[Regalino a colei che con il
SasuSaku dominerà il mondo: Rory.
LA Pantera Nera per eccellenza.]
-Sakura,
allontanati.-
La voce spezzata
di Kakashi le arrivò a malapena all’orecchio; non che ci fosse rumore, l’unico
suono erano i suo singhiozzi spezzanti.
Se ne stava
piegata sul corpo inerme di Naruto, cercando di impastare le ultime gocce di
chakra che le rimanevano nel corpo, martoriato da quell’ultima battaglia.
Sapeva benissimo,
Sakura, che dietro di lei altri la stavano guardando con la medesima espressione
del Sensei: pietà, dolore, disperazione.
Ma lei non si era
ancora arresa.
Implorava quel dannato corpo a muoversi: voleva che
Naruto si svegliasse, che la rassicurasse come al solito, assicurandole che tutto andava bene.
E
che non c’era nessuna ferita che squarciava il suo petto.
-Sakura, è morto.
Nemmeno tu puoi fare qualcosa.-
Voleva solo che
stessero tutti zitti. Naruto, dopo tutti gli sforzi che aveva compiuto, non
poteva essersene andato.
Non lo accettava.
-Sakura-, una
voce diversa da quella di Kakashi; una voce ritrovata, pacata e, per la prima
volta, compassionevole. Poggiò una mano bianca sulla spalla di Sakura,
attendendo che la ragazza si voltasse.
-Sas’ke..-
-Andiamo.
Lasciamo che portino il suo corpo in un luogo più appropriato.-
Come se nulla
fosse, la sollevò da terra, stringendo le spalle – mai gli erano sembrate così
sottili – con un braccio.
Per la prima
volta, pensò Sakura, quello accanto a lei nell’inferno...era Sasuke.
Tutto scorre..
-Two months later-
Lo
senti? È il rumore di qualcosa che si spezza.
Sono
i sentimenti che il cuore non riesce più a contenere.
-Secret
Unrequited Love-
Sakura si ravvivò alla bell’e meglio i
capelli, stretti in una crocchia severa così da non darle fastidio durante il
lavoro; se ne stava in piedi, appoggiata allo stipite della porte che dava
sulla camera di TenTen.
Per la prima volta la vedeva con i
capelli sciolti, debole ed indifesa in un bianco letto di ospedale; gli occhi
chiusi e la bocca coperta da una mascherina verde.
Erano passati due mesi dal giorno in cui TenTen era entrata in coma. Sessantuno giorni dalla morte
di Kiba e Hinata. Da quando Neji non avrebbe più potuto usufruire delle sue
gambe, da quando Choji non avrebbe più sorriso né mangiato patatine.
Da quando Naruto li aveva lasciati tutti.
Sbatté con rabbia la porta, facendo
bestemmiare Rock Lee a bassa voce: quando Neji non poteva, il ragazzo era
sempre al capezzale della compagna di squadra con una speranza negli occhi
neri.
Con le mani infilate nelle tasche, Sakura
procedette spedita verso l’uscita dell’ospedale, ignorando il fatto che
mancavano ancora dieci minuti alla fine del suo turno.
Una volta oltrepassata la porta, si stupì
del buio che era calato su Konoha: eppure erano solamente le sei e mezza di
sera.
I capelli furono liberati dalla severa
acconciatura, liberi si spandersi al venticello fresco che soffiava in quel
preciso istante.
Strizzando le palpebre, Sakura individuò
una figura seduta poco distante da lei, sulla scalinata dell’ospedale.
Si avvicinò a lui, riconoscendo in anticipo
il ventaglio rosso e bianco disegnato sul Kimono tipico che Sas’ke Uchiha era solito indossare.
-Yo.-, Sakura si premurò di coprirsi le
gambe, mentre si accomodava accanto al giovane, che la salutò con un
semplicissimo cenno del capo.
Non che avesse altro da fare, ma Sas’ke Uchiha non era mai stato un tipo loquace: Sakura si
ricordava ancora i primi tempi all’accademia, luogo dove l’unico che riusciva a
strappare più di una qualche frase seccata era Naruto Uzumaki.
