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Autore: itstimetolisa    29/12/2014    1 recensioni
ALL ABOUT THE POULSTON COLLEGE BLOG:
Il Poulston College è l'istituto privato più ambito dai ragazzi inglesi. Ogni anno vengono spedite e controllate centinaia di lettere d'iscrizione. Peccato che per accedervi bisogni superare un esame scritto e passare il colloquio con la preside Johanna Poulston.
Proprio quest'ultima, per invogliare i ragazzi allo studio, all'impegno e alla sicurezza ha indetto la Classe Zero. Solamente i primi sette con il punteggio maggiore nella classifica degli esami finali potranno prendervi parte.
Secondo la lista dell'anno scorso, i fortunati di questo nuovo anno sono:
1°: Harry Styles;
2°: Joy Marshall;
3°: Liam Payne;
4°: Niall Horan;
5°: Zayn Malik;
6°: Louis Tomlinson;
7°: Audrey Gray.
STORIA IN REVISIONE. Potete trovare in nuovi capitoli anche su wattpad: itstimetolisa
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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scusate,scusate,scusate,scusate!

Invito a casa Styles



 

Quella mattina, Harry Styles varcò il cancello con uno strano sorriso stampato in faccia. La borsa ciondolava appesa alla sua spalla, urtando il suo fianco, le mani in tasca e lo sguardo perso. Non capitava spesso che fosse così di buon umore, qualcosa che lo accomunava a Joy.
Si diresse verso l’entrata della scuola, mentre le ragazze lo guardavano bisbigliando tra loro e squadrandolo con aria sognatrice. A Harry non dispiacevano queste attenzioni, adorava essere amato dalle ragazza, potrebbe sembrare da egoista, ma questo era Harry Styles. Anche se, fra tutte le ragazze che facevano sogni su di lui, non c’era la ragazza che avrebbe voluto. Dall’altra parte, mentre le sue fan saltavano e sorridevano euforiche, i ragazzi della Dixon lo fulminavano con gli sguardi infuocati e polemici di chi preferiva usare le mani alle parole. Harry gli ignorò, trattenendosi dal tirare un pugno a quei montati. Arrivato al porticato svoltò agilmente a sinistra e sbucò nell’aria riservata della Dixon High School. Un lungo percorso in pietra si dilungava davanti a lui, circondato dall’erba verde e ben curata del prato. Mentre attraversava il sentiero, mise le mani nelle tasche e si guardò intorno, assorto nei suoi pensieri. Pensava troppo, ma era stato proprio il suo scervellarsi sulle cose che lo aveva portato al primo posto nella classifica dei migliori studenti. Arrivò davanti a una serra in vetro, si stagliava contro il cielo aggraziatamente. Harry rimase a osservare quell’edificio con aria sognante, prima di essere interrotto da una voce:
   «Anche tu qui, eh?» 

Harry sussultò per lo spavento, e linciò il ragazzo che aveva parlato, sognando di potersi vendicare in tutti i modi possibili.
Il ragazzo sogghignò e raggiunse Harry. Erano spalla a spalla e osservavano la serra concentrati.
   «Non farlo mai più, Liam» lo sgridò Harry, ma senza il tono severo di una ramanzina. Liam annuì, ma sorridendo senza farsi vedere. Tutti sapevano che quando Harry era concentrato a pensare a qualcosa, ogni cosa non lo scalfiva minimamente, e loro ne approfittavano per combinargliene di tutti i colori.
   «Comunque, credo che dovremmo andare in classe» Liam interruppe la pace di quel luogo, riportando Harry alla realtà.
   «Cosa dovrei fare?» chiese il riccio, non staccando lo sguardo dalla serra. I raggi del sole proiettavano luccichii sui vetri, che finivano negli occhi dei due ragazzi.
Liam lo guardò, non sapendo se si riferiva a lui o, indirettamente, a qualcun altro.
Scosse la testa e poggiò una mano sulla spalla del riccio: «Fa’ quello che ti senti di fare. Per il momento, limitati ad andare in classe» Liam lo spronò, spingendolo verso la strada da cui era arrivato. Harry rise e il biondo lo seguì. Ben presto la tranquillità della serra fu spezzata dalle loro risate cristalline e sincere. Il riccio sorrideva allegramente, ma intanto stava riordinando le sue idee.
 
