Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Bumbix    22/12/2014    7 recensioni
In un mondo alternativo, la realtà non è divisa solo in creature magiche e babbani. Ci sono forze, da tempo dimenticate, che riposano dormienti sotto la superficie della terra, forze così spaventose che dovrebbero solo continuare a dormire, ma che si risvegliano al contatto con le paure di un bambino. Un bambino debole, abusato, seviziato, la cui vita è un circolo di miseria infinita a cui nessuno sembra voler porre rimedio. E se questa forze offrissero una scelta al bambino, che altri non è se non Harry Potter? Se si rivelassero migliori e più umane di quanto i babbani stessi siano, crescendolo ed addestrandolo al suo destino come Signore dei Demoni? In un mondo in cui la religione è più che fervida immaginazione, Albus Silente non è un paladino della Luce con una sfolgorante armatura, è solo un uomo vecchio che non riesce a rinunciare ai suoi piani da tempo architettanti, arrivando a fare l’impensabile pur di riottenere il bambino-sopravvissuto. Ed Harry tornerà ad Hogwarts, più forte di quanto sia mai stato, e con una volontà differente da quella di chiunque altro. Il sole continuerà a sorgere ed il mondo a girare, ma lo vedrete più allo stesso modo?
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The Harry Potter’s Forbidden Story

Disclaimer: Non posseggo ne il mondo di Harry Potter, ne quello di High School DxD, che appartengono invece ai rispettivi autori. Questa storia è  stata scritta senza fini di lucro.

Capitolo 3

Ufficio di Albus Silente – Hogwarts
Regno Unito
1 Agosto, 1991

Albus Silente sedeva pigramente nel suo ufficio. Negli ultimi anni il destino aveva preso una piega imprevista, ma alla fine tutto era tornato come sarebbe dovuto essere. In giornata l'anziano stregone avevo ricevuto decine di lettere di scuse da oppositori ed alleati, e ad ognuno di loro aveva risposto con allegria e giovialità. Harry Potter era tornato. Era davvero tornato, e finalmente il suo destino si sarebbe compiuto. Al diavolo i sacrifici fatti e le parole dette, il suo impegno alla fine era stato ripagato, e nessuno avrebbe potuto più dire nulla contro di lui.

Lentamente il Preside prese una caramella al limone, la avvicinò alle labbra, e ne assaporò il gusto meravigliosamente agro, che da anni non si era più concesso il lusso di provare. Vicino a lui, il suo famiglio, una bellissima fenice, trillò contenta in sintonia con i sentimenti del suo padrone. Proprio in quell'istante, dalla finestra ancora aperta, entrò un gufo in picchiata. L'animale si fermò un attimo sulla testa di Albus, lasciando cadere una lettera, per poi volare via, senza aspettare di vedere se il vegliardo volesse rispondere alla missiva oppure no.

Silente ridacchiò, prendendo la busta e nell’aprirla notò che il mittente era Olivander. Non appena fece quella scoperta, il preside si mise un po’ più dritto sulla sedia, mostrando estremo interesse. Gli occhi si mossero sulla breve lettera, divorandola in pochi istanti.

Albus,

    ho venduto al giovane Harry la bacchetta del Re Drago, così come mi avevi chiesto. Il fatto stesso che non sia morto appena la ha toccata lo rende un mago straordinario, spero mi terrai informato su ogni avvenimento strano o interessante, riguardo quella bacchetta.

Buona Giornata

Ollivander: fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.


L’anziano mago era seduto dritto sulla sedia, mentre ancora rifletteva sulla missiva appena spulciata. Aveva consigliato al vecchio venditore di far provare la bacchetta maledetta ad Harry, ma non si sarebbe mai aspettato che questo facesse realmente una prova, ne che Harry risultasse compatibile. Lo sguardo si spostò in direzione della fenice, che ancora riposava appollaiata sul suo trespolo, ed il sorriso del preside si rinsaldò sul suo viso.

“Strano Fanny, immaginavo che alla fine sarebbe stata la tua bacchetta a finire nelle mani di Harry. Evidentemente il gioco si è spostato ad un livello più alto di quello che immaginavo.” La voce del preside era tranquilla, e la fenice si limitò a ricambiare il suo sguardo piegando il capo.  Silente prese un’altra caramella, succhiandola per un po’, convocando infine il suo elfo personale. “Hatta.” Un pop seguì la chiamata del preside, rivelando un piccolo elfo in tenuta da ginnastica. In genere gli elfi indossavano solo uno straccio con il blasone della scuola, ma a questo elfo in particolare, Albus aveva ordinato di indossare una bella tuta da ginnastica. Rendeva tutto più divertente.

“Mi ha chiamato padrone?” La voce dell’elfo era uno squittio al limite dell’udibile e Silente sorrise nel costatare che ad anni di distanza la cosa non era cambiata. “Si Hatta, devi andarmi a chiamare la professoressa McGrannit, ed il Professor Piton, e dire loro di raggiungermi nel mio ufficio appena possibile.”

L’elfo si inchinò e scomparve, lasciando il preside a mangiare le sue caramelle al limone. Esattamente nove caramelle al limone dopo, e quindici minuti più avanti, qualcuno bussò alla sua porta, e dopo aver concesso loro l’ingresso, i due professori si fecero avanti.

La McGrannit indossava una vestaglia antica, e non sembrava per nulla contenta di essere stata svegliata a quell’ora tarda, Piton invece portava il suo solito completo nero, quasi non fosse ancora andato a dormire.

“Ci ha chiamato Preside?”  Ad aprire bocca era stato proprio il maestro di pozioni, che stava rigido come uno stoccafisso, mentre Minerva incrociava le braccia in attesa. Entrambi i docenti nutrivano del risentimento verso di lui per via dei guai che aveva fatto loro passare durante gli ultimi anni, infatti sebbene grazie alla visita di Lucifer, il preside avesse smesso di praticare le arti oscure, ancora molte voci e congetture avevano come argomento principale il castello di Hogwarts, un tempo prestigioso, ed ora in vistoso declino. La loro generazione sarebbe stata ricordata come quella che permise ad Hogwarts di decadere dopo quasi un millennio di nobiltà.

“Si, vi ho convocati qui perché ho delle cose di cui discutere con voi. Ma prima di tutto voglio sapere da te, Minerva, cosa ne pensi del giovane Potter. Mi sono arrivate lettere da ogni dove per informarmi che la vostra visita non è passata inosservata.” Lo sguardo del preside era divertito, ma il suo sorriso scomparve quando incrociò l’aria litigiosa della sua Vice.

“Bhe, doveva immaginarlo che sarebbe accaduto, visto che ho fatto scivolare il nome di Harry in mezzo ad una folla di folletti e maghi, su suo preciso ordine!” Il preside si mosse a disagio sulla sua poltrona, spostando lo sguardo su Piton, che ora aveva le labbra socchiuse e digrignava i denti.  “Potter! Lei mi ha chiamato qui per parlare di Harry Potter!?” All’arrabbiatura della professoressa di trasfigurazione si era unita quella del professore di Pozione. Forse stava davvero invecchiando visto che non aveva previsto le reazioni dei membri del suo staff.

“Su su, calmati Severus, questa è solo curiosità, una volta appagata torneremo alla questione principale, non ti scaldare.” Le sue parole conciliatrici fecero sbuffare l’uomo, che distolse lo sguardo dal preside, avvicinandosi al camino acceso. “Minerva, ti prego, dimmi cosa ne pensi del ragazzo.”

“Benissimo preside, ai suoi ordini, come sempre!” La donna, ancora indignata, fece qualche passo avanti prendendo posto su una sedia davanti alla scrivania. “Il Signor Potter si è dimostrato di gran lunga più maturo e garbato di quanto avrei mai creduto. Mi sarei aspettato di trovarmi a combattere contro un piccolo bamboccione tronfio..!”

