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Autore: JustAHeartBeat    22/12/2014    7 recensioni
Si ritrovò a sfiorare con uno sguardo curioso i lineamenti tondi, lattei, e gli occhi liquidi d’un argento limpido, ma allo stesso tempo inespressivi, si ritrovò a carezzare la linea imbronciata delle labbra sottili, ed al contempo visibilmente morbide, si ritrovò a perdere un battito del cuoricino nell’osservare la fossetta che in quel momento era comparsa al disopra del suo sopracciglio sinistro, inarcato, e si scoprì desiderosa di scoprire se un paio simili sarebbero comparse ai lati della bocca, se le avesse sorriso, si ritrovò ad osservare i capelli tanto biondi da sembrare bianchi, tirati indietro da qualcosa che sarebbe potuto assomigliare al gel babbano, pensando come sarebbero stati scompigliati . Ma come sarebbe tanta bellezza potuta essere nemica? Cos’era Scorpius Malfoy? Il giorno, forse? O la notte? Proprio non lo sapeva, ma Rose non era stupida, e sapeva che il giorno e la notte sono soltanto due facce della stessa medaglia, e Malfoy, era sicuramente entrambe.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique, Rose/Scorpius
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Qualche Lentiggine Di Troppo'
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Buonasera bellissimi!
Eccomi qui (applauso per il tempismo XD) con l’ottavo capitolo di questa storietta!
Ragazzi, lentamente stiamo entrando nel vivo della storia! Non siete felici?? Io troppo :)).
Che dirvi riguardo al capitolo? In realtà bel poco, anche questo è ambientato nella stessa giornata dei precedenti (lo so, lo so, di questo passo l’anno scolastico durerà secoli..ma io..io non ho fretta! *risata malefica*), e la situazione sta cambiando davvero parecchio! Spero che vi piaccia, mi sono impegnata davvero tanto questo week-end per scrivere sia le Missing Moments che questo capitolo (dandogli una precedenza, in quanto più importante per la nostra storia).
Beene, un grazie megagalattico a InsurgentRose, Fancy_dream99, chiaraluna97, e Chiara, che con ogni recensione mi rendono sempre più felice, grazie ancora ragazze, davvero, non smetterò mai di ripetervi che mi fate felicissime con ogni singola parola che mi scrivete.
Ci vediamo giù!
Cieuu
Chapter VIII
Chiacchierando Con I Dinosauri

Applausi ed urla d’acclamazione si riversarono disordinatamente nella Sala comune dei Grifondoro, mentre stendardi rossi oro venivano appesi con l’ausilio della magia alle pareti litiche e fredde, un fuocherello scarlatto a scoppiettare indisturbato nel camino come unica fonte d’illuminazione e di calore.
I Grifi celebravano a gran voce la squadra, urlando a squarcia gola versi d’improbabili canzoni da stadio mangiucchiando le parole di tanto in tanto, o cambiandone senso e significato. Marcus Dodge, babbano dalla parte di padre, nella sua sublime intelligenza da troll di montagna, di certo non aiutata da qualche sorso di troppo di Burro Birra, riuscì addirittura a complimentarsi con i tre ragazzi al centro della stanza strillando in un acuto canino ‘We Are the Champions’, caricando la parola ‘Champions’ con un singhiozzo decisamente poco sobrio.
Rose Weasley, rideva di gusto ai cori patriottici, facendo qualche brindisi qui e lì con l’acqua naturale, o, quando si sentiva proprio in vena di eccedere, con il succo i zucca, portando più volte suo cugino Fred a scuotere la testa in ilare diniego. Era felice Rose. Felice di aver dimostrato a James il suo impegno, felice di aver ottenuto validi risultati, felice di aver vinto la partita, felice di aver battuto se stessa, la propria ansia, felice di aver vinto la scommessa, felice di essersi dimostrata superiore a Scorpius Hyperion Malfoy. Merlino, n quel momento sarebbe stata disposta a correre per tutto il castello, ad affacciarsi a tutte le possenti bifore e trifore soltanto per urlarlo ai quattro venti. Aveva battuto Malfoy. Aveva battuto Malfoy. Aveva vinto la scommessa. Quella scommessa. Quella fatta con lo sguardo, firmata con gli occhi, incatenata col respiro, sigillata col profumo. Quanto avrebbe dato per essere riuscita a vedere l’espressione del biondo.. purtroppo per lei, però, il ragazzo era sparito in un batter d’occhio dentro gli spogliatoi, subito dopo suo cugino e non ne aveva avuto il tempo.