 
Stranamente Joy non si era presentata alle lezioni e il riccio stava iniziando a preoccuparsi. Alle due e trenta la campanella suonò e gli studenti si riversarono nel corridoio, frettolosamente vogliosi di raggiungere l’uscita al più presto. La Classe Zero osservava le altre classi attraversare a spintoni la massa di studenti, mentre loro rimanevano nell’aula di matematica ad attendere che finisse l’agitazione della pausa. Guardavano i ragazzi dall’oblò della porta e ridevano allegramente ogni volta che qualcuno si beccava una gomitata o uno spintone da un altro. Era così strano vedere dei ragazzi fare a gara per uscire da scuola.
Niall e Zayn erano i primi che coglievano ogni particolare del mare di studenti agitati, Maia era affianco a loro, che perdeva dieci anni di vita ogni volta che il moro rideva, mostrando il suo sorriso bianco e assottigliando gli occhi. Il suo cuore si tuffava in un mare di cuoricini soprattutto quando rideva con la lingua fra i denti, imitando qualcuno che perdeva l’equilibrio. Liam e Louis chiacchieravano, mente il primo indicava vivamente qualcosa sul cellulare dell’altro. Louis ribatteva in tutti i modi, non condividendo l’idea di Liam. E ogni volta scoppiava una lite che si calmava e ripartiva subito dopo. Alla fine, i due si ritrovarono a litigare per un gioco sul telefono di Louis, spintonandosi per afferrare l’oggetto.
Harry, invece, era poggiato indifferente alla finestra, mentre osservava con occhi assenti il giardino colmo di studenti affamati, o studenti che prendevano boccate di aria fresca. Avrebbe voluto vedere Joy, lì affianco a lei, ma doveva arrendersi. Il giorno dopo, forse, era anche meglio per proporle quello a cui stava pensando. Aveva bisogno di rifletterci meglio, e la notte porta risposte, come diceva sempre suo nonno.
   «Harry» lo chiamò Louis, destandolo dai suoi pensieri. «Noi andiamo a pranzare, vieni?» il riccio annuì e seguì i suoi amici nel cortile. Ovviamente non mangiavano insieme agli altri ragazzi, poiché si sarebbe scatenata una rissa incontrollabile e ci mancava solo quella per far chiudere definitivamente la Classe Zero. Raggiunsero la serra di stamattina ed Harry si perse ancora a osservarla. Si sedettero sull’erba, mentre Maia serviva il pranzo di oggi.
Mentre discutevano animatamente, una figura correva agitata verso di loro, mentre salutava con la mano. Harry assottigliò lo sguardo per vedere meglio, ma la figura era troppo lontana.
   «Ma quella…» iniziò Zayn, mentre cercava di capire chi fosse.
   «È Joy» urlò Niall, alzandosi e andandole contro. Quando fu abbastanza vicina, lei e il biondo si scambiarono un abbraccio caloroso, ed Harry distolse lo sguardo innervosito, mordendo nervosamente il suo panino. Anche Joy si aggiunse al pranzo e risero e scherzarono per il tempo a disposizione. Quando la campanella suonò, Maia si affrettò a raccogliere tutto. Zayn le diede una mano, e Maia rimase alcuni secondi a osservare il moro che raccoglieva le carte, i bicchieri e le coppette vuote.
Gli altri si stiracchiavano e ciondolavano per i giardino. Joy e Niall stavano parlando, ed Harry non voleva interromperli per la sua stupida richiesta. Alla fine, raccolse tutto il suo coraggio e si avvicinò alla bionda.
   «Joy» la chiamò, camuffando la nota di imbarazzo nella voce. Tossicchiò a disagio. Joy annuì e Niall si allontanò circospetto dai due. «Oggi pomeriggio hai qualcosa da fare?» domandò, scompigliandosi i capelli e portando alcuni buccoli davanti agli occhi.
   Joy scosse la testa: «Credo di no. Dopo lo studio credo di essere libera. Perché?» disse stralunata. Dopo il giorno della scommessa, lei ed Harry non si erano più parlati e sentire il riccio farle questa proposta le fece accelerare il battito. Il suo cuore stava rincorrendo un pallone che rotolava da una discesa, tanto batteva veloce.
   «Vorrei invitarti a casa mia, oggi pomeriggio»
   Oh, pensò solo, guardandolo. Harry aveva lo sguardo abbassato verso i suoi piedi. Faceva tenerezza, sembrava un bimbo che stava per essere sgridato.
Nascosto dai ricci, Harry si stava mordendo l’interno della guancia.
   Perché ci mette così tanto a rispondere? Si domandò, preoccupato. Ogni secondo che passava, Harry si preparava a un rifiuto piuttosto umiliante.
   «Va bene» rispose solo, scrollando le spalle.
   «Capisco, insomma è una richiesta un po’ tro-» alzò lo sguardo, gli occhi sbarrati e il verde dell’iride che risaltava al sole. «Cosa?»
   «Ho detto: Va bene» ripeté, guardandolo con tenerezza.
   Harry alzò il viso, sorridendo gioviale. Le fossette si affacciarono sulle sue guance, profonde e ben visibili. Joy si imbambolò a guardarle, mentre il suo cuore giocava a rugby col suo cervello. Un mare di emozioni si riversò nel suo stomaco. Tutto questo solo per quelle maledette fossette.
 
