CAPITOLO 3.
Ma che diavolo…!
Questo fu tutto quello che il suo nobile cervello di
Uchiha fu in grado di elaborare quando, il pomeriggio successivo, aperta la
porta d’ingresso della villa, si era ritrovato davanti l’intera popolazione
della sua generazione. Quella situazione lo portò a confermare il suo pensiero
della sera precedente, formulato nell’istante in cui Iruka si era presentato
davanti alla sua porta: quando centrava Naruto, era capace di attirare su di
sé, volente o nolente, pressoché l’attenzione
dell’intera Konoha.
Con piglio severo e quanto mai seccato, Sasuke si
ritrovò a rivolgersi a Shikamaru, forse l’unico tre i componenti dei vari team
della sua generazione con cui si ritrovava ad andare d’accordo, oltre a Naruto
e Neji.
– Saresti così cortese da spiegarmi per quale
dannatissimo motivo siete tutti qui a casa mia?! - sillabò, cercando di mantenere la calma,
seppur dalla sua voce trasparisse chiaramente quanto in realtà fosse irritato
da tutto quello.
Per tutta risposta, Shikamaru sbadigliò e scrollò le
spalle.
– Di preciso non so…l’unica
cosa che so dirti è che mi ci ha trascinato Ino, sostenendo che lei e Sakura
non potevano permettersi assolutamente di lasciare solo e triste un piccolo
bambino carino come Naruto e soprattutto, non avrebbero mai permesso che
Sasuke-kun si stancasse troppo nell’accudire un bambino tutto da solo. Credimi,
Uchiha…è una seccatura, più per me che per te, ma…se non fossi venuto Ino mi avrebbe stressato a vita…sai com’è, no? – l’altro sbuffò e annuì secco; sì,
conosceva quelle due e la loro insana
passione per lui. D’altro canto però, era perfettamente consapevole di
quanto Sakura tenesse realmente al biondo e di quanto fosse preoccupata per lui
in quel momento.
– E di grazia…gli altri
invece? – fu Neji, questa volta, a rispondere alla domanda del moro.
– Credo che siano state sempre Ino e Sakura, ma credo
che anche Rock Lee centri qualcosa…- lanciò
un’occhiata più che eloquente al ragazzo al suo fianco, entusiasta come pochi,
e incrociò le braccia al petto.
– Dobbiamo far risplendere Naruto-kun
e il fiore della giovinezza che è in lui! – esclamò convinto, sprizzando
energia da tutti i pori mentre, ignaro dello sguardo avvelenato dell’ Uchiha,
si diresse a grandi passi all’interno dell’abitazione, trascinando con sé
l’intero gruppo.
Poche ore più tardi, Sasuke si chiese seriamente se
qualcuno di loro lì dentro fosse normale. Seduto sul parchè di legno della
veranda dell’abitazione principale del quartiere Uchiha, il moro osservava
sempre più attonito e infastidito il caos che imperversava attorno al suo
migliore amico. Sakura e Ino, seguite da Ten Ten e
persino Hinata, perse nella loro contemplazione dell’adorabile bambino
imbronciato davanti a loro (presumibilmente infastidito da tutto quel baccano,
seppur lui stesso fosse un tipo relativamente agitato e confusionario), non facevano
che emettere versetti e grida di giubilo e tenerezza ogni qual volta Naruto
gonfiava le guancie arrossate per via dell’irritazione o assumeva espressioni
buffe, che a loro detta erano semplicemente adorabili, e a giudicare da quanto
tempo andavano avanti e con quanta enfasi ancora i loro gridolini fendevano
l’aria, non avrebbero smesso poi tanto presto.
Choji, armato del suo immancabile pacchetto di
patatine, stava illustrando al piccolo i vari gusti e le diverse qualità
esistenti sul mercato e le proposte dall’industria alimentare, informandolo su
quale fossero le migliori e come fare per procurarsele senza cadere in un
banale errore di scambio tra un tipo ed un altro. Al suo fianco, Shikamaru
sbuffava di tanto in tanto, tentando di appisolarsi con scarso successo,
infastidito dagli striduli acuti delle kunoichi. Nel frattempo, Neji e Shino,
il primo inorridito da tutta quell’idiozia e il secondo per non si sa bene per
quale motivo, si tenevano a debita distanza, intervenendo solamente di quando
in quando, nel momento in cui la situazione sembrava precipitare oppure quando
Rock Lee, preso dalla foga e l’agitazione iniziava a blaterare sproloqui
insensati sulla giovinezza e l’importanza di un allenamento costante e
fruttuoso.
