SO REAL
“Oh…that was so real…”
Jeff Buckley
“Sei
cocciuto”, sbuffò Bee gettando il giornale sulla scrivania della camera.
Orlando la
trafisse con lo sguardo.
“Cocciuto?”
Bee annuì
con enfasi, “Sei alla British American Drama Accademy, non dal fruttivendolo!
Se ti dicono di provare un ruolo, lo provi. Senza discutere!”
Lui le fece
il verso, “A te non dicono mai cosa scrivere”, puntualizzò.
Bee fece
spallucce, “Quindi quando ieri mi hai detto ‘scrivi una storia horror con le
palle’, era solo così per dire?”.
Orlando,
suo malgrado ridacchiò.
“Era un
consiglio”, precisò.
Bee rise,
“Allora vedila così, anche il tuo tutor ti sta dando un consiglio!”
“Io
Lisandro non lo faccio”, piagnucolò lui, “Mi è sempre stato sulle palle”.
Bee
spalancò gli occhi, “Oddea!”, sospirò, “L’unico essere del pianeta che detesta
Lisandro lo dovevo incontrare io?”
Orlando si
lasciò cadere sul letto, “Si”, disse poi.
“Senti Flow
puoi frignare per i prossimi venti giorni, ma il risultato è sempre quello: tu
farai Lisandro!”, frugò nella borsa, poi gli lanciò il libro.
“Sogno di
una notte di mezza estate”, lesse lui, quindi si esibì in un sorriso forzato,
“Sei premurosa!”
Lei gli
afferrò una mano, tentando di tirarlo in piedi.
“No, sono
stufa di starti a sentire borbottare. Usciamo!”
Orlando si
rizzò in piedi, ridacchiando.
“Per
andare…”
Bee
s’infilò la giacca.
“Al
Greenwich”, disse.
Si sistemò
il cappello nero di cotone e aprì la porta della camera da letto.
Ed era lo
stesso cappello di cotone nero che si stava sistemando ora, all’ingresso di
un’anonima caffetteria di Los Angeles.
Orlando
sorrise tra se e se.
Forse era
quella la ragione che gli aveva riportato alla mente quel ricordo così vecchio.
Il cappello nero di Bee. Se lo erano scambiato per anni e, tuttavia, quello non
aveva mai ceduto un momento. Ogni tanto lei sistemava le cuciture per
assicurarsi che non si rompesse ma, comunque, quel cappello era stato parte
delle loro vite.
Parte delle
loro vite. Come un figlio.
Cristo
Santo!
Bee incinta….
Quella si
che era una notizia che avrebbe tranquillamente potuto mandarlo fuori di testa.
Da quando
si conoscevano, loro due? Quattordici anni? Quindici?
Bee era
sempre stata con lui, almeno da che aveva memoria selettiva. Era stata la sua
migliore amica dall’inizio della sua carriera, non lo aveva mollato un attimo,
nemmeno nei momenti più difficili.
E lui, per
contro, aveva fatto lo stesso.
Abaigeal
Gallagher, irlandese dalla testa ai piedi, era diventata una scrittrice famosa.
Ma, prima di giungere alla vetta, aveva scalato pareti difficili. E lui l’aveva
tenuta per mano.
In realtà
si erano tenuti per mano a vicenda, da sempre.
Bee, per
lui, era sempre stata come una sorella. Quella a cui raccontare le uscite
disastrose con le ragazze, le figuracce fatte in teatro e le prove più dure.
Era anche
l’amica con cui ubriacarsi e strillare per tutta la notte. Oppure quella con
cui parlare fino a che le parole diventavano talmente sottili da perdere
significato.
Bee era
quella che aveva pazientemente sopportato le sue innumerevoli crisi d’identità
e che lo aveva preso a calci nel culo quando si andava ad impantanare in pippe
mentali, tutt’altro che facili da sbrigliare.
Era Bee.
Ed era la
stessa ragazza con cui, da due anni a quella parte, faceva l’amore.
Già….
Ed Orlando
non aveva il benché minimo dubbio a definire ‘amore’ quel rapporto.
Neanche
uno.
Fare sesso
con Bee era il completamento perfetto della loro relazione.
In realtà,
almeno all’inizio, nessuno dei due era rimasto stupito dalla piega che aveva
preso il loro rapporto. Per niente.
Ma poi quel
rapporto aveva avuto bisogno di conferme per andare avanti.
Erano due
mesi che litigavano continuamente e poi facevano la pace e poi litigavano e poi
facevano ancora la pace e poi litigavano di nuovo.
Erano
entrambi confusi, entrambi stanchi, entrambi bisognosi di definire quella
strana situazione.
Orlando
sospirò. Avrebbero dovuto fare i conti con quello che stava succedendo.
Il
cellulare prese a squillare, lui sbirciò lo schermo e vide il nome Miranda
lampeggiare ad intermittenza.
Mmhmmm…
“Pronto?”,
rispose mogio.
“Amore
ciao!”, gridò lei dall’altro capo, “Dimmi che Bee è con te!”
Ad Orlando
si strinse lo stomaco. Naturalmente Miranda e Bee si conoscevano. Naturalmente
Miranda l’adorava. Naturalmente Bee la trovava, per contro, completamente fuori
di testa. Naturalmente Miranda aveva coinvolto Bee nei preparativi del
matrimonio.
