Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: believee    28/12/2014    1 recensioni
Non mi è mai piaciuto San Valentino.
Ho sempre pensato che fosse stupido, fastidioso, inutile.
Forse perché quel giorno è un modo per far vantare le ragazze dei loro fidanzati.
O forse è perché quel giorno l’ho sempre passato da sola.
Qualunque sia il motivo, l’ho sempre odiato. Fino a quel giorno, finché qualcuno entrò nella mia vita facendomi cambiare opinione per sempre.
Facendomi sentire.. completa.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DUE

Rimasi un po’ delusa quando lui uscì. Avevo ancora la pelle d’oca e volevo che tornasse.
Mi ci volle qualche minuto per rendermi conto che ero in trance.
- Reb, è familiare quel ragazzo. -
Lei si strinse nelle spalle facendomi sospirare tornando a guardare gli articoli.
L’orario di chiusura stava per arrivare, e andai a casa.
 La mia camera non era niente di speciale , anzi, quasi l’opposto. Era piccola, con un letto matrimoniale basso quasi fino al suolo con delle coperte bianche.
I pavimenti erano in legno chiaro e le pareti di un verde pallido dove c’era una finestra, solitamente aperta, ma adesso era inverno e doveva rimanere chiusa.
Il mio telefono vibrò, lo presi leggendo sulle schermo “Andrew”, non risposi decidendo che quello era il momento di riposarsi.
La mattina dopo mi svegliai ancora in jeans. Mi girai per vedere Reb davanti al mio armadio, con le mani sui fianchi.
- Reb? -
- Oh, giorno. – disse, continuando a cercare tra i miei vestiti come se stesse rovistando nel suo armadio.
- Che cosa stai facendo? -
- Dov’è la tua camicetta bianca, quella bella? -
Rimasi in silenzio per un minuto. – A sinistra. -
Lei annuì illuminandosi trovandola. Corse fuori, lasciando me e nella mia cameretta, confusa e mezza addormentata.
Andai a farmi la doccia, il più velocemente possibile. Presi la felpa rosa e la indossai, insieme ai jeans.
Assicurandomi di aver preso tutto il necessario per la scuola, corsi verso il panificio che era già pieno.
La mattina era il momento più affollato, dato che la gente aveva bisogno del caffè e della colazione.
Dovetti alzarmi alle 5 per stare lì alle 6, per poi andare a scuola alle 7.
La mia vita era frenetica, sicuramente non una comune vita di una ragazza della mia età, ma non mi importava se questo era il prezzo da pagare per aiutare la mia famiglia.
Qualcuno entrò, pensavo fosse uno dei vecchi scorbutici che venivano sempre, ma invece era qualcuno di meglio.
Lo stesso ragazzo di ieri, era tornato, ancora indossava gli occhiali da sole e il cappuccio.
Si avvicinò sorridendomi, facendomi sorridere di conseguenza. Pochissime persone riuscivano a farmi sorridere senza sforzo, eppure eccolo lì. Un perfetto sconosciuto ci stava riuscendo.
Ed era strano.
Troppo strano.
- Buongiorno. – disse, e io annuii.
- Posso offrirti qualcosa? -
- un caffè e una ciambella. -
Annuii dando l’ordine a mia madre, che stava nella cucina.
- Basta così? – chiesi, e lui annuì.
- due e venticinque. -
Mi porse la carta di credito e effettuai il pagamento.
- Grazie, e arrivederci, se tornerai qui di nuovo. -
Lui sorrise e annuì. – Lo farò. -
Mi morsi il labbro osservando ogni sua mossa mentre andava a sedersi al tavolo.
Reb mi stava sorridendo come un’idiota.
- Hai capito male, sicuramente,e non so nemmeno il suo nome. – dissi subito. - Guarda che non ci credo a tutte queste stronzate sdolcinate. -
Lei scrollò le spalle. – Qualunque cosa tu creda Annah, adesso vai a lavorare. -
Roteai gli occhi e misi a raccogliere i vari piattini sui tavoli.
- Stai bene? – sentii una voce dietro di me, mi voltai e vidi che a parlare era stato il misterioso ragazzo che attendeva una mia risposta.
Mi strinsi nelle spalle. – Sì, un po’ di mal di testa.
Lui annuì. – Hai bisogno di qualche analgesico? -
Ridacchiai alla sua offerta e scossi la testa. – No, sto bene. -
Lui si alzò. – Allora dimmi, com’è che una belle ragazza come te lavora alle.. – si fermò guardando il suo telefono. – sei e mezza del mattino? -
- Questo posto è dei miei genitori, non possiamo permetterci di assumere nessuno, quindi è per questo che.. aspetta, perché ti sto dicendo questo? Non ti conosco. -
Mi allontanai a un altro tavolo ma lui mi seguì. – Forse perché ti piaccio. -
- Devo ripetere? Io non ti conosco. -
Si strinse nelle spalle. – Credi all’amore a prima vista? -
- Non so nemmeno se credo nell’amore, figuriamoci a quello a prima vista. – commentai.
Ancora una volta, si strinse nelle spalle infilando le mani nelle tasche.
- Puoi sempre cambiare idea. -
E detto questo, uscì e andò via. 
  
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