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Autore: Lily White Matricide    27/12/2014    3 recensioni
Tutto ha inizio durante un viaggio in Irlanda, verde come gli occhi di Lily. Un viaggio per allontanarsi da Spinner's End per Severus, per averla ancora più vicina ... Per capire, tra uno sprazzo di sole ed uno scroscio di pioggia, che cosa sia averla vicina ogni giorno. La pioggia purifica e salva, il sole asciuga il senso di colpa .... E in tutti quegli anni e mesi e giorni, la pioggia irlandese accompagnerà sempre Lily e Severus. Un lungo viaggio nella loro adolescenza, che andrà ad incupirsi per l'ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte, ma che li spingerà a prendere una posizione ben precisa in questa guerra all'orizzonte. Riusciranno i due ragazzi a sopravvivere alla guerra?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Lily Evans, Severus Piton, Voldemort | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'Irish Rain Saga'
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45.
Slavocracy

 

 

There was a time when you were not a slave, remember that. You walked alone, full of laughter, you bathed bare-bellied. You say you have lost all recollection of it, remember . . . You say there are no words to describe this time, you say it does not exist. But remember. Make an effort to remember. Or, failing that, invent” 
Monique Wittig

 
La cerva era libera di correre.
La sua figura si specchiava nel Lago Nero, agitando appena la superficie delle acque scure, le cui increspature brillavano della luce dorata di quel pomeriggio terso di primavera. All’orizzonte, c’era solo qualche nuvola scura e carica di acqua, che, il ragazzo oramai lo sapeva, sarebbe caduta nel tardo pomeriggio, per poi volare via e dare modo alle stelle di brillare indisturbate in cielo.
Severus guardava la sua cerva volteggiare tranquilla, mentre era seduto sull’erba, poco distante dalla riva - la cerva rappresentava il suo ricordo più felice. Vederla libera nell’aria, significava aggrapparsi a quel bel ricordo, ma anche consolarsi del fatto che fosse ancora vivo, e non semplicemente archiviato in qualche meandro della propria mente, inanimato e grigiastro.
Il suo ricordo più felice era quello della sera precedente, quando aveva avuto qualche ora per stare con Lily, per salutarla prima che partisse per casa, dove avrebbe trascorso le vacanze di Pasqua. Avevano trascorso la sera a bighellonare per il castello, come facevano parecchi studenti, una volta sospese le lezioni per le vacanze. Il ragazzo le voleva risparmiare i bui corridoi che portavano alla Sala Comune di Serpeverde, posta esattamente sotto il Lago Nero. Le avrebbe sempre risparmiato la visione delle sirene e della piovra gigante, che comunque si faceva vedere molto di rado, non trovava che fossero visioni molto allegre.
Aveva accuratamente evitato quei corridoi per non incontrare, in compagnia della ragazza, Mulciber e Avery, a cui si sarebbe unito per le vacanze di Pasqua. Stava diventando bravo nel tenere separati i vari mondi in cui aveva messo piede. In quanti mondi e faccende si sarebbe dovuto immischiare, prima di diventare un esperto senza un mondo suo?
Lily e Severus si erano rincorsi per le scale mobili come due sciocchi, facendo in modo che l’inseguitore rimanesse bloccato sulla scala, nel momento in cui quest’ultima si spostava. Stranamente, non avevano attirato le ire di nessun Prefetto, e miracolosamente avevano evitato Gazza e la onnipresente Mrs. Purr.. Sarebbe stato grottesco far perdere punti alle rispettive casate per dei giochi da sciocchi, e sarebbe stato ancora più grottesco se fossero stati proprio Severus e Lily - tra i migliori studenti di Serpeverde e Grifondoro - a farli perdere. Per non sfidare eccessivamente la fortuna, si erano seduti su una delle gradinate che portava alla Sala Grande, e si erano messi a chiacchierare tranquilli e sottovoce. Qualche altro studente ciondolava in giro, senza una meta e uno scopo particolare. I Malandrini dovevano essere partiti tutti, a eccezione di Remus Lupin, perché degli altri non se ne vedeva traccia. Il ragazzo era in giro ad assolvere i suoi compiti di Prefetto, senza troppa cattiveria, essendo prima di tutto un Malandrino, e poi un Prefetto di Grifondoro.
Severus era piuttosto sorpreso dalla sua tranquillità, dopo l’incontro con Silente. Parlava con Lily come se niente fosse mai accaduto, come se non avesse da spiare il comportamento di due Serpeverde, le loro famiglie, e fingersi un convinto sostenitore delle loro idee. Facile come lanciare un banale Incantesimo di Appello. Il giovane si aspettava più agitazione, più ansia, meno controllo nel riuscire a gestire le proprie emozioni con Lily, e invece gli sembrava di essersi liberato di un peso. Quando era con la ragazza, riusciva a pensare a lei e a concentrarsi solamente su di lei - pensava solo al suo benessere. Senza il peso di doverle raccontare qualcosa circa le cattive compagnie che lo circondavano. Lei era di un mondo, loro di un altro.
