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Autore: tp naori    20/12/2014    0 recensioni
Drinn,
Drinn,
Codice giallo, perimetro violato.
Un messaggio ti arrivo, era da decenni che oramai non ricevevi tali messaggi. Eppure non eri stato tu ha leggerlo per prima, fu la tua amica Selena ..
Eri strano, solitario, taciturno solo con gli altri tranne che con Selena, abile con gli animali, più pericolosi erano, più tu ti avvicinavi ha loro senza poter minimamente rischiare la vita.
Questa storia inizia cosi, parla di punti di contatto per un mondo che coesiste come il nostro, ove indigeni dai occhi gialli e il fisico asciutto regnano incontrastati assieme ha madre natura. Di una guerra per liberare un mondo, perche i suoi errori inquinano il mondo degli indigeni. Rischiando il collasso da parte di entrambi. Parla dell’agente che fa la guardia ha quei punti affinché nessuno possa rivelare il segreto. Il protagonista si chiama Scatt, ed è solo un ragazzino, ma la sua e soltanto una maschera superficiale, anche se molto astuto e agile. Non vede da anni la sua tribù che vive fra le foreste del suo mondo. La sua missione la porterà ha termine potete contarci, ed anche se verranno dei esploratori nella sua città. Lui si troverà ha dover decidere se rivelare.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’oscurità non aveva mai fine, se uno di quei mostro cadeva altri ne nascevano, c’era un profondo senso di disperazione alleggiante sui gli animi della gente. Profondo abbattimento per le troppe perdite, com’era possibile che un Dio cosi misericordioso permetta questo scempio?.
La dottoressa Heidi aveva da tempo abbandonato il camicie, dava una mano in città, oramai caduta letteralmente in un circolo vizioso di violenza, gli anarchici presero forza, la traevano dalla disperazione della gente. In una città al declino fu piuttosto facile, visto che nessuno si oppose alle retate contro ogni uomo o donna in polizia, ogni giudice, politico, avvocato vennero tutti cacciati via, o uccisi perche cosi volevano gli anarchici, campo libero per poter operare senza nessun fastidio.
La situazione era cosi grave che oramai nessuno usciva più di casa, i pochi ch’erano per strada e perche o non avevano un posto dove andare, o non vedevano l’ora di morire. In molti ahimè stavano perdendo la voglia di vivere, senza contare il fatto che l’esercito da giorni teneva sottoassedio la città, in cerca di volontari per la guerra imminente contro quei mostri nati dalle viscere di un pianeta che non amiamo più. Tanti partivano, nessuno tornava e di questo gli anarchici trovavano un certo appoggio da madri che non volevano morti i propri figli in un campo di battaglia lontano.  Furono organizzate mura alla ben meglio su ogni entrata cittadina, i ponti vennero alzati, l’autostrada venne bloccata con tir e pullman messi in orizzontale, cassonetti bruciavano costantemente lungo le vie in periferia.
Ed Heidi in tutto questo dava una mano, quello che poteva, aiutava la signora Hoover vivendo con lei nel suo appartamento. Quando nel suo invece ci stava una famiglia di barboni, non si preoccupo Heidi che questi potessero rubargli i beni più preziosi che aveva lasciato nell’appartamento, anzi li aveva lasciati in buona fede. Quello di ospitare persone bisognose era un gesto umano, compatito anche da Victor che nella sua villa ospitava chissà quante persone, la porta era sempre aperta da quello scienziato, chiunque entrava solo per un bicchiere d’acqua o per mangiare qualcosa. Visto che le scorte alimentari essendo tutte l’entrare in città chiuse, stavano scarseggiando. Una cosa di cui gli anarchici non s’erano preoccupati evidentemente. Assieme ad Victor c’erano anche tutti i ricercatori raccattati in città, egli aveva organizzato un laboratorio alla ben meglio ove studiavano giorno e notte quei simboli, la collana e ogni cosa avevano trovato in quella grotta alla ricerca dei perche? Lasciati in sospeso da troppo tempo. Contribuiva anche Heidi in questa ricerca, stando sveglia giorno e notte al suo computer, per fortuna l’elettricità c’era ancora, e l’acqua in abbondanza.
