a Lost Dreamers b
Mh… okay, sì. Immagino dovrei accampare qualche penosissima
scusa per farmi perdonare questo ritardo straziante e logorante…
Ebbene,
incolpiamo l’università, la mancanza d’ispirazione, i troppi contest, il mio
spirito di mosca bianca che prevale sul mio spirito da KibaInosta
per hobby… però alla fine ho aggiornato, ed è questo che conta, no? ò_ò
Spero
almeno che vi piaccia! (sennò siete autorizzati ad uccidermi, oh sì. ù_ù)
Dedicato
specialmente a Rory,
che lo ha letto in anteprima, e che è una delle poche a capire lo spirito da KibaInosta Part-time! *O*
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Chapter
6: "Can’t Stay Away"
" I'm
conflicted
I inhale now I'm addicted
To this place
To you babe
I can't stay away
Can't stay away
We get up, we go down
Then we go one more round
It's wrong, they say
I can't stay away
No I can't stay away
I wish I could
Leave and never return
Baby, I know I should
But for you I'd burn”
The Veronicas, " I Can’t Stay Away"
Era sorprendente, ma non del tutto inaspettato. Del resto,
presto o tardi, sarebbe ceduta anche lei. O sarebbe comunque ceduto lui, a
lungo andare.
Che fosse stato lui o fosse stata lei ad iniziare, non
importava. Sia Ino che Kiba sapevano benissimo che quell’attrazione -
basicamente fisica - che provavano a vicenda, sarebbe dovuto essere soddisfatta
prima o dopo.
Certo, Kiba non si immaginava che la compagna sarebbe
ceduta immediatamente la prima notte, ma non se ne fece poi un gran problema.
Quelle labbra - le più vellutate che avesse mai baciato –
lo cercavano con passione, lo accarezzavano con impeto, lo mordicchiavano con
gentilezza. Così come quelle mani, così delicate e minuziose nel lavoro da medic-ninja, che adesso parevano dotate di artigli, dalla
forza con cui gli graffiavano la schiena, preda del piacere estremo ed
inaspettato di quella notte.
La mente era spenta, assopita, sopraffatta dal dominio
totale dei sensi e degli istinti. Nelle tenebre era possibile vedere ciò che
alla luce del sole bisognava nascondere, e Kiba e Ino stavano approfittando di
quel momento di oscurità per godere di qualcosa che non avrebbero mai potuto
ammettere guardandosi negli occhi sotto la luce del giorno.
Perché?
Perché era meglio così. Era più facile stare vicini e
godere del calore dell’altro senza dover dare necessariamente un perché a
quella voglia di affetto, a quella necessità di avere vicino qualcuno senza
l’obbligo di provare qualcosa di sincero e profondo.
Ogni movimento lento, intenso, caldo, ardeva con forza per
poi spegnersi quasi subito, sostituito da un altro contatto di fuoco, che
presto sarebbe svanito nella memoria, cancellato dalla stanchezza e dal sonno…
sonno?
Improvvisamente, le labbra di Ino si allontanarono con
delicata lentezza, così come la sua pelle morbida e calda si staccò dal petto
nudo del ragazzo.
Con uno scatto, Kiba cercò di afferrarla, ma tutto finì
nel buio e con un forte dolore alla schiena.
-“Kiba! Ma cosa combini?!”-
La voce stridula e preoccupata di Ino gli risuonò nella
testa, spingendolo ad aprire gli occhi, con un gemito nauseato.
La fievole luce che filtrava dalle tende illuminava leggermente
la stanza, il giusto necessario per fargli scorgere la figura perfetta della
compagna che, nascosta nella semioscurità, lo fissava perplessa e allibita.
Il ragazzo si guardò attorno, accorgendosi di essere
caduto dal letto con la schiena, rimanendo però intrappolato con le gambe fra
le coperte.
-“Cazzo…”- sibilò irritato, passandosi una mano sul volto
per nascondere l’imbarazzo.
-“Ma cadere dal letto è un’abitudine oppure soffri di
perdite acute dell’equilibrio?”- domandò Ino, ridacchiando divertita.
-“Taci…”- ringhiò Kiba, alzandosi e grattandosi la nuca,
imbarazzato e adirato. –“E’ che… no, niente.”-
-“Dai, che cosa?”- domandò la Yamanaka, incuriosita.
-“Stavo sognando.”- bofonchiò l’Inuzuka,
con tono contrariato e dispiaciuto.
-“Ah sì? E che cosa?”-
-“Eh… sognavo che io e te… insomma…”- insinuò il ragazzo,
ghignando maliziosamente e scoccandole un’occhiata più che eloquente.