“Proprio come quel maiale di suo padre!” La voce di Severus interruppe le parole della Vicepreside, ma ad un gesto di Silente tornò il silenzio. “Per favore Minerva, continua.”

La donna annuì, scambiando uno sguardo incollerito con Severus. “Come dicevo, Harry si è dimostrato di gran lunga superiore a quello che era suo padre quando frequentava la scuola, anzi per il modo di porsi e di affrontare le situazioni, mi ricorda più una versione giovanile di sua madre. Ha dato retta alle mie istruzioni per quanto ha potuto, anche quando ha perso la calma ha fatto in modo di limitare i suoi atteggiamenti infantili, ed ha subito legato e fatto amicizia con Hermione Granger, la nata babbana che era con noi durante il giro d’acquisti.”

Un piccolo sorriso increspò le labbra della strega, quando nominò di proposito la vecchia amica del professore di pozioni. Un’occhiata al suo bersaglio le diede modo di capire che sì, aveva colpito ed affondato la sua vittima. L’aria scorbutica del professore si era infranta, ed ora c’era una maschera gelida al suo posto. Eppure sembrava più triste che arrabbiato.

“Tutto qui Minerva, non ha fatto o detto nulla di strano? Niente di rilevante a nessun livello?” Le sopracciglia del preside erano inarcate mentre cercava di nascondere la delusione. Una persona di questo tipo prometteva di essere una gran noia all’interno della scuola. Avrebbe quasi preferito che Harry assomigliasse a quell’esagitato di suo padre, che si buttava nella mischia ed era sempre il primo ad intervenire in caso di bisogno. Ora gli toccava trovare qualche leva con cui sollecitare il ragazzino, e la cosa avrebbe richiesto tempo. Congiungendo le mani al petto, avrebbe osservato la professoressa ricordare, ed infine riprendere a parlare.

“Bhe, l’unica cosa fuori dalla norma che abbia fatto, è chiudere il suo conto alla Gringott e dare tutto il suo patrimonio in beneficenza…” La notizia colse di sorpresa tutti i presenti, e perfino alcuni quadri si ritrovarono a trattenere il respiro. Il quantitativo di galeoni nel conto dei Potter, era vicino al centinaio di migliaia. “… ma non devi preoccuparti di questo Albus, il ragazzo ha scaricato dal suo zaino due lingotti d’oro, come se ne avesse a centinaia, ed a conti fatti penso abbia più soldi nell’altro mondo di quanto potrà mai spenderne in questo.”

Il silenzio si dilatò nello spazio chiuso dell'ufficio, mentre tutti facevano i conti con questa ammissione della donna. Piton aveva uno sguardo illeggibile, mentre Silente era spaesato, ma contento. “V-Va bene Minerva, grazie per il resoconto. Di certo questo è qualcosa che non ci saremmo mai aspettati, ma visto che li ha devoluti in beneficenza penso vada tutto bene.” L'anziano stregone prese un'altra caramella al limone, fece per metterla in bocca, ma il professore di Pozioni si schiarì la voce rumorosamente.

“Preside, penso sia il caso di tornare al motivo per cui ci ha convocati nel suo ufficio in piena notte.” La mano del preside si fermò a metà del tragitto verso la bocca, mentre l'uomo rivolgeva un'occhiata a Severus. “Ehm... si, forse hai ragione.” Annuendo pacatamente il preside ripose la caramella nel sacchetto, bramandola immensamente, tornando poi ai due docenti. “Vi ho convocati per parlare della Pietra Filosofale. Come sapete, il mio buon amico Nicolas Flamel mi ha chiesto di custodirla nel castello per via di alcuni tentativi di furto quasi riusciti, ed io ho deciso di accettare. Oggi la pietra è stata ritirata da Hagrid alla Gringott, ed è per ora sotto la mia custodia, tuttavia vorrei che nel mese che resta prima dell'inizio della scuola, il corridoio abbandonato del terzo piano venga allestito e preparato per proteggerla. Ogni professore metterà il suo contributo senza però far sapere agli altri cosa hanno preparato, questo penso che garantirà un livello adeguato di sicurezza.”

I due professori, capendo la gravità della situazione annuirono seriamente, non senza però avere qualche remora. “Preside, non sarebbe più sicuro se la pietra rimanesse nel suo ufficio, sotto la sua vigilanza ed i suoi incantesimi? Lei è un incantatore migliore di quanto noi saremo mai. Spostare la pietra in  un corridoio, con diversi livelli di difese sembra più un test, che un sistema di protezione...” Piton parlò lentamente, con voce calma, ma perfino Minerva che era seduta a qualche passo da lui, poteva capire dove voleva andare a parare. “Penso che il professor Piton abbia ragione Albus. Se stai architettando qualche stupido piano per addestrare e mettere alla prova Harry Potter, ti voglio consigliare di lasciar perdere fin da subito. Ti avverto che sto tenendo una fitta corrispondenza con  Sirzechs Lucifer, e sono pronta a scrivergli subito di qualsiasi anomalia dovesse accadere a scuola. Non hai dimenticato la sua ultima visita, vero Albus? Ha minacciato di distruggere Hogwarts e l'intera Gran Bretagna magica se dovesse accadere qualcosa ad Harry, e sappiamo entrambi che ne ha sia la forza, che la volontà. Dobbiamo solo ringraziare la nostra buona stella che lui non sia come il suo predecessore, altrimenti non saremmo nemmeno qui a fare questa conversazione.”

Le parole della McGrannit colpirono in profondità, facendo svanire ogni ombra di allegria che il vecchio mago avesse avuto durante la giornata. “Minerva, ti prego di tenere i tuoi commenti per te, e di fare quanto ti è stato ordinato. Per quanto possa disturbarti, sono ancora io il Preside della scuola, ed ora che il mio nome è riabilitato lo rimarrò ancora a lungo. Domani la pietra verrà spostata, voi imporrete delle protezioni, e tanto basterà, d'accordo?” L'aura di potere sprigionata dal preside fece gonfiare e scuotere il mantello di Severus e la vestaglia di Minerva, che una volta di più ebbero una dimostrazione del livello di demenza raggiunta dal loro superiore. Silente era diventato come un enorme bambino viziato, con un potenziale magico sufficiente ad incenerirli tutti. L'unica cosa che potevano fare era assecondarlo fino a che aveva tutte le vite degli studenti in ostaggio, e sperare che la sua esistenza finisse presto, o che quanto meno rinsavisse prima della fine.

““Sissignore”” Professore di Pozioni e professoressa di Trasfigurazione parlarono insieme, come solo poche ore prima avevano fatto Harry ed Hermione, ma nell'aria non c'era lo stesso senso di sollievo e giovialità. I due professori si congedarono, Silente tornò alle sue caramelle, ma invece di riprendere a mangiarle le buttò nel fuoco.

“Nessuno riesce a capire che tutto quello che sto facendo è per il bene superiore...”

Quest'ultima frase la sentì solo la fenice, che trillò inviperita prima di volare fuori dalla finestra. A volte gli atteggiamenti di Silente infastidivano pure il suo famiglio.

*************

 

Castello del Maou Lucifer – Mondo Sotterraneo
1 Settembre, 1991

Il primo Settembre, Harry si svegliò alle 6:30 del mattino, in preda all'agitazione. Nel letto con lui c'erano Rias, Akeno e Koneko, che avevano preso tutte l'abitudine di intrufolarsi in camera sua a notte fonda, per poterlo usare come cuscino, abbracciandolo ne sonno. Harry sorrise nel vedere la rossa Rias stringergli il braccio destro, la mora Akeno stringergli il sinistro, e la piccolo Koneko che giaceva raggomitolata sul suo petto come un gattino.