A casa di Victor c’era un certo casino, gente che andava e veniva chi cercava un posto ove poter riposare dopo aver camminato per chilometri lungo tutta la città, alla ricerca di persone scomparse. Un Dandy busso alla sua porta, proprio quando Victor si stava per unire al suo gruppo di ricerca. Se lo ricordava ancora, nei suoi pantaloni strappati e il giubbotto sporco e maleodorante di fogna.
“hai provato ad uscire dalle fogne?” chiese Victor.
Sapeva che in molti avevano tentato, ma con scarso successo.
“ha quanto pare chi sta al potere non vuole far uscire nessuno, cosi da dare una prova di forza all’intera popolazione..ah il mondo sta andando in declino, e noi siamo qui ad attendere quei mostri come topi in trappola” rispose Dandy, la sua voce aveva un che di strano non era più sexy ne affascinante come un tempo. Sembrava che col tempo Dandy, avesse perso quelle tonalità col quale egli stesso si rispecchiava. Questo era un altro chiaro manifesto dei tempi delicati che si stavano vivendo.
“posso fare altro per te, oltre che offrirti una doccia?” chiese il buon dottor Victor.
“la ringrazio, ma non serve soltanto ha me” disse Dandy, facendosi da parte dalla porta.
Affinché il caro e vecchio Victor, non vide la folla di ragazzini riuniti sul suo giardino d’entrata. Tutti erano sporchi, affamati e stanchi.
“dove sono i vostri genitori?” domando provando pena per quei ragazzini, alcuni avevano solo sette anni o poco più. La cosa che più sconvolgeva era l’assenza di lacrime su quei visi, di dolore, oramai l’afflizione era cosi estrema da non farci più caso. Era pane quotidiano, quando nessuno di quei bambini poteva permetterselo.
“scappati, morti, drogati nei vicoli” fu la risposta semplice di Dandy.
“certo che potete entrare, mi casa e su casa.” rispose Victor.

Molto più lontano dalla villa di Victor, Selena arrancava nel buio desolato in un vicolo sudicio e consunto, da barboni che ne avevano fatto la loro casa, più e più volte aveva tentato assieme agli altri ragazzini rifugiati nelle fogne, di passare oltre le linee di blocco, cosi si chiamavano fra i molti ragazzi. Alcuni ci riuscivano, non senza pagarla ha caro prezzo. Molti erano morti nel gelo del fiume, sperando di superare quella barriera naturale, l’unica a nuoto. Ma le acque fredde mietevano vittime, se non ci pensavano le acque, ci pensavano gli anarchici da una parte. Erano comandati da un uomo che si chiamava Julio, era un pazzo scappato da un manicomio, tutti i suoi compagni fedeli sembravano usciti da poco da quei posti. Se questi individui ti beccavano scavalcare i muri, le barriere ogni cosa portasse fuori città ti sparavano a vista impedendoti d’uscire di essere liberi.
“il nostro potere, la nostra forza si basa su quanto caos creiamo, se anche solo una persona riuscirà ha scappare allora le nostra fondamenta crolleranno..dobbiamo essere forti, questa città ci appartiene fin da quando non ci ha apprezzato come si deve, Carmine tutti quei malavitosi sono morti, morti! Ora e il nostro turno di portare distruzione, e spassarcela finché ne saremo sazi, anche se noi non saremmo mai sazi” questo era il folle piano patito dalla mente di Julio.  
Molti lo seguivano perche erano folli, o perche avevano paura di lui ottenendo lealtà smisurata. Ogni criminale balordo, ora era la giustizia ed era tale la loro finzione d’aver perfino organizzato dei tribunali all’aria aperta, ove chiunque poteva ricevere il mal torto, mogli che accoltellavano i mariti perche le avevano tradite, assassini ammazzati da altri assassini, stupratori linciati in pubblico, funzionari pubblici impiccati perche accusati d’essere dei funzionari pubblici, non c’erano avvocati ne ordine, questi erano infondo tempi anarchici. E alla gente piaceva l’idea di farsi giustizia da soli, da anni oramai non si credeva più  nella giustizia. Ecco come Julio aveva guadagnato potere, dando alla gente la pazzia, o la follia di un mondo tratto dalla frase occhio per occhio, dente per dente.