Ino però non reagì come si sarebbe aspettato – ovvero con
uno scatto di ira improvvisa. La ragazza lo fissò smarrita per qualche secondo,
gli occhi vacui, persi, disorientati.
Kiba la osservò a sua volta sorpreso, inarcando un
sopracciglio, perplesso da tale reazione.
-“Tutto bene?”- le domandò, confuso.
-“Sì… sì, tutto okay.”- asserì Ino, scostando lo sguardo
dal suo e dirigendosi verso il tavolino, dandogli le spalle come per
nascondergli l’espressione del viso. –“Rivestiti, Kiba! È arrivato un messaggio
da parte del nostro collaboratore qui a Okaneshi.
Dobbiamo incontrarlo fra due ore.”- aggiunse poi, seria.
-“Ah, okay. Vado a farmi una doccia allora.”- fece
spallucce Kiba, deciso a non interrogarsi troppo a lungo sui cambi d’umore
incomprensibili della compagna. Ma soprattutto, urgeva una doccia ghiacciata
per placare i bollenti spiriti che i suoi sogni avevano istigato.
Quando Kiba uscì dalla doccia, trovò Ino seduta sul
rientro della finestra, che mestamente fissava la pioggia scrosciare veloce e
abbondante dal cielo plumbeo che quel giorno rendeva Okaneshi
spenta e malinconicamente bella.
La luce fioca illuminava il volto di Ino, che pareva fatto
di una porcellana preziosa e terribilmente fragile.
-“Ehi Ino.”- la richiamò Kiba, indossando maglietta
retinata e copri fronte –“Per quanto riguarda il sogno… è che mi sembrava così
reale, che per un minuto avevo creduto…”- ma non fece in tempo a finire, che
qualcuno bussò con forza alla porta della suite.
Ino si alzò con grazia dal davanzale, ignorando Kiba e le
sue parole, saltellando leggiadra verso la porta e aprendola con diffidenza.
Un uomo con indosso l’uniforme dell’albergo le sorrideva
affabilmente, mostrando un sorriso smagliante a trentadue denti da far invidia
a Gai.
Ma qualcosa nel suo aspetto la fece rabbrividire: i
capelli argentati, minuziosamente impomatati all’indietro, il viso magro e dai
lineamenti decisi e severi, il sorriso dall’aria malignamente divertita… per un
attimo, ebbe la sensazione di trovarsi davanti proprio l’uomo che spesso e
volentieri tormentava i suoi incubi, l’assassino del suo amato sensei: Hidan.
Ma era solo un’impressione dettata a prima vista dal suo
aspetto così simile all’assassino: guardandolo bene, con maggior attenzione e
più da vicino, effettivamente non gli assomigliava poi così tanto. Gli occhi,
grigi come il ghiaccio, erano assai diversi da quelli di Hidan,
ma non per questo meno inquietanti o agghiaccianti.
-“Servizio in camera.”- sorrise l’uomo, divertito.
Ino rimase un po’ titubante di fronte al ragazzo, e
dovette intervenire Kiba al suo fianco per aiutarla nell’interazione con
l’altro.
-“Ci scusi, ma noi non abbiamo ordinato nulla.”- si
intromise l’Inuzuka, diffidente, portando un braccio
davanti a Ino per allontanarla gentilmente.
-“Oh sì, invece. Tè verde alla foglia, signore…”- insinuò il cameriere, accentuando con tono e
sguardo convinto la parola-indizio.
Ino e Kiba si scambiarono uno sguardo d’intesa, lasciando
entrare l’uomo col carrellino nella suite, senza abbassare la guardia.
Il chunin, per sicurezza, si era piazzato davanti alla
biondina, a mo di scudo protettivo, nel caso il cameriere non fosse chi dava ad
intendere di essere.
-“Tsunade-sama mi ha mandato a
parlare col chunin di Konoha in missione. Devo
dedurre sia tu. Come vedo, hai già scoperto i piaceri di Okaneshi…”-
ghignò l’uomo, indicando con un cenno la Yamanaka, dietro le spalle dell’Inuzuka.
-“Ehi, guarda che hai capito male, amico. Tsunade-sama ha deciso di mandare due chunin per sicurezza.
Lei è la mia compagna… di squadra.”- gli spiegò Kiba, infastidito
dall’insinuazione poco raffinata che lo sconosciuto aveva fatto dell’amica.
