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Autore: StrychnineTwitch    23/12/2014    1 recensioni
Michel B. cominciò un diario per il semplice motivo che fu la sua perfettina madre francese a consigliarlielo. Amava scrivere, una volta, poi aveva smesso in favore di altri tipi di sfogo, ma ricominciare non era stato un peso.
Sapeva che nessuno avrebbe letto quelle pagine, se non lui a distanza di anni, ma questo non gli impediva di mettere tutto se stesso in ciò che faceva.
Michel si sentiva una persona diversa dalle altre, e amava dimostrarlo a se stesso, ecco tutto.
-Capitoli-
-Giorno 1 - Il bicchiere di liquore
-Giorno 2 - Il filo d'erba
-Giorno 3 - La fase REM del kraken
-Giorno 4 - Bianco per il Re, blu e rosso per la Francia
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Diario degli sfortunati eventi di Michel B.
e di come un giorno qualsiasi possa trasformarsi nell'incubo peggiore



23/12/2014 - Il bicchiere di liquore

 

L'unica sensazione che posso percepire è il vuoto.

Sono un bicchiere. Uno di quelli piccoli che si usano per bere il liquore tante volte. Non sono una di quelle sorsate che dai direttamente dalla bottiglia mentre sei con i tuoi amici. Io sono diverso. Sono uno di quei bicchieri che stanno appoggiati sul tavolo alla vigilia di Natale, quelli che solitamente son tenuti dietro una vetrinetta tutto l'anno, e che durante le feste offri ai parenti.
Li riempi e poi giù.
Restano vuoti, ma è un vuoto pieno di qualcosa: l'aria, il residuo lasciato da qualcuno che di bere non aveva voglia, la macchia del rossetto sul bordo, l'infinitesimale granello di polvere, ricordo della vetrinetta. Un vuoto pieno di piccole cose che prese singolarmente sono trascurabili, ma che se sommate l'una all'altra formano una storia, e la raccontano attraverso le parole di chi ha appena posato le labbra sul bicchiere notando il freddo al contatto o di chi non se n'è nemmeno accorto.

Potrei accogliere un altro sorso, per la gioia altrui, fare mio l'ennesimo residuo e miscelarlo con i precedenti.

La verità è che più vengo riempito, più mi sento vuoto. Più le storie si accumulano, più la mia si annebbia.

Ho scelto di raccontare la vita degli altri perché è più interessante della mia. Mi piace intromettermi nelle storie e poi andarmene di nascosto, prendere qualcosa da ognuno senza in realtà togliere nulla. Faccio tesoro delle mie esperienze e le cucio l'una all'altra, in un patchwork colorato come l'arcobaleno; molteplici i disegni, infinite le sfumature.

Ogni situazione è per me spunto di domande, risposte, congetture, supposizioni. Riesco a creare un racconto, per quanto improbabile possa essere, su ogni singolo atteggiamento quotidiano e normale. È molto faticoso accogliere le cose così come sono, senza analizzarle e dar loro troppa importanza. Quello che la gente dovrebbe capire è che nulla è casuale, neanche la posizione in cui poniamo le parole in una frase. È tutto ricollegabile a qualcosa. Il lessico che usiamo, il modo in cui scriviamo, il fatto stesso di esprimerci su un foglio è significativo per il passato e per il futuro allo stesso tempo. Se oggi non fosse successo quello che effettivamente è successo ora non starei qui, con le mani sui tasti, con il ronzio del computer nelle orecchie, con la bottiglia di un alcolico qualunque al mio lato, a provare a mettere insieme un discorso sensato, che possa esprimere veramente il modo in cui sto. E allo stesso tempo influirà in modo imponente su ciò che sta per succedere.

Potrebbe cadere una mongolfiera nel parco in cui sto scrivendo, potrebbe finire esattamente sul mio computer e distruggerlo, cancellando tutto quello che è stato scritto. L'uomo sulla mongolfiera potrebbe chiedermi di salire e aiutarlo ad azionare il gas, ma questo potrebbe essere finito. Potrei trovargliene altro, potrei per sbaglio essere troppo in alto per scendere e dovrei necessariamente rimanere sulla mongolfiera per salvarmi da un lancio di trenta metri che mi condurrebbe molto più in alto. Proverei paura, timore, libertà e prigionia conviverebbero nello stesso istante. Ma sono solo supposizioni, poiché la più probabile delle teorie è che la mongolfiera atterri semplicemente sulla mia testa, e che il computer in realtà sia l'unico a salvarsi.

Michael B.

 


NB. A volte è meglio lasciare che una storia si presenti da sola, senza spiegarla, senza dover aggiungere nient'altro che non sia un nuovo capitolo.
Non deve importare al lettore se essa è stata scritta da lucidi, dopo uno o mille bicchieri. L'importante è la storia.
Quella di Michel B. è una storia particolare, perché forse quello che tutti qui devono ancora capire è che non si costruisce un libro su un ragazzo normale con una storia normale, qualcosa di straordinario deve esserci, che sia la storia, che sia il soggetto. Non so ancora se Michel B. (A proposito, B. viene da Baudelaire) sia un ragazzo speciale, o abbia semplicemente avuto la fortuna di avere una gran storia da raccontare, so solo che ora esiste qualcosa su questo personaggio inventato, con un nome francese che suona meglio di altri, che a qualcuno farebbe piacere leggere.
Benvenuti nella mia mente.
Natalie B.

 
   
 
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