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Autore: Loveroflife    21/12/2014    1 recensioni
[[Sequel di ''Anatomia del Cuore''. La storia può essere letta anche senza leggere la storia precedente.]]
Sei anni dopo...
Lei, una donna di 26 anni, che ha realizzato il suo sogno di diventare pediatra e che lotta quotidianamente con i suoi demoni.
Lui, ragazzino di 28 anni, diventato professore di chitarra al liceo musicale, con l'anima rock e il cuore pieno di sogni.
Cosa succederà? Seguitelo insieme a me.
CHE LO SPETTACOLO CONTINUI!
Dal II° capitolo:
''Non te ne andare, sono cinque anni che non ci parliamo, abbiamo tante cose da dirci.'' La guardò speranzoso, con gli occhi che brillavano.
''Io non ho proprio niente da dirti, e se non ci parliamo è solo colpa tua, ricordi?'' Lo guardò con il fuoco negli occhi e lui la lasciò andare di botto.
'' Dovremmo parlare anche di quella sera.'' Disse, serio e coinciso.
''Non ci penso minimamente, e adesso se vuoi scusarmi devo tornare a casa. Stammi bene, Victor.'' Disse, chiudendo la portiera dell'auto e mettendo velocemente in moto, lasciando il ragazzo nel parcheggio riservato ai medici.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quando la musica ti colpisce al cuore...'
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''E cosi il coglione non si rassegna e ti ha infilato la lingua in bocca?'' Un'incredula Veronica osservava Marika dopo il suo lunghissimo racconto. Erika si era imbarcata su una nave e Sara insegnava all'Università fino alle sette di sera e c'era quando poteva. Le erano rimaste solo Veronica, impegnata nel giornale locale come addetto alla politica comunale e provinciale e Cristina, sua compagna a medicina che si era specializzata in ortopedia e che ora erano di fronte a lei ad ascoltarla.
''Non ci posso credere. Ma allora è un coglione davvero.'' Veronica non poteva credere alle sue orecchie, d'altra parte Cristina sembrava piuttosto tranquilla.
''Scommetto la mia laurea che questi due finiranno a letto in poche settimane.'' Pronunciò Cristina, addentando una patatina dalla coppa posta al centro del piccolo tavolino in soggiorno.
''Non essere sciocca. Ho una dignità anche io.'' Spunto Marika, quasi sulla difensiva.
''Certo che hai una dignità ma il tuo cuore e le tue ovaie parlano chiaro. Lo rivuoi, e aggiungerei pazzamente.'' Cristina elargì la sua tesi, facendo scoppiare a ridere la povera Veronica, che rischiava di affogarsi con un sorso di birra.
''Cristina, hai molta fiducia in me vero?'' La punzecchiò sarcastica, Marika.
''Ho fiducia in te ma so anche che non l'hai mai dimenticato. Ciò è dimostrato dal fatto che in sei anni non hai ancora battuto chiodo. Se capisci cosa intendo.'' Le fece l'occhiolino, vedendola diventare rossa come un peperone.
''La mia castità è una scelta personale. Non sono ancora andata a letto con nessuno semplicemente perchè...'' Non le fece finire la frase che Veronica la interruppe.
''Carlo è un bel pezzo di uomo. Gentile, sofisticato, bello, muscoloso e con un culo che parla! Lui è il candidato ideale, se non fosse che sei ancora innamorata di lui.''
''Infatti, tutto in lei ormai è proprietà di Victor. Altrimenti non starebbe qui a parlare di lui da tre ore.'' Cristina annuì, più a se stessa che alle altre.
''Oh insomma, adesso basta! Io vi ho chiamato per aiutarmi, non per parlare della mia castità o di Carlo o di Victor.'' Sbottò Marika, colpita nel vivo e per questo arrabbiata. Sapeva che le amiche avevano ragione. Eccome.
''Insomma, la sostanza era che tu volevi solo raccontarci dell'episodio?'' E quindi? Cos'hai intenzione di fare?'' Veronica era sempre pragmatica, dritta al punto.
''Non lo so. Durante quel bacio ho provato emozioni uniche, che provavo solo con lui. Ma poi ho ricordato quel giorno, e tutto ciò che è venuto dopo. Mi è ricaduto il mondo sotto i piedi. Mi sono sentita anche una merda per averlo giudicato male, credendo avesse già un figlio e una moglie e... Insomma, non so più cosa pensare.'' Si portò le mani tra i capelli, massaggiandosi la testa come faceva spesso per rilassarsi.
''Per me dovresti cambiare aria. Cioè non partire di nuovo ma vedendo altri uomini. Tipo Carlo!'' Cristina non aveva mai digerito ciò che aveva fatto Victor e l'aveva sempre spinta verso altri uomini.
''Per me dovresti ritornare da chi ami davvero. Dimenticare i fantasmi del passato. In fondo, gli errori li commettiamo tutti e ognuno deve avere la seconda possibilità.'' Veronica, d'altra parte, l'aveva sempre appoggiata e capita, cosi come capiva il profondo amore della sua amica verso il ragazzo.
Per Marika avevano ragione entrambe, ma come già detto, Marika era una ragazza orgogliosa fino al midollo e non intendeva cedere, di nuovo.