Istintivamente, si portò una mano a
scostare la frangetta in modo da coprire gli occhi, leggermente velati da
lacrime dispettose.
Sas’ke fece
finta di nulla, sollevandosi e porgendo una mano alla ex compagna di Team che
l’afferrò simultaneamente, come faceva da qualche tempo – un mese e diciassette
giorni.
Sì, li aveva contati uno ad uno: Sasuke
era tornato al villaggio dopo il sacrificio di Naruto; Sasuke era tornato al
villaggio dopo aver passato un’intera notte a consolarla; Sasuke era tornato al
villaggio ed ogni momento libero l’aveva passato, silenzioso ed imperscrutabile
come suo solito, accanto a Sakura.
-Mi accompagni a casa?-, domandò per
spezzare quel silenzio surreale che quattro anni prima non ci sarebbe mai
stato.
Un po’ per quel casinaro dai capelli
dritti, un po’ per le sue moine da bambina; ma si divertivano, inutile negare
il sorriso che tutti e tre avevano stampato sul viso, una volta chiusisi la
porta di casa alle spalle.
Si sfregò le braccia, rabbrividendo a
quei pensieri. Non avrebbe mai immaginato che di quei tre genin
senza speranze sarebbero rimasti in due...ancora.
Quando Sas’ke,
per un motivo che lei ancora non comprendeva, le aveva salvato la vita due mesi
prima, aveva visto il viso di Naruto illuminarsi come non succedeva da – troppo
– tempo. E il filo rosso che li legava si era cucito di nuovo, unendoli per
poche, pochissime ore prima della disfatta.
Sakura si morse il labbro inferiore con
rabbia, aumentando il passo.
-Rallenta.-, fa Sasuke pur standole
dietro come se non fosse cambiato nulla; sembrava quasi che si sforzasse a
stare al suo passo, piuttosto.
-Non mi va di stare troppo per strada; la
gente-, indicò con un gesto enfatico della mano, -ci osserva. Mi danno sui
nervi.-
Ringhiò sottovoce, maledicendo il ragazzo
accanto a lei quando lo sentì ridacchiare sommessamente; incontrando i suoi
occhi scuri, tuttavia, non poté fare a meno di rabbrividire di nuovo – ma nessun
vento soffiava, in quel momento.
-Penso che la gente osservi me, Sakura.-
Ovvio, avrebbe voluto
dirgli. Non era di certo lei quella che aveva abbandonato Konoha per vendetta.
Ma se ne stette zitta, limitandosi a
scrollare le spalle.
Avevano taciuto entrambi su quanto fosse
successo negli anni passati fra di loro; nessuna questione, nessuna, era stata sfiorata o graffiata
leggermente.
Avevano mantenuto in reciproco accordo un
silenzio quasi fastidioso, alle volte: Sakura non sapeva niente di Sasuke, se
non tre cose fondamentali, che rifacevamo sempre a Orochimaru, Itachi,
Akatsuki. O Akatsuki, Itachi, Orochimaru.
Per il resto, il vuoto totale.
Sasuke – ovviamente il destino non
era parziale – sapeva molte più cose sul conto di Sakura: sapeva del
praticantato come medic-ninja, del suo addestramento con Tsunade;
probabilmente, sapeva perfino i giorni e gli orari in cui lavorava
all’ospedale, visto che lo trovava sempre ad aspettarla come una mezz’oretta
prima, facendo finta di essere capitato li per caso.
-Sai-, sbottò Sakura senza entusiasmo,
fermandosi in mezzo alla stradina deserta che portava a casa sua, -penso che tu debba smetterla di comportarti
come avrebbe fatto Naruto.-
Sasuke alzò un sopracciglio scettico,
mordendosi il labbro inferiore. Sakura cercò in tutti i modi di pensare che
quel gesto lo rendesse più sexy di quanto già non fosse.
-Non...devi venirmi a prendere tutti i
giorni. So che hai gli allenamenti e che, anche se lo nascondi bene, ti secca
abbastanza.-, borbottò voltando lo sguardo ed impiantandolo su un sassolino ai
suoi piedi.
Sasuke si mosse d’un passo, arrivando a
pochi centimetri dal capo color pastello della ragazza; da quella distanza
poteva sentire benissimo il profumo dolciastro del suo shampoo.
