Cap
7
Gabriel
si era
lasciato convincere da sua sorella a prendere parte a quella stupida
uscita.
Non aveva una gran voglia di perdere tempo sul tetto, insieme a una
mezza
dozzina d’Intrepidi più o meno ubriachi, ma Lydia
gli aveva proposto la cosa
con un sorriso lieve e la risposta affermativa gli era uscita dalla
bocca ancora
prima che se ne fosse reso conto. Così aveva confermato a
Eve la loro
partecipazione e aveva alzato gli occhi al cielo quando la gemella
aveva
annuito con una risatina e uno sguardo che diceva chiaramente che lei
la sapeva
lunga.
Che
poi cosa c’era da
sapere?
Sì,
Lydia era carina
e passare il tempo in sua compagnia gli piaceva, ma lui doveva
concentrarsi
sull’iniziazione. Se non si fosse classificato primo aveva la
netta sensazione
che la sua vita sarebbe diventata un vero e proprio inferno in terra.
Eric
Murter non era il tipo che si accontentava, questo lo sapevano tutti, e
l’aveva
preparato per quel momento dalla tenera età di cinque anni.
Undici anni di
allenamento non potevano essere buttati al vento … neppure
per una bella rossa
dagli occhi verdi e l’aria indifesa.
Riemerse
dalla sue
considerazioni giusto in tempo per vedere le ragazze che uscivano dal
bagno
comune, tutte perfettamente vestite e truccate.
Registrò
velocemente
come lo sguardo di Axel avesse accarezzato con palese apprezzamento le
lunghe
gambe toniche che gli shorts di sua sorella lasciavano in bella mostra.
Si
avvicinava sempre più velocemente il momento in cui lui e
quel trasfazione
avrebbero dovuto fare quattro chiacchiere. Eve era disinvolta,
spregiudicata, e
questo era un atteggiamento che poteva essere facilmente frainteso da
un
ragazzo; di solito si fermavano alle apparenze e ignoravano
completamente la
sua intelligenza e il suo brillante senso dell’umorismo. Beh,
lui la conosceva
meglio di chiunque altro e non avrebbe permesso che qualcuno trattasse
sua
sorella come una … beh, sì, come una di quelle.
Poi
il suo sguardo
venne come calamitato da una lunga massa di morbide onde bionde.
Impiegò un
paio di secondi per capire che quella che stava guardando con tanto
d’occhi non
era che Kate “frigida” Eaton. C’era
sicuramente lo zampino di Eve nella trasformazione
della sua amica, soprattutto nel trucco scuro e marcato e nei capelli
perfettamente acconciati; i vestiti erano un po’
più sensuali del solito, nulla
di troppo sfacciato per lei.
Come
se gli avesse
letto nel pensiero, sua sorella gli strizzò
l’occhio con malizia.
Non
riusciva proprio
a capire perché si fosse messa in testa di affibbiargli una
ragazza. Aveva
tutto il tempo del mondo per trovarne una negli anni a venire, che
senso aveva
affrettare le cose?
Lydia
lo raggiunse
con passo incerto, sorridendo imbarazzata e guardandolo al di sotto
delle
lunghe ciglia che incorniciavano un paio d’occhi da
cerbiatta. Con la coda dell’occhio
vide che Axel gli aveva rivolto un’occhiata molto simile a
quella che gli aveva
assestato lui in precedenza. Erano entrambi appena entrati in
modalità da
fratelli protettivi, magnifico. Effettivamente, osservando
l’abitino nero che
la ragazza aveva scelto per l’occasione, doveva ammettere che
una come quella
avrebbe fatto perdere la testa praticamente a chiunque.
-
Quest’abito … -
cominciò, ingoiando il commento che gli era salito alla gola
e optando per uno
più innocente e neutro, – ti dona –
concluse.
Lo
ricompensò con un
sorriso solare, che ebbe il potere di aiutarlo a non sentirsi poi
così idiota
per quel commento.
-
Ti ringrazio, anche
tu stai molto bene. –
Borbottò
un
ringraziamento a mezza bocca, porgendole il braccio come gli aveva
insegnato a
fare suo padre.
L’educazione
e il
rispetto prima di tutto, indipendentemente dal volere costruire o meno
una
storia con una ragazza.
