Voglio
dedicare questo capitolo a Lord Glendale, che adora Loki e mi ha decisamente invogliata
a continuare questo progetto. Grazie per il sostegno e per l’entusiasmo dimostratomi
dopo la lettura del prologo. Il primo capitolo è per te, my Lord.
Chapter 1
POV SELINA
Non era una
cosa che facevo di solito, andare in giro a spiegare a degli esaltati chi ero e
cosa facevo per vivere. Tuttavia era sorta un’incombenza, dato che tutti quanti
i mortali presenti erano riusciti a vedere il Minotauro per quello che era
invece della solita malia generata dalla Foschia.
Essendo
figlia della dea della magia e di un sacco di altre cose, tra cui anche del
velo che doveva nascondere il nostro mondo a coloro che erano completamente
umani, volevo indagare. Ed il modo migliore per farlo era entrare, sebbene per
qualche tempo, nella cerchia di questi strani personaggi.
Il tizio con
quella stramba armatura rossa e gialla sembrava particolarmente stizzito, ma al
momento non m’interessava. La mia attenzione era stata catturata dai due uomini
vestiti come gli antichi popoli nordici dei nostri racconti.
Innanzitutto
erano oggettivamente belli, anche se abbigliati come dei fanatici di mitologia
norrena, e sembravano pronti a combattere in ogni momento della giornata. Poi
erano smisuratamente alti – per me che ero bassina erano dei giganti – ed
eterei, come se non fossero propriamente umani, ed io sapevo qualcosina al
riguardo.
Il gruppetto
che stava loro intorno era eterogeneo, c’era persino una donna. Il tipo con
l’armatura rosso-oro si parò davanti a noi con le mani sui fianchi e sbraitando
che ora dovevamo loro una spiegazione.
Sbuffai e mi
guardai intorno, in cerca di un posticino dove spiattellare tutto senza farmi
sentire troppo da mostri, dei e quant’altro.
-Venite con
me- dissi, spronando Bucephalus verso un piccolo caffè a lato della strada.
Xander e Karen mi seguirono e non dovetti girarmi per sentire anche il
gruppetto di mortali fare lo stesso.
Smontai e
legai il cavallo ad un palo con le redini, sentendomi molto nel vecchio Far
West. Sorrisi al pensiero di una mia copia che andava all’avventura lungo la
frontiera.
-Non vorrai
farlo davvero- sussurrò Xander, senza farsi sentire dagli umani.
-Tu vedi
altro modo per scrollarceli di dosso?- ribattei con lo stesso tono. Come previsto
non replicò, sbuffando solamente.
-Volete dirci
chi siete?- s’intromise un altro tipo, totalmente vestito di azzurro e armato
solo di uno scudo rotondo. Ma come si erano conciati questi qui?
Sospirai.
–Si parla meglio con lo stomaco pieno- glissai io, aprendo la porta del bar.
Poco più
tardi avevo davanti a me il mio bicchiere di the freddo al limone e la mia
brioche preferita, mentre il resto degli avventori del tavolo mi fissava, chi
stizzito, chi disgustato.
-Che devo
dirvi, combattere mi fa venire fame- mi giustificai, senza che nessuno me lo
chiedesse.
Xander emise
uno sbuffo divertito e scosse la testa, Karen alzò gli occhi al cielo.
-Fate poco
gli indifferenti voi due, anche voi avete preso qualcosa- li rintuzzai e loro
ammutolirono.
-Ok, ora
forse puoi illuminarci su chi diamine siete? Perché ho poca pazienza e voi la
state esaurendo tutta- ci riprese l’Uomo di Metallo, che mi aveva detto il suo
nome ma io l’avevo già dimenticato.
Mi pulii le
mani con un fazzolettino e appoggiai la schiena alla sedia, piegando la testa
di lato.
-Ok- risposi
semplicemente. Mossi la mano e tutti gli oggetti sul tavolo volarono sulla più
vicina superficie orizzontale, in questo caso il piano di metallo dietro di me.
Si irrigidirono tutti, sgranando gli occhi e alcuni anche spalancando la bocca.
