Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Sakurina    12/11/2008    6 recensioni
"Sai Ino... solo i bravi ragazzi ottengono ciò che vogliono... noi sognatori, invece, dobbiamo vivere con il cuore spezzato."
Ino non rispose, si limitò ad abbassare il volto, con occhi lucidi. Sapeva che Kiba aveva ragione.
Genere: Azione, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Kiba Inuzuka | Coppie: Kiba/Ino
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
a Lost Dreamers b

a Lost Dreamers b

 

 

Mh… okay, sì. Immagino dovrei accampare qualche penosissima scusa per farmi perdonare questo ritardo straziante e logorante…

Ebbene, incolpiamo l’università, la mancanza d’ispirazione, i troppi contest, il mio spirito di mosca bianca che prevale sul mio spirito da KibaInosta per hobby… però alla fine ho aggiornato, ed è questo che conta, no? ò_ò

Spero almeno che vi piaccia! (sennò siete autorizzati ad uccidermi, oh sì. ù_ù)

Dedicato specialmente a Rory, che lo ha letto in anteprima, e che è una delle poche a capire lo spirito da KibaInosta Part-time! *O*

 

 

–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜

 

 

Chapter 6: "Can’t Stay Away"

 

 

 

" I'm conflicted

I inhale now I'm addicted

To this place

To you babe

I can't stay away

Can't stay away

We get up, we go down

Then we go one more round

It's wrong, they say

I can't stay away

No I can't stay away

 

I wish I could

Leave and never return

Baby, I know I should

But for you I'd burn”

 

The Veronicas, " I Can’t Stay Away"

 

 

Era sorprendente, ma non del tutto inaspettato. Del resto, presto o tardi, sarebbe ceduta anche lei. O sarebbe comunque ceduto lui, a lungo andare.

Che fosse stato lui o fosse stata lei ad iniziare, non importava. Sia Ino che Kiba sapevano benissimo che quell’attrazione - basicamente fisica - che provavano a vicenda, sarebbe dovuto essere soddisfatta prima o dopo.

Certo, Kiba non si immaginava che la compagna sarebbe ceduta immediatamente la prima notte, ma non se ne fece poi un gran problema.

Quelle labbra - le più vellutate che avesse mai baciato – lo cercavano con passione, lo accarezzavano con impeto, lo mordicchiavano con gentilezza. Così come quelle mani, così delicate e minuziose nel lavoro da medic-ninja, che adesso parevano dotate di artigli, dalla forza con cui gli graffiavano la schiena, preda del piacere estremo ed inaspettato di quella notte.

La mente era spenta, assopita, sopraffatta dal dominio totale dei sensi e degli istinti. Nelle tenebre era possibile vedere ciò che alla luce del sole bisognava nascondere, e Kiba e Ino stavano approfittando di quel momento di oscurità per godere di qualcosa che non avrebbero mai potuto ammettere guardandosi negli occhi sotto la luce del giorno.

Perché?

Perché era meglio così. Era più facile stare vicini e godere del calore dell’altro senza dover dare necessariamente un perché a quella voglia di affetto, a quella necessità di avere vicino qualcuno senza l’obbligo di provare qualcosa di sincero e profondo.

Ogni movimento lento, intenso, caldo, ardeva con forza per poi spegnersi quasi subito, sostituito da un altro contatto di fuoco, che presto sarebbe svanito nella memoria, cancellato dalla stanchezza e dal sonno… sonno?

Improvvisamente, le labbra di Ino si allontanarono con delicata lentezza, così come la sua pelle morbida e calda si staccò dal petto nudo del ragazzo.

Con uno scatto, Kiba cercò di afferrarla, ma tutto finì nel buio e con un forte dolore alla schiena.

-“Kiba! Ma cosa combini?!”-

La voce stridula e preoccupata di Ino gli risuonò nella testa, spingendolo ad aprire gli occhi, con un gemito nauseato.

La fievole luce che filtrava dalle tende illuminava leggermente la stanza, il giusto necessario per fargli scorgere la figura perfetta della compagna che, nascosta nella semioscurità, lo fissava perplessa e allibita.

Il ragazzo si guardò attorno, accorgendosi di essere caduto dal letto con la schiena, rimanendo però intrappolato con le gambe fra le coperte.

-“Cazzo…”- sibilò irritato, passandosi una mano sul volto per nascondere l’imbarazzo.

-“Ma cadere dal letto è un’abitudine oppure soffri di perdite acute dell’equilibrio?”- domandò Ino, ridacchiando divertita.

