi fu abbastanza semplice:
Ciao Richard! Anche a me ha fatto molto piacere conoscerti, sei stato davvero gentile e disponibile. Sarebbe stato bello poter chiacchierare ancora, ma so che gli attori sono sempre pieni di impegni. Io e Giorgia rimarremo qui ancora per altre due settimane circa e alloggiamo a Newport Beach, se ti capita di passare da queste parti facci sapere! xoxo”.
Ed è inutile raccontare che dal momento in cui gli risposi al messaggio privato su Twitter non feci altro che controllare il cellulare ogni 7 secondi. Ed il bello è che sapevo che era impegnato per davvero, era un attore, non poteva mica dedicare tutto il suo tempo a rispondere a me. Ma ovviamente, anche se uno sa queste cose, fa comunque finta di non crederci, sperando lo stesso che non sia vero.
Dopo pranzo decisi di lasciare il cellulare in camera. Mia cugina aveva organizzato di andare tutti in spiaggia e non era carino ne educato continuare a guardare il telefono (anche se una risposta da parte di Richard per me era diventata di vitale importanza). Non volevo perdermi il divertimento, volevo stare con la mia famiglia. E lo feci, lo feci davvero. Lasciai il cellulare a casa e durante il pomeriggio in spiaggia cercai di non pensarci. Ci divertimmo un sacco, mia cugina provò ad insegnare a me e Giorgia a fare surf, ma fu impossibile. Non riuscivamo manco a metterci in ginocchio sulla tavola, figuriamoci in piedi! Mamma passò tutto il tempo a ridere di noi e prendere il sole insieme alla zia, mentre papà e lo zio andarono a fare piccole immersioni ed ogni tanto li sentivamo gridare “Venite a vedere che bel pesce!” – “Guardate questo che bei colori che ha!” – “Aiuto, ci sono le meduse!”. Anche loro si divertirono parecchio. E’ stato proprio un pomeriggio rilassante.
Dopo esserci lavati e preparati per la cena decisi di guardare il cellulare. Nessuna notifica da parte dell’uccellino azzurro.
In effetti non doveva rispondermi per forza, anzi. Ero stata apposta abbastanza ambigua nel messaggio che gli avevo mandato. Probabilmente non avrebbe più risposto. Lasciai il cellulare in camera e andai a cena. Ero ansiosa, ma ovviamente cercai di non darlo a vedere. Feci cenno di “no” con la testa a Giorgia e non toccammo più l’argomento. Stavo cominciando a pensare di essere diventata una scema a causa sua. Continuavo a ripetermi come un mantra: “Sciocca che non sei altro, non illuderti”.
E la cosa funzionò fino al mattino dopo.
Quando mi svegliai accessi il cellulare (sì, lo spengo tutte le notti da sempre) e poi mi fiondai nel letto di Giorgia.
-Giu, che cacchio fai? Io starei dormendo se non ti spiace!
-Mi ha risposto!!!
-Ma quindi è proprio un vizio il suo di risponderti a notte fonda! Cosa ti ha scritto stavolta?
E nel frattempo si spostò un po’ di lato per lasciarmi spazio. Andai sotto il lenzuolo e, con la luce del telefono che mi illuminava il viso, lessi:
Siete a NB? Fantastico! Sarò di passaggio in quella zona proprio tra un paio di giorni visto che devo andare a Los Angeles prima di tornarmene in Canada. Se avete un po’ di tempo libero possiamo incontrarci e passare un pomeriggio insieme, che dite? xoxo”.
Tralascerò il mio messaggio di risposta e i brevi mp che ci scambiammo per accordarci su luogo di ritrovo ed orario (ovviamente dopo averne parlato con mia cugina ed aver ricevuto il consenso dei miei, in fondo anche se è un attore abbastanza famoso, nessuno di noi conosce Richard come persona e non sappiamo com’è, anche se io ho un’idea abbastanza idilliaca di lui, ma non conta).
Che altro dire se non che attesi con ansia il momento in cui l’avrei rivisto. E devo pure ammettere che le ore che mi separavano dal suo incontro passarono velocemente.
