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Autore: B_Regal    27/12/2014    4 recensioni
[Raccolta di One Shot indipendenti]
Dall'ultimo capitolo:
Ormai è quasi certa che sia un effetto di quel posto, non poter essere sereni.
Non che la sensazione le sia nuova, ma gli eventi di quella giornata sono stati duri persino per una come lei e ora ne sente il peso tutto insieme, come un grosso macigno sul petto che le mozza il respiro.
E’ lì fuori già da un po’ quando avverte una presenza dietro di lei e per un momento si irrigidisce, ma poi una mano calda le sfiora la guancia e quel tocco lo riconoscerebbe ovunque.
E non sa bene come succede, ma un istante dopo sta singhiozzando contro il suo petto.

SPOILER 5x12!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Henry Mills, Regina Mills, Robin Hood, Roland
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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HOPE

Emma Swan alzò la testa dal bicchiere d’acqua ormai vuoto rivolgendo lo sguardo verso la porta che dava sul retro del locale, che si era appena aperta per lasciar passare due sagome familiari "Dorme?"
Mary Margaret annuì sollevata, mentre lei e Regina si andavano a sedere ai posti che avevano lasciato poco più di mezz’ ora prima "Non è stato facile, ma alla fine ha ceduto al sonno. Voi avete ordinato?"
La bionda scosse la testa "Non ancora. David è appena uscito, ha ricevuto una segnalazione!"
"Una segnalazione?" chiese incuriosita sua madre.
“Già. Volevo seguirlo ma si è portato Killian, quei due iniziano ad andare troppo d’accordo per i miei gusti!”
Il tentativo di Emma di sviare il discorso fu stroncato da Mary Margaret, che ignara delle intenzioni della figlia sembrava decisa a saperne di più “Che tipo di segnalazione?”
Emma esitò qualche secondo, lo sguardo saettò da Henry a Regina prima di rendersi conto che non aveva più scelta "Pare stia succedendo qualcosa nei pressi del confine!"
Regina era rimasta in silenzio durante lo scambio di battute, completamente disinteressata a qualsiasi cosa stesse succedendo nella sua città, come del resto accadeva da un po’ di mesi a quella parte. Alla parola confine però aveva sobbalzato e i suoi occhi scuri e un po’ stanchi si erano inchiodati sulla bionda "Qualcosa di che tipo?"
"Non lo so!” Rispose Emma senza nascondere un pizzico di nervosismo “David è andato a vedere!"
"Dovremmo.." "Non dovremmo fare niente, Regina. Se e' importante, ce lo dirà lui!" Il tono pacato di Mary Margaret arrestò il tentativo di Regina, che annuì rassegnata. Un tempo non si sarebbe arresa così facilmente, soprattutto con Emma Swan e sua madre, ma in quel caso era diverso. C’era un unico motivo per cui il confine le interessava tanto e tutti a quel tavolo ne erano consapevoli, compreso Henry non aveva staccato gli occhi dal cellulare, fingendo di non aver ascoltato quello scambio di battute. Aveva cercato per mesi un modo per distruggere l'incantesimo senza alcun risultato e alla fine ci aveva rinunciato, troppo presa dal resto degli eventi che l’avevano coinvolta. Pensare che qualcosa stesse cambiando da sola equivaleva soltanto ad illudersi. E lei non aveva più tempo per le illusioni.

Il campanello del Granny's tintinnò che le tre donne ed Henry avevano quasi finito di cenare, e David e Killian entrarono uno dopo l'altro, le espressioni scure che non facevano presagire nulla di buono.
"Che e' successo?" Domandó Emma, intuendo subito che qualcosa non andasse.
David si ritrovò attorniato quasi subito da una piccola folla di curiosi oltre che dalla sua famiglia. Prese un respiro profondo preparandosi a dover spiegare tutto per filo e per segno "La barriera è stata distrutta, Storybrooke è di nuovo accessibile dall’esterno!"
Un brusio si sollevo nella sala mentre un confuso Henry faceva qualche passo verso il nonno "Perchè lo dite con quelle facce? E' una cosa bella! Questo vuol dire che possiamo andare a cercare Robin, e.."
"Non credo ce ne sia bisogno, ragazzino.." Lo interruppe Killian prendendo posto su uno sgabello.
