“Spiegami
perché sei qui”.
“Perché
stiamo andando nella stessa direzione, Weasley, mi sembra evidente”.
“Ma
perché stiamo andando nella stessa direzione?”
“Perché
ti sto seguendo, no?” Rispose Flitt con sincerità scrollando le spalle. “A
proposito, dove stiamo andando?”
Rose
dovette sopprimere l’istinto naturale di strangolare il malcapitato che
trotterellava tranquillamente accanto a lei. Tanto tranquillamente da diventare
inquietante. Come il gatto sua mamma.
“In
un luogo appartato, così posso tirare fuori la bacchetta” gli rispose svoltando
per cominciare la salita alla collina dietro il villaggio. “Per cacciarti, con
la forza” pensò bene di specificare Rose.
Flitt
non sembrò curarsene minimamente, anzi la precedette lungo il sentiero. Rose
sospirò, rendendosi conto che il ragazzo era abituato a fare a botte con Al e
non si sarebbe fatto intimidire facilmente.
Al
aveva invitato Tyra a fargli vedere
il villaggio. C’era sicuramente qualcosa sotto ma Rose non aveva il tempo di
occuparsene quella mattina, doveva provare a parlare con Durward. Non poteva
certo portare Al, che si sarebbe aggiunto subito se lo avesse saputo: il
fantasma era già abbastanza restio con poco pubblico.
Non
aveva calcolato la presenza assillante di Flitt che aveva trovato a gironzolare
vicino alle scale. A quanto pare Malfoy non era in casa e lui lo aspettava come
un bravo animale domestico, senza allontanarsi troppo. Era stupefacente come
Malfoy fosse riuscito ad addomesticarlo, mentre sembrava così fuori controllo
con altri.
“Ma
tu cosa pensi di Scorpius?” si girò infine il ragazzo per degnarla di
attenzione.
Rose
ebbe voglia di mettersi a urlare e tornare a casa. Quel suo appartamento ben
protetto, quelle quattro mura da cui poteva affacciarsi…
e osservare Malfoy. “Penso quello che è evidente” gli rispose di fretta.
“Un
sociopatico o un molestatore seriale? Sai, mi interessa l’immagine che dà di
sé” le spiegò dandole il tempo di raggiungerlo.
“C’è
qualcosa che gli impedisce di essere entrambi?” Chiese Rose ironica.
“Una
terza via: sei proprio una strega piena di cultura, Weasley” commentò Flitt
come se gli si fosse aperto un mondo.
“Si
suppone che tu sia il suo migliore amico, perché vieni a chiedere a me cosa
penso?” sbuffò Rose esasperata.
“Te
l’ho detto: è una questione di immagine. Comunque definirmi migliore amico è
sminuire il mio ruolo: sono il confidente” le rivelò con finto tono
cospiratorio.
“Lavoro
arduo, immagino”.
“Mi
basta averlo sott’occhi. Se fosse un compito arduo lo mollerei, non sono uno
che ama la fatica inutile”.
“Detto
da uno che si sta arrampicando su una collina senza un motivo non suona
convincente” li interruppe Malfoy uscendo dal boschetto.
“Sto
seguendo la Weasley e siamo arrivati qui” gli disse innocentemente Flitt mentre
Rose non sapeva se picchiare il suo improvvisato compagno di viaggio per la
risposta o Malfoy per essere arrivato.
“Perché?”
chiese Malfoy esasperato.
“Non
posso nemmeno più avere la libertà di andare dove voglio?” Chiese Rose alzando
la voce. Sperare in una civile convivenza era forse davvero troppo.
“Non
tu! Perché la stai seguendo?” Sbottò ancora rivolto all’amico. Rose lo rivalutò
per un attimo.
“Ah,
io? Perché mi andava!” trillò allegro Flitt “poi sembra una personcina
interessante, non trovi?”