-“Ah… due chunin, davvero? Mi dispiace, non ne ero al
corrente! Sono mortificato per l’errore. Ma permettetemi di presentarmi. Il mio
nome è Kazuya Himura e sarò
il vostro collaboratore in questa missione. Dovete sapere che ci troviamo nel
bel mezzo di una situazione abbastanza delicata, in quanto degli shinobi del Villaggio della Pioggia sono riusciti a
sottrarre al nostro villaggio due rotoli preziosi per smerciarli a prezzi
piuttosto elevati a dei criminali di Okaneshi. Ora,
il vostro compito sarà recuperare i rotoli ai criminali. Un’operazione
piuttosto semplice, tutto sommato.”- spiegò l’uomo, con tono professionale.
-“Mh, capisco. E dove si trova
la base di questo gruppo di criminali?”- domandò Kiba, seriamente.
-“Ecco, vi ho portato una cartina per spiegarvi meglio.”-
sorrise Kazuya, estraendo alcuni fogli dalla tasca.
Il collaboratore posizionò le cartine sul tavolo,
spiegando con cura ogni particolare a Kiba, che lo ascoltava attento e
interessato.
Di fianco a lui, Ino degnava di superficiali attenzioni le
parole del nuovo arrivato. Era più catturata dall’espressione insolitamente
seria e concentrata dipinta sul volto dell’Inuzuka,
che le pareva così inconsueta quanto… intrigante.
-“Di quanto avete bisogno?”- domandò Kazuya,
dirigendosi verso la porta.
-“Un paio di giorni penso che saranno più che
sufficienti.”- proclamò Kiba, mantenendosi serio.
-“Bene, ora mi congedo. Buona fortuna.”- sorrise l’uomo
svanendo col suo carrellino per i corridoi dell’hotel.
Il chunin non lo salutò nemmeno, si limitò a sbattergli la
porta in faccia con poca grazia.
A grandi passi, ritornò al tavolo, dove Ino scrutava le
cartine interessata.
-“Allora?”- domandò la biondina, curiosa di sapere le sue
impressioni.
-“Certo, io non saprò distinguere i sogni dalla realtà,
eh… ma il mio sesto senso non fallisce mai.”- asserì Kiba, avvicinandosi alla
compagna con espressione perplessa.
-“In che senso?”-
-“Nel senso che quello non mi piace proprio per niente.”-
affermò lui, scoccandole un’occhiata perplessa ma eloquente.
-“Già… non piace tanto neppure a me.”- sospirò Ino,
sistemandosi il ciuffo.
Un edificio alto e maestoso, inquietantemente ricoperto da
lastre nere e lucide, spezzate solo dalle piccole finestrelle claustrofobiche.
In una piccola sala estremamente elegante del decimo
piano, tre uomini in smoking discutevano cordialmente con tre shinobi: ciascuno aveva, chi sul capo, chi intorno al
braccio e chi intorno alla vita, il copri fronte della Pioggia. E non era un
caso che uno di loro, quello col copri fronte sul braccio, avesse dei lucenti
capelli argentati impomatati all’indietro.
Kazuya
sfoderò il suo smagliante sorriso, mentre porgeva i due rotoli segreti con
sopra inciso il simbolo della Foglia all’uomo in smoking più basso e tarchiato,
gli occhi e i capelli scuri, e un’espressione tutt’altro che gradevole.
-“Bene, bene… sono proprio i rotoli che mancavano alla mia
collezione. Un ottimo lavoro, cari shinobi della
Pioggia. E come promesso, ecco a voi la vostra ricompensa…”- asserì il signore
basso, porgendo una valigetta a Kazuya e mostrandogli
le mazzette di soldi che la riempivano.
Il ragazzo dai capelli argentati sorrise soddisfatto,
prendendo immediatamente la valigia in custodia e congedandosi senza troppi
convenevoli dal criminale, che ora stringeva con gioia i rotoli segreti.
Kazuya
lanciò un’occhiata infastidita alla finestra, dove un piccolo uccellino fissava
il loro colloquio apparentemente troppo interessato per un essere un semplice
pennuto.
Fulminato da quello sguardo di ghiaccio, il passerotto
prese il volo, mentre dall’altra parte della città, in un piccolo e ombreggiato
giardinetto pubblico, Ino riacquistava i sensi, rimanendo confusa per qualche
secondo.
Kiba, che la teneva fra le braccia, notando il sussulto
della ragazza, si risvegliò anche lui dalla specie di trance in cui era caduto
mentre la fissava. Era terribile guardare Ino Yamanaka nel sonno: la sua
bellezza addormentata suscitava sia una tremenda tenerezza che un intollerabile
desiderio.
Quando Kiba la vide aprire gli occhi, non poté fare a meno
di tirare un sospiro di sollievo: finalmente, la sua lotta interiore era
finita.