Ormai era più di un anno che quest'episodio si ripeteva ogni mattina, ed Harry aveva imparato come sgattaiolare via dalle lenzuola senza svegliare le ragazze, tuttavia quello era un giorno speciale, infatti quel giorno sarebbe inizia la loro avventura nel mondo umano, e tutti avevano bisogno di prepararsi. Avvicinando una mano alla coda bianca di Koneko, Harry iniziò ad accarezzarla  e stringerla, fino a che la piccola bambina dai capelli bianchi non iniziò a muoversi nel sonno. Alla fine apri gli occhi, guardando confusamente Harry. Quando lo riconobbe gli sorrise, stringendo il suo petto un po' più forte.

“Koneko, io devo andare a prepararmi, puoi svegliare tu le altre e dire loro di sbrigarsi? Sono sicuro che anche se siamo ore in anticipo, Rias ed Akeno ci impiegheranno un sacco di tempo a mettere le loro cose in valigia, e non voglio proprio arrivare in ritardo.” La voce di Harry era bassa e gentile, e di fronte a quel tono di voce, la piccola Nekomata, in parte donna ed in parte gatto, non poté che annuire. Con uno sforzo di volontà ritrasse le sue orecchie e la sua coda, prendendo in tutto e per tutto le sembianze di una bambina normale, scivolando poi dal petto di Harry per farlo scendere. “Grazie Koneko, sei sempre la più gentile.”

La bambina arrossì, distolse lo sguardo, gonfiando le guance indignata. “Harry è sempre così diretto, non deve illudere le ragazze così, le ragazze non devono essere illuse, Harry è  cattivo, molto cattivo.” La sua voce era solo un borbottio, ma nonostante le sue parole, il suo viso era sorridente.

“Ah, in questa storia non sono io il cattivo, ma vedrai che prima o poi un cattivo comparirà.” Con quest'ultima battuta Harry si alzò, andando in bagno per farsi una doccia. Nel contempo un vociare femminile arrivò dalla sua camera, segno che sia Rias che Akeno si erano svegliate, ed avevano iniziato a litigare per il diritto di preparargli la colazione.

La mattinata procedette in un fremito di preparativi, ovunque nel castello del Maou c'erano servitori che si muovevano, raccogliendo calzini spaiati o preparando razioni di cibo e provviste di sopravvivenza per settimane. Questo nel caso estremamente improbabile in cui il treno deragliasse finendo in un buco nero che li avrebbe fatti viaggiare indietro nel tempo fino all'età della pietra. Si, era un'ipotesi assurda e ridicola, ma con l'avvicinarsi della partenza, il loro 'Re' era diventato sempre più paranoico, alternando momenti di totale depressione, a momenti di paura e pianto disperato.

“No Harry, non andare!” Inconfondibile con i suoi capelli cremisi, le lacrime che rigavano il viso, ed il piccolo bambino in braccio, il Maou fece la sua comparsa nella Sala d'Ingresso dove giacevano ammucchiate l'equivalente di un camion di valige. “Parlerò con Silente, distruggerò Hogwarts, mangerò tutta la minestra anche se a prepararla è Grayfia, ma ti prego non andare!” Era tornato nella fase di pianto disperato. Al suo fianco sua moglie aveva le braccia incrociate, ed emetteva un'aura negativa. Non gli piaceva quando suo marito, uno dei signori dell'Inferno si comportava in quel modo così misero, e soprattutto odiava essere tirata in ballo per le sue doti culinarie. Certo, lei indossava sempre un abito da cameriera, ma questo non voleva dire che fosse una brava cuoca, al contrario ogni suo pasto andava servito con un Bezoar vicino in caso di necessita.

“Sirzechs...” nell'ultimo periodo, su richiesta del Maou in persona, Harry avevano iniziato a chiamarlo con il suo nome di battesimo, rendendo il loro rapporto ancora più vicino rispetto a quello che dovrebbe esserci tra un 'Re' ed il suo servitore. Per lui, Lucifer era come un padre, ed allo stesso modo veniva considerato come un figlio dal demone. “... sai bene che dobbiamo andare. Prometto che torneremo per le vacanze di natale, e che ti scriveremo ogni volta che potremo. E poi non devi mica preoccuparti no? Siamo stati addestrati nel combattimento da uno dei Demoni Supremi, cosa potrebbe mai accaderci di male?”

Le sue parole fecero piangere ancora più forte il Maou, che ora aveva iniziato a singhiozzare incontrollabilmente. Insieme a lui, anche tutto il resto della servitù si commesse, ed ovunque si potevano sentire commenti sula maturità di Harry. “Ah! Quando il piccolo bambino che ho raccolto per strada è diventato un uomo così saggio? Un giorno sarai un grande demone Harry, ed l'intero inferno risuonerà per le tue gesta!” Il Maou continuò a singhiozzare, mentre suo moglie lo portava via.

Dal lato della stanza, al limitare del campo visivo di Harry, comparve Tomak, uno dei demoni che gli aveva fatto da mentore durante quegli anni. Il vecchio mago, che come lui era un demone reincarnato, stringeva tra le dita una fondina con dentro un pregiato pugnale, e le istruzioni sul cerchio di teletrasporto da fare per arrivare alla stazione di King's Cross. Per evitare problemi, Harry avrebbe fatto l'incantesimo, portando con se le sue compagne di viaggio, mentre tutto il resto dello staff demoniaco, compreso il Maou, sarebbe rimasto indietro in modo da non destare sospetti.

Tomak si avvinò, porgendo il pugnale ad Harry, che lo prese con mani incerte. Lui non era un combattente di prima linea, aveva impiegato anni ad imparare come combattere a distanza senza che questo lo portasse ad uno scontro diretto, eppure ora si vedeva dare un pugnale, che probabilmente non avrebbe mai potuto usare. “Tomak, perché questo regalo? Non sarebbe meglio darlo a Koneko, lei riuscirebbe di sicuro a sfruttarlo in maniera migliore di me...” Le parole di Harry fecero fare un passo alla Nekomata, che subito osservò il pugnale, scuotendo il capo. Lei incarnava il pezzo della torre, e sebbene la sua aria piccola e fragile, era forse la più forte del loro gruppo per quanto riguardava il combattimento corpo a corpo. “Questo non è un normale pugnale Harry, riesco a leggere un intricato flusso di incantesimi al suo interno. Probabilmente il suo scopo non è quello di essere usato in combattimento.”

Koneko parlò così, mantenendo sul viso un'espressione tranquilla, che subito fu sostituita da una di dolore quando Rias iniziò a pizzicarle una guancia. “Non fare la sapientona solo perché puoi leggere il flusso degli oggetti e delle persone! Tu non dovresti neanche essere qui, hai solo dieci anni, non puoi venire a scuola con noi!” Koneko gonfiò le guance, riassumendo la stessa aria da bambina che aveva quella mattina appena sveglia “Harry ed il Maou hanno detto che io posso andare! C'è un'eccezione speciale per me, perché io sono importante per Harry!”

“Hey, anche io sono importante per Harry!” Anche Akeno si intromise nella discussione, portando le tre ragazze a litigare. Di nuovo. Per l'ennesima volta.

Il bambino-sopravvissuto sorrise, scuotendo il capo, riportando la sua attenzione a Tomak, che osservava il bisticcio tra le ragazze, con un sorriso “La Nekomata ha ragione Harry, ho incantato personalmente questo pugnale, perché possa essere usato anche dentro Hogwarts. Se lo pianterai al suolo, infondendogli il tuo potere, ti porterà in una realtà parallela per un'ora al giorno, in modo da permetterti di continuare il tuo addestramento. Sarebbe un peccato se durante il tuo soggiorno umano tu ti impigrissi, non pensi?”

Il demone sorrise, ed altrettanto fece Harry, che legò l'arma alla cintura. “Grazie Tomak, sei il miglior insegnante che potessi avere in questi anni.” la voce di Harry era rotta dall'emozione, ma nonostante questo i suoi occhi erano chiari e belli come sempre. Non si sarebbe abbandonato alle lacrime neanche in quest'occasione. “Andiamo ragazze, non vorremo mica perdere il treno.”  Le sue parole misero subito fine alla lite, e le ragazze si portarono alle sue spalle tranquillamente. Rias lo amava come un fratello visto che erano cresciute insieme, Akeno e Koneko invece lo stimavano perché Harry le aveva salvate ed aveva dato loro una casa, quando nessun altro lo avrebbe fatto.