In pochi segretamente si opponevano ha questo scempio, era un gruppo formato soprattutto da ragazzini, questi avevano già visto, già sentito la follia sulle strade, tanto da esserne stufi. Bisognava fare qualcosa, bisognava aprire una breccia nelle linee di blocco, dare anche solo una possibilità affinché tutti possano riaprire gli occhi. Selena sapeva che se minava le certezze di un capo, di uno che si crede Dio esso diventa mortale, e quando la gente lo capirà farà la sua mossa attaccandolo direttamente. Molti uomini volevano fare le scarpe ha Julio, solo non ne avevano il coraggio. Non si sfida un Dio senza essere sicuri di poter vincere, e purtroppo in quei giorni Julio mostrava di non lasciar scampo ha nessuno.
“camminiamo da molte ore, io ho fame” brontolo Rossella alle sue spalle.
“shh ci farai scoprire, sai che c’e il coprifuoco, gli anarchici sono per strada e hanno fame, non vorrai essere tu la loro preda”
Era risaputo che questi cosiddetti tutori della città, si divertivano spesso su donne e ragazzine.
Deglutì Rossella, avvertendo il pericolo.
“dobbiamo solo trovare un posto per la notte, se solo potessi arrampicarti come me..”
“non è colpa mia!”
“shshh..stai qui” rispose Selena, allontanandosi da Rossella.
“non lasciarmi sola” mormoro la stessa.
C’era una scala antincendio semi aperta, se Selena sarebbe riuscita ad aprirla tutta, le due amiche potevano trovare riparo sul tetto, almeno quella notte la potevano passare tranquille.
Un cassonetto era messo di dispiego e appoggiato su un muro, proprio sotto la scala semiaperta. Salto Selena, propendendosi verso l’alto il più che poté. Afferrando il primo piolo di quella scala, tiro verso se Selena lasciando che il suo peso fungesse da maggior forza di gravità. La scala dapprima scricchiolo sinistra, poi con un rumore sordo di tipo metallico, s’apri infine.
Il rumore però era stato eccessivo, da far avvertire gli uomini con la maschera vestiti in rosso ulularono affamati. Rossella li senti prima di Selena, corse verso il cassonetto. Quattro figure si materializzarono all’entrata di quel vicolo, e vedendo carne fresca ulularono ancora correndo verso le due poverine. Selena aiutò Rossella ad issarsi sul cassonetto e poi su quella scala. Uno di quei uomini in rosso mascherati, riuscì ad salire sul primo piolo di quella scala di ferro, afferrando Rossella per una caviglia. La stessa urlo scalciando, e colpendo sul naso l’uomo, che nel spaccarsi il naso urlo di dolore, mollando la presa per un attimo dalla scala. Tanto basto ad Selena che diede un altro calcio in faccia all’uomo. Gli altri suoi compagni grugnirono arrabbiati la sotto. Ma oramai Selena e Rossella erano salve, visto che con l’aiuto reciproco fecero uscire la scala dai suoi alloggiamenti, facendola cadere su quei uomini.
Ora non si poteva affermare con certezza se erano salve o solo in trappola. Di questo non se ne preoccuparono Selena e Rossella, solo si allontanarono dal parapetto, e si spostarono il più lontano possibile da quei animali.
Più tardi nella notte quando Rossella tento di addormentarsi, con Selena che faceva la guardia. Senti la sua compagna sussurrare:
“sapevi tutto questo Scatt, e mi hai lasciata da sola” piccole leggere lacrime scesero su quel volto abbandonato, era la seconda volta nella sua vita che Selena si sentiva cosi.
Verso mezzanotte Rossella diede il cambio a Selena, ma egli non riuscì ha chiudere occhio. Rimanendo vigile con la sua amica, mentre le maschere, gli uomini in rosso vestiti ululavano nella notte della città gotica. Fin quando arrivo il mattino, i lupi vanno ha dormire e probabilmente avranno fatto ciò che più li assetava. La strada era libera a quelle ore, Selena controllo comunque il vicolo sporgendosi dal parapetto. Non trovando pericoli imminenti, invito Rossella ad avvicinarsi con un cenno della mano.
