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Autore: Blue Eich    25/12/2014    2 recensioni
Hello! Mi chiamo Siena Kiku e ho quattordici anni. L'anno scorso mi hanno mandata in un'Accademia Pokémon come punizione per la mia irresponsabilità. All'inizio non l'ho presa bene, ma col tempo - tra nuovi amici, professori stravaganti e scoperte ogni dì - ho iniziato ad adorare questa vita, al punto da chiedere spontaneamente di continuare! Ebbene, le vacanze sono finite e tutto ricomincia, ma adesso non sarò più una primina. Vi va di seguire me e il mio Moni in questa nuova avventura?
[Seguito di "Distance: doesn't matter"]
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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- Questa storia fa parte della serie 'Distance: doesn't matter'
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Distance, doesn't matter! 2

2. Start all over

 

«Get up, my niece!»

Mio zio Surge batté le mani, rassegnato ma paziente. Non alzava mai la voce, se non per buone intenzioni, e la sua energia contagiava chiunque.

«Mmmh» mugugnai, assonnata. Mentre lui trotterellava in cucina a preparare bacon e uova al tegamino, come sempre, mi tirai su. Il calendario appeso con un chiodo sulla parete segnava che era il tredici settembre, cerchiato con un pennarello nero dalla punta spessa.

«Shen, shen!» abbaiò Moni, balzando fuori dalla cuccetta di vimini adagiata accanto al calorifero. Scrocchiò le zampe intanto che apriva le fauci in un grosso sbadiglio.

«Oggi si ricomincia!» esclamai, sorridendo emozionata. Dopo un'estate ad Aranciopoli con mio zio, Capopalestra locale, ero smaniosa di riabbracciare tutti i miei amici dell'Accademia e l'Accademia stessa.

 

♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪-♪

 

Mentre il battello avanzava placido sullo specchio d'acqua, pensavo.

Arrivederci sveglia all'alba, tavola da surf e onde altissime. Arrivederci lezioni di danza e colazione americana. Arrivederci Flygon, Chinchou e Kingdra, che non potrete venire da me per le feste di Natale…

 

Fu di nuovo difficile abituarmi a Ferrugipoli. Le persone mi urtavano senza volerlo, strette nei loro cappotti, con lo sguardo fisso in avanti.

«Uff… Dov'era?» borbottai, sbattendo impazientemente una scarpa sul marciapiede. Non potevo essermi già persa, sarebbe stato il colmo.

Moni chiuse gli occhietti, si mise in posa come una gru e tese i suoi grandi padiglioni. «Beu!» Non era un segugio ma, comunque, fu grazie al suo olfatto che rividi i cancelli aperti della Formation Ability Academy.

Un'emozione incontrollata m'investì. Le pareti ben dipinte della struttura le donavano un'aria recente mentre la fontana, di marmo bianco, era chiaramente più vissuta. Cominciai a cercare con lo sguardo i miei amici.

«Serenellaaaaa!» Prima che potessi rendermene conto, Elena Bailey mi abbracciò stretta come un peluche. Solo lei aveva il diritto d'usare quel soprannome. «Ciao! Ciao! Ciao!»

Ricambiai l'abbraccio. «Eleee! Che bello rivederti!»

I riccioli arancioni le ricadevano sulla schiena muliebre. Un sorriso era dipinto sulle sue labbra, anche gli occhietti d'oriente sorridevano. Si era alzata di pochi centimetri, ma rimaneva comunque tra le più basse come me, e sprigionava la solita allegria.

«Shen, sheeen!» Moni sfregò le unghiette sui miei jeans sfilacciati. La sua agitazione derivava dal fatto che aveva scorto Micaela seduta sul fontanone.

Congedai velocemente Elena, lasciando avanzare il felino tra la calca di persone ai miei occhi insignificanti. Mia cugina parlava spassionata con un gruppetto di amiche, che io non conoscevo. Indossava una dolce cloche rosa pastello, jeans a vita bassa e stivaletti con del pelo di camoscio in cima.

