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Autore: General_Winter    21/12/2014    2 recensioni
Germania, in confronto con altre Nazioni europee, è molto più giovane. Deve perciò studiare la storia che è avvenuta prima della sua nascita come Impero Tedesco nel 1871. In una di queste cacce alle informazioni si ritroverà costretto ad ascoltare, dal suo magnifico fratello, un racconto, che, però, riaprirà profonde ferite nel cuore del prussiano.
[OC! Ducati germanici]
Genere: Malinconico, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Germania/Ludwig, Nuovo personaggio, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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AVVERTIMENTI INIZIALI: prima fanfiction nel fandom, spero che possa piacere. Non garantisco l'IC per i personaggi propri dell'opera originale. C'è una grande presenza di OC, quindi forse non sarà facile ricordarsi di tutti subito, ma farò del mio meglio per caratterizzarli in modo diverso. Perdonatemi la faccenda di Gilbert, ma, nel mio malato immaginario, l'albinismo di Gilbert è dovuto al fatto che la Prussia non esista più come Nazione. Essendo perciò la storia ambientata prima del 1947, data ufficiale della scomparsa della Prussia, Gilbert non è albino. Detto questo, buona lettura :)
 

                                      PROLOGO


Se Germania si fosse dovuto guardare intorno, lanciando occhiate verso le altre Nazioni europee, avrebbe sicuramente fatto una pragmatica osservazione: era, relativamente, il più giovane. Non aveva nulla da invidiare a nessuno, chiaramente, in ogni discussione era sempre riuscito a farsi valere e a esprimere la sua opinione.
Ma il sapere di essere addirittura più giovane dello sprovveduto e dolce Feliciano, faceva nascere in lui un ché di perplesso. Se avesse dovuto fare un visione generale del suo essere Nazione, si accorgeva di non essere nemmeno conscio di tutti i suoi territori: infatti, alcuni luoghi della Germania, Ludwig non li aveva mai visitati.
Non aveva mai dato troppo peso a questo problema, ma comunque si stava dando da fare per risolverlo. La soluzione prevedeva di andare almeno due volte al mese, molto spesso di domenica, a visitare musei e castelli contenenti la storia precedente alla sua dichiarazione di esistenza come Impero Tedesco, in quanto, della storia successiva ne era, a volte tristemente, consapevole.
Tutto questo trascinandosi dietro un quasi sempre reticente Gilbert. Infatti, molto spesso nolente, il prussiano era costretto ad  accompagnarlo nei suoi excursus storici sorbendosi annoiato le spiegazioni delle guide turistiche riguardanti fatti che lui aveva vissuto in prima persona.
Più volte si era proposto lui di raccontare come erano andate le cose, ma Ludwig, conoscendo la megalomania del fratello maggiore, era certo che l’albino avrebbe gonfiato a dismisura ogni sua vittoria e minimizzato ogni sconfitta, facendola passare per qualcosa da niente.
No, il tedesco voleva ascoltare gli avvenimenti da un punto di vista imparziale.
Nonostante tutto, durante le spiegazioni di ogni tour, Gilbert non era mai stato troppo fastidioso, sorbendosi ogni parola e limitandosi a bofonchiare a denti stretti ogni volta che, a suo parere, le informazioni date erano sbagliate e che le sue sconfitte non fossero disfatte così eclatanti come venivano presentate dalle sorridenti signorine che spiegavano.