“ora che si fa?” chiese Rossella, stringendosi per le spalle.
“troviamo un posto caldo per stasera” rispose subito Selena, ci aveva pensato tutta la notte.
Scappare, impossibile gli uomini di Julio controllavano tutte le possibili uscite dalla città in modo maniacale. Chiaro indizio di quanto questi uomini si erano pazzi, ma cosi pieni d’intelletto e inventiva.
“sto morendo di fame, prima andiamo ha cercare del cibo caldo..sai quanto mi mancano i noodles di Chang, lo sai Selena”
“parli come se fosse colpa mia” rispose Selena, cercando un punto dove poter intraprendere la discesa, una discesa facile visto che con lei c’era Rossella.
“bhè, non sono io ad essere apparsa nel nostro appartamento come un uragano, buttando per aria tutto e continuando ha dirmi sbrigati dobbiamo andarcene”
Era andata cosi, quando Selena era riapparsa alla torre campanaria. Credendo alle parole di Scatt, si allontano ha grandi balzi dalla cosiddetta torre, dirigendosi al rifugio che condivideva con Rossella, un appartamento nella zona est della città occupato, l’avevano occupato loro due, visto che la porta d’entrata era già uscita dai cardini, basto solo metterne un’altra in ferro, chiuderla sempre ha chiave, per farla diventare la loro casa. Poi le due provvedevano al l’apporto di cibo, riempiendo più o meno il frigorifero, i vecchi proprietari lo avevano lasciato li assieme ad un mucchio di cose. Come i due materassi che le due mai avevano usato, una macchinetta per fare il caffè anche questa inutilizzata, pentole, stoviglie arrugginite, pezze sporche di sangue e altre macchie irriconoscibili.
“avevo avuto una dritta, volevo salvarti se solo tu non avessi aspettato tutto quel tempo per deciderti, potevamo essere dall’altra parte del mondo” disse Selena, senza rimprovero nella voce.
“metti il piede li, io ti tengo per le braccia..tranquilla lo già fatto una volta con Dandy” disse Selena.
Al che Rossella rise di malizia, segui le istruzioni di Selena, ridendo costantemente. Ella si chiese del perche di quei risolini un po’ puerili, ben pensandoci però la soluzione li apparve come scontata, perfino sciocca. Il caro e vecchio buon doppio senso, fregava tutti dalle più brillanti menti, hai neolaureati, al classico barbone in strada.
La discesa fu lunga e faticosa, solo per Rossella. Selena copri quella distanza con rapidi balzi atletici, da far morire d’invidia Rossella, quando la guardo nel bel mezzo del vicolo, li fu chiaro ha Selena perche la guardava in quel modo. Cosi, spinta dal buonismo che provava per Rossella, impossibile non provarlo con una ragazza del genere. Li disse:
“sei brava in cose che nemmeno sogno d’imparare, tanto sono difficili e faticose”
“questo è vero, puoi ben dirlo tesoro” rispose Rossella, dimenticandosi istantaneamente il motivo della sua gelosia. 
Insieme le due si incamminarono su strade desolate, lo scenario sembrava uno di quelli apocalittici dei classici film sulla fine del mondo, auto abbandonate con le portiere aperte, sacchetti della spazzatura volanti nel cielo, una cerva passo gironzolando fra quello scempio. La Natura lentamente si stava riprendendo, quello che un tempo era il suo dominio totale. Nemmeno L’Impero Romano, poteva avere una cosi tale estensione nel suo periodo di gran forza, ne i Macedoni, ne L’Intera Asia. Nessuno dimostrava, ne si poteva vantare, ostentando i loro poteri nei millenni della creazione come fa Madre Natura. La sua rabbia per l’affronto ribolliva nelle sue viscere calde.
Questo era la scena che avevano di fronte, nessun uomo, donna ne bambino girava per strada come un tempo. Le porte aperte, le finestre rotte era chiaro indizio che gli uomini di Julio, s’erano divertiti con quel quartiere, lunghe notti di bagordi li attendevano. Per la popolazione lunghe notti di terrore e paura.
