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Autore: My Pride    12/11/2008    14 recensioni
«È strano come certe cose cambino le persone.
Prima che tutto questo avvenisse, non avevo mai visto Oka-san comportarsi così
»
[ Missing Moment: Evento RoyEd Marriage del 10/10/10 { 30 } ]
[ Terza classificata al «Flash Contest» indetto da Addison89 { 14 / 20 } ]
[ Sesta classificata al «A contest, a rose and a story!» indetto da Roy Mustung sei uno gnocco { 26 } ]
[ Storia fuori serie: 16 { Dedicata a Red Robin }, 18, 19, 20, 21, 23, 24, 25 { Dedicata a Red Robin }, 26, 27, 28, 29 ]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un po' tutti | Coppie: Roy/Ed
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shattered Skies ~ Stand by Me' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Heart burst into fire_Episode 11 Titolo: Milk shake (ovvero, come riuscire a far bere un po' di latte ad un certo fagiolino)
Autore: My Pride
Fandom: FullMetal Alchemist

Tipologia: Onne-shot [ 1164 parole ]
Personaggi: Roy Mustang, Edward Elric
Genere: Slice of life, Sentimentale, Commedia
Rating: Giallo
Avvertimenti: Shounen ai, What if?



FULLMETAL ALCHEMIST © 2002Hiromu Arakawa/SQUARE ENIX. All Rights Reserved.



EPISODIO 11: MILK SHAKE (OVVERO, COME RIUSCIRE A FAR BERE UN PO' DI LATTE AD UN CERTO FAGIOLINO)

