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Autore: Merryweather616    13/11/2008    1 recensioni
“Mi ami?” Ecco la prima. Trabocchetto. Dopo la raffica, se fatta bene, la persona era incapace di mentire. “Potrei”
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Till death do us part

 

Notte profonda, seppellita sotto un piumone, senso di completezza col mondo.

Nuda.

Nuda?

Perché ero nuda, sotto un piumone e sentivo un senso di completezza col mondo?

Venni improvvisamente colpita dall’idea di aver fatto la più grande, enorme cazzata della mia intera vita, e di essermi anche divertita nel mentre. Cercai di diradare le nebbie del sonno per arrivare a capire cosa diamine avevo combinato nelle ultime 12 ore.

Ma prima che potessi farlo sentii un respiro costante dietro il mio, un corpo che premeva contro la mia schiena e un braccio tatuato che penzolava sul mio fianco. Istintivamente mi strinsi di più contro quel corpo, mentre la mia mente lottava con la memoria, il mio corpo sembrava attratto da un’invisibile calamita. Traditore.

Poi un bacio, un dolcissimo bacio sulla base del collo.

E mi ricordai tutto.

 

“Siamo a Las Vegas, facciamo cosa si fa a Vegas” mi disse Ville mentre ridendo come un matto mi trascinava verso lo shop dell’hotel.

“Andiamo a vedere il Cirque Du Soleil?” proposi, non capendo assolutamente dove voleva arrivare.

“Tenta di nuovo” rispose mentre rovistava tra i vestiti esposti.

“Tributo a Sinatra?”

“Magari dopo”

“Poker?”

“No”.

Non capivo, assolutamente non capivo. Cosa si fa a Vegas, mi chiesi.

E improvvisamente l’illuminazione. Quell’uomo era decisamente un pazzo, un folle da rinchiudere. Bello, ma pazzo.

“Alt. Fermo lì. Dimmi che non vuoi fare quello che sto pensando, ti prego DIMMELO” lo intimai senza essere troppo gentile.

Se la sua risata avesse potuto parlare sarebbe stata una sorta di ghghgh.

Prima di urlargli contro vari insulti lo guardai bene.

Pantaloni neri aderenti, ma non troppo, quello che bastava per farmi desiderare ardentemente di toglierli. Camicia nera aperta, glabro, non cerettato. Glabro naturale, come dire scotch a doppio malto ad un alcolista, per me. Enormi occhi verdi luminosi come due fari, capelli boccolosi che incorniciavano la faccia. Alto. Gli arrivavo all’altezza del collo. E dannatamente, maledettamente secco.

Tutto questo però non bastava di certo a convincermi a sposarlo. Io, cinicamente sposata col mio lavoro, che non avevo relazioni durature, non potevo gettare la spugna così.

“Ma non ci conosciamo, te ne rendi conto?”

“E’ questo il bello” disse, poi mi porse la mano destra “piacere, Ville Hermanni Valo, nato a Helsinki, Finlandia, il 22 novembre del 78, ex-alcolista, annoiato, troppo romantico, musicista, bugiardo”.

Lo fissai mentre mi raccontava chi era, sempre sorridendo, sempre convinto di procedere con questa follia. A Vegas, si sa, nessuno prende niente sul serio.

Decisi che per una volta, potevo farlo anche io.

“Piacere, Andrea Donovan, giornalista, cinica, pragmatica, frustata, annoiata”.

E poi.

Poi.

Mi lasciai prendere la mano, mi lasciai trovare un vestito nero che mi andasse bene, mi lasciai portare dentro una di quelle cappelle dove ti sposa un sosia di Elvis.

E poi lo dissi: “Lo voglio” al ritmo di Can’t help falling in love with you, la sua voce roca che si mischiava a quella del Re. Pensavo che in quel momento il peso della grandissima idiozia che stavo facendo mi sarebbe caduto addosso, e invece ridevo, ridevo come una matta. Non mi divertivo così da anni. E davanti a me, c’era uno sconosciuto, ma ormai era andata. Le spese del divorzio mi sarebbero costate i pochi risparmi che avevo, ma me la sarei goduta finchè durava.

Isn’t that what life is about?

Per il poco tempo che la nostra pazzia sarebbe durata, lui sarebbe stato mio e tanto valeva approfittarne. Avevo un bel principe ai miei piedi e non sfruttarlo sarebbe stato peccato mortale.

“Baciami, idiota” gli dissi mentre continuava a guardarmi, incredulo anche lui di essere andato a fondo in questo delirio. Lo presi per i morbidi capelli e lo avvicinai al mio volto.

“Ai suoi ordini, Mrs. Valo”.

