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Autore: eltanininfire    27/12/2014    1 recensioni
[After Thor: TDW; non tiene conto di The Avengers: Age of Ultron; Loki, OC, un pó tutti; Lieve cross-over Thor/The Avengers con Percy Jackson(bookverse)/The Kane Chronicles; non è necessario leggere questi ultimi per capire, ma è caldamente consigliato]
Dal capitolo 4:
What's the use in trying
All you get is pain
When I needed sunshine I got rain
(A che serve tentare
Tutto ciò che si ottiene è dolore
Quando avevo bisogno di sole ho avuto pioggia)
(The Monkees - I'm a believer)
[...]
-Se hai fame posso fare qualcosa anche per te, non è un problema-
-Posso vivere benissimo senza mangiare per qualche giorno, una volta non l’ho fatto per tre mesi-
–Oh, sarà divertente averti tra i piedi-
Lui rilasciò una risata silenziosa.
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Demigods Chronicles'
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Chapter 1

Voglio dedicare questo capitolo a Lord Glendale, che adora Loki e mi ha decisamente invogliata a continuare questo progetto. Grazie per il sostegno e per l’entusiasmo dimostratomi dopo la lettura del prologo. Il primo capitolo è per te, my Lord.

 

Chapter 1

POV SELINA

Non era una cosa che facevo di solito, andare in giro a spiegare a degli esaltati chi ero e cosa facevo per vivere. Tuttavia era sorta un’incombenza, dato che tutti quanti i mortali presenti erano riusciti a vedere il Minotauro per quello che era invece della solita malia generata dalla Foschia.

Essendo figlia della dea della magia e di un sacco di altre cose, tra cui anche del velo che doveva nascondere il nostro mondo a coloro che erano completamente umani, volevo indagare. Ed il modo migliore per farlo era entrare, sebbene per qualche tempo, nella cerchia di questi strani personaggi.

Il tizio con quella stramba armatura rossa e gialla sembrava particolarmente stizzito, ma al momento non m’interessava. La mia attenzione era stata catturata dai due uomini vestiti come gli antichi popoli nordici dei nostri racconti.

Innanzitutto erano oggettivamente belli, anche se abbigliati come dei fanatici di mitologia norrena, e sembravano pronti a combattere in ogni momento della giornata. Poi erano smisuratamente alti – per me che ero bassina erano dei giganti – ed eterei, come se non fossero propriamente umani, ed io sapevo qualcosina al riguardo.

Il gruppetto che stava loro intorno era eterogeneo, c’era persino una donna. Il tipo con l’armatura rosso-oro si parò davanti a noi con le mani sui fianchi e sbraitando che ora dovevamo loro una spiegazione.

Sbuffai e mi guardai intorno, in cerca di un posticino dove spiattellare tutto senza farmi sentire troppo da mostri, dei e quant’altro.

-Venite con me- dissi, spronando Bucephalus verso un piccolo caffè a lato della strada. Xander e Karen mi seguirono e non dovetti girarmi per sentire anche il gruppetto di mortali fare lo stesso.

Smontai e legai il cavallo ad un palo con le redini, sentendomi molto nel vecchio Far West. Sorrisi al pensiero di una mia copia che andava all’avventura lungo la frontiera.

-Non vorrai farlo davvero- sussurrò Xander, senza farsi sentire dagli umani.

-Tu vedi altro modo per scrollarceli di dosso?- ribattei con lo stesso tono. Come previsto non replicò, sbuffando solamente.

-Volete dirci chi siete?- s’intromise un altro tipo, totalmente vestito di azzurro e armato solo di uno scudo rotondo. Ma come si erano conciati questi qui?

Sospirai. –Si parla meglio con lo stomaco pieno- glissai io, aprendo la porta del bar.

 

Poco più tardi avevo davanti a me il mio bicchiere di the freddo al limone e la mia brioche preferita, mentre il resto degli avventori del tavolo mi fissava, chi stizzito, chi disgustato.

-Che devo dirvi, combattere mi fa venire fame- mi giustificai, senza che nessuno me lo chiedesse.

Xander emise uno sbuffo divertito e scosse la testa, Karen alzò gli occhi al cielo.

-Fate poco gli indifferenti voi due, anche voi avete preso qualcosa- li rintuzzai e loro ammutolirono.