-“Taci…”- ringhiò Kiba, alzandosi e grattandosi la nuca, imbarazzato e adirato. –“E’ che… no, niente.”-

-“Dai, che cosa?”- domandò la Yamanaka, incuriosita.

-“Stavo sognando.”- bofonchiò l’Inuzuka, con tono contrariato e dispiaciuto.

-“Ah sì? E che cosa?”-

-“Eh… sognavo che io e te… insomma…”- insinuò il ragazzo, ghignando maliziosamente e scoccandole un’occhiata più che eloquente.

Ino però non reagì come si sarebbe aspettato – ovvero con uno scatto di ira improvvisa. La ragazza lo fissò smarrita per qualche secondo, gli occhi vacui, persi, disorientati.

Kiba la osservò a sua volta sorpreso, inarcando un sopracciglio, perplesso da tale reazione.

-“Tutto bene?”- le domandò, confuso.

-“Sì… sì, tutto okay.”- asserì Ino, scostando lo sguardo dal suo e dirigendosi verso il tavolino, dandogli le spalle come per nascondergli l’espressione del viso. –“Rivestiti, Kiba! È arrivato un messaggio da parte del nostro collaboratore qui a Okaneshi. Dobbiamo incontrarlo fra due ore.”- aggiunse poi, seria.

-“Ah, okay. Vado a farmi una doccia allora.”- fece spallucce Kiba, deciso a non interrogarsi troppo a lungo sui cambi d’umore incomprensibili della compagna. Ma soprattutto, urgeva una doccia ghiacciata per placare i bollenti spiriti che i suoi sogni avevano istigato.

 

Quando Kiba uscì dalla doccia, trovò Ino seduta sul rientro della finestra, che mestamente fissava la pioggia scrosciare veloce e abbondante dal cielo plumbeo che quel giorno rendeva Okaneshi spenta e malinconicamente bella.

La luce fioca illuminava il volto di Ino, che pareva fatto di una porcellana preziosa e terribilmente fragile.

-“Ehi Ino.”- la richiamò Kiba, indossando maglietta retinata e copri fronte –“Per quanto riguarda il sogno… è che mi sembrava così reale, che per un minuto avevo creduto…”- ma non fece in tempo a finire, che qualcuno bussò con forza alla porta della suite.

Ino si alzò con grazia dal davanzale, ignorando Kiba e le sue parole, saltellando leggiadra verso la porta e aprendola con diffidenza.

Un uomo con indosso l’uniforme dell’albergo le sorrideva affabilmente, mostrando un sorriso smagliante a trentadue denti da far invidia a Gai.

Ma qualcosa nel suo aspetto la fece rabbrividire: i capelli argentati, minuziosamente impomatati all’indietro, il viso magro e dai lineamenti decisi e severi, il sorriso dall’aria malignamente divertita… per un attimo, ebbe la sensazione di trovarsi davanti proprio l’uomo che spesso e volentieri tormentava i suoi incubi, l’assassino del suo amato sensei: Hidan.

Ma era solo un’impressione dettata a prima vista dal suo aspetto così simile all’assassino: guardandolo bene, con maggior attenzione e più da vicino, effettivamente non gli assomigliava poi così tanto. Gli occhi, grigi come il ghiaccio, erano assai diversi da quelli di Hidan, ma non per questo meno inquietanti o agghiaccianti.

-“Servizio in camera.”- sorrise l’uomo, divertito.

Ino rimase un po’ titubante di fronte al ragazzo, e dovette intervenire Kiba al suo fianco per aiutarla nell’interazione con l’altro.

-“Ci scusi, ma noi non abbiamo ordinato nulla.”- si intromise l’Inuzuka, diffidente, portando un braccio davanti a Ino per allontanarla gentilmente.

-“Oh sì, invece. Tè verde alla foglia, signore…”- insinuò il cameriere, accentuando con tono e sguardo convinto la parola-indizio.

Ino e Kiba si scambiarono uno sguardo d’intesa, lasciando entrare l’uomo col carrellino nella suite, senza abbassare la guardia.

Il chunin, per sicurezza, si era piazzato davanti alla biondina, a mo di scudo protettivo, nel caso il cameriere non fosse chi dava ad intendere di essere.

-“Tsunade-sama mi ha mandato a parlare col chunin di Konoha in missione. Devo dedurre sia tu. Come vedo, hai già scoperto i piaceri di Okaneshi…”- ghignò l’uomo, indicando con un cenno la Yamanaka, dietro le spalle dell’Inuzuka.