-“Allora, com’è andata?”- domandò il ragazzo, con un
sospiro.
-“Fa il doppiogioco.”- asserì Ino, massaggiandosi le
tempie. Lo sforzo per traslare il suo spirito nel corpo dell’uccellino non era
stato eccessivo, però ne era rimasta un po’ confusa, visto che era da tempo che
non usava quella tecnica.
-“Chi?!”-
-“Kazuya. Portava il copri
fronte della Pioggia e girava con gli shinobi di Ame. Erano in tre, e hanno consegnato i rotoli ai criminali
di Okaneshi, che in cambio gli hanno dato una valigia
piena di soldi.”- spiegò Ino, corrucciata.
-“Capisco. Quindi Kazuya è una
spia di Konoha presso Ame.”-
intuì l’Inuzuka, pensieroso.
-“Sì, ma… se loro avevano in mano i rotoli, perché non
sottrarglieli direttamente, senza consegnarli ai malavitosi?”- domandò la
biondina, perplessa.
-“Evidentemente non poteva rischiare di farsi saltare la
copertura con gli shinobi di Ame.
E poi sinceramente… credo che sia anche per i soldi. Il mondo è mosso dai
soldi, accidenti.”- affermò il ragazzo, rassegnato –“Beh, quindi, dove sono i
rotoli?”-
-“Decimo piano del palazzo a pannelli neri.”- disse Ino,
indicando l’alto edificio che si vedeva persino da quella distanza.
-“Mh. Bel casino.”-
-“Già.”-
-“Servizio in camera”-.
La solita voce servizievole richiamò l’attenzione dei due
chunin, che si fiondarono verso la porta senza esitare.
Kazuya
entrò portando con sé il suo carrellino, che questa volta pareva veramente ben
fornito.
-“Questa volta abbiamo veramente ordinato qualcosa.”- ghignò
Kiba, assecondato dal collaboratore che sollevò soddisfatto il telo bianco sul
carrellino, mostrando loro degli abiti perfettamente piegati.
-“Ecco a voi gli abiti eleganti che mi avete chiesto. Un
vestito nero aderente e sexy per Miss Yamanaka, con tanto di decolleté in
tinta, e un completo giacca e cravatta nero per Mister Inuzuka.
La parrucca che mi avete chiesto e… ah sì, ho pensato di procurarvi queste.”-
disse il ragazzo, porgendo due documenti d’identità falsi ai chunin, sui quali
risultavano più che maggiorenni. –“Non si sa mai, potrebbero tornarvi utili.
Sapete, i minorenni non se la passano bene ad Okaneshi.
Ma volete dirmi cos’avete in mente?”- concluse, con ghigno malizioso.
-“Adesso lascia a fare a noi la nostra parte di lavoro e
non ti intromettere.”- commentò Kiba, porgendo l’abito nero alla compagna e
lanciando uno sguardo contrariato a Kazuya.
Una ciocca di capelli portata dietro l’orecchio
delicatamente, le dolci ciglia allungate dal mascara che accendevano ancora di
più i suoi occhi color del cielo, le labbra infuocate da un bel rossetto scuro,
le gambe accavallate con provocante grazia, lasciate scoperte da quel vestito
troppo corto.
Ino rideva divertita, seduta al tavolo di quel pub insieme
al grosso malavitoso in possesso dei rotoli.
Da lontano, Kiba se ne stava seduto al bancone con
nonchalance, senza però mai staccare gli occhi di dosso dalla compagna,
continuando a rifiutare le frotte di corteggiatrici che gli si avvicinavano
invaghite.
Quel tizio aveva ceduto praticamente subito alle
attenzioni di Ino che, dopo aver finto una teatrale litigata con Kiba, era
stata invitata a bere un bicchierino di consolazione dal super criminale di Okaneshi, conosciuto come Saito.
E il ciccione aveva cominciato a provarci senza troppi complimenti, raccontando
probabilmente volgarissimi aneddoti ai quali la bionda rispondeva con risate
così cristalline da parere sincere, adempiendo a meraviglia al suo ruolo di kunoichi infiltrata.
Non ci volle molto tempo prima che Saito,
ubriaco perso, invitasse Ino a seguirlo nella sua suite poco lontano da lì,
sita esattamente al decimo piano del palazzo a pannelli neri.
E a quel punto, l’ansia prese a farsi sentire,
stringendosi come un nodo nella gola di Kiba. Il ragazzo prese a tamburellare
nervosamente le dita sul balcone, studiando con estrema attenzione l’uomo
uscire dal locale con Ino, seguito da due guardie del corpo niente affatto
robuste.