"Che vuoi dire?" Emma fece per voltarsi verso il fidanzato ma il suo sguardo si bloccò prima che potesse posarsi sul pirata, attirato da un altro viso. Aggrottò le sopracciglia soffermandosi a osservare Regina, la cui espressione era mutata improvvisamente, il viso pallido e gli occhi spalancati, quasi avesse visto un fantasma. O peggio. E poi capì. Robin Hood era in piedi a pochi passi dalla porta, immobile, lo sguardo puntato su un solo paio di tutti gli occhi che si era ritrovato addosso. Indossava vestiti molto diversi da quelli con cui aveva lasciato Storybrooke, la giacca blu scuro e la camicia stridevano quasi con il giubbotto e la sciarpa che era solito usare una volta, ma il viso era rimasto identico, lo stesso modo di portare la barba e gli stessi occhi. Occhi che adesso sembravano smarriti e preoccupati. "Io..” Cominciò, balbettando quasi “Mi dispiace, so che spuntare così, all'improvviso.. E’ che.. avevo bisogno di rivederti!”
Nessuno si mosse. Regina continuava a fissarlo senza dire nulla, e Robin avrebbe voluto avvicinarsi ma non lo fece. La guardava sperando di ricevere un cenno di risposta, un qualcosa che non fosse solo quello sguardo quasi terrorizzato. Era così bella, come la ricordava o forse ancora di più. Aveva qualcosa di diverso, ma non sapeva dire cosa. E l’avrebbe abbracciata e baciata se non gli fosse sembrata così sconvolta. Doveva agire con più delicatezza, allora si limitò ad allungare una mano verso di lei, donandole un sorriso poco stabile “Regina..”
La donna allora scosse ripetutamente la testa, gli diede le spalle e scappò via, chiudendosi alle spalle la porta del retro con un tonfo secco.


Cercava di prendere respiri profondi, sforzandosi di regolarizzare i movimenti della sua gabbia toracica che al momento di alzava e si abbassava troppo velocemente per il suo normale ritmo. Si portò una mano sul petto imponendosi di tranquillizzarsi, di ritrovare la calma che l’aveva sempre caratterizzata. Non sapeva spiegarsi cosa e come fosse successo, perché lei che in pubblico non aveva mai lasciato andare nemmeno un colpo di tosse fosse fuggita via come una ragazzina spaventata. Semplicemente non era riuscita a controllarsi, i suoi occhi e le sue gambe si erano mossi indipendentemente dalla sua volontà e si era ritrovata senza nemmeno rendersene conto rannicchiata sul freddo pavimento del bagno del Granny’s, chiusa a chiave come la peggiore delle adolescenti. E aveva lasciato Robin di là senza dirgli nemmeno una parola, dopo che per più di sei mesi aveva tentato l’impossibile per avere solo una possibilità di rintracciarlo. Chissà che cosa stava pensando ora di lei. Chissà cosa stavano pensando tutti.
Un paio di colpi alla porta che a Regina erano ormai sin troppo familiari la portarono a staccare la testa dal muro e a sbuffare "Swan, vattene!"
"Non chiamarmi così, e apri per favore!" La voce le giunse forte e chiara nonostante la porta chiusa.
Alzò gli occhi al cielo, figuriamoci se Emma Swan le dava ascolto al primo tentativo "Ti ho detto di andartene, Emma!”
"Regina, ti giuro che la butto giù. E sai che lo faccio davvero!" Regina lo sapeva bene, la preziosa porta in legno pregiato della sua camera da letto portava ancora i segni dei calci della signorina Swan nonostante l’avesse riparata con la magia. Fece scattare la serratura con la magia e lasció che la bionda entrasse nel piccolo bagno “Sei diventata più invadente di tua madre!”
Emma non fece caso all’ennesimo tentativo di Regina di offenderla paragonandola alla sua ex nemica e si andò ad accucciare accanto a lei "Che succede?" Finalmente Regina staccò gli occhi dalla crepa del muro che si era ostinata a guardare dal primo momento in cui Emma le si era avvicinata e lasciò che i loro occhi si incontrassero "Ho bisogno di un momento.."
Lo sceriffo annuì, comprensivo "Lo capisco.."
"Credevo che avrei avuto modo di prepararmi, se mai fosse successo. Rivederlo così, all'improvviso.."
Emma concluse per lei "Non è facile, lo so. Te l'ho detto, posso capirti. Anche se non era proprio la stessa cosa, ci sono passata anche io, con Neal.."
"Non so come dirglielo!" Le confidò, passandosi una mano sul viso.
"Non ci sono molti modi.."
Regina alzó lo sguardo, consapevole della verità di quelle parole "Crede che sia arrabbiata con lui, non è vero?"
