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Autore: Lutea Eos    29/12/2014    3 recensioni
“Al non ti odia perché ti chiami Malfoy. Ti odia perché sei tu.”
“Questo dovrebbe confortarmi? Non spiega nemmeno precisamente perché mi odi. L’ho sedotto e abbandonato?” La canzonò Scorpius, con poca ilarità nella voce.
Rose fece qualche passo in silenzio, fino alle prime abitazioni “Tu mi piacevi e tu mi facevi soffrire, quindi Al ti odia.” .” Scorpius si bloccò per qualche istante [...] “Per quanto tempo?” Chiese quello alla fine, tornando a seguirla. D’altronde, andavano nella stessa direzione. “Per quanto tempo?” Le chiese di nuovo, col tono che usava per fare le domande agli insegnanti.
“Sette anni” Terminò di confessare Rose
*
Rose Weasley, aspirante giornalista, si trasferisce in una sperduta cittadina babbana, lasciandosi alle spalle Hogwarts, da poco terminata, e con essa il ragazzo che le è sempre piaciuto, Scorpius Malfoy. Ma non ha tenuto conto di chi potrebbe essere il suo nuovo vicino di casa.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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- Questa storia fa parte della serie 'La tela imperfetta'
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“Spiegami perché sei qui”.

“Perché stiamo andando nella stessa direzione, Weasley, mi sembra evidente”.

“Ma perché stiamo andando nella stessa direzione?”

“Perché ti sto seguendo, no?” Rispose Flitt con sincerità scrollando le spalle. “A proposito, dove stiamo andando?”

Rose dovette sopprimere l’istinto naturale di strangolare il malcapitato che trotterellava tranquillamente accanto a lei. Tanto tranquillamente da diventare inquietante. Come il gatto sua mamma.

“In un luogo appartato, così posso tirare fuori la bacchetta” gli rispose svoltando per cominciare la salita alla collina dietro il villaggio. “Per cacciarti, con la forza” pensò bene di specificare Rose.

Flitt non sembrò curarsene minimamente, anzi la precedette lungo il sentiero. Rose sospirò, rendendosi conto che il ragazzo era abituato a fare a botte con Al e non si sarebbe fatto intimidire facilmente.

Al aveva invitato Tyra a fargli vedere il villaggio. C’era sicuramente qualcosa sotto ma Rose non aveva il tempo di occuparsene quella mattina, doveva provare a parlare con Durward. Non poteva certo portare Al, che si sarebbe aggiunto subito se lo avesse saputo: il fantasma era già abbastanza restio con poco pubblico.

Non aveva calcolato la presenza assillante di Flitt che aveva trovato a gironzolare vicino alle scale. A quanto pare Malfoy non era in casa e lui lo aspettava come un bravo animale domestico, senza allontanarsi troppo. Era stupefacente come Malfoy fosse riuscito ad addomesticarlo, mentre sembrava così fuori controllo con altri.

“Ma tu cosa pensi di Scorpius?” si girò infine il ragazzo per degnarla di attenzione.

Rose ebbe voglia di mettersi a urlare e tornare a casa. Quel suo appartamento ben protetto, quelle quattro mura da cui poteva affacciarsi… e osservare Malfoy. “Penso quello che è evidente” gli rispose di fretta.

“Un sociopatico o un molestatore seriale? Sai, mi interessa l’immagine che dà di sé” le spiegò dandole il tempo di raggiungerlo.

“C’è qualcosa che gli impedisce di essere entrambi?” Chiese Rose ironica.

“Una terza via: sei proprio una strega piena di cultura, Weasley” commentò Flitt come se gli si fosse aperto un mondo.

“Si suppone che tu sia il suo migliore amico, perché vieni a chiedere a me cosa penso?” sbuffò Rose esasperata.

“Te l’ho detto: è una questione di immagine. Comunque definirmi migliore amico è sminuire il mio ruolo: sono il confidente” le rivelò con finto tono cospiratorio.

“Lavoro arduo, immagino”.