-“Ehi, guarda che hai capito male, amico. Tsunade-sama ha deciso di mandare due chunin per sicurezza. Lei è la mia compagna… di squadra.”- gli spiegò Kiba, infastidito dall’insinuazione poco raffinata che lo sconosciuto aveva fatto dell’amica.

-“Ah… due chunin, davvero? Mi dispiace, non ne ero al corrente! Sono mortificato per l’errore. Ma permettetemi di presentarmi. Il mio nome è Kazuya Himura e sarò il vostro collaboratore in questa missione. Dovete sapere che ci troviamo nel bel mezzo di una situazione abbastanza delicata, in quanto degli shinobi del Villaggio della Pioggia sono riusciti a sottrarre al nostro villaggio due rotoli preziosi per smerciarli a prezzi piuttosto elevati a dei criminali di Okaneshi. Ora, il vostro compito sarà recuperare i rotoli ai criminali. Un’operazione piuttosto semplice, tutto sommato.”- spiegò l’uomo, con tono professionale.

-“Mh, capisco. E dove si trova la base di questo gruppo di criminali?”- domandò Kiba, seriamente.

-“Ecco, vi ho portato una cartina per spiegarvi meglio.”- sorrise Kazuya, estraendo alcuni fogli dalla tasca.

Il collaboratore posizionò le cartine sul tavolo, spiegando con cura ogni particolare a Kiba, che lo ascoltava attento e interessato.

Di fianco a lui, Ino degnava di superficiali attenzioni le parole del nuovo arrivato. Era più catturata dall’espressione insolitamente seria e concentrata dipinta sul volto dell’Inuzuka, che le pareva così inconsueta quanto… intrigante.

-“Di quanto avete bisogno?”- domandò Kazuya, dirigendosi verso la porta.

-“Un paio di giorni penso che saranno più che sufficienti.”- proclamò Kiba, mantenendosi serio.

-“Bene, ora mi congedo. Buona fortuna.”- sorrise l’uomo svanendo col suo carrellino per i corridoi dell’hotel.

Il chunin non lo salutò nemmeno, si limitò a sbattergli la porta in faccia con poca grazia.

A grandi passi, ritornò al tavolo, dove Ino scrutava le cartine interessata.

-“Allora?”- domandò la biondina, curiosa di sapere le sue impressioni.

-“Certo, io non saprò distinguere i sogni dalla realtà, eh… ma il mio sesto senso non fallisce mai.”- asserì Kiba, avvicinandosi alla compagna con espressione perplessa.

-“In che senso?”-

-“Nel senso che quello non mi piace proprio per niente.”- affermò lui, scoccandole un’occhiata perplessa ma eloquente.

-“Già… non piace tanto neppure a me.”- sospirò Ino, sistemandosi il ciuffo.

 

Un edificio alto e maestoso, inquietantemente ricoperto da lastre nere e lucide, spezzate solo dalle piccole finestrelle claustrofobiche.

In una piccola sala estremamente elegante del decimo piano, tre uomini in smoking discutevano cordialmente con tre shinobi: ciascuno aveva, chi sul capo, chi intorno al braccio e chi intorno alla vita, il copri fronte della Pioggia. E non era un caso che uno di loro, quello col copri fronte sul braccio, avesse dei lucenti capelli argentati impomatati all’indietro.

Kazuya sfoderò il suo smagliante sorriso, mentre porgeva i due rotoli segreti con sopra inciso il simbolo della Foglia all’uomo in smoking più basso e tarchiato, gli occhi e i capelli scuri, e un’espressione tutt’altro che gradevole.

-“Bene, bene… sono proprio i rotoli che mancavano alla mia collezione. Un ottimo lavoro, cari shinobi della Pioggia. E come promesso, ecco a voi la vostra ricompensa…”- asserì il signore basso, porgendo una valigetta a Kazuya e mostrandogli le mazzette di soldi che la riempivano.

Il ragazzo dai capelli argentati sorrise soddisfatto, prendendo immediatamente la valigia in custodia e congedandosi senza troppi convenevoli dal criminale, che ora stringeva con gioia i rotoli segreti.

Kazuya lanciò un’occhiata infastidita alla finestra, dove un piccolo uccellino fissava il loro colloquio apparentemente troppo interessato per un essere un semplice pennuto.

Fulminato da quello sguardo di ghiaccio, il passerotto prese il volo, mentre dall’altra parte della città, in un piccolo e ombreggiato giardinetto pubblico, Ino riacquistava i sensi, rimanendo confusa per qualche secondo.

Kiba, che la teneva fra le braccia, notando il sussulto della ragazza, si risvegliò anche lui dalla specie di trance in cui era caduto mentre la fissava. Era terribile guardare Ino Yamanaka nel sonno: la sua bellezza addormentata suscitava sia una tremenda tenerezza che un intollerabile desiderio.