 
Casa Styles s’innalzava imponente, color crema e salmone con colonne in quello che sembrava oro e conoscendo gli Styles, quello era oro. L’abitazione si estendeva per un lungo tratto, occupando quasi metà del suo quartiere, compresi il giardini posteriori e anteriori. Attraversò il lungo viale e raggiunse l’enorme porta principale in mogano. Joy osservò sbalordita. Aveva visto case così grandi solo in televisione, e non ne elogiava la vera magnificenza.
   Wow, fu quello che pensò, mentre suonava il campanello. Aspetta, anche questo è oro? Azzardò a chiedersi, avvicinandosi al piccolo oggetto e squadrandolo da ogni angolazione. La porta si aprì e Joy si raddrizzò improvvisamente, sperando che non l’avessero vista.
Una donna dai lunghi capelli mossi e castani la guardava con occhi dolci, sorridendole affettuosamente.
   «B-Buongiorno» balbettò Joy, cercando di sembrare il più elegante possibile. Ma i suoi jeans e la sua t-shirt con il logo di una rock band la tradiva fin troppo bene.
   La signora le sorrise affabile, sposandosi dalla soglia: «Entra, casa. Io sono Anne, la madre di Harry»
   Joy la ringraziò con un sorriso. Fece per presentarsi, ma una voce l’anticipò prontamente: «Joy! Mamma, lei è Joy Edwards, la ragazza di cui ti ho parlato» Harry Styles stava scendendo elegantemente le scale parallele alla porta, ancora a metà strada quando parlò. Indossava un jeans nero stretto e una camicia bianca sbottonata all’inizio, ai piedi le all star che sembravano un pugno nell’occhio abbinate a quei vestiti. Era molto affabile, ma Harry Styles è sempre affabile.
   Oh, mamma, pensò Joy, in preda all’agitazione più sfrenata. Harry Styles si è trasformato in un Dio?
La bionda sorrise sorniona e distolse lo sguardo, per poi incrociare quello curioso di Anne.
    «Basta, basta!» sbraitò una voce dal piano di sopra. I presenti alzarono lo sguardo verso provenienza di quell’urlo esasperato –la casa era abbastanza grande per far disperdere qualsiasi tipo di suono. «Sei più stressate di un cucciolo di cane! Non voglio più vederti, non voglio più entrare in questa casa. Non tornerò mai più, in tutti i miei anni di servizio non ho mai mollato, ma lei è una croce!»
   Finalmente la voce fu abbinata a un volto: una ragazza dai capelli biondi e corti, una gonna e un maglione aderente. Era bellissima, pensò Joy, sotterrando la sua autostima. La ragazza scese le scale di gran carriera, superando Harry con una spallata e chiudendosi bruscamente la porta alle spalle. Anne e suo figlio non si mossero, scambiandosi solo degli sguardi incomprensibili alla ragazza, che li guardò attonita.
   «Vieni, Joy» disse all’improvviso Harry, come se nulla fosse successo. Anne li congedò e seguì il riccio su per le scale, attenta a non fare un passo falso.
Harry la condusse verso una porta, che aprì svogliatamente. Joy guardò nella stanza e non capì perché l’avesse portata lì. Si guardò in torno e quasi non scappò via. La stanza era una mescolanza di vestiti, fogli colorati, quaderni, giocattoli rovinati e bambole senza testa.
La bionda guardò il riccio interrogativa, ma lui si limitò a spingerla nella stanza. La porta si chiuse dietro di lei e Joy si girò allarmata.
   Non siamo finiti in un qualche film horror, vero?
