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Autore: puffolapigmea    28/12/2014    1 recensioni
Lo spirito natalizio, ecco cosa le mancava.
Se ne rese conto nell'istante esatto in cui due enormi, polverose, scatole di cartone, si posarono in soggiorno, proprio davanti a lei.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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All I want for Christmas is … you

 

 

Lo spirito natalizio, ecco cosa le mancava.
Se ne rese conto nell'istante esatto in cui due enormi, polverose, scatole di cartone, si posarono in soggiorno, proprio davanti a lei. Era sicura che fossero appena state riesumate, chissà dopo quanti anni, dai sotterranei della casa al numero 12 di Grimmauld Place.
Subito dopo le scatole comparvero, anche loro decisamente impolverati, Ron e i gemelli. L’allegria e le risate che li accompagnavano erano quasi fastidiose, e il contemporaneo ingresso di Remus e suo padre che trascinavano un abete rese tutto più insopportabile.
Da quasi mezz’ora cercava di addormentare Julian e, proprio quando credeva di aver raggiunto il suo obiettivo, ecco che quei tre scalmanati mandavano a monte tutti i suoi sforzi.
- Forza ragazzi, non state lì impalati, dateci una mano - li chiamò Remus.
Ma né i gemelli né Ron, ancora presi dai loro scherzi e dall’ilarità, sembravano intenzionati ad aiutare i due uomini.
Si alzò dal divano con il bambino in braccio, decisa a trovare un luogo più tranquillo. Ma non aveva fatto i conti con il resto dei parenti e degli amici, che sembravano volerla coinvolgere a tutti i costi.
- Ginny spostati! - le disse Harry.             
Riuscì ad allontanarsi, giusto in tempo per non essere travolta dal ragazzo e dal vaso che stava trasportando.
Guardò con orrore Remus e Harry che cercavano di sistemare l’abete nel vaso, mentre suo padre li osservava soddisfatto.
Tentò di uscire dalla stanza, ma Harry la richiamò indietro.
- Ehi ragazza, dove credi di andare?-
Lei fece una smorfia, poi gli indicò Julian mezzo addormentato.
- Non penserai davvero di portarlo a dormire. È il suo primo Natale, non può perdersi l'emozione di addobbare l’albero. -
- Harry, ha nove mesi. Cosa vuoi che gli interessi… -
- Certo che gli interessa, ai bambini piacciono queste cose. -
- Anche ai grandi, se è per questo - mormorò Hermione indicando i fratelli Weasley.
Ron, Fred e George, se ne stavano in un angolo del soggiorno, sogghignando e confabulando. Sembravano seriamente intenzionati ad addobbare l'albero con la magia, contravvenendo alle raccomandazioni Molly.
- Non azzardatevi - li ammonì Hermione.
Ma l'occhiata che ricevette in risposta non la rassicurò affatto.
Trascorsero un'ora decorando l'abete e appendendo festoni in ogni angolo del soggiorno e, per tutto il tempo, Ginny non fece che chiedersi quale fosse il senso di tutto quel lavoro, visto che era già la vigilia di Natale. Sembrava un patetico tentativo per ritrovare un po' di normalità, anche se di normale, nella loro vita, era rimasto ben poco.
Quando Molly li raggiunse con tè, latte e biscotti, ne approfittarono per fare una pausa.
- Tu e Tonks siete dei nostri stasera? - chiese a Remus.
- No, - le rispose lui imbarazzato. - Saremo dai genitori di Dora. Non possiamo non andare… -
- Cena con i suoceri, Remus?- lo prese in giro Fred.
- Suoceri? No, sono solo i genitori di Dora! - rispose George, imitando la presunta risposta di Remus.
Lui non si scompose. Si limitò a un: - Vedremo quando toccherà a voi - biascicato con tono sommesso.
Ginny sorrise, poi scosse leggermente il capo; chissà cosa avrebbero pensato i gemelli della sua di suocera.
- Ma Pansy viene?- chiese Hermione.
- Certo, è solo un po' in ritardo - rispose Harry.
- Scommetto che l'accompagna Malfoy. È sempre in ritardo, quello - disse Ron.