Quando Kiba la vide aprire gli occhi, non poté fare a meno di tirare un sospiro di sollievo: finalmente, la sua lotta interiore era finita.

-“Allora, com’è andata?”- domandò il ragazzo, con un sospiro.

-“Fa il doppiogioco.”- asserì Ino, massaggiandosi le tempie. Lo sforzo per traslare il suo spirito nel corpo dell’uccellino non era stato eccessivo, però ne era rimasta un po’ confusa, visto che era da tempo che non usava quella tecnica.

-“Chi?!”-

-“Kazuya. Portava il copri fronte della Pioggia e girava con gli shinobi di Ame. Erano in tre, e hanno consegnato i rotoli ai criminali di Okaneshi, che in cambio gli hanno dato una valigia piena di soldi.”- spiegò Ino, corrucciata.

-“Capisco. Quindi Kazuya è una spia di Konoha presso Ame.”- intuì l’Inuzuka, pensieroso.

-“Sì, ma… se loro avevano in mano i rotoli, perché non sottrarglieli direttamente, senza consegnarli ai malavitosi?”- domandò la biondina, perplessa.

-“Evidentemente non poteva rischiare di farsi saltare la copertura con gli shinobi di Ame. E poi sinceramente… credo che sia anche per i soldi. Il mondo è mosso dai soldi, accidenti.”- affermò il ragazzo, rassegnato –“Beh, quindi, dove sono i rotoli?”-

-“Decimo piano del palazzo a pannelli neri.”- disse Ino, indicando l’alto edificio che si vedeva persino da quella distanza.

-“Mh. Bel casino.”-

-“Già.”-

 

-“Servizio in camera”-.

La solita voce servizievole richiamò l’attenzione dei due chunin, che si fiondarono verso la porta senza esitare.

Kazuya entrò portando con sé il suo carrellino, che questa volta pareva veramente ben fornito.

-“Questa volta abbiamo veramente ordinato qualcosa.”- ghignò Kiba, assecondato dal collaboratore che sollevò soddisfatto il telo bianco sul carrellino, mostrando loro degli abiti perfettamente piegati.

-“Ecco a voi gli abiti eleganti che mi avete chiesto. Un vestito nero aderente e sexy per Miss Yamanaka, con tanto di decolleté in tinta, e un completo giacca e cravatta nero per Mister Inuzuka. La parrucca che mi avete chiesto e… ah sì, ho pensato di procurarvi queste.”- disse il ragazzo, porgendo due documenti d’identità falsi ai chunin, sui quali risultavano più che maggiorenni. –“Non si sa mai, potrebbero tornarvi utili. Sapete, i minorenni non se la passano bene ad Okaneshi. Ma volete dirmi cos’avete in mente?”- concluse, con ghigno malizioso.

-“Adesso lascia a fare a noi la nostra parte di lavoro e non ti intromettere.”- commentò Kiba, porgendo l’abito nero alla compagna e lanciando uno sguardo contrariato a Kazuya.

 

Una ciocca di capelli portata dietro l’orecchio delicatamente, le dolci ciglia allungate dal mascara che accendevano ancora di più i suoi occhi color del cielo, le labbra infuocate da un bel rossetto scuro, le gambe accavallate con provocante grazia, lasciate scoperte da quel vestito troppo corto.

Ino rideva divertita, seduta al tavolo di quel pub insieme al grosso malavitoso in possesso dei rotoli.

Da lontano, Kiba se ne stava seduto al bancone con nonchalance, senza però mai staccare gli occhi di dosso dalla compagna, continuando a rifiutare le frotte di corteggiatrici che gli si avvicinavano invaghite.

Quel tizio aveva ceduto praticamente subito alle attenzioni di Ino che, dopo aver finto una teatrale litigata con Kiba, era stata invitata a bere un bicchierino di consolazione dal super criminale di Okaneshi, conosciuto come Saito. E il ciccione aveva cominciato a provarci senza troppi complimenti, raccontando probabilmente volgarissimi aneddoti ai quali la bionda rispondeva con risate così cristalline da parere sincere, adempiendo a meraviglia al suo ruolo di kunoichi infiltrata.

Non ci volle molto tempo prima che Saito, ubriaco perso, invitasse Ino a seguirlo nella sua suite poco lontano da lì, sita esattamente al decimo piano del palazzo a pannelli neri.

