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Autore: Lights    20/12/2014    4 recensioni
BEFORE: Prima di "Vuoi uscire con me, Felicity?" e "Non chiedermi di non armarti", c'erano semplicemente loro: Oliver e Felicity.
Che sarà successo tra Oliver e Felicity nei mesi dopo la lotta con Slade e prima dell'episodio uno delle terza stagione? Scopriamolo insieme.
Raccolta di OS autoconclusive
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia si ispira a Just wanna make you smiledi jaybree e si colloca prima dei suoi avvenimenti.

 

 

Tanti auguri, jaybree!

Happy BDay!

 

 

 

 

No Porky. No Study

 

 

 

 

 

Felicity scende le scale con passo incerto. Blocco gli esercizi a corpo libero che sto eseguendo e osservo la miriade di libri, grossi libri, che porta in braccio.

Mi avvicino, senza dire niente, le tolgo il peso e mi blocco davanti a lei con uno sguardo interrogativo.

I suoi occhi scivolano su di me. Sono accaldato o è il suo sguardo che mi fa accaldare? Inclino il capo in attesa di una spiegazione.

- Te l'avevo detto che ti avrei sottomesso.

Come?

- Non in senso sadomaso, - Ridacchia. E tu che ne sai del sadomaso? L'immagine di Felicity con indosso una tutina nera di pelle lucida si fa strada nella mia mente. - Lascia perdere. - Inspira profondamente per ritrovare la concentrazione. Amo quando la sua bocca non ha freno. Un sorriso spontaneo mi solleva le labbra.

- Cosa ci devi fare con tutti questi libri?

- Non sono mica per me!

Non ci capisco nulla. Fisso lo sguardo nel suo, innervosito.

- Sono per te. - Termina seria. – Piano B, ricordi?

Osservo i libri. - Cosa ci dovrei fare con questi... - Non è possibile.

- Secondo te? Studiare. Vuoi o no riconquistare la Queen Consolidated?

- Sì... - Ma ora non lo so più. Appoggio i libri sul tavolo e poi mi rivolto verso di lei.

Felicity si avvicina a me con passo calmo. Non lascia il mio sguardo. Si ferma a breve distanza. Cos'è questo buon odore? È così particolare, l'ho già sentito. Frutti rossi, di bosco. È il suo profumo!

Istintivamente mi sporgo verso di lei per annusare meglio.

Felicity mi afferra il viso con entrambe le mani. - Vedrai, ti trasformerò nel migliore Amministratore Delegato che esista al mondo. Ti fidi di me?

Resto immobile. Quella domanda, detta con quel tono ricolmo di totale fiducia nelle mie capacità, mi lascia sorpreso. - Sì, - Cedo, ormai ho imparato a farlo con lei.

Felicity libera il tavolo e si siede sopra.

- Ti va bene qui o vuoi che lo facciamo sul letto per cominciare?

Mi blocco, ancora. Felicity, dammi tregua. La fisso, non mi resta altro da fare per interpretare seriamente il suo pensiero.

- Intendevo… vuoi studiare qui sul tavolo o preferisci stare più comodo a letto. - Mordicchia una penna.

- Non voglio farlo qui. - La blocco. La vedo deglutire e la penna le scivola dalla bocca.

Chiudo gli occhi. Non posso iniziare anch’io con i doppi sensi. Inspiro profondamente.

- Dove vuoi farlo... Dannaz! Studiare. STUDIARE, dove vuoi studiare?

Le sue gote si tingono leggermente di rosso. Che carina. E se la stuzzicassi? Oliver, concentrati, è Felicity, sai che non puoi varcare quel confine con lei.

- Non qui. - Ripeto severo e deciso, non voglio ammettere di fronte a lei la mia debolezza.

- O-ok. - Felicity si picchietta il mento con l'indice. - Oh! - Deve aver capito. - Non credevo che t’interessasse, ma rispetto la tua decisione. - Si avvicina e mi appoggia la mano sulla spalla. - Oliver Queen e lo studio: due rette parallele che non s’incontrano mai, giusto? Non vuoi che Diggle e Roy ti prendano in giro. Lo sai, vero, che è infantile?