Kiba, forse il più esagitato, cercava di convincere il
bambino di come camminare a quattro zampe come i cani, durante una rapida
corsa, fosse ben più proficuo e comodo che non correre tranquillamente sui soli
arti inferiori. Sasuke quasi si strozzò con il the che stava bevendo quando
questi tentò di far ragionare Naruto su quanto fosse ben più comodo persino
soddisfare i bisogni primari, cosa che generalmente un essere umano aveva la
decenza di fare in bagno, alla maniera dell’animale.
Decise che quello andava ben oltre la sua scarsa
soglia di sopportazione e con una vena pulsante sulla tempia pallida si alzò e
si diresse verso il gruppo, deciso a cacciare via tutti quanti.
Naruto, accortosi del fatto che Uchiha si stesse
dirigendosi verso di loro, si alzò a sua volta e, dimentico di tutte le persone
accanto a lui, sorrise e cominciò a correre nelle direzione dell’altro. Dopo
qualche metro, sfortunatamente inciampò e cadde a terra.
Persino il moro si fermò.
Lentamente il bambino si risollevò. Rimase immobile
qualche istante con il viso chino e corrucciato e gli occhi strizzati, come se
si stesse trattenendo dal fare qualcosa, poi, come se non fosse successo nulla,
risollevò il viso e rivolse un enorme sorriso al ragazzo davanti a lui che,
dimentico dei suoi precedenti propositi, con la solita aria indifferente, gli
si avvicinò lento. Sorprendentemente, lo afferrò poco delicatamente da sotto le
ascelle e se lo adagiò addosso, studiando i tagli più o meno profondi che
l’altro si era procurato alle ginocchia. Più tardi li avrebbe medicati, non
erano profondi, ma nemmeno trascurabili.
– Baka, quante volte ti ho
detto di stare attento mentre corri?! Ti fa male? – lo rimproverò in tono
piatto, ma con una nota di leggero biasimo. Naruto gli sorrise e dissentì
energicamente. L’altro semplicemente annuì piano e lo rimise giù,
allontanandosi di poco per raggiungere gli altri, che avevano fissato la scena
in silenzio, chi troppo preso dalla tenerezza di quel momento come Sakura o
Ino, e chi semplicemente perplesso dal comportamento quasi umano dell’Uchiha, e adempiere al suo intento
originario.
Evidentemente però, qualcuno lassù non era decisamente
d’accordo con lui quindi, dopo aver fatto qualche passo, gelò quando davanti a
sé, quasi dal nulla, apparve Sai.
Lo shinobi, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, si
diresse direttamente verso Naruto. Si bloccò ad un metro scarso da lui e quando
ebbe l’attenzione del biondo si piegò in avanti, avvicinando il suo viso a
quello dell’altro per scrutarlo meglio.
Dal canto suo, il bambino rimase immobile, scrutandolo
incuriosito con i suoi grandi occhi acquamarina. Finalmente, il moro si decise
a parlare.
– Mhm…avevo sentito qualcosa in giro riguardo a questo…- mormorò, riferendosi alla sua regressione -…beh, almeno ora avrai una scusa plausibile per giustificare
le dimensioni del tuo cazzo. – commentò tranquillamente. Un pesante silenzio
scese sulle sue parole.
Naruto, ingenuo e curioso ragazzino senza peli sulla
lingua, si sporse lievemente da un lato e scrutò la figura di Sasuke –
stranamente rigida come una statua di marmo – oltre quella di Sai e dopo aver
aperto la piccola bocca, domandò candidamente.
– Sasuke nii-chan, cos’è un “cazzo”? – il moro non
rispose, non lo guardò nemmeno. Strinse i pugni e abbassò il capo poi, come se
si stesse trattenendo, sibilò caustico.
– Ora basta. Questo è troppo! Fuori. Tutti fuori da
casa mia! – il pittore, come se si fosse accorto solo in quel momento del
padrone di casa, si voltò con una falsa espressione sorpresa sul viso.
– Oh…! Sasuke-kun…ci
sei anche tu?! – esclamò fintamente ingenuo. Sasuke, non volendo dare credito
all’idiozia dell’altro, che invece sembrava trovare tutto quello molto
divertente, si astenne dall’informarlo che quella era casa sua e che sì, era
ovvio che ci fosse anche lui e preferì, per evitare di dare adito ad
un’irritante diverbio, di ricordargli che lui non era nemmeno stato
invitato.
Beh, ad onere del vero, nessuno di loro lo era, ma lui
più degli altri. Solo quando nella sua mano brillò pericolosamente una
scintilla bluastra e lo stridio del chakra si spanse nell’aria, a tutti,
persino ai più ottusi, fu chiaro che la “festa” era conclusa e che era ora di
levare le tende.