L’istinto di corrergli dietro e di spaccare la faccia ai
tre criminali era talmente intenso che per resistere, Kiba dovette mandare giù
in una botta sola un bicchierino di vodka ghiacciato. E quando lo ebbe finito…
ne mandò giù un altro.
Aveva bisogno di un deterrente. Perché il piano stava
filando perfettamente e rischiava di saltare solo per via della sua impazienza
e della sua apprensione nei confronti di Ino. Quella strategia non gli era
piaciuta nemmeno un po’ fin dall’inizio, a fare da esca da sola la Yamanaka
rischiava troppo…
-“Bene, brindiamo a questa serata, allora!”- sorrise Ino, porgendo
con cura un bicchiere di vino a Saito, seduto sul
divanetto di fronte.
L’uomo sogghignò, afferrando il bicchiere con sguardo
scetticamente divertito. Scrutò il liquido rosso attraverso il vetro, facendolo
oscillare avanti e indietro, ben lungi dal volerlo bere.
La Yamanaka intuì al volo che qualcosa era cambiato,
allarmata da un’improvvisa inquietudine che il suo sesto senso aveva innescato
in lei. Si appiattì contro lo schienale del divano in pelle, cercando di
rimanere in qualche modo il più lontana possibile dall’uomo.
Saito
porse il proprio bicchiere alla bionda, sogghignando sempre più compiaciuto.
-“Facciamo cambio di bicchiere?”- le domandò, con punta di
malizia.
-“Perché dovremmo?”- chiese la ragazza, nascondendo a
meraviglia la tensione.
-“Perché come kunoichi sei molto
bella e brava, ma piuttosto prevedibile.”- sorrise l’uomo, alzandosi in piedi e
versando il vino su una pianta posta sul comodino di fianco a Ino.
La Yamanaka deglutì nervosamente, dovendo ammettere a se
stessa che ora… era veramente nei guai. Aveva rassicurato Kiba nel successo del
piano A, e come sempre, fidandosi troppo ciecamente delle proprie abilità,
nessuno dei due aveva pensato ad un eventuale piano B.
-“Cos’era, veleno o sonnifero?”- domandò Saito, posizionandosi di fronte alla ragazza.
-“Sonnifero…”- sibilò Ino, guardandosi attorno alla
ricerca della via di fuga più vicina.
-“Oh, ma che buona anima. Solo addormentarmi per qualche
ora nella speranza di trovare i rotoli… non credi di avermi sottovalutato un
po’ troppo?”- continuò l’uomo, stringendo con forza il mento della giovane con
una mano, obbligandola a guardarlo.
Scuotendo con forza la testa, Ino riuscì a divincolarsi
dalla presa, ma con un potente strattone Saito la
tirò per i capelli, obbligando a restare sul divano.
Per placare le urla spaventate della Yamanaka, l’uomo
l’afferrò con forza per la gola, schiacciandola col peso del proprio corpo
contro il divano, impedendole ogni movimento.
-“Parla carina, di che villaggio sei, eh? Foglia? Pioggia?
O di qualche altro paesello interessato ai rotoli?”- le domandò il malavitoso,
ben conscio che la sua presa soffocante alla gola della ragazza le impedisse di
rispondergli. –“Ma sai… io non sono così comprensivo, però sono generoso. Prima
di ucciderti… che ne dici di divertirci un po’? Kunoichi
belle come te non capitano mica tutti i giorni!”-.
Ino avrebbe potuto liberarsi di lui in molti modi, a ben
pensarci. Ma la stretta alla sua gola era talmente forte, che l’aria cominciava
a mancarle terribilmente; la vista si appannava velocemente, così come le idee
nella sua mente, che divenivano sempre più confuse. Cercò di agitare le braccia in
tutti i modi, nella speranza di colpire il criminale, inutilmente. Del resto la
forza bruta dell’uomo lo metteva palesemente in vantaggio in quella situazione.
La ragazza percepiva già il respiro dell’aggressore
avvicinarsi al suo viso, facendole desiderare l’asfissia piuttosto che un
abuso.
Ma improvvisamente, tutto divenne confuso e rumoroso;
l’aria riprese a riempirle i polmoni in un attimo troppo veloce e inaspettato,
così tanto da farle male.
Ino percepì l’uomo sollevarsi dal divano, e, ancora
stordita, poté scorgerne solo la sagoma in piedi, fissare stupita la porta
della sala. Ora capiva che quel forte rumore era stato provocato
dall’infrangersi della porta a vetri della stanza, anche se da sdraiata non
poteva capire chi avesse osato tanto.
La ragazza dovette chiudere gli occhi, per via della vista
sfuocata che la confondeva, mentre riprendeva a respirare velocemente e
irregolarmente.