- Felicity,

- Scusa. Sarà un segreto tra me e te. - Si volta verso il tavolo, afferra la borsa ed estrae un biglietto sul quale scrive qualcosa. - Vediamoci qui. Territorio neutrale, promesso. Beh, è casa mia, ma in ogni caso non verranno certo a cercarci lì. - Mi fa l'occhiolino. - Ah, Oliver, non serve che mi porti la mela, al limite della cioccolata.

Raccoglie la pila di libri e se ne va.

Sorrido, perché ancora una volta Tornado Smoak ha scosso la mia vita.

 

 

 

- Roy, resta di guardia tu questa sera. - Ordino. - Devo andare.

- Perché? Hai un appuntamento? - Roy mi chiede sornione.

Lo fisso con lo sguardo più severo del mio repertorio e subito il sorrisetto canzonatorio che ha sulle labbra svanisce. - Vai pure, ci penso io.

Salto giù dal tetto e atterro poco distante dalla mia moto. Sfreccio lungo le strade della città. Sono in ritardo ma questo lei già lo sa. Mi cambio velocemente, infilo i jeans e il maglione. Sto per andarmene, quando mi ricordo di prendere quello che le ho comprato.

Sono davanti alla porta del suo appartamento. Prima di bussare ascolto i rumori che provengono da dentro. La voce della televisione copre la sua mentre parla al telefono.

Faccio per bussare ma in quel momento Felicity apre la porta.

Resto immobile con il braccio alzato e lei fa un passo indietro spaventata.

- Che infarto! - Si porta una mano al petto. - Non mi aspettavo di trovarti così… - Il suo sguardo scivola su di me. Deglutisce e velocemente riporta gli occhi sui miei. Si morde il labbro con i denti. - Casual.

Avvertiamo entrambi il chiavistello del vicino aprirsi.

- Presto, entra! - Mi dice in fretta e mi strattona per il maglione cogliendomi alla sprovvista.

Due passi indietro, incespichiamo tra i nostri piedi e finiamo con il cadere sul tappeto.

- Ahia! - Esclama Felicity, dolorante, con il mio gomito conficcato nel suo costato.

Ci ritroviamo in un incastro perfetto: il mio capo nell’incavo del suo collo, le sue mani su di me e le nostre gambe intrecciate.

Ci alziamo contemporaneamente ma non facciamo che peggiorare la situazione. I nostri capi cozzano l'un con l'altro.

- Quando ti ho invitato a casa mia, non avevo l'intenzione di affrontare un combattimento a corpo libero con te. - Si massaggia la fronte, mentre cerco di ignorare il dolore che provo al mento.

- Scusa, ma se Wanda, la mia vicina di casa, ci beccava insieme, avrebbe sicuramente iniziato le sue congetture da telenovelas argentina! E poi... - Mi fissa seria. - è risaputo, tu sei Oliver Queen e tutte le donne di Starling City hanno un debole per te.

La fisso dritto negli occhi, con una sola domanda che mi frulla nel cervello: anche tu?

- O meglio... quasi tutte, anch’io sono una donna di Starling City, non è che non ti trovi attraente, anzi, direi più che attraente, e il tuo corpo... - sospira ricordando chissà cosa su di me. - ... e credimi, io lo so molto bene... - Felicity sgrana gli occhi per quella rivelazione spontanea che si è lasciata sfuggire.

Le appoggio la mano sulla spalla per toglierla dall'imbarazzo. Ho capito. - Vogliamo iniziare?

- Sarà meglio.

Bussano alla porta. Meno male che non doveva venire nessuno.

- Oh no, mi sono dimenticata della signora Rosa. Vai, presto! - Mi spinge dentro ad una stanza. - Resta qui e non fare rumore. - Mi minaccia. Non so perché ma mi sento quasi offeso, cavolo, sono sempre Oliver Queen, non una persona da nascondere.

Scuoto la testa per quello stupido pensiero.

La sento parlare in spagnolo con la signora. Da quando Felicity conosce lo spagnolo?