"No. Ha capito che è stato un bel colpo per te, i miei genitori gli stanno parlando e.."
Gli occhi della mora si spalancarono di colpo “Non gli staranno dicendo..”
"No!" la tranquillizzò l’altra, sorridendo appena "Quello spetta a te. Posso farlo venire?"
"No, aspetta.." Regina le afferrò il braccio, bloccandola "Perchè tuo padre e il pirata avevano quelle facce? E' successo qualcosa a Marian?"
Emma scosse la testa, quella era la parte più difficile "Lei e il bambino stanno bene, sono all'accampamento dei Marry Men. Robin ha chiesto a David dove ti trovassi ed è voluto venire qui da solo..”
"E allora qual'è il problema?" Insistette Regina.
Lo Sceriffo esitò, prima di rispondere "Robin e' stato aiutato a tornare qui. Da Gold, e non solo.." Aggiunse, ripensando a quel discorso sconnesso di Robin Hood a proposito di streghe e piani malvagi. A metà della spiegazione, quando all’ennesima occhiata di Robin alla porta si era resa conto che la mente dell’uomo era tutta da un'altra parte, aveva lasciato ai suoi genitori il difficile compito di cercare di ricavare qualcosa di utile da quel racconto che comunque non faceva presagire nulla di buono, assumendosi il compito di andare a recuperare Regina.
Nonostante la situazione già difficile, Regina non potè fare a meno di incuriosirsi a quella rivelazione "Perchè Gold avrebbe dovuto aiutarlo? E poi che significa non solo? Chi altro c’è di mezzo?"
"E' un discorso complicato Regina!” Rispose Emma con un sospiro “E non sono nemmeno sicura di aver capito bene. E comunque credo che tu debba affrontare una cosa alla volta!"
Regina annuì, senza insistere. Qualsiasi problema stessero per affrontare, non poteva essere più grande di quello che aveva lei in quel momento.
“Adesso posso chiamarlo? E’ così in ansia per come l’hai lasciato che a stento ricorda il proprio nome..” Il tentativo di sdrammatizzare non ebbe il risultato sperato ed Emma cambiò strategia, afferrando una mano di Regina e stringendogliela “Va tutto bene. E’ quello che volevamo ottenere, no? Ce l’abbiamo fatta!”
Regina fece una smorfia “Seriamente, Emma? Noi non abbiamo fatto proprio niente, è stato lui a tornare!”
“Beh? Meglio, no?” Rispose Emma, alzando le spalle “Credo che mia madre direbbe che è merito del destino, che le cose vanno sempre come devono andare..”
“Si, si.. la speranza e tutto il resto!” Aggiunse la mora, con un piccolo sorriso divertito, calcando l’accento sulla parola speranza.
“Esatto. Io invece dico che ci è semplicemente andata di lusso: meno fatica, stesso risultato!”
Regina rise di cuore “Sono colpita, Emma. Lo spirito dei Charming non ti ha ancora contagiato del tutto, c’è ancora un po’ della vecchia te stessa in te!”
La bocca di Emma si contorse in una piccola smorfia “Mi hai davvero fatto un complimento?”
Regina alzò gli occhi al cielo “Secondo te è un complimento dirti che sei la stessa insopportabile signorina Swan di qualche anno fa?”
Emma avrebbe voluto rispondere a tono, ma vide Regina alzare lo sguardo verso qualcosa dietro di  lei e poi una voce che la sovrastava “Posso?”
“Uhm, certo..” Si alzò, facendo posto a Robin e facendo un ultimo impercettibile sorriso di incoraggiamento a Regina sparì nel corridoio.
Il suo posto fu subito occupato dall’uomo, che si accucciò all’altezza di Regina facendo quasi toccare i loro visi. Non resistette oltre alla tentazione e portò la mano sul viso di lei, accarezzandole gli zigomi con il pollice in un gesto che aveva già fatto tante volte, in passato.
“Mi sei mancata così tanto..” Esclamò, soffiandole quelle parole sulle labbra. Avrebbe desiderato baciarla ma non voleva affrettare le cose, non prima di aver analizzato la sua reazione. Non doveva essere facile ritrovarselo davanti da un momento all’altro dopo quasi un anno di assenza ed era giusto che si prendesse tutto il tempo di cui sentiva il bisogno.
