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Autore: Oneipo_    23/12/2014    5 recensioni
Lo sapevi che in Giappone, quando si riparano le ceramiche rotte, non si nasconde il danno ma lo si sottolinea, riempiendo d'oro le linee di frattura? Perché credono che quando una cosa ha subìto un danno e ha una storia, diventi più bella.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(3)
 


Kiss me like you wanna be loved.

 


Ella ha incontrato di nuovo Zayn Malik quattro volte in una settimana, dopo aver rifiutato il suo invito liquidandolo con un «non mi piace il caffè», molto poco credibile.
La prima volta è stata ancora al parco, lei fumava e lui correva. Zayn l'aveva guardata e aveva sorriso, Ella si era alzata indifferente e aveva spento la sigaretta con gli anfibi neri.
La seconda volta, lui era esattamente a due metri dal portone di casa sua, parlava al telefono e gesticolava in modo eccessivo. Fissava il muro in mattoni di uno degli appartamenti del quartiere e si mordeva un labbro. Aveva accennato un saluto quando lei gli era passata accanto, e Ella lo aveva di nuovo ignorato stringendosi nel cappotto verde militare.
La terza volta che si sono incontrati, è stato a Notting Hill, mentre lei scendeva frettolosamente alla metropolitana e lui saliva con altrettanta premura. Zayn, questa volta, non l'aveva guardata ed aveva proseguito per le scale tenendo stretta su una spalla la borsa in pelle. Ella, invece, lo aveva notato eccome, e aveva osservato il suo modo di camminare, i suoi capelli un po' più corti, i suoi pantaloni blu, attraverso il vetro sporco del treno in partenza.

È il 3 novembre, quando Ella e Zayn si incontrano per la quarta volta.
Fa freddo. Ella ha i capelli legati in una treccia scomposta, gli occhi circondati da della matita nera e un giubbotto in pelle troppo leggero per la stagione. Ha le gambe fasciate in dei jeans stretti e un maglione largo che gli arriva quasi alle ginocchia. 
È seduta di fronte al portone di casa, sta fumando una sigaretta e tiene un caffè caldo con la mano sinistra. Osserva il via vai di persone di fronte a lei e pensa che fare la babysitter è il lavoro più schifoso che avesse potuto scegliere.
Zayn sta rientrando nel suo piccolo monolocale in quel momento, indossa una tuta e ha la solita borsa in pelle su una spalla. Si accorge di lei quando voltandosi per chiudere il portone, la vede rigirarsi la sigaretta tra le mani e portarsi una ciocca di capelli dietro alle orecchie.

È bella. Incredibilmente bella. Ed è la sua vicina di casa.
Lascia la sacca contenente i libri universitari all'entrata dell'appartamento e si dirige verso lei con un sorriso soddisfatto sul viso.

«Mi sembrava avessi detto - dice quando è abbastanza vicino da potersi far sentire - che non ti piacesse il caffè.»
Ella alza lo sguardo e nel suo volto la solita espressione maliziosa. Gli occhi azzurri sono ancora più profondi e le labbra gonfie per il freddo.
Non risponde alla provocazione, ovviamente, e
«tu parli sempre così poco?», chiede Zayn.
Lei fa spallucce e lui lo prende per un , quindi si siede sullo scalino accanto alla ragazza e si accende a sua volta una sigaretta. Ella ridacchia e Zayn la guarda curioso.

«Perché ridi?»
«Sei buffo», e Zayn non può far altro che ridere a sua volta. La voce di Ella gli piace, è un suono raro e prezioso.
Ella spegne la sigaretta sul muro dietro le sue spalle, passa le mani infreddolite sui jeans e rientra in casa senza salutare il ragazzo, che la studia ancora seduto.
E Zayn pensa che avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di poter sentire di nuovo la voce di lei.