- Ecco Ron… a proposito di Malfoy… ti sarei grato se ti comportassi adeguatamente con lui. A Pansy dispiace vedervi discutere.-
- Io mi comporto sempre bene, di solito è lui che cerca di attaccare briga.-
Sia Harry che Hermione lo guardarono, poi scoppiarono a ridere seguiti dalla maggior parte dei presenti.
Ron non riusciva proprio a tollerare Malfoy; tutti cercavano di ignorare le provocazioni dell'ex Serpeverde, lui le aspettava, provando un gusto enorme nel rispondere. Erano un come cane e gatto: pur non sopportandosi non riuscivano ad ignorarsi.

Hermione si avvicinò a Ginny. Era preoccupata perché, durante tutto il giorno, la ragazza le era sembrata assente e malinconica. La sera prima l'aveva vista rientrare piuttosto agitata, ma non aveva ancora trovato il modo per parlarle. Era sicura che il malessere della sua amica dipendesse da Malfoy, e il pensiero che lui stava per arrivare non la faceva stare tranquilla.
- Che pensi di fare quando arriverà? - le chiese Hermione sottovoce.
- Nulla. Che dovrei fare? - rispose Ginny.
- Com'è andata ieri?-
- Abbiamo avuto una discussione piuttosto accesa. È sempre così complicato parlare con lui, certe volte riesce davvero a farmi perdere le staffe. -
- Andrai con lui?-
- Sei matta? Dubito che me lo chiederà, ma anche se lo facesse, che scusa potrei inventare con mia madre?-
- E se rimane? Sai che Harry lo inviterà a restare. -
- Farò finta di niente, come al solito.-
- Pensi di farcela? -
- Onestamente? Non lo so. -
Ginny sospirò, poi si guardò attorno.
Quasi tutta la sua famiglia era riunita; le persone che più amava sarebbero state sotto lo stesso tetto entro l'ora di cena, ma lei sentiva di non fare più parte di quel gruppo, che le mancava qualcosa.
Non voleva essere lì.
Non era quello il Natale che desiderava, non era quello di cui aveva bisogno.
Era convinta di non avere niente da festeggiare o forse, più semplicemente, era soltanto stanca.
Se l’ultimo anno in generale era stato difficile, gli ultimi giorni, in particolare, erano stati decisamente infernali.
La discussione che aveva avuto con Draco il giorno prima l'aveva lasciata amareggiata e delusa. Come poteva aspettarsi, quel presuntuoso, che lei capisse, se lui non si spiegava?
Il solo pensiero che di lì a poco li avrebbe raggiunti a Grimmauld Place, la metteva in subbuglio. Non sapeva di che umore sarebbe stato, e di conseguenza come comportarsi con lui.
Dopo la pausa tè ripresero a sistemare le decorazioni.
Ginny non sentì il suono del campanello, né sua madre accogliere i nuovi arrivati. Non li vide nemmeno entrare, troppo occupata a divertire Julian e a tenere a bada i terribili gemelli che, nel frattempo, cercavano di spaventarlo con decorazioni parlanti.
Draco, invece, la vide subito.
Si trovava davanti all'albero di Natale ed aveva Julian in braccio. Gli stava indicando la stella che luccicava in cima all'abete; il bambino si teneva saldamente ancorato al collo di Ginny con una manina, mentre agitava l'altra verso Potter e le decorazioni che stava sistemando. Lei sembrava tranquilla, sorridente. Forse il clima natalizio l'aveva aiutata a dimenticare la brutta discussione che avevano avuto, e magari anche le accuse che le aveva rivolto.
Si rendeva conto di essere stato particolarmente duro nei suoi confronti ma non dovevano fare errori così banali, o rischiavano di essere scoperti.
E non potevano permetterselo.
Non si era ancora accorta del loro arrivo, ma a lui non dispiaceva avere l'opportunità per osservarla. Indossava un paio di pantaloni scuri, una camicetta bianca e un gilet di lana nero, ed aveva i capelli raccolti in un'alta coda. Appariva più magra del solito, e più bella.
Gli piaceva guardarla di nascosto; riusciva a cogliere degli aspetti di Ginny che lei non gli avrebbe mai mostrato apertamente. La tenerezza che nutriva nei confronti di Julian era uno di questi.