Da lì in avanti, avrebbe detto tutto quello che riguardava le mosse di Mulciber e Avery solo al Preside, perché il mago, da grande orchestratore quale era, aveva il suo grande spartito davanti, con tutte i ruoli degli strumenti che andavano scrivendosi, con il passare dei giorni. E Severus sapeva che qualche rigo era riservato a lui. C’era uno strano senso di cauta fiducia verso Silente; in fondo, ne sapeva ben più di lui, tanto valeva appoggiarsi al vecchio mago. Dare informazioni preziosissime a quell’uomo significava comunque ricevere protezione e qualche vantaggio rispetto agli altri. Poteva suonare opportunista, ma Severus iniziava a vederne qualche beneficio, che gli sarebbe servito per proteggere Lily il più possibile. Dopo lo shock e il forte squilibrio emotivo iniziale, si era calmato, e la ragione aveva iniziato a snocciolare lucidamente tutti i pro e i contro di quella situazione. Aveva un arma in più per proteggere lei. E tanto gli bastava.
Tuttavia, il ragazzo si stava rendendo amaramente conto che, in quei mesi, i momenti di serenità e spensierati si erano fatti più rari, a prescindere dai due suoi loschi compagni di casata, da Silente e dai suoi piani.
Si era accorto che i momenti felici non piovevano più con quell’adorabile casualità e abbondanza di prima. Doveva andarseli a cercare, doveva crearli lui stesso, perché altrimenti si trovava circondato da indifferenza ed energie tendenti al negativo. Quella sera passata con Lily era stata una fonte di dolcezza e amore senza pari, dove la malinconia e la tristezza non avevano avuto il benché minimo spazio. Sev aveva voluto esplorare le sue emozioni quasi fino in fondo. Era bastata un’occhiata per convincere Lily a seguirlo. Non che avesse un’idea precisa di cosa avrebbe fatto, aveva solo un’idea di dove portarla, perché gli sarebbe piaciuto portarla su quella Torre… E poi sarebbe stato quello che sarebbe stato.
Quella cerva che correva libera forse era frutto di un momento dove Severus si era spinto più in là del solito, nel dimostrare i propri sentimenti. Con il senno di poi, si diceva di aver esagerato, che poteva aver spaventato Lily, ma erano le solite paranoie. Il suo istinto che lo spingeva a essere iperprotettivo, e a volte troppo idealista verso la sua amatissima ragazza, lo aveva tormentato con quel famoso senno di poi. Eppure, non riusciva a pentirsi di quel raro momento di sentimento lasciato andare alla deriva, con tutto il rispetto per i Prefetti, e per i professori che avrebbero potuto trovarli e che avrebbero potuto far passare loro un bel guaio. Aveva notato che un certo freno sentimentale troppo protettivo e insicuro, si era lentamente fatto da parte. Il ragazzo non sapeva se tutto quello fosse anche collegato al fatto che si fosse sfogato con Silente e che ora avrebbe comunque potuto contare sul Preside, scaricando su di lui un certo tipo di problemi di cui si era fatta carico, fino a quel momento, Lily. Non lo sapeva, ma qualcosa si era sbloccato dentro di lui, e voleva vivere la pienezza del proprio sentimento con la sua ragazza, perché mai come in quel momento, in cui apparentemente era schiavo e dipendente da più persone, si era sentito libero di amare fino in fondo.
L’erba fresca su cui si era appoggiato gli ricordava la stessa freschezza della sera precedente, gli aveva fatto sentire nuovamente quel brivido lungo la schiena, che aveva provato nel momento in cui aveva toccato il pavimento della Torre di Astronomia a piedi nudi. Le acque scure del lago gli avevano riportato alla mente il cielo buio, ma terso, sopra loro due. Gli occhi di Lily luccicavano nell’oscurità, gioiosi e trionfanti come le stelle nella volta celeste, le uniche testimoni di quei baci, di quelle carezze che stavano goffamente imparando ad andare oltre lo strato dei loro vestiti, che quella sera non erano quelli della consueta divisa di scuola - erano dei jeans, delle magliette o delle camicie, delle felpe, e delle scarpe da tennis, e il tutto stonava con la sacra magia di Hogwarts, ma nel tempo libero erano concessi e a loro non dispiaceva indossare vestiti più comodi. I raggi rossi e arancio del sole ricordavano i capelli della ragazza, dove il volto e le dita del ragazzo si erano impigliati più volte, sentendosi felicemente intrappolato in quel momento, che avrebbe voluto vivere ancora e ancora, pronunciando quell’Expecto Patronum fino a quando non avrebbe perso totalmente la voce.