Eve
e Axel aprivano
quel piccolo corteo diretto al tetto. La testa della gemella era
talmente
vicina a quella del trasfazione che le loro chiome sembravano quasi
fondersi l’una
con l’altra. Parlottavano fittamente di chissà
cosa, prorompendo di tanto in
tanto in qualche risatina divertita.
Fecero
strada fino al
centro del tetto, dove gli Intrepidi più grandi erano
già disposti in varie
zone a bere birra ed esibirsi in spacconate di ogni tipo.
Gabriel
intravide Bas
seduto sul cornicione poco lontano, con la biondissima Jo comodamente
seduta
sulle sue gambe, intento a baciarsi con trasporto. Il pensiero che
quell’uomo
fosse addirittura più grande dei suoi genitori e non avesse
ancora dato il
minimo segno di voler maturare gli fece storcere il naso. Okay per il
divertimento, in fin dei conti piaceva anche a lui, ma quel tipo e il
Capofazione Reaper sembravano essere gli eterni Peter Pan della
Fazione.
-
Lo conosci? –
chiese Lydia, curiosa.
-
Bas era uno degli
istruttori dei miei durante la loro iniziazione e Jo fa parte del
gruppo delle
amiche di mia madre. –
Proprio
in quel
momento i due coniugi si separarono e notarono di aver attirato la loro
attenzione. Bas alzò una mano in segno di saluto,
occhieggiando Lydia con un
sogghigno, mentre Jo strizzava loro l’occhio.
Gabriel
sospirò.
A
quanto pareva era
in atto una specie di congiura sentimentale contro di lui.
-
Ti va una birra? –
chiese, nello stesso momento in cui Lydia accennò alla cassa
da cui pompava la
musica e disse: - Ti va di ballare? –
Si
guardarono negli
occhi, scoppiando a ridere all’unisono.
-
Sì, ma è meglio se
prima ci prendiamo una birra. Sono un pessimo ballerino e
l’alcool aiuta a
farmi sembrare un po’ meno rigido –
scherzò, prendendola per mano e
conducendola verso il mini frigo nell’angolo.
Si
appoggiarono al
cornicione mentre sorseggiavano le birre gelate e guardavano i ragazzi
in pista
scatenarsi.
Kate
e Rashel
ballavano insieme al centro di quella pista improvvisata, muovendosi
aggraziate
e sensuali e catturando immediatamente l’attenzione di tutti
gli individui
maschili single presenti.
Eve
e Axel erano poco
distanti da loro, allacciati in un ballo sensuale fatto di lievi tocchi
quasi
impercettibili e repentini allontanamenti. Sembravano divertirsi molto,
quasi
fosse un gioco per loro.
Gabriel
finì la birra
con un ultimo lungo sorso e l’appoggiò sul
cornicione, puntando le iridi chiare
in quelle di Lydia. – Ci buttiamo in pista? –
La
ragazza annuì,
lasciandosi condurre tra quei ballerini più o meno
improvvisati. Gli cinse il
collo con le braccia, avvicinandoglisi quanto bastava per permettergli
di
sentire la fragranza di vaniglia che la circondava. Gabriel chiuse gli
occhi
per un attimo, inspirando il profumo delicato e dolciastro e
sforzandosi di
concentrarsi sul ritmo, dopodiché prese a muoversi con
maggior sicurezza. Lydia
lo assecondò, guardandolo negli occhi e sorridendo di tanto
in tanto con aria
imbarazzata.
Sotto
la luce delle
stelle i suoi occhi sembravano brillare ancora più del
solito e il chiarore
lunare faceva sembrare la sua pelle candida quasi iridescente. Avrebbe
potuto
tranquillamente essere scambiata per una leggiadra e incantevole fata
dei
boschi.
Era
bella, così incredibilmente
bella. Avrebbe voluto dirglielo, ma non era certo il tipo da frasette
sdolcinate.
Così
si limitò a
cingerle i fianchi con maggior decisione, attirandola un po’
più a sé.
Lydia
non oppose la
minima resistenza, anzi rinserrò maggiormente la presa
intorno al suo collo e
lasciò che una guancia si posasse sulla sua spalla
muscolosa, rilassandosi
nella sua stretta.
Continuarono
a
ballare così, stretti l’uno all’altra,
per circa mezz’ora dopo la quale la
ragazza chiese un attimo di riposo.