Tutti tranne Sai, ovviamente.
Il giovane AMBU rimase lì fino a che il colpo di
Sasuke non lo sfiorò di pochi millimetri. Allora comprese persino lui, che era
decisamente ora di andare e si dileguò, sparendo in uno sbuffo di fumo.
Rimasero solo Sasuke e Naruto. Il primo ansimante e
furioso all’inverosimile e il secondo seduto a terra, ancora intento a cercare
di raccapezzarsi e comprendere quanto successo.
Guardò il moro e si domandò cosa l’avesse fatto
infuriare tanto.
Certo, quei tipi era strani, beh, forse non del tutto
normali, ma erano simpatici ed erano stati i primi a giocare con lui senza
guardarlo con disprezzo o senza disgustarsi e cacciarlo via a calci. Inoltre
nella sua piccola e innocente testolina non era ancora chiaro il concetto di
“cazzo” e voleva sapere di cosa si trattasse. Aveva intuito che doveva essere
un termine piuttosto brutto o comunque da non usarsi spesso, soprattutto dalla
reazione del suo “nii-chan” e aveva intuito, altrettanto chiaramente, quanto
quel ragazzo moro dalla pelle ancora più chiara di Sasuke non dovesse stargli
particolarmente simpatico.
Perso nelle sue elucubrazioni mentali, si accorse solo
all’ultimo minuto di come l’altro se ne stesse andando, senza degnarlo di
nessuna attenzione, lasciandolo lì da solo.
Si alzò e gli corse dietro silenziosamente, persino
uno come lui comprendeva che quello non era il momento più adatto per fare
domande o tentare un qualsiasi tipo di approccio.
Sasuke si avviò in bagno e una volta arrivato, afferrò
una cassetta del pronto soccorso e si assicurò che Naruto lo seguisse, poi si
diresse verso la cucina.
Senza dire una parola, prese il bambino in braccio e
lo fece sedere sul tavolo, cominciò a frugare fra gli oggetti contenuti nella
cassetta del pronto soccorso e una volta trovato il necessario cominciò a
medicarlo rudemente.
Il biondo non ebbe nemmeno il coraggio di fiatare
quando l’altro gli fece male, premendo troppo su una ferita particolarmente
profonda. La sua faccia scura lo scoraggiava dall’emettere un qualsiasi suono,
avrebbe persino smesso di respirare se avesse potuto.
Fu così che passò il resto della giornata: cenarono,
fecero il bagno e andarono a letto. Il tutto in religioso silenzio.
Nel frattempo il piccolo Naruto tentava in tutti i
modi di capire per quale motivo l’altro fosse tanto furioso. Proprio non
comprendeva.
Era vero, quelli erano dei veri e propri pazzi, ma sembrava
che Sasuke ci fosse abituato o che comunque fosse rassegnato a loro. L’unico
che proprio sembrava non digerire era Sai, quello strano ragazzo aveva detto
qualcosa che doveva essere veramente compromettente ed in più, cosa
assolutamente imperdonabile per l’Uchiha, l’aveva deliberatamente ignorato. Che
fosse quello il motivo?
No, non poteva essere; Sasuke era permaloso e
tremendamente orgoglioso ma era anche spaventosamente indifferente e quelle
sciocchezze gli scivolavano letteralmente addosso, in più preferiva essere
ignorato e lasciato in pace, piuttosto che costantemente oggetto di attenzioni,
specialmente per quelle strane ragazze che sembravano adorarlo.
Magari era proprio quello il punto! Probabilmente era
stufo di essere importunato continuamente da quelle due!
Ma…no, non era possibile, quel pomeriggio le ragazze erano state impegnate
tutto il tempo a far compagnia a lui.
Lui…
Lui…
Lui…ah! All’improvviso, l’illuminazione. I suoi occhi azzurri si spalancarono
nel buio della sua stanza ed egli si rizzò a sedere sul letto.
Cavolo, non ci aveva proprio pensato! E se fosse stato
proprio lui la causa del mal’umore dell’altro? Se fosse stato lui, senza nemmeno
rendersene conto, a fare qualcosa che l’aveva fatto davvero infuriare?
Si intristì a quel pensiero. Non voleva che Sasuke ce
l’avesse con lui…era l’unico che lo aveva trattato da
subito come un essere umano, non lo aveva maltrattato e l’aveva accettato nella
sua casa, prendendosi cura di lui senza pretendere nulla in cambio.
Certo, aveva un carattere pessimo e alle volte sapeva
rendersi davvero insopportabile, ma…non gli
dispiaceva passare del tempo in sua compagnia.