La leggera nebbia nelle Midlands faceva fantasticare Lily, conducendola lentamente verso la sonnolenza. Quel clima intorno a sé le dava la stessa sensazione di confusa estasi che aveva provato la sera prima. Una nebbiolina che cullava quei minuti infiniti e intensi, dal momento in cui avevano raggiunto furtivamente la Torre di Astronomia, aggirando il divieto d’accesso e camminandoci scalzi e in punta di piedi, per non fare troppo rumore, passando per le conversazioni sottovoce sulle costellazioni in cielo, e l’ostinazione di Lily nel voler trovare la costellazione del Dragone.
Il dolce ondeggiare dell’Hogwarts Express le ricordava come Sev la teneva tra le braccia, intanto che lei si dimenava, entusiasta come una bambina, ogni volta che riconosceva una stella spiegata a lezione. Il freddo del vagone, che non era troppo riscaldato, le ricordava il contatto della sua schiena contro la pietra della Torre. Quella parte del corpo era in parte nuda, perché la felpa e la maglia più pesante erano a terra e le era rimasto addosso solo un top leggero, dalle spalline sottili. Si ricordava la reazione spontanea che era immediata seguita, quel tendersi e inarcarsi verso Severus, che aveva la camicia quasi sbottonata del tutto.
Però niente era lontanamente paragonabile a quei baci a volte più frenetici, a volte più lenti e voluttuosi, a quelle labbra che si scambiavano brividi e carezze tra di loro; a quelle mani sempre più curiose e anche maliziose, che all’inizio sembravano dubbiose, per poi abbandonare qualsiasi insicurezza. Lily ogni tanto lanciava qualche occhiata confusa verso il cielo: era rimasta senza parole, ed era sorpresa da quel nuovo spettro di emozioni e sensazioni che stava provando. Non che fossero spuntate dal nulla e all’improvviso, erano state frutto di una lenta evoluzione del loro rapporto, ma quella sera certi sentimenti e desideri si erano manifestati in tutta la loro energia. Era stato improvvisa l’idea di andare verso un luogo più indisturbato come la Torre di Astronomia, a cui gli studenti potevano accedere solo in orario di lezione. Quella era stata sì una bravata improvvisata, ed era bastata un’occhiata per convincersi a farlo. Erano degli studenti modello da un punto di vista del rendimento scolastico, ma non erano di certo dei secchioni inanimati e senza desideri.
Lei guardava il cielo e quel barlume di lucidità, che tornava a dominare prepotentemente ogni volta che i suoi occhi incrociavano la luna piena, le ricordava di non fare troppo rumore, di stare il più in silenzio possibile, di non lasciarsi andare eccessivamente. Ma quella luna piena di ragione e buon senso le stava sempre più sfuggendo di vista, ma mano che scivolava giù, lungo il muro, non riuscendo bene a capire se fosse lei a seguire Sev, o se fosse lui ad assecondare le gambe tremanti di lei. Si ritrovarono entrambi sdraiati su quel pavimento duro, continuando il loro scambio di carezze e di baci.
L’unico pallore che il ragazzo prendeva in considerazione quella sera era quello della pelle di Lily, gli unici bagliori che lo interessassero erano quelli dell’anello che le aveva regalato l’anno prima, e del ciondolo degli Evocatori appoggiato sulla leggera scollatura del top. E con fare giocoso lo spostava con la punta di un dito, muovendolo da un seno all’altro della ragazza. Lily si lamentava sempre di quel seno piccolo, ma molto aggraziato, perché le sue amiche erano più fortunate e la loro femminilità era più evidente, senza dover ricorrere ad altri accorgimenti. Lei si sentiva in difetto e si lamentava pure del fatto che non esistessero incantesimi al riguardo. Ma a Severus non importava nulla di quelle questioni estetiche tra amiche. A lui piaceva esattamente così com’era ed era curioso di vederla reagire al tocco delle sue labbra, che tracciavano piccole costellazioni di baci, seguendo le lentiggini sparse sulla pelle della ragazza, che lo portavano a baciarla sul collo, sulle parti nude del petto, sulla clavicola e dietro le orecchie.