Selena lo capì benissimo tale fatto, e fu proprio lei ad aumentare il passo per allontanarsi da quella zona, provando una cosi brutta sensazione. Superarono barriere fatte alla ben meglio con materassi e cassonetti vuoti, auto messe in dispiego per impedire una rivolta. Forse l’unica falla dei uomini di Julio, e quella di non star costantemente attenti, di solito dopo i bagordi notturni, essi andavano a riposare per tutto il giorno.
Lasciando spazio, un piccolo spiraglio di luce alla popolazione. E questo spiraglio, era una mannaia dal cielo, una speranza sottilissima che poteva decidere le loro sorti. L’unico problema era che in quel periodo, le sorti, il destino erano cosi imperfetti e variabili, bastava anche un solo sbadiglio ha far retrocedere o ad andare avanti. Questo per Julio era un bene o un male. Cosi come lo era per tutti gli uomini e le donne, i bambini e i ragazzi di quella città.
“ci serve proprio un eroe da fumetto” disse Rossella, guardando la città tanto amata spenta, vuota nel suo grigiore tutto uguale.
“aspettiamo che arrivi Spider-Man, o Batman” rispose scettica Selena.
“sei cosi pessimista ha volte, sei deprimente te ne stai li col tuo scetticismo influenzando chi ti sta attorno, non è un bel comportamento questo..la gente, i bambini hanno bisogno di speranza non trovi?” la rimbrotto Rossella, chiara col suo ammonimento, lo fu anche col l’utilizzo delle mani.
La sua peculiare caratteristica era forse quella dell’uso nelle mani al contempo col l’uso della parola. Una politicante mancata, un ministro saltato, un avvocato col le scarpe spaiate.
“perche tu credi ci sia una possibilità, guardati attorno!..non c’e niente, nessuno che ci può salvare..hai visto cosa sta venendo a galla..quei mostri, come credi possa esserci una possibilità” schiamazzo Selena, era cosi stanca dal non dormire da risultare intrattabile, ciò lo si notava mediante i suoi occhi iniettati di sangue.
“shssh, qualcuno potrebbe sentirci quelle maschere potrebbero essere ancora in giro” l’ammoni ancora Rossella, portandosi l’anulare sulla bocca.
“chissenefrega, se ne vadano affanculo tutti, tutti!” urlo ancora Selena, burbera si infilo le mani nella tasca del cappotto consunto, camminando nella maniera che hanno i vecchi quando notano quanti soldi si spendono inutilmente per fare quel lavoro, o costruire un argine che dichiaravano indistruttibile per due interi secoli.
Rossella seguì la sua amica, ben sapendo d’aver sbagliato ad ammonirla quando era in quello stato. Era come un’animale docile per tutto il tempo, ma quando diveniva nervosa per vari motivi ecco che diventava un’animale solitario e aggressivo. In questi casi bisognava farla sbollire nel suo brodo, sarebbe stata lei stessa ha ritornare senza dire nulla. Cosi attese Rossella camminandole ha pochi passi di distanza, non commentando la scena nemmeno quando ritorno al suo fianco, e li lancio uno sguardo come ha dire:
“non voglio parlarne”.
Le due impavide amiche, percorsero chilometri alla ricerca di cibo fresco con cui fare colazione, i ristoranti da tempo avevano chiuso, come i cinema usati come bordello dai uomini di Julio, o i mercati o supermercati trasformati come piazze legali  per la vendita d’ogni tipo di droga, e siccome i soldi iniziarono ha scarseggiare per comprarti una dose, era di dominio pubblico il baratto, o scambi di favori e via via cosi in un regredire continuo. Il vuoto era una finta situazione, visto che quei quartieri erano totalmente abitati, lo dimostravano lo smuoversi delle tende al loro passaggio, quella sensazione d’avere gli occhi puntati contro. Stavano passando vicino ad un palazzo in stile classico, ma comunque lasciato a se stesso. Quando una voce femminile le chiamo dall’oscuro dell’androne d’entrata.
“psshh, cosa ci fate in giro ha quest’ora, non è più sicuro andarsene per strada. Specialmente delle ragazze come voi” disse quella voce femminile.