-Ok, ora forse puoi illuminarci su chi diamine siete? Perché ho poca pazienza e voi la state esaurendo tutta- ci riprese l’Uomo di Metallo, che mi aveva detto il suo nome ma io l’avevo già dimenticato.

Mi pulii le mani con un fazzolettino e appoggiai la schiena alla sedia, piegando la testa di lato.

-Ok- risposi semplicemente. Mossi la mano e tutti gli oggetti sul tavolo volarono sulla più vicina superficie orizzontale, in questo caso il piano di metallo dietro di me. Si irrigidirono tutti, sgranando gli occhi e alcuni anche spalancando la bocca.

-Pensavo che la magia su Midgard non esistesse…- sussurrò il cosplayer moro.

-Tu che ne sai di magia?- chiesi. Non l’avevo mai visto, né al Campo greco, né a quello romano, e un’occhiata di Karen mi disse che non era nemmeno della Per Ankh.

-Sono il più grande mago di Nove Regni, sciocca ragazza. Dovresti saperlo dato che pratichi la magia-

Metal Man borbottò qualcosa a proposito ad una diva e alle manie di protagonismo, ma non compresi molto, quindi lasciai perdere.

-Senti, tizio, non ho idea di chi tu sia, non so come cavolo hai fatto a vedere il Minotauro e non credo tu sia di queste parti. Quindi, parla chiaro, cosicché io ti possa capire- sbottai. Mi stava irritando non poco.

Lui sembrò sorpreso dalla mia reazione, ma durò solo un secondo perché ritornò subito alla sua espressione neutra e un po’ beffarda, assolutamente da schiaffi.

-Io sono Loki, da Asgard…-

-Ti prego, non dire “…e sono ricolmo di gloriosi propositi”! L’ultima volta che l’hai detto abbiamo avuto un’invasione aliena!- lo interruppe l’arciere mancino.

-Invasione aliena?- Ok, ci stavo capendo ancora meno.

-Un anno fa il Piccolo Cervo qui presente- spiegò l’Uomo di Metallo, indicandolo col pollice. -È arrivato a New York con un esercito di alieni tramite un Cubo che crea passaggi tra i mondi e ha dichiarato guerra alla Terra. Noi sei ci siamo riuniti e l’abbiamo sconfitto-

-Sembra una cosa tipo “Star Trek”- commentai. Karen scoppiò a ridere, beccandosi le occhiate stupite di metà degli avventori del tavolo.

-Ma ritorniamo all’argomento principale: voi chi siete?- chiese il biondone.

-È difficile da spiegare, nonché lungo ed estremamente noioso. Siete sicuri di volerlo sapere?-

Tutti annuirono, io sospirai affranta.

-Ok, cosa dicevano le vecchie storie? Gli dei che abitavano sull’Olimpo, facevano i festini a base di nettare ed ambrosia, che ogni tanto s’impicciavano degli affari di chi stava sulla terra e che, se ci scappava l’occhio…-

-Rimorchiavano i mortali. I loro figli erano metà umani, metà dei- m’interruppe Xander, che stava armeggiando con qualcosa che non volli scoprire. L’ultima volta rischiai di farmi saltare per aria un dito.

-Esatto. I semidei, o mezzosangue, erano il frutto dell’unione tra divinità e umani, e possedevano abilità straordinarie che variavano in base all’importanza e alla potenza del genitore divino. Tuttavia, proprio in virtù del sangue divino che scorreva nelle loro vene, veniva data loro la caccia. I predatori erano i mostri. Il Minotauro, che avete appena visto, era figlio di Pasifae, figlia di Ecate, e un toro. La storia è molto triste, perché il marito aveva pregato il dio del mare, Poseidone, di inviargli un tono da sacrificargli in vista di non so che guerra, ma l’animale era talmente bello che Minosse ne uccise un altro in onore del dio. Quello, adirato, fece impazzire d’amore la moglie del re, Pasifae, per il toro, tanto che si fece costruire un simulacro a forma di giumenta. Il frutto dell’unione tra i due fu il Minotauro, un uomo dalla testa di toro che venne rinchiuso in un labirinto ideato da Dedalo e al quale venivano inviati ogni anno sette ragazzi e sette fanciulle da sacrificare. Teseo, figlio di Poseidone, partì per ucciderlo e ci riuscì grazie alla figlia di Minosse, Arianna, che gli donò il suo filo, in modo da non perdersi nel labirinto. Poi, come giusta ricompensa, Teseo l’abbandonò su un’isoletta sperduta dopo averla fatta innamorare di sé e averla sfruttata per i suoi scopi- snocciolai, calcando molto sul giusta. Il mio pubblico era diviso tra chi si faceva i fatti suoi – Xander e Karen – e chi mi fissava a bocca aperta – tutti gli altri.

