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Autore: Anna Tentori    26/12/2014    2 recensioni
Eryn è un'adolescente chiusa in se stessa e tormentata interiormente. Soffre molto ma il suo orgoglio la porta a nascondere tutto dentro se stessa. Si sente sola e questo la spinge a rifugiarsi nella lettura e nei sogni ad occhi aperti.
Al culmine della sua sofferenza uno strano simbolo appare sul suo polso e apprenderà il suo destino, un destino che la porterà nella Terra di Mezzo e distruggere per sempre il male, come annunciato dalla profezia.
In questa fanfiction saranno presenti tutti i personaggi de Il Signore degli Anelli e gli avvenimenti saranno quasi del tutto gli stessi del romanzo.
Mi è venuto in mente di scrivere questa storia per impedire la morte di alcuni dei personaggi.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Boromir, Frodo, Legolas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2:

Oscurità’, Acqua, Fuoco, Aria, Vento

 

Come previsto il ridotto esercito Lannister cadde nella trappola segnando la propria sconfitta.
In lontananza potevo sentire i rumori della battaglia in corso: spade che cozzavano le une sulle altre, bestemmie, zoccoli che pestavano sul terreno, nitriti, imprecazioni, urla di dolore, suppliche, versi, uomini che morivano...

L'ansia aumentava sempre di più, la paura di una sconfitta opprimeva il mio cuore.
All'improvviso i rumori cessarono e un silenzio di tomba invase tutta la foresta.
Non potevo vedere niente perché ero nascosta dalla fitta boscaglia. 
Poco a poco iniziai a sentire passi che si avvicinavano velocemente.
Quale tra i due eserciti era riuscito a prevalere?
Finalmente, attraverso gli occhi della Lady Catelyn Stark, vidi uscire dalla boscaglia i superstiti dell'Esercito del Nord e con loro Robb Stark.

Soddisfatta richiusi il libro, diedi un'occhiata alla strana macchia rosa sul braccio sinistro e sospirando rimasi sdraiata sul morbido materasso ripensando alla straordinaria storia che stavo leggendo. "Il Grande Inverno" era uno dei tanti libri che costituivano "Le Cronache del ghiaccio e del fuoco" di George R. R. Martin, un racconto magnifico pieno di inganni, tradimenti, amore, onore, colpi di scena, complessi piani e misteri.
Un'altra fantastica storia e avventura da aggiungere alla mia collezione.
Mentre leggevo contribuivo alla dura lotta che gli Stark di Grande Inverno stavano vivendo, e condividevo il dolore che provavano dopo la perdita di Eddard Stark.
L'evento mi aveva scosso molto, il Lord del Nord era stato fin dall'inizio uno dei miei personaggi preferiti.
Non so quanti di voi mi potranno capire ma, durante la lettura di una storia, mi affezionavo subito ai protagonisti, buoni e cattivi, che diventavano parte della mia vita.
Mi sembrava di conoscerli benissimo, come se realmente vivessero accanto a me. Con loro ridevo, scherzavo, soffrivo, piangevo, provavo paura e dolore...
Sembra una cosa strana, ma con loro vivevo. Sono stati loro ad affiancarmi e ad aiutarmi nel periodo più brutto della mia vita; sono stati loro che nonostante tutto mi hanno trasmesso importanti valori e che infondevano in me la forza di andare avanti.

 

"Eryn Raisi!"
"Si mamma?" risposi tornando bruscamente alla realtà. 
"È la millesima volta che ti chiamo! Vieni subito a tavola, la cena è pronta"
Sospirando mi alzai dal comodo letto e mi avviai verso il salotto.
"È possibile che ti debba chiamare trecento volte prima che tu risponda?" disse irritata.
"Non erano mille?" risposi sbadigliando.
"Non fare la spiritosa!"
"Scusi!" ribattei sedendomi.

L'ampio soggiorno era illuminato dalla tenue luce del tramonto ed era pervaso dal profumo della carne che cuoceva ancora sul fuoco.
Un piccolo tavolo rotondo in legno massiccio era posto al centro, coperto da una tovaglia a quadretti bianchi e verdi, sopra la quale erano posti ordinatamente le posate in argento inossidabile, piatti in ceramica e bicchieri in vetro colorato.
Attorno ad esso sedeva la mia famigli: mio padre stava ripiegando il giornale appena letto; mia madre stava servendo il primo nei vari piatti (pasta al tonno e mozzarella); mia sorella Giada era impegnata a scrivere un messaggio con il suo dannato cellulare; mio fratello invece si era già fiondato sul piatto fumante.

"Come va il braccio?" chiese mio padre.
"Sta peggiorando" risposi guardando la grande macchia rossa che si stava espandendo sulla parte inferiore del mio esile polso.
"Stai continuando a mettere la crema che ti ho comprato?" si intromise mia madre.
"Si ma non serve a un cavolo, più la metto più la macchia si espande".
"Niente servirà a mandarla via" disse mio padre distrattamente, la moglie in tutta risposta lo fulminò con uno sguardo.
"Perché non dovrebbe sparire?" chiesi sospettosa guardando entrambi.
"Magari è l'inizio di una malattia grave!" disse Giada spaventata.
"Ma non sparare cavolata!" si intromise Max sempre più annoiato dalla conversazione.