 

 

«Richiama. Richiama. Richiama.»
Shannon è seduta sul suo letto, le lenzuola rosa sono sfatte e il cuscino è in terra. Ha le gambe incrociate e le mani a tenersi le ginocchia, e si dondola in avanti e indietro fissando il proprio telefono con insistenza, ripetendo quelle parole come un ordine. È passata una settimana da quando ha incontrato Liam e lui non l'ha ancora richiamata. Eppure, a Shannon era sembrato che tutto in quel pomeriggio in cui si sono conosciuti fosse andato alla perfezione. Avevano bevuto un drink - che lui le aveva educatamente offerto - e parlato del più e del meno, senza imbarazzo o quei lunghi silenzi che a volte si creano tra due persone sconosciute. Liam è un laureando in medicina, miglior tirocinante del Dottor Ross - che Shannon non conosce, ma deve essere abbastanza famoso in quel campo dato il modo scontato con cui ne parla lui - e fa il cameriere per pagarsi la retta universitaria. Condivide un appartamento vicino King's Cross con il suo migliore amico ed ha il sorriso più dolce del mondo. Shannon è così affascinata dai modi eleganti e allo stesso tempo teneri di lui, che non fa altro che sognarli tutte le notti e immaginare il calore delle sue mani a contatto con la sua pelle. E lui non l'ha ancora richiamata.
Cameron è sulla sedia girevole della camera di Shannon, quella di fronte alla scrivania in legno che lei usa qualche volta per studiare, e accavalla le gambe alzando gli occhi al cielo.

«Continuare a ripeterlo non farà in modo che lui ti chiami», le dice e nasconde una risata. Shannon ha un'espressione imbronciata e «ha detto che lo avrebbe fatto.»
«Magari l'ha capito, sai, quella cosa dell'età», spiega Cameron e Shannon sobbalza sul letto. Ha mentito a Liam solo perché se avesse scoperto che ha diciassette anni - e non venti, come gli ha raccontato - sarebbe sicuramente fuggito a gambe levate. E a Shannon, Liam piace troppo per farlo fuggire a gambe levate. Come se nell'amore, l'età conti davvero qualcosa.
«Ho mentito a fin di bene», risponde.
«Ma l'hai fatto.»
«Sai che c'è? - riprende lei afferrando in modo deciso il suo telefono - lo chiamo io e chi se ne fotte della teoria che è l'uomo a dover sempre richiamare la donna.»
Si porta la cornetta all'orecchio e sorride a un Cameron divertito, che aspetta di sapere cosa succederà tra la sua amica e la sua nuova cotta, curioso così come un bambino che vuole conoscere la fine della sua storia preferita.
Il telefono fa uno squillo, un secondo, un terzo e un quarto, e
«pronto?» è la voce decisa di Liam al di là della cornetta.
«Liam! - urla lei eccitata, poi si risiede compostamente e tossicchia imbarazzata - ehm, Liam - ripete con più calma, perché è così che avrebbe fatto una ventenne - sono Shannon, ti ricordi?»
C'è un attimo di silenzio, in cui lei riguarda se ha composto correttamente il numero sul cellulare e se lo riporta all'orecchio sicura di non aver sbagliato.
«Oh, ciao. Sì, certo che mi ricordo» borbotta lui un po' in imbarazzo, e Shannon fa un sospiro di sollievo. Per un attimo ha pensato che si fosse dimenticato.
«Ciao - e non sa quasi più che dire - perché non mi hai più richiamata?», chiede quindi, senza giri di parole, un po' sfacciata. Decisa su ciò che vuole e come ottenerlo.
«Hai ragione, ti ho detto che l'avrei fatto, ma sono stato impegnato tra il lavoro e il tirocinio. Puoi perdonarmi?». Suona più come una menzogna, perché la sua voce è incerta e indecisa. Shannon pensa che non è mai stata neanche arrabbiata, ma non glielo dice.
«Forse.»
«E se ti porto al cinema? Magari, stasera?», lui propone e lei fa un sorriso.
«Non puoi chiedermi di uscire con sole due ore di anticipo. Potrei essere impegnata.»
«Lo sei?», Shannon percepisce un tono di delusione e allora non sa più resistere. La realtà è che se potesse, correrebbe da lui anche in quel preciso istante.
«Non lo sono - ride - Ci vediamo dopo, Liam Payne.»

