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Autore: Paddy    02/02/2005    7 recensioni
"Mi chiamo Wendy Moira Angela Darling!" Quanto tempo è passato da quando il suo primo e unico amore pronunciò quella frase? Peter Pan non lo sa. Non è più tornato da lei da quella magica e struggente notte in cui la lasciò tornare a casa. Perchè? Solo lui conosce la risposta. Ma sa anche che è ora di farlo.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La finestra

La finestra

-2-

 

 

 

 

 

La brezza notturna di un venticello ritardatario soffiava contro le ante della finestra, facendo sbattere il vetro. Era spalancata.

 

Peter, suo malgrado, provò un certo sollievo. Volò fino al davanzale osservando la stanza. Molto era cambiato: c’erano nuovi giocattoli e mancava un letto. Due bambini dormivano in essi.

 

Il ragazzo si avvicino, il cuore che correva: e vide, adagiata fra le coperte, una splendida creatura dai capelli ondulati e l’espressione serena.

 

Peter attraversò di volata la stanza; allungò un dito verso di lei, accarezzandole il viso. La sua faccia si distese in un sorriso.

 

Ad un tratto sentì un rumore provenire dall’altro capo della camera: si girò... trovandosi di fronte una donna che lo fissava con gli occhi sbarrati.

 

 

Poco prima...

Appoggiò la spazzola sul comò. Davanti a lei, riflessa nello specchio, c’era una donna che la fissava malinconica. Una donna che si potrebbe dire avesse avuto tutto dalla vita. Il lavoro andava bene. Bei figli. Un buon marito. Ma qualcosa le mancava.

 

Un vuoto che non riusciva a colmare.

 

Sospirò. Poi si girò lentamente, per andare in camera sua a dormire. Passando però davanti alla stanza dei bambini, si fermò. Aveva sentito uno spiffero gelido. Come al solito! Jane si era dimenticata di chiudere la finestra. Dimenticata...? Avrebbe detto che l’aveva fatto apposta!

E certo James non gliel’aveva ricordato... sperava sempre in un’ispirazione, anche dalle stelle!

 

Sorridendo, aprì la porta. I due bambini dormivano tranquillamente. Avrebbe dovuto correre a socchiudere le ante, spalancate, invece si fermò e si appoggiò al muro, fissando i suoi figli.

 

Jane dormiva a labbra socchiuse. Era così bella... le somigliava moltissimo. Gli stessi capelli, gli stessi occhi... beh, lei si era tinta le ciocche e perciò erano un po’ diverse...

Era una bambina vivace. Sembrava davvero lei.

 

James Matthew era molto diverso. Più schivo, più chiuso in se stesso. Solo la sorella riusciva a tirarlo fuori da quel silenzio.

Voleva diventare scrittore di favole, ma non aveva ispirazione... non ancora, almeno.

 

Parecchie volte Wendy li aveva sorpresi a fissare il cielo stellato. C’era qualcosa che li attirava, fuori nel cielo. Quanto a lei, aveva sempre evitato di fermarsi a guardare le stelle. Era una donna in carriera. Non ne aveva bisogno.

 

E ad un tratto... lì, proprio fuori dalla finestra apparve qualcuno.

 

Una figura nera si stagliava contro l’orizzonte. Era immobile. Il suo sguardo saettò per la stanza, da James, e si fermò su Jane.

 

Quando si protese in avanti, allora Wendy lo riconobbe.

 

Oddio.

 

Non poteva essere lui! Non poteva!

In un solo momento, con un solo sguardo, aveva cancellato tutte le sue certezze di donna.

 

 

Faceva strani sogni, a volte, la notte. Sognava un ballo fra le luci della notte, sospesa in aria. Sognava la sensazione del vento fra i capelli, e la musica dell’aria che soffiava nelle orecchie.

E sognava uno strano bambino dai capelli d’oro, con un’espressione sbarazzina, le orecchie a punta e il vestito verde sbrindellato.

 

Da quando aveva undici anni quei sogni la tormentavano. Si era imposta di non credere... di non pensare... nemmeno per un momento... che fossero ricordi.

 

C’era stato un periodo in cui era sicura... tanto, tanto tempo prima... che esistesse un bambino che non cresceva mai. Che lei e i suoi fratelli (avvocato e professore di fama) avessero viaggiato fino ad un’isola leggendaria.

 

Ricordava anche le coordinate: terza stella a destra e poi dritto fino al mattino.

 

Che cose strane si inventavano i giovani.

 

Eppure...

 

Eppure si era sempre chiesta dove avesse trovato quella noce che si era trovata al collo, apparentemente perfetta.

Come si fosse procurata quegli strappi e quei segni di foglie e fango sulla camicia da notte.

Da dove fossero venuti i suoi cugini acquisiti.

 

Anche i suoi fratelli per un po’ di tempo vaneggiarono su questo viaggio. Perfino i genitori erano sicuri che fossero spariti per qualche giorno.

 

Ma poi... i fratelli crebbero, ci scherzarono su, i genitori morirono.

E perfino lei, che raccontava la favola di Cenerentola storpiandola e facendo diventare la sguattera una moderna spadaccina, lei, Wendy Moira Angela Darling, aveva lasciato la camera dei bambini.

 

Era cresciuta. Era riuscita a chiudere la finestra, e non solo quella della sua stanza.

La finestra dei suoi sogni, delle sue fantasie, dei suoi deliri di bambina.

 

E adesso, a chi le chiedeva il suo nome, rispondeva Wendy Barrie. Come tutte.

 

Ma... ma non poteva ora, trovarsi davanti quel bambino! Che lei conosceva... che sognava...

No! Era di sicuro uno scherzo... un ladro forse... adesso usavano anche i ragazzini...

 

Stava proprio pensando di andare lì a cacciarlo,.... quando il bambino tirò su il capo e... e all’improvviso era in piedi sulle coperte del letto della figlia.

 

No, un attimo... come aveva fatto?

 

Un salto?... no, troppo lontano... infatti, anche ad arrivare sul davanzale ce ne voleva...

 

Ma non poteva... non poteva aver... era contro la logica... aver... si era decisa a non pensarci più, a quelle fantasie!... aver... era una donna adulta!...

 

Indietreggiò. Era troppo. Ma senza volere urtò la lampada, che ondeggiò sul tavolino per poi afflosciarsi sul banco.

 

A quel rumore, il bambino si girò verso di lei.

 

Si fissarono irrigiditi. Per quanto? Un secondo, un minuto? Adesso anche lì il tempo si era fermato.

 

Poi, lentamente... Wendy alzò la testa... e...

 

“Peter?” mormorò.

 

Lui non rispose.

 

 

 

 

 

Restate con me per l’Epilogo!

NOTE: Di sicuro vi sarete accorti/e che il nome dei figli non è casuale... la bambina è la vera Jane del libro... mentre James Matthew... è l’autore!

 

Ringrazio:

 

Ginny90: Leggo che c’è una recensione, clicco... uhm, è di Ginny90...GINNY90?!! Proprio lei, l’autrice geniale di Time (una delle mie ff preferite)?? Che onore, accipicchia! PS Non osare dire mai più che le tue storie sono una schifezza! (Paddy si avvicina alla casa di Ginny con un’ascia in mano...;-))

 

Nemesis: Come hai fatto? Hai colto esattamente ciò che io desideravo trasmettere con la lettura... cioè le sensazioni di Peter... ciò significa che hai capito tutto della mia storia... grazie...

  
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