- Siete arrivati!- gridò Harry notando la loro presenza.-
Ginny e Julian si voltarono, entrambi sorridenti.
Le manine di Julian presero ad agitarsi nella sua direzione, segno che voleva andare a salutarlo.
Draco fu felice di notare che il sorriso non era scomparso dalle labbra di Ginny, nonostante avesse scoperto l'identità degli ospiti.
Come da copione, i saluti fra Harry, Pansy, Draco e Ginny, furono piuttosto formali. L'unico che dispensò baci e abbracci, fu Julian. Dopo aver biascicato qualche parola a Pansy, si buttò tra le braccia di Draco, investendolo con una serie di vocaboli incomprensibili.
Anche Ginny si avvicinò al ragazzo.
- Ciao, - mormorò imbarazzata - ti fermi anche tu con noi?-
Per Morgana, che cosa le prendeva? Davvero aveva appena invitato Malfoy a trascorrere con loro la vigila di Natale?
- È meglio di no, non credo di essere il benvenuto - le rispose indicando Ron.
- Non fare caso a lui, se resta Pansy perché non puoi farlo tu? E poi sembrerà strano… -
Doveva essere impazzita, perché perseverava nell'errore.
- Preferisco tornare a casa, mia madre è da sola. E poi non mi va di rovinarle la serata, se rimango sai come andrà a finire. Pansy si merita un po’ di tranquillità.-
Certo, Pansy meritava tranquillità, Narcissa la sua compagnia.
E lei?
Lei non meritava qualcosa?
Draco la guardò. Notò il suo sguardo triste, o forse fu l'assenza della consueta vivacità della ragazza, che lo spinse ad andare oltre.
- Se ti va puoi raggiungermi più tardi. Sarò alla Casetta, per tutta la notte - le disse.
Ginny sorrise timidamente. La stava invitando a raggiungerlo, nonostante tutto voleva trascorrere la vigilia di Natale con lei.


Ginny riuscì ad abbandonare il numero 12 di Grimmauld Place molto dopo la mezzanotte.
Per tutta la sera era stata incerta se accettare o meno l'invito che Draco le aveva fatto.
Hermione si era comportata davvero da buona amica, sostenendola ed incoraggiandola.
Alla fine era anche merito suo se aveva preso una decisione.
Non era mai stata alla Casetta, ma Draco le aveva dato tutte le informazioni necessarie per poterla raggiungere. Purtroppo non poteva usare la metropolvere, né materializzarsi direttamente al suo interno, ma al massimo a cinquecento metri di distanza e poi percorrerli a piedi.
Fosse stato pieno giorno, e magari assolato, non avrebbe avuto alcuna difficoltà, ma di buio e sotto una fitta nevicata, non era sicura di riuscire ad orientarsi. Con un certo sforzo, intralciata anche dalla sacca presa da casa, riuscì a farsi strada nella neve e a guadagnare il portico.
Sperava solo che lui non fosse arrabbiato, visto che lo stava raggiungendo a notte inoltrata.
Posò la mano sulla maniglia e questa si mosse senza fare alcuna resistenza.
Entrò, cercando di non fare rumore. Il corridoio era completamente al buio; lo percorse con cautela, visto che era la prima volta che entrava in quella casa.
Le sembrava non troppo grande, cosa strana per le abitudini dei Malfoy, e ospitale. Un leggero chiarore, probabilmente proveniente dall'entrata del soggiorno, le indicò la direzione da seguire.
Si affacciò nella stanza, un'ombra tra il camino e la finestra attirò la sua attenzione.
- Che ci fai ancora alzato?- chiese.
Nessuna risposta.
- È molto tardi, pensavo stessi dormendo - continuò.
Era molto tardi, sì, ma lui l'aveva aspettata lo stesso in piedi. Aveva addobbato l'albero di Natale per lei, perché la casa fosse più accogliente, perché ci fosse aria di festa.
- Sta nevicando - disse.
Non aveva trovato niente di meglio da dire, nulla di meno dannoso. Perché se avesse espresso liberamente il suo pensiero, avrebbero finito per litigare. E lui non voleva farlo, non la vigilia di Natale.