Dalla
faccia di Malfoy si capiva come l’ironia di Flitt non facesse esasperare solo
Rose. “In questo momento mi interessa di più tornare alle mie occupazioni.
Poiché non potrò farlo finché non avrò accompagnato lei al maniero,” accennò a
Rose con la testa “puoi cortesemente andartene?”
“Io
me ne vado ma solo i Babbani portano le ragazze nelle case disabitate: ti
credevo con più stile” con queste parole Flitt fece un largo sorriso e una
piroetta, svanendo sul posto.
Malfoy
rimase a contemplare la polvere che aveva sollevato nell’andarsene, finché Rose
non si rimise in marcia.
“Nessuno
ti ha chiesto di venire con me. Anche se il caso ci ha fatti incontrare ora che
sei riuscito a far allontanare Flitt puoi tornare a quello che stavi facendo”
lo rimbrottò Rose quando si accorse di essere seguita.
“Ti
ricordo i tuoi precedenti con quel fantasma: hai bisogno di un mediatore”.
“Posso
cavarmela da sola, ti ho detto che non ti avrei più cercato se non fosse stato
strettamente necessario”.
“Mi
pare che devastare psicologicamente un uomo possa essere un motivo abbastanza
valido, non trovi?”
“Ho
una sensibilità più sviluppata della tua, stai tranquillo”.
“Cosa
ne sai tu della mia sensibilità? Forse mi conosci?” la aggredì Malfoy.
“Eravamo
passati alla convivenza civile quindi non regredire” lo rimbrottò a sua volta
Rose. Lo sentì sbuffare al suo fianco.
Arrivarono
rapidamente al maniero e Malfoy la precedette alla porta bussando con mano
ferma. Voleva forse dare sfoggio della sua galanteria?
Rose
lo seguì circospetta lungo l’ingresso e si fermò con lui ai piedi delle scale.
“E ora?” avrebbe voluto chiedergli con tono saccente ma la figura perlacea di
Durward si stava già palesando dal piano superiore e sembrava meno incollerito
del solito da come la veste frusciava tranquilla appena sospesa sopra gli scalini.
“Scusaci
per essere venuti senza preavviso ma Rose aveva proprio bisogno di parlarti”
gli si rivolse il biondo facendo elegantemente un passo indietro per lasciare
alla ragazza la vista libera.
“Io
sarei venuta da sola ma tu hai insistito” si sentì in dovere di puntualizzare
Rose, non appena finì di chiedersi perché Malfoy l’avesse improvvisamente
chiamata per nome. Il ragazzo la degnò di un’occhiata penetrante che sembrava un
ammonimento.
“Le
vostre liti non mi interessano” intervenne Durward seccato.
“Non
siamo qui per litigare!” esclamò esasperata Rose: possibile che lei riuscisse a
far irritare quel fantasma in ogni modo? Di solito risultava abbastanza simpatica… O almeno nessuno le faceva capire di non essere
gradita.
“Allora
perché sareste qui? Di cosa devi parlarmi?”
Rose,
dietro domanda diretta, si ricordò di non aver pensato alla strategia: aveva
pianificato di farlo durante il tragitto ma tra la presenza di Flitt e la
comparsata Malfoy non ne aveva avuto tempo. “Posso vedere di nuovo il quadro che
tieni al secondo piano?” le uscì di getto per cercare di guadagnare qualche
momento.
Durward
scrutò Malfoy che sospirò rassegnato, poi volteggiò verso l’alto facendo cenno
ai due ragazzi di seguirlo. Malfoy afferrò Rose per un polso e la avvicinò,
approfittando che l’altro fosse girato. “Lasciagli credere che tu sia mia amica,
Weasley, o non riuscirai a instaurare un rapporto con lui tanto velocemente” le
sussurrò superandola sulla scalinata.