Il dolore alla gola e al petto però non le impedì di
sentire quella voce che ormai conosceva così bene, e di cui doveva ammettere di
aver sentito tanto la mancanza.
-“Se la tocchi muori.”- fu tutto ciò che la voce roca e
divertita di Kiba Inuzuka disse, suonando come un
misto fra beffa e minaccia.
Con sforzo immenso, Ino cercò di sollevarsi, ma la fitta
al petto glielo impedì, imponendole di rimanere ancora sdraiata. Aprì gli
occhi, focalizzando l’immagine di Kiba che insolitamente lento e serio si
avvicinava a Saito. Il ghigno divertito di poco prima
era svanito, lasciando spazio ad uno sguardo freddo e minaccioso.
I loro occhi si incrociarono per qualche veloce secondo,
facendo sussultare il cuore della ragazza per l’emozione: Kiba le lanciò un’occhiata
ricolma di rancore mista a preoccupazione, che svanirono per lasciare il posto
ad uno sguardo cupo e violento, così folle da non parere nemmeno umano. Ino mai
si sarebbe aspettata una simile occhiata da parte dell’Inuzuka.
Kiba si voltò immediatamente verso il nemico, svanendo in
batter d’occhio dalla visuale della compagna e avventandosi con violenza
inaudita verso Saito.
Ino si inginocchiò sul divano per controllare meglio il
duello fra i due, trasalendo ogni qualvolta che il compagno affondava un
potente pugno sul volto del criminale, facendolo sanguinare in modo inaudito.
Improvvisamente, fu richiamata dall’abbaiare del grosso Akamaru alle sue spalle, che dopo averle leccato il dorso
della mano in segno di incoraggiamento, prese a tirarle il vestito, invitandola
a seguirlo nella stanza adiacente. Sebbene fosse ancora confusa, la Yamanaka lo
seguì senza fare storie, lanciando delle occhiate ansiose verso Kiba che, fuori
di sé, continuava a sfogarsi sul volto del tizio.
Akamaru
condusse Ino nella camera da letto del criminale, prendendo ad annusare in giro
concentrato, e finalmente la ragazza intuì cosa stesse cercando l’animale: i
rotoli!
Nel panico e nel caos degli ultimi minuti, se ne era
totalmente dimenticata. Prese a cercare pure lei follemente dentro ogni
armadio, finché non fu Akamaru a richiamarla poco
dopo, annusando con interesse un punto indefinito sotto il tappeto persiano sul
pavimento.
Ino sollevò il tessuto, tastando con interesse il parquet
di legno e notando che in un punto scricchiolava, come se sotto fosse vuoto. Un
lieve colpo e l’asse si sollevò, mostrando un piccolo buco nel suolo, dove ben
nascosti in una coperta di velluto, stavano i rotoli.
La biondina stava per raccoglierli, quando un potente
infrangersi di vetri richiamò la sua attenzione verso la porta. Vide
chiaramente Kiba schiantarsi contro una credenza, il vetro e tutto il suo
contenuto infrangersi sul suo corpo accasciato a terra dolorante. Un uomo molto
più grosso di Saito, apparentemente sbucato dal
nulla, gli si avvicinò, afferrandolo per il bavero e prendendo a sbattere con
forza il ragazzo contro il muro, ripetutamente, facendogli sanguinare
abbondantemente la fronte.
Un urlo acuto e terrorizzato sfuggì dalle labbra di Ino,
mentre sconvolta fissava Akamaru precipitarsi in
aiuto del padrone. Cercò di riprendere il controllo di se stessa e con uno
scatto si alzò, pronta a raggiungerlo nuovamente.
Ma una forte presa la trattenne all’indietro, facendole
incontrare la grossa sagoma di un uomo simile all’aggressore di Kiba: gli
scagnozzi di Saito le sembravano tutti uguali.
L’uomo non ebbe pietà per il gentil sesso, e affondando un
potente destro nello stomaco della ragazza, la lasciò svenire per il dolore a
terra.
La vista della Yamanaka si fece nuovamente sfuocata,
mentre il mondo intorno a lei svaniva nelle tenebre, lasciando spazio solo per
l’urlo sofferente e contrariato di Kiba.
-“INO!”-
-“…Kiba…”-
Quando Ino riprese conoscenza, sentiva la testa
stranamente pesante. Affondò il volto nel soffice cuscino, confusa, e
muovendosi appena percepì una potente fitta allo stomaco, che la fece piegare
in due e sfuggire un gemito di dolore.
Gli occhi cerulei si persero nella stanza buia, attirati
dalla fievole luce che giungeva dalla porta-finestra semichiusa che conduceva
sul balcone.