Così arrivò il fatidico mercoledì. Ci eravamo accordati per incontrarci al Newport-pier verso le tre del pomeriggio, tanto per farci morire di caldo insomma. Ma non importava, quel giorno io non sentivo né caldo né freddo, solo il battito del mio cuore che rimbombava nel petto. E forse lo sentiva anche Giorgia, perché ogni tanto mi lanciava delle occhiate abbastanza apprensive. Si preoccupava altresì del fatto che io non facessi cazzate visto che fino ad ora con i ragazzi mi era sempre andata così e così, tra alti e bassi (e ci terrei a precisare: non sempre per colpa mia).
 
I due giorni che mi speravano dall’incontro con lui passarono velocemente, cosa che non avrei mai e poi mai pensato. Essere con la mia famiglia e passare delle belle giornate con loro non mi fece stare troppo in ansia e fu un bene, ovviamente parte del merito andava anche alla mia migliori amica, grazie al suo sostegno non mi fece sclerare troppo!
Decidemmo addirittura il giorno prima il nostro outfit, proprio per non combinare troppi casini il giorno fatidico e magari rischiare di arrivare in ritardo all’ ’’appuntamento’’ con Richard.
Essendo in pieno luglio e avendo deciso come punto d’incontro il molo della cittadina, io optai per un vestitino a fiori sulle tonalità chiare dei colori pastello, sandali marroni e una borsa a tracolla in tinta. Giorgia invece mise una camicia a fiorellini e dei pantaloncini corti con sandali e piccola tracolla.
-Chissà come sarà vestito Richard?
-Sinceramente non ci ho proprio pensato! Dalle foto che ho di lui si veste sempre bene… al massimo indosserà pantaloncini e t-shirt, anche lui è in vacanza!
-Può essere, anzi, la t-shirt probabilmente sarà di SpongeBob! Ahahah
-Oddio, veroooo! Dici che devo mettere quegli orecchini?
-Nah, quelli che hai messo sono perfetti.
E per tutta risposta le feci il segno dell’OK con la mano. Per sdrammatizzare il mio look, che non volevo sembrasse troppo serio, avevo messo gli orecchini con il simbolo dei Doni della morte di Harry Potter, che sono da sempre tra i miei preferiti.
Poi salutammo i miei, diedi un bacio a mia cugina che mi aveva dato qualche dritta sul comportamento da tenere, visto che in America è la normalità incontrare qualche personaggio famoso e scambiarci due chiacchiere nei posti più strani, e poi io e Giorgia uscimmo di casa avviandoci verso il molo.
Facemmo una passeggiata di circa dieci minuti prima di arrivare e una volta giunte nella piazzetta da cui poi il molo si allungava sul mare, trovammo Richard, da solo, che si guardava intorno. Quando si girò dalla nostra parte e ci vide, io e Giorgia ci scambiammo un’occhiata complice e ci trattenemmo dal ridere. Lui capì che c’era qualcosa di strano e piegò le sopracciglia facendo un’espressione incuriosita. Io allora, mentre lo raggiungevamo, gli dissi:
-La tua t-shirt. Avevamo immaginato ne mettessi una di SpongeBob.
E gli sorrisi. Lui allora abbassò la testa, guardò come si era vestito e poi scoppiò a ridere e noi facemmo lo stesso. Poi finalmente ci salutammo e ci scambiammo un bacio sulla guancia, insegnandogli come si fa da noi in Italia (e non mi sembrò troppo dispiaciuto della cosa e io nemmeno, anzi!).
-Che volete fare ragazze?
-Non sappiamo, tu cosa suggerisci?
-Potremmo passeggiare qui sulla spiaggia e magari dopo ci prendiamo qualcosa, tanto qui ci sono parecchi posti dove potersi fermare per bere e mangiare.
Così accettammo la sua proposta e ci incamminammo cominciando a chiacchierare di qualsiasi cosa. Lui fece parecchie domande sul nostro Paese, sulla nostra città, l’università, la famiglia, gli amici; e noi facemmo altrettanto, con l’aggiunta di qualche domanda sul suo lavoro. Così ci raccontò anche qualche aneddoto divertente capitato sul set di “The 100” e capimmo che erano un cast molto unito, inoltre avevano anche pochi anni di differenza gli uni con gli altri perciò era facile trovarsi bene fin da subito e andare d’accordo. Non avemmo, però, nessuno spoiler sulla nuova stagione, non che al momento mi interessasse poi così tanto, mi bastava poco: ovvero sapere che Murphy sarebbe comparso anche nella seconda stagione!