Sentì un rumore provenire da una porta alla sua destra; attraversò detriti di automobili rosa e aprì la porta.
Cacciò un urlo, proprio mentre qualcun altro strillò insieme a lei. Caddero insieme; Joy dolorante per i pezzi di giocattoli appuntiti, l’altro furibondo per la botta.
Una volta alzatasi, la bionda si massaggiò le parti doloranti, sbuffando e ricordandosi di non aprire più porte in stile protagonista che sta per morire. Nella sua testa sorse una domanda, e guardò la persona con cui si era scontrata: una bambina dai capelli castani la osservava dal basso, la maglietta sporca e la faccia con residui di quello che sembrava pennarello rosso.
   «Scusa» si affrettò a dire Joy, mentre allungava una mano verso la bambina. La ragazzina accettò indifferente l’aiuto. «Io sono Joy, tu?» si presentò cordialmente, fece il massimo perché non trapelasse la sua avversione verso i bambini.
   La bambina tardò a rispondere, ma alla fine si arrese: «Io sono Gemma, la sorella minore di Harry» andò a sedersi sul letto. Joy la seguì titubante, ma quando il materasso si piegò sotto il suo peso, la ragazzina non disse nulla. Rimasero in silenzio per molto tempo, Joy non sembrò accorgersi del tempo che passava, confortata dall’affabilità della stanza nonostante il disordine.
   «E così…» iniziò sbuffando Gemma. «…Tu sei la mia nuova babysitter?».
   Joy sbiancò e si affrettò ad aggiungere: «No, io…ero venuta qui per Harry, ma sono stata rinchiusa qui» si ricordò del riccio e guardò malinconica la porta. Si riscosse dai suoi pensieri quando una manina le tocco dolcemente il braccio.
   «E così, sei la fidanzata di mio fratello, eh? Be’, sei diversa dalle altre» continuava a squadrarla, e Joy si sentiva imbarazzata dalla negligenza con cui Gemma disse quelle parole. La bionda si affrettò a cambiare discorso, rossa in viso.
   «Chi era la donna che se n’è andata via urlando?»
   «La mia babysitter, Elizabeth» sibilò amara, osservando il coniglietto peluche nelle sue mani.
   «Perché hai bisogno di una babysitter?» domandò innocentemente Joy.
   «Perché mia madre ed Harry non possono occuparsi di me tutto il tempo. Anne va a lavoro e il mio fratellone è troppo impegnato nello studio»
   «Tutto il tempo? Quando torni da scuola puoi stare con Harry o Anne, no?»
   La bambina scosse la testa e non aggiunse altro. Joy rispettò il suo silenzio, constatando che la sua presenza era di troppo. Uscì dalla stanza e trovò Harry poggiato al muro, l’aria disinvolta. Joy lo incenerì con lo sguardo, mentre il riccio le fece segno di seguirlo.
La condusse nella cucina.
   «Ti ha detto niente?» si poggiò al lavabo e osservò la bionda, che si stava muovendo verso l’isoletta di fronte.
   Joy scosse la testa: «Solo che quella donna, Elizabeth, era la sua babysitter e che stava con lei tutto il tempo. Mi sembrava molto triste, forse dovreste darle più attenzioni. Tutti vorrebbero un po’ di affetto da parte della propria famiglia»
   «Non è così semplice» intervenne Harry, sorridendo beffardo. «Gemma ha smesso di andare a scuola, per motivi ancora sconosciuti e mia madre è troppo stanca per occuparsi di lei, in più ha il lavoro. E io…io sono impegnato con la scuola. Anche se potessi passare del tempo con lei, non me lo permetterebbe mai, non riesco a capirla»