Il leggero sobbalzo del vagone ricordò a Lily quando lei interruppe Sev e lo spinse con la schiena appoggiata al pavimento, ribaltando i ruoli, per qualche attimo. Si era seduta sui suoi fianchi, tutta arruffata ed estatica, per poi chinarsi e iniziare con misurata lentezza la sua sensuale esplorazione. Tutto quello che rimaneva a Severus da fare era abbandonarsi a lei, sdraiato a terra, con gli occhi socchiusi e con le dita che si attorcigliavano alle lunghe ciocche di capelli di Lily, che continuavano a solleticarlo. La ragazza stava scoprendo che le piaceva molto il petto di Severus. Era ampio, asciutto e magro, e al tatto sentiva i muscoli in tensione del ragazzo. Le sue gambe si sfregavano dolcemente contro i fianchi di Sev e si rese conto che, di tanto in tanto, si sentiva spinta a far ondeggiare i suoi fianchi in maniera un po’ più evidente, al ritmo di una sensualità più profonda e a loro ancora oscura. E in quei nuovi movimenti, ancora incerti e impacciati, Lily si rese conto che anche il ragazzo la stava assecondando, in segno di gradimento. E quel gradimento si stava traducendo in un languido calore dalla vita in giù, pur essendo entrambi ancora parzialmente vestiti.
Il fischio dell’Hogwarts Express dissolse quel ricordo intenso, riportando Lily alla realtà di quel noioso viaggio, proprio come quell’ululato spaventoso li aveva interrotti la sera precedente, e li aveva fatti rialzare in piedi e rivestire di corsa, afferrando all’inizio i vestiti sbagliati. Passata l’agitazione iniziale, erano stati presi dalla curiosità, e i due ragazzi si affacciarono a vedere che cosa stesse succedendo.
La luna piena illuminava i prati circostanti il castello di Hogwarts, il Lago Nero era una distesa di pece e di argento, ma non sembrava esserci niente di particolare in corso. Fino a quando Lily non individuò qualcuno muoversi verso il Platano Picchiatore. Era una macchia scura che si muoveva, fino a quel momento senza identità.
“Ma chi è il folle che si dirige verso il Platano?” mormorò perplessa Lily.
Severus aveva capito, associando la luna piena, l’ululato e l’albero magico, e il tutto gli riportò alla mente ricordi poco piacevoli. Allora rispose, quasi irritato: “È Lupin”.
Se la prese con lui, come se il Grifondoro li avesse volutamente interrotti. Ma il ragazzo stava passando la dolorosa fase di luna piena: essendo stato morso da Fenrir Greyback da piccolo, in quei giorni si trasformava in lupo, senza aver modo di fermare o di controllare quella dolorosa trasformazione. Altri presidi non avrebbero mai ammesso uno studente con un problema che metteva in pericolo la sicurezza di tutti, ma Silente aveva elaborato un modo per isolare Lupin nei giorni di luna piena. Il Platano Picchiatore serviva per nascondere il tunnel che avrebbe condotto il ragazzo alla Stamberga Strillante, dove avrebbe potuto passare in solitudine quei giorni di sofferenza.
Lily non riusciva a odiare Remus, era più forte di lei, mentre gli altri tre Malandrini li detestava cordialmente. Con lei, Lupin era sempre stato gentile ed educato, si era sempre dissociato dalle frecciatine verso la ragazza - ma non verso Severus, che per lui rimaneva sempre Mocciosus, e quell’aria pallida e sempre malaticcia l’aveva da sempre intenerita. Era ovvio che però non potesse affrontare quel discorso di compassione con Sev, che vedeva i quattro Malandrini come fumo negli occhi, e non poteva di certo dargli torto. Non negava, però, che quelle volte in cui ci aveva avuto a che fare in Sala Comune, per una chiacchierata solo tra loro due, non si era trovata male, anzi, era piuttosto a suo agio e la conversazione era sempre pacifica e piacevole. Remus aveva rispetto per Lily e, pur sapendo di contraddirsi, non voleva mancare di rispetto alla ragazza e ai suoi sentimenti verso Severus. Mentre non poteva fare a meno di prendersi gioco del ragazzo.
La giovane strega teneva all’oscuro Severus di quello strano legame, per evitare di inasprire il conflitto già problematico con i compagni di casata, e voleva evitare di litigare con il suo ragazzo per un’innocente chiacchierata con Lupin. Magari non l’avrebbe chiamata propriamente amicizia, ma perlomeno Remus non le dava fastidio e con lui andava un po’ oltre il semplice salutarsi, e risultava pure una persona piuttosto gradevole.
“Che razza di metodo sarà mai, quello di farlo andare sotto il Platano Picchiatore” osservò Lily amareggiata “oltre a essere in quella condizione, rischia pure di essere picchiato dalla pianta, se non riesce a fermarla in tempo e nel modo giusto”.