Lascio scivolare gli occhi sulla stanza. Sulla scrivania ricoperta da aggeggi computerizzati, sulla libreria ricolma di libri, sui vestiti sparsi ovunque, probabilmente da stirare… e poi la mia attenzione è attirata da un peluche. È un porcellino giallo sul cui petto è stato ricamato il nome Porky.

Istintivamente lo afferro tra le mani. Morbido. Che strano profumo. Buono! Fruttato e intenso, mi ricorda l'essenza di Felicity.

Chiudo gli occhi e mi strofino il porcellino sulla guancia. Bello.

- Noto che hai fatto amicizia con Porky. - Il tono canzonatorio di Felicity blocca le mie azioni. Mi volto verso di lei e il sorrisetto compiaciuto e ilare che ha stampato sulle labbra per un attimo mi fa vergognare di quello che stavo facendo.

- Questo, - Mi afferra il peluche dalle mani. - È mio e non lo devi importunare.

Alzo le mani in alto in segno di resa e scuse.

- Non farti incantare dalle sue carezze, anche se sono così calde e piacevoli... - Si è tradita un'altra volta, questi incontri mi stanno rivelando delle cose su Felicity davvero divertenti. - A studiare! - Mi ordina con l'indice.

 

 

 

Siamo seduti sul divano. Lei è in poltrona, a gambe conserte con in mezzo Porky. È vestita da casa. Mi fa un effetto strano essere nel suo habitat, lo trovo... piacevole. Faccio scivolare lo sguardo su di lei, sui pantaloni larghi a vita bassa, sulla canottiera che le fascia il busto mettendo in evidenza il seno. Ha lasciato i capelli sciolti sulle spalle in modo disordinato. Mi appoggio allo schienale e incrocio le braccia. Ora posso farlo anch’io. Sospiro rilassato.

- Iniziamo, - La sua voce mi distoglie dalle mie segrete osservazioni. - Il primo passo per diventare CEO è quello di sgobbare sui libri. - Picchietta amorevolmente la mano sui libri che ha appoggiato al suo fianco. Mi osserva e forse riesco anche a intravedere uno scintillio di divertimento. Senz'altro si sta godendo il momento. - Visto che hai frequentato tutti i college del pianeta, - Sorride sorniona. Brava, prendimi pure in giro. - Dovresti essere...

- Esperto di feste, birra e sport?

L'ho scioccata? Felicity rimane in silenzio e mi osserva. - È peggio di quello che pensavo. - Sospira rassegnata. - Qui, - batte ancora una volta la mano sui libri. - Ci sono tutte le informazioni basilari che ti servono per prendere coscienza di cosa significa essere un amministratore delegato di un'importante società come la Queen Consolidated.

Mi porge il primo libro. Lo afferro riluttante.

- Stai tranquillo, sono i miei libri del college. Un esperto informatico ha bisogno anche di nozioni economiche oltre che di programmazione. - Mi fa l'occhiolino. - All'interno, su qualche pagina, dovresti trovare anche dei miei appunti. In questo volume sono scritte le nozioni base da conoscere: che cosa significa società, quali sono i diversi tipi di società, la quotazione in borsa, la scala gerarchica e i ruoli che richiede una società, cose utili, insomma.

Felicity mi osserva. Si mordicchia il labbro inferiore, riesco a intravedere la punta del suo canino che si conficca nella carne. Sbaglio o si sta trattenendo dal ridere, devo aver assunto una strana espressione sul viso.

- È meglio che vada a preparare abbondante caffè, sarà una serata molto lunga.

Si alza e appoggia accanto a me Porky. Lo guardo con la coda degli occhi. Dai, Oliver! È un peluche da femmina.

Mi sfilo le scarpe, mi tolgo il maglione e mi distendo sul divano. Comodo.

Sfoglio quell'enorme libro di economia aziendale con riluttanza.

Non sono neanche alla terza pagina che mi è venuto già sonno.

Appoggio il libro sulle gambe, afferro il porcellino di peluche tra i piedi e inizio a fare delle flessioni, toccando ogni volta con le mani il capo di Porky.

