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Autore: RobynODriscoll    26/12/2014    1 recensioni
Come regalo di Natale per i lettori di Bianca come il Peccato, ho deciso di lanciare uno start sulla pagina facebook. Durante il banchetto di Natale a Villa Auditore, Bianca si rifugia nel Laboratorio per allattare il piccolo Ezio jr. La porta improvvisamente si apre, e qualcuno entra...chi?
A seconda delle risposte dei lettori, ho sviluppato alcuni dialoghi molto diversi, che costituiranno i brevi capitoli di questo mini-spinoff. Spero apprezzerete!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rosa, Volpe
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Richiesto da Arianna

Martino.
 
"Eccove qua."
Lo sguardo di Martino mentre scivola nella stanza passa da malandrino - e lievemente obnubilato dal troppo bere - a tenero. Sembra non essersi mai abituato alla vista di Bianca che allatta il loro bambino. Una volta le ha detto che gli sembra un miracolo. Perché io, pure se me ce mettessi con tutto l'impegno, nun potrei mica daje er latte. Ma a te te viene naturale. E Bianca ha risposto: Ed è per questo che io sono sua madre e tu suo padre, e non viceversa.
Ora Martino ha in mano due calici, e dall'odore fragrante Bianca sa già cosa contengono.
"Vino speziato?" Le si accende lo sguardo. Non c'è niente che ami di più di questa stagione, le scalda la gola e il cuore. Martino sorride.
"Solo er mejo pe' la donna mia."
Le allunga il calice, e nel farlo le lascia un bacio sulla guancia. Poi si siede sui talloni, di fronte allo scranno su cui siedono la moglie e il figlio. "Come sta 'r rampollo de casa Semeraro?"
Lascia un bacio anche sulla guancia di Ezio, con uno schiocco rumoroso. Il bambino protesta, divincolandosi e rilasciando un lieve gemito. Bianca ride. 
"Puoi biasimarlo? Puzzi di vino."
Martino ammicca. "Pure te, mammina, sa'?"
"Ma io lo nutro, non può ribellarsi."
Lui sospira con aria tragica. "Povero me! Battuto da'e zinne de mi moje."
Bianca scocca un'occhiata divertita allo scollo della sua camicia, e al farsetto slacciato più per dare sollievo alla pancia compressa da troppo cibo che per il caldo. 
"Non preoccuparti, anche tu ne stai mettendo su due mica male."
"Che stai addì? Me so' pure rimesso sotto co' allenamento."
"Sarà."
"Me sembra che l'articolo nun l'apprezzi de meno, comunque."
La risposta che sale alle labbra di Bianca non è di quelle che le farebbe piacere dire ad alta voce con suo figlio presente. Quindi, si limita ad un sorrisetto seducente. 
"Ne discuteremo più tardi, quando avrai messo a letto il pupo."
Martino risponde con un ghigno malizioso, che manda uno spasmo al ventre di Bianca. "Se 'o faccio, poi tu metti a letto me?"
Non attende la sua risposta, e si siede a terra, con il gomito abbandonato sul bracciolo dello scranno di lei. Beve una lunga sorsata di vino, e Bianca pensa: Non è detto che ti lascerò raggiungere il letto, mio caro. Di nuovo, ricorda a se stessa la presenza del bambino, il suo peso addosso, il suo odore di latte. Credeva che questo avrebbe coperto tutto il resto. Credeva che la donna si sarebbe arresa alla madre...così non è stato. 
L'arrivo di suo figlio non ha messo a repentaglio il suo mondo come credeva. L'ha stravolto, sì, ma ora che il terremoto sta scemando in scosse di assestamento più o meno prevedibili si rende conto che le piace il modo in cui il suo orizzonte è cambiato. Ciò che era importante c'è ancora, e ciò che non c'è più evidentemente non era così importante. Non lo sembra, comunque, adesso che ha i suoi due uomini accanto. 
Dicono che finché allatterà Ezio è improbabile che resti incinta di nuovo. 