Fu un pomeriggio molto piacevole e divertente, era facile palare con lui, veniva spontaneo, quasi troppo. Dopo poco più di due ore che eravamo insieme e dopo esserci mangiati una mega coppa di gelato (che riuscimmo ad offrire io e Giorgia al nostro accompagnatore), il cellulare della mia migliore amica squillò e lei rispose allontanandosi di qualche passo da noi. Io mi fermai e la osservai con sguardo preoccupato, poi lei tornò da noi e mi disse, in italiano, che doveva tornare a casa visto che era successo qualcosa di molto vago e avevano bisogno di lei. Ovviamente capii subito che era una scusa, si era accordata con mia cugina per farsi chiamare e potermi lasciare sola con Richard. Quando finì di parlare con me si scusò con lui riferendogli qualche parola confusionaria appositamente, lo salutò dicendogli che sperava di rivederlo presto (frecciatina!) e lui ricambiò. Ci offrimmo anche di accompagnarla a casa, ma lei rifiutò dicendo che doveva andare di fretta e quindi probabilmente avrebbe corso per fare prima.
Così nel giro di pochi secondi rimasi sola con lui. Lo guardai e gli sorrisi, mentre mi spostavo una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Scusa..
Gli dissi.
-Non preoccuparti, se è successo qualcosa e c’è bisogno di lei ha fatto bene ad andare, spero solo non sia nulla di grave.
-No, non credo..
E ne ero pure sicura al tremilatrentasette per cento, ma non potevo di certo dirglielo!
Rimanemmo in silenzio, ora che eravamo rimasti soli mi sentivo un poco in imbarazzo, lo ammetto.
Poi lui propose:
-Ti va di tornare indietro e passeggiare sul molo? Vedrai che panorama!
-Certo! Però, aspetta un attimo…
E mentre terminavo la frase mi abbassai e slacciai i sandali, così potevo camminare sulla spiaggia molto più liberamente e comodamente di prima.
-Ottima idea!
E dopo avermi visto fare così, anche lui fece lo stesso.
Quando fummo pronti ci incamminammo e visto che avevamo i piedi liberi potemmo anche avvicinarci la mare. Ci schizzammo l’acqua addosso, proprio come due bambini. Era divertente.
Quando, però, il momento euforia finì, riprendemmo a chiacchierare di cose “serie” e lui mi disse:
-Posso chiederti una cosa?
-Certo, dimmi.
-Quanti anni hai?
-24; tu invece?
-23. Ma pensavo lo sapessi già!
-In realtà sì, ma ho voluto chiedertelo lo stesso per avere conferma e anche un po’ per cortesia, dai!
E lui si mise a ridere, divertito.
Nel frattempo avevamo raggiunto e percorso tutto il molo, arrivandone alla fine. Lo spettacolo era impagabile: mare blu che si estende all’infinito, cielo azzurro limpido, sole che si riflette sull’acqua e crea bellissimi riflessi di luce. Ancora oggi non ho dimenticato quello splendido panorama. Era una cosa che ti riempiva corpo e anima, ti faceva stare bene.
-E’ bellissimo.
Dissi.
-Già.
Rispose lui, ma quando mi girai per sorridergli vidi che stava guardando me (come nei film, oddio!). Io non dissi nulla e lui nemmeno. Non stavo pensando a niente e non volevo fare altrimenti, mi ero ripromessa nessun castello in aria e fino ad ora ci ero anche riuscita.
Poi il nostro “momento magico” venne interrotto dal fantastico gracchiare di un gabbiano che volò poco sopra le nostre teste. Io allora mi abbassai coprendomi con una mano e pure lui fece uno scatto indietro; ci mettemmo a ridere e poi, di comune e silenzioso accordo, cominciammo a tornare indietro.
-Mi permetti di offrirti la cena stasera?
-Non ci penso nemmeno.
-Ma come? Tu e Jiorgia mi avete offerto il gelato, ne va del mio onore!
-Beh, se lo fai solo per l’onore allora affare fatto ahahah
E pure lui si mise a ridere mentre le mie guance si colorivano leggermente di rosso.
-Cosa ti andrebbe di mangiare?