- Non penso che imparerai i concetti per osmosi, sai?

Mi blocco afferrando il porcellino tra le mani. Mi volto verso di lei. Felicity è in piedi vicino alla poltrona con le tazze di caffè in mano.

Il suo tono inflessibile non è di buon auspicio.

Si piega sul tavolino e appoggia le tazze. Lo sguardo scivola su di lei fino alla scollatura. Ma che faccio! Deglutisco rumorosamente. Felicity se ne accorge e mi osserva in quella posizione.

D'istinto restituisco Porky alla sua proprietaria.

Felicity lo afferra e lo stringe tra le braccia. - Che cosa ti ha fatto, quel cattivone?

Distolgo lo sguardo e lo rivolgo ai libri. Mi accorgo di un biglietto che sporge da un tomo. È una foto di un tizio: stringe una ragazza dai lunghi capelli neri che nasconde il viso nel suo abbraccio, mentre lui scatta la foto.

Felicity cerca di rubarmela ma io sono più svelto di lei e prevedo la sua mossa. Allontano il braccio spingendomi all'indietro sul divano. Lei perde l'equilibro e mi atterra addosso appoggiandosi con le mani al mio petto.

I nostri visi sono vicini. Una labile distanza separa i nostri nasi. Sento il suo respiro sfiorarmi le labbra. Il suo fiato è caldo, sa di caffè. Deve averne bevuto un sorso prima in cucina. I suoi occhi sono fissi nei miei. Il tempo sembra quasi fermarsi.

- Chi sono? - Chiedo in un sussurro.

Felicity si struscia su di me, si allunga fino a raggiungere il mio braccio ed io cedo, le consegno la foto.

- Nessuno.

Ho quasi l'impressione che la sua risposta sia intrisa di rimpianto. S’infila la foto nella tasca e si allontana velocemente da me. Ho capito, è meglio rimettersi a studiare.

Felicity va un attimo nell'altra stanza e ritorna subito dopo con in mano una serie di cartelloni.

- Prevedendo la tua indole - Piego il capo scocciato, - poco incline allo studio, ho preparato degli schemi per aiutarti a memorizzare.

Iniziamo la lezione: primo passo per diventare un eroe di CEO.

Dopo le interminabili spiegazioni, Felicity mi presenta un test.

- È il modo miglior per capire se hai appreso le nozioni. - Risponde alla mia muta domanda. Sono proprio sicuro di voler riprendermi la Queen Consolitaded? Non lo so più. È più facile andare a catturare i cattivi che affrontare tutto questo. Sospiro sconsolato.

- Vado a preparare la cena, a te matita e fogli!

Stranamente le risposte mi vengono spontanee, a ogni domanda segno con quasi totale sicurezza la risposta che credo corretta.

Quando finisco, consegno il foglio a Felicity e lei si rifugia in cucina.

- Tieni, gioca con Porky nell'attesa.

Afferro il peluche e di nuovo il suo profumo forte mi solletica le narici. Prendo a lanciarlo in aria come se fosse una palla da basket camminando per la stanza, in attesa del suo ritorno.

Felicity ricompare dalla cucina proprio nel momento in cui sto afferrando Porky. Lo tengo stretto tra le mani e lo nascondo dietro la schiena, lasciandolo poi cadere sul divano con nonchalance.

- Non male, signor Queen. Ottantasette su cento. Si è meritato la cena.

Agisco d'istinto e senza pensarci afferro Felicity per la vita e la sollevo in aria, contento.

- Oliver! - Strilla divertita per quel gesto spontaneo.

- Scusa, - Sorrido.

- Oddio, la cena! - Felicity sgrana gli occhi ricordandosi di aver lasciato la pentola sul fuoco. - Oh no, - la sento dalla cucina e la raggiungo.

- Che succede?

- Ehm... - mi guarda sconsolata mentre appoggia la padella con la nostra cena bruciacchiata nel lavandino. - Pizza?

 

 

Siamo seduti sul divano a gustarci la pizza calda appena consegnataci. Sorrido, ricordando l'espressione sorpresa del fattorino alla vista di Felicity che lo accoglie per ricevere la sua pizza maxi per uno.