Vederla chiudere gli occhi a quella carezza e sorridere impercettibilmente fu per lui il segno che le cose non erano poi cambiate del tutto. Non era stato respinto e quello era già un inizio. Incoraggiato da ciò, si spinse un poco oltre e le posò un piccolo bacio sulla fronte, tra gli occhi “Mi dispiace di essere ricomparso in questo modo. Avrei dovuto immaginare che per te potesse essere difficile, ti chiedo scusa..” Esclamò, spostandole una ciocca di capelli dal viso.
Regina si lasciò cullare da quella voce, si perse nel conforto di quelle carezze dopo tanto tempo ancora così familiari e si sentì una stupida per essere scappata in quel modo, invece di godere subito dell’opportunità di poterlo abbracciare di nuovo “No, sono io che ti chiedo scusa..” Per la prima volta fu lei a parlare “Ci ho provato così tanto e senza risultati che.. mi ero rassegnata. Non credevo più che ci saremmo rivisti!”
"Credimi, Regina. Non c'è stato giorno da quando sono andato via che non abbia cercato un modo per tornare. Mi sono alleato con un uomo che in passato mi ha rinchiuso e quasi ucciso, pur di avere una possibilità.."
"Hai fatto un accordo con Gold?" Domandò lei, adesso allarmata "Non avresti mai dovuto, lui.."
"So cosa ho fatto, non ti preoccupare. Roland e Marian sono al sicuro, e io stavo impazzendo senza di te!”
Regina abbassò lo sguardo,annuendo "Non e' stato facile nemmeno per me.."
"Posso immaginarlo.."
Lei lasciò andare un piccolo sorriso ironico "Non credo.."
L’uomo ci rimase un po’ male per quella risposta ma cercò di non darlo a vedere "Capisco che tu sia arrabbiata e.."
"No Robin, non sono arrabbiata. Tra tutte le emozioni di quest’ultimo periodo, non c’è davvero spazio per la rabbia!”
"Che intendi?" Chiese, confuso.
Gli occhi scuri della donna lo scrutarono seri "Vorrei ci fosse un modo per dirtelo.."
"Dirmi che cosa?" Un dubbio si fece largo in lui, e la presa sulle mani di lei si allentò appena "Tu non.. Non mi ami più?"
Regina avrebbe voluto dirgli che lo amava, come e forse più di prima, ma non era ancora il momento di fare quel tipo di discorso. Prima dovevano affrontare una questione molto più grande "Devo mostrarti qualcosa, Robin. Vieni.."
L’ uomo si rimise in piedi e aiutò anche lei ad alzarsi “Devo preoccuparmi?”
Lei scosse la testa, sorridendo tra sé e sé ma con un moto d’ansia che le attanagliava lo stomaco “No!”


Regina aprì la porta del piccolo soggiorno e lo fece entrare per primo. L'uomo si guardó intorno, incerto su dove porre la sua attenzione. La stanza gli sembrava identica all’ ultima volta che l’aveva vista, quando vi si era rifugiato con lei per poterla salutare lontano da occhi indiscreti. La vide fare qualche passo verso la finestra e la seguì con lo sguardo, e fu solo in quel momento che si accorse di un dettaglio nuovo, che decisamente non aveva nulla a che fare con il resto dell’ arredamento: un carrozzino bianco parcheggiato accanto alla parete.
Il suo cuore prese ad accelerare e la scena che seguì gli sembró quasi di vederla al rallentatore: Regina che afferrava il maniglione del carrozzino e lo spostava in avanti, sollevava una serie di coperte e con delicatezza prendeva in braccio un esserino minuscolo e perfetto avvolto in una coperta lilla.
Se la sistemó meglio tra le braccia mentre faceva qualche passo verso di lui, che invece era rimasto pietrificato al proprio posto. Non aveva idea di come l’avrebbe presa, ma aveva deciso di seguire l’istinto, come aveva detto Emma c’erano ben pochi modi per dare una notizia del genere, e lei aveva optato per quella più diretta. Si portò proprio di fronte a Robin e lasciò che la copertina scivolasse per metà scoprendo il suo contenuto "Credo che sia arrivato il momento di conoscere il suo papá!" Esclamó, la voce rotta dall'emozione mentre si muoveva per cullare la bambina che, probabilmente infastidita dall'essere stata strappata al suo sonno, aveva emesso qualche vagito prima di tranquillizzarsi contro il petto della madre. Un viso tondo pieno di capelli neri e due manine minuscole che spuntavano appena dalle maniche di una tutina rosa fecero capolino dalla coperta che Regina aveva spostato e Robin sentì le gambe farsi molli e gli occhi pizzicare mentre la consapevolezza di quello che stava accadendo si faceva più radicata in lui.
