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Autore: Nahash    24/12/2014    1 recensioni
Ryouta Kise ha un segreto che, nascosto al di là del suo sorriso, può sembrare invisibile; eppure, qualcuno lo coglierà al volo...
[Fan Fiction interattiva: genere, rating e pairing potrebbero variare nel corso della storia]
Genere: Introspettivo, Slice of life, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Ryouta Kise, Yukio Kasamatsu
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note [1] Salve a tutti, non so quanto tempo effettivo sia passato dall'ultimo aggiornamento e non so neanche quando avverrà il prossimo dopo questo. Mi dispiace, sopratutto per chi magari è curioso, ma non perdete la speranza ok? Perché quando un briciolo d'ispirazione cosmica mi coglio, io aggiorno XD
Mi sono accorta che dovrei sistemare il secondo capitolo, perché così non è che mi faccia impazzire >__> sistemerò pure quello quando ne avrò la forza.
Detto questo, buona lettura fanciullini, spero vi piaccia!

 
Quei tranquillanti avevano fatto davvero effetto,  talmente tanto da non riusciva a svegliarsi. Kise non aveva sentito il rumore della fastidiosa sveglia che tutti i giorni lo buttava giù dal letto.
Il telefono era squillato più volte quella mattina, tra noiose vibrazioni dei messaggi e l'acuta suoneria che più di una volta si era fatta sentire: Kise proprio non ne voleva sapere di svegliarsi.
Era mezzo giorno, minuto più minuto meno, e lui era appena riuscito ad aprire gli occhi che si stropicciò appena, per poi stiracchiarsi e sgranchirsi un po' da quel torpore.
Prese il cellulare e vide i numerosi avvisi: Kasamatsu gli aveva inviato tre messaggi e non sembrava molto contento della sua assenza.
«Oh, senpai!» Si lagnò, pronunciando le sue prime parole della giornata.
Il più grande si era lamentato della sua assenza, perché non gli aveva ordinato di non andare a scuola, ma di non presentarsi agli allenamenti.
Kise eluse le domande del sempai e rispose semplicemente che stava poco bene e che ne strava approfittando per rimettersi in forma. La verità, però, era che il biondo cominciava ad avere davvero paura, non capendo quali sfortunati eventi stessero colpendo la sua vita.
Si rimise a dormire, poi, per non pensare, per non sentire quella brutta sensazione d'ansia.
 
 Il giorno seguente non trovò nessuna minaccia, di nessun tipo, così si decise di farsi forza, pensando che, forse, era stato soltanto uno stupido a cadere vittima delle sue paure.
Si lavò, si sistemò e tornò il Kise perfetto  di sempre, mettendo su quel sorriso che lo contraddistingueva.
Come al solito a scuola si destreggiò tra compagni che volevano attirare la sua attenzione e compagne che volevano semplicemente scambiare una parola con lui: stranamente quel giorno percepiva tutto quel calore come un disagio,perché qualcosa stava cambiando dentro di lui, ma aveva deciso di non darlo a vedere.
Si avviò verso l'entrata, quando Kasamatsu si stava avvicinando minaccioso verso di lui.
«Come ti senti?» Gli chiese semplicemente per vedere se Kise fosse stato davvero malato oppure aveva messo su soltanto una messinscena.
«Bene, Senpai. Oggi mi sento molto meglio!» Gli disse sorridendo, mostrando una vera e propria faccia da schiaffi che stava mettendo a dura prova la pazienza del più grande.
«Ti tengo d'occhio e oggi ti aspetto agli allenamenti...» Kasamatsu non avrebbe accettato un no come risposta, lo avrebbe trascinato per i capelli se avesse dovuto ─ Il giorno di punizione era passato, pertanto, Kise, sarebbe dovuto tornare alle solite abitudini, ovvero, si sarebbe dovuto presentare agli allenamenti senza storie.
Il biondo si limitò ad annuire per poi allontanarsi senza dire niente, Yukio era davvero stanco di vederlo così evasivo. Era preoccupato e seccato allo stesso tempo e se Ryota aveva un problema, gliene avrebbe potuto parlare, senza tutto quel mistero a meno che non si fidasse di lui.
Durante gli allenamenti si era comportato bene, ma non eccelleva più del solito. Giocava bene a Basket, quello era chiaro, ma si vedeva perfettamente che c'era qualcosa che non lo faceva agire come al solito.
Il capitano della Kaijo lo aveva osservato e per rispetto di tutti non aveva detto nulla, ma non appena gli allenamento terminarono, chiamò da parte il biondo cercando di cavargli qualcosa dalla bocca: non si poteva andare avanti così.
«Ti decidi a dirmi che c'è che non va?»
«Nulla...» Rispose facendo spallucce.
Kasamatsu sospirò stanco di dovergli andare sempre dietro per cercare di aiutarlo.
«Se non mi vuoi dire cosa ti preoccupa, non farlo, va bene, ma sappi che i tuoi problemi non devono ricadere sul futuro della squadra.»
«Certo lo so, Senpai, non accadrà.»
«Ne sono certo...» Rispose il moro, lasciando che il biondo si allontanasse, non lo avrebbe assillato più, ma lo avrebbe tenuto d'occhio, almeno sul campo da Basket e in quanto suo capitano, si sarebbe potuto lamentare esigendo sempre il meglio dai suoi giocatori.
 