Addento un altro pezzo di pizza ma il nostro silenzio è interrotto dallo squillo del suo cellulare.

- Pronto? Buonasera signora Memory, stavamo giusto aspettando la sua chiamata per la consegna dal mater... - Si interrompe a metà, sconsolata. - Come ci sono stati dei ritardi? Oh no, abbiamo già buttato il vecchio, e ora? Va bene, la ringrazio. Sette giorni, solo sette giorni, non di più, sì, grazie.

Termina la telefonata ed evita il mio sguardo.

- Problemi?

Si contorce le mani. - Scusa, Oliver, è tutta colpa mia. Non dovevo insistere per buttare via il materasso vecchio. Ora dove dormirai? Non puoi dormire sul pavimento, oh no. È così freddo, duro.

Mi alzo e mi inginocchio di fronte a lei. - Ehi, - Le sollevo il mento con la mano. - Non ti preoccupare. Ho dormito in posti peggiori.

- C'è stato un ritardo nella consegna e ci porteranno il materasso che abbiamo acquistato l'altro ieri fra sette giorni.

- Non. C'è. Problema. - La rassicuro.

- Ho fatto tanto per farti riposare comodamente e ora questo pasticcio. No, assolutamente no. Non puoi dormire per terra, dormirai con me. - Afferma risoluta.

Felicity. Io. Casa. Per un attimo mi lascio stordire da tutte queste sensazioni contrastanti.

- Non con me, me. Non nello stesso letto, figuriamoci. - Sghignazza imbarazzata. - Lo studio diventerà per sette giorni la tua dimora o per quanto vorrai, – aggiunge sottovoce - piccola ma pur sempre più confortevole del pavimento del nostro covo. Che ne dici?

Non so veramente cosa dire. L'unica cosa che so e che mi sto avvicinando troppo a lei.

Mi alzo e mi affaccio alla finestra, pensieroso, valutando la proposta. Tutto quello che è successo con Slade ha modificato ulteriormente il nostro rapporto, ora questo... vivere insieme come...

La mano di Felicity si appoggia sul mio braccio interrompendo i miei pensieri veloci.

- Se accetti, ti prometto che ti lascio tenere Porky, così potrete studiare insieme!

Mi sorride. I suoi occhi brillano di speranza. Fiducia che tutto possa andare bene.

Questo mi basta.

- Ok.

Felicity sorride soddisfatta. Afferra il peluche e me lo sbatte dolcemente contro il petto.

- Gioca con lui mentre vado a prepararti il letto. – Mi fa l’occhiolino divertita.

La osservo andare nell'altra stanza e poi rivolgo la mia attenzione al porcellino.

- Porky, tu che ne dici? Andrà bene?

Lo avvicino alla fronte, tuffando il naso nel suo pelo morbido. Il profumo fruttato mi inebria le narici.

- Sì. - La cioccolata! Mi ricordo all'improvviso.

Felicity canticchia nell'altra stanza. Prendo dalla borsa le barrette di cioccolata che ho acquistato prima di venire qui.

Porky sembra quasi sorridermi per quel gesto e d'istinto gli faccio l'occhiolino.

- Non voglio mica sedurre la mia insegnante!

Rido divertito e la raggiungo in camera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

 

 

Ringrazio prima di tutto jaybree per avermi dato il permesso di utilizzare Porky – il porcellino giallo di peluche – e ispirarmi alla sua storia, senza conoscere il fine e lo scopo. Passate da Just wanna make you smilese volete leggere un altro scorcio di convivenza Olicity.

 

Grazie a vannagio per la preziosa consulenza e il betaggio.

 

Al prossimo attacco di Before_ispirazione!

 

 

 

 

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Vi segnalo che ho iniziato a pubblicare il seguito di Metodo Scientifico: Proiettili di ghiaccio.

Questa storia concluderà il percorso iniziato da Undercover, seguito da Metodo Scientifico.

Anche Proiettili di ghiaccio può essere seguita senza aver letto le altre storie perché seguo un suo percorso.

   
 
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