No, non voleva che il moro Uchiha fosse arrabbiato con
lui, concluse.
Nella sua stanza, nel frattempo, Sasuke era perso
anch’egli in altrettanti spinosi pensieri e, non riuscendo a prendere sonno, si
muoveva agitato fra le coperte.
Perché diavolo succedevano tutte a lui?! Perché non
poteva vivere in pace tra missioni e allenamenti e qualche ciotola di ramen con
Naruto, tanto per passare il tempo a prenderlo un po’ per i fondelli?! Perché,
si chiedeva, perché avevano fatto la conoscenza di Sai?!
Perché lui se ne era andato?
Diavolo, per la prima volta in vita sua, si ritrovava
a pentirsi senza remore della sua scelta. Improvvisamente, risvegliato dai suoi
pensieri, si accorse di alcuni rumori provenienti proprio dall’ingresso della
sua camera. In allerta, e tentando di muoversi più silenziosamente possibile,
allungò un braccio sotto il cuscino e afferrò saldamente il kunai nascosto
sotto di esso. Non appena gli sembrò che l’intruso fosse a portata, con uno
scatto felino si sollevò, gli saltò addosso e gli puntò il kunai alla
gola.
Con sua somma sorpresa, spalancò gli occhi quando
comprese chi era colui che si dimenava fra lei sue braccia e lasciò la
presa.
– Naruto? Che diavolo ci fai qui? Perché non sei a letto?
Pensavo fosse un intruso…- il bambino, si allontanò
leggermente e abbassò lo sguardo, mentre le sue guance si imporporavano
lievemente.
– Sasuke nii-chan…tu…sei
arrabbiato con me? – il moro sussultò appena a quella domanda e si lasciò
andare ad un lieve sospiro, poi si sedette a terra, sul suo futon.
– No.- borbottò burbero. E
non lo era davvero, non era arrabbiato con Naruto ma con gli intrusi che quel
pomeriggio avevano interrotto la quiete della sua esistenza. Intuì, però che
Naruto, di natura particolarmente sensibile ed espansiva, avvertiva il suo
malumore e, non riuscendo a spiegarselo, si era convinto automaticamente che ce
l’avesse con lui.
– Allora perché sembri arrabbiato e non mi parli? –
incalzò ingenuamente il più piccolo con voce tremula. Sasuke si ritrovò a
sbuffare di nuovo. Che bambino petulante.
– Questo non deve interessarti, torna a dormire. –
impose, voltandogli le spalle per rinfilarsi nel suo futon. Ma Naruto non si
mosse, anzi, con sguardo deciso inchiodò le sue iridi acquamarina sulla schiena
dell’altro.
Rimasero così diversi istanti, fino a che Uchiha, a
disagio, si volse un'altra volta nella sua direzione.
– Sei diventato sordo, Dobe? Torna a letto! – gli
intimò, lanciandogli un’occhiata truce.
Ancora Naruto non demorse.
– Ne, nii-chan, perché sei arrabbiato allora? - il moro ringhiò minacciosamente e si rimise
seduto.
– Ho detto che non lo ero con te, ma se continuerai
così lo sarò! Quindi ora sparisci moccioso! – sibilò fra i denti. Il più
piccolo sussultò e si ritrasse appena.
– Naruto non vuole che nii-chan sia arrabbiato con lui…Naruto sarebbe triste…-
borbottò arrossendo all’inverosimile, poi aggiunse, meno imbarazzato, quasi con
tono malinconico - …sono stato felice oggi, siete
stati tutti molto simpatici e carini come me, nessuno lo era mai stato e per
questo vi ringrazio, vorrei rimanere per sempre con voi…-.
L’altro si ritrovò, suo malgrado, ad essere piacevolmente
sorpreso da tutto ciò. Con un tentativo piuttosto impacciato, il più grande
appoggiò la sua mano sul capo dell’altro e si impegnò in un pallido tentativo
di imitazione di una carezza fraterna. Il biondo lo guardò sorpreso e un’enorme
sorriso illuminò il suo viso e la sua voce raggiante si diffuse nella
stanza.
– Mhm..sai, non so bene cosa
sia, ma credo…cioè…credo di volere veramente bene a
Sasuke nii-chan…Naruto vorrebbe che Sasuke fosse
veramente suo fratello…! – un lieve colorito rosato
segnò gli zigomi chiari di Sasuke che si ritrovò spiazzato di fronte alla
spontaneità del bambino, ma quella confessione gli scaldò, a dispetto di sé
stesso, piacevolmente il petto. Per questo si ritrovò a farfugliare come un
impedito, quando si decise a rispondere malamente, ma il bambino prese quella
sottospecie di insulto positivamente, conscio della natura burbera e poco
aperta dell’altro.