-Pensavo che
la magia su Midgard non esistesse…- sussurrò il cosplayer moro.
-Tu che ne
sai di magia?- chiesi. Non l’avevo mai visto, né al Campo greco, né a quello
romano, e un’occhiata di Karen mi disse che non era nemmeno della Per Ankh.
-Sono il più
grande mago di Nove Regni, sciocca ragazza. Dovresti saperlo dato che pratichi
la magia-
Metal Man
borbottò qualcosa a proposito ad una diva e alle manie di protagonismo, ma non
compresi molto, quindi lasciai perdere.
-Senti, tizio,
non ho idea di chi tu sia, non so come cavolo hai fatto a vedere il Minotauro e
non credo tu sia di queste parti. Quindi, parla chiaro, cosicché io ti possa
capire- sbottai. Mi stava irritando non poco.
Lui sembrò
sorpreso dalla mia reazione, ma durò solo un secondo perché ritornò subito alla
sua espressione neutra e un po’ beffarda, assolutamente da schiaffi.
-Io sono
Loki, da Asgard…-
-Ti prego,
non dire “…e sono ricolmo di gloriosi
propositi”! L’ultima volta che l’hai detto abbiamo avuto un’invasione aliena!-
lo interruppe l’arciere mancino.
-Invasione
aliena?- Ok, ci stavo capendo ancora meno.
-Un anno fa
il Piccolo Cervo qui presente- spiegò l’Uomo di Metallo, indicandolo col
pollice. -È arrivato a New York con un esercito di alieni tramite un Cubo che
crea passaggi tra i mondi e ha dichiarato guerra alla Terra. Noi sei ci siamo
riuniti e l’abbiamo sconfitto-
-Sembra una
cosa tipo “Star Trek”- commentai. Karen scoppiò a ridere, beccandosi le
occhiate stupite di metà degli avventori del tavolo.
-Ma ritorniamo
all’argomento principale: voi chi siete?- chiese il biondone.
-È difficile
da spiegare, nonché lungo ed estremamente noioso. Siete sicuri di volerlo
sapere?-
Tutti
annuirono, io sospirai affranta.
-Ok, cosa
dicevano le vecchie storie? Gli dei che abitavano sull’Olimpo, facevano i
festini a base di nettare ed ambrosia, che ogni tanto s’impicciavano degli
affari di chi stava sulla terra e che, se ci scappava l’occhio…-
-Rimorchiavano
i mortali. I loro figli erano metà umani, metà dei- m’interruppe Xander, che
stava armeggiando con qualcosa che non volli scoprire. L’ultima volta rischiai
di farmi saltare per aria un dito.
-Esatto. I
semidei, o mezzosangue, erano il frutto dell’unione tra divinità e umani, e
possedevano abilità straordinarie che variavano in base all’importanza e alla
potenza del genitore divino. Tuttavia, proprio in virtù del sangue divino che
scorreva nelle loro vene, veniva data loro la caccia. I predatori erano i
mostri. Il Minotauro, che avete appena visto, era figlio di Pasifae, figlia di
Ecate, e un toro. La storia è molto triste, perché il marito aveva pregato il
dio del mare, Poseidone, di inviargli un tono da sacrificargli in vista di non
so che guerra, ma l’animale era talmente bello che Minosse ne uccise un altro
in onore del dio. Quello, adirato, fece impazzire d’amore la moglie del re,
Pasifae, per il toro, tanto che si fece costruire un simulacro a forma di
giumenta. Il frutto dell’unione tra i due fu il Minotauro, un uomo dalla testa
di toro che venne rinchiuso in un labirinto ideato da Dedalo e al quale
venivano inviati ogni anno sette ragazzi e sette fanciulle da sacrificare.
Teseo, figlio di Poseidone, partì per ucciderlo e ci riuscì grazie alla figlia
di Minosse, Arianna, che gli donò il suo filo, in modo da non perdersi nel labirinto.
Poi, come giusta ricompensa, Teseo
l’abbandonò su un’isoletta sperduta dopo averla fatta innamorare di sé e averla
sfruttata per i suoi scopi- snocciolai, calcando molto sul giusta. Il mio pubblico era diviso tra chi si faceva i fatti suoi –
Xander e Karen – e chi mi fissava a bocca aperta – tutti gli altri.