E a quel punto, l’ansia prese a farsi sentire, stringendosi come un nodo nella gola di Kiba. Il ragazzo prese a tamburellare nervosamente le dita sul balcone, studiando con estrema attenzione l’uomo uscire dal locale con Ino, seguito da due guardie del corpo niente affatto robuste.

L’istinto di corrergli dietro e di spaccare la faccia ai tre criminali era talmente intenso che per resistere, Kiba dovette mandare giù in una botta sola un bicchierino di vodka ghiacciato. E quando lo ebbe finito… ne mandò giù un altro.

Aveva bisogno di un deterrente. Perché il piano stava filando perfettamente e rischiava di saltare solo per via della sua impazienza e della sua apprensione nei confronti di Ino. Quella strategia non gli era piaciuta nemmeno un po’ fin dall’inizio, a fare da esca da sola la Yamanaka rischiava troppo…

 

-“Bene, brindiamo a questa serata, allora!”- sorrise Ino, porgendo con cura un bicchiere di vino a Saito, seduto sul divanetto di fronte.

L’uomo sogghignò, afferrando il bicchiere con sguardo scetticamente divertito. Scrutò il liquido rosso attraverso il vetro, facendolo oscillare avanti e indietro, ben lungi dal volerlo bere.

La Yamanaka intuì al volo che qualcosa era cambiato, allarmata da un’improvvisa inquietudine che il suo sesto senso aveva innescato in lei. Si appiattì contro lo schienale del divano in pelle, cercando di rimanere in qualche modo il più lontana possibile dall’uomo.

Saito porse il proprio bicchiere alla bionda, sogghignando sempre più compiaciuto.

-“Facciamo cambio di bicchiere?”- le domandò, con punta di malizia.

-“Perché dovremmo?”- chiese la ragazza, nascondendo a meraviglia la tensione.

-“Perché come kunoichi sei molto bella e brava, ma piuttosto prevedibile.”- sorrise l’uomo, alzandosi in piedi e versando il vino su una pianta posta sul comodino di fianco a Ino.

La Yamanaka deglutì nervosamente, dovendo ammettere a se stessa che ora… era veramente nei guai. Aveva rassicurato Kiba nel successo del piano A, e come sempre, fidandosi troppo ciecamente delle proprie abilità, nessuno dei due aveva pensato ad un eventuale piano B.

-“Cos’era, veleno o sonnifero?”- domandò Saito, posizionandosi di fronte alla ragazza.

-“Sonnifero…”- sibilò Ino, guardandosi attorno alla ricerca della via di fuga più vicina.

-“Oh, ma che buona anima. Solo addormentarmi per qualche ora nella speranza di trovare i rotoli… non credi di avermi sottovalutato un po’ troppo?”- continuò l’uomo, stringendo con forza il mento della giovane con una mano, obbligandola a guardarlo.

Scuotendo con forza la testa, Ino riuscì a divincolarsi dalla presa, ma con un potente strattone Saito la tirò per i capelli, obbligando a restare sul divano.

Per placare le urla spaventate della Yamanaka, l’uomo l’afferrò con forza per la gola, schiacciandola col peso del proprio corpo contro il divano, impedendole ogni movimento.

-“Parla carina, di che villaggio sei, eh? Foglia? Pioggia? O di qualche altro paesello interessato ai rotoli?”- le domandò il malavitoso, ben conscio che la sua presa soffocante alla gola della ragazza le impedisse di rispondergli. –“Ma sai… io non sono così comprensivo, però sono generoso. Prima di ucciderti… che ne dici di divertirci un po’? Kunoichi belle come te non capitano mica tutti i giorni!”-.

Ino avrebbe potuto liberarsi di lui in molti modi, a ben pensarci. Ma la stretta alla sua gola era talmente forte, che l’aria cominciava a mancarle terribilmente; la vista si appannava velocemente, così come le idee nella sua mente, che divenivano sempre più confuse. Cercò di agitare le braccia in tutti i modi, nella speranza di colpire il criminale, inutilmente. Del resto la forza bruta dell’uomo lo metteva palesemente in vantaggio in quella situazione.

La ragazza percepiva già il respiro dell’aggressore avvicinarsi al suo viso, facendole desiderare l’asfissia piuttosto che un abuso.

Ma improvvisamente, tutto divenne confuso e rumoroso; l’aria riprese a riempirle i polmoni in un attimo troppo veloce e inaspettato, così tanto da farle male.

Ino percepì l’uomo sollevarsi dal divano, e, ancora stordita, poté scorgerne solo la sagoma in piedi, fissare stupita la porta della sala. Ora capiva che quel forte rumore era stato provocato dall’infrangersi della porta a vetri della stanza, anche se da sdraiata non poteva capire chi avesse osato tanto.