Seguì un lungo silenzio durante il quale mia madre continuò a guardare male il marito.
Infastidita ruppi il silenzio chiedendo spiegazioni ma i due genitori si limitarono a guardarmi con aria fintamente innocente, alla fine mi arresi e rivolsi tutta la mia attenzione al piatto fumante.

 

 

Mi sdraiai sul grande letto e mi voltai sulla schiena guardando attentamente la macchia rossa: era grande come una pallina da ping-pong e aveva una strana forma irregolare. All'inizio si era presentata come un piccolo puntino e avevamo creduto fosse un insignificante morso di ragno, ma la macchietta invece di sparire aveva iniziato, poco a poco, ad espandersi. Non sentivo dolore ma un costante, leggero e fastidioso prurito; a volte era fredda, altre invece più calda.
All'inizio mia madre aveva insistito perché la facessi esaminare da un dermatologo ma mio padre aveva ribattuto che non sarebbe servito a niente e che con il tempo sarebbe andato via da sola. Così mi avevano rifilato una strana crema che invece di migliorare la situazione la peggiorava.

Il comportamento dei miei genitori mi aveva lasciata molto perplessa, sembrava che mi stessero nascondendo qualcosa.

Magari è l'inizio di una malattia grave

Le parole di Giada risuonarono nella mia mente ma subito le scacciai scuotendo il capo.

Allungai il braccio e presi il grande libro dal comodino, mi immersi nuovamente nella storia dei Sette Regni e tra fantasia e realtà mi addormentai.

 

L'oscurità era l'unica cosa che potevo vedere, un buio intenso e opprimente, non avevo mia visto un nero così nero. Le tenebre mi avvolgevano e dominavano, la loro ferrea morsa mi impediva di compiere qualsiasi movimento e mi impediva, quasi del tutto, di respirare.
Il freddo era insopportabile, sembrava fossi immersa completamente in un lago ghiacciato,

Improvvisamente un dolore lacerante colpì il mio polso e il freddo iniziò a diminuire lasciando posto al caldo.
Intorno a me si alzarono lingue di fuoco rosse, gialle e blu. Iniziarono ad avvolgere il mio corpo con una rovente presa.
Il caldo continuava ad aumentare, ogni centimetro della mia pelle bruciava e fumava come il carbone in un braciere. 
Rimpiangevo il freddo e la gelida morsa dell'oscurità. 
Urlavo senza riuscire a emettere alcun suono mentre il calore aumentava insopportabilmente fino a raggiungere il culmine.

Un'altra fitta di dolore avvampò sul mio polso e mi ritrovai immersa nell'acqua gelida.
Non riuscivo a respirare, cercai con tutte le forze di muovermi per risalire a galla ma il corpo ignorava i comandi che il mio cervello gli inviava.

Nuovamente dolore e un violento vento mi investì tramutandosi in una tromba d'aria.

Altro dolore e finii avvolta dalla terra.

Come era iniziato, tutto finì nell'oscurità e mi risvegliai improvvisamente nel cuore della notte fradicia di sudore per poi riaddormentarmi.



Un debole e piacevole calore investì il mio viso, interrompendo un sonno tormentato.
Aprì lentamente gli stanchi occhi cercando di mettere a fuoco l'ambiente circostante, timorosa di trovarmi ancora imprigionata nell'oscurità o nel fuoco, nell'aria, nel vento o sommersa dalla terra.
Con sollievo mi resi conto di essere nella mia stanza, illuminata completamente dai deboli raggi del sole mattutino. Al centro, un grande tappeto bianco aveva assunto un colore giallognolo a causa della luce e ricopriva quasi del tutto il pavimento in parquet. I muri erano coperti da grandi armadi e scaffali contenenti ogni sorta di oggetti e vestiti, tra di essi spiccava un'enorme libreria colma di libri riguardanti qualsiasi genere letterario. Una piccola scrivania era sommersa da varie cianfrusaglie che nascondevano un grigio computer portatile, mentre il pavimento era cosparso di vestiti stropicciati e accartocciati.
Non sono mai stata una ragazza molto ordinata e questo credo l'abbiate capito, spesso discutevo furiosamente con mia madre convinta della mia tesi: "Tanto anche se la riordinassi ritornerebbe comunque disordinata"; ma questo, ovviamente, non riusciva a smuovere mia madre.

Non appena fui completamente sveglia un dolore intenso e insopportabile investì il mio polso.
Trattenni un urlo di dolore e le lacrime iniziarono a rigare il mio volto sofferente.
Rimasi immobile per qualche minuto, poi, con fatica, aprii gli occhi e avvicinai il polso al viso.
Non appena essi si soffermarono sul braccio si sprigionò un'intensa e abbagliante luce bluastra che mi costrinse a chiudere nuovamente gli occhi.
All'improvviso la testa iniziò a girarmi velocemente, l'oscurità ritornò ad avvolgermi e persi i sensi.

 

   
 
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