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Autore: _Roxanne    21/12/2014    3 recensioni
Questa è la mia prima FanFiction su questo fandom.
Da sempre sono innamorata del pg di Nishinoya e per una volta ho voluto scrivere di lui accoppiato con un OC ragazza, per far sognare un po' tutte noi Noya's girl al limite della follia (o forse oltre :')). Sarà una mini-long alquanto corta, infatti composto da solo tre capitoli, di cui il più sostanzioso è il primo, ma sarà l'evoluzione di un fatto che avrà il suo bel lieto fine.
Spero di avervi incuriosito, ma se non fosse così vi lasco un piccolo estratto.
""Noya mi stava baciando. E la cosa mi stava facendo sentire tremendamente bene.
[...]
-"Io... beh, insomma... scusa, non..."- balbettò, in preda al panico e all'imbarazzo, ma ancora vicinissimo al mio viso. Quando, però, se ne accorse, fece per allonarasi, ma io lo trattenni per il bavero della maglia, arrivando a sfiorare le sue labbra.
-"E' stato un primo bacio fantastico, vedi di farmi stare ancora così bene."- mormorai, un po' minacciosa, riportando le nostra labbra a contatto, mentre lui sgranava i suoi grandi occhi castani.""
Spero non sia troppo OOC.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Yuu Nishinoya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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親友 - Best friends. (Shin'yuu) 


PARTE 3: Ciò che ci rende speciali.

Il giorno seguente decisi di andare a scuola, nonostante mia madre insisté per farmi restare a casa almeno un altro giorno, dopo ciò che mi era successo.
-"Starò bene, mamma. Non è nulla di grave, l'ha detto anche il dottore."- le dissi, esasperata, quando tentò di gettarmi addosso una coperta per non farmi stare al freddo. Alzai gli occhi al cielo e, prima di indossare il cappotto, mi infilai un grande maglione di lana. In seguito, cercai nell'armadio un paio di guanti e una sciarpa da mettere. Non era esattamente ciò che voleva, ma non disse più nulla e mi premise di andare a scuola da sola.

Uscii di casa molto presto, un po' perchè non avevo voglia di rimanere in casa e un po' perchè non volevo rischiare di incontrare lui. Sarebbe finita in una sola maniera: con io che lo avrei preso a cazzotti sulla faccia, mentre piangevo in modo isterico.
Per tentare di coprire il brusio dei miei tanti pensieri partoriti dalla mia mente iperattiva, infilai le cuffie nelle orecchie, facendo partire una delle canzoni più metal che avessi. La mia tattica funzionò finchè non arrivai a scuola. Davanti al cancello, salutai tutti i suoi compagni di squadra e, nonostante mi sentissi molto meglio, qualcuno comprese, in qualche modo, che qualcosa non andava.
-"Ohayo!"-
Un voce acuta e, apparentemente, felice salutò la squadra di pallavolo, mentre ero poco distante e parlavo con alcune mie compagne di classe. In realtà, non le stavo davvero ascoltando, così sentii inevitabilemente quella voce. E non ci poteva essere cosa peggiore.
-"Ehi, Izumi, che succede?"- domandò Shiemi, sporgendosi verso di me per suqadrarmi la faccia. Deglutii a disagio e la sua espressione mi mise un po' di inquietudine. -"Stai bene? Cioè, ho sentito ciò che ti è successo, ma..."-
-"Non ti preoccupare, sto bene. Vado in classe."- dissi con voce spenta, mentre le loro faccie passavano dalla preoccupazione allo stupore. Probabilmente appena sparii, si misero a sparlare alle mie spalle, ma poco mi importava. A dire il vero, quel giorno quasi tutte le cose mi stavano scivolando addosso e la cosa era alquanto irritante.
-"Ohayo."- salutai cordialmente il professore che si trovava all'ingresso dell'aula e lui mi rivolse un grande sorriso, prima di chiedermi di fermarmi un secondo.
-"Izumi, ti dispiace, andare in un ultima fila per oggi? Ho bisogno di tenere sotto controllo alcuni elementi e farlo quando sono in fondo alla classe è più difficile."- spiegò tranquillamente, mentre alcuni miei compagni ci sorpassavano e, senza degnarci di uno sguardo, si sedettero ai loro posti.
-"Oh, beh... certo."- risposi, incerta.
In seguito, entrai a passo lento all'interno della classe e mi sedetti in ultima fila, accanto alla finestra. Non ero mai stata in un posto simile, quindi mi sorpresi quando mi accorsi di quanto fosse facile distrarsi a osservare il paesaggio. Era strano quanta tranquillità mettesse il paesaggio dei campi, di come il cielo poteva trasmetterti tanta pace.

