Avvertimenti:
spero tanto fluff
per rimediare al disastro del capitolo precedente. Modern AU ambientato
a
Milano. Reincarnation AU.
My Christmas Tree
Grida
di festa, di bambini che giocavano, famiglie che andavano avanti
ed indietro lungo il corso. Grida, grida e ancora grida. Milano era nel
caos
più completo nel giorno della Vigilia e Levi si chiedeva
ancora per quale
motivo si trovasse in quel luogo così caotico, invece
dell’appartamento
tranquillo che lui ed Hanji avevano affittato per quella vacanza
natalizia. Ora
che ci pensava, era anche colpa di Hanji se erano nel pieno centro
della città
italiana: LEI si era dimenticata di prendere alcuni regali per dei
colleghi che
lavoravano in Italia. Ancora doveva capire per quale motivo doveva
seguirla!
«Dai,
Levi. Sbrigati! Manca solo l’ultimo.»
Hanji
lo stava chiamando dall’ingresso della libreria Mondadori.
Probabilmente stava facendo tutti i regali per il resto dei loro amici
in
Germania.
Con
un sospiro esasperato, Levi si affrettò a seguirla con
all’interno
del negozio. «I libri per Erwin ed Armin avresti potuti
prenderli anche a
Berlino, lo sai?» le disse dopo qualche istante, quando si
rese conto che si
stavano dirigendo nella sezione dei saggi di cui i due biondi loro
amici
andavano matti.
«Entrambi
mi hanno chiesto dei libri precisi e so che QUI li
troverò.»
rispose Hanji senza fare troppo caso all’espressione
infastidita di Levi,
mentre passava da uno scaffale all’altro come se avesse le
molle sotto ai piedi
ed uno sguardo maniacale dipinto in volto. Quando si trattava di una
ricerca,
di una qualsiasi ricerca, sembrava tornare la pazza maniaca di giganti
che era
un tempo. Levi scosse la testa, seguendola disinteressato. Ogni tanto,
raccoglieva qualche volume attirato dai colori della copertina o dalle
immagini
che spiccavano sopra.
«Oh,
eccoli finalmente!»
Finalmente
Hanji aveva concluso la sua fantomatica ricerca,
aggiungendo un altro pacco a quelli che aveva già fra le
braccia. La donna
guardò Levi negli occhi con un sorriso.
«Scordatelo!»
gli rispose lui, incrociando le braccia al petto mentre
uscivano dal negozio e si immettevano del fiume di gente che procedeva
lentamente verso Piazza Duomo.
«Ma
non ho ancora detto nulla!» disse Hanji, trattenendo a stento
un
sorriso divertito. La situazione le dava un vago senso di
familiarità; non
sapeva perché, ma aveva la sensazione di aver già
vissuto qualcosa di simile
con il più basso.
«La
risposta non cambia: scordatelo.» ribatté
un’altra volta, mentre
notava quel sorriso scarsamente trattenuto sulle labbra di Hanji.
Sapeva che
non ricordava, ma l’idea che potesse avere dei flash o dei
deja-vu gli dava
speranza. Magari anche lei, come Erwin e Mike, avrebbe ricordato quel
passato
tremendo che gravava sulle spalle di tutti loro che erano rinati in
quel futuro
di pace.
«Sei
proprio come Scrooge.» disse in un brontolio la donna.
«Come?»
domandò inarcando un sopracciglio. «Mi pare che la
carta di
credito usata per il viaggio e per i regali che hai preso oggi fosse la
mia. E
non ho ancora visto nessun fantasma del natale passato, del presente e
del
futuro, venire a rovinarmi il sonno con qualche strano sogno per farmi
essere
più buono.»
Hanji
lo guardò per un attimo senza parole, prima di scoppiargli a
ridere in faccia con la sua solita risata sonora in grado di attirare
l’attenzione di chiunque nel raggio di qualche metro.
«Oddio,
Levi. Ahahah. Lo hai detto con una tale serietà…
ahahahah… Non
respiro.» disse fra le risate e con le lacrime agli occhi.
Levi
la guardò stizzito, mentre si fermavano vicino alla piazza
per
non intralciare la via ai passanti che andavano e venivano lungo il
corso e
dalla Galleria. «Hai finito?» disse dopo istante in
cui aveva osservato Hanji
rischiare di andare in iperventilazione per le risate.
«Scusa.
Scusa…» disse con il fiato corto per le risate,
mentre alzava
gli occhi al cielo. In quel preciso istante, un fiocco di neve le si
era posato
sugli occhiali. «Nevica!» disse con
un’espressione improvvisamente sognante,
anche se aveva ancora il fiato corto. Anche Levi alzò gli
occhi al cielo, lasciandosi
andare ad un mezzo sorriso mentre osservava i fiocchi di neve aumentare
lentamente. Stava nevicando, come se il cielo stesso volesse donare ai
milanesi
il perfetto “Bianco Natale” che si cantava tanto
nella famosa canzone.
«Rientriamo,
Hanji?» domandò qualche istante dopo, abbassando
lo
sguardo verso di lei. I loro sguardi si incrociarono per una frazione
di
secondo, prima che Hanji si avvicinasse a lui lasciando cadere a terra
le
borse.
«Un
attimo. Voglio fare una cosa prima.» disse in un sussurro che
Levi
sentì benissimo vista la vicinanza. Le mani di Hanji
strinsero il collo del
cappotto, avvicinandolo ancora di più a sé per
poterlo baciare dolcemente. «Romantico,
non trovi?» domandò con una risatina.
«Pff.
Tu e il romanticismo non vi potete vedere.»
sussurrò Levi,
mentre le passava una mano dietro alla nuca per farla abbassare e
poterla
baciare ancora una volta in un bacio lento e controllato.
Anche
Levi non era romantico, ma un bacio sotto la neve non era poi
una brutta cosa. Solo che Hanji non lo avrebbe mai sentito uscire dalle
sue
labbra.
«Tanto lo so che lo
pensi anche tu.» disse la donna contro le sue
labbra, ricevendo un morso come regalo.