Scese dal divano cremisi sul quale i compagni di casa l’avevano confinata assieme gli altri membri della squadra, che, molto più brilli di lei, continuavano a ridere ed a bere aggiungendosi ai cori con frasi tipo ‘Viva i.. lo .. siamo forti!’ , facendolo cigolare in un sinistro scricchiolio minaccioso. Strinse il calice di vetro contenente un liquido trasparente e gassoso che immaginò essere champagne babbano, senza tuttavia ricordare il preciso momento in qui dovesse esserci finito dentro. Nella stanza stracolma di gente si liberò a tutto ‘Con un bicchiere di Whiskey Incendiario’ delle Sorelle Stravagarie, portando la ragazza a portarsi la mano libera all’orecchio destro con una smorfia disgustata. Si diresse a passo di marcia al buco del ritratto, superando con un’arricciata di naso un paio di coppiette impegnate a pomiciare come se non ci fosse un domani, impegnata a non spaccare la mazza da battitore sui denti del suo proprietario, che aveva avuto la geniale idea di dare un festino ‘in onore della migliore squadra di Hogwarts’,ovvero lo stesso cugino che ora si stava levando la maglietta un uno strillo davvero poco virile comprendente Hagrd e le sue presunte calze a rete leopardate. Rose sbuffò. Era davvero così divertente ridursi a quello stato di non coscienza? Superò il buco del ritratto e, con un ‘Accio libro’ appellò Storia di Hogwarts, l’unico libro che potesse impedirle di compiere una strage a mano armata per riprendersi il suo silenzio e la sua tranquillità, per poi scendere gli scalini della Torre di Grifondoro a due a due, diretta alla Biblioteca. Il rumore delle suo scarpe nere rimbombò per i corridoi vuoti, producendo un eco tanto assordate quanto il silenzio che la circondava. Ma d’altronde era normale, i Grifondoro erano tutti nella sala comune a festeggiare, assieme a gran parte dei Tassorosso e dei Corvonero, le coppiette erano negli sgabuzzini a ispezionarsi le gole vicendevolmente, i Serpeverde erano nei sotterranei a crogiolarsi nel proprio fallimento ed i professori dormivano beatamente, decisamente l’unica forma di vita umana che avesse potuto incontrare era il vecchio Gazza, la sua micia in decomposizione avanzata o Madama Pince intenta a portare a spasso il suo naso chilometrico, giusto? Ed invece no…
Dall’altra parte scuola, Scorpius Malfoy camminava lentamente e senza alcuna apparente fretta. Aveva deciso che aver sopportato il muso delle altre Serpi per tre o quattro ore abbondanti era stato abbastanza per quel giorno, ed aveva approfittato della rissa tra Brooks e Belby per sgattaiolare via dalla Sala comune inosservato. Infondo gli dispiaceva d’aver lasciato Albus in quella gabbia di matti ma, ehi, era una Serpe e di certo non sarebbe rimasto lì per solidarietà! E sicuramente l’amico non avrebbe mai saputo del suo rimorso, come d’altra parte nessun altro nel globo terrestre..
Il biondo raggiunse in silenzio la stanza verso la quale desiderava recarsi. La Biblioteca era immersa nel buio della notte, lasciando ai muri l’opportunità d’origliare il suono melodico del respiro del ragazzo dagli occhi d’argento, un timido bagliore lunare rischiarava i massi di pietra cupa del della biblioteca, rendendo a mala pena visibili i titoli dei libri ordinati sugli scaffali polverosi ma donando all’enorme atrio un’aurea quasi perlacea; i tavolini di legno erano stati sistemati verticalmente, in ordine sparso per tutta la stanza ma sempre rispettando una certa distanza l’uno all’altra, per dare lo spazio necessario agli studenti di passarvi in mezzo per raggiungere più facilmente i diversi reparti, divisi dall’immaginaria linea dell’abitudine a frequentarli.