"E' mia.. È.. nostra.." Balbettó, incapace di distogliere gli occhi da quello spettacolo. Regina stringeva tra le braccia bambina più bella che avesse mai visto, la loro bambina, sua figlia. Allungò un dito tremante verso di lei e le accarezzò appena la manina, senza nemmeno provare a placare il battito incessante del cuore che sembrava sul punto di esplodergli dal petto "Posso prenderla?"
Regina sorrise e non trovó necessario rispondere, passandogli direttamente la bambina, che non fece una piega a quel cambiamento e continuó a dormire tranquilla nella presa salda di Robin. Il tumulto di emozioni che lo aveva avvolto in quei minuti sembrò placarsi nel momento in cui strinse sua figlia tra le braccia, l’incredulità e lo sgomento scemarono lentamente fino a lasciargli un senso di tenerezza e felicità. Mai avrebbe immaginato di trovare tutto questo, era tornato a Storybrooke con la convinzione che rivedere la donna che amava sarebbe stato il massimo della gioia e invece ad attenderlo c’era molto di più.
Si sistemò sul divano al centro della stanza, un po’ per poter osservare meglio quel piccolo angelo e un po’ perché l’emozione iniziava a farsi sentire e le gambe sembravano meno stabili del solito.
"Si chiama Hope.." Gli disse Regina, sedendosi di fronte a lui e godendosi quel momento che aveva immaginato tante di quelle volte da averne perso il conto.
Robin sorrise senza staccare gli occhi dalla figlia, intuendo subito il significato di quel nome "Speranza. Perchè ho la sensazione che non sia una tua idea?"
Regina rispose con una smorfia divertita "Henry. Secondo me in accordo con sua nonna, anche se ancora entrambi si ostinano a negarlo. Diceva che sarebbe stato di buon auspicio, io non ci ho mai creduto ma non me la sono sentita di deluderlo, lui mi è stato così vicino durante la gravidanza.."
"Tipico di Henry!" Commentò l’uomo, grato della presenza del ragazzo che sicuramente aveva alleviato il dolore della madre.
"E a quanto pare anche stavolta aveva ragione. Tra quattro giorni Hope compirà un mese e tu sei qui.."
Robin annuì, l’espressione che si incupiva improvvisamente mentre accarezzava il palmo semi aperto della bambina che automaticamente si chiuse a pugno attorno al suo dito  "Adesso si.."
Lei si accorse del repentino cambiamento di umore "Che c'è?"
Robin alzò lo sguardo su di lei rivelando gli occhi tormentati "Avrei dovuto esserci, dall'inizio. Quando l'hai scoperto, quando la tua pancia ha iniziato a crescere, quando eri stanca e soprattutto quando hai partorito. Non mi perdoneró mai per averti lasciata sola ad affrontare tutto questo!"
Regina portò le dita sulla mano di lui, chiudendo la sua e quella della figlia in un'unica stretta "Non sono stata sola. Li conosci i Charming, no? Figurati se si lasciavano sfuggire l’occasione di sfoderare la loro irritante bontà. Sento ancora il disgustoso odore delle zuppe che Mary Margaret mi costringeva a mangiare e David mi avrà portato quintali di gelato sostenendo che migliora l’umore delle donne incinte. Per inciso, con me non ha mai funzionato. Ma non mi stupisco, qualsiasi sia stata la loro fonte di informazioni a proposito di gravidanze è chiaro che non fosse attendibile. Voglio dire, hanno assunto la Perfida Strega come levatrice. E il gelato ha solo contribuito a far aumentare Mary Margaret di sei taglie..”
Robin rise, riconoscendo finalmente nella donna che aveva di fronte la sua Regina. Quando l’aveva trovata rannicchiata nel bagno con gli occhi pieni di lacrime ed Emma come confidente, per un attimo aveva creduto di averla spezzata completamente. Dal primo momento in cui aveva letto la sua storia sul libro di Henry si era ripromesso di guarire tutte le cicatrici che la donna si portava dietro e invece aveva rischiato di riaprire quelle stesse ferite. Perché poi alla fine non si era comportato diversamente da tutti gli altri, abbandonandola nel momento del bisogno. Lei l’aveva subito rassicurato – Regina aveva strani modi di rincuorare le persone, che tuttavia risultavano efficaci lo stesso – ma non era stato sufficiente per alleviare i suoi sensi di colpa per non esserci stato. Conosceva abbastanza bene la donna da sapere che non doveva aver preso la notizia a cuor leggero, e lui avrebbe dovuto essere con lei a tranquillizzarla, a starle accanto durante le nausee e le ansie tipiche di chi sta per diventare genitore. Avrebbe dovuto esserle vicino a lei a stringerle la mano e a sussurrarle parole di incoraggiamento mentre soffriva per mettere al mondo la loro bambina.