- Sì, lo so. Sono fradicia, - disse Ginny, scrollandosi la neve di dosso.
Per qualche istante rimase in silenzio a guardarlo. Le dava le spalle e non sembrava intenzionato a voltarsi. A torso nudo, scalzo e con indosso soltanto i pantaloni del pigiama, stava in piedi davanti alla porta finestra e guardava la neve scendere.
- Non hai freddo?- gli domandò scossa da un brivido.
Lei ne aveva, e tanto.
Forse per i vestiti bagnati, forse per la distanza che Draco stava mettendo tra di loro.
Diede un'occhiata al camino.
- Perché hai lasciato spegnere il fuoco?- chiese.
Non ebbe risposta; Draco pareva deciso a farle pesare il ritardo.
Rassegnata, posò la sacca sul divano, tolse il cappotto e andò ad appenderlo all’attaccapanni nell’ingresso. Rientrando nel soggiorno si accorse che Draco non si era mosso.
- Draco, stai bene?-
Lui non le rispose.
Ginny si avvicinò preoccupata. Con una mano gli sfiorò un braccio, ma lui non si girò nemmeno a guardarla.
- È successo qualcosa a casa? - chiese ancora.
Lui fece un cenno di diniego.
Ginny gli accarezzò una guancia, costringendolo a voltarsi verso di lei.
- Ehi, vuoi che ti prenda qualcosa da metterti addosso?-
- Sto bene così.-
- Posso riaccendere il fuoco, o ti da fastidio?-
- Faccio io - mormorò lui allontanandosi.
- Che sta succedendo?- insisté.
Draco si chinò davanti al camino e in pochi istanti ravvivò il fuoco.
- Pensi di continuare in questo modo ancora per molto?-
- In quale modo? - chiese adirato.
- A tenermi il muso. Sei insopportabile quando ti comporti in maniera tanto infantile. Se c'è qualcosa che non ti va, dimmelo e facciamola finita.
Avrebbe dovuto farlo, dirle che non gli era piaciuto stare lì da solo ad aspettare. Non era piacevole scoprire che, in un'ipotetica scala di preferenze, lui veniva all'ultimo posto.
Alla fine cedette e sbottò.
- Perché sei venuta?-
Ginny arretrò di qualche passo e lo fissò, infastidita.
- Perché eravamo rimasti d’accordo così?-
- Veramente io ti ho solo invitata. Perché hai accettato? -
- Perché mi andava. Ti basta? -
Lui non le rispose, ma continuò con un'altra domanda.
- Ti sei divertita?- chiese amaro.
- Beh, divertita è un po' esagerato. Hai visto anche tu quanti eravamo, aggiungine altrettanti … Diciamo che è stato tutto molto incasinato. A Julian è piaciuto molto il tuo regalo. -
- C'era anche Finnigan?- chiese con noncuranza.
- Sì, è arrivato con Susan poco dopo che te n'eri andato.-
- Non poteva certo mancare... -
- Si può sapere perché ce l'hai tanto con lui? Che ti ha fatto? -
- Esiste - rispose enigmatico.
- Prima o poi dovrete chiarirvi.-
- Spero il più tardi possibile. Là, sotto l’albero, c’è una cosa per te. -
- Mi hai fatto un regalo?- chiese portandosi una mano alla bocca.
- Sì. E a giudicare dal tono della tua voce, tu hai dimenticato di prenderne uno per me. -
Non era proprio la verità; per giorni si era impegnata per cercargli un dono adatto ma, dopo la discussione che li aveva coinvolti, Ginny aveva deciso che forse non era il caso di darsi pena, e che un oggetto ne valeva un altro. Però poi, nel trambusto del pomeriggio, si era scordata di comperargli qualcosa.
- Ti sbagli - mentì. - Anch’io ho un regalo per te. -
Per qualche istante si sentì un verme, sia per la mezza bugia, che per la naturalezza con cui l’aveva detta. D'altra parte non voleva scoprire subito le sue carte, rivelare la sorpresa che gli aveva preparato.                    
