CAPITOLO DIECI
ANCORA TU…
CAPITOLO DIECI
ANCORA TU…
“I’m
walkin’ on sunshine…yeeah…I’m
walkin’ on sunshine…yeeeah…I’m walkin’
on sunshin’…and I fell good…ta ta rara
ta!”
Orlando
mimò con le braccia l’assolo di chitarra elettrica, quindi si inginocchiò per
terra fingendo di salutare la folla.
Qualcuno,
dalla porta dell’ascensore che portava direttamente nel suo appartamento
scoppiò a ridere di giusto.
“Cristo
Santo! Altro che Orlando Innamorato…questo è l’Orlando Pazzo Scatenato!”
Riconobbe
la voce di Dominic in meno di mezzo secondo.
“Dom!”,
esclamò raggiungendolo.
Si
abbracciarono, dandosi potenti pacche sulle spalle.
“O.B. non
smetti mai di stupirmi!”, continuò a ridacchiare lui, lasciando cadere a terra
una grossa sacca da viaggio verde militare.
“Ti
lascio affranto e dolorante e ti ritrovo che imiti il chitarrista dei sex
pistol!”, scosse la testa, “Sconvolgente!”
Orlando
gli indicò il divano, quindi aprì lo scotch che aveva deciso di riservare alle
occasioni speciali.
Dominic
si guardò intorno, con aria soddisfatta.
“Bella tana!”,
annuì, “Mi piace. Grande, spaziosa…minimal! Ottima, davvero!”
L’amico
gli passò un bicchiere, “Sono contento che ti piaccia!”
“Ok,
basta convenevoli O.B., sputa il dannato rospo!”
Orlando
si mise seduto ridacchiando.
“Ho una
storia”, annunciò.
“E questo
si era capito”, osservò l’altro, “Altrimenti adesso non sarei qui dopo nove ore
di viaggio con annessa turbolenza e hostess orripilante!”
Dominic
sorseggiò il suo scotch, “Ma voglio i dettagli”.
Orlando
sospirò.
Era
immensamente grato a Dom di essere arrivato a Los Angeles proprio quella sera.
Si
sentiva all’apice delle emozioni, si sentiva forte delle su convinzioni e non
vedeva l’ora di raccontarle a qualcuno.
Anzi, non
vedeva l’ora di raccontarle al suo amico.
“Ehilà…Romeo!”,
lo sbeffeggiò Dom, “Ci sei??”
Orlando
alzò allegramente il dito medio.
“Gentile…”,
ironizzò Dom, “Pensavo che l’amore ti facesse bene!”
“Dom…cosa
vuoi sapere esattamente?”
Solo dopo
quella scarica di domande, Orlando si pentì della sua richiesta.
“Allora…partiamo
da principio. Lei la conosci perché fa
Orlando,
suo malgrado scoppiò a ridere, ma lo lasciò continuare.
“Dopo di
che vi incontrate ancora e stavolta è lei che cerca di attentare alla tua vita.
Comprensibilmente. Ed è proprio qui che capiamo il perché vi siete trovati…come
se niente fosse, anzi, come i migliori malati mentali, stabilite una data di
matrimonio. E cominciate a frequentarvi...”, scosse la testa, “
“Spara”,
lo invitò Orlando.
“Anni?”
“Ventinove”
“Quanto
le piaci?”
Lui si
strinse nelle spalle, “Sufficientemente perché trascorra la metà del suo tempo
insieme a me”.
“Quanto
ti piace?”
“Molto”
“Quanto
sei disposto ad investire?”
“Quello
che serve ed anche di più”
“Quanto
pensi che potrai tenerlo nascosto al mondo?”
“Finchè
non siamo forti abbastanza”
Dominic
annuì una sola volta, “Se fregato, amico!”
Orlando
rise, “Dici?”
Dom si
alzò dal divano e prese a camminare per il salotto, “Dico di si”,
improvvisamente si fermò di botto davanti ad un pacchetto blu con un fiocco
rosso, “E questo?”
“E per
lei”, spiegò Orlando, “E’ un’acchiappasogni”
“Oh
si…sei fregato!” rise, “Definitivamente!”
Orlando si
versò dell’altro scotch.
“O.B.
posso chiederti una cosa?”
L’altro
annuì.
“Ma
Joaquin
aveva parlato e aveva parlato e aveva parlato ancora, ma le sue parole
sembravano non aver sortito nessun effetto su di lei.
Si era
detto dispiaciuto, affranto per quel che le aveva fatto ma Camilla gli aveva
spiegato chiaro e tondo che, nonostante fosse piacevole sentire le sue scuse,
non aveva la minima intenzione di mantenere alcun tipo di rapporto con lui.
Nessun
rapporto che non fosse lavorativo.
Joaquin
aveva incassato il colpo, annuendo.
E adesso
se ne stava imbronciato a guardare la sua panna cotta ai mirtilli.
Camilla
sbuffò, “Oh per favore!”
“Cosa?”,
domandò lui.
“Davvero
credevi che quattro frasi messe al punto giusto mi avrebbero fatto cambiare
idea?”
Lui si
strinse nelle spalle, con aria colpevole.
“Joaq…”,
sospirò, “Se sono qui, adesso, è solo perché avevo bisogno di sentire la tua
versione dei fatti”, spiegò, “In tutto questo tempo non ho mai veramente saputo
quello che pensavi e questo mi ha costretto a fabbricare mille congetture che
non facevano altro che farmi soffrire di più. Adesso so come la pensi, so
quello che vuoi e so quello che penso e voglio io. Va bene così”.
“Sai
tutte queste cose?”, ironizzò lui, “Fortunata te!”
“Le sai
anche tu”, ribatté lei.
Lui
annuì, “Oh certo. Io le so, sei tu a non sapere tutto”.