“Mi basta averlo sott’occhi. Se fosse un compito arduo lo mollerei, non sono uno che ama la fatica inutile”.

“Detto da uno che si sta arrampicando su una collina senza un motivo non suona convincente” li interruppe Malfoy uscendo dal boschetto.

“Sto seguendo la Weasley e siamo arrivati qui” gli disse innocentemente Flitt mentre Rose non sapeva se picchiare il suo improvvisato compagno di viaggio per la risposta o Malfoy per essere arrivato.

“Perché?” chiese Malfoy esasperato.

“Non posso nemmeno più avere la libertà di andare dove voglio?” Chiese Rose alzando la voce. Sperare in una civile convivenza era forse davvero troppo.

“Non tu! Perché la stai seguendo?” Sbottò ancora rivolto all’amico. Rose lo rivalutò per un attimo.

“Ah, io? Perché mi andava!” trillò allegro Flitt “poi sembra una personcina interessante, non trovi?”

Dalla faccia di Malfoy si capiva come l’ironia di Flitt non facesse esasperare solo Rose. “In questo momento mi interessa di più tornare alle mie occupazioni. Poiché non potrò farlo finché non avrò accompagnato lei al maniero,” accennò a Rose con la testa “puoi cortesemente andartene?”

“Io me ne vado ma solo i Babbani portano le ragazze nelle case disabitate: ti credevo con più stile” con queste parole Flitt fece un largo sorriso e una piroetta, svanendo sul posto.

Malfoy rimase a contemplare la polvere che aveva sollevato nell’andarsene, finché Rose non si rimise in marcia.

“Nessuno ti ha chiesto di venire con me. Anche se il caso ci ha fatti incontrare ora che sei riuscito a far allontanare Flitt puoi tornare a quello che stavi facendo” lo rimbrottò Rose quando si accorse di essere seguita.

“Ti ricordo i tuoi precedenti con quel fantasma: hai bisogno di un mediatore”.

“Posso cavarmela da sola, ti ho detto che non ti avrei più cercato se non fosse stato strettamente necessario”.

“Mi pare che devastare psicologicamente un uomo possa essere un motivo abbastanza valido, non trovi?”

“Ho una sensibilità più sviluppata della tua, stai tranquillo”.

“Cosa ne sai tu della mia sensibilità? Forse mi conosci?” la aggredì Malfoy.

“Eravamo passati alla convivenza civile quindi non regredire” lo rimbrottò a sua volta Rose. Lo sentì sbuffare al suo fianco.

Arrivarono rapidamente al maniero e Malfoy la precedette alla porta bussando con mano ferma. Voleva forse dare sfoggio della sua galanteria?

Rose lo seguì circospetta lungo l’ingresso e si fermò con lui ai piedi delle scale. “E ora?” avrebbe voluto chiedergli con tono saccente ma la figura perlacea di Durward si stava già palesando dal piano superiore e sembrava meno incollerito del solito da come la veste frusciava tranquilla appena sospesa sopra gli scalini.

“Scusaci per essere venuti senza preavviso ma Rose aveva proprio bisogno di parlarti” gli si rivolse il biondo facendo elegantemente un passo indietro per lasciare alla ragazza la vista libera.

“Io sarei venuta da sola ma tu hai insistito” si sentì in dovere di puntualizzare Rose, non appena finì di chiedersi perché Malfoy l’avesse improvvisamente chiamata per nome. Il ragazzo la degnò di un’occhiata penetrante che sembrava un ammonimento.

“Le vostre liti non mi interessano” intervenne Durward seccato.

“Non siamo qui per litigare!” esclamò esasperata Rose: possibile che lei riuscisse a far irritare quel fantasma in ogni modo? Di solito risultava abbastanza simpatica… O almeno nessuno le faceva capire di non essere gradita.

“Allora perché sareste qui? Di cosa devi parlarmi?”