Titubante, Ginny si avvicinò all’albero, addobbato con la sobrietà e l’eleganza dei Malfoy. Nessun colore sgargiante né decorazioni rumorose, o addirittura impertinenti, come quelle che aveva lasciato in Grimmauld Place. Inginocchiandosi prese il piccolo pacchetto, che poi un pacchetto non era. Niente carta, niente nastro, niente biglietto. Si trattava di un astuccio, un po’ più piccolo ma molto simile a quello che aveva custodito gli anelli nuziali. Era quasi certa che contenesse un gioiello; in fondo era tipico di Draco cercare di metterla in difficoltà o farla sentire inadeguata.
Ma stavolta non ci sarebbe riuscito, non gli avrebbe permesso di spuntarla.
Scosse leggermente il capo; anche alla vigilia di Natale lui riusciva ad incattivirla.
- Potevi incartarlo… -
- Weasley, Weasley, sei sempre così legata alla forma. Non ti hanno insegnato che quello che conta è la sostanza? -
- Certo. E visto che sei tanto attento alla sostanza, vorrei ricordarti che sono una Weasley solo formalmente, che in realtà, adesso, sono la signora Malfoy.-
Draco sorrise, per la prima volta da quando Ginny lo aveva raggiunto.
- Devo riconoscere che il tuo ragionamento non fa una piega, signora Malfoy. Suona strano detto da te, ma non fa una piega. -
La stava prendendo in giro e Ginny non sapeva se esserne felice o infastidita.
Decise che poteva esserne contenta, perlomeno non la stava ignorando come aveva fatto fino a quel momento.
Aprì la piccola custodia e ne estrasse un monile.
- Ma… è una catenina. Grazie, io… non so cosa dire.-
Era sorpresa, davvero. Dalla semplicità del gioiello, dal fatto che fosse originale e discreto al tempo stesso. E la sua voce non lo nascose. Era avvezza alle esagerazioni del giovane Malfoy, fossero nel bene o nel male, e quel regalo andava decisamente contro alle sue abitudini.
Draco alzò gli occhi al cielo deliziato dalla sua reazione, ma deciso a riportarla con i piedi per terra.
- Davvero mi consideri così banale? - chiese.
- No, certo che no! Figuriamoci se puoi avere un pensiero che sia disinteressato. Cosa c'è dietro? -
- È incantata, - disse atono. - Se vuoi puoi sbarazzarti di me, del nostro legame. Basta che la spezzi e il vincolo che ci unisce non esisterà più, le nostre promesse non avranno alcun valore. Hai in mano la tua libertà. -
Ginny lo fissò, incredula e dubbiosa. Le stava davvero regalando la sua libertà, o rivoleva indietro la propria?
Rimase in silenzio per qualche istante poi, curiosa per quella che sarebbe stata la reazione del ragazzo, azzardò la domanda
- Quanto tempo ho? Per decidere, intendo. -
- Non c’è scadenza, potrai farlo quando vorrai, o quando lo riterrai necessario.-
Sembrava che la richiesta di chiarimenti non lo avesse toccato neanche un po'.
Quella sua passività, quella noncuranza, la urtarono, facendole saltare i nervi.
- Perché? Per quale motivo insisti ancora con questa con questa faccenda? - chiese arrabbiata.
- Non sono sicuro che tu abbia ben compreso la situazione in cui ti sei cacciata. Nel caso ci ripensassi…
- Oppure, hai capito il guaio in cui tu ti sei infilato, e ci hai ripensato - lo accusò. - Suppongo sia Magia Oscura. Sai che non voglio averci niente a che fare.-
- Credi quello che vuoi. Che ti piaccia o meno, questo è il mio regalo. Se non vuoi spezzarla, puoi sempre usarla come ornamento. Riguardo all'incantesimo… no, non è
Magia Oscura. -
- Sicuro? -
- Pensi che non sia in grado di riconoscerla?-
- Ne sei più che capace, ma ti piace anche imbrogliare.-
- Andiamo al sodo, Weasley - proseguì ignorando il suo commento. - Tu cosa mi hai regalato? Non vedo pacchetti. -
- In realtà non ti ho comprato niente. Non sapevo cosa prenderti, così… -
- Nessun regalo, allora. L’ho capito subito. E poi sono io quello che imbroglia. -
- Ho detto che non ho comprato niente, non che non ho un regalo. Non ci crederai, ma ci ho riflettuto spesso negli ultimi giorni, e non ho trovato nulla che potesse andare. Insomma, cosa si può regalare a uno come te, cosa può desiderare una persona che ha tutto?-
Questa era la realtà. Ci aveva pensato e ripensato, ma non era riuscita a trovare un oggetto che potesse essere all’altezza del destinatario, nulla che lui non avesse già.