    Era ancora buio, fuori, quando mi svegliai.
    Sbirciai appena oltre l'orlo del piumone nel tentativo di focalizzare la lampada e accenderla per vedere l'orario, la luce resa soffusa dal debole watt che usavamo. Me ne tornai ben presto rintanato nel mio bozzolo, abbracciando possessivo il calore del corpo di Edward; se ne stava ancora piacevolmente immerso nel mondo dei sogni, con la bocca leggermente schiusa a ronfare beato, senza però che le labbra avessero abbandonato il sorrisino appagato con cui si era addormentato. Avevo i piedi e la punta del naso completamente gelati perché mi ero accorto che gran parte del piumone se l'era fregato Edward, e cercai di scaldarmi come potei stringendomi addosso a lui, sentendolo mugugnare infastidito al contatto della mia pelle nuda e fredda. Di questi tempi, addormentarsi senza nulla addosso dopo aver fatto l'amore non era di certo la mossa più grandiosa che poteva venirci in mente. E adesso, sveglio, ne pagavo le conseguenze.
    Strusciai il viso fra i suoi capelli nel tentativo di riacquistare almeno in parte la mia temperatura corporea, ma ci rinunciai ben presto quando lo sentii lamentarsi nel sonno e agitare la mano d'acciaio per schiaffarmela poi in faccia, ottenendo in quel modo di aumentare solo il mio gelo. Riluttante, e con un brivido che mi corse lungo la spina dorsale, sgusciai fuori dal piumone alla ricerca dei miei vestiti, e una volta infilato il pigiama presi frenetico a massaggiarmi le mani sulle braccia, dirigendomi a passi mogi e ciondolanti verso la cucina. Avevo intenzione di preparare qualcosa di caldo, visto che non riuscivo a riaddormentarmi a causa del freddo.
    Una volta entrato, accesi la luce e trattenni un sonoro sbadiglio, scavando nella credenza alla ricerca di qualsiasi cosa.
Anche una tisana mi andava bene, in quel momento. Alla fine optai per la cosa più ovvia del mondo, dato che su di me aveva un buon effetto rilassante, peggio di quello che poteva avere su un bambino. Un bel bicchiere di latte caldo. Ancora assonnato presi il bricco e un bollitore dal mobiletto e, con un altro sbadiglio, versai abbondantemente il latte al suo interno.
    Con gli occhi già mezzi chiusi dal sonno - erano le quattro di mattina, al mio posto chiunque sarebbe crollato -, mi apprestai ad accendere il fuoco del fornello e regolare la fiamma, ma l'improvvisa voce impastata di Edward mi fece sussultare e rovesciare tutto sul pavimento, nonché scottare due dita. Ironicamente, il pollice e il medio della sinistra. Un gran bel colpo per l'alchimista di fuoco, eh? Me le portai subito alle labbra e succhiai i polpastrelli, accarezzandoli con la lingua prima di voltarmi verso di lui, che si stava stropicciando come se nulla fosse gli occhi, sbadigliando di tanto in tanto. Indossava la mia vestaglia nera che gli arrivava ben oltre il ginocchio, e che lo teneva ben caldo date le gote leggermente arrossate.
    «Che stavi facendo?» mi chiese, strofinandosi il viso con una mano e avvicinandosi poi a me per alzare il bollitore da terra, contemplando per poco la chiazza di latte. Corrucciato, lo vidi posarlo sul ripiano accanto al lavandino prima di lanciarmi un'occhiata a sua volta ,scuotendo la testa nel vedere la pietosa scena che stavo allestendo; mi prese con ben poco garbo la mano per valutare i danni, dandomi poi un buffetto divertito sul naso. «L'alchimista di fuoco che si scotta accendendo un fuocherello», ironizzò con un sopracciglio inarcato. «Devo temere la catastrofe anche verso i piani inferiori?»
    Sbuffai a quell'offesa alla mia virilità, voltando lo sguardo di lato e notando con la coda dell'occhio Edward cercare qualcosa da applicare sulle dita, anche se non erano ustionate o messe poi tanto male. «Non dovresti avere certi dubbi», lo apostrofai, sobbalzando di sorpresa al contatto con la crema. «Fino a poche ore fa non ti lamentavi affatto».
    Sghignazzò, annuendo però divertito alle mie parole. «Beh, non è mica colpa mia se non riesci a tenere la pistola nella fondina a lungo», buttò lì malizioso, massaggiandomi delicato i polpastrelli con le dita della sinistra.
    Gli scoccai un'occhiata obliqua, sorridendo serafico. «Io invece credo di sì, visto che la tiro fuori per dar battaglia a te», replicai con un tono che sfociava vagamente nel bastardo.
    Lo vidi immusonirsi prima che si sporgesse oltre la credenza e ne tirasse fuori due cerotti, che applicò su entrambe le dita. «A volte mi chiedo come faccio a sopportarti», bofonchiò a denti stretti, mollandomi la mano per cominciare a ripulire almeno in parte il disastro che avevo combinato.
    «Mi sopporti perché sono irresistibilmente sexy», mi vantai con un sorriso, aiutandolo. Ironico e scettico, mi lanciò un'occhiata, e la sua espressione, in quel momento, sembrava voler dire tutto. Sia in positivo sia in negativo.
    «Scendi dal piedistallo», mi disse sarcastico, gettando quasi con una smorfia di disgusto il poco latte rimasto nel bollitore nel lavandino. «E poi si può sapere come fai a bere questa roba a quest'ora?»
    Gli tolsi il bollitore da mano e gli scompigliai con l'altra i capelli, ricevendo da lui un'occhiataccia per come lo trattavo di tanto in tanto, e cioè come se fosse un ragazzino di quindici o sedici anni circa. Beh, ormai ne aveva ventiquattro... ma, in qualche modo, lo trovavo divertente e spassoso. «Questa roba, come la chiami tu, è buonissimo e sanissimo latte», lo informai, vedendolo contrarre il volto in una smorfia. Su quel punto, nonostante gli anni che passavano, non aveva affatto cambiato opinione. Ancora non gli piaceva, bere il latte.
    «Questo non spiega comunque perché sei di qua in cucina con questa roba invece che di là con me», borbottò, facendo il finto offeso. E sapevo bene come tirarlo su di morale, quando faceva così.
    Abbandonai il bollitore e, sorridendogli ammiccante, registrai con la coda dell'occhio il bricco del latte; so
rrisi ancor di più, con una strana idea che mi era balzata nella mente. Cinsi i fianchi di Edward con le braccia, facendo in modo che non vedesse a sua volta il bricco prima di baciargli il collo. «Non riuscivo a dormire», sussurrai, sentendolo a sua volta abbracciarmi attorno ai fianchi per sporgersi verso di me come per aspirare ad un contatto più profondo, chiudendo gli occhi.
    A quel punto me ne approfittai, allungando un braccio verso il latte per bere appena un sorso e baciare subito Edward, più che sicuro che, sebbene non lo vedessi, avesse strabuzzato gli occhi. Consumai quel bacio più in fretta che potei, riuscendo a far assaggiare anche a lui il latte - un po' mi colò anche lungo il mento - e quando ci separammo del tutto lo vidi portarsi frenetico una mano alla bocca, come se non ci credesse.
    «Vedi che in fondo il latte è buono?» sghignazzai, ricevendo da lui un'occhiataccia.
    Mi fulminò con lo sguardo e io iniziai a correre, ridendo, con le sue urla adirate che mi seguivano in ogni dove, infischiandocene entrambi dei possibili reclami che avrebbero potuto fare le persone degli altri appartamenti per gli schiamazzi notturni a cui ci stavamo - anzi, si stava - dedicando con tanta foga. «Questa volta ti castro, parola di Edward Elric!»






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