 

 

Nel locale dove lavora, soprattutto nel momento di chiusura, quando gli unici rumori che si sentono sono quelli dei suoi colleghi che risistemano sedie e tavoli o che buttano le bottiglie di birra nei grandi sacchi della spazzatura, c'è puzza di alcool, di sudore e vomito. C'è puzza di persone che sfregano pelle contro pelle mentre ballano accalcati in mezzo alla pista, o di quelli che si ubriacano e poi rigettano tutto ciò che hanno bevuto nei bagni del pub, senza avere l'accortezza di centrare la tazza del water. C'è anche puzza di coktails preparati al volo e di vodka rovesciata in terra, e c'è puzza di sigarette spente da qualche parte nel locale e fumate di nascosto.
A Niall Horan, la puzza di quel locale non piace. E neanche le persone che lo frequentano.
Sta pulendo distrattamente il bancone dietro al quale si ritrova ogni weekend, sistema le bottiglie che usa per preparare i migliori drink della serata e impreca contro le schegge del bicchiere rotto che quasi gli fanno saltare un dito. Delilah è l'unica cliente rimasta quando tutti se ne sono andati, è seduta su un divanetto un po' fatta e gli sorride alzando una mano e tornando a fissare un punto a caso dietro di lui. 
È insieme a una sua amica, che Niall non ha potuto non notare quando l'ha vista entrare nel pub e sparire in mezzo alla calca insieme alla bionda. Avrebbe voluto parlarle per tutta la serata.
Ora lei, l'amica di Delilah, è appoggiata con i gomiti sopra al bancone e sbuffa ogni volta che l'altra "solo una birra", sbiascica.
Niall le si avvicina in silenzio e
«prendi qualcosa?», chiede gentilmente e osserva il viso delicato della ragazza che ha di fronte, circondato da un bel caschetto. Lei si volta e scuote la testa, «oh no, grazie» risponde educatamente e lui sorride.
«Non sei di qui, vero?», domanda mentre asciuga un bicchiere, e continua a guardarla negli occhi. Quelli di lei sono quasi verde acqua, Niall si chiede se è possibile avere gli occhi di quel colore.
«No. Cioè sì - fa una smorfia e poi si riprende - sono francese di nascita, ma vivo qui da sei anni.»
«Oh», annuisce lui e torna al suo dovere. Poi sente che non può fare a meno di parlarle e allora si volta di nuovo.
«Solo un po' di vino?», insiste e «no. Grazie, ma non bevo» spiega la ragazza. Niall si sente un po' stupido, quindi il vino lo versa a se stesso e beve tutto di un sorso.
Delilah urla qualcosa di incomprensibile e la francese si muove annoiata verso di lei.

«Andiamo a casa, dai» cerca di farla alzare e l'amica ride allegramente e si butta in terra troppo debole per stare in piedi.
«Delilah», la riprende lei e Niall corre ad aiutarla perché la scena sta diventando un po' pietosa. Raccoglie Delilah da terra e chiede dove si trovi la loro macchina, poi ce la trascina di peso contro i lamenti della bionda.
«Grazie», sussurra appena la ragazza, con il suo accento francese.
Niall sorride e fa per andarsene, poi torna sui suoi passi e bussa al finestrino della macchina in partenza.

«Come ti chiami? Ci rivedremo? La Coca-Cola, almeno, la bevi?», chiede tutto d'un fiato e lei scoppia a ridere portando una mano sulle sue labbra e chiudendo gli occhi.
«Aline», risponde solo e poi parte lasciandolo lì come uno stoccafisso.
E per fortuna che Niall ha il numero di Delilah salvato in rubrica.