Kise, ripercorrendo la strada di casa, cominciava a sentirsi di nuovo spaventato poiché adesso era solo e si sentiva vulnerabile.
I pensieri avevano preso a rifarsi ossessivi e le varie ipotesi che qualcuno poteva avercela con lui lo stavano letteralmente mandando al manicomio.
Aveva cominciato a pensare di aver fatto un torto a qualcuno, oppure era solo una persona che voleva avvicinarlo e che, timidamente, non era in grado.
Era talmente soprapensiero che urtò una ragazza. «Mi scusi tanto...» Era davvero mortificato, glielo si poteva leggere in faccia, ma lei non sembrò essere così preoccupata della situazione, anzi, non gli rispose neanche a tirò dritto, semplicemente.
Kise si portò una mano tra i capelli, ravvivandoli, massaggiandosi, poi, le tempie. «Dove ho la testa...» sussurrò tra sé e sé.
Era davvero scosso e doveva calmarsi, perché in un momento come quello avrebbe potuto prendere tutto, qualsiasi cosa, per una tragedia.
Quello che si ritrovò in casa, al suo ritorno però, non era poi così roseo e non era possibile, non andare in incandescenza: il salotto era in subbuglio e non come lo aveva lasciato, lui, la sera prima, ma un vero e proprio caos, tutto era stato buttato alla rinfusa, e poi; si incamminò verso la camera da letto e lì, la situazione era ancora più tragica.
La sua biancheria era stata buttata fuori dal suo cassetto: il pensiero che qualcuno l'avesse toccata, esposta e chissà cos'altro, lo faceva sentire, in un certo senso, violato.
Come se non bastasse, sul letto, che precedentemente era stato sistemato, c'era la sagoma di un corpo, segno evidente che qualcuno si era steso lì.
Kise passò una mano sulla forma lasciata, sentendo che era ancora calda, traccia che l'intruso si era intromesso in casa sua da poco o che l'aveva appena lasciata.
Kise si guardava intorno spaventato a morte, pensando immediatamente al peggio, quello che lo stava perseguitando era uno stalker.
Non sapeva chi potesse essere né perché si fosse accanito così con lui, ma era evidente che c'era stato qualcuno e che quella persona era la stessa che faceva percepire la sua presenza da giorni.
Doveva chiamare qualcuno, o sarebbe impazzito. Non poteva più tenersi tutto per sé, doveva agire in qualche modo, ma invece di andare immediatamente alla polizia, non riuscendo a compiere quel numero o pensando che lo avrebbero preso per un pazzo, riuscì a chiamare una sola persona.
«Aomenicchi!» Il tono della sua voce era spaventato e lo stesso Aomine si allarmò sentendolo in quello stato.
«Kise, che c'è?» Gli domandò per sondare il terreno: voleva capire se la cosa fosse seria, o se il biondino avesse travisato qualcosa, tanto da spaventarlo.
«Devi venire a casa mia, per favore.» Sembrava quasi supplicarlo.
«Cosa è successo?» Gli chiese a quel punto cominciando a pensare che la cosa fosse seria.
«Non posso spiegartelo, devi vederlo...» La sua voce cominciava a tremare, era sull'orlo del pianto, quasi indubbiamente segno evidentedei primi cedimenti a causa della tensione o della paura crescente.
«Arrivo!»
Aomine decise di assecondarlo e di vedere cosa stava succedendo, nel sentirlo in quello stato non voleva lasciarlo da solo, sopratutto se la cosa era davvero seria, in caso contrario si sarebbe lamentato con Kise, poi, ma non gli sembrava quella la situazione: più volte aveva sentito Kise lagnarsi per sciocchezze o per continuare a giocare a Basket con lui fin quando non l'avrebbe sconfitto, ma mai lo aveva sentito spaventato, non ricordava nemmeno se ci fosse stata una volta in cui aveva visto Kise spaventarsi o colto dal panico, per questo decise d'intervenire, perché gli sembrava una cosa seria.


Note [2]  Come avete potuto vedere Aominecchi ha fatto il suo ingresso all'interno della storia *^*
Questa è sempre una ff interattiva, come già scritto negli altri capitolo precedenti, quindi per qualsiasi opinione, desiderio o commento, non esitate e scrivetelo come se non ci fosse un domani ù.ù
 
   
 
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