Un sigillo comparve in aria di fronte ad Harry, che tendeva una mano seguendo le istruzioni che gli erano state date per trovare la stazione, prima che una luce bianca, fortissima li avvolgesse.

Loro, e tutti i loro bagagli erano scomparsi, lasciando un vuoto non solo nel castello, ma anche nei cuori delle persone che vi abitavano.

*************

 

Binario 9 e ¾ – Londra
Regno Unito
1 Settembre, 1991, ore 10:50 A.M.

La luce li avvolse, per qualche istante nessuno fu in grado di vedere nulla, e poi lentamente il mondo tornò a fuoco, rivelando un vasto binario ferroviario, su cui alloggiava una lussureggiante locomotiva scarlatta. Il logo Hogwarts Express compariva sul fronte della sala Macchine, ed ai lati dei vari scompartimenti, mentre ovunque maghi e streghe salutavano i propri figli pronti a partire.

Fortunatamente, nonostante il loro ingresso plateale, Harry e la sua compagnia, riuscirono a passare inosservati grazie ad un astuto incantesimo non-notarmi, che era stato applicato intorno al sigillo di teletrasporto. Le persone camminavo loro di fianco, o addirittura rischiavano di finire loro addosso, solo per spostarsi all’ultimo istante senza neppure sapere il perché.

Il primo a riprendersi dopo la magia, fu Harry, che voltatosi verso le sue amiche, le abbracciò tutte tenendole strette. “Grazie per essere qui… per aver scelto di venire con me. Non so come sarebbe la mia vita senza di voi.” Lui sorrise, loro arrossirono, distogliendo lo sguardo quel tanto che basta per non farsi notare. “Come se avessimo mai potuto lasciarti d-da solo. Tu attiri guai e noi d-dobbiamo tirartene fuori.” Rias disse queste parole, mentre le altre due balbettavano qualche commento simile. Sembrava che nonostante tutto, non avessero nessuna fiducia in Harry, o nel modo in cui trattasse le situazioni di pericolo.

Sorridendo e lasciandole andare, il giovane demone avrebbe rivolto la sua attenzione al problema successivo, i bagagli. A quanto vedeva, tutti gli altri bambini, compresi quelli più grandi e ricchi, avevano al massimo un baule l’uno, non una dozzina l’uno come invece era per loro. “Sembra che al castello si siano sbizzarriti. Qui abbiamo abbastanza roba per occupare un intero vagone, e non credo che la cosa sia permesse. Oh beh, vorrà dire solo che si dovrà rimediare no?”

Un occhiolino dell’incantatore, ed un gesto complesso delle sue dita, fece comparire ai loro piedi quattro bauli delle stesse dimensioni di quelli degli altri ragazzi. Ogni baule differiva dall’altro, per via del colore che Harry aveva scelto per loro. Alla fine aveva impostato un semplice sistema che prevedeva che il colore dei capelli del proprietario, corrispondesse a quello del baule, quindi Rias lo aveva cremisi, Akeno lo aveva nero, e Koneko lo aveva bianco. Il suo differiva da questa specifica, avendo assunto il colore verde dei suoi occhi, anziché quello dei suoi capelli. Voleva evitare di confonderlo con l’angelo caduto.

Ad un gesto della sua mano, l’enorme pila di bagagli venne suddiviso equamente tra i vari bauli, scomparendo al loro interno, quasi questi non avessero fondo. Ad uno sguardo interrogativo delle ragazze, che avevano osservato ogni suo gesto ed azione, lui rispose alzando le spalle casualmente. “Incantesimo di creazione primordiale, specifica collaterale legata alla volontà dell’attuatore, incantesimo di pozzo senza fondo, ed incantesimo peso piuma. Fondamentalmente, io non so neanche perché sto venendo a questa scuola, so probabilmente fare più incantesimi dei professori, e li so fare anche meglio. Ma mi raccomando, tutto questo deve rimanere segreto, le nostre identità, i nostri poteri e le nostre capacità sono off-limits. Se gli umani scoprissero che si possono ottenere capacità come queste, l’inferno sarebbe preso d’assalto nel giro di un mese.”

Ripeté le stesse raccomandazioni che ormai faceva loro da un mese, sovrastando il suono delle loro lamentele. “Smettila di ripetercelo, pensi che siamo stupide?!” “Harry è sempre così cattivo, non deve dirci le stesse cose, noi sappiamo mantenere i segreti” “Oh, Harry è così virile quando ci da ordini, ti prego daccene ancora...” Il ragazzo sospirò, incominciando a sciogliere i legacci dell'incantesimo che li teneva nascosti. Lo fece ancora lui perché a differenza sua, loro non avevano alcuna capacità magica. Certo, potevano incanalare i loro poteri demoniaci tramite una bacchetta e fare le stesse cose che facevano i maghi, ma erano allo stesso livello degli altri bambini del primo anno in quanto a capacità e conoscenze. In loro difesa c'è però da dire, che se avessero combattuto senza limitazioni, ognuna di loro avrebbe potuto dargli filo da torcere in uno scontro reale.

“Ragazze, sono le undici meno dieci, conviene che saliamo sul treno prima che questo vada via senza di noi. Parleremo meglio dopo, quando saremo da soli, ok?” Harry sorrise con il suo solito sorriso tranquillo e pacifico, e le ragazze non poterono che annuire mitemente. Per quanto odiassero ammetterlo, c’era qualcosa di unico in quel ragazzo, così simile a loro eppure così diverso. Così maturo, padrone di se, tranquillo e gentile.

Una volta sul treno la ricerca di uno scompartimento non fu facile. Ogni scompartimento, che fosse piccolo o grande, era sempre occupato da tre o più persone. Certo, loro avrebbero comunque potuto prendere posto, finendo per dividersi in più scompartimenti, ma le ragazze si opposero categoricamente all’idea di allontanarsi da Harry ora che avevano più bisogno di lui. Del resto questo era il loro primo viaggio lontano da casa, era il loro primo incontro con il mondo della magia, e per quanto gli fossero stati insegnati gli usi ed i costumi che vigevano in quel mondo, erano ancora tremendamente impaurite da tutto.

Alla fine arrivarono in coda al treno, nell’ultima carrozza, all’ultimo scompartimento. Al suo interno, per puro miracolo, trovarono solo una persona. Un ragazzo di colore, che sembrava avere la loro stessa età, e che stava guardando tranquillamente fuori dal finestrino.

“Scusa, sono occupati” Harry richiamò l’attenzione del ragazzo ed indicò con un cenno della mano i posti vacanti intorno a lui “ No, sono liberi, sedetevi pure.”  Il ragazzo fece loro segno di entrare, tornando poi a guardare fuori dal finestrino. I demoni, seguendo l'esempio di Harry, si accomodarono, sistemando i bagagli magicamente ridotti, sulle retine sopra i sedili.

“Io sono Blaise Zabini, voi invece come vi chiamate?” Lo sguardo di Blaise era curioso, attento, quasi fosse incerto su come comportarsi davanti a persone così diverse rispetto alla norma. In effetti, per una persona nata e cresciuta in Inghilterra, doveva sembrare strano vedere persone così diverse le une dalle altre, infatti sebbene lui e Rias avessero tratti occidentali, Akeno e Koneko condividevano tra loro dei tratti orientali. La prima era giapponese, mentre la seconda coreana.

“Io sono Harry, mentre loro sono Rias, Akeno e Koneko. Siamo felici di fare la tua conoscenza.” Harry si presentò per tutti, indicando ogni ragazza man mano che ne pronunciava il nome. “Harry, sappiamo parlare da sole!” A riprenderlo era stata Rias, forse leggermente stufa del suo atteggiamento così paterno. Lei voleva essere considerata una ragazza da lui, non una amica/sorella, come invece veniva trattata. “Ah, scusami, non volevo darti fastidio.” La ragazza si inalberò, reprimendo quel sentimento che sentiva crescere dentro di lei ogni volta che lui le sorrideva.