Rose, dietro domanda diretta, si ricordò di non aver pensato alla strategia: aveva pianificato di farlo durante il tragitto ma tra la presenza di Flitt e la comparsata Malfoy non ne aveva avuto tempo. “Posso vedere di nuovo il quadro che tieni al secondo piano?” le uscì di getto per cercare di guadagnare qualche momento.

Durward scrutò Malfoy che sospirò rassegnato, poi volteggiò verso l’alto facendo cenno ai due ragazzi di seguirlo. Malfoy afferrò Rose per un polso e la avvicinò, approfittando che l’altro fosse girato. “Lasciagli credere che tu sia mia amica, Weasley, o non riuscirai a instaurare un rapporto con lui tanto velocemente” le sussurrò superandola sulla scalinata.

Come si permetteva quella serpe di insinuare che lei non potesse fare amicizia con alcunché? Proprio lui che non aveva certo folle di amici, o confidenti, come si era da poco premurato di puntualizzare Flitt. Avrebbe dovuto prendere esempio da lui? Piuttosto dal sociopatico Fred!

Salite le scale con piglio minaccioso, Rose si accorse che l’altro aveva già aperto la porta della stanza e la stava aspettando dentro. Realizzò anche che prendere tempo non sarebbe servito a nulla se Malfoy continuava a distrarla.

Si piantò davanti al quadro fingendo di osservarne i dettagli e cercando di pensare: la cosa migliore era mettere in chiaro sin da subito che non sapeva se aveva trovato la pista giusta. Dopo aver ben sottolineato la sua incertezza, poteva tirare fuori il medaglione e cercare una conferma o una smentita. Però Durward si sarebbe immancabilmente lasciato condizionare e la sua obiettività non sarebbe tornata tanto presto: essendo un fantasma, Rose cominciò a temere che non sarebbe tornata prima che lei non avesse avuto almeno qualche capello bianco. Era molto probabile che Durward riconoscesse quel medaglione per autosuggestione. Come fare?

“Posso parlarti un attimo?” sentì chiedere da Scorpius.

Un attimo dopo Durward frusciava fuori dalla stanza.

Rose si chiese quanto tempo fosse rimasta lì immobile, se addirittura Malfoy era intervenuto per salvarla. Per salvare lei o per salvare quel fantasma? La sensazione che il ragazzo fosse affezionato a quell’uomo le era venuta sin dalla prima volta e ora si stava riconfermando: per chi altri Malfoy si sarebbe esposto in prima persona? Non si era mai preoccupato troppo dei sentimenti altrui.

Ma ora non aveva tempo per queste riflessioni: doveva pensare a cosa fare. Lo sguardo le cadde sul quadro e ovviamente corse al medaglione lì raffigurato. La forma era uguale, anche il colore molto simile ma l’effigie… aveva qualcosa di strano. Rose estrasse l’oggetto di Tyra e cercò di confrontarli da vicino: simili ma non identici. Scorpius aveva ragione: stava solo illudendo Durward e avrebbe dovuto andarsene il più in fretta possibile da quella casa.

Fece per uscire ma si trovò davanti proprio il biondino che le sbarrò la strada. Rose sbirciò dietro di lui e vide che per fortuna Durward non era in vista. “Non sono uguali: sapevo di aver bisogno di un’ulteriore conferma!”

Lo sguardo del ragazzo saettò rapidamente da lei, che teneva ancora il medaglione in mano, al quadro. “La tela potrebbe non essere esatta” commentò quello con calma.

“Perché non dovrebbe esserlo?”

“Magari il pittore non aveva mai visto quel ciondolo”.

“Elisabeth ha posato per quel quadro” riflettè Rose piano.

“Chi lo ha mai detto?”

“Come si fa a fare un ritratto senza la persona ritratta?” chiese a sua volta Rose spazientita.

Malfoy fissò il cavalletto per qualche istante. “Credo sia possibile, Weasley. Tu sei un’esperta di pittura?”

“No ma si vede che è un quadro ben fatto; non sarebbe venuto così bene senza Elisabeth a posare, ne sono sicura” assicurò Rose, ricordandosi improvvisamente cosa stringeva in mano e affrettandosi a nasconderlo in una tasca.