Quindi, quella volta, mentre erano in visita a Schloss der Mittelweg, a Ludwig era parso parecchio strano che il fratello maggiore si intromettesse costantemente e rumorosamente nelle delucidazioni storiche fatte dalla guida, interrompendo il giro e attirando l’attenzione degli altri turisti, oppure che si guardasse costantemente intorno, come se temesse che potesse sbucare fuori un fantasma da una delle porte chiuse del castello.
Il gruppo giunse in quello che doveva essere al tempo un salotto: il pavimento era coperto da sfarzosi tappeti color porpora, colore che si riprendeva sulle tende che coprivano le vetrate; una decina di poltroncine bruno-dorate erano sparse in tutta la sala in quella che sembrava una confusione a modo suo comunque ordinata; mobili in legno scuro erano addossati alle pareti, tra di questi un lucido pianoforte a coda nero, e un camino prendeva buona parte di un muro portante.
E fu lì che la guida li fece fermare « E qui » esordì lei « Abbiamo, a mio parere, il dipinto migliore di tutto il castello! » e, con un cenno della mano, indicò il ritratto di gruppo posto sopra il focolare.
La donna sorrise, guardandolo con ammirazione « Non si sa quasi nulla di questo quadro, tranne che è stato commissionato da Otto von Bismarck in persona; infatti, come ho detto poco fa, lui, anche se per un periodo relativamente breve, visse in questo castello … Non si sa chi siano i soggetti ritratti, potrebbero essere i figli dei duchi dei territori circostanti oppure i figli dei generali dell’esercito prussiano, infatti sono tutti molto giovani. Si sono provate a fare molte ipotesi, ma nessuna sembra essere definitiva o veritiera.
Ciò non toglie la bellezza a questo quadro! Tutti i soggetti sembrano non avere più di venticinque anni, ma nonostante questo tutti i maschi portano una divisa militare dell’epoca che sembra essere di alto rango. E poi non trovate che sia maschi che femmine siano molto belli? Personalmente, mi piacciono ragazzo dietro a tutti » elencò, indicando un giovane dai capelli biondi molto chiari che si appoggiava ad una spada a due mani che sembrava conficcata nel direttamente pavimento « e lui » disse ancora la guida, questa volta indicando un ragazzo vicino al primo, un po’ più basso, con i capelli dello stesso colore, però più lunghi e legati in un’alta coda di cavallo, con una frangia che gli copriva quasi interamente l’occhio destro e due ciocche che gli incorniciavano il volto « Non sono bellissimi? Tutti i personaggi di questo dipinto hanno un loro fascino, basti pensare a quei due gemelli là » continuò la ragazza, mostrando due ragazzi, alla sinistra del primo citato, praticamente identici, in divisa militare, con i capelli castano scuro, corti, ma entrambi con una grossa ciocca di capelli più lunghi alla base del collo che si raccoglievano in una coda appoggiata sulla spalla sinistra uno e sulla destra l’altro. Sorridevano raggianti e felici « oppure alla ragazza lì seduta al centro » disse ancora, puntando lievemente col dito la figura centrale di una ragazza seduta su una specie di scranno, il fisico longilineo e morbido fasciato in un pregiato abito malva chiaro, i lunghi capelli castani lasciati liberi come una morbida cortina sulle spalle, gli occhi verde intenso fissi davanti a sé e il sorriso lieto e tranquillo che può avere una madre.
« Sono tutti meravigliosi, ma i due primi che ho citato restano i miei preferiti … credo di essermi innamorata di loro! » scherzò, ridendo, la giovane guida, prima di distogliere l’attenzione di tutti i visitatori dal quadro per condurli nella stanza successiva.
Ludwig si accinse a seguirli, ma vedendo che il fratello maggiore rimaneva immobile al centro della stanza a fissare il quadro, lo richiamò « Forza, andiamo, Gilbert » nessuna risposta alla domanda e nessun movimento, ma una parola appena sussurrata uscì dalle labbra dell’albino « Familie … ».
Germania si preoccupò e si avvicinò all’albino, prendendolo per un braccio.
Nel fare ciò, per un istante, un singolo momento, a Ludwig sembrò di vedere una minuscola goccia di cristallo rotolare giù per lo zigomo di Prussia. Solo un’impressione, a quanto pareva, dato che, appena incrociò il suo sguardo con quello del fratello, quella lacrima sembrava non essere mai esistita.
Nonostante ciò, il viso di Gilbert era contratto in un’espressione seria e lo fissava con intensità.
Attirò l’attenzione del fratello minore con una voce seria e determinata, come Ludwig non l’aveva mai sentita uscire dalla bocca di Gilbert « West, siediti » ordinò categorico, mentre lui si accomodava su una delle poltroncine della sala « È vietato sedersi lì » fece notare Germania, indicando vicino a dove era seduto Prussia un cartello, che vietava in cinque lingue diverse di toccare gli oggetti antichi della sala.
Il prussiano squadrò il cartello, ne prese il piedistallo metallico con l’intenzione di voltarlo, per scoprire poi, infastidito, che i divieti erano stampati anche sull’altro lato.
Sbuffò « Questa è casa mia e ci posso fare quello che voglio: sono gli altri che ci sono entrati senza permesso! E, comunque, il prossimo giro turistico è tra 45 minuti … » disse, non badando al fatto che sembrasse quasi un bambino petulante.