La paura pranzo arrivò prima di quanto pensassi. Il suono della campanella mi ridestò dai miei pensieri e ripiombai nella realtà stronza con un pizzico di delusione nel cuore.
Avendo fame, mi alzai dal mio posto, fadendo stridere la sedia sul pavimento, e uscii dalla classe con il mio pacchetto del pranzo in mano, diretta sul tetto dell'edificio. Era proibito stare lassù, ma io e Noya ci andavamo spesso, per fuggire dal supplizio della scuola e per parlare. Pensai che andare lì mi avrebbe fatto sentire meglio, però... fu tutto il contrario. La vista di quel paesaggio, l'odore dell'aria e le scritte sulla ringhiera mi ricordarono lui. Senza che me ne accorgessi, un fiume di lacrime presero a scorrere sul mio viso e mi accasciai davanti alla righiera, stringendo i pugni intorno al ferro. I miei occhi parevano andare a fuoco e tutto ciò che riuscivo a sentire era il battito del mio cuore nelle orecchie. Singhiozzai in silenzio per un tempo che mi sembrò infinito e, quando pensai di essermi ripresa, lui arrivò per darmi il colpo di grazia.

-"Izumi-chan...?"-
Spalancai subito gli occhi al richiamo della sua voce. Le lacrime si riversarono sul cemento, prima che potessi nasconderle.
-"Nani...? Perchè sei..."-
-"NON E' AFFAR TUO... STRONZO!"-
Quell'insulto uscì naturalmente dalle mie labbra, prima che potessi fermarmi. Mi resi conto di ciò che avevo detto soltanto quando vidi l'espressione sul viso di Noya.
-"Izumi..."- mormorò, con gli occhi lucidi, mentre le sue mani tremavano lungo i suoi fianchi, così come le sue labbra.

Stupida, stupida. Fottutamente stupida.