Ma nonostante tutte le parole dette, Blaise sembrava aver colto solo una cosa. “Tu sei Harry? Harry Potter?” La sua voce prima incolore, aveva ora assunto una nota di curiosità che non riusciva a reprimere. “Si, sono io.” Harry si alzò la frangia che opportunamente copriva la cicatrice a forma di saetta, e gli occhi del ragazzo scattarono verso quella. “Non avevo creduto realmente alle voci sul fatto che saresti venuto ad Hogwarts. Sono girate così tante voci su di te negli ultimi anni. Si può sapere dove sei stato, nessuno è riuscito a trovarti”

Harry sorrise, fece accomodare Koneko sulle sue gambe come la bambina era solita fare, tornando poi a guardare il coetaneo. “Oh, in nessun posto in particolare a dire il vero. Sono stato un po' qui, un po' lì, davvero nulla di eccezionale.” In sottofondo, si diffuse la risata trattenuta di Akeno, che stava ora ridendo per la casualità con cui Harry aveva risposto a quella domanda che di sicuro in molti gli avrebbero fatto d'ora in poi.

“Oh, capisco. Scusami, non volevo sembrare sfacciato, non avevo alcun diritto di chiederti quelle cose, mi dispiace.” Il rammarico era evidente nella voce del ragazzo, che sorrise imbarazzato ad Harry, ed alla sua amica seduta sulle sua ginocchia. Di certo quello non era un comportamento normali per quella parte del mondo. “Non devi preoccuparti, è stata una domanda normale, ed anzi sarebbe stato più strano se tu non me l'avessi fatta. Spero che nonostante la mia storia passata potremo essere amici, purtroppo oltre queste qui non conosco nessuno io.” Harry sorride, indico le ragazze alzando gli occhi al cielo esasperato, e come pagamento ricevette un pugno in testa da Rias.

“Ehi, se ti diamo così fastidio possiamo pure tornare indietro sai?” La Gremory disse questo, mentre nello scompartimento si diffondeva ora la risata di Blaise. Dopo qualche istante il momento di ilarità era passato, ed il ragazzo allungò una mano verso Harry che la strinse di buon grado. “Certo che possiamo essere amici, spero solo che finiremo nella stessa casa, le cose sarebbero difficili altrimenti.”

“La stessa casa?” A parlare, leggermente intimorita, era stata Koneko, che dalla sua posizione sulle ginocchia di Harry, ora voltava il viso rosso verso Blaise “Cosa vuol dire la stessa casa?” Il ragazzo di colore la guardò confuso dopo questa affermazione, ma colse l'espressione di scuse di Harry che era dietro di lei. “Ehm... le case, quelle di Hogwarts. La prima cosa che fanno con i bambini del primo anno, è quella di dividerli in una casa a seconda delle proprie potenzialità. Corvonero per le persone argute, Tassorosso per quelle leali, Serpeverde per quelle astute, e Grifondoro per i coraggiosi.”

Blaise parlò mitemente, illustrando alla piccola Nekomata il sistema di smistamento della scuola. Le ragazze subito si fecero prendere dal panico alla notizia, nessuna di loro si era presa la briga di leggere Storia di Hogwarts. “““Quindi potremmo finire in una casa diversa da quella di Harry?!””” La loro domanda fu però eclissata dall'aprirsi dello scompartimento, nel quale si affacciarono altre due persone. Harry riconobbe Hermione, accompagnata da un ragazzo con i capelli rossi.

“Harry, ti ho trovato! Pensavo quasi non fossi sul treno” Hermione sorrise radiosa al bambino-sopravvissuto, che in risposta la invitò ad entrare. “Hermione! Scusami, sarei dovuto a venire a cercarti dopo aver trovato uno scompartimento, ma ho fatto amicizia con questo ragazzo e la cosa mi è proprio passata di mente. Ti va di sederti con noi?” Harry indico gentilmente l'ultimo dei posti liberi, mentre la voce del rosso scoppiò indelicata dallo sportello.

“Quindi è vero, sei Harry Potter!” Harry inarcò un sopracciglio, e fece cenno di si con la testa, alzandosi la frangia come già aveva fatto qualche attimo prima. “Miseriaccia, quindi è tutto vero, quella storia su te che uccidi tu-sai-chi. E dimmi, come  sono andate le cose, ricordi tutto vero?”

L'espressione di Harry divenne indecifrabile per qualche istante, per poi tornare tranquilla. Intorno a lui, le ragazze iniziarono a muoversi a disagio. “Oh si, ricordo tutto. È successo che Voldemort è arrivato a casa mia in piena notte, ed ha attaccato i miei genitori. Loro hanno cercato di difendermi, ma sono morti, e quando Voldemort mi ha lanciato l'anatema che uccide, io l'ho preso a mani nude e lo rilanciato indietro. Per buona misura ho pure aggiunta una fattura esplosiva in modo che non restassero tracce, non volevo mica farlo sapere al mondo no?”

Harry continuò a sorridere, ma perfino il più tonto avrebbe capito che quello era un sorriso finto, di circostanza, che nascondeva in realtà una profonda irritazione. “Fico, quindi è così che andata?” Gli occhi del rosso erano sgranati, mentre guardava Harry rapito. Alla fine la maschera del bambino-sopravvissuto cadde, lasciando solo una faccia stanca e sconcertata. “Certo che no! Avevo solo un anno quand'è successo, come pretendi che ricordi quello che accadde quella notte? Sei forse cerebroleso?” Harry sputò quelle parole con cattiveria, ed una parte di lui godette nel vedere il ragazzo arrossire fino alle orecchie, facendo un passo indietro.

“Ah... si, certo. Immagino tu abbia ragione. Beh, è meglio che vada, i miei fratelli saranno in pensiero per me. Tu puoi restare pure qui Hermione, cercherò io il rospo di Neville.” Il rosso disse quelle parole, allontanandosi velocemente dallo scompartimento. La porta si chiuse alle sue spalle, ed il gruppo neo-formato, comprendeva un'Hermione seduta proprio di fronte ad Harry. Lo sguardo della ragazza era duro mentre tornava a rivolgersi all'amico. “Harry, saresti potuto essere più gentile. Capisco che lui sia stato scortese, ma questo non ti autorizza ad esserlo a tua volta.”

“Mi sa che hai ragione Hermione, devo ancora abituarmi a tutta questa storia della popolarità.” Harry chiuse gli occhi, chinando il capo, e per qualche secondo regnò il silenzio. “Harry...” era di nuovo la voce di Rias “... chi è questa ragazza?” Le sue parole erano lente e misurate, mentre lanciava occhiate incenerirtici proprio lì dove c'era la sua testa. “ Ah si, hai ragione. Ragazzi, lei è Hermione, abbiamo fatto il giro delle compere insieme alla McGrannit a fine Luglio. Come me, lei non era mai stata nel mondo magico, e quindi abbiamo fatto amicizia facilmente.”

Harry era tornato a sorridere, ma era l'unico a farlo. Le ragazze che con lui si erano trasferite dall'inferno, guardavano Hermione con sguardo truce, alla quale la ragazza rispondeva solo con un senso di estremo disagio. Blaise invece, era incuriosito da lei, e fu il primo a riprendere la parola. “Non eri mai stata nel mondo magico? Sei forse una nata babbana?”

Le sue parole attirarono l'attenzione della ragazza, che voltò il capo verso di lui, contenta di avere una scusa per togliersi quelle occhiatacce di dosso. “Oh si, ho scoperto di essere una strega solo da qualche mese. Prima non avevo mai dato troppa importanza a tutte le cose strane che mi accadevano, ora invece so che c'è un motivo dietro.” Il sorriso di Hermione era radioso, ma per qualche motivo Blaise non riuscì a ricambiarlo. Quello che riuscì a fare fu solo inclinare debolmente le labbra verso l'alto.

