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Autore: jaeda_    29/12/2014    0 recensioni
One Direction fanfiction.
«There is always beauty in the cold, and cold in the beauty.»
D'ora in poi sarò Jacy Tindel. Nuova vita, nuovo taglio, nuova città, nuovo nome. Stessa me, stesso passato da cui scappare. Forse sarà tutto vano, forse no.
Riniziare a vivere è il mio unico obbiettivo, costi quel che costì, io vivrò, e la smetterò di sopravvivere.
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Louis.
«Sono due giorni che non la sento Lou, devo aver fatto davvero una cazzata sta volta.» Harry continuava ad essere agitato dal momento in cui aveva varcato la soglia del pub, per tornare a casa.
La serata era stata un disastro. Philip, o qualunque sia il suo nome, sembrava provarci con Lacy e Harry, sotto effetto di alcol, si è ingelosito da morire e ha scatenato un putiferio.
La ragazza era davvero scossa ed ha lasciato il locale senza avvertire nessuno. È solo scomparsa nel nulla, tra la gente.
Non mettevo in dubbio il fatto che H avesse sbagliato tanto quanto l'altro ragazzo, ma, in quel momento, mi interessava solo di Lacy.
Quella ragazza era intrigante, oltre ad essere bella, ovviamente. Sembrava nascondere un lato oscuro, un tesoro prezioso. Sembrava un libro pieno di emozioni e situazioni travagliate, una ragazza che ne aveva vissute tante. E poi si sa, quando non si riesce a risolversi i propri problemi, aiutare gli altri con i loro poteva essere quasi terapeutico.
Dissi due parole di conforto a caso al ragazzo riccio e mi catapultai fuori di casa con una scusa, prima che potesse e iniziare di nuovo con tutte quelle paranoie. A volte proprio non capivo Harry; con me era un cucciolo indifeso, sempre alla ricerca di certezze e conforto, mentre con gli altri era il cazzuto ragazzo fiero e sicuro di sé. Troppo orgoglioso e a volte anche troppo egoista.
Camminavo svelto verso il bar di Jake. Era presto, davvero presto. L’orologio segnava le 6:30 am. Non avevamo chiuso occhio tutta la notte, ma di dormire non ne sentivo il bisogno. In una settimana avrò dormito si e no nove ore, tutte durante la serata film, qualche giorno fa. I pensieri mi tormentavano e non mi lasciavano tranquillo. Le occhiaie probabilmente mi arrivavano fino alle ginocchia, e le guance che pian piano stavano diventando sempre più scavate dal poco cibo che stavo ingerendo, non dovevano essere troppo sexy.
Il locale, se non mi sbaglio, apriva alle 9, per quei disperati (come me, forse?) che già al mattino necessitavano di forti alcolici per affogare tutti i dispiaceri e le delusioni di cui sono costantemente circondati. Io, però, conoscevo il nascondiglio della chiave che apriva la porta sul retro. Da ragazzino la usavo sempre. Mi chiudevo nella parte non aperta al pubblico del locale quando ero triste, e mi sfogavo. Piangevo, pensavo a soluzioni, a problemi. Jake lo sapeva e approvava, è stato quasi come un padre per me. Era sempre pronto a coccolarmi con una bella tazza di cioccolata calda, o con del gelato, se c’era bel tempo.
Avrei aspettato lì fino all’arrivo di Lacy.
Girai l’angolo e cercai la chiave. Sorrisi nel ritrovarla sempre nello stesso posto. In un certo senso, era una certezza che ancora l’uomo mi dava. Come per dire che ci sarebbe stato per sempre.
Accesi la luce del retro, una volta entrato, e rimasi sorpreso da ciò che mi ritrovai davanti agli occhi.
«Louis!?» La ragazza era lì, infreddolita. Era stata svegliata dalla mia intrusione, e sembrava davvero imbarazzata. Mi guardai intorno e vidi tutte le sue cose sparse; spazzolino, dentifricio, un po’ di vestiti in uno zaino. Conoscevo fin troppo bene quel genere di situazioni.
«Stai vivendo qui, Lacy?» Né un “ciao” né niente. Andai dritto al punto. I suoi occhi fissarono il pavimento, provando una forte vergogna. «Ti preparo una cioccolata» dissi. Prima di passare nell’altra parte del locale, mi tolsi il giubbotto e lo poggiai sulle sue spalle infreddolite.
«Ti va di parlarne?» le avevo procurato anche una vecchia e calda coperta, nel frattempo. Lei prese un grande sorso dalla tazza e poi rispose. «Che ci fai qui?»
«Ah, l’ho fatta prima io la domanda, signorina» scherzai, e riuscii a strapparle un sorriso.
Mi spiegò che i soldi che Jake le dava non erano sufficienti per pagarsi sia l’affitto che il cibo e tutte le cose necessarie per vivere, così stava di nascosto nel retro del suo locale.
«Non puoi vivere così. E te lo dico dal profondo dell’anima, perché anch’io passavo interi periodi nascosto qui dentro – la soluzione era solo una, e non avevo paura di prenderla – dovresti venire a stare da noi.»
Subito scosse la testa, probabilmente per il casino con il mio coinquilino. «Ascolta, Lacy – mi avvicinai a lei, prendendole le mani avvolte intorno alla tazza – se c’è qualcuno che a questo mondo ti può capire, quello sono io. Harry è stato un coglione, ma è stato solo un errore. Ti assicuro che se n’è reso conto di quanto è stato stupido. Non ti darà più fastidio, a lui ci penso io. A te ci penso io.» Si morse il labbro con così tanta forza che temevo che se lo sarebbe strappato. La sua preoccupazione era percepibile da un semplice sguardo. «Perché sei scomparsa, l’altra sera?» osai.
Capì che di me si poteva fidare, così non esitò a rispondere alla mia domanda. «Mi sentivo in trappola. Sentivo come se sia Harry che Philip volessero qualcosa di più da me, e la cosa mi ha rattristato. Molto.» La sua voce era bassa e malinconica.
«Cosa c’è di male? Sei una bella ragazze e loro non sembrano per niente dei cattivi ragazzi. Non ti hanno mancato di rispetto.»
«Non è quello il punto – posò la cioccolata, allontanandosi dalle mie mani e iniziò a gesticolare – per tutta la vita mi sono sentita sola, sono stata sola. Sono scappata. Sono qui solo per trovare me stessa. L’unica cosa di cui ho sempre avuto bisogno è di una famiglia, soprattutto di una figura maschile. È per questo che inconsciamente mi circondo di amici maschi, che con loro sono così affettuosa e a mio agio. Lo faccio nella maniera più pura e casta possibile, te lo assicuro. E ho sentito come se loro volessero iniziare a conoscermi meglio, a provare ad avere qualcosa con me. Non voglio che loro si affezionino a me. Non voglio che nessuno si affezioni a me. Non sono fatta per l’amore. Voglio solo…» le lacrime interruppero il suo discorso, e la presi tra le mie braccia. «Non so neanche più cos’è che voglio» sussurrò alla mia spalla, inondandomi la maglia di tristezza.
«Ci siamo noi ora per te, non ti devi preoccupare di nulla» le accarezzai amorevolmente la schiena, mentre lei stringeva forte la mia t-shirt.
«Andiamo a casa» mi staccai. «Sì» si asciugò lei le lacrime.
 