Severus non rispose, perché tutto quello che gli veniva in mente erano frasi ad alto contenuto di sarcasmo, acidità e amarezza verso Lupin, passando per una massiccia dose di cattiveria, e non avrebbe provato il benché minimo dispiacere se il ragazzo fosse stato pestato dal Platano. Era ancora troppo vivido il ricordo dello scherzetto di Sirius Black e James Potter, che si era finto l’eroe di turno, che aveva finto di salvarlo da Lupin, per farsi bello agli occhi dei professori e di Silente, mentre Sev era convinto che Potter sapesse delle intenzioni dell’amico Black e avesse bisogno di un’ulteriore iniezione di egocentrismo. Si limitò a sistemarsi la camicia e la felpa, e indietreggiò, mascherando l’irritazione con una parvenza di disinteresse.
Lily lo seguì, scesero dalla Torre di Astronomia con cautela, per non farsi scoprire - e per fortuna non erano stati scoperti mentre erano sdraiati a terra, e non li avevano trovati nel momento in cui la ragazza si trovava a cavalcioni su Sev. Eppure, il suo pensiero continuava a essere in parte rivolto al compagno Grifondoro, che era vero, li aveva inconsapevolmente interrotti, e la ragazza pensava con rimpianto a quello che sarebbe potuto succedere se fossero andati avanti indisturbati.
Ci vorrebbe una pozione Antilupo” pensò tra sé e sé. Guardò Severus, che si era rabbuiato e sembrava arrabbiato, e aggiunse: “Beh, di certo non sarà lui a trovare un rimedio meno doloroso per Remus Lupin, anzi”.
La ragazza continuava il suo viaggio in treno, e lasciato da parte quel ricordo e i suoi brividi di piacere, aveva estratto dalla borsa un libro di Pozioni piuttosto avanzato, perché il dubbio che non esistesse un preparato per controllare i lupi mannari le era rimasto. Per ammazzare il tempo, aveva deciso di documentarsi al riguardo. Mentre era assorta nella lettura, nello scompartimento entrò Marlene, che rientrava per le vacanze pure lei. Sembrava corrucciata.
“Lene” l’accolse Lily “che hai?”.
La ragazza si guardò intorno, come se dovesse confessare un crimine terribile, e chiuse la porta dello scompartimento senza risponderle. Per fortuna, Lily era da sola, dato che non molti studenti sceglievano di rientrare per le vacanze di Pasqua. La ragazza chiuse il libro e raddrizzò la seduta, facendo capire che Marlene aveva tutta la sua attenzione.
“Ho bisogno del tuo aiuto… Tu che sei brava in Pozioni…” iniziò imbarazzata, la sua voce era appena un sussurro. L’amica di Lily non era molto brava in quella disciplina, e non era affatto raro che chiedesse aiuto a lei, ma senza farne un dramma eccessivo.
“Vuoi una mano per i compiti?” chiese gentile Lily.
“Sì, cioè, no!” esclamò Marlene “la questione è un po’ più complicata. Ho bisogno di una pozione”.
Lily la guardava un po’ preoccupata.
“Pozione di che tipo?” chiese cauta.
“Te l’ho detto che è un po’ complicato da dire…” rispose l’altra.
“Marlene” sibilò Lily “se ti spiegassi, capirei meglio! Calmati e parlamene”.
Con quella frase, ottenne l’effetto opposto. L’amica si chiuse in un momentaneo mutismo, con gli occhi lucidi rivolti verso terra.
“Ti prego non giudicarmi” disse Marlene, dopo qualche minuto di silenzio.
“Non sono qua per giudicarti, ma per aiutarti, scema” la rimbeccò Lily “però mi devi spiegare, altrimenti come faccio?”.
L’amica di Lily respirò profondamente, poi iniziò a spiegare, piuttosto incerta e confusa.
“Ho bisogno di una pozione egizia, cioè, di quella pozione egizia, solo che non sono brava e ne ho bisogno con urgenza, insomma, sì, quella pozione, hai capito? Tu ne sai, sei esperta… La pozione egizia!”.
“Lene” la interruppe con dolcezza Lily, prendendole una mano e stringendogliela con affetto “quale pozione egizia? Gli Egizi erano piuttosto bravi a fare pozioni, ne abbiamo studiate alcune… Ti ricordi il nome?”.
“Sì, cioè, no, sì, ma mi vergogno a dire quale sia” rispose sempre più rossa in viso Marlene.
Lily non si ricordava alcuna pozione particolarmente imbarazzante tra quelle egizie.
“Dai, dimmela!” la esortò “altrimenti non ti posso essere d’aiuto”.
“Beh, sai… Quando… Quando… La donna ha b-bisogno…” iniziò l’altra, ma si interruppe di nuovo.