“Se posso darti un consiglio, cerca di nascondere le tue origini. Ci sono molte persone, soprattutto in Serpeverde, che odiano quelli come te. Li chiamano ‘Sanguemarcio’, che è il peggior insulto che potrebbero dirti, e da quando Harry è sparito...” un cenno al redivivo bambino-sopravvissuto, che ascoltava con attenzione le parole del non-più-tanto-simpatico Blaise. “... le persone che la pensano così non hanno fatto che aumentare... potrebbe tornarti più utile dire di essere una mezzosangue, figlia di un babbano e di una strega.”

Alle sue parole seguì un silenzio teso. Nessuno osò romperlo, ma tutti stavano pensando la stessa cosa. “E tu Blaise, la pensi in quel modo?” Ancora una volta era Harry quello che si esponeva per tutti. Di certo il fatto di essere un demone onnipotente aiutava la sua autostima. Il ragazzo di colore alzò le spalle quando sentì quella domanda, tornando a guardare fuori dal finestrino. “Probabilmente io finirò a Serpeverde, ma la mia famiglia ha sempre preferito non esporsi. Vivere in una zona neutra, non partecipare al conflitto, arrivando poi per prendere quello che resta del potere che le persone perdono. È in questo modo che agiamo noi Zabini.”

Harry annui, non avendo altro da dire, ma il suo sguardo si sposto su Hermione, che era scioccata dalle parole del ragazzo. Lei gli aveva confidato che sperava tanto di trovare un luogo sicuro ad Hogwarts, un luogo dove non sarebbe stata presa in giro perché studiava, e dove finalmente avrebbe avuto tanti amici, ed ora le avevano detto che fin dall'inizio sarebbe stata presa di mira dai bulli della situazione per via delle sue origini. Delle lacrime avevano iniziato ad accumularsi al bordo dei suoi occhi, ma facendo affidamento alla forza di volontà che era nata in anni di solitudine, le spinse indietro, strofinandosi gli occhi. Harry provò compassione per lei, per la sua situazione, e per quei sentimenti che lui condivideva e conosceva fin troppo bene. Lentamente sposto Koneko dalle sue ginocchia, sollevandosi per avvicinarsi alla strega dai capelli crespi.

“Ehi. Non permetterò a nessuno di prenderti in giro, capito? Io sarò sempre tuo amico, non mi importa di cosa siano i tuoi genitori, a me interessa quello che sei tu. Ed io vedo solo una strega bellissima e brillante di fronte a me.” Harry sorrise, Hermione lo guardò con il viso rosso, ed in quel momento le altre ragazze nello scompartimento capirono che si era unita un'altra pretendente alla lista di persone che amavano Harry.

“Io posso farcela da sola!” Nonostante i suoi sentimenti fossero palesi, la ragazza rispose così, ed Harry le accarezzo gentilmente i capelli. “Certo che puoi, ma non c'è motivo perché io non possa aiutarti se ce ne sarà bisogno, no?” Un occhiolino, un sorriso, e poi il bambino-sopravvissuto tornò al suo posto.

L'aria si alleggerì ed il viaggio riprese in pace, mentre il treno si avvicinava sempre di più alla scuola.

*************

Sala Grande – Hogwarts
Regno Unito
1 Settembre, 1991, ore 07:50 P.M.

I passi degli studenti risuonarono sul pavimento in pietra, mentre l’enorme guardiacaccia, presentatosi con il nome di Hagrid, li guidava su per il castello fino ad incrociare la Vicepreside McGrannit. “Grazie Hagrid, puoi andare ad unirti agli altri professori in Sala Grande, io sarò lì  a breve con i bambini” La professoressa sorrise al mezzogigante, spostando poi la sua attenzione sul vociare concitato dei primini.

Da quando Hogwarts era apparsa all’orizzonte, molte delle paure e dei timori degli studenti erano stati sostituiti da meraviglia, ma non per tutti la scuola era un immenso e magnifico castello impregnato di magia, infatti per Harry e le sue compagne che venivano dal mondo demoniaco, l’enorme patrimonio culturale inglese, era forse la metà della grandezza del castello del proprio ‘Re’, senza contare che era ancora meno opulento ed incuteva un minor senso di potere.

Il bambino-sopravvissuto sospirò, mentre dall’altro lato della fila, Ron Weasley, il tipo dai capelli rossi che aveva trattato male nel treno, raccontava di come lo smistamento avvenisse attraverso una gara di lotta libera. Rias si strinse un po’ di più a lui, mentre la professoressa, sempre con quel suo cipiglio severo, richiamava l’attenzione di tutti. “Bambini silenzio! Questo è un momento molto importante per voi, tra poco entrerete nella Sala Grande, ed una volta lì compirete il primo passo della vostra carriera scolastica. Il cappello parlante vi smisterà nella casa a cui siete più propensi, e da quel momento la vostra casa sarà un po’ come la vostra famiglia. I vostri successi accademici le faranno guadagnare punti, mentre le vostre infrazioni alle regole gli faranno perdere punti. Alla fine dell’anno, la casa con più punti vincerà l’ambita coppa delle case, un grande onore per ogni studente.”

Le parole le vennero fuori con quel suo solito tono da generale, che fece sorridere Harry. Istintivo il bambino cercò con lo sguardo Hermione, che poco più in là gli sorrideva. Entrambi stavano pensando la stessa cosa. “Adesso mettetevi in fila per due e preparatevi, quando vi darò il segnale  entrerete e sfilerete tra i tavoli delle case, fermandovi di fronte al tavolo d’onore. Mi sono spiegata bene?” Il silenzio accompagnò le parole della donna, anche se Harry dové combattere la voglia di rispondere con un saluto militare alle istruzioni che erano state impartite loro. “Perfetto, allora preparatevi, ed attendete il segnale. Fatemi vergognare del vostro comportamento, ed avrete segnato il vostro primo errore da quando avete messo piede nel castello.”

La donna in vesti scozzesi annuì alle sue stesse parole, voltandosi impettita per rientrare in Sala. In quel momento i bambini iniziarono a dividersi. Lui si pose vicino a Rias, mentre dietro di loro c’erano Akeno e Koneko. Proprio di fronte, Blaise divideva il posto con Hermione, che si trovava leggermente a disagio per il compagno che le era capitato.

“Dunque è vero, Harry Potter è tra noi.” Una voce più forte delle altre interruppe i preparativi dei bambini, mentre un piccoletto biondo, con un viso affilato e capelli laccati all’indietro, si fece avanti portandosi proprio davanti ad Harry. “Io sono Draco, Draco Malfoy. Sei nuovo qui, e lo capisco, ma presto imparerai che alcune famiglie sono migliore di altre. Lascia che sia io ad insegnartelo.” Draco allungò una mano verso Harry, che alzò un sopracciglio dubbioso su come comportarsi. Era sicuro che quel piccolo damerino, che dietro di se aveva due bambini stranamente simili a gorilla, fosse uno dei tanti decantati Purosangue, i trascinatori di folle che portavano avanti l’ideologia superata che Blaise gli aveva raccontato sul treno.

Per un attimo il piccolo demone incrociò lo sguardo dell’amico di colore, che gli sorrideva come a voler dire ‘Visto? Che ti avevo detto?’. Harry sorrise di rimando quando colse il messaggio che gli era stato lanciato, e senza pensarci più di tanto, strinse la mano di Draco. “Sono felice di conoscerti Draco, ma penso di essere più che capace di capire chi sono le persone giuste da solo. Grazie.” Harry strinse un po’ più forte la mano di Draco, causandogli un piccolo fremito di dolore, tornando poi nella fila vicino a Rias. “Stai facendo la scelta sbagliata Potter. Vedi di non fare amicizia con SangueMarcio o NemiciDelProprioSangue, altrimenti la tua vita a scuola diventerà difficile.” Harry voltò di nuovo la testa, il sorriso completamente svanito dal proprio corpo, l’aria in fermento intorno a lui. “E tu capirai molto presto Draco, che ora che sono qui le cose cambieranno. Non voglio più sentire la parola SangueMarcio riferita a nessuno. Parola del bambino che ha ucciso Voldemort.”