Come
si permetteva quella serpe di insinuare che lei non potesse fare amicizia con
alcunché? Proprio lui che non aveva certo folle di amici, o confidenti, come si era da poco
premurato di puntualizzare Flitt. Avrebbe dovuto prendere esempio da lui?
Piuttosto dal sociopatico Fred!
Salite
le scale con piglio minaccioso, Rose si accorse che l’altro aveva già aperto la
porta della stanza e la stava aspettando dentro. Realizzò anche che prendere
tempo non sarebbe servito a nulla se Malfoy continuava a distrarla.
Si
piantò davanti al quadro fingendo di osservarne i dettagli e cercando di
pensare: la cosa migliore era mettere in chiaro sin da subito che non sapeva se
aveva trovato la pista giusta. Dopo aver ben sottolineato la sua incertezza,
poteva tirare fuori il medaglione e cercare una conferma o una smentita. Però
Durward si sarebbe immancabilmente lasciato condizionare e la sua obiettività
non sarebbe tornata tanto presto: essendo un fantasma, Rose cominciò a temere
che non sarebbe tornata prima che lei non avesse avuto almeno qualche capello
bianco. Era molto probabile che Durward riconoscesse quel medaglione per
autosuggestione. Come fare?
“Posso
parlarti un attimo?” sentì chiedere da Scorpius.
Un
attimo dopo Durward frusciava fuori dalla stanza.
Rose
si chiese quanto tempo fosse rimasta lì immobile, se addirittura Malfoy era
intervenuto per salvarla. Per salvare lei o per salvare quel fantasma? La
sensazione che il ragazzo fosse affezionato a quell’uomo le era venuta sin
dalla prima volta e ora si stava riconfermando: per chi altri Malfoy si sarebbe
esposto in prima persona? Non si era mai preoccupato troppo dei sentimenti
altrui.
Ma
ora non aveva tempo per queste riflessioni: doveva pensare a cosa fare. Lo
sguardo le cadde sul quadro e ovviamente corse al medaglione lì raffigurato. La
forma era uguale, anche il colore molto simile ma l’effigie…
aveva qualcosa di strano. Rose estrasse l’oggetto di Tyra e cercò di
confrontarli da vicino: simili ma non identici. Scorpius aveva ragione: stava
solo illudendo Durward e avrebbe dovuto andarsene il più in fretta possibile da
quella casa.
Fece
per uscire ma si trovò davanti proprio il biondino che le sbarrò la strada.
Rose sbirciò dietro di lui e vide che per fortuna Durward non era in vista.
“Non sono uguali: sapevo di aver bisogno di un’ulteriore conferma!”
Lo
sguardo del ragazzo saettò rapidamente da lei, che teneva ancora il medaglione
in mano, al quadro. “La tela potrebbe non essere esatta” commentò quello con
calma.
“Perché
non dovrebbe esserlo?”
“Magari
il pittore non aveva mai visto quel ciondolo”.
“Elisabeth
ha posato per quel quadro” riflettè Rose piano.
“Chi
lo ha mai detto?”
“Come
si fa a fare un ritratto senza la persona ritratta?” chiese a sua volta Rose
spazientita.
Malfoy
fissò il cavalletto per qualche istante. “Credo sia possibile, Weasley. Tu sei
un’esperta di pittura?”
“No
ma si vede che è un quadro ben fatto; non sarebbe venuto così bene senza
Elisabeth a posare, ne sono sicura” assicurò Rose, ricordandosi improvvisamente
cosa stringeva in mano e affrettandosi a nasconderlo in una tasca.
Malfoy
rimase a guardarla stralunato per qualche istante, prima di riprendersi ed
esclamare con un sorriso compiaciuto “Rose ha un oggetto da mostrarti. Sembra
che vi sia inciso lo stemma della tua famiglia”.
La
ragazza intuì subito chi doveva essere comparso alle sue spalle ma ciò non le
impedì di lanciare un incantesimo non verbale a Malfoy che sembrava proprio
gongolare nell’averla messa in difficoltà. Ancora una volta. Eppure le era
sembrato fosse veramente intenzionato a non ferire il fantasma: un’altra
tecnica di inganno alla Malfoy.