Naturalmente…
“No, è
appena uscita”, spiegò lui, alzandosi dalla sua sedia e avviandosi verso
l’uscita, “Ti serviva qualcosa?”
Miranda,
dall’altro capo, sbuffò, “Dovevamo andare a vedere i vestiti per la cerimonia”,
disse lei, “Ma Bee è reticente. Dice che non mi permetterà mai di scegliere un
vestito color melassa che la farà apparire come una bomboniera!”
Orlando
rise. Lo aveva detto anche a lui.
“Prova a
chiamarla, magari sta venendo da te”.
“Ottima
idea, tesoro!”, squittì Miranda, “Ti telefono dopo! Ciao Amore, ti amo!”
“Ciao Mir”,
disse lui, chiudendo la conversazione.
Camminò
verso il suo SUV parcheggiato all’altro lato della strada, poi improvvisamente
un pensiero potente, quanto inopportuno, gli invase la testa.
In quei due
mesi, la pancia di Bee sarebbe cresciuta?
“Abaigeal
Gallagher, ti ha per caso morso una dannata tarantola?”
Bee si
fermò di colpo, voltandosi indietro.
Samantha la
stava guardando con aria torva. Era immobile in mezzo al marciapiede, con le
mani appoggiate sui fianchi e i capelli davanti agli occhi.
Al suo
fianco, Allison la guardava con la stessa espressione incredula.
“Cos’ho
fatto?”, domandò Bee.
“Cammini a
passo di carica come il Comandante di un plotone”, spiegò Allie raggiungendola.
Samantha
scosse la testa, “Si può sapere che diavolo ti prende? E’ tutta la settimana
che sei strana”.
Bee si
grattò la tempia. Allie e Sam erano come sorelle per lei. Con loro era sempre
stata un libro aperto, e non metterle a parte di quello che le stava
succedendo, le sembrava incredibilmente ipocrita e sbagliato.
Ma Samantha
era la sorella di Orlando ed Allie…bhè, non poteva far cadere il peso di quella
confessione solo sulle spalle di Allie.
“Scusatemi…ho
un po’ di pensieri per la testa”, spiegò, camminando affianco a loro.
“Problemi
con il libro?”, domandò Samantha.
Il libro! A
Bee venne da ridere!
Aveva
problemi anche con il libro, a dire il vero.
La storia
stentava a prendere una direzione precisa e lei stava impazzendo dietro tutti
quei personaggi che sembravano fare a botte tra loro per prendersi la propria
parte di celebrità.
“Si…”,
mormorò, “Problemi d’ispirazione”.
“E’ per
questo che sei andata dalla Musa?”, ridacchiò Allie.
Suo
malgrado, Bee rise.
Orlando era
da sempre stato la sua Musa. Da sempre.
Ogni
personaggio maschile aveva sempre avuto qualcosa di lui, e in ogni libro,
puntuale come un orologio spuntava sempre una delle sue massime.
Ma non era
solo questo. Parlare con lui, inventare storie, raccontarsi leggende e favole
assurde, le aveva sempre fornito una miniera di idee per i suoi romanzi.
Adesso,
invece, quelle idee erano prosciugate.
Svanite.
Puff!
Bee strinse
i denti.
“Si,
anche!”, cercò di usare un tono leggero, “A dir la verità sono andata ad
implorarlo di impedire a Miranda di vestirmi da caramella!”
Samantha e
Allie scoppiarono a ridere.
“Dubito che
lui possa fare qualcosa”, sintetizzò Allie indicando la porta della boutique
dove Miranda le stava aspettando.
Bee si
morse la lingua per evitare di imprecare.
Cosa cazzo
aveva in mente quella pazza scatenata di Miranda?? Quella boutique sembrava una
torta di glassa piazzata esattamente al centro della città.
Samantha le
mise una mano sulla schiena, ridendo.
“Apri!”, la
incitò, una volta davanti all’ingresso del negozio.
Con una
faccia truce attraversò la hall e fu richiamata dal gridolino entusiasta di
Miranda.
“Ecco le
mie damigelle!”, squittì allegra, trascinando verso di loro un uomo sulla
cinquantina con un bel completo scuro.
“Mir”,
salutò Bee, tetra.
“Ragazze
lui è Fracois, il nostro stilista”, spiegò loro la ragazza, “Ci aiuterà nella
scelta dei modelli e dei colori”.
L’uomo fece
un perfetto inchino a mezza schiena. Bee per poco non si strozzò nello sforzo
di non ridere.
“Mesdames,
venite pure con me. Sono pronto a realizzare qualunque vostro desiderio”,
mentre parlava, sembrava cantasse.
Batté le
mani, sorridendo, “Ma prima di iniziare devo farvi una domanda indiscreta. Le
nozze sono fra tre mesi, prendendo le misure oggi e facendo i vari
aggiustamenti in un mese e mezzo al massimo i vestiti saranno pronti
perciò…vorrei chiedervi…c’è qualcuna di voi che potrebbe”, mimò la pancia di
una donna incinta, “Ingrassarsi?”
Bee si
appoggiò al muro.
Le veniva
da vomitare.