A sentire quel nome la folla di primini trattenne il fiato, e tutti iniziarono a parlare agitati, senza accorgersi che il segnale della professoressa era appena apparso in aria di fronte  a loro. “Ora se vuoi scusarmi, sembra proprio che sia arrivato il momento del nostro momento.” Harry prese le mano di Rias, a si avviò verso la Sala Grande. Dietro di lui c’erano solo Akeno, Koneko, Blaise ed Hermione. Quest’ultima sorprendentemente, sorrideva in maniera radiosa. Tutti gli altri bambini rimasero fuori dalle porte d’ingresso senza sapere bene cosa fare.

Quando i sei raggiunsero i posti davanti al tavolo d’onore, il generale McGrannit si alzò, andando a recuperare l’altra ventina di bambini rimasti indietro. Il suo sguardo era di pura indignazione, e per un momento era quasi convinto che questa fosse stata diretta verso di lui. Il bambino sorrise, tornò a guardare il tavolo dei professori, sempre tenendo stretta la mano di Rias, che sorrideva a disagio di fronte allo sguardo di tutti gli altri studenti presenti in sala.

Poco dopo il contingente marciò dentro come un plotone perfettamente addestrato, fermandosi dietro ai bambini già presenti. Minerva, soffiando come un gatto irritato si pose davanti alla fila, lanciando occhiatacce ad Harry ed i suoi amici. “Portate il Cappello Parlante!” La voce della donna riverberò nell’aria, mentre un tipo strano, che aveva tutta l’aria del custode, portava dentro, da una stanzetta laterale, uno sgabello con un logoro cappello sopra.

Harry fissò l’artefatto, individuando quantità industriali di incantesimi e magia al suo interno, fino a che questo non spalanco lo strappo poco sopra la falda iniziando a cantare.

Forse pensate che non son bello,
ma non giudicate da quel che vedete
io ve lo giuro che mi scappello
se uno più bello ne troverete.
Potete tenervi le vostre bombette
i vostri cilindri lucidi e alteri,
son io quello che al posto vi mette
e al mio confronto gli altri son zeri.
Non c'è pensiero che nascondiate
che il mio potere non sappia vedere,
quindi indossatemi ed ascoltate
qual è la casa in cui rimanere.
È forse Grifondoro la vostra via,
culla dei coraggiosi di cuore:
audacia, fegato, cavalleria
fan di quel luogo uno splendore.
O forse è a Tassorosso la vostra vita,
dove chi alberga è giusto e leale:
qui la pazienza regna infinita
e il duro lavoro non è innaturale.
Oppure Corvonero, il vecchio e il saggio,
se siete svegli e pronti di mente,
ragione e sapienza qui trovan linguaggio
che si confà a simile gente.
O forse a Serpeverde, ragazzi miei,
voi troverete gli amici migliori
quei tipi astuti e affatto babbei
che qui raggiungono fini ed onori!
Venite dunque senza paure
E mettetemi in capo all'istante
Con me sarete in mani sicure
Perché io sono un Cappello Parlante!

Quando la canzone finì, nella sala scoppiarono ovazioni da ogni tavolo, quasi volessero vedere quale poteva urlare più forte e fare più rumore. I bambini del primo anno al contrario, rimasero in silenzio, mentre i loro muscoli si rilassavano, contenti nello scoprire che non c’era nessun combattimento a mani nude da affrontare, ma solo uno stupido cappello da indossare.

Harry applaudì insieme agli altri, spostando la sua attenzione dal cappello al tavolo dei professori. Fu in quel momento che vice il vecchio mago, che sapeva essere Silente, guardarlo con aria famelica, con un sorriso fin troppo finto in viso. Harry fissò di rimando l’anziano stregone, parando la sua stoccata di Legilimanzia, con uno scudo di Occlumanzia. L’espressione di Silente divenne sorpresa, mentre il sorriso di Harry si allargò. E questo era solo l’inizio, non si sarebbe fatto mettere i piedi in testa dal vecchio mollusco.

A quel punto, la professoressa McGranitt si fece avanti tenendo in mano un lungo rotolo di pergamena.
“Quando chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa e vi siederete sullo sgabello per essere smistati” disse. “Abbott Hannah!” Una ragazzina dalla faccia rosea e con due codini biondi venne fuori dalla fila inciampando, indossò il cappello che le ricadde sopra gli occhi e si sedette. Un attimo di pausa... “TASSOROSSO!” gridò il cappello, dando modo al tavolo rosso/bronzo di festeggiare.

Da quel momento le cose andarono liscie, molte persone vennero smistate, mentre Harry e le sue amiche attendevano il loro turno. Per un tacito accordo che il suo signore Lucifer aveva preso con la professoressa, Rias, Akeno e Koneko, sarebbero state chiamate subito dopo di lui, in modo tale che potessero convincere il vecchio cappello a metterle nella sua stessa casa. Harry era venuto a conoscenza di questo da poco, e non era stato troppo contento, ma a conti fatti era la cosa migliore pure per lui averle vicino, così avrebbe potuto tenerle d’occhio e proteggerle in caso di necessità.

Quando la professoressa chiamò il nome di Hermione, la bambina dai capelli crespi si mosse rapidamente verso lo sgabello, e si sbatté il cappello in testa senza tante cerimonie. Passò quasi un minuto prima che il vecchio pezzo di magia si decidesse, ed urlasse a tutta la sala la sua scelta. “GRIFONDORO!”

Il tavolo rosso ed oro esplose in cori di ovazione, così come succedeva ogni volta che guadagnavano un nuovo compagno di casa, mentre la fila riprendeva a scorrere. Hermione prese posto vicino ai suoi nuovi compagni, ed Harry riuscì ad incrociare il suo sguardo per un attimo. Lui le sorrise, e lei ricambiò con un’espressione felice che non le aveva mai visto fino a quel momento.

Alla fine tocco ad Harry. Quando il suo nome fu chiamato, il silenzio nella sale parve comparire per magia. Tutti erano interessati a lui, alla sua storia, e soprattutto alla casa nella quale sarebbe stato smistato. Senza dubbio ogni tavolo lo bramava, quasi fosse il jolly nel mucchio di primini che si erano presentati quell’anno. Muovendosi sicuro di se verso lo sgabello, Harry sorrise a Minerva, che aveva assunto di nuovo il suo lato umano, e si poggiò il cappello sulla testa. Poco prima che questo gli calasse fino a coprirgli gli occhi, riuscì a vedere Rias, Akeno e Koneko sorridergli dal loro posto tra i tavoli delle case.

Il cuore di Harry si placò, e subito dopo una voce si intromise nella sua mente, sussurrandogli all’orecchio. “Mmm… Difficile. Molto difficile. Vedo coraggio da vendere. E neanche un cervello da buttar via. C'è talento, oh, accipicchia, si... e un bel desiderio di mettersi alla prova. E poi... cos’è questo potere enormemente sviluppato? Non sei più nemmeno umano, vero?” La voce del cappello era divertita, mentre andava sempre più in profondità dentro di lui. L’oggetto magico stava volontariamente evitando i ricordi, concentrandosi solamente sulle sue potenzialità, lasciando ad Harry il compito di seguirlo in quel viaggio introspettivo. “Oh accipicchia, sei un demone! Un demone che frequenta la scuola di magia, questa si che è una storia che vorrei poter raccontare ai fondatori! Bhe, ormai sei qui, e di certo non posso rimandarti indietro, no?”