“In
realtà non è nulla di che: l’ho guardato bene e mi sono resa conto che mi ero
confusa” in fondo la verità era proprio quella, no?
“Come
ho già ribadito, non voglio nessun contatto con quella che era la mia famiglia:
loro abbandonarono Elisabeth e io ho abbandonato loro. Se anche fosse vero, non
lo vorrei vedere” proclamò Durward ancora irritato, appuntando lo sguardo sul
quadro.
“Doveva
essere molto bella dal vivo” cercò di distrarlo Rose, per prevenire ulteriori
uscite poco felici di Malfoy.
“Per
certi versi lo era meno di questo dipinto, per altri di più” commentò il
fantasma con un sospiro.
“Evidentemente
anche il pittore doveva averla trovata incantevole” disse Rose.
“Perché?”
intervenne Malfoy osservandola.
“In
ogni opera l’artista mette un po’ di sé; da come ha fatto atteggiare la sua
modella, quali colori ha usato, quale luce la colpisce si provoca una
particolare impressione nello spettatore: il pittore era coinvolto in quello
che stava facendo, non trovi? Tu che hai una sensibilità così spiccata dovresti
ben saperlo” terminò ironica.
Non
le venne risposto male come credeva: Malfoy sembrava stare seriamente meditando
sulle sue parole, mentre Durward continuava a frusciare accanto a loro.
*
“Quando
pensi che Rose mi restituirà il ciondolo?” se ne uscì improvvisamente Tyra
mentre Al tracannava la lattina che aveva acquistato poco prima.
“Credo
debba studiarlo attentamente, le interessa il disegno sopra”.
“Ho
cercato anch’io di capire da dove provenisse quando cercavo mia madre ma non
avevo scoperto nulla”.
“Alla
fine hai trovato tua madre?” chiese Al, più per curiosità che per reale
interesse. Per quanto ne sapeva poteva averla ritrovata in hotel poco più tardi
di quando avevano parlato. Magari le aveva fatto una bella ramanzina sull’andare
in giro da sola di notte.
Tyra
scosse la testa “Qualcuno mi ha fatto presente che comunque sarebbe stato più
costruttivo andare avanti”.
“Un
saggio tibetano probabilmente” ammiccò Albus. Forse sotto c’era qualcosa di più
di una ramanzina.
“Non
credo: in fondo penso che gli piaccia essere perennemente disturbato dalla
gente intorno a lui”.
Al
glielo concesse con un breve sorriso “Sai molte cose per avermi parlato dieci
minuti, o forse meno” constatò, portando a galla l’argomento che lo interessava
di più.
“Esiste
la rete: fonte inesauribile di informazioni. Ti hanno mai detto che quando
suoni ti si legge tutto in faccia? Soprattutto la frase –questo ragazzo è
squilibrato- quando Louis cerca di buttarsi giù dal palco”.
“Quella
ce l’avevo anche l’altra sera” si arrese Albus. Non poteva controllarsi sempre
e ammetteva di sentirsi più libero quando stava con la sua band: era certo di
non avere persone del mondo magico che lo osservavano pronte a riferire ogni
più piccola anomalia o emozione poco consona. Al massimo ragazzine
psicopatiche, come stava appurando.
“Notata”
lo avvisò Tyra giocando con la sua cannuccia.
“E
tu?” non si potè trattenere dal domandare Albus: se lei sembrava così informata
su di lui, almeno voleva uno scambio “sei sempre così pimpante o è solo in mio
onore?”
“Non
ha senso farsi dominare dalle emozioni negative. Altrimenti a quest’ora mi
sarei già fatta odiare da Rose perché le avrei già scritto almeno cinque
messaggi”.
“Tutti
sul medaglione?” chiese Al ridendo.