Ugh” suonava davvero strano, ma non ebbi il tempo di pensare al suono del mio nuovo cognome che mi ritrovai stretta tra le sue braccia magre, con le labbra, tutt’altro che scheletriche posate sulle mie e la lingua, avida e veloce, in cerca della mia.

Non so come ma arrivammo alla sua stanza d’albergo, il mio cellulare squillava, il suo squillava. Potevamo continuare a farlo, avevamo di meglio da fare.

Dimenticando cos’era la grazia e la dolcezza lo spogliai dai vari strati di vestiti che aveva indosso. Un fisico da angelo, ecco cosa mi ritrovai davanti quando tutta la stoffa in eccesso si trovava sul pavimento. Bianco come la neve, lineare, sottile, fragile. E i tatuaggi, rimasi incantata almeno dieci minuti a studiarli, toccarli e sfiorarli.

Mi piaceva sempre di più essere sposata.

“Ne ho uno anche io, sai?” annunciai fiera.

“Ah sì?” chiese sorpreso “una rosellina sulla spalla?”.

“Tenta di nuovo” risi mentre mi sfilavo la maglietta, e girandomi per mostrargli il mio capolavoro, un pezzo d’arte che risiedeva sulla mia schiena.

“Wow” non mormorò altro. Si limito ad avvicinarsi con mani ghiacciate, intento a seguire le linee del labirinto disegnato sulla mie pelle, un intreccio di rovi, morbidissimi e bellissimi rovi a protezione del mio angelo personale. Un tatuaggio nero che copriva tutta la mia schiena, per intero. Uno solo che valeva per dieci.

“E’ semplicemente stupendo” disse in un sol respiro.

“E assomiglia maledettamente al tuo” aggiunsi, voltandomi quel che bastava per osservare il suo braccio sinistro.

“Casi del destino” osservò.

Eravamo nudi, uno di fronte all’altro. Le mani avide toccavano e scoprivano. Ma le parole continuavano a scorrere, parlare e poi raccontarsi e parlare di nuovo. Ci stavamo narrando le nostre vite mentre i corpi facevano conoscenza, ma le mani si stancarono, le voci no. Seduti a gambe incrociate sul letto, stranamente privi di pudore l’uno con l’altro, chiacchierammo tutta la notte.

Scoprii che era decisamente troppo lunatico per i miei gusti. Che non si contraddiceva, sparava cazzate. Ci provò anche con me, fu messo a tacere da un pizzicotto che avrebbe fatto illividire un Cullen. Che era tremendamente romantico, e credeva nell’amore eterno. Non è che me lo disse, ma diciamo che mentre io lo guardavo con interesse e lussuria, lui mi guardava come un pesce lesso che aveva appena visto la madonna dei pesci crudi, e la cosa mi piaceva parecchio, se devo ammetterlo. Che aveva una mente contorta e strana, era talmente sulle nuvole che forse potevamo quasi quasi andare d’accordo. Io, con i piedi nel cemento, e lui in cielo, tra angioletti col kajal.

Quasi.

E poi mentre gli raccontavo di come avevo lasciato l’ultimo uomo che aveva confessato di amarmi, stretta tra le braccia di quell’uomo sconosciuto eppure stranamente noto al mio cuore, mi addormentai.  Non pensai che mi ero sposata, che il giorno dopo mi sarei data della pazza, che era un sogno. Pensai che ,forse, la vita a volte ti fa strani regali. Quel pensiero mi accompagnò finché mi addormentai, feci in tempo a dirgli addio, perché non l’avrei rivisto per molto tempo.

 

 

Tirai su la mano, vidi un enorme anello d’argento sul mio anulare sinistro, una fascia che arrivava quasi fino al primo metacarpo, avvolgendolo. Mr. Valo non aveva voluto usare una delle fascette simil-oro che forniva la cappella, si era semplicemente sfilato uno dei suoi anelli e l’aveva messo al mio dito.

Un uomo d’oro.

Ma prima che finissi di apprezzarlo, un’altra idea attraversò la mia mente.

Cazzo.

Sono sposata.

Con uno sconosciuto.

“Svegliati, maledetto” gli dissi scuotendolo per farlo svegliare.

Grugnì girandosi dall’altra parte, istintivamente trascinandomi con lui.

“Lasciami, bastardo!” continuai.

“Che succedde, honey?” borbottò ancora addormentato.

“Mi hai sposato, lurido imbecille”.

La sua risata roca riempì la stanza, si ributtò sul letto facendomi distendere lungo il suo corpo e iniziò a ronfare.

“E per di più non abbiamo nemmeno consumato”.

Aiuto.

 

 

 

 

Un ringraziamento infinito a S e Mossi che si sono anche la briga di commentare il mio delirio!

I owe you big time, angelzz

 

Ps: HELLLLLLLDOOOOOOOOONE *_____* -46

  
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