“Non puoi mettermi in una casa qualsiasi? Mi è indifferente dove finirò, a patto che le mie compagne vengano con me.” Harry pensò quelle parole, proiettandole poi verso il cappello. “Compagne? Quali compagne?” Harry visualizzo un’immagine di Koneko, Rias ed Akeno, mostrandola al cappello. “Oh capisco, in effetti avevo origliato qualche conversazione nell’ufficio del preside. Bhe, vedrò cosa posso fare, nel frattempo sei sicuro di voler lasciare a me?”

“Fai quello che vuoi, non mi importa dove finirò.” Harry pensò questo risolutamente, mentre il cappello annuiva alle sue parole. “Bene, allora direi…” il silenzio riecheggiò sia nella mente del bambino, che in sala grande, dove nel frattempo erano passati quasi cinque minuti “…SERPEVERDE!”

Harry si sarebbe aspettato che il silenzio si infrangesse non appena il cappello avesse dichiarato la sua casa di destinazione, ma incredibilmente, l’aria si fece solo più tesa e scioccato. Il bambino si tolse il cappello, lo porse ad un’allibita Minerva McGrannit, incominciando a camminare verso il tavolo verde-argento. Tutti lo fissavano, lo scrutavano, cercando capire come l’eroe del mondo Magico fosse finito nella casa che aveva forgiato il suo attentatore. Più degli altri, le persone stupite erano il preside Silente ed il professor Piton. Il primo guardava scioccato l’artefatto magico come se gli avesse fatto un tiro mancino, il secondo invece stringeva così forte il calice d’argento al punto che il metallo aveva iniziato a piegarsi, ed il vino a traboccare.

Passarono secondi, e poi minuti, ed Harry iniziò a sentirsi a disagio per tutta quella attenzione. Poi lentamente i suoi compagni di casa iniziarono ad applaudire, ed infine Harry si ritrovo a stringere mani a persone d’ogni dove. Quando la sala si rianimò, allora riprese anche lo smistamento, che procedette senza intoppi fino alla fine. Fortunatamente il cappello aveva mandato le sue tre amiche a Serpeverde, ed anche Zabini, l’ultimo della lista, si era aggiunto alla tavolata.

“Non mi sarei mai aspettato di saperti a Serpeverde. Cioè con tutta quella storia del salvatore del mondo magico, tutti si aspettavano che fossi un Grifondoro. Capisco perché la cosa abbia scioccato tutti in questo modo.” A parlare fu proprio Blaise, che prese posto di fronte a lui, sorridendogli. “Bhe, non sono stato io a creare il mito che li ha indotti a pensare che sarei stato un Grifondoro, e per quanto mi riguarda una casa vale l’altra, basta avere buona compagnia” Harry sorrise, mentre il cappello veniva portata via ed il preside si alzava per il suo discorso di benvenuto.

“C’è un tempo per i discorsi, ma non è questo. Abbuffatevi!” Tutti applaudirono per quel discorso molto conciso, mentre sui tavoli appariva ogni sorta di leccornia. “Però Hermione non è con noi, è finita a Grifondoro, pensi che riuscirai a mantenere i rapporti con lei? Le nostre case si odiano.” La voce di Blaise si era abbassata di un’ottava, mentre tornava a parlare riempiendosi il piatto di patate arrosto. Harry lo guardò scioccamente per qualche istante, allungando poi il collo verso il tavolo dei Leoni. Hermione rideva e scherzava con i suoi nuovi compagni, ma quando Harry incrociò il suo sguardo, lei gli sorrise arrossendo amabilmente. “Oh si, non credo sarà un problema.”

Harry sorrise di rimando alla piccola bambina dai capelli crespi, ignorando l’aria omicida proveniente dalle altre ragazze vicino a lui. “Sarà un anno ricco di sorprese.”

*************

Torre di Grifondoro – Dormitorio dei Ragazzi
Poche ore dopo

Ron Weasley, Neville Paciock, Dean Thomas e Seamus Finnegan si sedettero meglio sul pavimento in pietra del loro nuovo dormitorio, continuando a parlare di Harry Potter, il bambino-sopravvissuto. “È incredibile, è finito in Serpeverde!” Le parole di Seamus riecheggiarono nella stanza, mentre gli altri vociavano sopra di lui. “Tutti si sarebbero aspettati che finisse in Grifondoro, cioè per tutta quella storia di aver sconfitto Voi-Sapete-chi! Ed invece ci ha colti di sorpresa!” erano tutti contenti, tutti felici, meno Ron, che invece aveva un’espressione buia in viso.

“Non mi sorprende che sia finito in Serpeverde.” Le sue parole erano dure e fredde. Neville fu il primo a prestargli ascolto, scuotendo il capo divertito “Come non ti sorprende? Stiamo parlando di Harry Potter, il paladino della luce!” Ron represse un ringhio, mentre il suo viso si storceva leggermente. “L’ho incontrato sul treno, volevo solo salutarlo, e mi ha trattato come se facessi schifo. Era in compagnia di quelle sue strane amiche, e di quell’altro tipo in Serpeverde. Ora che ci penso anche quella Hermione ero con lui, e sicuramente sarà stata un qualche incantesimo… dovevate vedere come lo guardava.”

Ora l’attenzione dell’intero gruppo era su Ron, che sembrava in qualche modo godersi quel momento. “E poi mi è venuto addosso e mi ha detto di andarmene dal suo scompartimento, altrimenti mi avrebbe spiaccicato la testa contro il muro, e mi avrebbe cavato gli occhi.” Tutti trattennero il respiro, e Ron sorrise intimamente. Non gli era mai capitato che qualcuno pendesse dalle sua labbra, lui era sempre il fratellino più piccolo, quello che non merita attenzione, che veniva snobbato pure dai suoi stessi genitori, sempre impegnati a risolvere qualche pasticcio dei gemelli.

“Ma perché avrebbe dovuto farlo? A me è sembrato un tipo molto tranquillo, ha pure risposto male a Malfoy! Non tutti lo farebbero no?” Ron sospirò teatralmente prolungando il più possibile quella pausa. “Neville, mio padre lavora al Ministero, e quando Harry è scomparso, ci ha raccontato che della sua casa era rimasto solo un cratere fumante. Alcuni babbani dissero di aver visto una luce nel cielo, e poi un’esplosione, e quasi la stessa cosa è successa a Grodic’s Hollow quando Harry era un bambino. Una luce, e poi la cameretta di Harry che esplodeva uccidendo Voi-Sapete-Chi! Harry è un mago oscuro, che ha ucciso Voi-Sapete-Chi e poi la sua stessa famiglia, e chissà cos’altro ha combinato in tutti gli anni che è scomparso! Ora torna, e finisce casualmente in Serpeverde, la casa dei maghi oscuri! È tutto così chiaro, non ditemi che non ci arrivata!”

Ora tutti sembravano sul punto di farsela addosso. Il piccolo Weasley non sapeva bene dove gli fosse arrivata l’ispirazione per quella storia, che in parte era vera ed in parte gonfiata, però era certo che Harry Potter fosse un mago oscuro, se lo sentiva nel sangue.

“C-Credo sia meglio andare a dormire. Domani iniziamo le lezioni e non voglio essere sgridato di nuovo dalla McGrannit…” Dean disse questo, mentre gli altri annuivano solidali. “Come volete, ma sentite a me, dovete stare attenti ad Harry Potter….” Ron disse queste parole mentre si spostava sul suo letto, coprendosi con le leggere coperte estive. Dal suo pigiama spuntava un po’ troppo caviglia, ed era più povero che mai, ma per una volta si sentiva felice.

Un tiepido sorriso lo accompagnò nel mondo dei sogni, mentre all’altezza del corridoio del terzo piano, un uomo avanzava a passi furtivi. Nel riflesso dei suoi occhi, si poté cogliere il baluginare di due occhi vermigli.

Occhi vermigli e spietati.

**************

N.d.A. : Capitolo caricato con un giorno di ritardo, spero vi possa piacere =) Domani aggiornerò le NdA in maniera più appropriata, per ora vi lascerò al capitolo ^_*

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Bumbix