-Che
stronzo- commentò l’Uomo di Metallo.
Io annuii.
–Non c’è da stupirsi che l’attuale marito di Arianna, il dio Dioniso, odi tutti
i semidei-
-Attuale
marito? Ma se hai detto che queste storie sono antiche!- protestò la rossa
assassina.
-Le storie
sono vere, mia cara, tutte le storie. Arianna è la moglie immortale di Dioniso,
anche se deve sopportare le sue scappatelle- Il tono di Xander era infastidito.
Lo ero anche io, odiavo spiegare tutta la storia ai novellini.
Feci una
smorfia. –Per colpa di una ninfa per cui si è preso una sbandata un secolo fa,
ce lo dobbiamo sorbire ancora per cinquant’anni-
-Cioè, voi
ci state dicendo che gli dei esistono?- chiese il dottore. Io annuii, sorridendo
all’aria spaesata dei miei interlocutori.
-Ma voi tra
colleghi non vi parlate?- domandò invece il miliardario. Ok, se questa era una
battuta, non l’avevo capita.
Aggrottai le
sopracciglia, piegando la testa di lato. –In che senso?-
Lui indicò
il biondone col martello e il moro silenzioso. –Quei due sono dei di Asgard,
voi appartenete al pantheon greco. Com’è possibile che non vi siete mai visti,
incontrati, mescolati o altro?-
-Io non… non
ne ho la più pallida idea. Cioè, mai visti in vita mia e, diciamocelo, non sono
nemmeno questa gran cosa- balbettai.
-Prego?-
allibì il “più grande mago dei Nove Regni”.
-Ho visto
dei più… più di voi due messi
assieme. E, sinceramente, non sembrate nemmeno degli dei- dissi, tutto d’un
fiato. Quando parlavo non mettevo nessun filtro e cacciavo fuori tutto ciò che
mi veniva in mente, anche a costo di ferire qualcuno.
-Ma come ti
permetti?- tuonò il biondo, saltando in piedi e sganciando il martello dalla
cintura. –Io sono Thor, figlio di Odino, principe di Asgard, Dio del Tuono e possessore
del Mjöllnir-
-Mew Mew?-
chiese Karen, confusa. Ovviamente nessuno capì il riferimento, tranne me e
Xander, tanto che ci dovemmo sforzare per non ridere in faccia al biondone
palestrato, il quale si alterò ancora di più, diventando rosso come un
peperone.
-E meno male
che eri cambiato- borbottò il moro, seduto accanto a lui. A quelle parole
“Thor” sembrò calmarsi, ma fuori si era rannuvolato e minacciava un bel
temporale.
-Allora, ci
spiegate chi siete invece di raccontarci favole della buonanotte?- sbottò il
loro arciere, guadagnandosi le occhiate stranite dei suoi compagni.
Evidentemente era più un tipo taciturno, ma con poca pazienza.
Sospirai.
–Queste non sono delle fiabe, sono cose successe veramente. Ad ogni modo, io
sono figlia di…-
Non potei
finire la frase – e di conseguenza presentarmi – perché le finestre implosero e
il locale venne invaso dai mostri che odiavo di più: le servitrici di mia
madre.
POV XANDER
Era tipico
di noi semidei che, arrivati da un certo punto della nostra vita, i mostri ci
attaccassero anche a distanza di pochi minuti dal raid precedente, non
lasciandoci nemmeno il tempo di riprenderci.
Le empuse,
viste da fuori e soprattutto dalla mia prospettiva di appartenente al genere
maschile, erano delle splendide fanciulle dai riccioli ribelli, gli occhi
magnetici e il profumo irresistibile. Selina mi aveva spiegato che in realtà
avevano le iridi rosso fuoco, i canini appuntiti, i capelli in fiamme e il
corpo un po’ da animali, un po’ da automi di Vulcano e un po’ da spettri, il
tutto tenuto insieme dalla magia della loro creatrice, Ecate, nonché madre
della qui presente semidea greca. Il che le rendeva una sorta di sorellastre
brutte, assatanate ed estremamente vendicative.