Le saltai dietro la schiena a sorpresa. «Ciau!»

«Bau!» trillò, sussultando in un primo frangente per l'abbraccio. Ci eravamo viste l'ultima volta alla grigliata in spiaggia in occasione del mio quattordicesimo compleanno e le punte dei suoi capelli fucsia erano leggermente più lunghe di come ricordavo. Shinx e il suo Chikorita, Chico, si stringevano la zampina da buoni amici.

La prima campanella squillò forte e soprattutto stridente. Sorrisi. Era l'inizio di un nuovo meraviglioso anno. E io non ero più una primina. Quindi, se incrociavo qualcuno di più grande, non dovevo cambiare rotta imbarazzata. Ero grande anche io.

 

 

Secondo il cartellone ero nella stanza 118, la mia classe era la 2^A e il mio armadietto il 554. Sapevo già dov'erano le seconde. Quando la prof d'inglese mi mandava a prenderle il tè al limone alle macchinette, allungavo il giro, passando davanti a tutte le seconde, così salutavo la mia – ormai ex – coinquilina.

Oltrepassai la scalinata nell'atrio e la mensa chiusa. Mi trovai davanti la scia di armadietti numerati da una targa. Anch'io, finalmente, avevo diritto a uno di essi e la cosa mi emozionava parecchio. Non vedevo l'ora che ci dessero le combinazioni!

Quando aprii la porta della 2^A, la terza partendo dall'alto, mi accorsi che tutti i posti erano prenotati.

Il primo che mi saltò all'occhio fu Federico che, con il ciuffo ribelle a coprirgli la fronte, si era messo nella pancata centrale in prima fila, appositamente più avanti degli altri. Fui felice di rivederlo: non avevo molta confidenza con lui, però mi stava molto simpatico, come a tutti, del resto. Accanto a lui c'era Ryder, il suo “amico di classe” che senza farsi notare stava accarezzando la sua adorabile cucciola di Buneary, intimandole sottovoce di stare buona.

Il mio occhio cadde nell'ultima pancata della finestra e mi sentii invasa da una fitta d'amarezza: Naomy e Anastasia si erano messe vicine e ridacchiavano con aria complice. Non capivo proprio… Naomy, a giugno, aveva promesso di stare vicino a me, me lo ricordavo bene. Forse se n'era dimenticata e forse non mi stava salutando perché non mi aveva vista, sì, doveva essere per forza così. Mentre Moni andava a salutare i suoi amici Pokémon, che si erano rintanati più o meno tutti nell'angolo in fondo, io continuai a cercare un posto con lo sguardo. Vidi mia cugina sporta a sussurrare qualcosa all'orecchio del Grande Connor mentre il Piccolo, accanto a lei, stava con le mani congiunte.

Nei primi due dalla porta c'erano Jeanne e Azuma che – constatai sgranando gli occhi dallo sconcerto – stavano leggendo un manga. Insieme. Sì sì, non avevo visto male, proprio insieme! Rivolte l'una verso l'altra, con le sedie vicine e il manga in mezzo, tutte e due concentratissime nella lettura. Jeanne Mirai, la ragazza più asociale di questo pianeta, stava avendo spontaneamente contatti con un'altra persona. Quell'estate era stata per caso rapita dagli alieni che le avevano fatto un lavaggio del cervello?

Dietro di loro, comunque, c'era un viso nuovo. Un viso in cui erano incorniciati degli occhi di un bellissimo azzurro sovrastati da ciglia leggermente lunghe e sottostati da un naso un po' spigoloso. I suoi capelli erano color ecru, che formavano una cresta grazie a un'abbondante dose di gel. Dava l'aria di essere un po' impacciato, dal modo in cui si tormentava le mani.

Moni, senza chiedermi consulto, balzò sul suo banco come se fosse quello della cucina di casa nostra. «Beu!»

«Ehi, ma…»

«Hello!» Mi precipitai lì, presi tra le braccia il leoncino e porsi un inchino di scuse. «I'm sorry. Al mio Shinx piace questo posto… Posso?»