Tornarono
nel loro
angolino personale, sedendosi a terra e lasciando che la superficie
fredda del
muro si scontrasse con le loro schiene.
-
Non sei poi un
ballerino così tremendo – osservò Lydia.
-
Diciamo che me la
sono cavata meglio del solito, magari dipende dalla ragazza con cui
ballavo –
replicò, rivolgendole un sorriso sghembo.
La
vide arrossire e
distogliere lo sguardo.
Si
era forse
sbilanciato troppo dandole a intendere chissà cosa?
La
mano fredda e
delicata della trasfazione si posò sulla sua guancia nel
momento stesso in cui
tornò a guardarlo negli occhi.
Nel
suo sguardo c’era
una scintilla di determinazione che non aveva mai visto prima. Rimase
fermo
così, in attesa della sua prossima mossa.
Lydia
gli si avvicinò
lentamente, posando le labbra morbide sulle sue.
Fu
un contatto breve,
appena impercettibile, che gli fece venire voglia di avere molto di
più. Così,
quando la ragazza si tirò indietro e lo guardò
con aria titubante come se si
aspettasse chissà quale reazione, lui la trasse nuovamente a
sé e la baciò a
sua volta.
Le
labbra erano
morbide e carnose proprio come gli erano sembrate in quel primo
fulmineo contatto
e avevano un leggero retrogusto di fragola, probabilmente il sapore del
suo
lucidalabbra. Baciarla era piacevole, quasi rilassante, e
continuò a farlo
finchè qualcosa non li
investì in pieno.
Aprì
un occhio
controvoglia, realizzando che il “qualcosa” era in
realtà un “qualcuno”.
Kate
era inciampata
sulle loro gambe distese, rischiando di cadere completamente su di loro.
-
Scusate, ho perso l’equilibrio
– disse, fredda, per poi allontanarsi a passo svelto e
tornare verso Rashel.
Lydia
gli rivolse un’occhiata
perplessa. – C’è qualcosa tra te e lei?
–
Corrugò
la fronte.
Qualcosa tra lui e la frigida? Stava scherzando, vero?
-
A parte un odio
viscerale, intendi? Ogni tanto cerchiamo di ucciderci a vicenda, ma la
cosa
finisce lì. –
-
Dico sul serio,
Gab. Quello lì non era affatto il tono di una che ti odia
… anzi, a dire il
vero credo che se Kate odi qualcuno quel qualcuno sia io. –
Si
allungò verso di
lei per scoccarle un bacio a fior di labbra. – Non
è come pensi tu. –
Ed
era vero.
Tra
lui e la frigida c’era
solo odio, era sempre stato così fin da quando erano nella
culla, ed entrambi
ne erano sempre stati perfettamente consapevoli. Dannazione, tutta la
Fazione
lo aveva sempre saputo.
-
D’accordo, mi fido –
mormorò in risposta, a fior di labbra.
*
Eve
si allontanò da
Axel per andare a prendere l’ennesima birra. L’idea
del tetto era stata
geniale; era una bella serata e un po’ di distrazione dopo
tutti quegli
allenamenti estenuanti ci
voleva
proprio, e poi quel trasfazione era un tipo interessante.
A
una prima occhiata
lo aveva etichettato come il classico belloccio sicuro di
sé, il tipo abituato
a cambiare ragazza con la stessa frequenza con cui lo faceva con i
calzini, ma
evidentemente si era sbagliata. Era acuto, divertente, e si sforzava di
piacerle.
Afferrò
una bottiglia
gelata, guardandosi attorno per cercare l’apri bottiglie. Non
trovandolo, sbuffò
contrariata. Qualcuno doveva esserselo portato in giro per il tetto.
Che
la caccia al
tesoro avesse inizio.
Lo
intravide a una
decina di metri, appoggiato al cornicione nell’angolo
più lontano del tetto. Lo
raggiunse e fece per stappare la bottiglia quando il profilo asciutto e
muscoloso di un uomo comparve davanti a lei.
-
Dannazione, Reaper,
mi hai fatto prendere un colpo – esclamò,
trattenendo all’ultimo secondo la
birra che le era quasi scivolata a terra per lo spavento.
Il
cipiglio del
Capofazione era serio, contrariato.
No,
incazzato, si
corresse prontamente; la vena in corrispondenza della tempia che
pulsava minacciosamente
non lasciava spazio ad alcun dubbio.