-Proprio non saprei, sei tu quello del posto, portami dove vuoi! Basta che non sia un McDonald…
-Non ci penso nemmeno! Non si porta mai una ragazza a cenare lì. Conosco io un pub fantastico dove si mangia molto bene.
-Ok, allora aggiudicato. Mi fido. Fammi solo mandare un messaggio a Giorgia per avvisarla… Poi mi riaccompagni a casa tu?
-Certo, che domande fai? Come siete abituati voi in Italia?
-Eh, io chiedo, non si sa mai! Metti che ad una certa ora te ne devi scappare via per qualche impegno di attore…
-Non ci penso nemmeno.
-Per fortuna.
E gli feci una linguaccia. Sì, io, una ragazza di ventiquattro anni che sta finendo l’università e si deve laureare tra poco, ho fatto una linguaccia a Richard Harmon e lui in tutta risposta ha fatto il finto arrabbiato tenendomi il broncio per pochi secondi prima di scoppiare a ridere. Ed io mi sono nuovamente sciolta come burro, non avete idea di quanto sia bello il suo sorriso e brillanti i suoi occhi quando ride, inoltre gli vengono delle fossette sulle guance che…
Basta, meglio che me ne stia zitta!
E così ci incamminammo verso la città, ovviamente dopo esserci rimessi sandali e scarpe.
In America si mangia presto, o meglio ognuno mangia all’ora che vuole e quindi in qualsiasi momento c’è qualcuno che pranza, che cena o che fa uno spuntino.
Arrivammo abbastanza celermente al pub scelto da Richard ma, come previsto, c’era gente che stava mangiando e gente che aveva già finito ed era rimasta al tavolo a chiacchierare.
Il bello dell’America, poi, è che ovunque tu vai nessuno ti fa lo scanner completo quando entri in qualsiasi posto. Nessuno sguardo, infatti, scese su di noi appena varcata la porta. È una bella esperienza perché vuol dire che ognuno si fa i fatti suoi e basta, non come da noi in Italia che appena c’è il rumore di una porta che si apre tutti gli sguardi vengono puntati proprio su quella per vedere chi l’ha aperta.
E poi nessuno riconobbe, o fece finta di non riconoscere, il mio accompagnatore. In effetti sembrava un ragazzo normalissimo, non aveva niente dell’attore in quel momento (indossava scarpe “Vans”, pantaloncini corti, t-shirt di SpongeBob e un cappellino con visiera messo al contrario). E quasi sembrò anche a me di passare la giornata con un normalissimo ragazzo canadese (per quanto io ne sapessi di ''normalissimi ragazzi canadesi'' s’intende). Non era sofisticato, riservato, diffidente, noioso e ipocrita; anzi, esattamente tutto il contrario. Proprio per questo cominciavo a non vederlo più come un sogno, ma come una cosa reale.
Ordinò lui per tutti e due: cheeseburger, patatine e birra, ma in effetti erano “speciali” non il solito sapore sempre uguale dei cibi preparati nelle grandi catene o nei soliti fast food. Le patatine, poi, erano preparate e servite con cipolle e formaggio fuso, una goduria che non ne avete idea.
Mangiammo e bevemmo in poco tempo, o almeno lui, io in realtà ci misi un po’ di più visto che a mangiare sono abbastanza lenta e lui ordinò pure un’altra porzione di patatine. Dopo che i piatti ed i bicchieri furono vuoti ci guardammo ed ordinammo altre due birre; oltre che un gran mangione era anche un grande bevitore!
-Come fai? Me lo spieghi?
Gli chiesi, tutto d’un tratto.
-Cosa?
-A mangiare così tanto ed essere così magro!
-Ah! Ahahah è tutta questione di movimento, io ne faccio parecchio.
Io lo guardai male, mentre la sua espressione invece era quella di un ragazzo furbo. Avevamo per caso cominciato a flirtare? No perché io NON ero psicologicamente pronta. Mi servivano ancora ore, giorni e mesi con lui prima di poterlo farle per bene e non sembrare una scema che vorrebbe un bacio dal suo idolo, come quando da ragazzina baciavo i poster che tenevo attaccati al muro in camera mia e sognavo che la carta si animasse. Che visione orrenda! Ma da qui potete capire quanto io fossi malata fin da piccola, non pensate che io sia diventata così a causa dell’università (anche se un po’ ha influito pure quella, lo devo ammettere).
