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Autore: la luna nera    27/12/2014    3 recensioni
E' trascorso quasi un anno dal ritorno definitivo di Edward Harringhton nella nostra epoca e tutto fra lui e Daisy va per il meglio. Ma all'orizzonte si stanno addensando le nubi minacciose di un temporale. Che non è come tutti gli altri....
Cosa potrebbe accadere se qualcuno nel passato avesse bisogno di lui? Per caso c'è chi lo sta chiamando perché torni indietro nel tempo? E Daisy se ne starà con le mani in mano o farà di tutto per tenerlo accanto a sé?
Genere: Mistero, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Edward, hai un attimo?”
“Certo.” Il ragazzo seguì Daisy che rientrava in casa. Lawrence era rimasto immobile là fuori nel contemplare quell’eterea figura che sembrava essere stata creata dal bosco.
I due entrarono in una stanza, dove era stato preparato un piccolo pasto che Daisy gradì molto. Addentò una pagnotta mentre si metteva seduta.
“Devo farti le mie scuse…” Teneva lo sguardo rivolto verso il basso. “Sai che mi faccio prendere dalla rabbia e sono molto impulsiva e…”
Edward non la fece proseguire oltre, la strinse forte a sé sussurrandole “Non andartene mai più, ti prego. Sono uno stronzo, lo so, ho sbagliato a non dirti certe cose…. Perdonami amore mio…”
Lo fissò negli occhi: erano profondi e sinceri come forse non li aveva mai visti, belli, caldi e innamorati. “Sono io che chiedo perdono a te, ti ho attaccato con troppa violenza senza riflettere. Giorno dopo giorno mi rendo conto di quante differenze esistano fra di noi, fra le nostre mentalità e i nostri modi di vivere. Tutto questo mi spaventa, ho una paura terrificante che la nostra storia possa crollare. Ho tentato di metabolizzare il più possibile, ma questa volta non ce l’ho fatta ed ho preferito fuggire… Scusami davvero.. Non so cosa mi sia preso.”
“La colpa è anche mia, mi vergogno talmente tanto di quello che ho fatto che sto tentando il tutto e per tutto di cancellarlo…”
“Ascolta, faccio una gran fatica a comprendere ed accettare la mentalità di questi tempi, ma ci sto provando, credimi. Ti chiedo solo una cosa: sii sincero con me, non raccontarmi più nessuna bugia. Preferisco la verità nonostante possa essere brutta piuttosto che un mare di balle.”
Annuì in silenzio. Riconosceva di non essere troppo bravo nel raccontare per filo e per segno certi suoi momenti e in più di una occasione la cosa gli si era ritorta contro.
“E comunque sei stato bravo con le tue amanti saltuarie: non hai figli…Me lo hanno confidato i tuoi nonni…” Daisy si fece scappare un sorriso. “Magari un giorno li avremo insieme.”
Tirò un sospiro di sollievo abbracciandola. “E saranno bellissimi, già lo so.”
Si tuffarono l’uno sulle labbra dell’altra, non riuscivano proprio a stare lontani e forse quello che era accaduto aveva sigillato ancora di più il loro amore.
“Domani torniamo a Londra, ma questa volta insieme. Sarà stupendo vedrai.”
“Lo so, con te lo è ogni cosa.” Iniziò a giocherellare con i suoi capelli, per poi spostare la mano sulla schiena e solleticarlo come a lui piaceva. “Dormi con me stanotte?”
“C’è bisogno di chiederlo?”
Sgattaiolarono nella camera del ragazzo, quella stanza che già li aveva visti amarsi per la prima volta nell’ultima notte di permanenza di Edward nell’era moderna. L’aria era piuttosto fresca ma non se ne curavano, in pochi secondi i loro abiti erano sparpagliati sul pavimento. I loro corpi erano avvolti solo dalle candide lenzuola e dalle loro carezze. Edward affondò il volto nei capelli di lei per inebriarsi del suo profumo che gli faceva letteralmente perdere il senno, mentre le sue mani percorrevano senza sosta la schiena della ragazza, solleticandola ed incendiandola di meravigliosi brividi. Adorava accarezzare quella pelle candida e liscia come il velluto, calda, morbida e invitante; adorava percorrerla con le labbra, baciarla fino allo sfinimento per fare suo ogni minimo brivido e sussulto che gli faceva capire quanto desiderio stesse per esplodere. Daisy avrebbe dato l’anima pur di bloccare lo scorrere del tempo ed ingabbiarlo in quei momenti in cui si donavano reciprocamente. Era per lei una cosa meravigliosa percorrere con le dita ogni singolo muscolo che formava il corpo di Edward, così forte e sensuale, sentirlo una cosa sola con se stessa, come due metalli fusi insieme che danno origine a qualcosa di ancora più prezioso. Era dolcissimo sussurrarsi le parole sottovoce, captare ogni minimo sussurro o gemito e conservarlo nel cuore come un tesoro prezioso.
Si lasciarono cullare dalla magia della notte che avvolge tutto con la sua coperta di stelle, che dona quel tocco di mistero capace di rendere speciale e suggestivo anche il più piccolo particolare che svanirebbe con la potente luce del sole.
Quella notte scivolò via veloce, ma riuscì a spazzar via ogni dubbio dai loro cuori, condizione fondamentale per tornare nella Londra moderna.
 