E' qualcosa di non detto tra loro, ma Bianca sa che Martino ne è consapevole. Stanno ancora attenti, per quanto possono, anche se le erbe che un tempo l'hanno fatta disperare di poter concepire non sono più state toccate. Sa che suo marito vuole una famiglia numerosa, così come lui sa che per lei le missioni nella Confraternita sono una priorità.
C'è tempo, e Bianca è ambiziosa. Vuole entrambe le cose. Vuole farle funzionare insieme. 
Ezio succhia ancora, pacato e soddisfatto. Sembra sempre soddisfatto, il loro bambino. Bianca spera che sappia, in qualche modo, che stanno facendo di tutto perché si senta sempre così.
"Sto pensando di iniziare a svezzarlo, dopo le feste."
Lascia cadere l'idea tra di loro con leggerezza. Con tutte le sue implicazioni.
"Sarà dura. S'è abbituato bene."
Martino non coglie, o finge di non farlo. Bianca beve un lungo sorso di vino speziato, e lascia che il calore si allarghi fino al cuore.
"Diamante mi ha chiesto di raggiungerla a Firenze. Ha bisogno di un luogotenente per rimettere in riga le bande di briganti nelle campagne, e farli affiliare alla nostra causa."
"Suona come 'n lavoro de diplomazia."
"Lo è."
"Nun eri te quella che preferiva l'azione alla diplomazia?"
"I gusti cambiano." Bianca appoggia al coppa sul tavolo accanto allo scranno - non può berne un sorso di più, sente la gola impastata e la testa annebbiata. Abbandona la nuca sullo schienale. "E imparare la diplomazia è un passaggio necessario."
Per diventare Mentore. Questo non lo dice, ma suona chiaro a tutti e due. Volta il capo, vede la sommità della testa di suo marito, i ricci neri che brillano di rosso nella luce del focolare. 
"Trasferiamoci a Firenze. Un anno, forse due. Ci sarebbero molte missioni attive per te, ed io potrei..." Si stringe nelle spalle. "Be', si tratterebbe per lo più di pianificazione, non interagirei direttamente con i briganti. Sarebbe un lavoro tranquillo, e mi lascerebbe tutto il tempo di dedicarmi alla famiglia."
Martino alza lo sguardo su di lei. I suoi occhi sono così neri stanotte. 
"Che stai cercando de dirme, Biancarè?" la sfida. L'ha capito benissimo. Che sfacciato.
"Sto cercando di dirti" gli fa eco lei, arricciando il naso "che voglio fare un altro bambino con te."
Lui la guarda con dolcezza. Alza una mano per accarezzarle il viso, le labbra. "Sei sicura, Bià?" Il suo tono cambia, diventa basso e roco. "Vojo di', fosse pe' me 'o farei pure ora...se 'n ci fosse 'r pupo de mezzo!" Ride piano, poi torna serio. Si umetta le labbra. "Nun vojo che me accontenti, devi volello pe' davero. Pe' te. Sennò finisce che te ne penti..."
Bianca inclina il viso contro la sua mano, ne bacia le dita. 
"Lo voglio per davvero, per me. E lo sai, mi sono pentita di molte cose in vita mia..." Stringe un po' più forte Ezio al suo seno. "Ma di lui, mai. Di voi, mai. Siete la cosa migliore che mi sia mai successa."
Martino tace per un momento. Sembra commosso. Sembra felice. 
"E alora famolo, core mio. Annamo affà 'sto pupo novo a Firenze...te porto sul lungo Arno de notte a vedè 'e stelle, e da cosa nasce cosa..."
Bianca ride. 
"Come siamo romantici, Semeraro Martino!"
Lui si stringe nelle spalle. "Nun te posso mica di' quer che c'ho intezione de' fatte davanti a Eziuccio nostro! Devo 'ndoraje 'a medicina."
Bianca finge di voler chiudere le orecchie al bambino. "Non ascoltarlo, Ezio! Non c'è nessuna medicina."
"Solo tante pappette, da domani 'n poi!" Martino fa una pernacchia sui piedi del piccolo, che lascia per un attimo il suo pasto per gorgogliare contento. E' il momento, meno poetico, per il ruttino: mentre Bianca guarda suo marito camminare per la stanza con il figlio sulla spalla, annebbiata dal vino ed euforica per la decisione presa, sa che ha fatto la scelta giusta. 
Un salto nel buio, con Martino accanto, ha sempre la certezza di un atterraggio dolce, e il sapore di una nuova avventura.
   
 
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