Poi, però, dopo aver visto la mia espressione, disse anche:
-Nah, scherzo. Sarà perché sono canadese e non americano!
-Ah, certo!
Risposi io e mi misi a ridere.
La cosa finì lì perché poi cambiammo argomento e gli chiesi che ne aveva fatto del selfie che ci eravamo scattati giorni prima al Comic-con.
Lui mi disse che all’inizio aveva pensato di postarlo su Instagram, ma poi aveva deciso di tenerselo solo per sé. Mi chiese anche se lo volessi pure io ed ovviamente gli risposi di sì; allora me lo inviò tramite mp su Twitter. La foto era un po’ piccola sul mio cellulare, ma tanto avevo anche quella scattata con la mia macchina fotografica (che gli promisi di inviargli al più presto).
Ad un certo punto girò la testa di scatto e vidi che aveva gli occhi puntati sul televisore.
-Vuoi guardare la partita?
Lui allora si rigirò verso di me e mi sorrise.
-No, scusami. Avevo sentito il nome della mia squadra e allora volevo sapere di cosa parlasse il servizio, ma non era nulla di che, solo il riassunto delle precedenti partite.
-E quando gioca nuovamente?
-Domani sera! E sai anche per che squadra tifo?
-In realtà… sì. Ma te lo chiederò lo stesso!
E lui si mise ancora a ridere. Poi chiese lui a me:
-Tu invece hai una squadra preferita? Segui qualche sport? So che in Italia va molto il calcio.
-Sì, vero. Ma io seguo solo il basket!
-Basket? Non pensavo che in Italia sapeste cos’è il basket, vi sento parlare solo di calcio, calcio, calcio..
Chiese sorpreso.
Ed io:
-Sì: B, A, S, K, E, T – e gli feci lo spelling – Perché, non ci credi?
Lui spalancò gli occhi e poi scoppio in una fragorosa risata. Io, invece, lo osservavo stranita chiedendomi se c’era qualcosa che non andava. E credetemi, la risposta che continuavo a darmi era: “sì, c’è ASSOLUTAMENTE qualcosa che non va”.
Ma invece, come al solito, era tutto nella mia testa. Lui smise all’improvviso di ridere e mi disse:
-Scusami, non volevo riderti in faccia così, solo che… mi hai sorpreso! Pensavo non seguissi molto sport, se non appunto il calcio, come fanno tutti gli italiani. E non credevo trasmettessero anche altro!
-Mi spiace che tu mi veda in questo modo, come una ragazza qualunque, una come “tutti gli italiani”… Io non sono fatta così. E sì, ovviamente trasmettono anche altri sport.
E gli feci un sorriso tirato, abbassando quasi subito gli occhi. La sua risata mi aveva fatto male, lo ammetto. Fino a quel momento avevo pensato che Richard fosse una persona che lavorava di testa sua in base ai rapporti che instaurava con le altre persone, come faccio io. Quando conosco qualcuno mi costruisco un’idea su di lui in base alle informazioni che ricevo e che mi procuro; non pensavo fosse uno di quelli che credeva nei luoghi comuni fino a questo punto. E questo mi dispiacque parecchio.
Poi, però, dovetti ricredermi quasi subito perché mi prese delicatamente per il mento e mi fece alzare la testa finché i nostri occhi si incontrarono.
-Scusami Julia. Non sono il tipo di persona che crede agli stereotipi, anzi, io dovrei essere il primo della lista delle persone “anti-stereotipi”! Tanto per cominciare sono un canadese che tifa gli “Irish”! E se vogliamo dirla tutta, lavoro in America! Passo più tempo qui che a casa mia ormai.
E mi sorrise dolcemente.
Io rimasi a fissarlo immobile mentre il mio cervello pensava: mi legge anche nel pensiero ora?!?!?
Poi gli sorrisi e scossi la testa (e avevo ancora la sua mano sul mio viso, wow!).
-Sai, venendo qui in America appena la gente ci scopriva italiani, non ha fatto altro che chiederci sempre le stesse cose e dopo un po’ è diventato pesante. Calcio, pizza e mandolino. Se mi permetti di essere volgare.. ci siamo rotti un po’ le palle! Ma tu non centri nulla, sono io che su questo argomento sono un po' irritabile...