 

 

«Ti è piaciuto?» è la domanda che le fa Liam quando escono dal cinema, nella testa le ultime scene del film e tra le mani i pop-corn non finiti. Shannon si apre in un sorriso e vorrebbe dire che il film non l'ha neanche guardato, perché concentrata a studiare il viso e le buffe espressioni di Liam, ma annuisce. «Cameron Diaz non è una grande attrice» afferma e ruba un pop-corn dal sacchetto che tiene lui.
«Infatti. - concorda Liam - Hai freddo?»
Fuori, in effetti, la temperatura è bassa e umida. Ed è mezzanotte passata. Shannon si ritrova a pensare che, a casa, sua madre la sta sicuramente aspettando minacciosa, ma i suoi pensieri svaniscono quando Liam le poggia sulle spalle il suo cappotto lungo e rimane con il maglione rosso e i jeans, una sciarpa intorno al collo. Lei indossa un vestito nero e il solito cappotto corto, ma vorrebbe aver messo qualcosa di più pesante e più coperto.
Si dirigono verso la macchina di Liam e non smettono un secondo di parlare; parlano del film, del loro piatto preferito, dei capelli rossi di Shannon. Parlano anche per tutto il viaggio di ritorno, mentre lui la riaccompagna a casa e alza il volume dello stereo quando passa una canzone che conosce.
A Shannon piace parlare con Liam, ed è una sensazione che le provoca una strana felicità, come se potesse raccontargli ogni cosa del mondo senza preoccuparsene. Le piacciono le sue mani, le sue sopracciglia e le sue braccia.
E quando Liam accosta la macchina e la guarda con gli occhi dolci e sereni, lei non può far altro che gettarsi sulla sua bocca e sperare che lui ricambi, stringere una mano dietro la sua testa e chiudere gli occhi.
Liam assapora le piccole labbra di Shannon come un frutto proibito e si lascia andare subito dopo, facendosi prendere dal turbinio di emozioni che sta avvolgendo l'abitacolo della sua macchina blu. Le accarezza un fianco e chiude gli occhi a sua volta.
E chi se ne fotte se è il loro primo appuntamento, se è stata - ancora - lei a fare la prima mossa, o se la busta di pop-corn, quella che non avevano finito, si è appena interamente rovesciata sui sedili posteriori della vettura.

 

 

 


 

MERRY CHRISTMAS!

Inizio così il mio angolo autore perché oggi è 23 dicembre e quindi vuol dire che domani e dopodomani ci strafogheremo di cibo a causa del Natale e io vi auguro di passare delle bellissime vacanze. Pubblico il capitolo oggi per farvi un piccolo regalino, visto che poi credo tornerò ad anno nuovo e non mi andava di lasciarvi completamente a bocca asciutta, quindi TADAAAN. Al solito, vi parlo un po' dei personaggi.

Ella/Zayn sono parecchio strani, lui sta iniziando a provare qualcosa ma Ella è difficile da capire e infatti neanche gli parla. Ma è la sua vicina di casa e questo è decisamente un punto a favore di Zayn. Nel prossimo capitolo li vedrete interagire e scoprirete anche che hanno un amico in comune EHM.

Niall/Aline FINALMENTE Niall è arrivato! Ed è un dolciotto che non ha paura di farsi avanti (ma lo farà nel modo giusto??) e che ha notato Aline da subito. Vedrete che hanno dei caratteri molto simili.

Shannon/Liam io li shippo troppo calcolate, quando scrivo di loro sono tutta un cuoricini e amore tralala. Shannon è una da primi passi, è lei che lo richiama, lei che lo spinge ad invitarla ad uscire, lei che lo bacia (anche perché se non l'avesse fatto forse Liam sarebbe stato sempre fisso sul suo telefono senza averne il coraggio). Ed è cotta di Liam, totalmente, anche in modo un po' infantile dato che ha comunque 17 anni e a quell'età le cose si vivono molto diversamente, no? MA gli ha mentito su qualcosa e chissà che accadrà.

Vi lascio, ringraziando sempre chi leggerà e chiedendovi una piccola recensione (se vi fa piacere) perché vorrei davvero sapere cosa ne pensate, mi servirebbe anche per capire come continuare la storia (DAAAIIII fate un piccolo regalo di Natale anche a me).
Ah potete anche trovarmi su 
Facebook da oggi in poi, per domande o anche solo scambiare due parole :)

Un abbraccio,

Oneipo.




 

  
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