-Che stronzo- commentò l’Uomo di Metallo.

Io annuii. –Non c’è da stupirsi che l’attuale marito di Arianna, il dio Dioniso, odi tutti i semidei-

-Attuale marito? Ma se hai detto che queste storie sono antiche!- protestò la rossa assassina.

-Le storie sono vere, mia cara, tutte le storie. Arianna è la moglie immortale di Dioniso, anche se deve sopportare le sue scappatelle- Il tono di Xander era infastidito. Lo ero anche io, odiavo spiegare tutta la storia ai novellini.

Feci una smorfia. –Per colpa di una ninfa per cui si è preso una sbandata un secolo fa, ce lo dobbiamo sorbire ancora per cinquant’anni-

-Cioè, voi ci state dicendo che gli dei esistono?- chiese il dottore. Io annuii, sorridendo all’aria spaesata dei miei interlocutori.

-Ma voi tra colleghi non vi parlate?- domandò invece il miliardario. Ok, se questa era una battuta, non l’avevo capita.

Aggrottai le sopracciglia, piegando la testa di lato. –In che senso?-

Lui indicò il biondone col martello e il moro silenzioso. –Quei due sono dei di Asgard, voi appartenete al pantheon greco. Com’è possibile che non vi siete mai visti, incontrati, mescolati o altro?-

-Io non… non ne ho la più pallida idea. Cioè, mai visti in vita mia e, diciamocelo, non sono nemmeno questa gran cosa- balbettai.

-Prego?- allibì il “più grande mago dei Nove Regni”.

-Ho visto dei più… più di voi due messi assieme. E, sinceramente, non sembrate nemmeno degli dei- dissi, tutto d’un fiato. Quando parlavo non mettevo nessun filtro e cacciavo fuori tutto ciò che mi veniva in mente, anche a costo di ferire qualcuno.

-Ma come ti permetti?- tuonò il biondo, saltando in piedi e sganciando il martello dalla cintura. –Io sono Thor, figlio di Odino, principe di Asgard, Dio del Tuono e possessore del Mjöllnir-

-Mew Mew?- chiese Karen, confusa. Ovviamente nessuno capì il riferimento, tranne me e Xander, tanto che ci dovemmo sforzare per non ridere in faccia al biondone palestrato, il quale si alterò ancora di più, diventando rosso come un peperone.

-E meno male che eri cambiato- borbottò il moro, seduto accanto a lui. A quelle parole “Thor” sembrò calmarsi, ma fuori si era rannuvolato e minacciava un bel temporale.

-Allora, ci spiegate chi siete invece di raccontarci favole della buonanotte?- sbottò il loro arciere, guadagnandosi le occhiate stranite dei suoi compagni. Evidentemente era più un tipo taciturno, ma con poca pazienza.

Sospirai. –Queste non sono delle fiabe, sono cose successe veramente. Ad ogni modo, io sono figlia di…-

Non potei finire la frase – e di conseguenza presentarmi – perché le finestre implosero e il locale venne invaso dai mostri che odiavo di più: le servitrici di mia madre.

 

 

POV XANDER

Era tipico di noi semidei che, arrivati da un certo punto della nostra vita, i mostri ci attaccassero anche a distanza di pochi minuti dal raid precedente, non lasciandoci nemmeno il tempo di riprenderci.

