È Chiara. Stacco la chiamata.
  "Dicevamo, amore mio?"
  Neanche il tempo di rispondere, che il mio cellulare squilla di nuovo, stacco di nuovo la chiamata, spazientita.
  "Dove andiamo, adesso?" chiede.
  "Dove vuoi"
  "È la tua giornata. Scegli tu"
  Il mio cuore batte forte, la sua dolcezza è disarmante.
  Chiara continua a chiamarmi e mandarmi messaggi, ma la ignoro.
  "Andiamo a casa mia?" propongo.
  "Ogni suo desiderio è un ordine"
  "Non barare! Non vale come desiderio, questo!"
  Ride e si batte la fronte con la mano, come se si fosse improvvisamente ricordato qualcosa d'importante. Accosta con la macchina e poi mi dice: "Apri l'ultimo muffin! È il più importante!"
  Obbedisco, qui non c'è solo il bigliettino, ma anche qualcosa avvolto in una specie di bustina, non capisco cos'è.
  Il bigliettino dice: "sarai la mia ragazza?"
  E l'altro oggetto è un anello. D'oro. Con un diamante.
  "Oh mio dio! È fantastico! Sì, certo che sarò la tua ragazza!"
  Segue un altro bacio da film, interrotto dall'ennesima chiamata. Finalmente rispondo: "che c'è, Chiara? Dimmi!"
  "Vieni subito qua, Giovanna sta morendo!!" la sua voce è allarmata.
  "Che stai dicendo? Cos'è successo?- poi, rivolta a Mattia -portami subito a casa, ti prego!"
  Lui mette in moto e sfreccia verso casa mia, mentre Chiara mi spiega: "eravamo uscite con Fede, Maria e tutti gli altri, e lei ha bevuto tanto perché era triste a causa di Carlo, poi ha fumato troppo, e ha bevuto di nuovo, un ragazzo per strada le ha dato un bicchiere di qualcosa che ha detto che era forte e lei l'ha bevu-"
  "COSA?!!? Ha bevuto qualcosa che gli ha dato uno sconosciuto?! Ma neanche Giuditta è così scema!"
  "Lo so... Comunque adesso sta malissimo, non capiamo cos'ha... Siamo tutti a casa tua e cerchiamo di farla riprendere"
  "Sono arrivata. Arrivo"
  Saluto con un bacio a stampo il mio amore, sicura che tanto ci vediamo domani.
  Salgo di corsa a casa e trovo una scena raccapricciante: Giovanna stesa per terra, con gli occhi girati al contrario, che non dà segni di vita, gli altri intorno a lei che la chiamano, ma senza risultati.
  "Da quanto sta così?" chiedo, nel panico generale.
  "È caduta adesso, non l'aveva fatto prima!" risponde Fede, sempre più agitata.
  "Chiamate l'ambulanza e levatevi dalle palle!" urlo, in preda al panico.
  Mi lancio su di lei, le sento il polso. Niente.
  Allora, senza pensare, inizio col massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, mentre Fede chiama l'ambulanza e gli altri vanno in panico.
  Giovanna ricomincia a respirare, mi guarda e cerca di dirmi qualcosa, ma è troppo debole per parlare. Le slaccio i jeans e il reggiseno, la giro su un fianco.
  Fede, ad alta voce, dà tutte le informazioni all'operatore dall'altra parte che deve mandarci l'ambulanza. Appena Giovanna sente mi urla in faccia: "ma state chiamando l'ambulanza, idioti?! Se avessi voluto andare all'ospedale ci sarei andata quando mio fratello mi ci voleva portare prim-" e viene interrotta dal peggior attacco di tosse che io abbia mai sentito, inizia ad avere difficoltà a respirare e io le mantengo la testa in modo da far passare meglio l'aria.
  "Sta avendo un attacco di panico! Fede, tu resta con me! Chiara, tu vai a preparare una camomilla!"