Si chiese chi avesse preso il suo posto quel giorno, quando sua figlia era venuta al mondo senza il padre. Probabilmente Henry, da quel che ricordava loro due erano sempre stati gli unici in grado di calmare Regina.
“Robin, che c’è?” Regina allungò una mano sul viso dell’uomo e gli accarezzò la barba ispida “A che pensi?”
Lui alzò lo sguardo e solo allora si rese conto di essersi perso nei suoi pensieri e di averla probabilmente spaventata con il suo silenzio. Mosse un po’ la testa per baciarle il palmo della mano e poi glielo prese bloccandolo sulla sua guancia “Sono grato a David e alla sua famiglia per essersi presi cura di te, ma questo non cambia le cose. Era compito mio prepararti pranzi disgustosi e viziarti con il gelato e tutto il resto..”
“Sappiamo tutti e due perché sei dovuto andare via. Davvero, non puoi fartene una colpa..”
“Quindi non è per questo che sei scappata via quando mi hai visto?”
Regina scosse la testa “Sono scappata perché mi hai presa alla sprovvista e perché ti ho ritrovato prima che avessi il tempo di capire come dirti che mentre non c’eri avevo scoperto di essere incinta e che nella camera affianco c’era tua figlia. Ho immaginato così tante volte questo momento ma credevo che sarei venuta io a cercarti, che ti avrei trovato da qualche parte lì fuori e ti avrei detto tutto e invece mi sei piombato davanti senza che avessi nemmeno il tempo di realizzarlo e per di più quando avevo deciso di rinunciare..”
A quelle parole Robin ebbe un piccolo sussulto. Anche lui qualche volta aveva ceduto al senso di sconfitta pensando di smetterla di cercare un modo, senza mai avere il coraggio di farlo davvero, e adesso il solo pensiero di aver rischiato di non conoscere sua figlia gli faceva mancare l’aria. Ce l’aveva tra le braccia da pochi minuti e già credeva di non poterne più fare a meno “Davvero volevi rinunciare?”
Regina annuì, cercando le parole per spiegarsi “Non era giusto come mi stavo comportando. Fino al giorno prima del parto sono stata con la testa sui libri alla ricerca di qualcosa che mi aiutasse ma quando me l’hanno messa tra le braccia per la prima volta.. non ho mai voluto rinunciare a te.. ma lei meritava qualcosa di meglio di una madre troppo impegnata a cercare incantesimi impossibili per dedicarle il tempo che merita.. e poi..”
“E poi?” La spronò. Se aveva dovuto passare tutta la gravidanza in preda ad ansia e timori senza che lui fosse lì a sostenerla non poteva farci più niente ormai, ma poteva recuperare adesso.
“E poi c’era la possibilità che tu e Marian, e Roland, foste tornati a essere una famiglia..” Alzò le spalle, come a volersi giustificare per quei pensieri “Insomma, era passato così tanto tempo!”
Robin sorrise intenerito, accarezzandole il viso “Non ho fatto altro che pensare a te, ogni giorno in questi dieci mesi. Ti amavo quando ci siamo detti addio al confine e ti amo adesso, esattamente come prima, e nemmeno per un secondo ho rinunciato all’idea che prima o poi sarei tornato da te..” Spostò di nuovo lo sguardo su Hope e sul suo respiro pacato e regolare mentre dormiva “Fino a poche ore fa mi chiedevo se avessi fatto la cosa giusta ad accettare l’aiuto di Tremotino, se non mi fossi lasciato accecare dai miei sentimenti fidandomi di uno che so per certo non abbia buone intenzioni. Ora non ho dubbi, il mio posto è qui e sono felice di aver fatto qualsiasi cosa per esserci!”
“Quindi sei tornato per restare?”
Robin la guardò quasi sorpreso da quella domanda “Non farò mai più un passo senza di te e nostra figlia!”
Il sorriso felice di Regina durò solo qualche secondo prima di spegnersi sopraffatto dalle preoccupazioni “E la vostra vita a New York? Come la prenderà la tua famiglia?”
