Fanfic su attori > Orlando Bloom
Segui la storia  |       
Autore: Meahb    10/11/2008    3 recensioni
Lei lavora in una società di pubbliche relazioni. Lei è lontana da casa. Lei odia tutto quello che fa rima con amore. Lei non vede l’ora di andarsene da Los Angels. Lui…forse riuscirà a farle cambiare idea.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
cap10

CAPITOLO DIECI

 

 

ANCORA TU…

 

CAPITOLO DIECI

 

 

ANCORA TU…

 

 

“I’m walkin’ on sunshine…yeeah…I’m walkin’ on sunshine…yeeeah…I’m walkin’ on sunshin’…and I fell good…ta ta rara ta!”

Orlando mimò con le braccia l’assolo di chitarra elettrica, quindi si inginocchiò per terra fingendo di salutare la folla.

Qualcuno, dalla porta dell’ascensore che portava direttamente nel suo appartamento scoppiò a ridere di giusto.

“Cristo Santo! Altro che Orlando Innamorato…questo è l’Orlando Pazzo Scatenato!”

Riconobbe la voce di Dominic in meno di mezzo secondo.

“Dom!”, esclamò raggiungendolo.

Si abbracciarono, dandosi potenti pacche sulle spalle.

“O.B. non smetti mai di stupirmi!”, continuò a ridacchiare lui, lasciando cadere a terra una grossa sacca da viaggio verde militare.

“Ti lascio affranto e dolorante e ti ritrovo che imiti il chitarrista dei sex pistol!”, scosse la testa, “Sconvolgente!”

Orlando gli indicò il divano, quindi aprì lo scotch che aveva deciso di riservare alle occasioni speciali.

Dominic si guardò intorno, con aria soddisfatta.

“Bella tana!”, annuì, “Mi piace. Grande, spaziosa…minimal! Ottima, davvero!”

L’amico gli passò un bicchiere, “Sono contento che ti piaccia!”

“Ok, basta convenevoli O.B., sputa il dannato rospo!”

Orlando si mise seduto ridacchiando.

“Ho una storia”, annunciò.

“E questo si era capito”, osservò l’altro, “Altrimenti adesso non sarei qui dopo nove ore di viaggio con annessa turbolenza e hostess orripilante!”

Dominic sorseggiò il suo scotch, “Ma voglio i dettagli”.

Orlando sospirò.

Era immensamente grato a Dom di essere arrivato a Los Angeles proprio quella sera.

Si sentiva all’apice delle emozioni, si sentiva forte delle su convinzioni e non vedeva l’ora di raccontarle a qualcuno.

Anzi, non vedeva l’ora di raccontarle al suo amico.

“Ehilà…Romeo!”, lo sbeffeggiò Dom, “Ci sei??”

Orlando alzò allegramente il dito medio.

“Gentile…”, ironizzò Dom, “Pensavo che l’amore ti facesse bene!”

“Dom…cosa vuoi sapere esattamente?”

Solo dopo quella scarica di domande, Orlando si pentì della sua richiesta.

“Allora…partiamo da principio. Lei la conosci perché fa la Pr. Ti cerca per un lavoro, tu vai e lì si accendono a intermittenza delle strane lucine nel tuo cervello annacquato che sembrano quelle che Madame Sonia utilizzava per decorare l’albero di Natale. La incontri di nuovo e tenti di ustionare la sua bella pelle tirandogli contro un caffè”, fece una smorfia divertita, “Che è il trucco più vecchio e demente del mondo, se consideri che l’avevi vista e che, volendo la potevi chiamare per nome”, alzò un sopracciglio, “Tuttavia decidi per questa scelta infantile e romantica che fa calare a picco la tua fama di tombeur de femme!”

Orlando, suo malgrado scoppiò a ridere, ma lo lasciò continuare.

“Dopo di che vi incontrate ancora e stavolta è lei che cerca di attentare alla tua vita. Comprensibilmente. Ed è proprio qui che capiamo il perché vi siete trovati…come se niente fosse, anzi, come i migliori malati mentali, stabilite una data di matrimonio. E cominciate a frequentarvi...”, scosse la testa, “La Steel avrebbe saputo fare di meglio”, bevve ancora un po’ di scotch, “Ora arriva l’interrogatorio”, annunciò.

“Spara”, lo invitò Orlando.

“Anni?”

“Ventinove”

“Quanto le piaci?”

Lui si strinse nelle spalle, “Sufficientemente perché trascorra la metà del suo tempo insieme a me”.