«Okay, fai pure» mi rispose il ragazzo, con voce un po' sommessa, per poi farsi più in là.

«Come ti chiami?» gli domandai, senza perdere il sorriso. Io avevo cambiato molte scuole alle elementari a causa del lavoro di mio padre, perciò sapevo quant'era difficile.

«Xhesi Rama, Jesse per gli amici» rispose, già più a suo agio di prima, spalmando i gomiti sulla tavolata. Mi chiesi un tipo così che tipo di Pokémon avesse. «La mia famiglia si è trasferita qualche settimana fa, non conosco nessuno…»

«Beh, ora conosci me! Piacere: Siena Kiku, di origini inglesi.»

«Io albanese… Non sono affatto bravo in italiano» rivelò, con un altro mezzo sorriso.

«Ordine, ordine!» La Michaelis, con l'aria di una vecchietta superba, entrò trafelata dalla porta. Soliti abbinamenti in rosso, voluti da madre natura e dalla sua ironica eleganza, soliti occhi da Articuno e canini acuminati. L'unica anomalia rispetto all'anno precedente era il cestino coperto da un drappo candido che stava portando sottobraccio.

«Mì amor!» Federico si alzò a braccia stese, mandandole un bacio traboccante di sentimento. «Mi sei mancata infinitamen–»

Il Chikorita di Miky gli fasciò la bocca repentinamente con una liana, rovesciandolo all'indietro, di nuovo sulla sedia, mentre la francesina gonfiava le guance orgogliosa. Tutta la classe rise: cominciavamo bene!

«Sei senza speranze!» rise il piccolo Chicco. Era solo merito dei suoi suggerimenti durante le verifiche e le ore che mia cugina aveva passato ad aiutarlo nei compiti, se il brunetto aveva superato l'anno precedente.

«Sembrano simpatici, qui» considerò il mio vicino.

«Tantissimo, vedrai!»

«Avreste dovuto esserci, è stato davvero fortissimo!» Quella voce familiare mi distrasse e voltai istintivamente il capo: Leonard. Era seduto davanti a Naomy e Anastasia, a cui aveva fatto appena scappare una risata, per chissà quale racconto. Notai che aveva rasato i capelli, tanto che sembrava quasi un'altra persona e con una smorfia mi ritrovai a pensare che stava molto meglio prima. Ah, a proposito di Naomy: non avevo ancora avuto occasione di parlarle, avevo quasi la sensazione che mi stesse ignorando. Si arrotolava una ciocca blu sul dito e teneva le gambe accavallate, mentre il suo Plusle correva a zigzag per la classe.




 

Angolo Autrice
Hiya a tutti! :)
Questa storia è il seguito di “Distance: doesn't matter” dove gli studenti sono al primo anno e tutto è nuovo. Cercherò di descrivere ancora i personaggi e riportare alcune spiegazioni, così per i lettori nuovi non sarà necessario leggere la prima serie ;) (anche se facendolo mi renderebbero felicissimamente felice).
Per chi se lo chiedesse Siena è sempre stata la nipotina di Lt. Surge (non l'ho inventato adesso) accennato come zio americano, ma non l'avevo ancora nominato.
Ah, a proposito della prima serie, ho modificato da cima a fondo tutti i capitoli e le modifiche che dovrete tenere a mente sono:
Sull'aspetto: Derry non ha più i capelli mori, ma castani.
Sui nomi: Chiara è diventata Anastasia, Cassandra Cecilia, Naruku Schulz, Carteer Carter, Diana è diventata Scarlett e Keo è diventato Chiharu.
Sugli eventi: il Plusle di Naomy non ha strappato i registri, bensì ci ha rovesciato sopra una tazzina di caffè.
Sulla scuola: anche i Pokémon portano le bandane uguali ai padroni e la scuola ha dato in dotazione una tuta.
Su altro: modificato un personaggio nel capitolo 20.
Beh, tutto qui. Spero di avere nuovi lettori! Bye!
-H.H.-
 
   
 
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