 
Il giorno successivo, di buon mattino, Edward e Daisy si recarono a Londra per conto loro, nonostante avessero dormito estremamente poco. Da uno dei finestroni che si affacciavano sull’ingresso del palazzo, Lawrence osservava i due con un pizzico di invidia. Era prossimo alla soglia dei trent’anni e nonostante l’appartenenza ad una delle famiglia più potenti d’Inghilterra, nessuna delle ragazze alle quali aveva avanzato proposta di matrimonio aveva accettato. Era spesso vittima di infatuazioni e, complice il suo carattere singolare e bizzarro, finiva con il ricoprire di assurdi complimenti le giovani fanciulle che gli facevano battere il cuore. E loro rifiutavano con eleganza di prenderlo come consorte lasciandolo solo nel suo mondo immaginario fatto di ninfe, fate e creature fantastiche. Non appena aveva incontrato Daisy, come da copione, si era messo subito all’opera cercando di conquistarla con le solite poesie e paragoni pseudo-mitologici. La ragazza non era fuggita solo perché fidanzata con suo cugino, aveva tentato di intromettersi nel loro rapporto e ce l’aveva quasi fatta, avrebbe proseguito nel corteggiamento se non fosse accaduto qualcosa che gli aveva distolto i pensieri da lei. Infatti una parte della sua mente era stata catturata dall’eterea visione della sera prima. Possibile che quella creatura fosse davvero una fata? Da buon visionario, aveva sempre ritenuto possibile l’esistenza del popolo delle foreste, custode dei fiori e della natura, delle sue forze e dei suoi poteri: forse nel parco di Swanlake Palace vivevano davvero degli esseri fantastici di cui quella che aveva scorto poteva essere la principessa o addirittura la regina? Scese in giardino e ripercorse tutti i sentieri dove secondo lui aveva passeggiato la fata. Controllò ogni angolo per scovare un indizio, anche il più piccolo che potesse portarlo alla soluzione del mistero. Ma della sua creatura non c’era traccia.
Dal palazzo Rosemary, in compagnia della sorella Henriette e di Louise che si dilettava nel suonare il pianoforte, osservava il bizzarro cugino girovagare fra gli alberi come una volpe in cerca della sua preda. La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso, da quando aveva preso coscienza dei suoi poteri e soprattutto da quando aveva lasciato il Somerset le sue labbra erano spesso piegate verso il basso. Sentiva che molte cose ancora dovevano  accadere, sapeva che a breve il discorso sulle nozze di Edward sarebbe stato affrontato. E in quell’occasione ci sarebbe stato qualcosa che la riguardava molto da vicino, qualcosa che, se voleva, poteva conoscere in anticipo solo interrogando gli spiriti e consultando le pietre energetiche. Decise di non farlo, aveva paura che anche per lei, come per la sorella maggiore, fosse giunto il momento di conoscere colui che doveva accettare come marito per il resto dei suoi giorni. Non riusciva a dimenticare Nicholas e non lo avrebbe dimenticato neanche il giorno in cui, vestita di bianco davanti all’altare, sarebbe stata costretta a dire “si” ad uno sconosciuto che mai avrebbe potuto amare.
 