Capì di essere tornata nella camera d’albergo, e ad
accertarlo ci fu pure il dolce ondeggiare dell’inconfondibile materasso ad
acqua sotto di sé, con cui la notte precedente aveva fatto amicizia.
Sospirò confusa, accarezzandosi i capelli spettinati,
quando la porta-finestra si aprì repentinamente, lasciandovi sbucare la testa
di un Kiba perplesso e visibilmente spento.
-“Ehi, ciao…”- sforzò un sorriso il ragazzo, entrando
nella stanza zoppicando lievemente.
Si accomodò sul letto di fianco alla compagna, che lo
scrutò allibita, ormai abituata a vedere nell’oscurità.
Il volto del ragazzo era pieno di cerotti sistemati
malamente, così come le braccia, che erano bendate da cima a fondo.
-“Ma… cosa…”- sussultò Ino, prendendo a levargli bende e
cerotti per poterlo curare col proprio chakra.
-“Quando quel tizio ti ha colpita beh… sono un po’ sclerato.”- ammise l’Inuzuka,
facendo spallucce, mentre fissava la ragazza prendersi cura di lui. –“Ho
reagito, e non so come li ho stesi. Akamaru mi ha
dato una mano. Saito è scappato, però siamo riusciti
a recuperare i rotoli.”- spiegò Kiba telegraficamente.
Era strano, non era loquace come al solito, anzi, sembrava
turbato persino dal dover dare spiegazioni. O forse non era quello. No, era la
vicinanza con Ino a provocargli quell’effetto, e la ragazza sembrava averlo
intuito.
-“Akamaru come sta?”- domandò
Ino, cercando di levarsi di dosso lo strano disagio che si era creato tra di
loro.
-“Bene. Sono solo io ad essere un po’ conciato… ahi!”-
protestò Kiba per una presa un po’ troppo rude della ragazza.
-“Levati la maglia.”- tuonò la Yamanaka, imperante.
Un sorriso sghembo si spaziò sul volto dell’Inuzuka e, dopo un attimo di esitazione, si levò la maglia
retinata, volgendo la schiena piena di graffi e tagli verso la compagna.
D’istinto, Ino lasciò scivolare una mano sulla pelle nuda
del ragazzo, percependo le diverse
lacerazioni sulla pelle. Alcune erano fresche mentre altre, più sottili e fini,
sembravano già rimarginate.
La biondina percepì il compagno rabbrividire al suo tocco
piacevole, affondando le mani nelle materasso nella vana speranza di
trattenersi.
-“Alcuni graffi sembrano vecchi… di qualche tempo fa.”-
commentò Ino, percorrendo col polpastrello la linea sulla schiena dell’Inuzuka.
-“Stanotte ti sembra qualche
tempo fa?”- si lasciò sfuggire un ghigno Kiba, divertito.
All’udire quel commento, la ragazza balzò in piedi,
allontanandosi da lui, allarmata. Anche attraverso le tenebre, Kiba poteva
percepire chiaramente lo sguardo turbato della compagna, e non poteva fare a
meno di sogghignare divertito.
-“Davvero pensavi che fossi così scemo?!”- ridacchiò l’Inuzuka, alzandosi in piedi e piazzandosi di fronte alla
bionda, il viso a pochi centimetri dal suo. –“All’inizio ci ho creduto
veramente, Yamanaka… ma il tempo di fare una doccia e notare i graffi sulla
schiena, e ho collegato tutto. Non so se considerarti una brava attrice o
un’astuta ipocrita!”- schioccò la lingua sul palato, rassegnato.
-“Stronzo!”- sbottò Ino, piazzandogli uno schiaffo in
pieno volto nonostante l’oscurità.
La ragazza si chiuse nella stanza della Jacuzzi,
portandosi una mano sulla bocca, mentre il volto acquistava un colorito porpora
e le gote bollivano dall’imbarazzo.
Ebbene sì, ci aveva provato a fare fesso Kiba Inuzuka, giocando l’arma dell’indifferenza per non dare peso
al comportamento lascivo a cui si era abbandonata la scorsa notte.
Eppure, ora che ci pensava, sentiva ancora le mani di Kiba
stringerla con veemenza, poteva ancora percepire il piacere che provava ad
affondare il volto nell’incavo del suo collo, e la passione travolgente con cui
l’aveva posseduta per poche ore non era ancora svanita del tutto dai suoi
pensieri.