 

''Come si fa a riconquistare una ragazza che crede di essere stata tradita?'' Michele alzò la testa dai compiti di matematica della classe quinta e guardò confuso il suo amico, che preparava i compiti per l'indomani. Victor e Michele erano sempre rimasti amici, anche a distanza e si sentivano quotidianamente. Dopo essersi laureato in Storia della Musica moderna e contemporanea, Victor aveva insegnato tre anni a Milano e successivamente aveva ottenuto il trasferimento nel Liceo Musicale della sua città natìa. Liceo in cui Michele insegnava Matematica e Fisica, le sue grandi passioni. Franco era rimasto fedele alla musica anche lui, aprendo uno studio di registrazione per giovani band emergenti. Angelo,invece, era professore di Sassofono al Conservatorio. Si erano tutti realizzati,con molti sacrifici,erano arrivati abbastanza in alto.Sacrifici che hanno coinvolto famiglie intere, amicizie, fidanzate.
''Come scusa?'' Chiese Michele, con una faccia stralunata.
''Dicevo, come si fa a conquistare una ragazza che crede di essere stata tradita?'' Michele si illuminò. O meglio, capì cosa intendeva dire il suo amico e li lanciò un'occhiataccia che parlava da sé.
''Ma sei scemo? Lascia perdere. Già hai rischiato il linciaggio da parte di Angelo sei anni fa, non peggioriamo le cose.'' Victor abbassò la testa e sospirò. Da quel presunto tradimento, Angelo lo aveva picchiato e successivamente non gli aveva più rivolto la parola. Erano sei anni che non parlava con il suo migliore amico. Uscivano tutti insieme ma Angelo non lo considerava minimamente, era come se non esistesse più.
''Io la amo.'' Disse, più a se stesso che a Michele ma al batterista non sfuggì questa frase. Posò la penna sul foglio e si tolse delicatamente gli occhiali da lettura, stropicciandosi leggermente gli occhi.
''Il vecchio Michele ti direbbe di farla ingelosire, magari facendosi una ragazza davanti a lei oppure seducendola senza mezzi termini. Il nuovo Michele, quello che ha visto Marika come un fantasma per sei anni, ti direbbe di lasciare perdere, perchè anche lui è stanco di vedere una ragazzina che si sta rovinando la vita da sola, chiudendosi in casa per non frequentare nessun'altro. Il Michele migliore amico ti direbbe di provarci, perchè io so che non l'hai tradita, anche se cosi può non sembrare. Ti direbbe di riconquistarla piano piano, a piccoli passi, facendoti vedere per il bravo ragazzo che sei, e che lei sicuramente ricorda. Il Michele professore di matematica ti direbbe di non rompere più i coglioni perchè deve finire di mettere questi due e tre ai compiti in classe di queste bestie.'' Scherzò affettuosamente, concludendo il suo monologo e rimettendosi gli occhiali.
''Ti voglio bene.'' Victor gli sorrise, sincero, capendo cosa voleva dire il suo amico. Marika si era rinchiusa per sei anni, non era stata con nessuno da quanto aveva capito e aveva sofferto molto. In cuor suo, sapeva esattamente che Marika lo amava ancora, come lui amava lei, come aveva sempre amato. Era riconoscente a Michele, che era l'unico che lo credeva insieme a Franco e l'unico che non lo giudicava. Comprendeva anche Angelo, affezionato talmente tanto al sangue del suo sangue che aveva finito per odiare il suo migliore amico.
Una cosa però la sapeva più di tutte. Voleva la sua Marika, e non si sarebbe fermato a quel bacio leggero datole davanti al suo palazzo. Voleva di più e lo avrebbe ottenuto. Sapeva esattamente come procedere. Forse.