 
Seduti in un elegante locale affacciato sul Tamigi Edward e Daisy stavano finalmente trascorrendo del tempo insieme da soli, come desideravano fare da settimane. Davanti ad una deliziosa tazza di the Londra si mostrava in tutto il suo fascino che da secoli ammaliava chiunque si trovasse a percorrere le sue vie e che avrebbe continuato a conquistare in futuro frotte di turisti e non solo da ogni parte del mondo. Il buon vecchio fiume scorreva tranquillo a poche decine di metri dalla loro postazione, Sulle sue acque si specchiava the House of Parliament, con la sua famosissima torre che già da allora scandiva il tempo della capitale. Il Big Ben era al suo posto come una perfetta sentinella che controlla dall’alto che tutto scorra con ordine, come un vegliardo che detiene fra le sue mani le redini del tempo. Il suono che si propagava dalla campana era lo stesso che fin dalla sua infanzia l’aveva accompagnata lungo le corse per non arrivare in ritardo a scuola, per acciuffare all’ultimo secondo la metropolitana, a fare il conto alla rovescia per attendere l’anno nuovo…. Insomma, quel suono era parte di lei e ascoltarlo la faceva sentire a casa.
“Sono contenta che tutto si sia aggiustato.”
“Già.” Edward sorseggiò il suo the.
“Mi stai facendo scoprire una città meravigliosa.”
Il ragazzo però era scuro in volto. “Ascoltami, non vorrei tornare su quello che è successo fra di noi, specie ora che è tutto risolto, ma….”
“Ma?”
“Sai che abbiamo rischiato di rimanere intrappolati qui per sempre?”
Daisy abbassò lo sguardo. “Si.” Un lieve nervosismo si impossessò di lei. “Me ne sono resa conto solo quando la rabbia è svanita dal mio cuore. Scusami.”
“Ho avuto paura che non riuscissi a comprendere che per me questo ritorno nel passato è stato un passo enorme da compiere: non c’era solo Louise, ma anche tanto altro di cui mi vergognavo come un assassino… Per gli uomini di quest’epoca è normale spassarsela con tutte le donne che vogliamo e nonostante quello che ho appreso vivendo con te, ho dovuto fare i conti con questi maledetti scheletri nell’armadio che quel deficiente di Lawrence è andato a tirar fuori. E non è stato facile, credimi…”
Finalmente gli sorrise. “Me lo immagino. Anzi, non vorrei essere nei tuoi panni con uno stuolo di femmine affamate alle calcagna che se ti acciuffano sei fottuto!”
“Beh, ora me la darei a gambe levate.”
“Ti giuro che non mi comporterò più a quel modo.”
“Lo so, è per questo che ti amo.” Si avvicinò a lei e la baciò teneramente, nascondendosi sotto il cappello della ragazza poiché un tale atto era estremamente sconveniente e scandaloso per l’epoca. “Proseguiamo la nostra passeggiata?”
“Volentieri.”
E così il loro tour li portò sotto la maestosità di Buckingham Palace, l’imponenza della Westminster Abbey, della St.Paul’s Cathedral, fino a percorrere gli eleganti viali presso Hyde Park. Quei metri furono colmi di emozioni per la ragazza: lassù, su quei tetti su cui svolazzavano i piccioni, c’era la piccola finestrella che un giorno sarebbe diventata sua. Il palazzo esisteva già seppur ben diverso. Lì in basso, dove ci sarebbero stati pub, internet point, negozi di souvenir e abbigliamento, vedeva librerie, pasticcerie, calzolai e tipografie.
Poco più avanti, dove sarebbe sorta Aesothèria, si trovava un negozio che vendeva articoli religiosi. Il suo sguardo si incollò a quella vetrina e come per incanto le parve di rivivere i momenti passati in quel luogo con Garrett, con i suoi baci carichi solo di perversione, quelle sue mani viscide come i tentacoli di una piovra e quel suo sguardo che in molte, troppe occasioni, l’aveva resa impotente di opporsi al suo volere. Si avvicinò a Edward che l’abbracciò, forse immaginava cosa stesse provando la ragazza nell’osservare certi luoghi.
“Torniamo a casa?”
“Eh? Come?” Daisy si ridestò dal torpore che l’aveva invasa. “Dicevi… Dicevi qualcosa?”
“Andiamo a casa, fra poco sarà ora di cena.”
Annuì in silenzio stringendosi a lui, mentre si dirigevano verso Swanlake Palace con il sole che si faceva più basso sull’orizzonte.
 