Le empuse, viste da fuori e soprattutto dalla mia prospettiva di appartenente al genere maschile, erano delle splendide fanciulle dai riccioli ribelli, gli occhi magnetici e il profumo irresistibile. Selina mi aveva spiegato che in realtà avevano le iridi rosso fuoco, i canini appuntiti, i capelli in fiamme e il corpo un po’ da animali, un po’ da automi di Vulcano e un po’ da spettri, il tutto tenuto insieme dalla magia della loro creatrice, Ecate, nonché madre della qui presente semidea greca. Il che le rendeva una sorta di sorellastre brutte, assatanate ed estremamente vendicative.

Erano una decina, con a capo la più bella di tutte: Kelli, l’empusa anziana che si diceva avesse già attentato a Percy Jackson per ben due volte, obbedendo a Saturno la prima e a Gea la seconda.

Ora ci guardava con un sorriso leggermente inquietante stampato in viso e le mani sui fianchi, come una demoniaca Wonder Woman.

-Bene, bene, bene. Guarda chi c’è!- trillò e vidi Selina reprimere una smorfia disgustata.

-Oh, su, non fare così, mia cara. Devo solo rimettere al loro posto questi due qui- proseguì Kelli, indicando me e Karen. –E poi ce ne andremo. La nostra signora non vorrebbe mai che la sua preziosa figliola venisse danneggiata proprio da noi, non credi?-

Mentre l’espressione della semidea si faceva dura, e anche un po’ minacciosa, io cercavo in tutti i modi di pensare a come uscire da questa situazione. Però la magia delle empuse non aiutava, rallentandomi solamente il cervello.

“Non che tu ne abbia mai avuto molto” sentii nella mia mente. La voce assomigliava vagamente a quella della figlia di Ecate, il che era piuttosto inquietante, ma servì a risvegliarmi dall’incantesimo dei mostri.

-Se vuoi ucciderci, allora ti conviene sbrigarti, una squadra di supporto sta già arrivando e suppongo che tu non voglia rivivere una terza volta l’esperienza di trovarti davanti un certo Percy- bluffai. Non c’era nessuno di rinforzo, lo sapevo benissimo, ma Kelli no. Infatti fece una strana faccia, come se stesse decidendo se schiacciarci o spedirci contro una parete. E, grazie alla mia discendenza, ci cascò in pieno.

Ululò qualcosa in greco all’indirizzo mio e di Selina, e attaccò Karen, la quale, colta completamente alla sprovvista, prese il suo bastone e glielo tirò in testa, facendo un bel bernoccolo all’empusa.

D’altro canto, le sue compari scelsero di suicidarsi contro me e la figlia della loro signora. Sfoderai il mio arco e la faretra di frecce infinite, mentre la semidea sguainava i pugnali e si lanciò contro una bellissima bionda.

La maga della Per Ankh se la stava cavando niente male contro Kelli, lanciandole contro shabti di argilla a forma di pipistrelli e parole di potere che rallentavano il mostro.

Io coprivo le spalle a Selina, la quale si destreggiava come una furia tra le restanti fanciulle demoniache, affettandole come se fossero state di burro.

In pochissimo tempo rimase solo l’empusa anziana, circondata da due semidei e una maga parecchio incavolati.

Kelli scelse – anche questa volta – di evaporare in fiamme che divorarono il bancone del bar, lasciando noi tre completamente illesi.

-Codarda- bofonchiò la semidea, ed io ridacchiai. Poi mi ricordai di una cosa.

-Ehi, ascolta un attimo. Prima di combattere ho sentito…-

Selina fece una faccia strana, come se stesse cercando di dirmi qualcosa senza farsi sentire dai presenti.

-Oh, sai cosa? Lascia perdere, te lo chiedo più tardi- Certo, tra qualche ora aspettati che ti domandi se puoi fare un incantesimo non verbale per parlare nella testa della gente. Però non prendermi per pazzo, mi raccomando!

Lei fece spallucce e si girò verso Karen, domandandole se stesse bene. Ricevuta una risposta affermativa, si diresse al tavolo, dove raccolse la sacca da viaggio approntata da Chris Rodriguez di Ermes e si mise a frugarci dentro.

I mortali, più i due presunti dei, non avevano mosso un dito per aiutarci e ci stavano fissando a bocca aperta uno accanto all’altro. Thor aveva persino mollato a terra il martello e non si era ancora chinato a raccoglierlo.

-Ma voi chi diavolo siete?- mi sentii chiedere per l’ennesima volta quel pomeriggio.