- Per questo motivo ho deciso che potevo regalarti qualcosa che probabilmente nessuno, di sicuro non io, ti ha mai dato: una possibilità. Perciò chiedimi quello che vuoi, una cosa che desideri e che non hai.-
Draco la fissò diffidente; non era possibile che Ginevra gli si offrisse così, su un piatto d’argento.
- Sei impazzita per caso? Ti rendi conto che potrei chiederti qualunque cosa?-
- Lo so, - rispose serafica.
- Sei davvero disposta a darmi tutto quello che ti chiederò?-
- Aspetta… non è che puoi sparare richieste su richieste. Ne hai soltanto una, pensaci bene.-
- Quindi, se io adesso ti chiedessi di spezzare la catenina che ti ho regalato, tu lo faresti?-
- Se fosse davvero quello che desideri, sì, lo farei. -
Lui finse di concentrarsi, di pensare a cosa domandarle. In realtà sapeva benissimo cosa chiederle, non aveva alcun bisogno di riflettere o di valutare. Doveva soltanto trovare il coraggio per farlo.
- Beh, c’è una cosa che non ho mai avuto. Non sono proprio sicuro di volerla, o meglio, non sono sicuro di poterla avere. Non come vorrei, almeno. -
Si era cacciato davvero in un guaio. Perché in realtà erano due le cose che in quel momento desiderava, e benché fossero collegate, il chiederne una non significava necessariamente ottenere anche l’altra.
Ginny lo guardò.
- Per Merlino, Malfoy, ti sei ascoltato? Hai fatto un discorso pazzesco e ti stupisci perché non sono stata capace di trovarti un regalo? -
Lui non le rispose, ancora troppo occupato a pensare, a costruirsi una formula che fosse la più completa immaginabile e che lasciasse alla controparte il minor numero di vie di fuga possibile.
Voleva Ginny, ma non per una notte; la voleva davvero. Desiderava che fosse parte della sua vita, che condividesse con lui la propria. E rivoleva la catenina che le aveva regalato, per impedirle di sciogliere il loro legame. Perché lo avrebbe fatto; nell’istante in cui avesse udito la sua richiesta, lei avrebbe reclamato la sua libertà.
Ginny continuò ad osservarlo con una certa soddisfazione.
Draco era improvvisamente ammutolito, probabilmente ancora spiazzato dalla sua offerta.
Sorrise; era contenta che per lui fosse difficile esprimere una richiesta, almeno quanto lo era stato per lei scegliergli un regalo.
Dopo essersi sforzato di cercare le parole più adatte, Draco decise che non era il caso di rendere la faccenda più complicata di quanto già non fosse. Per cui sarebbe stato diretto, brutale forse, ma schietto.
- Voglio te.-
Voglio il tuo amore, avrebbe voluto dirle. Ma non ne sarebbe mai stato capace.
Impercettibilmente, per un solo istante, Ginny vacillò. Non si era aspettata niente di simile, e non poteva essere sicura che lui fosse sincero, che non si facesse beffe di lei. Incerta su come muoversi, scelse di stare al gioco, di vedere dove quel discorso li avrebbe portati.
- Ora sì, che sei banale. Tu mi hai già, sono tua moglie. -
Aveva incassato la richiesta con stile, Draco era pronto a riconoscerglielo, ma quel leggero tremolio nella voce indicava sorpresa, e timore. Non si fidava di lui, e quello sarebbe stato lo scoglio più difficile da superare. Poteva solo procedere per gradi, sperare che alla fine Ginevra comprendesse che lui faceva sul serio.
- Sai bene cosa voglio dire, - proseguì. - Basta altri uomini…, -
- Io non ho altri uomini. Non più, e preferirei non rivangare certe cose… -
- …basta flirtare con Finnigan. -
- …e non flirto con Seamus. -
- Comunque, hai capito cosa intendo.-
- Veramente no! -
E non lo aveva capito, davvero. Però non poteva negare che il comportamento di Draco fosse strano.