Fu Rossella ha rivolgergli la parola, lei era quella più brava nel socializzare con sconosciuti.
“stavamo tentando di scappare, ma tutte le vie d’uscita sono bloccate, stavamo cercando un posto dove poter mangiare, e da giorni oramai che non mettiamo sotto i denti  qualcosa di sostanzioso” rispose Rossella, avvicinandosi all’androne con il suo classico sorriso affascinante.
Sorriso che Selena aveva visto coi suoi occhi, convincere molti uomini ha fargli dei regali preziosi, come borse, orologi, collane di perle delle mogli.
Selena rimase proprio in mezzo alla strada, lasciando Rossella avanzare verso la donna, impavida senza paura. Anche questa era una delle caratteristiche di Rossella, aveva visto il mondo nella sua brutale esistenza, eppure riusciva ancora ha fidarsi delle persone, specialmente se erano sconosciuti.
Il palazzo in muratura con alte colonne era uno di quei palazzi classici, nei quartieri benestanti eppure ora sembrava un casermone popolare, con le scale antincendio laterali ripiene di spazzatura, e oggetti che creavano un certo muro fra le finestre su quel lato quasi invalicabile. Era proprio quell’aria di fortezza espugnabile ha dare al palazzo quell’aspetto cosi popolare, umido, sporco, inutile. Rossella oramai aveva raggiunto l’androne, e stava parlottando con una figura ancora in ombra.
“che fai lì, vieni c’e posto per tutti” disse la donna, invitando ad entrare anche Selena.
Visto che Rossella, senza troppi complimenti era già dentro il palazzo. La prima cosa che noto Selena quando si avvicino alla donna, era il suo taglio di capelli corto, i capelli brizzolati erano di un nocciola fine, molto tendente al biondo rame, era una donna di statura normale, ed era proprio questa l’impressione che dava ad un primo sguardo. Era giovane, si, molto intelligente o almeno era l’aria d’intelligenza alleggiate attorno. Porto le due amiche, all’appartamento della signora Hoover all’ottavo piano.
Dentro ci trovarono un’anziana signora, oramai in procinto di morire in quell’appartamento. Questo penso Selena, lei che non si fidava di nessuno, specialmente con gli sconosciuti sapeva fin troppo bene quanti scheletri hanno le persone che sembrano normali in superficie, ma dentro hanno dei demoni infernali e pazzi. Lei lo sapeva, e se lo ricordava troppo bene, tutti i compagni di sua madre sembravano normali all’apparenza ma quando lei non c’era in casa.. 
Altri incubi spuntarono nella sua mente, ancora freschi e cosi vividi. Bloccandola sulla rampa delle scale, Rossella ch’era un piano avanti, notando lo sguardo vacuo dell’amica discese frettolosamente i gradini, saltandone alcuni.
“tesoro, vieni qui ci sono io con te” li disse, abbracciandola.
Rossella sapeva riconoscere ciò che stava rivivendo Selena, ed essendoli amica altro non provo che pietà.
“ok” disse la donna, senza far particolare commento alla scena.
Riuscirono ha trascinare Selena, sino all’ottavo piano. L’appartamento aveva il candore di cavoli andati a male, e molti sopramobili in porcellana posati su lavori all’uncinetto vecchissimi, perche scoloriti in un color giallo pipì. L’anziana, se ne stava sdraiata sul suo divano sfondato, tutt’attorno regnava un gran trambusto fra fogli pieni d’appunti, foto, diagrammi, strani simboli, e molte foto di famiglia in bianco e nero.
“almeno c’e da mangiare” noto Rossella, adocchiando la cucina che s’apriva sulla sala ove direttamente s’entrava passando per la porta d’ingresso. Il piatto in questione era posato nel lavandino, anche se il suo contenuto non aveva un aspetto appetibile.
“chi sono Heidi? I miei nipotini..” blatero l’anziana distesa sul divano.
Troppo in là con l’età, o forse di questi tempi conveniva ha tutti essere rintontiti.
“no, signora Hoover..sono solo due ragazze che hanno bisogno d’aiuto” li rispose Heidi, accompagnando le ragazze nel bagno, una delle due sembrava averne bisogno.