Sorrisi come un pazzo, pieno di adrenalina per il pericolo scampato.

-Ecco, questo è quello che facciamo di solito: uccidiamo belle vampire per salvare gli dei!- esclamai, gli occhi azzurri che luccicavano.

 

 

POV KAREN

Xander era andato fuori di testa. Avevo combattuto – si fa per dire, io deviavo i colpi e cercavo di ricordarmi qualcosa del mio addestramento alla Brooklyn House mentre una demone attentava alla mia vita – contro l’empusa anziana denominata Kelli, e lui aiutava Selina contro lo squadrone di ibridi magici che la tipa si era portata dietro. Puntualizziamo: Selina non ha mai avuto bisogno di supporto, e contro i vampiri dell’Antica Grecia ancora di meno.

Ad ogni modo, il figlio di Cupido aveva deliberatamente scelto di guardare le spalle ad una semidea molto più esperta di me contro mostri della sua mitologia, mentre io me la dovevo vedere da sola contro Miss Gambe di Capra. O di Asino. Mulinando il mio bastone non avevo avuto modo – né il tempo, a dire la verità – di chiederglielo.

Sbuffai, infastidita dai miei stessi pensieri, e raccattai la bacchetta d’avorio ricurva, rimettendola nella sacca da viaggio che mi aveva dato mio padre prima di partire per Brooklyn.

-È meglio se al Campo sappiano che Kelli si è riformata. È pericolosa e devono stare in guardia- spiegò Selina, notando lo sguardo perplesso di Xander alla vista di un libro. Era una semplice rilegatura in pelle nera, senza nessuna scritta magica o altro, ma sembrava irradiare potere.

La ragazza lo aprì e scrisse qualcosa in greco antico su una pagina a caso, richiudendolo subito dopo e rimettendolo nella sacca da viaggio.

-Fatto. Ora è meglio se ci sbrighiamo, non abbiamo tempo di stare qui a chiacchierare, Nico ha scritto che c’è uno squadrone di dracene sul Queensboro Bridge. Lui e gli altri non possono andarci, poco fa erano alle prese con Euriale e Steno a Tribeca- snocciolò.

Annuii, erano troppo lontani per raggiungere le donne-serpente in tempo utile a limitarne i danni, noi eravamo oggettivamente più vicini.

-No, no, no. Voi non andate da nessuna parte, vogliamo le nostre spiegazioni- s’impuntò il miliardario Tony Stark, ancora in armatura.

Lo guardai male. –Stiamo andando a salvare degli innocenti e tu vuoi che ritardiamo per i tuoi comodi? E tu saresti Iron Man?-

Lui aprì la bocca, ma non trovando scusanti, la richiuse, sconfitto.

Selina sorrise. –Bene, ora che non abbiamo più motivo di rimanere qui, ce ne andiamo. Adieu- aggiunse in un sussurro a mala pena udibile.

 

 

Spazietto dell’autrice:

questo capitolo, nella mia scala di valutazione, raggiunge a mala pena il 7. È stato scritto in più giorni, con l’ispirazione del momento, e in modo frettoloso. Soprattutto il POV KAREN non mi convince.

Anyway, io adoro quella pazza squinternata di Kelli, l’empusa anziana che ha attaccato Percy e Rachel all’inizio de “La Battaglia del Labirinto”, così ce l’ho infilata dentro.

Nel prossimo capitolo vedremo ancora Selina, Karen e Xander alle prese sia coi mostri (non dimenticate le dracene della Scizia!) sia con gli Avengers che, non contenti di come si sono svolte le cose in questo capitolo, andranno dietro al nostro Trio delle Meraviglie per scoprirne di più.

Ogni luogo di cui scrivo è reale, io non ci sono mai stata ma li ho trovati tramite Google Maps. E veramente Tribeca è più lontano del Madison Square Park rispetto al Queensboro Bridge.

Ah, una cosuccia: il soprannome di Selina è deliberatamente preso dalla saga de “La Bussola d’Oro”. Non sorprendetevi troppo se la figlia di Ecate verrà chiamata Linguargentina, è tutto voluto!

Ora scappo. Se avete domande non esitate a scrivere una recensione o un messaggio privato, io sono sempre qui a rispondervi.

Baci.

Fire

   
 
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