Scorpius si avvicinò a passo incerto alla navata laterale dell’atrio, spazio occupato a conservare tomi generalmente di origine babbana o trattanti qualche tema di Babbanologia, spostando gli occhi da un romanzo all’altro, per la prima volta alla ricerca di uno preciso. Lo trovò nel secondo scaffale a partire dal basso e, portando il braccio destro a spolverare il dorso rugoso di pelle, poté leggere un’etichetta recitante: ‘B. Aus. 105’. Lo sfilò delicatamente dal suo posto, lasciando che la copertina, al contatto con quella del libro accanto, frusciasse debolmente, poi, in un battito di ciglia lo afferrò con entrambe le mani, per dirigersi a passo lento e controllato al tavolo più vicino, ignaro di essere osservato da due occhi spalancati dalle stupore.
Rose riuscì in tempo a coprirsi le labbra con le mani candide, facendo scivolare il mantello color della notte lungo gli stretti polsi fino a scoprire almeno la metà dell’avambraccio. Sicuramente non era Gazza il tipo seduto sulla panca lignea, ed ara tanto sicura che non fosse un micio quanto che fosse una delle poche persone che avrebbe desiderato incontrare al momento. Presa dalla forza dell’abitudine e, se vogliamo dirlo, anche dall’orgoglio Grifo, fece un passo (pachidermico) indietro, ben attenta, però, a farsi notare, quasi sperasse che notandola, il ragazzo, l’avrebbe invitata a rimanere. Doveva assolutamente aver bevuto qualcos’altro assieme all’acqua minerale. Come previsto il ragazzo sussultò, per poi voltarsi nella sua direzione, appena in tempo per vederla uscire dalla Biblioteca a passo di lumaca. Rose si odiò non appena scoprì di desiderare ardentemente che Scorpius la fermasse. Qualche attimo dopo, non sentendo alcun rumore, tornò indietro per sbirciare dall’angolo la situazione, sentendosi quasi offesa dalla totale indifferenza di Barbie. Nessuno. Nella stanza buia non c’era anima viva. Rose sobbalzò spaventata, chiedendosi se le avessero messo qualcosa di tanto pesante nel succo di zucca da farle venire le allucinazioni. Merlino, lo aveva visto chiaramente! Era lì, seduto; un braccio steso sulla superficie ruvida del tavolo secolare, l’altro a reggersi il capo facendo leva sul gomito; il volto di porcellana chino nella lettura, illuminato da un barlume opalescente; i capelli biondi, scuriti dalla crescita, ritornati a quel platino chiaro; le gambe fasciate dalla divisa incrociate a formare un angolo retto. Nulla.
“Cerchi qualcuno, Lenticchia?” fu il soffio caldo di menta che le raggiunse mellifluo l’orecchio. Stavolta la rossa cacciò un urlo, soffocato dai palmi candidi del ragazzo che, prontamente le coprirono le labbra. “Morgana, quanto urli Lenticchia, e tu dovresti essere una Grifondoro? Beh, il cappello sta invecchiando!” le bisbigliò ancora, ridacchiando, senza tuttavia toglierle le mani dal viso. Rose, registrò il tono di scherno del nemico, e, non sopportando più la presa del ragazzo (non tanto sul volto, quanto sulle proprie sensazioni) aprì ancora la bocca, non per urlare, ma per afferrare tra i denti la pelle di Scorpius in un morso felino, fino a sentire una goccina di liquido ferroso scivolarle sul palato. Il Serpeverde, strappò la mano dalle fauci della ragazza e dovette seriamente esercitare una forza di volontà a dir poco superlativa per non imprecare ad alta voce contro le autoreggenti a rete di Voldemort. “Ma sei matta?” le sibilò irato, prendendosi con l’altra mano, quella ‘ferita’ prendendo ad osservarla come si fa di un arto colpito in guerra. Rose pensò che l’espressioni di Scorpius fosse davvero una della più belle nel suo repertorio, e compiendo uno sforzo direttamente