Una volta raggiunto il bagno, Rossella con sguardo eloquente si posiziono davanti alla porta del bagno, quando fu passata Selena. La stessa sembrava un fantasma che al posto di lasciare lo spirito su questo mondo, aveva lasciato il copro e lo spirito vagava per conti suoi.
“magari preparo qualcosa da mangiare” la donna, evidentemente si chiamava Heidi o cosi l’aveva chiamata l’anziana (Hoover, come l’aveva chiamata Heidi).
“te ne sarei grata” rispose Rossella, chiudendo la porta del bagno senza riguardi, se non la parvenza di ringraziamento nell’usare la parola “grata”.
Il bagno, praticamente un loculo, con una doccia dalle piastrelle sporche, un lavandino, un bidet e il wc con annessa vaschetta bianca come i servizi. L’acqua del rubinetto sgorgava da poco, quando il vivido fresco rivitalizzo il viso di Selena, fu Rossella ha lavarli la faccia affinché potesse riprendersi alla ben meglio.
“ho bisogno che tu sia al tuo meglio, abbiamo trovato un biglietto della lotteria con quelle due là, possiamo fregarle, attendere che si allontanino dalla casa, poi dobbiamo solo cambiare le serrature quando la situazione si sarà assestata..quindi fatti coraggio, e vai avanti..ok tesoro” disse Rossella, sussurrandoli alle orecchie.
L’acqua fredda fece riprendere un poco che Selena, in quel momento annui ancora distaccata verso il presente, più sul passato, parte fondamentale d’ogni vita.
“possiamo accontentarci, lascia fare ha me” aggiunse Rossella.
Aprendo la porta del bagno a pochi centimetri dal lavello, facendo spazio alla sua amica per passare. Il bagno sorgeva in un breve corridoio che conduceva alle due stanze da letto, disposte sui due lati e chiuse da due porte in compensato.
Heidi era hai fornelli, quando le due amiche ritornarono dal bagno, la più esile delle due, quella che s’era persa sulle scale, guardo meglio ciò che li stava attorno. Avendo quell’aria d’animale spaventata, che metteva tenerezza a tutti, perfino Heidi, penso:
“dio, quanto ne avrà passate”. lo penso soltanto, ma a Selena fu cosi chiaro ciò che stava pensando, da provare un certo disgusto da quei occhi nocciola sfumati, tanto da distogliere gli occhi e puntarli verso quella marea di fogli.
“siamo state fortunate ha trovare delle persone come voi” disse Rossella, col suo tipico modo cordiale, di quelli che di solito hanno altri scopi.
“parla solo per me, lei in effetti non c’e più con la testa” rispose Heidi, rendendosi conto che era dispregiativo parlare di una persona anziana, anche se effettivamente non c’era più con la testa, fin da quando gli attacchi sono iniziati, del resto molti erano impazziti.
“capisco” mormoro Rossella, aggirandosi attorno al bancone di fronte al piano cottura.
Selena altro trovo poco da fare, se non assecondare la sua curiosità riguardo quei fogli sparsi in giro, nel farlo inavvertitamente passo vicino all’anziana signora Hoover era distesa sul divano in una posa rigida, come sul punto di morire e con sguardo triste rivolgeva il suo sguardo oltre la finestra che s’apriva sulla strada, ove poco prima Rossella e Selena erano passate. Per un piccolo istante gli occhi bianchissimi dell’anziana signora Hoover, incrociarono quelli di Selena. E la stessa ebbe la sensazione, che ella faceva solo finta d’essere tonta. Una lacrima rotolo sulle guance rugose della signora Hoover. Selena li rispose facendoli l’occhiolino solidale, passando oltre c’erano particolari fotografie di caverne che la incuriosirono più delle altre..
Rossella li porse un bicchiere d’acqua, l’afferro distrattamente Selena sfogliando fra quelle fotografie alcune raffiguravano geroglifici strani, che agli occhi di Selena sembravano aver già visto da qualche parte. La penultima di quelle fotografie, raffigurava due mondi dividi da un tubo che al centro si assottigliava. Il bicchiere le scivolo dalle mani, inavvertitamente..
   
 
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