-
Che ci fai con quel
novellino trasfazione? –
Sbattè
le lunghe
ciglia, fingendosi completamente ignara del significato della sua
domanda, -
Che significa cosa ci faccio? Sto semplicemente ballando con un mio
compagno d’iniziazione.
Perché, è un problema? –
-
Non provarci
nemmeno a giocare al gatto e al topo con me. Una qualsiasi delle
ragazze della
Fazione sarebbe più che felice di prendere il tuo posto.
–
-
Eppure sei qui,
anche se ci sono molte ragazze stasera sul tetto. Qualcuna è
anche molto carina
-, sorrise sorniona indicandone una poco distante, - Tipo quella
lì. –
Poi
aggiunse,
fissandolo risolutamente negli occhi, - Ricordati che non sei
l’unico che può
trovarsi qualcun altro con cui spassarsela. E, per la cronaca, Axel non
è solo
più giovane e simpatico di te ma anche tremendamente sexy
– concluse, voltando
le spalle alla sua espressione che era un curioso mix di rabbia e
indignazione.
Stava
tirando
parecchio la corda, lo sapeva, ma la verità era che Reaper
era solo un gioco
eccitante che le stava venendo rapidamente a noia. Troppo possessivo,
troppo
geloso e … sì, doveva ammetterlo, troppo grande
per lei.
Axel
accolse il suo
ritorno con un sorriso smagliante, togliendole la birra dalle mani e
prendendone un lungo sorso.
-
Ehy, quella era mia
– protestò, dandogli uno scherzoso pugno sulla
spalla.
-
Mia, tua, è lo
stesso. –
-
Quindi sei un ladro
di birra, eh mr Axel? Sapevo che eri troppo perfetto per essere vero
–
ironizzò, riappropriandosi della bottiglia.
-
Troppo perfetto,
eh? –
-
Sì, ma non montarti
la testa. Mi piacciono i ragazzi sicuri di loro, ma non quelli
arroganti –
liquidò il tutto con un gesto brusco della mano.
-
Immagino che non
siano molti i ragazzi della tua Fazione che ti piacciono allora.
–
Lo
punzecchiò su un
fianco. – Guarda che non tutti gli Intrepidi sono arroganti.
–
-
E tuo fratello che
tipo è? – chiese allora.
Capì
all’istante dove
voleva andare a parare.
-
Gabriel è un tipo
okay, uno di quei ragazzi protettivi su cui si può sempre
fare affidamento.
Tratterà bene Lydia, te lo prometto –
asserì, improvvisamente mortalmente
seria.
Axel
annuì.
-
E se ti dicessi che
la stessa cosa vale anche per me? –
-
Direi che lo dici
solo per cercare di portarmi a letto – rise.
-
Siamo malfidate,
eh? –
Annuì
graziosamente,
giocherellando con una ciocca corvina. – Assolutamente
sì. Io appartengo a
quella scuola di pensiero del “se non vedo non
credo”. –
Rise
insieme a lei,
per poi tornare serio.
-
Quindi mi darai
modo di dimostrarti che ciò che ti ho detto è
vero? –
Finse
di pensarci su,
arricciando le labbra.
-
Credo che ti
lascerò provare a dimostrare che dici la verità.
–
-
Ti piace avere il
coltello dalla parte del manico, eh? –
Sorrise,
compiaciuta.
– Lieta che tu lo abbia capito subito. –
Poi
una mano di Axel
le sfiorò la guancia, accarezzandole il profilo della
mandibola e soffermandosi
sotto il mento per farle alzare un po’ il viso verso di lui.
Dovette fare
appello a tutto il suo autocontrollo per non tremare quando quelle
pozze
profonde e ammalianti che aveva al posto degli occhi catturarono le
sue.
-
Corro troppo se
provo a baciarti? – le chiese sottovoce, con un tono tanto
basso e insinuante
che la faceva sentire stranamente complice con lui.
Si
alzò in punta di
piedi, andandogli incontro e depositandogli un casto bacio
all’angolo della
bocca, per poi sussurrargli all’orecchio: - Non bacio mai al
primo
appuntamento. –
Spazio
autrice:
Eccoci
con l’aggiornamento! Spero che anche questo capitolo vi sia
piaciuto e come
sempre vi chiedo di farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma
Erin Gaunt