Non capiva come avesse fatto ad abbandonarsi così
liberamente ad una notte di passione con un suo amico col quale aveva avuto
così poca confidenza fino ad allora. Eppure, in quei momenti, potevano sembrare
tutto meno che sconosciuti… anzi, le pareva di conoscerlo da una vita.
E adesso, cos’avrebbe fatto? Si avvicinò allo specchio,
osservando il suo riflesso appena accennato nel vetro per via dell’oscurità
della quale non voleva liberarsi.
Era sbagliato, era dannatamente sbagliato. Perché non si
conoscevano, perché erano in missione, perché… perché erano Kiba Inuzuka e Ino Yamanaka, e nessuno avrebbe mai scommesso un
centesimo su di loro. Nemmeno loro due erano disposti a scommettere né
sull’altro né su se stessi. E per questo erano così simili. Sì, così
dannatamente simili.
Erano vittime delle proprie passioni incontrollabili, ed
erano estremamente soli e feriti. Ino capiva che il loro non era nient’altro
che un patetico leccarsi le ferite a vicenda, eppure… eppure sapeva lei, così
come sapeva benissimo anche lui, che nel giro di un’ora si sarebbero incontrati
nuovamente sotto le coperte.
Perché era come una droga, per loro. La consumavano con
avidità e di nascosto, ne erano completamente dipendenti, non riuscivano più a
controllare quel bisogno. Cosa fosse, nemmeno loro lo sapevano. Ma cercare di
capire se fosse solo sesso oppure qualcosa di più… era decisamente troppo
doloroso e senza senso. Inutile soffrire per qualcosa che viveva solo di notte,
per qualcosa che era unicamente loro e che nessuno avrebbe mai visto alla luce
del sole.
La porta di cristallo si aprì con un leggero scricchiolio
e Ino rientrò nella camera da letto, a testa bassa, sconfitta.
Kiba, che si era sdraiato sul letto a guardare il
soffitto, balzò in piedi, dirigendosi verso di lei con nonchalance. Le prese il
volto fra le mani, accarezzandoglielo con una dolcezza innaturale, che risultò
anche un po’ goffa.
-“E’ sbagliato, Kiba.”-
-“No, che non lo è. Non farti tutti questi problemi, Ino-hime. Prendilo come… come se fosse solo un sogno. Si fa
di notte, si ricorda poco al mattino e si dimentica durante il giorno. E se non
lo racconti, nessuno lo saprà mai. E poi si sa, svelare i sogni porta male.”-
ghignò l’Inuzuka, cingendole un braccio intorno alla
vita e attirandola verso di sé, stringendola in un intenso abbraccio.
Con un gesto rapido, Kiba le sciolse la coda, lasciandole
cadere quella cascata dorata di capelli sulla schiena, mentre le sue mani
scivolavano impertinenti sotto la maglietta della ragazza, facendola ansimare
di piacere al minimo tocco, non perdendosi neanche un dettaglio di quel corpo
troppo perfetto per essere vero.
La mano di Kiba scivolò poi veloce e decisa lungo
l’interno coscia di Ino, ma presto incontrò l’ostacolo della mano della
ragazza, che cercava di trattenerlo.
-“No, Kiba, no… non ancora…”- ansimò la Yamanaka, non
riuscendo a nascondere il piacere che le provocava quel contatto.
-“Avanti Ino… è solo un sogno… un sogno che si perderà con
la luce del sole…”- le sussurrò lui suadente, affondando il volto fra i suoi
capelli dorati.
Ino non gli rispose, ma tutto ciò che Kiba percepì fu la
mano della Yamanaka allontanarsi dalla sua, permettendogli di proseguire il suo
percorso per sfilarle la gonna, troppo ingombrante in quel momento.
Le loro labbra si rincontrarono quasi con naturalezza,
mentre le mani della ragazza tornavano ad impossessarsi della schiena dell’Inuzuka, seguendo il segno dei graffi e dei tagli sparsi un
po’ dovunque.
E la passione perfetta che li legava tornò padrona di
quella stanza, quella stanza dalla quale non riuscivano stare lontani,
silenziosa spettatrice di un sogno perduto.
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Grazie
a tutti coloro che hanno fiduciosamente commentato (qualcosa come 3000 anni
siderali fa, però fa nulla, l’importa è aggiornare, il quando è relativo. ù_ù). E per tutti quelli che (Mimi) mi rompono
costantemente le balle per farmi aggiornare. Eccomi qui. <3
Grazie:
CrAzYtEn, InoYamanaka89, VavvyMalfoy,
Mimi18, Andrearomanista, Ely
91, Talpina Pensierosa e Sangochan88! *O*
…aggiornerò…
giuro.
Tutti:
“QUANDO?!”
*Sakurina canta e si dilegua*