Si erano trovati spesso a parlare in maniera onesta e aperta di vari argomenti, ma raramente erano arrivati a toccare temi così personali, o che comunque li coinvolgessero contemporaneamente.
Era ancora disorientata ma voleva arrivare in fondo alla questione; questa volta non gli avrebbe permesso di salvarsi in angolo.
- Ti rendi conto della contraddizione, vero? Mi vuoi accanto a te, eppure mi hai appena offerto la libertà. -
- Lo so. Questo dovrebbe farti comprendere molte cose - le disse serio.
Ginny ci pensò per qualche istante, ma le venne in mente solo una condizione: Draco la voleva con se, ma desiderava che fosse lei a sceglierlo.
Confusa e spaventata dalla sua richiesta, finse di non aver compreso. Anche lei adesso voleva qualcosa: sentirglielo dire.
- Sì, dovrebbe. Ma vorrei fossi più chiaro; spesso ci sono stati fraintendimenti e stavolta preferirei evitare.-
Era davvero nei pasticci; Ginny stava cercando di metterlo con le spalle al muro, ma non glielo avrebbe permesso. Come poteva farle capire che voleva che lei provasse ad amarlo, senza scoprirsi troppo o rendersi ridicolo? Perché avrebbe sopportato un rifiuto, ma non la sua compassione o il suo sarcasmo. Ginny sapeva essere dolce e accogliente, ma anche terribilmente spietata.
- Cosa vuoi che ti dica? Voglio te, più chiaro di così.-
- Sì, ma che ti aspetti da me? Che dovrei fare?-
Dovresti amarmi, tentare almeno; per vedere se è possibile, se anch'io posso suscitare un sentimento simile.
- Niente di che: essere te stessa, e ricordarti che sei sposata. Con me.-
- Non pretenderai che mi trasformi in un perfetta mogliettina, spero.-
- Non ne saresti capace, e comunque mi vai bene come sei. Ricordati solo che non tollero altri uomini… -
- Non c'è un regalo di riserva? Un'altra cosa che vorresti?-
- Puoi spezzare la catenina che ti ho regalato - disse serio.
- Non ho scelta, quindi. -
- Sì che ce l'hai. Me o… -
- Tutto o niente. Sei un farabutto, altroché. Dovevo comprarti una sciarpa, o magari qualcosa nel negozio di scherzi di Fred e George.-
Draco le sorrise.
Cominciava a rilassarsi; Ginny aveva abbandonato i tentativi d'inchiodarlo per concentrarsi sulla decisione da prendere. Era salvo, almeno per il momento.
- Eh no, mia cara. Non puoi scaricare tutta la responsabilità su di me, non è certo colpa mia se ti complichi l'esistenza - le disse.
Ginny scosse leggermente il capo. Draco sembrava diverso adesso; completamente a suo agio, si permetteva anche di prenderla in giro. Lo avrebbe lasciato fare perché le piaceva vederlo così, glielo faceva sentire più vicino. Accadeva raramente, ma ogni tanto si dimenticava di essere un Mangiamorte e ritornava ad essere un ragazzo di ventitre anni.
- Resti comunque un canaglia. Mi hai chiesto una cosa, ma in realtà ne vuoi un altra. Dovresti provare ad essere sincero, ogni tanto.-
- Sono stato più onesto di quello che credi. Sai, stasera mi sento buono, se vuoi ti do un po' di tempo per pensarci. Hai fame?-
- No, - rispose sconcertata.
Lui scrollò le spalle e si diresse in cucina. Tornò in soggiorno dopo qualche minuto, portando un piatto con due fette di torta, e si sedette sul tappeto, davanti al fuoco.
- Io sì. Mentre mangio qualcosa, rifletti.-
- Hai cucinato? - chiese stupita.
Lui la guardò. Era incredibile, riusciva ad immaginare di lui cose che nemmeno la Cooman, nei suoi deliri quotidiani, avrebbe mai osato concepire. Ginny cercava sempre di trovare qualcosa di buono in lui, non voleva accettare che fosse marcio, fino al midollo. Eppure glielo aveva appena dimostrato: non solo l'aveva coinvolta nella sua vita, ma pretendeva anche che fosse lei a scegliere di immolarsi.