proporzionale a quello del ragazzo per non scoppiargli a ridere in faccia. “Che ridi? Guarda, mi esce il sangue a fiotti!” esclamò il ragazzo con tono grave, ficcando il palmo sotto il naso della rossa, che all’attenta osservazione, poté notare due piccolissimi taglietti paralleli, dai quali stavano lentamente uscendo gocce altrettanto minuscole di sangue cremisi. “Fiotti?” chiese ironicamente alla visione di quelle che erano soltanto due macchioline appena accennate, poi, notando lo sguardo disperato del ragazzo aggiunse: ‘Guarda che non ho la lebbra o qualcosa di simile!”. Il ragazzo arricciò il naso in diniego. “Non stavo insinuando che tu avessi qualche malattia, ma permettimi di dire che sbranare le mani altrui non è proprio il massimo! E se mi fossi sorcato la ferita? Se avessi avuto le mani sporche e mi fossi infettato? E se..” ma la ragazza lo bloccò un gesto della mano, molto simile a quello che si fa per scacciare una zanzara fastidiosa. “E se Merlino avesse tre palle?[1]” aggiunse sarcastica, alzando gli occhi al cielo, ed incrociando in modo seccato le braccia al seno. Il ragazzo borbottò un qualcosa di sconnesso, molto simile al ‘sarebbe un biliardo’, poi girò sui tacchi e s’incamminò via. La ragazza boccheggiò disorientata. “Ehi! Dove stai andando?” gli urlò dietro, dimenticandosi il fatto che fosse quasi mezzanotte e che, teoricamente, si sarebbe dovuta trovare tra le braccia di Morfeo nel suo comodo lettuccio a baldacchino. “In infermeria”, rispose Scorpius, senza fermarsi. Passetti affrettati lo avvisarono che la ragazza s’era lanciata al suo inseguimento. Infatti, con poche falcate lo raggiunse, prendendo a camminargli di fianco. “E tu vai in infermeria per un taglietto? Madama Chips sta dormendo, intendi svegliarla per un.. morsetto?” Rose arrossì furiosamente, non sapeva il perché, ma la parola morsetto le sembrava molto personale, quasi in qualcosa di intimo, o comunque era un qualcosa che comprendesse le labbra di una persona sopra la pelle di un’altra, ed a pensarci bene, non era stato proprio un lampo di genio. Ecco perché cercava di non agire mai d’istinto. Il suo istinto faceva cagare.
Il Serpeverde la trucidò con lo sguardo, senza tuttavia risponderle. Suo padre era medimago, per Morgana, ed uno dei suoi primi insegnamenti era stato quello di disinfettare tutte le ferite, dalle più piccole alle più grandi ed era già consapevole di quanto potesse sembrare malato.
Percorsero il corridoio velocemente, Rose dovette praticamente correre per stargli al passo, Scorpius si divertiva ad accelerare, contento di vederla così impegnata a seguirlo. Un occasione da non perdere. Quanto alla rossa, neppure sapeva il perché del disperato inseguimento. Forse voleva soltanto passare la notte in compagnia. Dopo aver realizzato i vari significati celati sotto quel pensiero, si maledisse anche in Aramaico antico, combattendo contro se stessa per non assumere lo stesso colore dei propri capelli.
Una manciata di minuti, una decina d’imprecazioni e qualche occhiataccia dopo, si ritrovarono nell’Infermeria. La stanza era vuota e buia, non c’era nessuno ad occupare i letti bianchi, le tende erano tirate giù e le torce, a differenza di quelle nel corridoio, sempre accese per precauzione, erano spente. Rose sfoderò la bacchetta irregolare, asimmetrica e terribilmente storta, di biancospino, dall’interno del mantello, per poi puntarla con gesto meccanico a quella più vicina, bisbigliando tra i denti un coinciso: “Lacarnum Inflamare”. Una fiammella arancia spuntò dalla punta della bacchetta, colpendo la torcia pochi attimi dopo, che s’accese istantaneamente.