“Ah, dici quando hai dolori di pancia?” osservò l’altra, pensando di aver capito. Ma non aveva bisogno di una complicata pozione egizia, bastava un antidolorifico piuttosto semplice da fare.
“No…” rispose Marlene, sempre più viola.
Lily rimase muta, perché a quel punto, se non erano i dolori del ciclo mestruale, non le veniva in mente molto altro. Però, forse… Marlene si stava comportando in maniera bizzarra perché…
“Per tutti le streghe dell’Est, non riesco a dirlo… Io e Sirius… S-Sirius e io… Le cose tra uomo e donna…” balbettò sempre più confusa. L’amica sobbalzò dal sedile, capendo dove volesse andare a parare.
“Marlene, tu e Sirius avete fatto sesso?” le chiese sbalordita, e dentro di lei si stavano affollando un’altra decina di domande che le avrebbe voluto porre. Aveva pronunciato la parola proibita velocemente, quasi fosse sconveniente dirla, e Marlene a sentirla, in tutta la sua chiarezza e inequivocabilità. E dati gli anni, ufficialmente era ancora un po’ strano sentire dei sedicenni parlare liberamente della propria sessualità, per quanto nei costumi e nella società fosse cambiato qualcosa. L’altra era sul punto di piangere.
“Sì, no! Cioè, quasi…” rispose, con la voce appena percettibile.
“Cosa vuol dire quel quasi!?” le sibilò l’altra, preoccupata dall’eventualità che l’amica avesse combinato un pasticcio più grande di lei, lasciandosi andare tra le braccia di quel disgraziato.
“Non avevamo quelle cose per evitare le cose spiacevoli” spiegò.
“Le cose… Cosa!?” chiese Lily.
Marlene mimò il gesto di una barriera, senza guardarla, incrociando le braccia sul petto.
“Oh… I preservativi?” continuò Lily, imbarazzata. Marlene la guardò perplessa. In effetti, essendo l’amica una Purosangue con una famiglia fiera di esserlo, e fiera di essere chiusa nella propria purezza, magari sapeva che cosa fossero, ma non come si chiamassero. “Err… Li usano i Babbani, e anche i maghi… Credo”. La sorella Petunia, con molta vergogna, li aveva nominati a un’amica, in una conversazione privata nella propria camera durante le vacanze di Natale, conversazione che la sorella minore aveva origliato, perché era troppo scottante e troppo strana per uscire dalla bocca di ‘Tunia. Lei, fare cose sconce con quel Vernon? Prima del tanto agognato matrimonio? Non se li immaginava minimamente e un’eventuale visione le aveva suscitato ribrezzo e nausea.
“Beh sì, tipo quelle cose lì. Io però volevo una pozione, non quelle cose Babbane che non conosco” rispose Marlene. “Mi aiuteresti?”.
Lily, tra sé e sé, pensò che in effetti avrebbe dovuto pensarci prima, dato quello che sarebbe potuto succedere sulla Torre di Astronomia - e prima o poi, pur non capendo ancora se fosse pronta o non lo fosse, sarebbe accaduta quella cosa. Non che a Hogwarts fossero diversi dai Babbani, anche loro avevano dei normali desideri fisici e sapeva, da alcune ragazze più grandi, che qualcuno riusciva a trovare qualche anfratto privato dove fare cose. E non aveva mai affrontato il discorso precauzioni con Sev, lasciandosi sempre andare al sentimento senza troppa cautela. Non capitava neanche da troppo tempo, ma era bene parlarne prima di fare qualcosa di avventato. Lily si era scoperta paranoica su quell’argomento. Ovviamente, qualche tempo prima, presa da pura curiosità, dopo una sera passata a sentire da una del sesto anno i dettagli del suo incontro galante, si era messa a leggere qualche accorgimento da prendere - soprattutto spinta dalla curiosità di sapere se ci fossero precauzioni alternative nel mondo magico rispetto a quello Babbano. Sapeva dell’esistenza di una pozione egizia, a base di miele d’acacia e altri ingredienti, e di una pozione chiamata Succo di Cirene, il cui ingrediente principale, il silfio, veniva considerato estinto da secoli; in realtà, i maghi avevano reso le piante visibile solo ai maghi stessi, e non ai Babbani che volevano far sparire la pianta per motivi religiosi.
In buona sostanza, Lily poteva aiutarla. Forse del gruppo, era l’unica vagamente più esperta in certe cose, per esserle d’aiuto, prima che l’altra si cacciasse in qualche guaio.