“Quanto ti piace?”

“Molto”

“Quanto sei disposto ad investire?”

“Quello che serve ed anche di più”

“Quanto pensi che potrai tenerlo nascosto al mondo?”

“Finchè non siamo forti abbastanza”

Dominic annuì una sola volta, “Se fregato, amico!”

Orlando rise, “Dici?”

Dom si alzò dal divano e prese a camminare per il salotto, “Dico di si”, improvvisamente si fermò di botto davanti ad un pacchetto blu con un fiocco rosso, “E questo?”

“E per lei”, spiegò Orlando, “E’ un’acchiappasogni”

“Oh si…sei fregato!” rise, “Definitivamente!”

Orlando si versò dell’altro scotch.

“O.B. posso chiederti una cosa?”

L’altro annuì.

“Ma la Santa Donna dove diavolo è?”

 

 

La Santa Donna, per l’appunto, era seduta al tavolo del ristorante a contare i minuti che la separavano dalla fine di quell’interminabile cena.

Joaquin aveva parlato e aveva parlato e aveva parlato ancora, ma le sue parole sembravano non aver sortito nessun effetto su di lei.

Si era detto dispiaciuto, affranto per quel che le aveva fatto ma Camilla gli aveva spiegato chiaro e tondo che, nonostante fosse piacevole sentire le sue scuse, non aveva la minima intenzione di mantenere alcun tipo di rapporto con lui.

Nessun rapporto che non fosse lavorativo.

Joaquin aveva incassato il colpo, annuendo.

E adesso se ne stava imbronciato a guardare la sua panna cotta ai mirtilli.

Camilla sbuffò, “Oh per favore!”

“Cosa?”, domandò lui.

“Davvero credevi che quattro frasi messe al punto giusto mi avrebbero fatto cambiare idea?”

Lui si strinse nelle spalle, con aria colpevole.

“Joaq…”, sospirò, “Se sono qui, adesso, è solo perché avevo bisogno di sentire la tua versione dei fatti”, spiegò, “In tutto questo tempo non ho mai veramente saputo quello che pensavi e questo mi ha costretto a fabbricare mille congetture che non facevano altro che farmi soffrire di più. Adesso so come la pensi, so quello che vuoi e so quello che penso e voglio io. Va bene così”.

“Sai tutte queste cose?”, ironizzò lui, “Fortunata te!”

“Le sai anche tu”, ribatté lei.

Lui annuì, “Oh certo. Io le so, sei tu a non sapere tutto”.

“Sono qui per questo, no?”

“Io voglio te Ci”, disse lui risoluto, “So che ti ho fatto del male, so di averti ferita ma so anche, e ne sono certo, che noi due abbiamo un legame troppo importante per mandarlo a puttane così”.

Lei spalancò la bocca per ribattere qualcosa di poco gentile, quindi la richiuse sospirando.

“Quello che ci è capitato”, continuò lui incoraggiato dal suo silenzio, “Non era nel nostro controllo. Tutta quella pressione mediatica, tu che potevi essere licenziata, il mio agente che mi stava col fiato sul collo…mi ha inebetito, ecco”.

“Inebetito?”, domandò lei senza nessuna inclinazione nella voce.

“Si esatto. Pensavo che andandomene avrei fatto del bene a te. Ti avrei fatto un favore. Eri all’agenzia da poco, la tua carriera stava decollando e non meritavi di perdere tutto a causa mia. Per me non era un problema, ma per te si. Non ce la facevi più e me ne rendevo conto, così ho preso la decisione più giusta per te, ma ciò non significa che l’ho fatto a cuor leggero”.

Camilla rimase sconvolta.

Decisamente sconvolta.

Se non ricordava male quando lui se ne era andato le aveva detto, “Non ti amo più”.

Glielo fece presente e Joaquin ridacchiò.

“Se ti avessi detto quello che ti sto dicendo ora mi avresti lasciato andare?”

“No”, rispose lei senza neanche pensarci.

“Appunto”, sorrise lui, mesto, “Avresti sacrificato la tua carriera per me, e non potevo permetterti di farlo. Non te lo meritavi”.

“Ero abbastanza grande per decidere da sola”, osservò lei.

“Si ma eri anche abbastanza in gamba per diventare quella che sei adesso”, spiegò lui, cocciuto, “Ti ho seguita giorno dopo giorno Ci, ho visto quello che sei riuscita a fare, ho letto articoli entusiasti su di te, ho sentito colleghi che parlavano di te come se parlassero di un’amica e mi sono detto che allora quello che ho fatto non era sbagliato. Mi sono detto che aver sofferto era servito veramente a qualcosa. E quando ho capito che ormai ce l’avevi fatta sono tornato a riprendere quello che era mio”.