Appena giunsero nei pressi della loro residenza, notarono subito Lawrence vagare come un fantasma nel parco, portava nella mano sinistra un fiore, forse una rosa, e nell’altra una lanterna. Scrutava ogni angolo ed ogni anfratto, senza essersi reso conto del ritorno dei due giovani, né che Henriette stava convocando tutti quanti perché il duca e la consorte dovevano rivolgere loro un annuncio importante. E quindi, mentre il personale di servizio si occupava del mezzo di trasporto, Edward e Daisy seguirono la sorella del ragazzo che li condusse in uno degli eleganti salottini situati al piano terra. Il duca si trovava già lì, in piedi, presso il caminetto mentre aspirava il fumo della pipa. A poca distanza, sedute su un divano dal delicato colore azzurro, c’erano la duchessa Anne e Louise; Rosemary aveva preso posto su una poltrona singola. Il duca attese che gli ultimi entrati si accomodassero e poi fece cenno alla moglie di avvicinarsi a lui.
“Ho deciso di convocarvi tutti qui per esprimervi il mio compiacimento: l’aver lasciato il Somerset, seppur con qualche dubbio, ha dato i frutti positivi che  speravo. L’aria della capitale e tutto quanto a lei connesso mi ha fornito la possibilità di superare il doloroso periodo che abbiamo dovuto affrontare a seguito della dipartita della mia indimenticabile madre. Pertanto posso annunciare ufficialmente terminato il periodo di lutto.” Fece una breve pausa per cogliere nei volti dei presenti l’approvazione alle sue parole. Poi proseguì. “Dunque ho intenzione di seguire il suggerimento della mia cara moglie” posò lo sguardo su Anne sorridente “e daremo un gran ricevimento da tenersi il sabato della prossima settimana per festeggiare il nostro arrivo a Londra.”Si voltò poi verso il figlio. “In tale occasione sarà presa la decisione in merito alle tue nozze, Edward.”
Nel volto del ragazzo scomparve all’istante la serenità che mostrava fino a pochi attimi fa. “Come? …Padre, veramente io…”
Lo fece tacere con in gesto della mano. “La questione è stata tirata troppo per le lunghe, è giunto il momento che tu prenda in mano le tue responsabilità di erede del titolo di Duca del Somerset, è tuo preciso dovere contrarre matrimonio ed assicurare la discendenza alla famiglia.”
“Naturalmente, ad ogni modo conoscete già la mia decisione.” Strinse la mano di Daisy nella sua.
“Certo, manca ancora la nostra benedizione. Ritengo quindi che il ricevimento in programma sia l’occasione perfetta e colgo l’occasione per invitare la famiglia di lady Thompson a Swanlake Palace. Vi confesso, mia cara, che il fatto di non aver mai avuto il piacere di conoscere i vostri parenti ha causato in me qualche perplessità. Spero non abbiate niente in contrario a riguardo.”
Dasiy piombò in un incubo. “C-certo che no, sir….” E cos’altro poteva rispondergli? I miei non possono venire perché si trovano nel futuro?
Strinse la mano di Edward quasi come se volesse stritolarla, era preda del panico.
“Bene, sono invitati anche i Millstone ovviamente. Spediremo gli inviti nel giro di due giorni, voglio che tutto sia organizzato alla perfezione. E’ tutto, potete ritirarvi adesso.”
E adesso? Cosa avrebbe fatto Daisy? Qualcosa doveva inventarsi! Dove li andava a pescare i suoi parenti?!
 

 
 
Ciaoooo!
Spero abbiate trascorso un felice Natale e colgo l’occasione per augurarvi un 2015 pieno di cose belle.
Sono stata titubante fino ad un attimo fa, non ero convintissima del capitolo.
Spero comunque che vi piaccia, posso dirvi che non manca moltissimo alla conclusione…anche perché si inizia a parlare di un certo matrimonio.
Di nuovo buon 2015 a tutti e mi raccomando, recensite! A presto!
 
Un abbraccio
La Luna Nera

 
  
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