Scorpius, nel frattempo aveva preso a rovistare in uno degli armadietti bianchi posto infondo alla stanza. “Ma Poppy si diverte a nascondere le cose?” chiese nervoso, buttando per aria le scatolette d’ingredienti come gli occhi di Acromantula Velenosa o Tentacoli di Avvincino al vapore. Rose gli si avvicinò ridacchiando. “Quanto scommetti che trovo immediatamente il disinfettante, mister non-voglio-morire-di-lebbra?” gli sussurrò sulla spalla, inginocchiandosi a terra per poter cercare meglio tra le scartoffie varie di diagnosi e bottigliette di pozioni delle quali non avrebbe voluto mai indagare l’origine. “Scommetto…scommetto..mh, difficile…facciamo così, se lo trovi prima io, sarai costretta a disinfettare la ferita che tu mi hai lasciato sulla mano, se lo trovo prima io..t’invierò una lettera di scuse domani mattina, che potrai leggere alle tue amichette. Ci stai?” rispose con un ghigno, includendo mentalmente tra le amichette anche i gemelli Scamandro ed il tipo con la testa nelle nuvole (ma lei non avrebbe saputo), avendo appena avuto un vero e proprio lampo di genio, sicuro che avrebbe avuto la propria rivincita sulla scommessa persa qualche ora prima. La verità era che, anche se aveva passato l’infanzia a veder disinfettare ferite e sezionare rane con il proprio padre, e pertanto ne fosse in grado, non era sicuro di volersi perdere uno spettacolo simile, insomma, Carota che lo curava invece di mandarlo al pronto soccorso era una di quelle poche cose che si vedono raramente!
Rose si pizzicò lievemente il mento, tra l’indice ed il pollice, con aria pensosa, poi, dopo un tempo che gli parve infinito, sussurrò un enfatico: “Affare fatto! Una lettera appassionata, Barbie, devo commuovermi!” e si gettò alla ricerca della bottiglietta di disinfettante.
Il biondo ghignò malignamente, afferrando dal pavimento gelato la bacchetta della ragazza, che distava da loro soltanto un paio di falcate, e pronunciando un “Accio disinfettante” vinse la scommessa, sotto gli occhi sbalorditi della Weasley. “Non è giusto! Non avevi detto che si poteva usare la magia, imbroglione!” si lamentò, sedendosi a terra a gambe incrociate, sbuffandosi via dal viso un riccio ribelle, sfuggito alla morbida treccia nella quale erano intrappolati i capelli di fuoco. Scorpius scoppiò a ridere, poco gli importava se Madama Chips si fosse svegliata, se fosse preso un colpo alla gatta spelacchiata del vecchio custode , o se Rose lo avesse schiantato, era davvero, davvero, davvero, troppo divertente vederla così scocciata, e non sapeva neppure il perché. Era per il fatto che avesse gonfiato entrambe le guance, che ogni più piccola lentiggine brillasse irata, o forse il fatto che le labbra fossero pericolosamente inarcate verso il basso, o che il labbro inferiore risultasse più carnoso e pieno rispetto al superiore, o che ogni sbuffo scocciato fosse un soffio di ciliegia, questo non lo sapeva, sapeva soltanto che farla arrabbiare era diventato improvvisamente uno dei suoi passatempi preferiti, quasi al pari del farla arrossire.
“Ma non mi pare di aver asserito il contrario, Carota.” Le ricordò sornione, agguantando dal fondo di uno dei molteplici cassettini presenti nell’armadio un batuffolo di ovatta, tirandoglielo, assieme alla bottiglietta, addosso. Rose ridusse gli occhi a fessure. Era stata una cretina, doveva sospettare che ci fosse l’inganno sotto quella ricompensa troppo facile. “Viscida viperella”, lo apostrofò, seguendolo verso uno dei letti ordinati, dove lui si sedette, il riso maligno ancora stampato in faccia. “Come mi hai chiamato, Carota?” le chiese ammiccante, incitandola a ripetere. La ragazza fece scorrere lungo le braccia le maniche della camicia, del maglione e del mantello, poi, versando un po’ di liquido terso nel cotone, disse, più lentamente, scandendo parola per parola come se stesse parlando ad una persona chiaramente limitata di comprendonio: “Ti ho chiamato viscida viperella”.