– Sciocco…- si schiarì la
voce, in un mero tentativo di riprendere il controllo e alzò lo sguardo,
tornato impassibile.
– Ora tornate a letto però, moccioso! – impose,
indicandogli la porta. Naruto sussultò e guadò in modo significativo il letto
dell’altro.
– Nii-chan, posso dormire con te? Ho paura a rimanere
da solo…- l’ultima parte fu solo un borbottio
indistinto di cui Sasuke capì poco o nulla, ma la sua risposta non cambiò
comunque.
– No. – rispose telegrafico e il biondo s’imbronciò e
gli strattonò una manica del pigiama. L’altro sbuffò spazientito e si coricò,
dandogli le spalle.
- Nii-chan…-
- Scordatelo. -
- Per favore…-
- Ho detto di no, sparisci.-
Quando non sentì più nulla, il moro si voltò ma quello
che ottenne fu solo vedere Naruto che, in piedi di fianco a lui, lo fissava con
gli occhi umidi di lacrime. Era chiaro l’intento di non farsene sfuggire nemmeno
una, da come il bambino si mordeva ostinatamente le labbra.
Levò gli occhi al cielo e si fece un po’ più là nel
futon, sollevando seccamente le coperte. Il biondo si illuminò e, senza perdere
un solo istante di più, si fiondò fra le coperte e si allacciò all’altro a modi
Koala. Sasuke grugnì ma lo lasciò fare.
- Ora dormi però, Naruto – ordinò perentorio, sentì
l’altro annuire contro il suo petto e si rilassò. Qualche minuto dopo, la voce
di Naruto interruppe nuovamente il silenzio, facendo irritare nuovamente il
moro, soprattutto dopo che ebbe udito quale insormontabile cruccio esistenziale
impedisse all’altro di farlo dormire.
– Nii-chan…mi vuoi dire ora,
che cos’è un “cazzo”? - la risposta che ricevette fu talmente dolorosa per la
sua testa che lo convinse a non insistere più con quella domanda, soprattutto
perché il ricordo di essa gli sarebbe rimasto impresso come un marchio con
l’enorme bernoccolo che gli pulsava dolorosamente sul capo.
Ok, anche questo capitolo è
andato.
È assurdo,
e Naruto e Sasuke, nell’ultima parte sono tragicamente OOC, soprattutto il
moro, ma…freghiamocene! XD O almeno per stavolta! Ho
voluto renderlo un po’ meno “glaciale e bastardo” e ovviamente venuto uno
schifo. Vabbè, passiamo alle risposte ai commenti:
Miyuk: Grazie cara! Sono felice Naruto sia tenero e “puccioso”. Sì, la vecchia andrebbe presa a bastonate effettivamente…potrei meditara
sulla cosa…mhm…XD A parte gli scherzi, sono contenta
che sia saltata fuori l’analisi psicologica dei personaggi e che qualcuno si
sia accorto del mio sforzo! ^O^.
Rinoagirl89:
Come potrai notare, Sasuke e Sakura fanno del loro meglio (anche se non lo
danno a vedere) per facilitare la vita a Naruto. Anche Sasuke, per quanto
contrariato dalla situazione, mantiene un comportamento decente! Per i paring, direi che no, in questa storia non ci saranno.
Semplicemente perché non hanno rilevanza qui, in questo contesto. Come ho già
detto, il mio scopo è catalizzare la vostra attenzione su Naruto, la sua
infanzia e la possibilità di riviverla con serenità assieme ai suoi amici.
Spero di aver soddisfatto la tua curiosità. ^^
Nomiemi: Grazie anche a te per i complimenti. Sono contenta
che tu abbia chiaro gli scopi e i temi principali di questa ff. Vuol dire che
ho raggiunto un dei miei obbiettivi per questa ff!
Sono contenta! Grazie anche per aver capito!
Talpina Pensierosa: Wa! Così
tante?! Ne sono davvero contenta!!! Ovviamente sono ancora più contenta di aver
ottenuto una lettrice e “recensitrice perenne”! ^O^ L’infanzia di Naruto
è una questione che ha sempre colpito anche me, anche per questo ci ho scritto
su una ff! (per questo e per un immagine che ho visto
che mi ha scaldato il cuore!!!).
Ok, credo di aver concluso.
Ringrazio ancora tutti voi, alla prossima – e anche ultima, visto che il
prossimo è l’ultimo capitolo di questa ff – un
bacione Izayoi007