La ragazza dovette chiudere gli occhi, per via della vista sfuocata che la confondeva, mentre riprendeva a respirare velocemente e irregolarmente.

Il dolore alla gola e al petto però non le impedì di sentire quella voce che ormai conosceva così bene, e di cui doveva ammettere di aver sentito tanto la mancanza.

-“Se la tocchi muori.”- fu tutto ciò che la voce roca e divertita di Kiba Inuzuka disse, suonando come un misto fra beffa e minaccia.

Con sforzo immenso, Ino cercò di sollevarsi, ma la fitta al petto glielo impedì, imponendole di rimanere ancora sdraiata. Aprì gli occhi, focalizzando l’immagine di Kiba che insolitamente lento e serio si avvicinava a Saito. Il ghigno divertito di poco prima era svanito, lasciando spazio ad uno sguardo freddo e minaccioso.

I loro occhi si incrociarono per qualche veloce secondo, facendo sussultare il cuore della ragazza per l’emozione: Kiba le lanciò un’occhiata ricolma di rancore mista a preoccupazione, che svanirono per lasciare il posto ad uno sguardo cupo e violento, così folle da non parere nemmeno umano. Ino mai si sarebbe aspettata una simile occhiata da parte dell’Inuzuka.

Kiba si voltò immediatamente verso il nemico, svanendo in batter d’occhio dalla visuale della compagna e avventandosi con violenza inaudita verso Saito.  

Ino si inginocchiò sul divano per controllare meglio il duello fra i due, trasalendo ogni qualvolta che il compagno affondava un potente pugno sul volto del criminale, facendolo sanguinare in modo inaudito.

Improvvisamente, fu richiamata dall’abbaiare del grosso Akamaru alle sue spalle, che dopo averle leccato il dorso della mano in segno di incoraggiamento, prese a tirarle il vestito, invitandola a seguirlo nella stanza adiacente. Sebbene fosse ancora confusa, la Yamanaka lo seguì senza fare storie, lanciando delle occhiate ansiose verso Kiba che, fuori di sé, continuava a sfogarsi sul volto del tizio.

Akamaru condusse Ino nella camera da letto del criminale, prendendo ad annusare in giro concentrato, e finalmente la ragazza intuì cosa stesse cercando l’animale: i rotoli!

Nel panico e nel caos degli ultimi minuti, se ne era totalmente dimenticata. Prese a cercare pure lei follemente dentro ogni armadio, finché non fu Akamaru a richiamarla poco dopo, annusando con interesse un punto indefinito sotto il tappeto persiano sul pavimento.

Ino sollevò il tessuto, tastando con interesse il parquet di legno e notando che in un punto scricchiolava, come se sotto fosse vuoto. Un lieve colpo e l’asse si sollevò, mostrando un piccolo buco nel suolo, dove ben nascosti in una coperta di velluto, stavano i rotoli.

La biondina stava per raccoglierli, quando un potente infrangersi di vetri richiamò la sua attenzione verso la porta. Vide chiaramente Kiba schiantarsi contro una credenza, il vetro e tutto il suo contenuto infrangersi sul suo corpo accasciato a terra dolorante. Un uomo molto più grosso di Saito, apparentemente sbucato dal nulla, gli si avvicinò, afferrandolo per il bavero e prendendo a sbattere con forza il ragazzo contro il muro, ripetutamente, facendogli sanguinare abbondantemente la fronte.

Un urlo acuto e terrorizzato sfuggì dalle labbra di Ino, mentre sconvolta fissava Akamaru precipitarsi in aiuto del padrone. Cercò di riprendere il controllo di se stessa e con uno scatto si alzò, pronta a raggiungerlo nuovamente.

Ma una forte presa la trattenne all’indietro, facendole incontrare la grossa sagoma di un uomo simile all’aggressore di Kiba: gli scagnozzi di Saito le sembravano tutti uguali.

L’uomo non ebbe pietà per il gentil sesso, e affondando un potente destro nello stomaco della ragazza, la lasciò svenire per il dolore a terra.

La vista della Yamanaka si fece nuovamente sfuocata, mentre il mondo intorno a lei svaniva nelle tenebre, lasciando spazio solo per l’urlo sofferente e contrariato di Kiba.

-“INO!”-

-“…Kiba…”-

 

Quando Ino riprese conoscenza, sentiva la testa stranamente pesante. Affondò il volto nel soffice cuscino, confusa, e muovendosi appena percepì una potente fitta allo stomaco, che la fece piegare in due e sfuggire un gemito di dolore.