Erano una
decina, con a capo la più bella di tutte: Kelli, l’empusa anziana che si diceva
avesse già attentato a Percy Jackson per ben due volte, obbedendo a Saturno la
prima e a Gea la seconda.
Ora ci
guardava con un sorriso leggermente inquietante stampato in viso e le mani sui
fianchi, come una demoniaca Wonder Woman.
-Bene, bene,
bene. Guarda chi c’è!- trillò e vidi Selina reprimere una smorfia disgustata.
-Oh, su, non
fare così, mia cara. Devo solo rimettere al loro posto questi due qui- proseguì
Kelli, indicando me e Karen. –E poi ce ne andremo. La nostra signora non
vorrebbe mai che la sua preziosa figliola venisse danneggiata proprio da noi,
non credi?-
Mentre
l’espressione della semidea si faceva dura, e anche un po’ minacciosa, io
cercavo in tutti i modi di pensare a come uscire da questa situazione. Però la
magia delle empuse non aiutava, rallentandomi solamente il cervello.
“Non che tu ne abbia mai avuto molto” sentii nella mia mente. La voce
assomigliava vagamente a quella della figlia di Ecate, il che era piuttosto
inquietante, ma servì a risvegliarmi dall’incantesimo dei mostri.
-Se vuoi
ucciderci, allora ti conviene sbrigarti, una squadra di supporto sta già
arrivando e suppongo che tu non voglia rivivere una terza volta l’esperienza di
trovarti davanti un certo Percy- bluffai. Non c’era nessuno di rinforzo, lo
sapevo benissimo, ma Kelli no. Infatti fece una strana faccia, come se stesse
decidendo se schiacciarci o spedirci contro una parete. E, grazie alla mia
discendenza, ci cascò in pieno.
Ululò
qualcosa in greco all’indirizzo mio e di Selina, e attaccò Karen, la quale,
colta completamente alla sprovvista, prese il suo bastone e glielo tirò in
testa, facendo un bel bernoccolo all’empusa.
D’altro
canto, le sue compari scelsero di suicidarsi contro me e la figlia della loro
signora. Sfoderai il mio arco e la faretra di frecce infinite, mentre la
semidea sguainava i pugnali e si lanciò contro una bellissima bionda.
La maga
della Per Ankh se la stava cavando niente male contro Kelli, lanciandole contro
shabti di argilla a forma di pipistrelli e parole di potere che rallentavano il
mostro.
Io coprivo
le spalle a Selina, la quale si destreggiava come una furia tra le restanti
fanciulle demoniache, affettandole come se fossero state di burro.
In
pochissimo tempo rimase solo l’empusa anziana, circondata da due semidei e una
maga parecchio incavolati.
Kelli scelse
– anche questa volta – di evaporare in fiamme che divorarono il bancone del
bar, lasciando noi tre completamente illesi.
-Codarda-
bofonchiò la semidea, ed io ridacchiai. Poi mi ricordai di una cosa.
-Ehi,
ascolta un attimo. Prima di combattere ho sentito…-
Selina fece
una faccia strana, come se stesse cercando di dirmi qualcosa senza farsi
sentire dai presenti.
-Oh, sai
cosa? Lascia perdere, te lo chiedo più tardi- Certo, tra qualche ora aspettati
che ti domandi se puoi fare un incantesimo non verbale per parlare nella testa
della gente. Però non prendermi per pazzo, mi raccomando!
Lei fece
spallucce e si girò verso Karen, domandandole se stesse bene. Ricevuta una
risposta affermativa, si diresse al tavolo, dove raccolse la sacca da viaggio
approntata da Chris Rodriguez di Ermes e si mise a frugarci dentro.
I mortali,
più i due presunti dei, non avevano mosso un dito per aiutarci e ci stavano
fissando a bocca aperta uno accanto all’altro. Thor aveva persino mollato a
terra il martello e non si era ancora chinato a raccoglierlo.
-Ma voi chi diavolo siete?- mi sentii chiedere per
l’ennesima volta quel pomeriggio.