Allungando una mano verso la ciocca di
capelli rosati, sorrise.
Sorrise per l’espressione di Sakura,
misto fra stupore e imbarazzo.
Sorrise perché riusciva a capire come
Naruto dovesse sentirsi in quelle situazioni.
Sorrise perché, in quel momento, non era
solamente lui ad accarezzare la nuca di Sakura; con lui, silenzioso per la
prima volta, c’era anche Naruto.
-Sai, Sakura-, scostò leggermente il
ciuffo dalla sua fronte, in modo da farla arrossire; come al solito, quel punto
le provocava un certo imbarazzo. –come al solito dimostri di non conoscermi.-
Avrebbe ribattuto Sakura in un’altra
occasione, rispondendogli che, come al solito, la sottovalutava.
Ma la mano di Sasuke si era mossa con una
lentezza infinita sulla sua guancia, trovandone un piacevole luogo di sosta.
Non l’aveva mai avuto così vicino, a meno
di non contare la volta in cui Naruto aveva preso l’aspetto di Sasuke e aveva
tentato di baciarla.
Deglutì rumorosamente, facendo inclinare
il capo al ragazzo.
-Avresti dovuto capirlo quattro anni fa,
Sakura.-, lei spalancò gli occhi sentendo il respiro di Sasuke sulle sue
labbra, -Non sono un amico così in gamba. Non sto facendo tutto questo per
Naruto, ma per me stesso. Voglio riconquistare ciò che è mio.-
E, senza dire nulla, non le permise di
parlare. Sigillò la sua bocca, facendole mozzare il fiato in gola.
Sakura lo sentì subito. Il suono di un
boato infondo al suo stomaco e uno strappo.
I sentimenti per Sasuke relegati per una
forza superiore in un angolo dimenticato del suo cuore erano esplosi a causa di
un bacio. Quei sentimenti rimasti sopiti per anni e anni, che avevano imparato
a provare piacere alla presenza costante di Naruto e alla mancanza di Sasuke si
erano manifestati, facendola aggrappare con forza al kimono bianco del giovane.
In quel momento la consapevolezza che
nessun casinaro biondo avrebbe interrotto quel momento le fece pizzicare gli
occhi.
Nessuna manifestazione di gelosia,
nessuno sguardo seccato e invidioso; niente di niente.
Solamente il silenzio rotto dal rumore
del loro primo bacio.
Un bacio che rappresentava l’inizio e la
fine.
La fine del primo amore per lasciare
posto a sentimenti più maturi, che conoscevano la sofferenza e la tristezza della
perdita.
E Sakura era pronta, nonostante non ci
fosse più Naruto, pronto a consolarla in caso di bisogno o a farla ridere, per
far cessare le sue lacrime.
Era pronta ad amare Sasuke dopo tutto il
dolore che le aveva causato, dopo tutti gli anni che erano trascorsi, dopo
tutto quanto.
Con una nuova forza nel cuore, pronta ad
affrontare gli altri mille ostacoli che la vita le avrebbe messo di fronte,
Sakura permise per l’ultima volta a Naruto di infilarsi nei suoi pensieri,
prima che Sasuke la stringesse più forte, quasi a volerla consolare.
E Sakura fu sicura di una cosa: Naruto
sarebbe stato fiero di loro, seppure un po’ geloso.
-Grazie,
Sakura.-
-Grazie,
Naruto.-
-Grazie,
Sasuke.-
* *** *
Se siete arrivati fin qui e mi state
odiando vi comprendo.
Orribile, noiosa, clichè.
Ma bisognava dare una spolverata di
SasuSaku in questo giorno molto speciale.
Tanti auguri, Rory!
Diciamo che...ne sono abbastanza insoddisfatta; ho decimato
Konoha senza pietà, lasciando la vita di TenTen
appesa ad un filo.
L’unico sfizio che mi sono tolta è
l’omicidio di Kiba. *_*
Lasciatemi con i miei vaneggi, va..
Rinnovo gli auguri a quella sacra Pantera
che, per prima, è riuscita a farmi apprezzare questa coppia!
Mimi