Vidi la delusione nel suo sguardo, la tristezza. Vidi il dolore nella sua espressione e percepii l'impatto che le mie parole avevano avuto su di lui. Ma non cercai di rimediare, perchè sepavo che era troppo tardi. Pertanto mi limitai a voltarmi nuovamente e osservare il cielo all'orizzonte, mentre il vento mi spattinava i capelli e alcune ciocche mi ofuscavano la vista. In realtà, ero... tranquilla. Non so il motivo, ma la tranquillità aleggiava intorno al mio cuore e nemmeno io sapevo se fosse soltanto una corazza o fossi divenuta veramente apatica.
-"No."- disse, all'improvviso, Noya, scandendo bene le lettere di quella parola. -"NO."- ripetè, subito dopo, ottenendo la mia attenzione. Mi voltai verso di lui, ma il suo sguardo era coperto dal ciuffo di capelli che a causa del vento e dell'inclinazione del suo volto era caduto sui suoi occhi.
-"Che cosa...?"- chiesi, non sapendo realmente che cosa dire.
-"NO. Basta, non fare così!"- gridò, esasperato, sorprendendomi alquanto. -"Non chiudere il mondo fuori da te, non smettere di far battere il tuo cuore!"-
Sgranai gli occhi a quelle parole e, istintivamente, mi portai la mano sul petto, all'altezza del cuore. Il battito che percepivo era fievole, spento, che rispecchiava perfettamente il mio stato d'animo, quello che avevo provato negli ultimi giorni. Stavo davvero tagliando fuori il mondo e le persone? Il mio cuore stava davvero cessando di battere come prima?
-"Ti prego, non farlo di nuovo!"- urlò, ancora, questa volta incontrando il mio sguardo. Le sue iridi marroni erano infiammate, ma non di rabbia, bensì di sentimento, di emozioni. Non erano fiamme gelide quelle che mandavano, no, erano calde, fiamme piene di calore, calore che gonfiò il mio cuore come un palloncino che improvvisamente riprendesse vita. I miei occhi si riempirono di lacrime e una fitta di dolore sconvolse il mio petto. Strinsi forte la giacca che portavo, cercando di placare quel dolore che stavo provando. Dolore causato da lui, dolore che aveva riportato il mio cuore a battere.
-"E' già successo, ma non so se te lo ricordi."- continuò, con un sorriso allo stesso tempo malinconico e amaro sulle labbra. -"Successe quando i tuoi genitori si separarono. Tu diventasti apatica e totalmente disinteressata al mondo e a te stessa. Mangiavi e bevevi solo perchè il corpo te lo richiedeva, ma non gustavi davvero il sapore di quelle cose. Andavi a scuola soltanto perchè tua madre ti spingeva a farlo, ma non provavi davvero piacere a giocare con i tuoi compagni. Stavamo ore e ore insieme, ma tu non eri davvero presente. E io mi sono sentito così solo... Non voglio sentirmi di nuovo così, Izumi! E tu, nemmeno, dovresti. Hai fatto una promessa, a me e a te stessa, non avresti mai più permesso al tuo cuore di smettere di battere, che saresti mai più caduta in quella condizione! Forse tu non te ne accorgi, ma a me è bastato vederti cinque minuti questa mattina, perchè la consapevolezza di ciò che ti stava accadendo mi colpisse in pieno. Il tuo sguardo spento, la tua distrazione in classe, il tuo isolamento, la tua disattenzione alle parole altrui, la tua passività e la mancanza di trucco sul tuo bel viso. Quando ti ho vista così, ho creduto che il mio cuore stesse per sgretolarsi in un milione di pezzi..."-
Alcune lacrime solcarono il suo viso interamente, mentre stringeva sempre di più i pugni e il suo corpo si irrigidiva e tremava.
-"E' tutta colpa mia! E mi dispiace di averlo capito così tardi, mi dispiace di averti fatto rientrare in quella condizione, perchè... !"-
La sua voce si affievolì, quando le mie braccia lo strinsero a me, e non riuscì a terminare la frase perchè forse stavo stringendo troppo al collo, ma non importava né a me né a lui.
Le mie lacrime inzupparono la divisa di Noya e le sue scivolarono sulla mia giacca. In seguito, entrambe si mescolarono con la pioggia che iniziò a cadere su di noi. Dopo poco, la sua mano arrivò tra i miei capelli bagnati e inziarono ad accarezzarli, mentre il mio cuore continuava a gonfiarsi. Avevo la sensazione che avrebbe continuato a gonfiarsi fino a scoppiare per farmi sentire di nuovo male, ma quando scoppiò non sentii affatto dolore, tutto il contrario. Quelle labbra, che sapevano di cioccolato, quel profumo, quelle sensazioni... era tutto ciò che potevo desiderare. Improvvisamente, il mio cuore prese a battere in modo martellante e fu come una un ritorno alla vita, alla rinascita a una vita nuova e raggiante, nonostante la pioggia che stava cadendo sulle nostre teste. In fondo, quello stupido nanetto aveva ragione: escludermi dal mondo, diventare apatica e permettere al mio cuore di smettere di battere non mi avrebbe portato mai a nulla; cadere e restare a terra non avrebbe risolto nulla, perchè non basta attendere perchè qualcosa cambi, bisogna agire, alzarsi, impegnarsi e fare in modo che le cose vadano come si vuole.
-"Sai, non ci serve una definizione..."- esordii, sollevando il mento dalla sua spalla.
-"Cosa?"-
-"Non ci serve dire di essere amici o fidanzati, noi siamo semplicemente NOI, e questa è la cosa più bella, ciò che ci rende speciali."- 



>>> WRITER'S SPACE§

Ohayo/Konniciwa/Konbawa, minna-san!
Sono tornata a sclerare con voi! Non siete contenti? *Ma quanto ci hai messo ad aggiornare?!*
Ecco... emh... mi dispiace. Avevo la parte pronta, ma non ho avuto il tempo nemmeno di aprire il mio maledetto pc. Ma ora sono, non è questo l'importante? BOOOOH. O^O
Vabbe', sorvoliamo ancora una volta sui miei vaneggiamenti/momenti di follia vari e passiamo alle cose serie (come se io potessi essere seria PUAHAHAHA xD): ecco a voi il finaleeeeee! *^* Come vi sembra questo finale? Sì, forse un po' banale e forse vi aspettavate mooolto di più dopo tutti questi  giorni di attesa (ma a chi importa?!) , ma questo è ciò che il mio cervellino è stato in grado di elaborare e buttare giù. >.< 
Cooomunque, spero di non esser caduta nell'OOC (ma forse l'ho fatto), perchè ho cercato di immaginare il solito Nishinoya rumoroso e alimentato da forti sentimenti in una situazione diversa dal solito. In ogni caso, se ho sforato nell'OOC mi scuso e fatemelo presente, pleeeaseee! 
Bene, ora che ho sclerato male anche qui, posso dileguarmi e farvi ciao ciao con la manona da stadio. OwO
Addio, mortali. *sparisce in una colonna di fumo blu.*

 

   
 
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