 

 

Erano giorni frenetici in ospedale. Con lo scoppio della bella stagione molti giovani e bambini si erano recati subito al mare. Scelta azzardata, dato il numero di ustionati che il Pronto Soccorso accoglieva in quei giorni.
Marika non aveva avuto un momento libero. Tutti i suoi colleghi avevano più giorni di riposo per i vari scatti di anzianità; lei, invece, da giovane medico quale era doveva lavorare di più, per sfatare la nomina di ''novellina'' che si portava dal giorno in cui era entrata a far parte dell'equipe medica dell'ospedale.
La sera era l'unico momento in cui poteva rilassarsi, tralasciando i turni di notte. Un venerdì pomeriggio stava per andarsene a casa, pronta per mettersi davanti alla tivù a poltrire, quando sentì una voce maschile chiamarla.
''Ehi piccola!'' Era Carlo, come sempre. Dovette fermarsi a fare conversazione, anche se la stanchezza la stava divorando.
''Ciao Carlo! Allora, come ti va la vita?'' La particolarità di Marika era che anche se fosse stata allo stremo delle forze, le riusciva naturale chiaccherare e scherzare con tutti, poi parlare con Carlo era sempre un piacere.
''Bene grazie. Non prendere impegni per dopo. Ho prenotato in bel posto. Dobbiamo ancora fare quella famosa chiaccherata della settimana scorsa.'' Per poco non le cadde la mascella per terra dallo stupore.
''No Carlo, davvero, sono distrutta...'' Non finì la frase, che Carlo continuò.
''Non voglio sentire storie. Sono le quattro del pomeriggio, il posto è prenotato per le nove. Hai tutto il tempo di riposare e prepararti. Per le otto e mezza sono da te.'' La lasciò con un bacio sulla guancia e si volatilizzò, lasciando Marika di sasso.

 

Ne dovette parlare al telefono con Cristina, l'unica reperebile, che le rispose con un gran fischio di gradimento.
''Dai, che stasera si scopa, finalmente!'' Scherzò, ridendosela di gran gusto da sola.
''Adesso ti chiudo il telefono in faccia.'' Si stizzì Marika, diventando rossa.
''Dai non dirmi che non ci hai mai pensato! Porca puttana, avessi io un uomo del genere che mi corteggia. Sei un'ingrata. Il destino ti pone un pezzo di manzo assurdo davanti e tu lo rifiuti per uno stronzo.'' In realtà Marika non l'aveva rifiutato. Ci aveva pensato varie volte al concedersi a lui. Era pur sempre un bellissimo uomo, affascinate, colto, raffinato, intelligente e muscoloso. Tutti requisiti che Marika aveva sempre cercato in un uomo. Ma ogni volta che provava ad avvicinarsi, la sua vocina interiore le diceva che stava commettendo un tradimento, cosi come le era stato fatto a lei.
''Ci ho pensato delle volte. Ma non ci riesco.'' Sentì sbuffare Cristina e allontanò in un secondo il telefono dall'orecchio, sentendo in arrivo una sfuriata della sua amica.
''Non posso dirti altro o costringerti a fare niente. La vita è tua, sei una donna matura e intelligente, saprai cosa fare.'' Cristina parlò piano e successivamente riattaccò per impegni improvvisi. A Marika non restava che prepararsi per uscire.