“Quattro.
Magari uno l’avrei usato per chiederle qualcosa su di te”.
“Schietta.
Ti lascio una domanda, dopo che mi avrai raccontato tutta la storia del tuo
medaglione”.
Tyra
gli sorrise “È un cimelio di famiglia, da parte di mia madre per la precisione.
Si tramanda ai figli da tempo immemore”.
“Sembrava
vecchio in effetti...”
“Antico,
prego” lo rimbrottò Tyra, guadagnandosi il rimprovero di essere uguale a Rose
“Comunque, si dice sia legato a una vicenda d’amore. A Rose piacerebbe,
racconterò anche a lei questa storia”.
“È
sufficiente non tratti di un amore non corrisposto durato anni che alla fine
trova coronamento. In quel caso, taci!” mise in chiaro Al.
La
ragazza rimase silenziosa pensando e Albus cominciò a disperarsi “Non è
possibile!” Esclamò alla fine scuotendo la testa.
“La
leggenda di famiglia... Non guardarmi così! Non l’ho inventata io!” cercò di
difendersi la ragazza “la leggenda racconta che fu regalato a una mia antenata
da un nobiluomo innamorato di lei”.
“Nessuno
però ha parlato di un corteggiamento durato anni” notò subito Al.
“Credi
davvero che Rose non integrerà la leggenda? Si può costruire una bella storia
d’amore intorno a poche informazioni” gli fece notare Tyra.
“Voi
ragazze siete esperte” si arrese alla fine Albus.
“Mi
piace pensare che la mia antenata sia stata blandita a lungo prima di cedere e
non ci sia concessa solo perché lui era di rango sociale superiore”.
“Perché
tutti devono avere una vita da romanzo? Non potrebbe aver avuto una vita molto
tranquilla, serena, senza alti e bassi?” fece presente Al sconsolato.
“Per
riconoscere la felicità bisogna provare il dolore” rispose Tyra dopo aver
riflettuto.
Albus
alzò le mani in segno di resa: il discorso si stava facendo troppo filosofico
per i suoi gusti “Va bene, va bene. Ti concedo una domanda, allora: sono
soddisfatto della tua leggenda”.
La
ragazza si mosse un po’ sulla sedia, come in cerca di ispirazione. Infatti
cominciò “Parlare della leggenda mi ha fatto ricordare che discendo da un
nobile, se vogliamo credere alle chiacchiere” Al la fissò stralunato: si era
aspettato qualunque cosa ma non che volesse parlare della sua famiglia. Tyra
mal interpretò e spiegò “Pare che la mia antenata avesse avuto una figlia da
lui, anche se l’aveva cresciuta da sola perché lui l’aveva lasciata”.
“È
veramente un romanzo rosa!” si disperò teatralmente il ragazzo cercando di distrarla.
“Insomma,
tu? Antenati importanti?”
Albus
aveva davvero pensato di risponderle sinceramente. Questo prima di conoscere
l’argomento di cui avrebbe dovuto parlare “Mio nonno è un grande batterista,
almeno quando suona nella rimessa di famiglia” le disse avvicinandosi con fare
cospiratorio.
Tyra
capì la battuta e si mise a ridere. Forse avrebbe potuto chiedergli qualcosa di
un po’ meno ovvio ma aveva la sensazione che con Albus non si potesse arrivare
subito al punto. Poi era un ottimo modo per fargli parlare di sé.
Sono
tornata! Dopo un periodo di tempo improponibile, me ne rendo conto, ma sono
tornata: apposta per farvi gli auguri! Speravo di riuscire a postare prima ma
le distrazioni sono state troppe… Ma non temete,
stiamo volgendo al termine, come avrete capito. Il prossimo capitolo dovrebbe
essere quello decisivo per Rose e Scorpius. Felix sta lavorando per noi!
Quindi
mi rimane solo da dirvi: Buon 2015!