Scorpius sorrise, per poi correggerla con nonchalance, come se non fosse stato appena insultato. “Beh, viperella è riduttivo, puoi chiamarmi basilisco, dinosauro, ma viperella proprio no!” Rose trattenne a stento una risata, che sfumò in un silenzioso sbuffo ilare accompagnato da un sorriso. Un sorriso vero. Un sorriso sincero. Scorpius Malfoy era stato autoironico? Sicuramente la Bulgaria avrebbe dichiarato guerra alla Bielorussia di lì a poco. “Dinosauro? Starai scherzando spero! Già ti ho graziato evitando di dire vermicello!” fu la risposta della rossa, che prese la mano del ragazzo, poggiandovici delicatamente il cotone bagnato. Il Serpeverde non sentì neppure il bruciore, o lo sfrigolio del disinfettante sui taglietti, né tantomeno guardò le sottili strisce di schiuma bianca che s’era creata come copertura ai taglietti, sulla pelle pallida, i suoi occhi erano soltanto al volto della ragazza illuminato da una luce che mai prima d’ora aveva acceso i suoi occhi. ‘Diamine se è bella quando sorride’.
“Ecco fatto, principessa, ora è pulito, disinfettato e non prenderai la lebbra, lo giuro!” esclamò d’un tratto la ragazza, riportandolo alla realtà. Aveva apparentemente rimosso il fatto d’essere stata costretta a disinfettarlo, e di certo non sarebbe stato lui a ricordarglielo. Scese dal letto con un balzo, raggiungendo Rose che, aveva iniziato a rimettere al loro posto le boccette e le scatolette sparse al suolo. Si piegò a terra, imitandola ed in un batter d’occhio, l’armadietto era tornato esattamente come prima.
Rose si sentiva felice, aveva passato una buona ora con la persona che odiava di più in assoluto, e l’aveva passata bene! Se avesse bevuto qual cosina in più nella Sala comune, avrebbe osato addirittura asserire d’essersi divertita, ma, per sua fortuna, non era ubriaca.
“Bene, posso riprendere la mia bacchetta?” gli chiese, notandola stretta nella mano sana, con naturalezza, abbandonando l’ascia di guerra per la prima volta in vita sua. Naturalezza. La naturalezza c’era con le persone simpatiche. Con quelle con le quali si sta bene. La naturalezza veniva facile con i cugini, con Lysander, con John, con Hanna, non di certo con Scorpius Malfoy! Si, decisamente il giorno dopo sarebbe piovuto cioccolato.
L’interlocutore annuì, perso nei suoi pensieri, poi gliela passò con l’altra mano, tentennando. Ma Rose non aveva finito, anzi, presa da un lampo di spavalderia, si lasciò trascinare dall’istinto e assieme alla bacchetta afferrò il palmo del ragazzo per posarci delicatamente le labbra. Un attimo. Una frazione di secondo. Un tempo infinito.
“Buonanotte, principessa.” Gli sussurrò, per poi sparire fuori dalla porta dell’Infermeria, lasciandolo intontito nella stanza.
Soltanto poco dopo, ripassando davanti alla biblioteca, bacchetta accesa in un ‘Lumos’, Rose apprese che il titolo del libro in cui Scorpius era immerso un paio di ore prima era: ‘Orgoglio e pregiudizio’ .




[1] lo dice sempre una mia amica :)) (non usando Merlino, ovviamente) e, dato che mi fa troppo ridere, ho pensato d’inserirlo. Nel caso fosse troppo dialettale o vi desse fastidio, provvederò a sostituirlo.




Fine capitoliiino!
Vi è piaciuto?
Le cose stanno cambiando! Lentamente, ma stanno cambiando J, i nostri protagonisti stanno facendo piccoli passetti avanti, vero? Ragazzi, non so voi ma io mi sto divertendo davvero sempre di più a scrivere i capitoli, e mi farebbe molto piacere se mi scriveste in una recensioncina che ne pensate J.
Poi, angolino news: il primo capitolo della raccolta di Missing parlerà dei Natali del primo e del secondo anno (dato che scrivendo soltanto un capitolo per ogni giorno di festa sarebbe mancato un anno) ed arriverà domani sera J.
Weeee, sono troppo emozionata!
Aspetto con ansia i vostri pareri!
A..domani!
Bacionissimi(?)
JustAHeartBeat

Angolino dedicato a chi non si cagherà le Missing:
Ehm … nulla (XD), volevo solamente farvi gli auguri di buon Natale e felici vacanze!
   
 
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