-Capisco la situazione, capita anche a me ogni tanto quando vado in qualche posto nuovo! E per farmi perdonare ti offro anche il gelato.
-Gelato? Ma l’abbiamo già mangiato oggi pomeriggio!
-Che c’è di male? Poi basta solo fare un po’ più di movimento!
E mi fece l’occhiolino. FERMI TUTTI.
Allora non era la mia immaginazione, intendeva proprio quello QUELLO!
Io però la buttai sul ridere e non gli diedi corda, in fin dei conti era un ragazzo che avevo appena conosciuto, anche se attore famoso che mi sembrava di conoscere già da una vita… Così gli dissi:
-Sisi, adesso infatti andiamo a fare una bella passeggiata per fare movimento! Anzi, credo sia quasi ora per me di tornare a casa.
E guardai l’orologio.
Così ci avvicinammo al bancone del pub e Richard pagò il conto.
Poi uscimmo e fuori era già diventato buio. Io ero davanti a lui (mi aveva aperto la porta, che gentleman!) e così mi voltai all’indietro, facendo svolazzare la gonna del vestito, e gli dissi sorridendo:
-Grazie mille per la cena!
Lui mi sorrise e rispose:
-Grazie a te per la compagnia.
Poi ci avviammo verso la sua auto che non era parcheggiata molto lontano da quel quartiere.
Una volta saliti gli dissi la via in cui abitava mia cugina, la inserì sul navigatore del cellulare e partimmo. Io continuavo a sorridere perché ero in auto con Richard Harmon! Cioè, praticamente mi stava facendo da autista, una cosa incredibile! L’unica cosa negativa era che mi stava riportando a casa, quindi la nostra giornata insieme stava per finire. Ma non dovevo essere triste, anzi. Il sogno della mia vita si era avverato, anche fin troppo, ed io non potevo ne dovevo essere altro se non contenta. E lo ero tantissimo!
Poi arrivammo a casa e scendemmo tutti e due dall’auto. Percorremmo il vialetto in silenzio, fino ad arrivare alla porta. Stavo letteralmente morendo dall’imbarazzo!
Poi lui mi sorrise e disse:
-Non ti chiederò se posso entrare, probabilmente dietro questa porta c’è tutta la tua famiglia in attesa...
-E’ più probabile che siano tutti dietro la finestra, ma sì, capisco quello che intendi.
-Ho passato una bellissima giornata oggi, grazie.
-Lo stesso vale per m…
Mi interruppe. Con le sue labbra. Che aveva appena posato sulle mie.
Erano morbide, calde, umide. Proprio come nei miei sogni. Erano anche dolci e soffici. Il suo bacio mi prese alla sprovvista, ma nemmeno così tanto. Ricambiai subito, la cosa era naturale. Io ero con la schiena appoggiata alla porta, lui invece aveva una mano appoggiata sullo stipite e con l’altra mi teneva delicatamente la nuca. Le mie mani, invece, cadevano inerti lungo i fianchi mentre mi concentravo sul suo bacio, così romantico, così bello.
Quando ci separammo rimanemmo in silenzio, con i volti così vicini che le nostre fronti quasi si toccavano. Io avevo le guance in fiamme e vidi che anche lui aveva un po’ di rossore sul viso. Poi, pian piano, lui fece per andarsene; ma io fui più veloce e gli presi una mano tra le mie. Non avevo ancora il coraggio di guardarlo negli occhi. Lui si era fermato e attendeva un mio gesto. Mi avvicinai a lui, senza mollare la presa, e gli diedi un leggero bacio sulla guancia, come un saluto.
-Grazie…
Gli sussurrai all’orecchio.
Poi lui mi sorrise, mi fece l’occhiolino e tornò all’auto. Io aspettai finché non fu partito e scomparso alla mia vista.
Ma non dalla mia vita.





~~
Buona sera!
Con questo secondo ed ultimo capitolo potete scoprire fino a che punto si spinge la mia sanità mentale e la mia "ossessione" per Richard Harmon, ahah!
Spero di aver scritto anche questa volta qualcosa di carino e apprezzabile, fatemi sapere che ne pensate!
Ci vuole un po' di sdolcinatezza (?) dopo quello che è successo nell'ultima puntata andata in onda in America, non trovate? (sigh).

Buona lettura!
Harlequeen

  
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