Malfoy rimase a guardarla stralunato per qualche istante, prima di riprendersi ed esclamare con un sorriso compiaciuto “Rose ha un oggetto da mostrarti. Sembra che vi sia inciso lo stemma della tua famiglia”.

La ragazza intuì subito chi doveva essere comparso alle sue spalle ma ciò non le impedì di lanciare un incantesimo non verbale a Malfoy che sembrava proprio gongolare nell’averla messa in difficoltà. Ancora una volta. Eppure le era sembrato fosse veramente intenzionato a non ferire il fantasma: un’altra tecnica di inganno alla Malfoy.

“In realtà non è nulla di che: l’ho guardato bene e mi sono resa conto che mi ero confusa” in fondo la verità era proprio quella, no?

“Come ho già ribadito, non voglio nessun contatto con quella che era la mia famiglia: loro abbandonarono Elisabeth e io ho abbandonato loro. Se anche fosse vero, non lo vorrei vedere” proclamò Durward ancora irritato, appuntando lo sguardo sul quadro.

“Doveva essere molto bella dal vivo” cercò di distrarlo Rose, per prevenire ulteriori uscite poco felici di Malfoy.

“Per certi versi lo era meno di questo dipinto, per altri di più” commentò il fantasma con un sospiro.

“Evidentemente anche il pittore doveva averla trovata incantevole” disse Rose.

“Perché?” intervenne Malfoy osservandola.

“In ogni opera l’artista mette un po’ di sé; da come ha fatto atteggiare la sua modella, quali colori ha usato, quale luce la colpisce si provoca una particolare impressione nello spettatore: il pittore era coinvolto in quello che stava facendo, non trovi? Tu che hai una sensibilità così spiccata dovresti ben saperlo” terminò ironica.

Non le venne risposto male come credeva: Malfoy sembrava stare seriamente meditando sulle sue parole, mentre Durward continuava a frusciare accanto a loro.

*

“Quando pensi che Rose mi restituirà il ciondolo?” se ne uscì improvvisamente Tyra mentre Al tracannava la lattina che aveva acquistato poco prima.

“Credo debba studiarlo attentamente, le interessa il disegno sopra”.

“Ho cercato anch’io di capire da dove provenisse quando cercavo mia madre ma non avevo scoperto nulla”.

“Alla fine hai trovato tua madre?” chiese Al, più per curiosità che per reale interesse. Per quanto ne sapeva poteva averla ritrovata in hotel poco più tardi di quando avevano parlato. Magari le aveva fatto una bella ramanzina sull’andare in giro da sola di notte.

Tyra scosse la testa “Qualcuno mi ha fatto presente che comunque sarebbe stato più costruttivo andare avanti”.

“Un saggio tibetano probabilmente” ammiccò Albus. Forse sotto c’era qualcosa di più di una ramanzina.

“Non credo: in fondo penso che gli piaccia essere perennemente disturbato dalla gente intorno a lui”.

Al glielo concesse con un breve sorriso “Sai molte cose per avermi parlato dieci minuti, o forse meno” constatò, portando a galla l’argomento che lo interessava di più.

“Esiste la rete: fonte inesauribile di informazioni. Ti hanno mai detto che quando suoni ti si legge tutto in faccia? Soprattutto la frase –questo ragazzo è squilibrato- quando Louis cerca di buttarsi giù dal palco”.

“Quella ce l’avevo anche l’altra sera” si arrese Albus. Non poteva controllarsi sempre e ammetteva di sentirsi più libero quando stava con la sua band: era certo di non avere persone del mondo magico che lo osservavano pronte a riferire ogni più piccola anomalia o emozione poco consona. Al massimo ragazzine psicopatiche, come stava appurando.

“Notata” lo avvisò Tyra giocando con la sua cannuccia.

“E tu?” non si potè trattenere dal domandare Albus: se lei sembrava così informata su di lui, almeno voleva uno scambio “sei sempre così pimpante o è solo in mio onore?”