“Non esiste la mia famiglia!” La corresse l’uomo, scuotendo la testa “Esiste la nostra famiglia. Noi tre, Roland ed Henry. E poi Marian, i Marry Men, i Charming e tutti gli altri. La nostra vita è qui, quella di New York è stata solo una parentesi e te l’ho detto, noi vi lascio mai più!”
La guardò con una tale intensità mentre diceva quelle parole che Regina decise di credergli. Represse le lacrime che le pungevano le iridi con un sorriso e si sporse verso di lui lasciandosi accogliere dall’unico braccio libero dell’uomo e poggiando la testa sulla sua spalla. Per la prima volta dopo dieci mesi si sentì di nuovo leggera, al suo posto dopo mesi passati a cercare di sentirsi parte di una famiglia che nonostante tutto non sentiva sua fino in fondo. Se non si fosse ritrovata completamente impreparata e terrorizzata per quella nuova vita scoperta dentro di lei non avrebbe mai accettato la vicinanza di Emma e della sua famiglia, murandosi dietro le sue barriere come aveva sempre fatto. Ma non si pentiva di aver mostrato per una volta le sue debolezze, a dispetto della loro tipica invadenza e indiscrezione erano stati davvero in grado di colmare, seppure in parte, il vuoto enorme e devastante che la partenza di Robin le aveva lasciato. Il vuoto che quell’abbraccio aveva appena spazzato via, definitivamente.
Sentì un piccolo vagito della bambina che aveva percepito il movimento nonostante il tentativo di entrambi di non disturbarla. Quando posò gli occhi su di lei si accorse di quel piccolo paio di occhi scuri che fissavano un punto impreciso e di cui anche Robin sembrava essersi reso conto a giudicare dal suo sorriso ammaliato. Si staccarono e l’uomo sollevò la testolina della bambina con il palmo di una mano mentre con l’altra le sorreggeva il corpo. Se la portò davanti al viso e le baciò la fronte, lasciandosi invadere le narici dal profumo di neonato. Poi l’allontanò di qualche centimetro per poterla ammirare, Hope sembrò rendersi conto dello spazio vuoto intorno a sé perché prese a raggomitolarsi su se stessa, con le manine tirate su vicino alla bocca e le gambe flesse e corrucciò le labbra in una piccola smorfia.
“E’ perfetta!” Esclamò senza riuscire a distogliere lo sguardo da quello spettacolo. Regina annuì mentre gli spostava una mano dal viso per evitare che si graffiasse ancora con le unghie e le sistemò un piccolo ciuffo di capelli che si ostinava a stare alzato. Quando la piccola emise i primi segnali di pianto, Robin se la portò immediatamente sulla spalla e i vagiti cessarono.
“Sembra che gli piaccio..” Sussurrò posandole un delicato bacio sui capelli.
Regina annuì divertita, poggiando la copertina sul corpo della figlia “Si, gli piaci.. ha buon gusto!”
Robin sorrise trattenendo il polso della donna prima che si allontanasse troppo “Come suo padre!” Dichiarò con decisione, poi posò le labbra su quelle di lei e baciandola come ogni notte lontano da lei aveva sognato di fare.
 
 
Quando varcarono la soglia della porta e si ritrovarono nel piccolo locale, un esplosione di esclamazioni e battiti di mani li accolse e Robin istintivamente portò una mano accanto alla testa di Hope, come a volerla proteggere dai rumori.
“Ce ne avete messo di tempo, iniziavamo a preoccuparci..” Esclamò Mary Margaret alzandosi entusiasta.
“Veramente iniziavamo a credere che steste già recuperando il tempo perso!”
“Hook!” “Killian!” Lo ripresero contemporaneamente Regina ed Emma, la prima lanciandogli un occhiataccia mentre si scioglieva dall’abbraccio di Henry e la seconda passandogli malamente una bottiglia di champagne “Renditi utile e apri questo, invece di parlare a vuoto!”
Mary Margaret si avvicinò ai due, sorridendo con gioia “E’ stata una bella sorpresa, vero?”
“Meravigliosa!” Rispose l’ex ladro, riservando l’ennesimo sguardo alla bimba addormentata sulla sua spalla e protetta dalla copertina “E’ talmente incredibile che credo di dover ancora realizzare davvero!”
“Non è stato facile mantenere il segreto!” David si avvicinò all’uomo e gli diede una pacca affettuosa sulla spalla “Adesso posso farti gli auguri, papà!”
