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Autore: Ragazza_pigra    23/12/2014    0 recensioni
[Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde]
Nell'ala est del liceo, al terzo piano, c'è un distributore automatico di bevande, ammaccato dai calci degli studenti disperati perché il resto non era stato erogato, tappezzato da avvisi scolastici strappati, macchiato da caffè rovesciati per il disappunto arrecato dal forte sapore di cetriolo, unto da mani sporche di olio delle patatine.
"Hai mai notato quella macchinetta, Simone?"
"Sì. È la più vecchia dell'istituto. Si favoleggia non dia resto perché ancora impostata sui sesterzi."
Francesca alzò il mento: "Nella mia mente è legata a una storia molto strana."
"Di che si tratta, Fra?"
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Quel pomeriggio Simone tornò a casa di umore cupo, e dopo aver studiato prese i fogli contenenti le richieste per fare le chiavi delle macchinette. Per chi non lo sapesse, le chiavette in questione sono dei dispositivi su cui si possono depositare piccole somme di denaro, da spendere appunto in merendine e caffè: per fare ciò basta infatti inserirle nella macchinetta. Essendo Simone il rappresentante di classe toccava a lui ritirare richieste e soldi. Guardò sull'elenco, dove lui stesso aveva scritto chiaramente: "Giacomo: vuole tenere tessera in comune con amico, Aid. " Era una cosa perfettamente fattibile: molti fratelli tenevano una chiavetta in comune. Il fatto che lui ne volesse una in comune con un amico era una cosa bizzarra, ma Simone era abituato alle piccole pazzie dell'amico. L'ultima volta gli aveva proposto un'incredibile teoria circa gli effetti del caffè delle macchinette mischiato a delle sostanze contenute in dei muffin... O forse erano brioche. Comunque, adesso che Francesca gli aveva raccontato della macchinetta, le cose sembravano iniziare a prendere forma... Si trattava di un ricatto. Ma Giacomo non era il tipo da farsi fotografie vestito da fata turchina... O sì? 

Il giorno dopo, a scuola, decise di raccontare tutto a Lorenzo. Lorenzo era uno delle poche persone che Simone frequentava. Si erano conosciuti alle medie, e il loro legame nonostante fossero passati numerosi anni non era cambiato. Erano sempre stati molto in confidenza, nonostante all'apparenza sembrassero due persone molto diverse. Dopo una breve conversazione generica e vuota circa compiti e verifiche, Simone decise di toccare l'argomento scottante. 
"Credo, Lori" iniziò " che noi due siamo i più cari amici di Giacomo."
Lorenzo abbassò lo sguardo a terra. 
" Lo ero tanto tempo fa... In prima eravamo amici per la pelle. Poi, beh, si cresce, abbiamo smesso di frequentarci... Ormai siamo in terza... Abbiamo cambiato giro di amici. "
" Hai mai incontrato un certo Aid? Deve essere un suo caro amico... Hanno addirittura una chiavetta delle macchinette in comune..." Lorenzo sorrise all'espressione preoccupata dell'amico. 
" Che come è noto è un grande simbolo di amicizia... Simo, cosa c'entra? Saranno fatti sui. Non vedo dove sia il problema. Comunque non ti so dire... Non ci frequentiamo più come una volta."
Simone tornò a casa insoddisfatto e turbato. La faccenda del calpestatore di merendine lo inquietava sempre di più. Quella notte dormì poco e male: il suo sonno era turbato da sadici personaggi che offrivano merendine malsane, facendo immensi roghi nelle piazze di Kinder Bueno sotto una bandiera con una svastica in campo rosso fragola, e parlavano storpiando le "D" e accentuando le "K" e le "T" . 
Al mattino, mentre spalmava la nutella sul pane, decise che vedere la faccia del misterioso Aid avrebbe potuto aiutarlo a dare una motivazione all'accaduto, e a sostituire il fantomatico adolescente dei suoi incubi con una persona reale e tangibile. All'intervallo, invece di dedicarsi al febbrile ripasso degli appunti per la verifica sul nazismo dell'ora successiva, si piazzò davanti alla malmessa macchinetta a tenere d'occhio il viavai degli studenti davanti a essa. Gli unici che tentarono invano di bere il caffè comprato lì furono due studenti di prima, che non sapevano della cattiva fama del distributore, e che si allontanarono indignati dopo aver sputacchiato il liquido puzzolente erogato dall'apparecchio. Con il terzo cliente Simone ebbe maggior fortuna: visto di schiena era un ragazzo sedicenne, basso e robusto, completamente vestito di nero. Indossava una maglia dei Metallica, dei jeans a vita bassa neri e borchiati, e delle Nike nere. I capelli erano scurissimi e rasati quasi a zero. Sui posi avena numerosi braccialetti di pelle nera, pieni di borchie. Riconobbe il suo uomo quando questi sfoderò il portafoglio, che Simone identificò immediatamente come quello di Giacomo. Prese un profondo respiro e si avvicinò.
"Sei Aid, vero?"
Il ragazzo, con un balzo insospettato per uno di tale stazza, si tirò indietro, con il respiro affannato. La paura fu solo momentanea: in un attimo si riscosse e passandosi la mano tra i capelli rispose freddamente: "Sì, sono io. Cosa vuoi?"
" So che conosci bene Giacomo: sono un suo caro amico, Simone. "
" Non ho idea di dove sia, ora come ora." Poi aggiunse, d'improvviso: "Come fai a conoscermi?" Per tutto il tempo aveva tenuto la testa bassa. Simone fu colto dal pensiero che avrebbe potuto avere lo stesso volto di Giacomo, e, se avessero continuato il dialogo così, avrebbe potuto non accorgersene. Rise di sé. Quindi decise di essere esplicito.
"Puoi farmi un favore? Vorrei vederti in faccia."
Aid parve esitare un attimo, poi, d'impulso, si voltò verso l'interlocutore con aria di sfida. Incastonati sotto sopracciglia spesse e nere vi erano due occhi di un azzurro intenso. 
"Come fai a conoscermi?" Ripeté, seccato. 
"Dalle descrizioni... Abbiamo amici in comune. Giacomo, per esempio. " Rispose Simone, vago. 
" Lui non ti ha mai detto nulla! " sbottò Aid irato " non credevo tu mi potessi mentire." 
Simone guardò Aid incredulo. Questi scoppiò in una risata selvaggia, e si allontanò.
Per qualche minuto Simone rimase lì impalato, fortemente stranito. Quell'incontro non gli aveva giovato affatto, e lo aveva lasciato più perplesso di prima. 
Tornato in classe dopo l'intervallo, non smise di pensare all'incontro fatto. Continuava a lanciare occhiate di sbieco a Giacomo, nel banco davanti al suo, che sembrava seguire la lezione tranquillamente, e non sembrava inquietato da ricatti o litigi. Simone entro la fine della spiegazione sui monomi decise che avrebbe parlato a Giacomo del suo supposto amico.
ANGOLO AUTRICE
Scusate se ho impiegato così tanto ad aggiornare, ma sono stata molto presa dalla scuola. Per i prossimi capitoli sarò più rapida... Promesso! Comunque mi piacerebbe sapere, ora che avete letto anche il secondo capitolo, cosa ne pensate della storia, della trama, del mio stile... Grazie! Ciao, e alla prossima!
   
 
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