“Suppongo che, presto o tardi, ne avrò bisogno pure io…” aggiunse Lily. Marlene spalancò gli occhi, sbalordita. “Non guardarmi così, sono cose che succedono! Non sono mica asessuata!” esclamò sempre l’altra “Comunque, posso aiutarti, proviamo a vedere in questo libro”. Detto questo, afferrò il libro di Pozioni avanzate che aveva chiesto in prestito in biblioteca e che aveva leggiucchiato fino a qualche tempo prima, e lo aprì, per consultarne l’indice.
“L-Lily…” fece Marlene, dopo qualche minuto di silenzio.
“Sì, Lene?”.
"
Vuoi dire che hai fatto quella cosa lì, con…?”.
“Oh, Merlino, no… Spiacente di non darti qualche dettaglio interessante e piccante. Piuttosto, dammi una mano a cercare questa maledetta pozione, che prima la troviamo, meglio è per i nostri apparati riproduttori” la rimbeccò Lily. Marlene arrossì e nascose il suo imbarazzo dietro i suoi capelli biondissimi.
Severus era pronto a partire.
Aveva passato la sera a provarsi i vestiti che René Zabini gli aveva gentilmente prestato. Forse non troppo gentilmente, dato il suo reputarsi superiore al resto dei Serpeverde, ma con Severus non si trovava male e gli doveva qualche favore, visto che lo aveva aiutato più volte a scuola. Per il creolo, Severus non era così zotico come gli alcuni altri, e aveva una mente superiore rispetto alla media - lo reputava molto intelligente e colto: un talento nato in Pozioni e lo reputava uno dei pochi in grado di parlare, con molta cognizione, delle Arti Oscure. Non capiva come potesse mescolarsi a due rozzi come Mulciber e Avery, ma non era certamente così ficcanaso da impicciarsi negli affari del compagno di casata. Trovava estremamente carina e attraente la ragazza Grifondoro a cui si accompagnava, Lily Evans, un altro discreto talento in quelle annate a Hogwarts, era doveroso ammetterlo, per quanto fosse una Grifondoro e i suoi natali non fossero evidentemente nobili e Purosangue. Bisognava però darle atto di avere carattere e di spiccare in mezzo al mare di smorfiose amorfe e senza personalità.
René aveva prestato a Severus i vestiti più belli che aveva, perché semplicemente, lui non ne aveva, e Zabini era quello che in altezza e fisico gli assomigliava di più, per quanto l’amico bisognoso fosse più magro e meno muscoloso. Come poteva trascorrere qualche giorno presso la famiglia Avery, a stretto contatto con la nobiltà Purosangue, vestito sempre nella solita maniera, e con un abbigliamento non consono? Per René era inaccettabile e imperdonabile, tuttavia capiva la situazione economica di Severus. Non tutti erano nati ricchi e in grado di permettersi un vasto guardaroba firmato ed elegante da sfoggiare ogni giorno. E aveva il suo personalissimo modo di esprimere il suo dispiacere verso quella persona.
Non solo, René gli aveva dato qualche prezioso consiglio di buone maniere da applicare con quelle famiglie, che ovviamente conosceva molto bene e che frequentava tutte al di fuori di Hogwarts. Gli aveva detto cosa dire e cosa non dire, era passato a suggerirgli i convenevoli più adeguati, gli aveva spiegato l’etichetta a tavola, quali posate utilizzare per prime, quali bicchieri servissero per il vino e quali per l’acqua; infine, gli aveva dato qualche consiglio di portamento.
Severus era passato dal sentirsi un ragazzo agghindato come un pagliaccio, dalle movenze aggraziate come quelle di un troll, al sentirsi abbastanza a suo agio e dal portamento timidamente fiero ed elegante. Non poteva padroneggiarlo in poche ore, ma la strada era più che buona. Aveva finito di provare i vestiti, e di dimostrare che avesse recepito le lezioni di René, a un orario improponibile, ed era crollato a dormire, scivolando in un sonno senza sogni e senza interruzioni.
Aveva a malapena mangiato qualcosa per colazione, ed era tornato in camera, a prendere il suo borsone con i vestiti - che René aveva voluto assolutamente piegare e riporre personalmente: l’arte dei vestiti ben piegati non s’insegnava e non s’apprendeva in una sera, e non c’era magia che tenesse: serviva una buona manualità, che si acquisiva solo in anni di pratica.
Severus si era seduto su una poltrona in Sala Comune, in attesa di Mulciber e Avery. Man mano che il tempo passava, l’agitazione e il nervosismo crescevano, e il ragazzo si ripeteva mentalmente i consigli dati dal buon Zabini, oltre al fatto che spesso si chiedeva come stesse Lily, da sola a Cokeworth, in balia di sua sorella e di quel tricheco di Dursley. Sperava stesse bene e sperava anche che quei giorni volassero, perché senza di lei, Hogwarts era decisamente grigia.