“Grazie!” Rispose lui con un sorriso, cingendo le spalle della compagna con il braccio libero “E non solo per gli auguri. Regina mi ha detto che le siete stati molto vicini in questa cosa e io vi sono grato per questo, per aver cercato di rimediare alla mia assenza..”
“Regina ti ha detto questo?” Domandò incredula Mary Margaret.
Il sindaco fece una smorfia chiudendo le braccia attorno al petto “Non mi pare proprio di averlo detto!”
Robin ridacchiò “Beh, non ha usato proprio queste parole ma.. il senso era questo!”
“Deve averci lavorato su parecchio perché il senso non era proprio questo!” Chiarì Regina, prima di voltarsi verso Killian “Hook, sei riuscito ad usare il tuo dannato uncino almeno per aprire quella bottiglia o nemmeno questo?”
Il tentativo poco velato di cambiare argomento fu chiaro a tutti ma nessuno fece commenti, limitandosi chi ad afferrare un bicchiere per farsi versare lo champagne chi a parlare con la persona accanto. La folla attorno a Robin e Regina si disperse e Killian iniziò a riempire i calici con l’unica mano che aveva.
“Ragazzino, per te solo un sorso o le tue madri mi scorticano vivo!” Esclamò il pirata quando Henry gli avvicinò il suo bicchiere.
Robin lo vide andare a sedersi al tavolo e fece per seguirlo, continuando a tenere Hope tra le braccia.
“Hey, Henry!” Esclamò, raggiungendolo sedendosi accanto a lui “Posso dirti due parole?”
Il ragazzo annuì, gettando un occhiata distratta al cellulare “Certo, dimmi!”
“Io e te non ci conosciamo ancora benissimo..” Cominciò l’uomo “Ma credo di aver capito che tipo di ragazzo sei e sono sicuro che la tua presenza in questi mesi sia stata molto importante per la mamma..”
“Io non ho fatto niente, davvero!”
“Tua madre non la pensa così e sinceramente nemmeno io. Non conosco i dettagli ma di una cosa sono sicuro, mia figlia è fortunata ad avere un fratello maggiore come te!”
Il viso di Henry si allargò in un sorriso sincero e fiero “Lo pensi davvero?”
“Ne sono convinto!”
L’abbraccio che ne seguì non sfuggì a Regina ed Emma, che avevano seguito la conversazione in disparte, attente a non farsi notare e con in mano i calici del loro champagne.
“Sembra che a Henry Robin piaccia..” commentò la bionda, sorridendo alla scena.
Regina annuì, orgogliosa “Meglio lui del pirata, senza offesa!”
La bionda alzò gli occhi al cielo “Come non detto..”
Il sindaco abbassò il viso per nascondere un sorriso divertito, poi si girò verso l’altra “Se non ti dispiace li raggiungo..”
“Vai, vai!” La spronò l’altra con una mano sul braccio “Ah, Regina?”
“Si?”
“Adesso hai il tuo lieto fine, sai che significa?”
“Swan, il discorso sulla speranza puoi risparmiartelo, ci ho chiamato mia figlia così, a te e tua madre dovrebbe bastare per una vita intera!”
Emma fece una smorfia contrariata “Volevo solo avvisarti che non sei più autorizzata a rispondermi male e a trattarmi come mi tratti di solito, intesi?”
La risata di Regina risuonò per metà sala “Fai quasi tenerezza Swan, continua pure a sperare!” Non fu un caso l’accento che pose sull’ultima parola, le posò una mano sulla spalla e le sorrise, un momento prima di congedarsi. Si sarebbe volentieri girata a godersi l’espressione delusa dell’altra donna, ma in quel momento non aveva occhi che per loro. Per lo sguardo scettico e divertito di Henry, le smorfie un po’ ridicole di Robin e gli occhi vispi e inconsapevoli della piccola Hope.
  
 
 
 
Non ho la minima idea di come Robin riuscirà a tornare - e' per questo che mi sono inventata qualcosa di abbastanza banale e arronzato - e poi a me basta che torni e renda felice quella cucciola di Regina. E tutte le voci presunte su questa fantomatica gravidanza mi stanno facendo fangirlare come una matta.. E così eccomi qui, con questa shot improvvisata in una sola giornata!
fatemi sapere se vi è piaciuta, e se come me siete a rischio infarto del miocardio se Regina fosse davvero incinta nella serie TV! *.* E anche se avete ipotesi sul ritorno di Robin! =)

BUON ANNO NUOVO  <3 
  
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