   A Joy, questa situazione sembrava familiare; rifiutarsi di andare a scuola, sentirsi sola. Sapeva cosa fare, e si diresse verso la stanza di Gemma senza dilungarsi in spiegazioni. Credeva di perdersi per la casa, ma quando raggiunse la camera della bambina senza intoppi, parve infondersi coraggio. Entrò diretta nella stanza e corse ad abbracciare la bambina. All’inizio sentì l’esile corpo della ragazzina irrigidirsi, ma sentendosi al sicuro fra le braccia di Joy si lasciò andare. Rimasero così per molto tempo, entrambe stavano troppo bene per scogliere l’abbraccio.
   Intanto Joy le bisbigliava all’orecchio: «Andrà tutto bene. So cosa provi. Ci sono io qui»
   Gemma iniziò a piangere silenziosamente, e Joy la strinse più forte. Le accarezzava dolcemente i capelli, come quando era piccola. Quando sciolsero l’abbraccio, la bionda fissò la bambina negli occhi, mettendogli le mani sulle spalle.
   «Va’ a scuola, fidati di me. Ogni cosa si aggiusterà. Non conosco il motivo della tua scelta, ma potrai raccontarmela un altro giorno. Magari domani, che ne pensi?» Joy le sorrise affabile e Gemma trattenne a stendo le lacrime. Annuì felice e afferrò qualcosa sul tavolino. Lo porse alla ragazza che accettò interrogativa: un orsetto blu cucito a mano, con un cuore sulla pancia, gli occhi dolci. Era morbido al tatto, fin troppo morbido.
   «Grazie. Però, se devo andare a scuola devo fare i compiti. Perciò uscite»
   «Sissignora» rispose ironica.
   Un momento…uscite?
La bionda si girò di scatto e fu sorpresa di ritrovarsi Harry sulla soglia della porta, che la guardava divertita. Joy arrossì visibilmente e strinse il peluche nelle sue mani.
Il riccio la accompagnò alla porta, poiché si era fatto tardi.
   «Allora, ci vediamo domani. Ringrazia tua madre» salutò titubante e si avviò. Sentì una mano afferrarle il polso e si girò preoccupata.   
   Harry avvicinò la sua bocca all’orecchio di lei e le sussurrò: «Grazie»
   I loro occhi si incontrarono, come calamite. Joy sentì qualcosa esploderle nello stomaco, e sperò che Harry provasse lo stesso sentimento.
  


 
 




*Tossisce*
SCUSATE,SCUSATE,SCUSATE....e se non l'avete ancora capito SCUSATE!!!!
Non so nemmeno io come sono riuscita a perdere l'ispirazione. Ammetto che la scuola è daaaavvero stressante. Infatti sono riuscita a scrivere il capitolo poco prima delle vacanze e non prima. Avevo iniziato ad abbozzare qualcosa, ma erano tipo quattro righi lol. Non basta semplicemente vedere la puntata dell'anime e riscriverla con i protagonisti diversi, devo cambiare qualcosa...uccidetemi pure dopo tutto questo ritardo!!
Però, però,però, ecco il capitolo e spero tanto che vi piaccia :)
Volevo caricarlo prima, ma ho avuto dei problemi con la rete (io sono Lisa...La Sfigata Lisa)
Questo è il mio regalo di Natale, scusate gli errori ma tra un pranzo e una festa non sono riuscita a rileggerlo bene lol
Buon anno a tutti e fatemi un bel regalo....una recensione piccoliiina 
bye :)x
-itstimetolisa




p.s. Come è andato il Natale? Che regali vi ha portato il tenero, dolce e caro Babbo?
        Pensate che ha portato un regalino anche al mio gatto hahah

 
   
 
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