Camilla non ci cascò.

“Jo, ti eri cancellato dall’agenzia…non avresti dovuto aspettare neanche un secondo, se avessi voluto”.

Lui sorseggiò del vino, “Avrei dovuto lo stesso invece, perché ormai eravamo in mezzo ad un uragano e ti avrei compromesso lo stesso”.

“Non ti credo”, mormorò lei.

“Lo avevo messo in conto”.

“No Jo sul serio, non riesco a credere alle tue parole. Io sono andata avanti, ho conosciuto qualcuno, qualcuno a cui tengo e non posso…”

Joaquin allungò una mano e prese la sua.

“Cam, ti sto dicendo di tornare ad essere la coppia che eravamo. Quella che meritavamo di essere”.

Lei lo guardò imbambolata.

La coppia che erano stati.

Una gran coppia, doveva ammetterlo.

Due opposti che si erano incastrati alla perfezione creando un rapporto talmente intimo da sentirsi quasi privilegiati.

E ripensò a tutto quell’amore che aveva sentito dentro, lo stesso amore che con il tempo l’aveva indurita, incattivita, disillusa.

Lo stesso amore che adesso avrebbe potuto tornare più forte e vigoroso di prima.

Lo stesso amore.

Punto.

Ma nel frattempo pensò ad un amore diverso.

Un amore che non chiedeva di rinascere ma che cresceva da solo, senza aiuti, senza spinte.

Un amore che avrebbe potuto diventare ancora più immenso dell’altro.

Che l’avrebbe davvero fatta crescere.

Eppure….

La familiarità del sorriso di Joaquin la riscosse.

“Che c’è?”, gli domandò.

“C’è che ti conosco Ci, e so perfettamente quello a cui stai pensando”.

Non disse nulla, si alzò e andò a pagare il conto.

Camilla lo guardò allontanarsi, quindi si alzò e si preparò ad uscire.

Quando Joaquin ritorno, accettò di prendere quel braccio che lui le offriva divertito.

“Andiamo a casa Jo…”, disse lei. Poi immaginò di poter essere fraintesa, “Chiamerò un taxi. Devo smaltire questa conversazione”.

Solerte Joaquin fermò uno yellow cab che passava per la strada. L’autista accostò e Joaquin aprì lo sportello e comunicò l’indirizzo.

Si voltò verso di lei e senza dire nulla l’abbracciò.

Camilla si lasciò stringere, abbracciandolo a sua volta.

Il suo Joaquin…

Quanto tempo.

Quanto tempo….

“Pensaci Ci”.

Lei annuì, quindi salì nel taxi salutandolo con la mano.

Una volta sola, decise di chiamare Sandra e Gwen.

Ora come non mai aveva bisogno di loro.

 

 

Da dietro un cespuglio, un ometto piccolo ma decisamente tenace, scattò un’ultima foto a Joaquin Phoenix che saliva in macchina e seguiva il taxi.

Sorrise compiaciuto.

Star!

Pensavano sempre di fargliela e invece lui riusciva perfettamente a capire ed anticipare le loro mosse.

Questa poi, gli sarebbe valsa una valigia di soldi.

Già si immaginava il titolo, “Joaquin Phoenix e la sua ex tornano insieme”.

Sorrise di nuovo.

Sarebbe diventato incredibilmente ricco.

 

 

NDA

Eccoci ancora qui.

Ragazze, lo so che vi avevo promesso aggiornamenti più repentini ma purtroppo il computer è crollato di nuovo, perciò sto riscrivendo tutto pian pianino. E' rimasta solo un'altra storia che ho pubblicato stasera insieme al nuovo capito!! ;) Se vi va, andate a dare un'occhiata!!!

Comunque, mi fa piacere che questo nuovo cambio di programma vi incuriosisca e vi preoccupi. La nostra Cam avrà un bel pò di gatte da pelare nei capitoli successivi. E il "cugino di Penelope Cruz" ahahaha....(in realtà è il fratello di River Phoenix! Questo ve lo dico per dovere di cronaca), non sparirà molto presto....!

Insomma le soprese sono dietro l'angolo, spero che abbiate la pazienza per godervele tutte!

Grazie ancora del sostegno ragazze, siete mitiche!

Un bacione

Amaranta

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Orlando Bloom / Vai alla pagina dell'autore: Meahb