“Sono qui
per questo, no?”
“Io
voglio te Ci”, disse lui risoluto, “So che ti ho fatto del male, so di averti
ferita ma so anche, e ne sono certo, che noi due abbiamo un legame troppo
importante per mandarlo a puttane così”.
Lei
spalancò la bocca per ribattere qualcosa di poco gentile, quindi la richiuse
sospirando.
“Quello
che ci è capitato”, continuò lui incoraggiato dal suo silenzio, “Non era nel
nostro controllo. Tutta quella pressione mediatica, tu che potevi essere
licenziata, il mio agente che mi stava col fiato sul collo…mi ha inebetito,
ecco”.
“Inebetito?”,
domandò lei senza nessuna inclinazione nella voce.
“Si
esatto. Pensavo che andandomene avrei fatto del bene a te. Ti avrei fatto un
favore. Eri all’agenzia da poco, la tua carriera stava decollando e non
meritavi di perdere tutto a causa mia. Per me non era un problema, ma per te
si. Non ce la facevi più e me ne rendevo conto, così ho preso la decisione più
giusta per te, ma ciò non significa che l’ho fatto a cuor leggero”.
Camilla
rimase sconvolta.
Decisamente
sconvolta.
Se non
ricordava male quando lui se ne era andato le aveva detto, “Non ti amo più”.
Glielo
fece presente e Joaquin ridacchiò.
“Se ti
avessi detto quello che ti sto dicendo ora mi avresti lasciato andare?”
“No”,
rispose lei senza neanche pensarci.
“Appunto”,
sorrise lui, mesto, “Avresti sacrificato la tua carriera per me, e non potevo
permetterti di farlo. Non te lo meritavi”.
“Ero
abbastanza grande per decidere da sola”, osservò lei.
“Si ma
eri anche abbastanza in gamba per diventare quella che sei adesso”, spiegò lui,
cocciuto, “Ti ho seguita giorno dopo giorno Ci, ho visto quello che sei
riuscita a fare, ho letto articoli entusiasti su di te, ho sentito colleghi che
parlavano di te come se parlassero di un’amica e mi sono detto che allora
quello che ho fatto non era sbagliato. Mi sono detto che aver sofferto era
servito veramente a qualcosa. E quando ho capito che ormai ce l’avevi fatta
sono tornato a riprendere quello che era mio”.
Camilla
non ci cascò.
“Jo, ti
eri cancellato dall’agenzia…non avresti dovuto aspettare neanche un secondo, se
avessi voluto”.
Lui
sorseggiò del vino, “Avrei dovuto lo stesso invece, perché ormai eravamo in
mezzo ad un uragano e ti avrei compromesso lo stesso”.
“Non ti
credo”, mormorò lei.
“Lo avevo
messo in conto”.
“No Jo
sul serio, non riesco a credere alle tue parole. Io sono andata avanti, ho
conosciuto qualcuno, qualcuno a cui tengo e non posso…”
Joaquin
allungò una mano e prese la sua.
“Cam, ti
sto dicendo di tornare ad essere la coppia che eravamo. Quella che meritavamo
di essere”.
Lei lo
guardò imbambolata.
La coppia
che erano stati.
Una gran
coppia, doveva ammetterlo.
Due
opposti che si erano incastrati alla perfezione creando un rapporto talmente
intimo da sentirsi quasi privilegiati.
E ripensò
a tutto quell’amore che aveva sentito dentro, lo stesso amore che con il tempo
l’aveva indurita, incattivita, disillusa.
Lo stesso
amore che adesso avrebbe potuto tornare più forte e vigoroso di prima.
Lo stesso
amore.
Punto.
Ma nel
frattempo pensò ad un amore diverso.
Un amore
che non chiedeva di rinascere ma che cresceva da solo, senza aiuti, senza
spinte.
Un amore
che avrebbe potuto diventare ancora più immenso dell’altro.
Che
l’avrebbe davvero fatta crescere.
Eppure….
La
familiarità del sorriso di Joaquin la riscosse.
“Che
c’è?”, gli domandò.
“C’è che
ti conosco Ci, e so perfettamente quello a cui stai pensando”.
Non disse
nulla, si alzò e andò a pagare il conto.
Camilla
lo guardò allontanarsi, quindi si alzò e si preparò ad uscire.
Quando
Joaquin ritorno, accettò di prendere quel braccio che lui le offriva divertito.
“Andiamo
a casa Jo…”, disse lei. Poi immaginò di poter essere fraintesa, “Chiamerò un
taxi. Devo smaltire questa conversazione”.
Solerte
Joaquin fermò uno yellow cab che passava per la strada. L’autista accostò e
Joaquin aprì lo sportello e comunicò l’indirizzo.
Si voltò
verso di lei e senza dire nulla l’abbracciò.
Camilla
si lasciò stringere, abbracciandolo a sua volta.
Il suo
Joaquin…
Quanto
tempo.
Quanto
tempo….
“Pensaci
Ci”.
Lei
annuì, quindi salì nel taxi salutandolo con la mano.
Una volta
sola, decise di chiamare Sandra e Gwen.
Ora come
non mai aveva bisogno di loro.
Da dietro
un cespuglio, un ometto piccolo ma decisamente tenace, scattò un’ultima foto a
Joaquin Phoenix che saliva in macchina e seguiva il taxi.
Sorrise
compiaciuto.
Star!
Pensavano
sempre di fargliela e invece lui riusciva perfettamente a capire ed anticipare
le loro mosse.
Questa
poi, gli sarebbe valsa una valigia di soldi.
Già si
immaginava il titolo, “Joaquin Phoenix e la sua ex tornano insieme”.
Sorrise
di nuovo.
Sarebbe
diventato incredibilmente ricco.