“Non ha senso farsi dominare dalle emozioni negative. Altrimenti a quest’ora mi sarei già fatta odiare da Rose perché le avrei già scritto almeno cinque messaggi”.

“Tutti sul medaglione?” chiese Al ridendo.

“Quattro. Magari uno l’avrei usato per chiederle qualcosa su di te”.

“Schietta. Ti lascio una domanda, dopo che mi avrai raccontato tutta la storia del tuo medaglione”.

Tyra gli sorrise “È un cimelio di famiglia, da parte di mia madre per la precisione. Si tramanda ai figli da tempo immemore”.

“Sembrava vecchio in effetti...”

“Antico, prego” lo rimbrottò Tyra, guadagnandosi il rimprovero di essere uguale a Rose “Comunque, si dice sia legato a una vicenda d’amore. A Rose piacerebbe, racconterò anche a lei questa storia”.

“È sufficiente non tratti di un amore non corrisposto durato anni che alla fine trova coronamento. In quel caso, taci!” mise in chiaro Al.

La ragazza rimase silenziosa pensando e Albus cominciò a disperarsi “Non è possibile!” Esclamò alla fine scuotendo la testa.

“La leggenda di famiglia... Non guardarmi così! Non l’ho inventata io!” cercò di difendersi la ragazza “la leggenda racconta che fu regalato a una mia antenata da un nobiluomo innamorato di lei”.

“Nessuno però ha parlato di un corteggiamento durato anni” notò subito Al.

“Credi davvero che Rose non integrerà la leggenda? Si può costruire una bella storia d’amore intorno a poche informazioni” gli fece notare Tyra.

“Voi ragazze siete esperte” si arrese alla fine Albus.

“Mi piace pensare che la mia antenata sia stata blandita a lungo prima di cedere e non ci sia concessa solo perché lui era di rango sociale superiore”.

“Perché tutti devono avere una vita da romanzo? Non potrebbe aver avuto una vita molto tranquilla, serena, senza alti e bassi?” fece presente Al sconsolato.

“Per riconoscere la felicità bisogna provare il dolore” rispose Tyra dopo aver riflettuto.

Albus alzò le mani in segno di resa: il discorso si stava facendo troppo filosofico per i suoi gusti “Va bene, va bene. Ti concedo una domanda, allora: sono soddisfatto della tua leggenda”.

La ragazza si mosse un po’ sulla sedia, come in cerca di ispirazione. Infatti cominciò “Parlare della leggenda mi ha fatto ricordare che discendo da un nobile, se vogliamo credere alle chiacchiere” Al la fissò stralunato: si era aspettato qualunque cosa ma non che volesse parlare della sua famiglia. Tyra mal interpretò e spiegò “Pare che la mia antenata avesse avuto una figlia da lui, anche se l’aveva cresciuta da sola perché lui l’aveva lasciata”.

“È veramente un romanzo rosa!” si disperò teatralmente il ragazzo cercando di distrarla.

“Insomma, tu? Antenati importanti?”

Albus aveva davvero pensato di risponderle sinceramente. Questo prima di conoscere l’argomento di cui avrebbe dovuto parlare “Mio nonno è un grande batterista, almeno quando suona nella rimessa di famiglia” le disse avvicinandosi con fare cospiratorio.

Tyra capì la battuta e si mise a ridere. Forse avrebbe potuto chiedergli qualcosa di un po’ meno ovvio ma aveva la sensazione che con Albus non si potesse arrivare subito al punto. Poi era un ottimo modo per fargli parlare di sé.

 

Sono tornata! Dopo un periodo di tempo improponibile, me ne rendo conto, ma sono tornata: apposta per farvi gli auguri! Speravo di riuscire a postare prima ma le distrazioni sono state troppe… Ma non temete, stiamo volgendo al termine, come avrete capito. Il prossimo capitolo dovrebbe essere quello decisivo per Rose e Scorpius. Felix sta lavorando per noi!

Quindi mi rimane solo da dirvi: Buon 2015!

   
 
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