La famiglia Avery sarebbe arrivata a prendere il figlio e l’amico di persona, in modo tale da salutare i professori, soprattutto il Professor Lumacorno, il Direttore di Serpeverde. Avery non abitava molto distante da Hogwarts, per quello avevano ricevuto il permesso di lasciare il castello con i genitori, senza dover prendere necessariamente l’Hogwarts Express.
“E così, te ne vai a spassartela da Avery” osservò, a sorpresa, Regulus Black, apparso alle sue spalle. Severus sobbalzò e si voltò di scatto.
“Modera il linguaggio, che spassarsela non è esattamente la parola giusta” osservò l’altro amaramente.
“Dai, ci sono modi peggiori di passare le vacanze di Pasqua” ribatté Black “tipo stare qua a studiare in questo buco, come me”.
Severus si alzò dalla poltrona, e iniziò a camminare nervosamente per la Sala Comune. Cercò uno specchio per controllare di essere presentabile, un gesto che non era propriamente suo, ma che avrebbe dovuto fare più volte nei giorni successivi, dato l’invito ricevuto.
“Non te ne torni a casa?” chiese Severus distrattamente. Suo fratello, Sirius, era andato via in quei giorni, ma viveva con un loro zio, da quando se n’era andato da casa Black. Così gli aveva detto Lily, che aveva ascoltato i racconti di Marlene McKinnon al riguardo.
L’interpellato scosse la testa, “I miei genitori sono via, mio fratello - evitava di chiamarlo per nome, da quando se n’era andato di casa - è da qualche nostro zio che l’ha preso in simpatia, e io me ne sto qua, ad annoiarmi a morte”.
Sev non aveva molto da aggiungere, e non aveva neanche molto da dire a Regulus, era onesto: non aveva tutta quella gran voglia di chiacchierare, era abbastanza teso per i fatti suoi.
“Fai attenzione a quei due, comunque” disse a un tratto Regulus, del tutto a sorpresa.
“Che intendi?” chiese l’altro, sinceramente perplesso. Avrebbe voluto aggiungere “Che novità, stare attento a quei due”.
Regulus si sedette sulla poltrona precedentemente occupata dall’altro e sospirò. “Sto dicendo di fare attenzione, quei due mi sembrano troppo stupidi. Fanno i grandi eroi, custodi di chissà quale segreto, ma non hanno molta idea di quello che stanno facendo”.
Severus lo guardò negli occhi a lungo. Lui non faceva trasparire alcuna emozione - e si rese conto che, probabilmente, l’Occlumanzia gli sarebbe servita moltissimo in quei giorni, per sfuggire alle persone che lo avrebbero circondato, mentre gli occhi grigi di Regulus erano scintillanti ed eloquenti, proprio come quelli di un amico preoccupato.
“Dici?” fu tutto quello che aveva da dire Severus.
“Dico, dico. Quei due sono scemi e pure pericolosi” continuò Black, con un sorrisetto sarcastico di chi la sapeva lunga.
Se Severus avesse potuto parlare, quel sorrisetto, di chi si sente onnipotente per quattro indiscrezioni nelle sue mani, sarebbe diventata un’espressione di puro sgomento. Certo che Mulciber e Avery erano scemi e pericolosi, ma per il ragazzo era necessario che fossero tali, altrimenti, il suo ruolo sarebbe stato perfettamente inutile. E si sarebbe piuttosto alterato, se tutti i suoi sforzi di fingersi amico loro si fossero rivelati inutili e vani. Non se lo sarebbe mai perdonato.


* * * 

Beh, Buon Natale!

La mia voglia di editare questo capitolo è stata decisamente fortissima, in queste Feste, ed eccomi qua, a brevissima distanza dalla pubblicazione del capitolo 44. Chissà, magari completerò presto la triade con il capitolo 46 che è ancora da sistemare.
Lo confesso - ho amato moltissimo questo capitolo. Mi è piaciuto molto voler dare una dimensione più umana e meno ideale, come può succedere nel fandom, (insomma, sono adolescenti, comunque, e ci sono dei discorsi socio-culturali anche a monte da tenere in considerazione :P) a tutti questi personaggi. Insomma, prima di affrontare il capitolo 45 ho voluto documentarmi su come fosse la Gran Bretagna per quanto riguarda i costumi a metà degli anni ’70, perché volevo fare un quadro piuttosto plausibile. 

A presto con il capitolo 46 - “King Of Errors”! Uh, voglio aggiornare anche la playlist su youtube! Con calma lo farò! (Pigrizia portami via, o semplicemente ho poco tempo per farlo :P).
 

Un abbraccio,
Lily White Matricide

 

 




 
 
 
   
 
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