Lacy.
Mi sentivo debole, stupida. Stavo un’altra volta male. Tutto per questa strana paura di essere finalmente amata da qualcuno. Amata in tutti i sensi, con qualsiasi tipo di amore. Amata da un amico, dalla famiglia, da un ragazzo.
Per tutta la vita ho odiato il fatto di essere sola, e adesso non faccio altro che allontanare tutti e tutto.
Di Louis mi fidavo. Mi aveva presa per mano e mi stava guidando verso casa sua. Forse non è da sola che posso trovare me stessa. Forse devo scoprire il mondo, la vita vera, per scoprire chi sono io in realtà.
Il ragazzo era stato in silenzio per tutto il tragitto, probabilmente non voleva insistere per farmi parlare. Lo osservavo, ogni tanto, e notavo i suoi occhi stanchi, le sue guance scavate. Non dev’essere un bel periodo neanche per lui.
Spesso sono stata così. A volte ingrassavo fino a scoppiare, altre volte dimagrivo fino a scomparire. Gli occhi erano costantemente lividi dalla mancanza di sonno, e lo sguardo era triste. Triste da morire. Come me.
Ci saremmo potuti aiutare a vicenda. Con lui sentivo di poter andare lontano.
D’un tratto ci fermammo. Louis si appoggiò su un gradino a si allacciò la scarpa che si era slegata un momento prima. Ero di fronte a lui, e non potei far altro che ricadere in quegli occhi così spenti.
«Che cos’è che hai? – lui alzò lo sguardo, la mia voce era più profonda. Gli afferrai il viso tra le mani, e con i pollici accarezzavo delicatamente le marcate occhiaie che lo segnavano – cos’è che ti fa stare così?»
Se i paparazzi ci avessero visto in quella situazione, probabilmente avrebbero resto tutto molto equivoco. Ma fortunatamente era troppo presto persino per loro.
Il ragazzo pose la sua mano sulla mia e sorrise dolcemente prima di alzarsi.
«Dai, andiamo. Non manca molto» disse riprendendomi per mano. Non volli insistere. Nervosamente mi sistemai una ciocca di capelli dietro all’orecchio e feci un respiro un po’ più profondo.
Pochi minuti dopo arrivammo nella loro umile dimora, Harry stava ancora dormendo, quindi io e Lou facemmo lo stesso.

«Puoi andare nella sala cinema, più tardi preparerò una stanza per te» mi ricordò la strada indicandola con la mano. 
«Va benissimo, è già tanto quello che fai per me» gli scoccai un bacio sulla guancia e corsi al piano di sopra facendo le scale a due a due. 
Entrai nella stanza buia. Non accesi nemmeno la luce. Andai a tastoni fino ad arrivare al letto. Mi accovacciai su di esso e caddi in un sonno profondo senza neanche fare una piccola mossa.

Spazio autrice.

Ciao ragazze!
Scusatemi per il ritardo ma questa settimana il mio Wi-Fi ha fatto davvero schifo.
Questa è solo la prima parte del capitolo "Secret Past". La seconda la pubblicherò mercoledì, come stabilito.
Ci saranno presto delle mezze verità che verranno scoperte, e forse anche qualche chiarimento sulle possibili storie d'amore della storia. Fin'ora non possiamo ancora dire se Lacy sia interessata a Louis, Harry, Philip o qualcun altro. E, invece, i ragazzi? Sono interessati a lei? Zayn incluso, ovviamente. 
Gli unici che sembrano stare fuori da questo intruglio amoroso sono Liam e Niall. Ma molti altri personaggi sono in arrivo, quindi anche L e N non resteranno ancora per tanto tempo in panchina!
Keep reading.
Nina x
  
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