Poi si voltò a guardare di nuovo il quadro e, senza guardare il fratello minore, parlò « Ludwig, quella che ti voglio raccontare ora è una storia molto lunga, perciò gradirei che ti sedessi e mi ascoltassi attentamente fino alla fine, perché quello che ti sto per dire non lo troverai mai su nessun libro di storia … ».
Osservò attentamente il biondo sedersi, per poi guardare nuovamente il quadro appeso alla parete. Sospirò « Dimmi un po’, West, non riconosci proprio nessuno? » chiese alludendo al dipinto « Occhio a quello che rispondi! Mi potrei offendere! » rise triste e rassegnato Prussia.
Indugiando ancora un po’ sul fratello maggiore, Ludwig si voltò ad osservare meglio la pittura: no, non gli sembrava di riconoscere nessuno degli undici soggetti rappresentati. Non la ragazza centrale, ne quelle sedute ai suoi fianchi, ne il bambino biondo di al massimo 11 anni ai suoi piedi. Neppure i due gemelli o il biondo con la coda.
Nemmeno il ragazzo con i capelli biondo scuro con il ciuffo ribelle al lato del viso, gli occhi verdissimi come un prato e la pelle lattea, cosparsa di lentiggini appena visibili sul naso, vicino ai due gemelli. Neanche il ragazzo ben piazzato, con gli occhi e i capelli neri un po’ spettinati, che stava vicino al biondino, oppure quello alla sua sinistra con i capelli castano scuro, gli occhi violetti e gli occhiali, che assomigliava incredibilmente ad Austria, se non  fosse stato per una lunga cicatrice che gli partiva da sotto l’orecchio, attraversava inquietante tutta la guancia e arrivava fino all’angolo della bocca, deturpando il suo viso altrimenti  tanto bello. E nemmeno …
Germania osservò meglio il ragazzo centrale dietro a tutti, riconoscendo in lui qualcosa di famigliare. I capelli erano talmente biondi da rasentare quasi il bianco, ma lasciare comunque un alone dorato. Il viso sottile di pelle bianca era attraversato da un ghigno compiaciuto, l’espressione di chi ha raggiunto l’apice, di chi ha ottenuto tutto e non ha intenzione di condividere nulla con nessuno. Eppure negli occhi si leggeva tristezza e il pittore era stato tanto bravo da riuscire a catturare quel particolare. Quei bellissimi occhi violacei. Per un singolo istante Ludwig credé che si trattasse di Russia. Guardò più attentamente: no, quegli occhi non erano viola, erano blu, blu di …
« Prussia … » sussurrò il biondo, riconoscendo, in quel dipinto, il fratello maggiore.
Gilbert rise affranto con la sua risata strana e stridula « Kesesese, già, quel magnifico ragazzo là dietro sono io ai tempi d’oro! Quando ancora ero potente. Quando ancora esistevo … »
D’un tratto si fece serio, squadrando il minore con i suoi sanguigni occhi « West, quella gallina che ci faceva da guida non sa niente! O meglio, non potrebbe mai sapere nulla … Non è vero che nessuno sa nulla di questo quadro: io posso dirti tutto. È vero, l’ha commissionato Bismarck. È vero, in quel quadro sono meraviglioso. Quella che ha scambiato per un maschio è una ragazza, si chiamava Andrea e quello … » la sua voce era stata un crescendo di tono ad ogni parola, tentando comunque di tenerlo moderato per non richiamare l’attenzione del gruppo di visitatori che si trovavano poche stanze più in là.
La voce di Gilbert, in quel momento, ebbe un fremito nel fare la rivelazione « Quello è il ritratto della famiglia Bielschmidt » Quelle parole furono un colpo dritto al cuore per Ludwig.
L’albino si alzò, indicando ad uno ad uno i soggetti ritratti, a partire dalla ragazza bionda con la coda accanto a lui « Andrea Bielschmidt, ducato di Sassonia » elencò, passando poi al corpulento accanto a lei « Christian Bielschmidt, regno di Baviera e Michael Bielschmidt, Principato di Wurttemburg » disse ancora, menzionando il sosia di Austria con lo sfregio. Passò poi ai gemelli « Hans e Johannes Bielschmidt, Mecklemburg e Oldenburg e, ancora » mostrò il lentigginoso vicino ai gemelli « Mark Bielschmidt, ducato di Baden » Poi puntò il dito sulla donna centrale e il bambino ai suoi piedi « Petra e Karl Bielschmidt, ducato di Hesse e Hoenzollem » ogni parola si faceva sempre più acuta, come se l’albino stesse per scoppiare in lacrime al solo rinominare i vecchi parenti.
« E, infine » guardò le due belle ragazze ai fianchi di Petra, entrambe con meravigliosi occhi celesti. Sospirò « Annie e Helene Bonnefoy, Alsazia e Lorena … per loro ho combattuto guerre contro il mio migliore amico per averle dalla mia parte …  » la voce di Prussia si spense, ma poi riprese la parola, ancora serio.
« Bruder, quella che ti voglio raccontare ora è la storia di come sei nato … e non intendo spiegarti il fatto di come nascono i bambini, credo che tu e Feliciano abbiate sperimentato già fin troppo » disse per smorzare un po’ la tensione che si era creata e rise vedendo le guance del biondo imporporarsi di fronte a quell’affermazione.
Di quella dimostrazione di giubilo rimase solo un sorriso amaro « Ludwig, questo è il racconto di come la grande e potente Prussia rimase immobile a guardare la caduta di chi era a lui più caro »




Angolo autrice:
Spero vi sia piaciuta e non vi abbia annoiata. Forse in questa storia non ci saranno coppie, ma per il compleanno di Russia, garantisco una one-shot rosso fuoco. Più avanti nella storia compariranno Francis e Feliciano. Se avete domande riguardo qualche parte della storia, non esitate a chiedere. Ricordo anche che lasciare anche solo un piccolo commento non è cancerogeno.
A presto, baci.
Lupus_in_fabula
  
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