Sorrisi come
un pazzo, pieno di adrenalina per il pericolo scampato.
-Ecco, questo
è quello che facciamo di solito: uccidiamo belle vampire per salvare gli dei!-
esclamai, gli occhi azzurri che luccicavano.
POV KAREN
Xander era
andato fuori di testa. Avevo combattuto – si fa per dire, io deviavo i colpi e
cercavo di ricordarmi qualcosa del mio addestramento alla Brooklyn House mentre
una demone attentava alla mia vita – contro l’empusa anziana denominata Kelli,
e lui aiutava Selina contro lo squadrone di ibridi magici che la tipa si era
portata dietro. Puntualizziamo: Selina non ha mai avuto bisogno di supporto, e
contro i vampiri dell’Antica Grecia ancora di meno.
Ad ogni
modo, il figlio di Cupido aveva deliberatamente scelto di guardare le spalle ad
una semidea molto più esperta di me contro mostri della sua mitologia, mentre
io me la dovevo vedere da sola contro Miss Gambe di Capra. O di Asino.
Mulinando il mio bastone non avevo avuto modo – né il tempo, a dire la verità –
di chiederglielo.
Sbuffai,
infastidita dai miei stessi pensieri, e raccattai la bacchetta d’avorio
ricurva, rimettendola nella sacca da viaggio che mi aveva dato mio padre prima
di partire per Brooklyn.
-È meglio se
al Campo sappiano che Kelli si è riformata. È pericolosa e devono stare in
guardia- spiegò Selina, notando lo sguardo perplesso di Xander alla vista di un
libro. Era una semplice rilegatura in pelle nera, senza nessuna scritta magica
o altro, ma sembrava irradiare potere.
La ragazza
lo aprì e scrisse qualcosa in greco antico su una pagina a caso, richiudendolo
subito dopo e rimettendolo nella sacca da viaggio.
-Fatto. Ora
è meglio se ci sbrighiamo, non abbiamo tempo di stare qui a chiacchierare, Nico
ha scritto che c’è uno squadrone di dracene sul Queensboro Bridge. Lui e gli
altri non possono andarci, poco fa erano alle prese con Euriale e Steno a
Tribeca- snocciolò.
Annuii,
erano troppo lontani per raggiungere le donne-serpente in tempo utile a
limitarne i danni, noi eravamo oggettivamente più vicini.
-No, no, no.
Voi non andate da nessuna parte, vogliamo le nostre spiegazioni- s’impuntò il
miliardario Tony Stark, ancora in armatura.
Lo guardai
male. –Stiamo andando a salvare degli innocenti e tu vuoi che ritardiamo per i
tuoi comodi? E tu saresti Iron Man?-
Lui aprì la
bocca, ma non trovando scusanti, la richiuse, sconfitto.
Selina
sorrise. –Bene, ora che non abbiamo più motivo di rimanere qui, ce ne andiamo.
Adieu- aggiunse in un sussurro a mala pena udibile.
Spazietto
dell’autrice:
questo
capitolo, nella mia scala di valutazione, raggiunge a mala pena il 7. È stato scritto in più giorni, con
l’ispirazione del momento, e in modo frettoloso. Soprattutto il POV KAREN non
mi convince.
Anyway, io adoro
quella pazza squinternata di Kelli, l’empusa anziana che ha attaccato Percy e
Rachel all’inizio de “
Nel prossimo
capitolo vedremo ancora Selina, Karen e Xander alle prese sia coi mostri (non
dimenticate le dracene della Scizia!) sia con gli Avengers che, non contenti di
come si sono svolte le cose in questo capitolo, andranno dietro al nostro Trio
delle Meraviglie per scoprirne di più.
Ogni luogo
di cui scrivo è reale, io non ci sono mai stata ma li ho trovati tramite Google
Maps. E veramente Tribeca è più lontano del Madison Square Park rispetto al
Queensboro Bridge.
Ah, una
cosuccia: il soprannome di Selina è deliberatamente preso dalla saga de “
Ora scappo.
Se avete domande non esitate a scrivere una recensione o un messaggio privato,
io sono sempre qui a rispondervi.
Baci.
Fire