Gli occhi cerulei si persero nella stanza buia, attirati dalla fievole luce che giungeva dalla porta-finestra semichiusa che conduceva sul balcone.

Capì di essere tornata nella camera d’albergo, e ad accertarlo ci fu pure il dolce ondeggiare dell’inconfondibile materasso ad acqua sotto di sé, con cui la notte precedente aveva fatto amicizia.

Sospirò confusa, accarezzandosi i capelli spettinati, quando la porta-finestra si aprì repentinamente, lasciandovi sbucare la testa di un Kiba perplesso e visibilmente spento.

-“Ehi, ciao…”- sforzò un sorriso il ragazzo, entrando nella stanza zoppicando lievemente.

Si accomodò sul letto di fianco alla compagna, che lo scrutò allibita, ormai abituata a vedere nell’oscurità.

Il volto del ragazzo era pieno di cerotti sistemati malamente, così come le braccia, che erano bendate da cima a fondo.

-“Ma… cosa…”- sussultò Ino, prendendo a levargli bende e cerotti per poterlo curare col proprio chakra.

-“Quando quel tizio ti ha colpita beh… sono un po’ sclerato.”- ammise l’Inuzuka, facendo spallucce, mentre fissava la ragazza prendersi cura di lui. –“Ho reagito, e non so come li ho stesi. Akamaru mi ha dato una mano. Saito è scappato, però siamo riusciti a recuperare i rotoli.”- spiegò Kiba telegraficamente.

Era strano, non era loquace come al solito, anzi, sembrava turbato persino dal dover dare spiegazioni. O forse non era quello. No, era la vicinanza con Ino a provocargli quell’effetto, e la ragazza sembrava averlo intuito.

-“Akamaru come sta?”- domandò Ino, cercando di levarsi di dosso lo strano disagio che si era creato tra di loro.

-“Bene. Sono solo io ad essere un po’ conciato… ahi!”- protestò Kiba per una presa un po’ troppo rude della ragazza.

-“Levati la maglia.”- tuonò la Yamanaka, imperante.

Un sorriso sghembo si spaziò sul volto dell’Inuzuka e, dopo un attimo di esitazione, si levò la maglia retinata, volgendo la schiena piena di graffi e tagli verso la compagna.

D’istinto, Ino lasciò scivolare una mano sulla pelle nuda del ragazzo, percependo le  diverse lacerazioni sulla pelle. Alcune erano fresche mentre altre, più sottili e fini, sembravano già rimarginate.

La biondina percepì il compagno rabbrividire al suo tocco piacevole, affondando le mani nelle materasso nella vana speranza di trattenersi.

-“Alcuni graffi sembrano vecchi… di qualche tempo fa.”- commentò Ino, percorrendo col polpastrello la linea sulla schiena dell’Inuzuka.

-“Stanotte ti sembra qualche tempo fa?”- si lasciò sfuggire un ghigno Kiba, divertito.

All’udire quel commento, la ragazza balzò in piedi, allontanandosi da lui, allarmata. Anche attraverso le tenebre, Kiba poteva percepire chiaramente lo sguardo turbato della compagna, e non poteva fare a meno di sogghignare divertito.

-“Davvero pensavi che fossi così scemo?!”- ridacchiò l’Inuzuka, alzandosi in piedi e piazzandosi di fronte alla bionda, il viso a pochi centimetri dal suo. –“All’inizio ci ho creduto veramente, Yamanaka… ma il tempo di fare una doccia e notare i graffi sulla schiena, e ho collegato tutto. Non so se considerarti una brava attrice o un’astuta ipocrita!”- schioccò la lingua sul palato, rassegnato.

-“Stronzo!”- sbottò Ino, piazzandogli uno schiaffo in pieno volto nonostante l’oscurità.

La ragazza si chiuse nella stanza della Jacuzzi, portandosi una mano sulla bocca, mentre il volto acquistava un colorito porpora e le gote bollivano dall’imbarazzo.

Ebbene sì, ci aveva provato a fare fesso Kiba Inuzuka, giocando l’arma dell’indifferenza per non dare peso al comportamento lascivo a cui si era abbandonata la scorsa notte.

Eppure, ora che ci pensava, sentiva ancora le mani di Kiba stringerla con veemenza, poteva ancora percepire il piacere che provava ad affondare il volto nell’incavo del suo collo, e la passione travolgente con cui l’aveva posseduta per poche ore non era ancora svanita del tutto dai suoi pensieri.