- No, è stato Dobby - le rispose.
- Dobby? -
- Sì, Potter non te l'ha detto? Tuo fratello gli ha suggerito di mettermelo alle costole, la spia per spiare la spia. Contorto, non ti pare? -
- Parecchio, ma da Ron c'è da aspettarsi di tutto. È qui, ora?-
- Lenticchia? Spero proprio di no. -
- Dobby. È qui?-
- No, rilassati. L'ho rimandato alla Villa. Non volevo che raccontasse di averti visto qui. -
- Ti obbedisce? - chiese sorpresa Ginny.
- No. Non sono più il suo padrone, e poi Dobby obbedisce solo al Grande Harry Potter. Però basta chiedergli le cose, magari con tono cortese.
- Con la mano la invitò a sedersi sul pavimento e rimase incantato a guardarla mentre si avvicinava e prendeva posto accanto a lui.
- Allora? - chiese addentando una fetta di torta. - Ci hai riflettuto, o ti serve altro tempo?-
- Davvero credi che debba pensarci? Che non sappia cosa voglio? Illuso. -
- Se hai già deciso è meglio. Sai è molto tardi, comincio ad essere stanco. Tu no?-
- Un po'. È stata una giornata molto lunga. E non è ancora finita. -
Draco sospirò, evidentemente Ginny era più testarda di quanto pensasse.
- Se potessi la spezzerei io, almeno potremmo scrivere la parola fine a questa storia. -
- Che vuoi dire?-
- Solo tu puoi spezzare quella maledetta collana, e liberarci da questo inganno.-
- Non sono sicura che sia un inganno; all'inizio, forse, ma ora… -
- Ho deciso, voglio una sciarpa. Gialla.-
Ginny gli si avvicinò, con dolcezza gli carezzò una guancia.
- Non essere sciocco. Se tu me lo chiedessi, credo che potrei farlo.-
- Potresti?-
- Lo farei.-
- Mi ridai la catenina, allora?-
- Non me lo hai ancora chiesto. E non puoi riprenderti il mio regalo!-
- Se scegli me non ti servirà - le disse.
- Se me la lasci, sarà come se io ti scegliessi ogni giorno. Non mi vuoi realmente al tuo fianco se non ti fidi di me. -
- Ti sbagli, è di me che non mi fido. Non hai idea di quante volte ancora ti chiederò di spezzarla.-
- Chiedimelo - sussurrò.
- Spezzala!-
- Non dici sul serio - gli disse con voce rotta. - Io non… non mi riferivo alla collana.-
Draco le restituì la carezza, quasi a chiederle scusa per il dolore che le causava.
- Non posso chiederti di legarti a me. Vorrei… ma non posso farlo. -
Ginny sorrise; la sua resistenza valeva più di mille dichiarazioni, più delle promesse che si erano scambiati. Se era stato sconvolgente scoprire che Draco provava dei sentimenti per lei, era meraviglioso capire che erano così forti da spingerlo a proteggerla dal male che poteva farle.
- C’è una cosa che non ho mai avuto. Non sono proprio sicuro di volerla, o meglio, non sono sicuro di poterla avere. Non come vorrei, almeno. -
Questo le aveva detto, e adesso tutto appariva più chiaro.
Decise che lo avrebbe fatto lei; se lui non se la sentiva non lo avrebbe forzato, ma non poteva lasciar andare quell’occasione.
- Noi siamo già legati. Hai mai pensato che magari vogliamo la stessa cosa? Forse l'unica che voglio da questo Natale...-
- Che desideri da questo Natale, Ginny?- le chiese.
- Tutto quello che voglio, sei tu. -
Draco l’abbracciò. Il contatto con il suo corpo teso le procurò un brivido.
Ginny non sapeva dove li avrebbe portati quell’ammissione, però si sentì improvvisamente leggera; era come se avesse ritrovato lo spirito natalizio, cercato invano tra gli addobbi e l’affetto familiare. Capì che finalmente aveva trovato il suo posto, che era esattamente dove voleva essere.

  
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