 

''Sei uno schianto!'' Esordì cosi Carlo, appena la vide con un semplice vestito nero, accollato, quasi casto. Non si stupì per questo, era abituata alle avances del medico.
''Grazie Carlo, anche se non ho indossato niente di speciale e ho un aspetto terrificante.'' Le occhiaie cominciavano a farsi vedere e la stanchezza fisica iniziava a prendere il sopravvento.
''Ma che aspetto terrificante! Sei sempre bellissima. Hai solo bisogno di svagarti e di fare due risate. Magari anche di bere un po'.'' Era il programma che aveva desiderato. Aveva bisogno di fare due chiacchere e di bere qualcosa. Perchè, se c'era qualcosa a cui Marika non sapeva dire di no erano i vizi.

Dopo una cena informale in un pub, erano pur sempre due ragazzi abbastanza giovani, la serata si trasferì in un locale rinomato della zona, dove presero qualche drink e dove continuarono a parlare e ridere. Al terzo mojito, la situazione era già preoccupante.
''E quindi stavo quasi per spogliarmi q-quando vedo lui uscire nudo dal bagno e la zoccola alzarsi dal letto, in intimo.'' Scoppiò a ridere a quel racconto, seguito dalle risate di Carlo. Marika si era lasciata andare, aveva raccontato tutto e riso di tutto. La sua vista era quasi annebbiata ed era paurosamente accaldata.
''Che figlio di p-puttana!'' Biascicò Carlo, reggendosi al boccale di birra per le risate.
''Puoi ben dirlo. S-sai, non dovremmo ubriacarci cosi. S-siamo medici!'' Continuò a ridere lei, ormai ubriaca.
''Ogni tanto ci sta.'' Le confermò Carlo, con una carezza languida sulla gamba.

Rischiando la vita, e la patente, Carlo guidò fino a casa di Marika che era poco distante dal locale. Arrivati sotto il portone, Marika non ebbe modo di salutarlo come si deve, che lui si fiondò sulle sua labbra. Un bacio forte, aggressivo, che sapeva di alcool e pizza. Un vorticoso gioco di lingue e mani che si cercavano e che non sapevano dove andare, volendo essere dappertutto. Non ci furono parole, si sentì solo la serratura della porta di casa di Marika aprirsi e i loro corpi che incespicavano per entrare frettolosamente.
La porta si chiuse alle loro spalle. Dopo ciò, ci fu il silenzio.

 

Un raggio di sole le colpì il viso, facendola imprecare. Si tastò la faccia, per capire se fosse viva o meno. La sua bocca era impastata e sentiva i capelli crespi sotto le sue mani. Sentiva la fresca brezza della mattina addosso, segno che forse si era dimenticata di mettere una canotta , anche solo un pantaloncino, immancabili anche d'estate.
Sollevò il lenzuolo e vide che era completamente svestita, se non fosse per il reggiseno e per il perizoma, indossato contro la sua volontà dato che aveva dimenticato di fare la lavatrice. Aguzzò la vista e vide un altro paio di gambe accanto alle sue. Forse vedeva doppio, aveva le allucinazioni. Le bastò salire con lo sguardo, vedendo oltre alle gambe anche un bel paio di boxer che contenevano una signora erezione e un fisico scolpito, muscoloso. Abbassò il lenzuolo e vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere. Il viso di Carlo, addormentato nell'altra metà del letto e completamente nudo, se non fosse stato per i boxer. In quel momento, le uscì dalla bocca impastata una sola parola, che descriveva la situazione.
''Merda.'' Si, era nella merda, in tutti i sensi.

 

 

 

 

 

*Non guidate sotto effetto di alcool o di altre sostanze stupefacenti, è una storia inventata, nella realtà si muore!


Sono tornata! Questo è il mio regalino per Natale, dato che ora mi prenderò una pausa universitaria e dalla scrittura, e tornerò per la metà di gennaio.
Spero che la mia storia vi continui a piacere e che questo capitolo sia stato un regalo gradito. Vi auguro un felice e sereno Natale a voi, alla vostra famiglia e ai vostri amici. Un Buon inizio d'Anno, che il 2015 vi porti tanta fortuna! Alla prossima!

M.

  
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