Non capiva come avesse fatto ad abbandonarsi così liberamente ad una notte di passione con un suo amico col quale aveva avuto così poca confidenza fino ad allora. Eppure, in quei momenti, potevano sembrare tutto meno che sconosciuti… anzi, le pareva di conoscerlo da una vita.

E adesso, cos’avrebbe fatto? Si avvicinò allo specchio, osservando il suo riflesso appena accennato nel vetro per via dell’oscurità della quale non voleva liberarsi.

Era sbagliato, era dannatamente sbagliato. Perché non si conoscevano, perché erano in missione, perché… perché erano Kiba Inuzuka e Ino Yamanaka, e nessuno avrebbe mai scommesso un centesimo su di loro. Nemmeno loro due erano disposti a scommettere né sull’altro né su se stessi. E per questo erano così simili. Sì, così dannatamente simili.

Erano vittime delle proprie passioni incontrollabili, ed erano estremamente soli e feriti. Ino capiva che il loro non era nient’altro che un patetico leccarsi le ferite a vicenda, eppure… eppure sapeva lei, così come sapeva benissimo anche lui, che nel giro di un’ora si sarebbero incontrati nuovamente sotto le coperte.

Perché era come una droga, per loro. La consumavano con avidità e di nascosto, ne erano completamente dipendenti, non riuscivano più a controllare quel bisogno. Cosa fosse, nemmeno loro lo sapevano. Ma cercare di capire se fosse solo sesso oppure qualcosa di più… era decisamente troppo doloroso e senza senso. Inutile soffrire per qualcosa che viveva solo di notte, per qualcosa che era unicamente loro e che nessuno avrebbe mai visto alla luce del sole.

La porta di cristallo si aprì con un leggero scricchiolio e Ino rientrò nella camera da letto, a testa bassa, sconfitta.

Kiba, che si era sdraiato sul letto a guardare il soffitto, balzò in piedi, dirigendosi verso di lei con nonchalance. Le prese il volto fra le mani, accarezzandoglielo con una dolcezza innaturale, che risultò anche un po’ goffa.

-“E’ sbagliato, Kiba.”-

-“No, che non lo è. Non farti tutti questi problemi, Ino-hime. Prendilo come… come se fosse solo un sogno. Si fa di notte, si ricorda poco al mattino e si dimentica durante il giorno. E se non lo racconti, nessuno lo saprà mai. E poi si sa, svelare i sogni porta male.”- ghignò l’Inuzuka, cingendole un braccio intorno alla vita e attirandola verso di sé, stringendola in un intenso abbraccio.

Con un gesto rapido, Kiba le sciolse la coda, lasciandole cadere quella cascata dorata di capelli sulla schiena, mentre le sue mani scivolavano impertinenti sotto la maglietta della ragazza, facendola ansimare di piacere al minimo tocco, non perdendosi neanche un dettaglio di quel corpo troppo perfetto per essere vero.

La mano di Kiba scivolò poi veloce e decisa lungo l’interno coscia di Ino, ma presto incontrò l’ostacolo della mano della ragazza, che cercava di trattenerlo.

-“No, Kiba, no… non ancora…”- ansimò la Yamanaka, non riuscendo a nascondere il piacere che le provocava quel contatto.

-“Avanti Ino… è solo un sogno… un sogno che si perderà con la luce del sole…”- le sussurrò lui suadente, affondando il volto fra i suoi capelli dorati.

Ino non gli rispose, ma tutto ciò che Kiba percepì fu la mano della Yamanaka allontanarsi dalla sua, permettendogli di proseguire il suo percorso per sfilarle la gonna, troppo ingombrante in quel momento.

Le loro labbra si rincontrarono quasi con naturalezza, mentre le mani della ragazza tornavano ad impossessarsi della schiena dell’Inuzuka, seguendo il segno dei graffi e dei tagli sparsi un po’ dovunque.

E la passione perfetta che li legava tornò padrona di quella stanza, quella stanza dalla quale non riuscivano stare lontani, silenziosa spettatrice di un sogno perduto.

 

 

–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜

 

Grazie a tutti coloro che hanno fiduciosamente commentato (qualcosa come 3000 anni siderali fa, però fa nulla, l’importa è aggiornare, il quando è relativo. ù_ù). E per tutti quelli che (Mimi) mi rompono costantemente le balle per farmi aggiornare. Eccomi qui. <3

 

Grazie: CrAzYtEn, InoYamanaka89, VavvyMalfoy, Mimi18, Andrearomanista, Ely 91, Talpina Pensierosa e Sangochan88! *O*

 

 

…aggiornerò… giuro.

Tutti: “QUANDO?!”
*Sakurina canta e si dilegua*

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Sakurina